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Filippo La Bruna “Ispirazione Caravaggio”
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Intervista – ‘Pasolini, il poeta corsaro’ raccontato da Giuliana Vitali: “Come il capitano Achab da intellettuale ha lottato e nutrito il nostro pensiero critico’
Cinema, poesia, letteratura solo per scandagliare la verità dell’animo umano e delle sue manifestazioni, seguendo l’ottica dell’inchiesta. In Pierpaolo Pasolini c’è sempre stata volontà di comunicare ed insegnare implicitamente ciò che dal mondo aveva imparato. Per questo nel centenario della sua nascita, la rivista letteraria Achab ha scelto di presentare un volume (il dodicesimo), dedicato all’illustre bolognese. Il direttore e fondatore Nando Vitali ha così selezionato proiezioni e letture degli scritti di Pasolini per i napoletani, in una presentazione della rivista letteraria, svolta lo scorso 22 maggio, nel Convento di San Domenico Maggiore a Napoli.
Alla voce della caporedattrice di Achab, Giuliana Vitali, è stato affidato il compito di lasciare percepire ai lettori, l’importante attualità del messaggio pasoliniano, elaborato da un vero poeta corsaro che ha fatto della cultura sua unica ragione di vita, dividendosi tra consenso e dissenso pubblico, pur restando indiscusso intellettuale di riferimento per un’Italia intera, come si sottolinea in questa intervista.
L’INTERVISTA A GIULIANA VITALI
– Pasolini, uomo profetico, coraggioso, ma scomodo. Come commenta questa descrizione e che immagine ha lei di una tale pietra miliare della nostra cultura?
Penso che Pasolini sia stato uno dei pochi intellettuali e artisti italiani ad essersi immerso completamente nella realtà che abitava e con la quale si è sempre confrontato talvolta in modo spietato. La indagava, la raccontava attraverso quasi tutti i linguaggi artistici: cinema, letteratura, critica, saggistica, politica, poesia, persino pittura e musica come fosse alla spasmodica ricerca della verità, ai limiti dell’ossessione; come un capitano Achab insomma, in continua lotta contro la Balena Bianca ma che allo stesso tempo lo nutriva. Secondo il mio punto di vista Pasolini non ci dà risposte, né messaggi ma alimenta il nostro pensiero critico provocando in noi dubbi, ci fa porre delle domande sullo stato delle cose intorno a noi, sulle nostre debolezze e incoerenze scardinando di fatto qualsiasi nostra certezza. E questo spesso, ancora oggi, ci rende scomodi sia agli occhi di noi stessi che a quelli dell’altro.
– Con Achab non si intende dare semplicemente memoria agli scritti pasoliniani, ma si desidera parlare ai giovani e alle coscienze. Nello specifico, attraverso quali letture verrà compiuta una tale operazione?
Il volume che ho curato insieme a mio padre – il fondatore e direttore Nando Vitali – raccoglie oltre trenta contributi da parte di artisti, intellettuali sia nazionali che internazionali con lo scopo di alimentare il senso critico – proiettato sulla contemporaneità – di ogni lettore attraverso il confronto tra le voci più autorevoli e diverse tra loro. Infatti il pubblico di Achab è sempre stato parte attiva della rivista, partecipe ai dibattiti durante i nostri incontri. Tra gli autori che hanno partecipato c’è chi ha affrontato temi sociali come l’attivista polacca Elżbieta Jachlewska sull’aborto (in risposta al famoso scritto di Pasolini sul Corriere della Sera), o lo stato dell’informazione con Angelo Ferracuti (riprendendo gli articoli giornalistici che condannavano Pasolini e i suoi lavori); c’è chi ha raccontato la Roma delle case popolari come Ascanio Celestini per esempio o, come Filippo La Porta, ha indagato le controversie di Pasolini attraverso un saggio critico e ancora Andrea Carraro con un’intervista immaginaria – semiseria a Pier Paolo Pasolini; ci sono anche storie di “vite violente” come quella autobiografica di Carmelo Musumeci o come il racconto “Le ceneri di Kafka” di Paolo Restuccia. Non manca la poesia come quella della somalo-pakistana Shirin Ramzali Fazel. Tutto il volume è inoltre stato illustrato con oltre dieci disegni dall’artista Senzarumore – alias Bruna Iacopino.
– Pasolini, il poeta corsaro. Perché questa immagine e se oggi si trovasse a confronto con il nostro, cosa gli chiederebbe e su quale argomento disquisirebbe?
Ha vissuto il suo tempo in modo critico con gli occhi di un poeta. Mi viene in mente quell’illuminante saggio di Quasimodo al Nobel che parlava dei poeti che più degli altri sono sempre stati scomodi al potere; li temono quando la loro voce raggiunge profondamente i diversi strati sociali, quando cioè dalla lirica o dall’epica si rivelano, oltre alle forme, anche i contenuti. Quindi di una realtà tragica.
Era un uomo così imprevedibile che cercare di immaginare un suo pensiero sugli accadimenti e lo stato delle cose di oggi sarebbe forse inutile.
– Relativamente alla deriva del pensiero che Pasolini aveva preventivato, cosa la cultura è chiamata oggi a fare e soprattutto, come dovrebbe veicolare i messaggi pasoliniani?
La Cultura, e quindi soprattutto l’intellettuale, ha una responsabilità civile, sociale ed è soprattutto di carattere universale al di fuori di ogni provincialismo. Secondo me è necessario che si forniscano gli strumenti che incoraggino alla formazione del libero pensiero, alla presa di coscienza dell’essere dentro alla Storia sfuggendo così anche a una certa pigrizia mentale che spesso ci attanaglia. Ma questo è anche la conseguenza di un mondo culturale accademico e di vecchia guardia – pur facendone parte molti giovani – che di fatto esclude, annoia cercando un mero indottrinamento anziché l’inclusione e l’interazione con le nuove generazioni.
– Oltre Pasolini, cosa resta oggi di un’anima delicata ma incompresa? Quali altre iniziative intende portare avanti (se ce ne sono) per contribuire meglio a definire la presentazione del pensatore più moderno che ci sia?
Stiamo lavorando sia con le Istituzioni municipali, comunali, scolastiche, biblioteche sia con alcuni spazi sociali presenti sul territorio. Attraverso la figura di Pasolini cerchiamo di dare più ampio respiro ai dibattiti e alle diverse forme artistiche includendole negli incontri che organizziamo; dalla proiezione di cortometraggi a mostre che accolgono le illustrazioni legate alla rivista, o da momenti musicali a quelli recitativi. In uno degli incontri a Roma per esempio, alla Casa della Cultura di Torpignattara, abbiamo ospitato l’attore e autore teatrale Nicola Vicidomini – presente anche con un suo scritto in Achab – che, con una sua originale performance ha recitato “Siamo la forza del Passato” e un suo testo originale ispirato a Pasolini. Abbiamo tante idee che cercheremo di realizzare insieme con tutta la redazione, agli amici e lettori che ci sostengono.
source https://www.ilmonito.it/intervista-pasolini-il-poeta-corsaro-raccontato-da-giuliana-vitali-come-il-capitano-achab-da-intellettuale-ha-lottato-e-nutrito-il-nostro-pensiero-critico/
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Se hai bisogno di vezzi, chiedili al cielo: non si rifiuterà mai di punzecchiati e blandirti. E non startene lì a fantasticarci troppo: lo farà come d’altronde gli riesce meglio da tempi ormai intelligibili. Se hai bisogno di stiracchiare gli zigomi, non chiederlo alla luna: perché qualsiasi sembianza prativa si confonderebbe senza troppa fatica nella sua radura bruna. Se hai bisogno di trovare un sinonimo che rifletta il tuo splendore, non cercarlo in uno specchio, abbracciato da un dedalo di pareti incolori. Tutta questa abbondanza ci fa ottimalizzare la pochezza che ci contesse. Tutti questi vorrei ci rendono sordi ai fulgidi silenzi dei nostri languori più profondi. C’è chi li chiama bisogni primari, c’è chi li associa al cibo, c’è chi li lascia scorrere sul viso, prima di dormire, congetturando un nuovo paradigma edito a toccare con mano il tanto atteso trasporto, che ogni volta ti sembra sempre primo, perché magari anche un solo carnoso bacio metropolita saprà strappartelo via, un altro, sorriso.
Filippo Mazzotta
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LA CITTA’ HA DETTO “GRAZIE” A VOLONTARI E SPORTIVI
“Siamo convinti che la gratitudine sia un valore fondamentale, un valore essenziale per vivere bene con gli altri. Dire grazie può cambiare la nostra vita e quella della comunità in cui viviamo. Per questo abbiamo deciso di avviare l’esperienza della Festa del Ringraziamento”.
Queste le parole con cui il Sindaco della Città di Castellanza, arch. Mirella Cerini, ha accolto sabato pomeriggio nella sala Colonne di Palazzo Brambilla le tante persone che si sono spese per la città come volontarie e che hanno ottenuto importanti risultati in ambito sportivo.
A loro la Città di Castellanza ha voluto dire “Grazie” con una pergamena, semplice ma carica di significato. Undici gli atleti castellanzesi e trentuno i volontari premiati nel corso di un pomeriggio ricco di gioia ed emozione.
Di seguito i nominativi dei premiati:
ATLETI:
BELLATO SILVANO - CAMPIONE ITALIANO ARCO LONGBOW 2019 -Categoria Seniores
CALDERA SOFIA - CAMPIONE ITALIANO TENNIS - Categoria Under 16
GALUPPI LUDOVICA - RECORD ITALIANO 80 M. - Categoria Under 15
COLOMBO FILIPPO -3° CLASSIFICATO CAMPIONATO NAZIONALE - Snowboard
PETRILLO VIOLA - GOLD JUNIOR A (Miglior giocatrice del torneo) - Calcio Femminile under 12
SCOMAZZON GIULIA - CAMPIONE ITALIANO DRESSAGE - Equitazione
MELI REBECCA - CAMPIONE PROVINCIALE TENNIS SINGOLO - Campionato provinciale 2° livello
BANDERA ANNA -CAMPIONE DEL MONDO MINIGOLF 2019 - Specialità Matchplay
COLOMBO PAOLO - CAMPIONE ITALIANO KARATE 2019 - "1° Kata, 1° Kumite, 1° Kata cat. Sup., 1° Kumite a squadre u.30"
COPPINI ANDREA - CAMPIONE ITALIANO STAFFETTA 4X400 - Categoria Allievi
RUSTICI RICCARDO - ATLETA CASTELLANZESE BASKET IN CARROZZINA
VOLONTARI:
CROCI AUGUSTO - VOLONTARIO SPORTELLO DISABILI
CERINI SILVIO – VOLONTARIO SPORTELLO DISABILI
DONELLI SONIA - VOLONTARIO DISABILI
RIITANO ROBERTA – VOLONTARIO SPORTELLO DISABILI
BONETTI RENZO - VOLONTARIO TRASPORTO MINORI DISABILI
SIGNORINI MARIO - VOLONTARIO TRASPORTO MINORI DISABILI
ZAMPINI BRUNA - VOLONTARIO ACCOMPAGNAMENTO DISABILI
BUZZI FABIA - VOLONTARIO ACCOMPAGNAMENTO DISABILI
PALEARI GRAZIELLA - VOLONTARIO ARCHIVIAZIONE
MORONI FABIO - VOLONTARIO ARCHIVIAZIONE
CAPRILE DANIELA - VOLONTARIO VISITE GUIDATE PALAZZO COMUNALE
ZAFFARONI ROBERTO - VOLONTARIO SUPPORTO UFFICIO ISTRUZIONE
CENTINEO GIUSEPPE - VOLONTARIO APERTURA E CHIUSURA CANCELLI PARCO LIUC
GRAUSO NICOLA - VOLONTARIO APERTURA E CHIUSURA CANCELLI PARCO LUIC
TOGNIN LUCIANO – VOLONTARIO APERTURA E CHIUSURA CANCELLI PARCO LUIC
LOMBARDI MARIO - VOLONTARIO APERTURA E CHIUSURA CANCELLI PARCO VIALE ITALIA
BIAGIOLI MASSIMO - VOLONTARIO APERTURA E CHIUSURA CANCELLI PARCO VIALE ITALIA
BIAGIOLI LEONARDO - VOLONTARIO APERTURA E CHIUSURA CANCELLI PARCO VIALE ITALIA
FERIOLI MASSIMO - VOLONTARIO INGRESSO SCUOLE
BISSOLI CLAUDIO - VOLONTARIO AREA CANI
BRICK ENA - VOLONTARIO AREA CANI
COLOMBO LUCA - VOLONTARIO AREA CANI
MAZZA ROBERTO - VOLONTARIO AREA CANI
PIETROBONI SERGIO - VOLONTARIO AREA CANI
TAGLIAFERRI GIORGIO - VOLONTARIO AREA CANI
MITA JOSEPH - VOLONTARIO COMUNITA'
SANE' JANKHOUBA - VOLONTARIO COMUNITA'
OGHOMWENRIE ALEX OSAMEDE - VOLONTARIO COMUNITA'
COLOMBO FRANCESCA - SERVIZIO CIVILE PROGETTO EDUCAZIONE
ARENARE GIADA - SERVIZIO CIVILE PROGETTO BIBLIOTECA
DOLENZ MARTINA - SERVIZIO CIVILE PROGETTO BIBLIOTECA
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E' morta Maria Nucera
E’ morta Maria Nucera
in Polimeni di 76 anni
Primaria Impresa Funebre Triolo
centralino 0965.29993
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#Bruna ved. Flotta#Carmela Nucera ved. Domenico Nucera#Concetta Narici ved. Carmelo Nucera#Filippo con la moglie Maria Consolata Cannizzaro#Francesca Cama ved. Antonino Nucera#i cognati Polimeni#i fratelli: Raffaele con la moglie Francesca Colacrisi#I funerali avranno luogo venerdì 15 c.m. alle ore 15:30 nella Chiesa parrocchiale di S. Maria del Loreto#i nipoti ed i parenti tutti.#il cognato Leo Caridi ved. Elisabetta Nucera#l&039;adorata nipote Genny Flotta con il marito Marco Maviglia#le cognate: Lina Zuccarelli ved. Francesco Nucera#maria#Ne danno il triste annuncio il marito Santo#nucera#polimeni
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Capítulo 76
– Luan
É brincadeira ver esse tal de Vittorio praticamente se jogando para a loira e ela nem faz nada para para-lo. Isso está me irritando demais, esse cara não tem o senso do ridículo ou ele gosta de pagar mico.
Gabi: A Su tem uns tios com nomes engraçados, eu tenho que me esforçar para não rir.
Bruna: Ai Gabi, não exagera.
Gabi: É sério, tem uns tios dela que tem o nome engraçado. – ela começa a rir mas para. — Eita.
Eu: Que foi? – finalmente me pronuncei. Ela olhou para a porta e um cara alto de cabelos curtos e olhos claros entrou.
Gabi: Cadê a Susan?
Bruna: Está falando com aquela mulher. – indicou com a cabeça
Eu: Por que Gabi? – ela me olhou e se meu instinto para ex namorado for maluco esse cara também é ex dela. Susan o cumprimenta com um pouco de culpa. Vejo nos olhos dele como a deseja. Ela caminha em nossa direção furiosa.
Susan: Quantos mais meus avós chamaram? – faz cara de dramática e vai até a mãe dela. Ouço-a falar que não quer mais nenhum deles aqui.
Eu: Quantos namorados a Susan teve porra?
Gabi: Não sei, mas o que eu sei é que esse não durou nem um mês. Os pais dele compram vinho do seu Filippo. E eles são donos da mais famosa padaria da região.
Susan: Posso falar com você? - ela olha para mim e eu não respondo. Vittorio fala algo para ela em italiano e eu não entendo. — Você pode respeitar meu namorado? Tira a mão de mim caramba! – murmura nervosa e ele se afasta. — Vem. – me puxa pela mão. Sou egoísta o suficiente para adorar a forma como ela falou com esse otário. Ele não se toca que não é mais bem vindo a vida da Susan. Finalmente alguém disse para ele parar que está feio. — Faz um favor para mim? – pergunta para o irmão que assente. — Pede para o Vittorio ir embora. Ele está me enchendo a paciência. – o Enzo ri e assente.
Enzo: Como todo o prazer. – Susan me arrasta até a churrasqueira onde não tem ninguém.
Susan: Eu não sei quantos namoradinhos eu tive aqui. Foram coisa de um verão e outro. Não passou disso. Vittorio foi o único que eu fiquei por três meses, mesmo depois de ir embora. E a maioria deles conhecem meus avós por causa dos vinhos e os pães que eles fazem. Mas é só. – ela parece cansada de me explicar. — Já chega de ciúme né. – ela se aproxima do meu rosto. — Eles me dão raiva, só isso. - finjo ainda estar puto com ela que bufa revirando os olhos. Quando ela vai falar eu a beijo. Deixo claro que ela é minha e sei que ela entendeu.
Eu: Adorei o jeito que você falou com ele. – beijo o pescoço dela antes de morder deixando uma marca avermelhada.
Susan: Sabia que você iria gostar. Mas não foi por isso que eu falei daquele jeito. Vittorio estava realmente me irritando. Ele não se toca meu. – eu sorrio ao ver o quanto ela não gosta mais dele. — Sabe aquele tipo de gente que sempre quer ter atenção de todos? – faço que sim. — Vittorio é assim.
Eu: Mas você não parecia não gostar dele quando o vimos na pista de patinação. – ela revira os olhos
Susan: Porque eu não pensei que ele fosse ser tão desnecessário.
(…)
Gabi, eu e pi não conseguíamos parar de rir. — Eu também ri quando ouvi os nomes deles pela primeira vez, mas se vocês continuarem eles vão perceber. - loira diz segurando a risada.
Eu: É comum esses nomes? – ela faz que sim. Nós vamos para a mesa na sala de jantar. Toda a família dela perguntam muito sobre mim e minha família. Na maioria das perguntas eu não entendo, pois eles falam muito rápido. Uma das primas da Susan diz ser minha fã, mas pela forma como ela me olhou de cima abaixo sei que ela não é. Normalmente minhas fãs olham maravilhadas para mim, como se eu fosse uma preciosidade que elas estavam tendo a chance de ver em primeira mão. Mas o modo como essa prima dela olhou não chega nem perto disso.
Susan: Gina, por favor deixa o Luan em paz. Ele está de férias e não quer ser tietado. – a menina assente e me dá dois beijos no rosto antes de levantar e sentar do outro lado da mesa.
Gina: Foi um prazer te conhecer Luan. – olhou-me com intensidade e eu apenas sorri
Luan: Amo quando você fala italiano. – olho nos olhos dela antes de depositar um beijo no pescoço dela.
Susan: O que eu mais tenho feito foi falar italiano meu amor. – ela ri e apoia o cotovelo no meu ombro.
Eu: Mas quando é para afastar alguma prima tarada você fica mais sexy. - ela riu alto vários olhares foram direcionados para nós dois.
Susan: Prometo falar muita coisa para você hoje à noite. – disse mais baixo e eu me mexi na cadeira rindo. Ela tem um poder muito grande sobre mim, e talvez ela nem perceba isso.
Sorrio para ela mais uma vez quando Moncha, minha mãe, a minha sogra e a avó da Susan entram na sala nos servindo. Moncha é um amor de pessoa, ela disse ter dois CDs meus e adora meu trabalho. Ela mora na casa dos fundos daqui, mas ela e o marido Alessio estavam muito gripados, e para não passar à ninguém preferiram ficar em casa de repouso. Eu vi a dona Simona ir lá trás de duas a três vezes no dia só para se certificar de que eles estavam bem.
Ruggero: Luan, - olho para ele. — Primeira vez na Itália? – eu faço que sim e ele sorri. — E o que está achando?
Giovanni: Cuidado com o que vai falar cara. – eles riem. Todos os olhares curiosos da mesa estão voltados para mim. Não gosto muito disso, mas me sinto confortável em responde-los.
Eu: Não tivemos sorte de conhecer muita coisa, mas já gostei do que vi. Fora as comidas, são simplesmente sensacionais. – eles sorriem satisfeitos.
Ruggero: Susan, já começou a faculdade?
Susan: Não, mas trabalho como modelo em uma loja.
Ruggero: Achei que teríamos mais um chef na família. – diz intrigado. Susan se contém para não revirar os olhos
Susan: Então tio, eu adoro cozinhar, mas não acho que seria feliz fazendo isso pelo resto da vida.
Giovanni: Se dá dinheiro Susan, é o que importa. – ele sorri e toma um pouco do vinho enquanto começamos a comer. A loira respira fundo antes de responder educadamente.
Susan: Bom, não adianta dar dinheiro e você ser infeliz. – ele faz uma cara como se ela tivesse batido nele.
Fabrízio: Susan. – a repreende e ela revira os olhos.
Susan: Ele pediu isso pai. – responde em português e eu quase rio.
Depois disso os tios dela não nos enchem mais com perguntas, e assim conseguimos ter um almoço bem leve e agradável. Na sobremesa eu percebo o olhar de julgamento de uma das tias da Susan. Eu percebi que elas são mais quietas que os maridos e as crianças. Sigo o olhar dela e vejo que está olhando para a marca que deixei no pescoço da loira. A marca que estava avermelhada, agora está em um vermelho quase roxo. Tinha esquecido que ela fica marcada com facilidade. Encaro a tia dela que desvia o olhar.
Eu: Acho bom passar um gelo nesse pescoço depois. – sussurro e ela me olha com a mão no meu colo.
Susan: Marcou? - faço que sim e ela sorri. — Não sabia que você se preocupava se havia marcado ou não. – levanta uma sobrancelha.
Eu: Não ligo, mas suas tias sim. Provavelmente elas achavam que você ainda era virgem, pelo menos até uns momentos atrás. – ela ri baixo e faz que sim.
Susan: Acho que tem razão. Mas não acho que vai melhorar se eu passar gelo. - murmura pensativa. — Acho que vou passar base logo. – sorrio e termino minha sobremesa de doce de leite. Não sei o que é, mas é muito boa.
Depois que todos terminam, sentamos na sala com a lareira acesa e todos conversam sobre as novidades. Tem umas dez pessoas aqui, pensei que viriam menos, porque a loira disse que os tios dela não costumam aparecer.
Jianna: O que você fez no seu cabelo Susan? Está muito bonito. – uma das tias dela se aproxima de nós e pergunta
Susan: Tô à uns dois dias sem lavar. – as duas riram e a tia dela sentou do lado dela.
Jianna: Não sei se você viu, mas está com uma marca horrorosa no pescoço. Aconselho você cobrir isso. É muito feio uma mulher deixar uma homem marca-la desta forma. – o desprezo dela me dá vontade de revirar os olhos
Susan: É bom tia, sabe porque? – a mulher balança a cabeça. — Assim todos veem quem é meu namorado. – ela pisca e a Jianna fica chocada antes de assentir e levantar. — Ela é a mãe da Gina. - sussurra para mim. Eu murmuro um “ah”. Provavelmente ela é conservadora.
Eu: Vai logo passar a base amor.
Ela me ignora e pega o elástico do meu pulso antes de prender o cabelo em um coque no alto.
Susan: Não ligo que vejam e me julguem, só quero ver quem tem a coragem de falar. - fala baixo, só para eu ouvir. — Para de se preocupar também. – ela se aproxima e deposita um selinho na minha boca antes de se encostar em meu ombro.
(…)
Roberta: Filha você tem que se controlar. Você foi criada no Brasil com costumes diferentes, seus tios não entendem quando você diz que não vai seguir a mesma profissão que eu ou seu pai.
Susan: Mãe, eu não vou falar o que eles querem ouvir. Se não gostam de mim como eu sou, não posso fazer absolutamente nada.
Roberta: Eu sei Susan, mas você tem que segurar a língua as vezes. – suspira derrotada
Susan: Tá bom mãe. Da próxima vez eu serei igual às esposas deles. Calada. – a mãe dela levanta as mãos dramaticamente e sai da sala. Ela olha para mim no outro sofá e pergunta, — Você acha que eu estou errada? – se eu concordar com a mãe dela, Susan vai ficar puta mas se eu concordar com ela sei que não é certo com a Roberta. Então, para facilitar eu só dou de ombros.
Eu: Depende do ponto e vista.
Susan: Como assim?
Eu: O seu certo e o da sua mãe são diferentes. Nós temos a cabeça mais aberta e não ligamos para o que os outro pensam. Já sua mãe, e seus tios, para eles isso é inaceitável. Um exemplo é sua tia, só dela ter visto uma marca em você já achou um absurdo, e para nós e meio que normal. Então, depende do ponto de vista. – acho que convenci ela.
Uns dias se passaram e a neve cessou, então pudemos ir no museu, passamos pelo coliseu também. Almoçamos em um restaurantezinho bem aconchegante e discreto. Depois disso fomos nos posto turísticos de Verona. Quando voltamos para casa já era cinco da tarde, mas só o fizemos porque muitos dos lugares que queríamos ir estava fechando, pois anoitece às quatro da tarde, então não tinha muito o que fazermos pela cidade. Nós jantamos, conversamos até tarde com os nonnos da loira e perto das duas da manhã eu e ela fomos dormir.
No dia seguinte a mãe da Susan disse que teríamos um casamento para ir de noite. Uma prima do pai dela iria fazer uma cerimônia íntima e queria que nós fôssemos. Perto da uma da tarde fomos até o centro e compramos roupas para usar de noite. Eu comprei um terno azul escuro que modéstia parte ficou perfeito em mim. Susan escolheu um vestido preto justo ao corpo, com uma fenda na perna esquerda e um pouco de decote. — E o sapato?
Susan: Eu tenho um salto que vai combinar, mas você não tem. Vamos na loja aqui ao lado, os modelos são mais bonitos. Depois de pagar a nossa roupa, saímos da loja e entramos na outra. Provei três sapatos mas não me agradaram muito. Todos tinham detalhes estranhos demais para o meu gosto. Então o vendedor apareceu com um preto liso, e então eu decidi pegar ele.
Nós encontramos com a Gabi e a Bu na joalheria. Elas queriam um conjunto com brinco, pulseira e colar. Mas aparentemente os preços estavam altíssimos para o conjunto em que elas queriam. E então a Susan viu um conjunto lindo, a pulseira era delicada e tinha uma única pedrinha verde. O colar também era delicado mas a esmeralda fora colocada em forma de triângulo para manter a essência e delicadeza do colar. Os brincos não eram diferentes. As pedras eram pequenas e majestosas. Os olhos da minha loira brilharam quando a vendedora colocou o colar e a pulseira nela.
Vendedora: Realçou seus lindos olhos. – Susan sorri e faz que sim
Eu: Leva. – disse para ela.
Susan: Não amor, é muito caro. – me olhou
Eu: Faço questão. É um presente meu. – o sorriso dela aumentou. — Vamos levar. - a vendedora sorri e ajuda minha loira tirar. — Já escolheram? - olho para as meninas na outra bancada. Elas fazem que sim. Elas me mostram e são lindas. — Leva. Eu dou de presente.
Bruna: Mentiraaa? – me olha surpresa e eu sorrio
Gabi: Aproveita que ele está dando pi. Não vamos nem questionar. – reviro os olhos
Eu: Você inclui o delas também. – a moça de cabelos vermelhos sorri. Entrego o cartão e Susan e as meninas pegam as sacolas com suas joias.
Enzo se aproxima da gente.
Enzo: Me ajudem escolher uma roupa para o Joaquim? A Bel está com a minha mãe naquela loja. – mostra com a cabeça.
Susan: Eu ajudo. – mas no final nós todos fomos com eles. — E o Matteo cadê?
Enzo: Com o pai. – a Susan pega um terninho preto e uma gravata borboleta roxa que ficou linda nele. Depois de todos comprarem suas roupas fomos para casa e faltava poucas horas para o casamento.
Me troco e decido não colocar a gravata. Deixo os três primeiros botões abertos. Quando vejo a minha mulher linda no vestido com um lado do cabelo meio preso e os resto cheio de cachos, senti como sou sortudo por tê-la em minha vida.
Eu: Meu Deus, como você está linda. – olho sorrindo para ela que dá uma voltinha
Susan: Gostou?
Eu: Sim, muito. – me aproximo e dou um leve beijo nela. O conjunto que comprei para ela mais cedo ficou tão lindo nela.
Passo perfume e desço para a sala. E Susan vai em seguida, mas quando a vejo ela não está com o colar e nem a pulseira, apenas o brinco e meu relógio. Que bom, agora é dela. Sorrio para ela que percebe que eu vi. Todos estão muito bonitos e elegantes. Enzo tira uma foto nossa.
Ao chegarmos no casamento, a cerimônia foi feita por um padre e estava tudo muito bonito. No momento da festa, nós dois comemos bastante, afinal estávamos com fome. E depois de um tempo todos foram para pista para ver a noiva jogar o buquê e cortar o bolo. Nós dois já havíamos bebido duas taças de vinho e três de champanhe, e minha loira já estava bem alta, eu ainda estava de boa, mas sei o quão fraca para bebida ela é. A luz rosa não estava ajudando em nada.
Susan: Vamos tirar uma foto? – eu faço que sim e tiramos uma três fotos. Uma delas é da Susan com a mão na minha. E ela posta essa. Um garçom passa com uns salgados e ela os come, eu não como porque pela cara não deve ser bom.
@susangiacone: “Um bom vinho e uma maravilhosa companhia 😳❤”
Eu: Vamos dançar, para passar sua brisa. – ela não protestou e nós fomos até a pista. As músicas agitadas à fizeram melhorar um pouco, mas quando volto do banheiro ela está devolvendo uma taça vazia de champanhe e pegando outra. Me apresso para pegar a taça e devolver ao primeiro garçom. — Chega amor. Você já bebeu demais. – ela revira os olhos e volta a dançar. Uma música lenta começa e eu sou obrigado a dançar com ela. Apoio minhas mãos no final das costas, e ela põe as mãos nos meus ombros. Não devíamos o olhar em momento algum enquanto dançamos, só o faço quando preciso girar ela no ritmo da música, mas fora isso sustentamos o olhar até o final da música.
Susan: Eu to enjoada. – faz uma cara estranha.
Eu: Então vamos no banheiro. – andamos em passos rápidos até o banheiro feminino. Susan entra na cabine e ouço-a vomitar. Eu entro e seguro o cabelo dela.
Outras duas mulheres entram e vomitam também, não pode ser coincidência. Susan se arrepia toda enquanto termina de jogar tudo para fora de seu estômago. — Tá melhor? – pergunto quando ela lava a boca e passa um pouco de água na nuca
Susan: Um pouco. Mas não é normal três pessoas passarem mal né. – balanço a cabeça. Ao voltarmos para nossa mesa as meninas já estão sentadas.
Gabi: Eu vi isso mesmo Bu? Os dois saíram do banheiro feminino juntos?
Bruna: Foi isso mesmo Gabi. – elas riem. — Safados não esperam nem chegar em casa. – a loira revira os olhos
Susan: Eu estava vomitando tá. – nos sentamos
Bruna: Umas três pessoas passaram mal também ali atrás.
Eu: Acho que é algo na comida. Porque a loira não foi a única no banheiro. – elas fazem que sim
Susan: Tô cansada, quero ir para casa. - deita no meu ombro e coloca as pernas por cima das minhas.
Bruna: Conta para ela Gabi.
Susan: Contar o que?
Gabi: Só que eu peguei um gatoooo. Amiga você não tem noção. A Bru foi besta, o amigo dele queria ela, mas a boba aqui pensou no Breno. – revira os olhos e a Susan ri.
Susan: Conta mais.
Gabi: Ele falava comigo e eu só confirmava. – nós rimos
Susan: E se ele estivesse te xingando?
Gabi: Isso a gente entende. – ri. — Mas ele é muito gato amiga. Tô pensando em antes de ir embora pegar ele de novo. Porque eu to santidade e só transo com o Douglas.
Eu: Eu não sou obrigado ouvir isso gente. – elas reviram os olhos.
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“Diritto di voto. Divorzio facile. Svalutazione della verginità. Ridicolizzazione sistematica della gelosia. Libero amore”. Filippo Tommaso Marinetti femminista (e seduttore totale)
Nel Manifesto del Futurismo di Filippo Tommaso Marinetti, la Caffeina d’Europa, uscito in prima pagina su Le Figaro di Parigi (e su svariati altri giornali) il 20 febbraio 1909, tra i dardi più celebri e fiammeggianti, oltre alla glorificazione della guerra – sola igiene del mondo – alla distruzione di musei e biblioteche, senz’altro in molti ricorderanno “le belle idee per cui si muore” ma, soprattutto, “il disprezzo della donna”. Marinetti torna su questo punto dolente nello scritto Contro l’amore e il parlamentarismo del 1915 ripubblicato da GOG, lo scorso aprile, in volume dal titolo Come si seducono le donne e altri scritti sull’amore con l’introduzione di Andrea Chinappi e la prefazione di Bruno Corra e Emilio Settimelli. Una lettura ideale e divertente, in primis, per ogni donna. “Quest’odio, appunto, contro la tirannia dell’amore, noi esprimemmo con una frase laconica: “il disprezzo della donna”. Noi disprezziamo la donna, concepita come unico ideale, divino serbatoio d’amore, la donna veleno, la donna ninnolo tragico, la donna fragile, ossessionante e fatale, la cui voce, greve di destino, e la cui chioma sognante si prolungano e continuano nei fogliami delle foreste bagnate di chiaro di luna”.
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Il libro sulla seduzione futurista nasce attraverso una ferita di guerra. “È il 1916 e il funambolico Marinetti si trova costretto a letto, in convalescenza, per una ferita da granata. Ed è proprio alla granata austriaca – che gli adornò «faccia, cosce e gambe dei soli tatuaggi degni di un futurista» – che questo libro è dedicato. Perché guerra e seduzione per Marinetti sono speculari. Così dal letto dell’Ospedale Militare di Udine F.T.M. detta forsennatamente agli amici Corra e Settimelli, sigaretta dopo sigaretta, il primo manuale futurista di ars amatoria, un decalogo ilare e acuto, ma non per questo inefficace, delle qualità che deve possedere il seduttore”.
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Effettì contro l’amore, dunque? Non proprio. Marinetti parla delle donne soltanto “dopo averne goduto e sofferto”. E il libro è un agile quanto spassoso compendio, nonché Baedeker di donne dalle diverse nazionalità e credo religioso, “dalle romane alle parigine”. Come le tedesche, le tre amanti tedesche, che lasciano un’impronta indimenticata nel cuore del giovane futurista. “Una amburghese giovane e fresca ma pedante e cretina come un saggio critico di Benedetto Croce. La moglie di un editore di Lipsia, assolutamente insipida”. Ma soprattutto è una berlinese conosciuta in un hotel di Palermo a fare breccia in Marinetti, “giunonica, imperiale”. La tedesca, infatti, indossa una speciale camicia da notte fatta confezionare all’uopo per il futurista antiteutonico, con bandiera germanica e due aquile imperiali destinate a battere le ali nei momenti più riposti di una festa palermitana.
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Le descrizioni femminili che Marinetti regala sono senza tempo e vivissime: “Mi sarei innamorato pazzamente di una giovane attrice ebrea, d’origine algerina, bruna, selvaggia, furba e scivolante, ambiziosissima, calcolatrice, grandi occhi enormi di liquorizia, bella bocca da negra, un’araba insomma frenetizzata da Parigi”. Cosa bisogna avere per sedurre tante donne? “Forti attitudini oratorie. Ingegno novatore. Saper dare uno schiaffo decisivo a tempo e soprattutto coraggio, coraggio, coraggio: ecco l’afrodisiaco supremo della donna!”. Ma le donne hanno le loro fissazioni – come quella del seno, tanto per fornire un esempio tratto dal libro – la gelosia e, spesso e volentieri, un marito da tradire. Prendiamo l’esemplare signora inglese molto bella “e già quasi matura”, appassionata dei versi del poeta Marinetti. Voleva concedersi al futurista in casa, sotto agli occhi (semichiusi) del coniuge John, sul divano. “(…) E tuo marito? – Non preoccuparti, ha la sua bottiglia!… Conoscevo suo marito ma ne ignoravo le meravigliose abitudini di alcolizzato”.
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In conclusione al funambolico pamphet Come si seducono le donne, al capitolo XI, Saluto di un bombardiere alla donna italiana, si ritagliano alcune immaginette donnesche ispirate ai romanzi più in voga in quel momento storico (chissà a quali romanzi si ispirano oggi le donne) da evitare, secondo Effettì, nel decalogo a undici punti (come il Manifesto del Futurismo) dal titolo “PERO’!… Sia tutto come non detto”. Rileggere i punti 9 e 10. “9° Se rimani la donna dei romanzi di Fogazzaro: vile, indecisa, ipocrita, piena di rimorsi, neutrale, conservatrice, reazionario, voglio-non-voglio, sarò-non-sarò-tua, forse-domani-un-poco-fino-al-petto-ma-non-più-giù. 10° Se rimani la donna dei romanzi di D’Annunzio: snob, vana, vuota, superficiale, culturale, annoiata, disillusa, ossessionata da Parigi; la donna che per amare ha bisogno di orchidee Coty Paquin Mallarmé Oscar Wilde Wagner Verlaine Baudelaire passeggiate – archeologiche rovine – illustri sadismo e incesto”.
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Filippo Tommaso Marinetti, femminista ante litteram, snocciola “le belle libertà” che i Futuristi vorrebbero offrire alla donna (oltre un secolo fa): “Diritto di voto. Abolizione della autorizzazione maritale. Divorzio facile. Svalutazione e abolizione graduale del matrimonio. Svalutazione della verginità. Ridicolizzazione sistematica e accanita della gelosia. Libero amore”. La biografia di Filippo Tommaso Marinetti, ironia della sorte?, registra un matrimonio religioso nel 1923: a Villasanza di Monza capitola. Si sposa con Benedetta Cappa, conosciuta nel dicembre 1918, nel salotto romano di Giacomo Balla. Spiega l’incoerenza apparente il biografo di Marinetti Giordano Bruno Guerri: “Quanto a Marinetti, dopo avere teorizzato la distruzione della famiglia, se ne costruì una in cui fu padre e marito esemplare: i rivoluzionari raramente si sentono vincolati, nella vita provata, alle proprie teorie. Ma ci fu coerenza in quella scelta: Benedetta Cappa, la donna che sposò, benché molto femminile non aveva niente da invidiare ai futuristi maschi per intraprendenza, spirito creativo, autonomia, originalità”.
Linda Terziroli
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Regionali: una poltrona per quattro. Finita l’attesa: ecco le liste dei candidati
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Regionali: una poltrona per quattro. Finita l’attesa: ecco le liste dei candidati
Regionali: una poltrona per quattro. Finita l’attesa: ecco le liste dei candidati
L’attesa è finita, l’ansia da candidatura anche. Forse. Settimane tribolate per tutte le compagini politiche, da sinistra al centro a destra, che in questi ultimi giorni hanno dovuto praticamente “lottare” per portare a casa un elenco di nomi da proporre agli elettori per la prossima tornata del 26 gennaio 2020. Cocci re-incollati (apparentemente) tanto nel Centrosinistra che nel Centrodestra, unificati dopo i forfait in extremis dei due Mario, Oliverio e Occhiuto: i primi “riappacificatisi” sotto il segno dell’imprenditore Pippo Callipo, i secondi della coordinatrice forzista Jole Santelli, “benedetta” addirittura e direttamente dal cavalier Berlusconi. Se l’aria è stata più che tesa, soprattutto tra le fila di centrosinistra, col tira e molla di Callipo per, a suo dire, comporre delle liste “pulite” e “rinnovatrici”, non è stata facile nemmeno in casa Fi-Fdi-Lega. La corsa è stata per trovare i nomi “giusti” da inserire negli elenchi da presentare ufficialmente entro le 12 di oggi tra tour de force che hanno tenuto impegnate giorno e notte le rispettive segreterie. Il re del tonno l’ha spuntata con l’esclusione di quelli che per lui erano “impresentabili”: Orlandino Greco, Ciccio D’Agostino, Nino De Gaetano e Bruno Censore. Quattro le liste che dovrebbero appoggiarlo: quella a supporto del presidente, “Io resto in Calabria”, i cui “iscritti” sarebbero stati scelti direttamente dal candidato; “10 idee per la Calabria” a simbolo Socialisti e Verdi; quella del Pd (cosiddetto “ufficiale”) con gli ex Guccione, Battaglia, Bevacqua, Irto e Giovanni Nucera; e quella a consonanti “invertite”, DP, che sta per Democratici Progressisti, che annovera tra le sue fila anche i cosiddetti strenui “oliveriani” e che ha riconfermato i consiglieri regionali uscenti Michele Mirabello, Luigi Guglielmelli e Flora Sculco. Giorni di “fuoco” anche in area centrodestra: sei le liste che dovrebbero scendere in campo con in testa la “Jole Santelli presidente” e poi Forza Italia, Udc, Casa delle Libertà, Fratelli d’Italia e Lega. Due sole liste per il terzo candidato alla presidenza, Francesco Aiello, scelto per rappresentare il Movimento Cinque Stelle e appoggiato anche da “Calabria Civica-Liberi di cambiare”. Tre infine per l’ultimo aspirante governatore, l’ex capo della protezione civile Carlo Tansi, sostenuto da “Tesoro Calabria”, “Calabria Libera” e “Calabria Pulita”. I nomi dei Candidati [>] PAGINA IN AGGIORNAMENTO [
L’attesa è finita, l’ansia da candidatura anche. Forse. Settimane tribolate per tutte le compagini politiche, da sinistra al centro a destra, che in questi ultimi giorni hanno dovuto praticamente “lottare” per portare a casa un elenco di nomi da proporre agli elettori per la prossima tornata del 26 gennaio 2020. Cocci re-incollati (apparentemente) tanto nel Centrosinistra che nel Centrodestra, unificati dopo i forfait in extremis dei due Mario, Oliverio e Occhiuto: i primi “riappacificatisi” sotto il segno dell’imprenditore Pippo Callipo, i secondi della coordinatrice forzista Jole Santelli, “benedetta” addirittura e direttamente dal cavalier Berlusconi. Se l’aria è stata più che tesa, soprattutto tra le fila di centrosinistra, col tira e molla di Callipo per, a suo dire, comporre delle liste “pulite” e “rinnovatrici”, non è stata facile nemmeno in casa Fi-Fdi-Lega. La corsa è stata per trovare i nomi “giusti” da inserire negli elenchi da presentare ufficialmente entro le 12 di oggi tra tour de force che hanno tenuto impegnate giorno e notte le rispettive segreterie. Il re del tonno l’ha spuntata con l’esclusione di quelli che per lui erano “impresentabili”: Orlandino Greco, Ciccio D’Agostino, Nino De Gaetano e Bruno Censore. Quattro le liste che dovrebbero appoggiarlo: quella a supporto del presidente, “Io resto in Calabria”, i cui “iscritti” sarebbero stati scelti direttamente dal candidato; “10 idee per la Calabria” a simbolo Socialisti e Verdi; quella del Pd (cosiddetto “ufficiale”) con gli ex Guccione, Battaglia, Bevacqua, Irto e Giovanni Nucera; e quella a consonanti “invertite”, DP, che sta per Democratici Progressisti, che annovera tra le sue fila anche i cosiddetti strenui “oliveriani” e che ha riconfermato i consiglieri regionali uscenti Michele Mirabello, Luigi Guglielmelli e Flora Sculco. Giorni di “fuoco” anche in area centrodestra: sei le liste che dovrebbero scendere in campo con in testa la “Jole Santelli presidente” e poi Forza Italia, Udc, Casa delle Libertà, Fratelli d’Italia e Lega. Due sole liste per il terzo candidato alla presidenza, Francesco Aiello, scelto per rappresentare il Movimento Cinque Stelle e appoggiato anche da “Calabria Civica-Liberi di cambiare”. Tre infine per l’ultimo aspirante governatore, l’ex capo della protezione civile Carlo Tansi, sostenuto da “Tesoro Calabria”, “Calabria Libera” e “Calabria Pulita”. I nomi dei Candidati [>] PAGINA IN AGGIORNAMENTO [<] *** CENTROSINISTRA, PIPPO CALLIPO PRESIDENTE PARTITO DEMOCRATICO Collegio Calabria Nord, Cosenza: Maria Saladino, Domenico Bevacqua, Luciano Di Leone, Giuseppe Giudiceandrea, Carlo Guccione, Pietro Lecce, Ferdinando Nocito, Gianluca Succurro, Aldo Zagarese. Collegio Calabria Centro, Catanzaro-Crotone-Vibo Valentia: Carolina Girasole, Angela Robbe, Sergio Arena, Gianluca Cuda, Fabio Guerriero, Raffaele Mammoliti, Libero Notatarangelo, Luigi Tassone. Collegio Calabria Sud, Reggio Calabria: Nicola Irto, Luigi Barbera, Domenico Battaglia, Giovanni Nucera, Cosima Pacifici, Nensi Spatari, Andrea Tripodi. DEMOCRATICI PROGRESSISTI Calabria Centro, Catanzaro-Crotone-Vibo: Flora Sculco, Elisabeth Sacco, Michele Mirabello, Domenico Gallelli, Gino Murgi, Daniele Menniti, Tiziana De Nardo, Mario Rizzo. IO RESTO IN CALABRIA Da pervenire 10 IDEE PER LA CALABRIA Da pervenire *** CENTRODESTRA, JOLE SANTELLI PRESIDENTE JOLE SANTELLI PRESIDENTE Collegio Calabria Centro, Catanzaro-Crotone-Vibo Valentia: Titina Carolina Caruso, Romano Pasquale Mazza, Luigi Muraca, Tranquillo Paradiso, Vincenzo Pasqua, Vito Pitaro, Gianluca Tassone, Sergio Torromino. FORZA ITALIA Collegio Calabria Centro, Catanzaro-Crotone-Vibo Valentia: Ernesto Calabretta, Antonio Daffinà, Francesco De Sarro, Rosario Lostumbo, Pietro Matacera, Maria Grazia Pianura, Frank Mario Santacroce, Domenico Tallini. FRATELLI D’ITALIA Collegio Calabria Nord, Cosenza: Enrico De Caro, Giuditta De Santis, Enrico Granata, Pasquale Guaglianone, Antonio Lopez, Gioacchino Lopez, Ernesto Madeo, Luca Morrone, Ernesto Rapani. · Collegio Calabria Centro, Catanzaro, Vibo, Crotone: Rosario Aversa, Raffaele Fimiano, Filippo Pietropaolo, Maurizio Conforto, Bruno Rosi, Fausto De Angelis, Maria Adele Bottaro, Amedeo Nicolazzi. Collegio Calabria Sud, Reggio Calabria: Orlando Fazzolari; Marco Cascarano; Domenico Creazzo; Alessandra Maria Polimeno; Raffaele Sainato; Giuseppe Neri; Demetrio Marino. UDC Circoscrizione Sud, Reggio Calabria: Giuseppe Gelardi, Riccardo Occhipinti, Nicola Paris, Carmen Regina Pegna, Sebastiano Primerano, Roberto Giuseppe Vizzari, Pierpaolo Zavettieri. CASA DELLE LIBERTÀ Da Pervenire LEGA Da Pervenire *** MOVIMENTO 5 STELLE, FRANCESCO AIELLO PRESIDENTE M5S Circoscrizione Nord, Cosenza: Francesco Aiello; Nicholas Rinaldi; Luca delle Cave; Giovanni Bonacci; Angela Rizzo; Francesco Romano; Tiziana Garofalo; Francesco Luca levriero; Gianfranco Tucci Circoscrizione Sud, Reggio Calabria: Amilcare Mollica; Jacopo Rizzo; Giovanni Barillà; Daniele Caccamo; Natale Bianchi; Antonella Italiano; Pietro Catalano CALABRIA CIVICA LIBERI DI CAMBIARE Circoscrizione Centro, Catanzaro, Vibo, Crotone: Luigi Antonio Stranieri; Giusymanuela Cicciarello; Giovanni Pizzimenti; Antonio Maida; Carmela Squillace; Francesco Afflitto; Francesco Valenzise; Paola Morace. Circoscrizione Centro, Catanzaro-Crotone-Vibo Valentia: Luigi Antonio Stranieri, Giusymanuela Ciciarello, Giovanni Pizzimenti, Antonio Maida, Carmela Squillace, Francesco Afflitto, Francesco Valenzise, Paola Morace *** CARLO TANSI PRESIDENTE TESORO CALABRIA Circoscrizione Nord, Cosenza: Carlo Tansi, Graziella Colamaria, Alessandro Garritano, Giovanni Martucci, Francesco Morrone, Sandro Pezzi, Peppino Pignataro, Rosa Principe, Patrizio Zicarelli Circoscrizione Centro, Catanzaro-Crotone-Vibo Valentia, Lista Tesoro Calabria: Claudio Corallo, Giuseppe Gigliotti, Raffaele Grasso, Giusi Militano, Antonio Maria Mirante, Maria Bruna Pelaggi, Nicola Rombolà, Vincenzo Voce Circoscrizione Sud, Reggio Calabria, Lista Tesoro Calabria: Filippo Surace, Rita De Lorenzo, Giuseppe Gervasi, Ettore Lacopo, Antonio Ruoppolo, Luigi Scaramuzzino, Pietro Sergi CALABRIA VERDE Circoscrizione Nord, Cosenza, Lista Calabria Libera: Eugenio Alfano, Loredana Barillaro, Domenico Esaltato, Vittorio Emanuele, Vincenzo D’Acunzo, Nicola Mondelli, Alessandra Reda, Adolfo Antonio Rogano, Michele Zicarelli CALABRIA PULITA Circoscrizione Nord, Cosenza, Lista Calabria Pulita: Nicola Baldo, Maria Barone, Nicola Daniele, Rosalina Ferma, Franco Angelo Gencarelli, Giuseppe Nato, Mario Farina, Eugenio Provenzano, Giovanni Turano. *** IL SISTEMA PROPORZIONALE Com’è ormai noto si vota il prossimo 26 Gennaio 2020: in quella data sarà utilizzata, e per la seconda volta, la legge elettorale approvata dal consiglio regionale calabrese l’11 Settembre 2014 che prevede il sistema proporzionale con premio di maggioranza. Il Consiglio regionale è composto da 30 seggi, compreso quello del Presidente della Giunta. L’80% dei seggi (24) è ripartito proporzionalmente in tre circoscrizioni: Cosenza, Catanzaro-Crotone-Vibo Valentia, Reggio Calabria. Per essere ammessi alla ripartizione dei seggi le liste (sia coalizzate che non coalizzate) devono superare lo sbarramento del 4% dei voti a livello regionale, le coalizioni l’8%. I restanti 6 seggi vengono assegnati alle liste che appoggiano il Presidente eletto, qualora queste non raggiungano il 50% dei seggi (ovvero 15 su 30) nel riparto proporzionale. Se la coalizione raggiunge o supera il 50%, ottiene un premio dimezzato, di 3 seggi. Qualora la coalizione vincente non raggiunga i 16 seggi (il 55%) perfino dopo l’assegnazione del premio intero, è prevista l’attribuzione di questi seggi aggiuntivi togliendoli da quelli attribuiti alle liste di opposizione. IL VOTO DEGLI ELETTORI L’elettore dispone di due voti, uno per il candidato Presidente e uno per una lista provinciale. Qualora l’elettore esprima il suo voto soltanto per una lista provinciale il voto si intende validamente espresso anche a favore del candidato collegato a quella lista. Non è prevista la possibilità di esprimere un voto disgiunto. L’elettore può inoltre esprimere una sola preferenza per un candidato della lista prescelta. LE CIRCOSCRIZIONI I ventiquattro seggi da eleggere con il proporzionale sulla base di liste circoscrizionali, sono così ripartiti tra le singole circoscrizioni elettorali della Calabria: Circoscrizione elettorale Nord, Cosenza, a cui sono assegnati 9 seggi; Circoscrizione elettorale Centro, Catanzaro-Crotone-Vibo Valentia, 8 seggi; e la Circoscrizione elettorale Sud, Reggio Calabria, 7 seggi.
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Luigi XIV. Il Re Sole. Il figlio del temporale
Luigi XIV
Luigi XIV. Samuel Theis
Armand-Jean du Plessis de Richelieu
Luigi XIII
Anna d'Austria
Il re sole. Luigi XIV
Piove troppo. Si può dormire con la regina. Luigi XIII
I due uomini più potenti di Francia sono uno di fronte all'altro nel gabinetto di lavoro del re. Il cardinale è avviluppato nel suo manto rosso, ha il volto intenso e scavato, le mani affusolate e ben curate. In questa fine di lugio del 1637 Armand du Plessis, duca di Richelieu, è tormentato dalle angosce per la Guerra dei Trent'anni. Davanti a lui è il suo re: Luigi XIII, di umore mutevole ma dignitoso, pieno di coraggio e plasmato dal senso del dovere, nobile ma privo di quella grazia solenne e di quella magianimità olimpica che caratterizzeranno Luigi XIV. Luigi XIII è sans penache, senza pennacchio, per nulla esibizionista, carico di orgogliosa sicurezza, come dicono i francesi.
La regina Anna d'Austria si reca troppo spesso nell'abbazia di Val-de-Grace, in rue Saint-Jacques. L'ha acquistata molto tempo fa, il 16 maggio 1621, e vi ha sistemato le suore benedettine a lei fedeli, provenienti dal convento di Val-Profond. Sono le reverende madri di Val-de-Grace de Notre-Dame de la Crèche. La sovrana, quando si ritira nel conventom si rifugia in un appartamento d'angolo il cui ingresso è vigilato da un pellicano in pietra. Là dimentica l'Europa lacerata dalla guerra, s'infiamma a leggere le pagine cariche di sensualità mistica di Santa Teresa d'Avila, ma soprattutto cospira. Dopo aver pregato, infatti, scrive in libertà fasci di lettere alla sua famiglia, i reali di Spagna, ma anche alle altre corti d'Europa con le quali intrattiene unaa trama di corrispondenze mirata alla congiura. La badessa, madre Saint-Etienne, nata Luoise de Milly, è della Franca Contea, suddita spagnola. Anna d'Austria è doppiaamente sua sovrana, dunque, in quanto spagnola e in quanto regina di Francia, Louise le fa da <<buca delle lettere>>.
Incaricato di farle arrivare a destinazione è il trentaquattrenne Pierre de la Porte, portamantello della regina, cioè cameriere scelto, originario dell'Angiò. La Porte è l'uomo più fidato su cui può contare la sovrana; le è devotissimo. E' l'unico al corrente della cifra utilizzata per rendere incomprensibili i messaggi. E' lui che da quattro anni, dal 1633 copia le lettere, le sigilla, le porta la segretario dell'ambasciata inglese che le fa uscire dalla Francia.
Nella più recente, Anna ha messo sull'avviso gli spagnoli contro l'arrivo di un monaco una spia che Richelieu ha mandato a Madrid per raccogliere informazioni. Francia e Spagna sono nel pieno di una dura guerra. Perciò i rapporti epistolari di Anna rappresentano un alto tradimento, un'intelligenza coplevole con il nemico.
La Porte viene arrestato e gli vengono sequestrate molte carte. E' il 12 agosto 1637. Tre giorni dopo, festa dell'Assunzione, il cancelliere Pierre Séguier, accompagnato sall'arcivescovo di Parigi, si presenta al convento di Val-de-Grace con la Polizia.
Anna nega ogni colpa e giura sull'ostia sacra che non ha scritto ai suoi parenti né ha complottato contro il cardinale. E' un folle spergiuro. Rendendosi conto di perdere terreno la sovrana ammette alcune colpe veniali per distogliere, l'attenzione dappe più gravi. Ma ora il vero rischio per lei è che, in carcere, La Porte rilasci dichiarazioni che la contraddicano. Bidogna fargli sapere quel che ha detto laa sua padrona. In aiuto di Anna arriva una sua grande amica: Marie de Hautefort, una splendida ventunenne. Rimasta orfana da bambina, Marie era stata allevata dalla noonna, la dama di compagnia prediletta della regina madre, Maria dé Medici, moglie fiorentina di Enrico IV. Nel 1631, a quandici anni Marie, giovane dalla bellezza abbagliante e dal carattere forte, si mise al servizio della regina, ma soprattutto incantò suo figlio Luigi, il re, un trentenne casto o addirittura tendenzialmente omosessuale.
Luigi era malinconico di natura, aveva bisogno di un'amica più che d'un amante, annoiava le donne. Allora Maria curiosamente si era legata molto alla regina, che sulle prime l'aveva guardata con gelosia ma ben presto aveva provato a sua volta simpatia per quell'intrepida, esuberante amazzone. Così il re nel 1635 si era innamorato di un'altra bella ragazza di corte: Louise-Angélique de La Fayette e dunque Marie si era sentita libera di tuffarsi nelle trame della regina, giocando a essere amica di Anna e della sua anima nera, laa splendida e intrigante Marie de Rohan, duchessa di Chevreuse, detta <<la Chevrette>>, la Capretta.
Marie, si traveste da cavaliere, riesce a entrare nella Bastiglia e si mete in contatto con un prigioniero di riguardo: il cavaliere Français de Rochechouart, commendatore di Jarsm che è un fiero nemico del cardinale. Gli consegna una lettera in cui sono riportate le confessioni di Anna.
Neanche la tortura lo condurrà a dire cose diverse da quelle della sovrana. La regina si umilia, ma proclama la propria innoocenza Luigi è dubbioso e la perdona. Graziie alla copertura del fido servitore, la spagnola è salva. Richelieu però, sa benissimo che la sovrana è una spergiura e che cospira con i nemico della Francia in piena guuerra.
In ventidue anni di matimonio - quando la sposò aveva quattordici anni - la sorella di Filippo IV, re di Spagna, non era riuscita a dargli un erede. E i due non si amavani per niente. La regina non era amata neppure dal popolo, la sua influenza e il suo prestigi erano minimi. Un processo infamante per il complotto le avrebbe fatto cadere la corona di testa e l'avrebbe relegata per sempre nell'ombra di un monastero.
Certo lo influenza molto il cardinale, che ha interesse nella loro riconciliazione. Riaavvicinare Luigi ad Anna significa per Richelieu stendere la mano al <<partito spagnolo>>, che è quello della regina, innamorata del proprio paese d'origine. La svolta è pericolosa, ma il cardinale non ha scelta. Se re e regina divorziano non avranno mai un Delfino e la continuità della monarchiaa di Francia sarà interrotta. Abile stratega, Richelieu coltiva un cupo odio per la sovrana, che ha respinto il suo amore, ma decide di salvarla per non naufragare il suo maestoso progetto si Stato.
Con passione e abilità periva la causa della grande peccatrice davanti al re. Luigi acconsente a peredonarla: <<Ma sarà l'ultima volta>>. Per suggellare la propria clemenza promulga addirittura un atto solenne. E per mostrare al popolo che tra loro regna buon armonia, va a trascorrere con lei dieci giorni a Fontainbleu. Il finto idillio è rinforzato da molte buone notizie: vittoria dell'esercito francese a Laeucate di Linguadoca e La Capelle nell'Harmant, e quelle degli alleati svedesi in Olanda.
Anna sa leggere nel cuore dell'odiato consorte, e vede crescere lo spettro del ripudio e l'icubo del monastero. Persino il Papa Gregorio XV, Alessandro Ludovisi, fondatore dellaa congregazione <<de propaganda fide>> per promuovere l'azione missionaria della Chiesa cattolica nel mondo, è intervenuto nel loro ménage, li ha redarguiti e ha intimato loro di fare un figlio. Ma tutto è stato inutile: Anna non ci è riuscita. Ha provocato un primo aborto nel 1622 con imperdonabile leggerezza. Correva spensieratamente per le gallerie del Louvre, inseguendo la perfida istigatrice di tutti gli intrighi, Madame de Chevreuse: è caduta come una ragazzina dispettosa e ha perso il bambino. Un'altra gravidanza si rivelerà sfortunata nel 1630.
Madame de Chevreuse è stata la mente di tutti i suoi disgustosi complotti. Anna sogna di rimanere vedova per poter assumere il titolo di reggente al fianco del fratello di Luigi, il principe Gastone d'orléans, chiamato <<Monsieur>>. Ma il sovrano adesso si distrae con Louise de La Fayette. E' il suo <<angelo>>. il suo <<giglio>>. Se ne invaghisce nel marzo 1635 quando lei ha diciannove anni. Dama di compagnia di Anna, questa giovanetta scontrosa e poco socievole, con la sua sconvolgente bellezza bruna ha turbato Luigi. E a poco a poco sloggia dal suo cuore l'altezzosa, petulante Marie de Hautefort, una bellezza sportiva, oggi diremmo <<casual>>. Louise canta bene, balla con stile, la sua indole felice e solare ha sedotto il re. Luigi non s'innamore facilmente specie delle donne, ma quella dolcezza bruna lo ha stregato.
Richelieu teme gli intrighi di Marie e di conseguenza getta il suo signore nelle braccia di Louise, che è una ragazza saggia, dolce e sottomessa, pia e casta, capace di ascoltare con attenzione le interminabili confidenze del re, che la mette a parte di tutti i suoi cupi umori.
Luigi XIII è più che mai posseduto dall'immagine di Louise. Soltanto il cielo, è degno di accogliere tanta perfezione. E la supplica: <<Vi porterò a Versailles, esigo che siate completamente mia>>. Al che la vergine spaventata si fa un gran segno di croce. Luigi si è pentito. Tetra psicologia di mistico, ora vuol espiare il terribile peccato di desiderio che lo ha ossessionato. Per cui accetta il supremo sacrificio: Louise, per sua volontà, si rinchiuderà in un monastero.
La ragazza, il 19 maggio 1637, si rifugia nel convento delle Figlie della Visitazione, le visitandine, di Sainte-Marie in rue Saint-Antoine a Parigi. E' un ordine fondato da Jeanne-Françoise de Chantal, nonna della marchesa Marie de Rabutin-Chantal, Madame de Sévigné. Il re piange e rimane a letto spossato per cinque giorni. Ma la decisione della pia bellezza è irrevocabile. La novizia non ha ancora compiuto vent'anni.
L'autunno del 1637 è carico di scontento. Dentro il Louvre Anna d'Austria vegeta murata nella sua solitudine. Sa che il suo destino è profondamente incerto. A Versailles il re non è meno cupo. Si tortura tra mille dubbi e, pur essendo giovane, è tormentato da molti mali fisici che i medici di corte curano con abilità. Nel pomeriggio del 5 dicembre, stremato da una giornata di emicranie e furori, decide improvvisamente di consolarsi facendo visita alla sua bella suora. Si sposta da Versailles a Parigi, dove ci sono sia Louise sia la regina, ma non certo per vedere la moglie. Ha avvisato i principi di Condé che passerà da loro a dormire nella tenuta di Saint-Maur, dodici chilometri a sud-est di Parigi. E, secondo l'uso dell'epoca, poiché l'ospite deve servirsi solo dei propri oggetti, si fa precedere nella villa degli amici dal suo letto con le sue lenzuola, dai mobili e dagli arredi della sua stanza, dalle stoviglie della sua tavola e persino dalla sua servitù.
Luigi XIII avanza nell'oscurità del convento. E' un bell'uomo, ha il viso lungo, gli occhi scuri e <<il labbro austriaco>> degli Asburgo che gli viene dalla nonna meterna. Giovanna d'Austria. Con i baffi fieri e il pizzetto, sembra un moschettiere. Ha trentasei anni e l'aria autorevole, ma anche stanca e infelice. E'solito confidare tutto al suo gran ministro, Richelieu, ma non gli racconta queste visite. Il cardinale, ovviamente, ne è informato lo stesso e disapprova l'intimità del sovrano con la noovizia; per dii più sa che lei gli è ferocemente ostile.
Dall'altro lato dell'inferriata appare la giovane donna. Ha gli occhi azzurri di cielo e le s'intravvedono i capelli castani scuri tagliati corti. Il re si avvicina al divisorio e comincia a parlare rapidamente, con inattesa dolcezza. A distanza rispettosa attendono i gentiluomini del seguito. Sanno cosa dice il loro signore ma si impongono di rimanere fuori dalla portata delle voci dei due interlocutori. La grata di un parlatorio non può fermare in alcun modo un <<figlio di Francia>>. Il re potrebbe passare di là e sedersi accanto a Louise. Ma è un uomo assai pio e timorato e si rifiuta di sfruttare il privilegio che gli consentirebbe di valicare quella barriera. Preferisce rimanere dall'altra parte e rivolgersi alla religiosa a voce bassa, con compunto rispetto.
A Louise, Luigi confida tutto: paure, ansie, tormenti, crucci a volte puerili. Anche la novizia parla molto e introduce argomenti che le stanno a cuore. Lo prega di essere più dolce verso la regina, di darle lo stesso affetto che vorrebbe dare a lei. La sovrana merita la sua fiducia, dice la bella Louise: Richelieu no. La timida giovane si assentra nei meandri della politica estera: il re ripudi quella del cardinale, rinneghi l'Olanda protestante e i principi tedeschi; faccia pace con la cattolica casa d'Austria, richiami dall'esilio sua madre. La politica di Louise coincide con la moralità cattolica del convento.
Mentre le ore fuggivano come grani del rosario; è scoppiato un violento temporale: torrenti di pioggia spazzano le strade di Parigi, dai vicoli ancora medievali; il vento soffia sulle lanterne e le spegne; il nevischio turbina nell'aria. Il capitano delle guardie François de Cominges, conte di Guitout, che guida la scorta del re, è stato in guerra con lui a Susa nel 1629. Ma soprattutto è uno dei pochi devoti della regina. E' preoccupato per i reumatismi; i suoi e quelli di Luigi, che soffre normalmente di reumi, gotta e insonnia. Una lunga galoppata sotto quell'acquazzone gli provocherà la febbre.
La sovrana accoglie il marito con il più luminoso dei sorrisi. Anna d'Austria ha trentasette anni, è bella, alta, di forme piene. Ha le mani più bianche e più belle d'Europa. E' vero che lei di solito segue l'uso spagnolo: si mette a tavola alle dieci o alle undici: mentre il re alla francese, lo fa alle sette o alle otto. Ma quella notte Anna ordina la cena presto, per due. Consumano insieme le vivande. i cortigiani sbalorditi non ricordano da anni tanta cordialità tra i due coniugi. Non si vedono da settimane e il re non ha voglia di parlare. L'atmosfera però è serena: Luigi mangia poco ma trova il cibo squisito; Anna fa onore alla sua reputazione di buona forchetta ed è commossa dalle attenzioni del consorte. Da sette anni, come dicono le malelingue di corte e riportano i memorialisti, cioè dall'ultimo aborto del 1630 e dai mesi tempestosi che sono seguiti, non dormono insieme, e la regina ha sempre sofferto perché non riesce ad avere un figlio. E ora �� arrivato il momento di riposare, ma, come Luigi prevedeva, per lui non c'è né camera né giaciglio; così si mette un secondo guanciale nel gran letto matrimoniale della regina, l'unico ampio e confortevole in quel palazzo plumbeo dalle sale gelate.
Con gesti impacciati Luigi indossa il camicione da notte e calza un paio di pantofole azzurre. Il primo cameriere lo ha preceduto nella stanza dove Anna riposa, reggendo una fiaccola che fa riverberare sulle pareti spettrali una luce carica di auspici. E così a Parigi, quella notte del 5 dicembre del 1637, a causa di un temporale, delle premure di una novizia e dell'astuta insistenza di un soldato, il re e la regina dormirono insieme e diedero vita al figlio che sarà il Sole.
Il buon padre Griffet, nel 1768, scrivendo la sua Histoire du règne de Luois XIII, roi de France et de Navarre, annotava: <<Da tutti i monasteri in quell'ora si levarono preghiere>>. Il re si trattiene al Louvre fino all'alba. Anna d'Austria si alza qualche ora più tardi e riceve il superiore dei francescani, esultante: <<Un umile frate del nostro ordine ha appena ricevuto dal cielo un segno che una grazia, e la più attesa, è stata accordata da Dio ai francesi>>. Il 20 gennaio 1638, la <<Gazette>> di Théophraste Ranaudot, uno dei primi giornali importanti d'Europa, sostenitore della politica di Richelieu, dà la favolosa notizia: la regina, dopo ventiduue anni di matrimonio è incinta! E sarà la volta buona.
E' un fulmine a ciel sereno. Principi e grandi del regno si precipitano al castello di Saint-Germanin-en-Laye per presentare le proprie felicitzioni alle loro maestà. Tutti ostentano gioia, ma molti nascondono stupore e stizza. Il più scornato è <<Monisieur>> il fratello di Luigi che aveva sperato seriamente di arrivare al trono. il suo sorriso forzato somiglia a una smorfia cadaverica. Scrive la <<Gazette>> in data 30 gennaio 1638. Tutti i principi, signori e popolo sono venuti a congratularsi con le loro Maestà a Saint-Germain per le loro speranze di un lieto evento del quale, con l'aiuto di Dio, vi daremo notizia presto.
All'assai sbandierata esultanza della nazione non corrisponde alcun moto di commozione o alcun gesto di tenerezza fra i due sposi. Si direbbe anzi che sulla testa di Anna si addensino nubi ancora più minacciose. Marie de Hautefort, che le è profondamente devota, trema di paura. Sa che la gravidanza sarà assai diffciile e moltiplica gli sforzi per tenere l'amata regina al riparo da ogni tempesta. Le è ben noto che il re è sempre molto sensibile alla sua bellezza e al suo spirito vibrante, spavaldo di donna del Périgord. La dea dell'amore della Francia è sempre lei, per unanime riconoscimento popolare. Lo dice persino una poesia: Hautefort la meraviglia di Luigi tutti i sensi risveglia quando sulla bocca vermiglia le compare un sorriso.
Luigi quando la trova, non manca mai di affliggerla con tediosissimi racconti di caccia. Marie pensa al bene che può venirne ad Anna e si adatta a quella noia mortale. Il suo sacrificio è però vano. A tre mesi dal concepimento Luigi e Anna si sono rimessi a litigare. I gentiluomini, le donne e i servitori assistono allibiti a quella doccia scozzese: teneri baci, complimenti, civetterie e giochi di società sono seguiti all'improvviso da insulti immotivati, scenate, rimbrotti e confessioni. Richelieu va tenuto al corrente ora per ora dalle sue spie di queste battaglie coniugali. Dovrebbe occuparsi solo della Guerra dei Trent'anni, invece è impegnato a mediare tra due sposi che si odiano. Il 22 aprile Anna segna un punto a suo favore: annuncia di aver sentito muoversi e scalciare nel suo grembo <<il frutto regale>>. Il popolo si emoziona per questo bagliore di vita più che per la contemporanea conquista militare della Guadalupa. Luigi vuol mostrare la sua magnanimità e ordina di festeggiare l'evento con una gran festa all'arsenale. L'ermellino solenne e la veste scralatta del cardinale fendono la folla in delirio: Richelieu segue con occhio di falco l'esplosione dei fuochi d'artificio e vi legge un presagio: <<Sarà maschio>>.
Il 19 agosto un messaggio urgentissimo dei medici, richiama Luigi a Parigi. Luigi torna a spron battuto, sperando che il bimbo, atteso per il 15, sia finalmente nato, ma con sommo disappunto vede che non è successo niente. Per il lieto evento c'è ancora tempo. E allora il re scrive subito al cardinale Ruchelieu una lettera che rivela in pieno i suoi pregiudizi contro le donne: Avrei preferito non arrivare a Parigi in anticipo ed essere ancora in Piccardia. Domani, 20 agosto, andrò a Versailles e vi resterò due o tre giorni. Mi hanno dato notizie sbagliate. Ho scoperto che il sesso femminile è totalmente sprovvisto di buonsenso ma in compenso è sommamente imepertinente. Mi ha infastidito il fatto che la regina non abbia ancora partorito perché questo mi preclude la possibilità di tornare in Piccardia, se lo ritenete giusto, o altrove. Andrei dovunque pur di essere fuori portata di tutte queste abominevoli femmine.
Il luogo scelto per il grande evento è il castello reale di Saint-Germain-en-Laye, ventun chilometri a ovest di Parigi. Dimora di re di Francia fin dai primi Capeti, è stata la residenza reale più frequentata di Enrico IV, insidiata poi da Versailles. Molte ragioni spiegano questa predilezione: il maniero è a sole tre ore di cavallo dalla capitale, è un luogo di vertiginosa bellezza in un pianoro che strapiomba sulla valle della Senna, offre foreste, selvaggina, salubre aria di campagna, ed è custodito come una fortezza.
E' il 5 settembre 1638, domenica mattina. La natura è più precisa dei medici. Sono trascorsi esattamente nove mesi da quell'imprevista notte d'amore tra il re e la regina, e il ciambellano trafelato corre dal re: <<Maestà, la regina ha le doglie!>>. E' un frenetico accorrere di potenti attorno al letto regale: i principi del sangue; le grandi dame buttate giù dal letto, la contessa di Soissons, che ha sposato Tommaso Francesco di Savoia, principe di Carignano; la duchessa di Vendome, rappresentante della più grande famiglia aristocratica di Francia; la connestabile di Montomorency, orgoglio di una casa che darà quattro marescialli alla Francia; Marie-Catherine de La Rochefoucauld marchesa di Sénécé, che sarà la seconda governante di Luigi XIV. Il fratello del re Gastone d'Orléans, <<Monsieur>>, torce il collo come a difendersi da un sopruso. Il parto si presenta subito difficile. Gli occhi sbarrati dei cortigiani svelano che si teme per la vita della regina. Il vescovo di Lisieux, Philippe de Cospéan, le fa sentire per due volte la messa, per porla saldamente sotto la protezione di Dio. Marie de Hautefort, letteralmente terrorizzata, piange in silenzio in un angolo della stanza dove la sua amica soffre. La giovane manifesta finalmente tutto il suo disprezzo per Luigi XIII, che a suo giudizio non si mostra abbastanza trepidante per la sorte della sposa. <<Volete che si salvi il bambino sacrificandola?>> grida Marie indignata e disperata. <<Avrete modo di rimpiangere la madre!>>. Ma il cielo ha disposto diversamente. Sono le 11.45 o, secondo altri documenti, le 11.22 del 5 settembre 1638. La levatrice Madame Péronne solleva in alto un corpicino rosato tutto umido che pesa poco più di quattro chili e lo presenta trionfalmente al sovrano e alla corte. E' un maschio ed è colui che sarà il Re Sole, il dominatore dell'Europa del Seicento, il creatore dello Stato assoluto. Tanta responsabilità per un esserino gocciolante. E' Madame de Sénécé la prima a lanciare un grido profetico: <<E' un Delfino>>.
La campana di Notre-Dame suona a distesa: il cannone tuona centoventuno volte. Cinquanta corrieri fanno schiattare i loro destrieri galoppando a spron battuto per portare la grande notizia in ogni angolo della Francia. Luigi contrariamente alla sua natura cupa, è pazo di gioia: s'inginocchia davanti all'altare della cappella reale, rende grazie al cielo, ma, disumano come sempre, non accenna ad alcun gesto affettuoso verso la moglie, <<Dovemmo spingerlo a viva forza>> racconta un cortigiano <<perché si avvicinasse al letto e la baciasse>>. La levatrice, Madame Péronne, gli proge il figlio e orgogliosamente gli fa notae che il bambino è nato con due denti. Nella <<Gazette>> di Théophraste Renaudot, fondatore del giornalismo, appare così la notizia: Questa nostra virtuosa regina doopo un travaglio di alcune ore ha parorito oggi 5 settembre, 1638, poco prima di mezziogiorno nel Castello Nuovo di Saint-Germain-en-Laye mettendo al mondo un principe che la bellezze e la compita armonia di tutte le parti del suo corpo con rendono meno amabile di quel maschio vigore che riluce già attraverso le sue membra infantili.
Il Delfino viene battezzato sotto condizione (non è ancora il battesimo ufficiale) dal vescovo di Meaux, Monsignor Dominique Séguier, primo cappellano del re, che gli versa sul capo alcune gocce di acqua benedetta per fare di lui un cristiano. Solo al battesimo definitivo riceverà l'intera sfilza di nomi, per ora viene chiamato semplicemente Luigi. Elizabeth de La Giraudière gli proge il seno opulento e l'infante regale succhia animosamente. Françoise de Souvré, marchesa di Lansac, regge il prezioso fardello e lo riporta negli appartamenti reali. Ai lati della galleria trionfa una gran festa di rosso e di oro. I mitici moschettieri del re, il corpo di d'Artagnan, aitanti nella divisa scarlatta e fieri del gagliardo pennacchio, presentano le spade luccicanti. In quel momento Louis <<Dieu donné>>, Luigi dato da Dio, così detto per la sua nascita non più attesa e quasi miracolosa, per la prima volta passa in rivista dei soldati.
Il re ha ordinato che il suo popolo sofoghi la gioia in una festa grande. Per tre giorni nelle vie e nelle piazze si susseguono danze e concerti: la notte è percorsa da vividi bagliori, i falò rischiarano il passaggio dei carri di trionfo, si distribuiscono prosciutto e paté, si migliora l'illuminazione. Nel cielo sopra la mitica place de Gréve, i fuochi artificiali disegnano una roccia con la sommità avvolta da nubi attraversate dai raggi del sol levante.
Fra i quattordici antenati più vicini, tutti, meno due, hanno cinto la corona. Nella linea ci sono gli imperatori Carlo V e Massimiliano d'Asburgo. Dai Medici (anche Caterina, moglie di Enrico V, è tra le sue ascendenti) Luigi eredita il gusto delle arti e una disposizione alla raffinata violenza. Il sangue degli asburgo gli viene dalla madre, Anna d'Austria, figlia di due Asburgo e anche della nonna, Maria dé Medici, figlia dell'arciduchessa Giovanna d'Austria. Il sangue dei Borboni gli viene dal nonno Enrico IV. Eredita il carattere dei Borboni: gaio, <<fisico>>, aperto, sensuale, amante della vita. Mentre gli Asburgo tendono ad essere chiusi e introversi, cupi e gretti, portati alla bigotteria religiosa.
L'astrologo reale, Michel-Jean-Baptiste-Morin commentò che il bambino era nato sotto il segno della Vergine: una splendida coincidenza, perché Anna d'Austria era assai devota alla Madonna. Si notò subito che il bimbo sfoggiava un gagliardo appetito, una caratteristica dei Borboni, eccezionale in Enrico IV, che piacque moltissimo alla corte e al popolo. La regina si affrettò a far fare l'orscopo anche da uun certo Campanella, che era stato prigioniero dell'Inquisizione. In quest'occasione il mago ebbe modo di esaminare in delfino tutto nudo: questo ragazzo sarà lussurioso come enrico IV e assai superbo. Regnerà a lungo e con fatica, tuttavia felicemente. Alla fine ci sarà grande confusione nella religione e nell'impero.
C'è un mistero in quella nascita inopinata, si sussurra nel 1638 nella maligna Perigi. E se il Re Sole fosse un bastardo, un dono artificiale dovuto all'ennesima macchinazione della regina? Un'incauta vox populi che il padre possa essere il duca di Buckingham o Antonio di Borbone, conte di Moret, uno dei fratelli <<bastardi>> di Luigi XIII. Ma il miracolo sarebbe davvero tale, in quanto i due gentiluomini sonoo morti ben prima che Luigi sia stato concepito. E se fosse Giulio Mazzarino? George Pagés, in un libro del 1939, La guerre de Trente Ans, sostiene che al tempo della Fronda Anna d'Austria e il cardinale si batterono epicamente per il piccolo Luigi XIV: naturale difendevano il trono di... loro figlio! Favole. Mazzarino, nell'autunno 1637, era ancora in Italia. Arrivò alla corte di Francia soltanto il 5 gennaio 1640, quando Luigi aveva un anno e mezzo.
La Storia si vendicò delle intenzioni recondite di chi aveva spinto per questa nascita. C'erano in giro molti nemici del cardinale: dalla novizia Louise de La Fayette all'impetuosa Marie de Hautefort alla regina stessa. Queste persone erano convinte che, da una riconciliazione tra moglie e marito, il potente ministro sarebbe uscito danneggiato. Non doveva andare così. Richelieu attribuì alla riappacificazione dei suoi padroni e la nascita del Delfino proprio alle sue arti diplomatiche e ne uscì più potente che mai, surclassando il <<partito spagnolo>> dei suoi nemici.
Nel 1637-38 Luigi XIII e Richelieu entrambi in pessima salute, sarebbero morti presto, ma erano consapevoli di avere messo in moto un grande progetto, un'idea modern di Stato, di centralità amministrativa e di conquista dell'Europa. Tutto questo era destinato a sopravvivere alle loro esistenze mortali
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Giorno 1 - 5 Gennaio 2017
Le idee sono stese, la fanfiction avrà come protagonisti Simone Giannelli e Filippo Lanza, i “tipici” protagonisti per queste storie, e sarà strutturata come quelle che vanno particolarmente di moda ora, stile social media e quello scelto è Twitter.
Presa ispirazione da una fanfiction già presente sul sito Arianna si dedica alla stesura del capitolo, mentre Bruna si dedica alla creazione della copertina e delle varie immagini dei finti tweet.
La prima parte della storia, il prologo, viene pubblicata la sera stessa e non riceve subito molte attenzioni. Solo qualche ragazza imbattutosi in essa - probabilmente dopo aver cercato per noia sotto il tag della pallavolo - mette qualche timida stellina, e anche un’altra ragazza avvisata dell’esperimento inizia a seguirla.
Non proprio un inizio col botto.
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Mondo Uomo November/December 1996 photos Nadir styling Filippo La Bruna
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Filippo la Bruna
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