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Fiera Nazionale Vercelli in Vino: Due Giorni di Degustazioni e Cultura Enologica a Vercelli Fiere
Oltre 200 Etichette di Vini da Tutta Italia, Masterclass, Area Food e Degustazioni Illimitate il 9 e 10 Novembre a Caresanablot (VC)
Oltre 200 Etichette di Vini da Tutta Italia, Masterclass, Area Food e Degustazioni Illimitate il 9 e 10 Novembre a Caresanablot (VC) La Fiera Nazionale Vercelli in Vino si terrà il 9 e 10 novembre 2024 presso Vercelli Fiere, in Via Vecchia per Olcenengo 9 a Caresanablot (VC), un evento imperdibile per tutti gli amanti del vino e della buona tavola. Organizzata da Arte del Vino Eventi&Fiere, la…
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Tumbrl ha deciso di abbandonarmi al secondo giorno di festival ma who cares. Ho dormito in media 4 ore a notte, bevuto troppi bicchieri di vino e fumato abbastanza. Lo rifarei subito. Ho passato le serate a cena con gente dello spettacolo, Alice Rohrwacher che mi ha voluta assolutamente all’aperitivo con lei per poi chiedermi di farci una birretta assieme a fine serata. Terry Gilliam che mi racconta del suo prossimo film. Il gioco di Letterboxd con Lone Scherfig, io e Barbara Ronchi che parliamo della bellezza di Roma ad agosto e delle mie vacanze, portare Olivier Assayas a visitare la pinacoteca, solo noi due, Labadessa che manda vocali a mia madre, un messaggio su whatsapp di Milena Mancini che mi ringrazia. Forse una proposta di lavoro con Milena e Vinicio Marchioni. Essere già confermata per il prossimo anno come direttrice dell’organizzazione e non più produzione (means più soldi). Sapere veramente di aver fatto bene il proprio lavoro e averne la conferma dallo staff, dal direttore artistico, dagli ospiti che mi scrivono, dall’essere invitata come ospite al festival del cinema a Roma. Sono tornata stanca, ma sono tornata sapendo che da questo momento si apre un’altra strada, sono fiera di me e di quello che sto raggiungendo, DA SOLA. Senza alcuna raccomandazione, senza alcuna spintarella, solo ed esclusivamente io.
Ora ho bisogno di 3 giorni di sonno, ma va bene così
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" Il fabbricante di scale ha la sua bottega addossata a un'antica chiesetta romanica del Duecento ormai prossima a crollare completamente. Fabbrica scale da sempre, il mestiere lo ha imparato dal padre, il padre dal nonno e cosí via, come sempre capita per questi lavori artigiani. Costruisce scale fino a 34 gradini, per gli alberi più alti, specialmente per gli ulivi giganteschi nella zona di Ostuni, di Monopoli. La scala media più usata è quella a 20 gradini. La maggior quantità di scale viene venduta in occasione di fiere e mercati. La fiera più importante della zona avviene proprio qui a Modugno, in paese, nel mese di novembre. Un'altra fiera importante la fanno ad Acquaviva delle Fonti. Ma quella di Modugno è piú importante perché cade di novembre, il mese di piena per la raccolta delle ulive.
Il legno più usato è il castagno e l'abete. È un lavoro che è rimasto, salvo in qualche fase, essenzialmente manuale. Adesso i fori alle fiancate laterali della scala dove vengono fissati i pioli, vengono fatti a macchina. I pioli vengono prima fissati ad una fiancata della scala battendoli forte con l'ascia, ma prima bisogna avere l'accortezza di bagnare la punta del piolo nell'acqua, cosi l'accoppiata viene piú forte. Poi si mette l'altra fiancata della scala e, messi i pioli nei dovuti fori, si procede a fissarli definitivamente coi lavoro di inchiodatura. Alla fine la scala viene rifinita con la raspa e con un attrezzo, formato da una lama tenuta da due manici. Poi mi confida: "Caro amico, è un lavoro duro il mio, specialmente per me che debbo lavorare in questa bottega povera. L'interno è troppo piccolo e mi tocca lavorare estate ed inverno sotto questa tettoia. Lavorare nelle stagioni buone qui sotto è una delizia ma l'inverno fa molto freddo. Con questo lavoro guadagno abbastanza, però non sono riuscito a arricchirmi perché lavoro onestamente. Il cliente lo voglio trattare bene. Ma sono soddisfatto lo stesso. Tra poco debbo partire per una fiera a Gravina e sono contento perché vado a svagarmi un poco. Caricato il camioncino di scale, parto in compagnia di un buon panino e di un fiasco, di vino. Ricordo quando ero piccolo e viveva la buonanima di mio padre, si partiva a notte fonda, con il traino, per arrivare alla fiera ci si metteva piú tempo ma ci si divertiva di piú per la strada. "
Tommaso Di Ciaula, Prima l'amaro e poi il dolce. Amore e altri mestieri, Feltrinelli (collana Franchi Narratori, n° 33), 1981¹; pp. 53-54.
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Ho aperto una bottiglia di vino, non lo facevo da settimane.
Ho aperto una bottiglia di vino perché scrivere questa consegna m’irretisce: che ne so, io, del futuro? Che ne so, io, del mio, di futuro?
La mia psicologa m’ha detto di pormi domande anche fuori dalla stanza delle parole; allora, mi chiedo: sarà sempre così? Avrò sempre bisogno dell’ausilio di uno stato psicofisico alterato per guardarmi dentro? Per scovarmi?
Dove sono finita?
Non sarà poesia questa volta, se poesia possiamo definire quelle masse informi delle volte scorse. Non sarà logico, razionale, non seguirà un andamento lineare: questa sono io che scrivo di getto un flusso di coscienza che odierò dover rileggere per editare.
Probabilmente lo lascerò così: grezzo, magmatico, inusuale.
Io non so neanche cosa sia, il futuro. Treccani m’informa: futuro è
s. m. Il tempo che verrà o gli avvenimenti che in esso si succederanno.
Il tempo che verrà. Quando verrà?
Io procrastino il mio futuro, lo faccio da anni: congelata per decenni nello stato della studentessa che non vuole crescere, divenire adulta.
Il tempo che verrà, gli avvenimenti che in esso si succederanno:
allora il futuro è anche questo momento? Questo preciso ed esatto istante?
Il mio futuro di oggi prevede la sopravvivenza a questa giornata logorante, solitaria, alcolica, per poter andare a lavorare, poi, alle 23, staccare alle 3, andare a dormire.
È questo il mio futuro? È questo quello che mi aspetta una volta uscita dal nido sicuro, limbo lenitivo, che è la Holden?
Per anni ho procrastinato la mia laurea perché l’idea di lasciare la calda certezza dell’Università mi dilaniava.
Ora mi sono laureata, ma non l’ho fatto prima d’aver trovato già un morbido rimpiazzo.
Questa scuola.
Con le sue pareti dai colori caldi, i divanetti nei corridoi. Le consegne che ti obbligano a guardarti allo specchio. Mi viene in mente Elisa, di Menzogna e sortilegio:
E mi aggrappo agli specchi per ritrovarmi. Per non dissolvermi.
Come Elisa
Medusa
Fluttuo nell'aria e
L'avvolgo
Questa stanza è piena di me;
In me
L'aria. -
si guardava allo specchio e lo specchio le rifletteva l’immagine informe di una medusa incorporea. Questo sono anch’io: non ho contorni, non ho definizioni, non mi lascio incasellare: sono magma, come lo è la mia scrittura schizofrenica; sono fluido, informe e scrosciante, flusso che pretende di divenire, vento che soffia frusciante.
L’eterno ritorno.
Futuro, il tempo che verrà o gli avvenimenti che in esso si succederanno. Io, nel mio futuro, voglio vivere. Nel mio futuro è la vita che voglio: è la tenacia, l’ostinata, imperitura, tenacia di vivere che voglio, nel mio futuro.
Sarebbe troppo semplice scrivere il manifesto politico e indignato: oh, sì, il pianeta va in fiamme; le disuguaglianze? Non c’è modo alcuno di eliminarle; il lavoro è precario, il lavoro fa schifo – sono una fiera anti-lavorista impenitente – come si può metter su famiglia in uno scenario apocalittico tale? Apocalittico ‘sto cazzo: questo è il nostro presente. Ma, poi, io voglio davvero mettere su famiglia?
Io,
nel mio futuro,
voglio vivere.
E nel mio presente io mi domando, mi imploro persino: Federica, risolvi te stessa, perché sei dipendente da ogni dipendenza, e cerchi costantemente la sofferenza perché altrimenti non senti niente; e tu devi sentire, devi sentire di esistere e non solo esistere;
Federica tu vuoi vivere e non semplicemente esistere.
Come si fa, allora, ad immaginare un futuro se è già il presente ad essere così precario?
Futuro. Il tempo che verrà o gli avvenimenti che in esso si succederanno. Talvolta ho desiderato non ci fosse alcun futuro per me. Talvolta, guidando, un pensiero intrusivo ha tentato d’ammaliarmi: non frenare, continua così, col pedale schiacciato sull’acceleratore, ai 100 all’ora contro quell’albero: in fondo, che hai da perdere?
Niente.
Sono qui.
Quel pensiero intrusivo sono sempre riuscita a riporlo in un cassetto.
Chiuso a chiave,
due mandate,
per sicurezza. Quanto m’ha spaventato, quanto ancora mi spaventa quando tenta, con le sue lunghe dita affusolate, d’aprirsi un varco nel mio conscio.
Ma io è vivere che voglio.
Nel mio futuro, è vivere che voglio
Fanculo al mondo che cade a pezzi: non riesco a tenere insieme neanche me stessa.
Fanculo al mondo che brucia: io ho bisogno del fuoco per sentirmi esistere.
Fanculo alle ingiustizie: di cosa scriverei, se questo mondo indecente fosse perfetto?
E, poi, di cosa parlerei, se io fossi una persona risolta?
Futuro: Il tempo che verrà o gli avvenimenti che in esso si succederanno.
Io nel mio futuro voglio succedermi.
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va tutto benissimo, sono l’una e mezza sono tornato a casa da una fiera del vino, di conseguenza sono poco sobrio, e sto guardando video di ciancianguilla su yt
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Non ho più scritto nulla su questa pagina. Anni e anni di silenzio e di parole ingoiate, anni di cambiamenti, di risate e lacrime. La vita ha continuato a scorrere ed io con lei. E son diventata un'altra e ho incontrato altri mille volti, visto infiniti tramonti e solcato mari, abbracciato corpi, incrociato occhi. Ma non ho più scritto nulla qui.
Fino ad oggi.
Hosseini aveva ragione quando diceva che non si può scappare dal passato, o almeno non per sempre. E' buffo quando in due occhi castani ritrovi la vita che hai vissuto e tanto a lungo dimenticato. E' buffo come, alle volte, quello che pensavi di aver dimenticato era solo lì, in un cassetto del tuo cuore, pronto a riemergere. E' buffo pensare a come due persone che hanno condiviso una vita, un tempo, possano essere diventate estranee e quanta vita ci sia stata tra loro.
Mi sono resa conto che questa pagina, i miei pensieri, erano dedicati esclusivamente a lui. E tornare indietro nel tempo per dieci minuti, mi ha frantumato e riempito il cuore. Ho sorriso pensando a quante parole ci siamo detti, a quante promesse ci siamo fatti, quante lettere ci siamo scritti e quanti pensieri e canzoni ci siamo dedicati. Ho sospirato pensando a come eravamo giovani e immaturi, incapaci di gestire quello che eravamo, o, quantomeno, a quanto io fossi incapace di gestire quella che sono. Beh, quella parte non è cambiata.
Però è cambiato il resto... non siamo più ragazzini, ognuno ha continuato per la sua strada e fa incredibilmente sorridere come sia diventata la stessa strada. "Vorrei fare il dentista" mi diceva e ridevamo pensando che con me medico, saremmo stati, in qualche modo, colleghi. Non so se ridere o piangere al pensiero che tutti e due, probabilmente, diventeremo avvocati. E come le nostre vite abbiano viaggiato distanti, ma parallele. C'è qualcosa di poetico in questo. Guardandolo mi sono trovata a pensare: chissa chi è, chissà cosa gli piace ora, chissà cosa lo fa ridere o piangere, chissà se qualcuno lo ama o se si ricorda dei momenti passati... Un sacco di chissà, assolutamente inutili per la persona che sono adesso, ma che mi hanno ricordato quanto intensamente ho vissuto le emozioni con lui, senza che arrivassero da nessuna parte, ma ci sono state...e non si cancellano, per quanto si tenti di farlo.
Non avevo mai pensato che a questa persona ho lasciato di me più di quanto abbia mai avuto il coraggio di ammettere. Forse l'ho avuto oggi, questo coraggio; il coraggio di dirmi, dal profondo del cuore che lui per me è stato importante, anche se sembra la storia di un film visto un milione di anni fa.
Vederci così, diversi, cresciuti, mi ha reso fiera di noi, anche se separati. Mi ha fatto sussurrare: "quanta strada abbiamo fatto". E mi ha fatto sperare che quei ragazzi che eravamo, siano ancora vivi da qualche parte dentro di noi. Mi ha fatto sperare che lui sia amato e che realizzi i suoi sogni, che torni a Roma se è quello che vuole ancora e che abbia il cuore pieno di risate e di buon vino, che possa vedere il mondo con gli occhi di chi lo vede per la prima volta, che sia in grado di stupirsi delle piccole cose...ma mi ha fatto anche segretamente desiderare che nessuna, mai, riceva una lettera come quella che ha scritto a me.
E se fossimo quelli che eravamo allora mi guarderebbe e mi direbbe, sospirando sconsolato: “sei proprio un’idiota”. E io ridendo risponderei: “sono proprio un’idiota.”
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Scriviamo qualcosa di diverso. Ho 27 anni che per molti sei ancora bambina per altri una ragazza per altri quasi donna ... Io posso dire che non importa cosa pensano gli altri ,cio che so è che a 27 anni vedermi leggere un libro sorseggiando del gin-tonic all'arancia con di fianco il mio gatto e il mio cane ... In casa MIA , è un traguardo unico e importante . Nessuno mi ha mai regalato niente in molti mi hanno abbandonata quando più ne avevo bisogno ! E invece eccomi qua .. cambiando paese ,lavori, città ! Imparando nuove lingue e culture ,conoscendo persone , ogni tanto sentendomi anche sola ... La forza che ho avuto per affrontare tante cose solo io lo so ,ma sono fiera di essere chi sono ..sono felice di aver perso tante persone che ritenevo "mie amiche" , sono orgogliosa di potermi svegliare la mattina e sentirmi bene con me stessa ! Certo non dico di non aver mai sbagliato,ne ho fatti di errori , ma mi hanno aiutato a essere chi sono ora .. a sbatterci la faccia ,come si dice .. E non è fare la vittima è dire Grazie!!! Di errori ne farò ancora ,la strada è ancora lunga e le salite saranno tante , ma ho gambe forti e una testa dura ... Affronterò qualsiasi cosa col coraggio che ho sempre avuto e la determinazione che mi ha sempre contraddistinto! .
Sono pur sempre Bilancia 💪
Ci tenevo a scrivere qualcosa di vero , basta scrivere stronzate copiate da internet.. se dobbiamo scrivere scriviamo ogni tanto col cuore , leggiamo un libro ,sorseggiamo un buon vino ascoltando buona musica che trasmetta qualcosa non roba banale.
Di roba banale è già pieno il mondo ...
Siate diversi cazzo!
Perle di me ventisettenne... A trent'anni scrivo il romanzo .
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Ieri sera ho comprato un nuovo posacenere, gettando nel vetro quel piccolo barattolino che, in precedenza, conteneva il pesto verdissimo fatto da nonno. E molto fiera del mio acquisto, come se avessi vinto un oscar, lo guardavo orgogliosa. Un nuovo oggetto che si fa spazio in questa camera di un appartamento periferico in affitto. Pensavo a quanto sia stato importante per me crearmi questo Spazio solo mio, con all'interno tutto ciò che mi appartiene, tutto ciò che sono. L'infinità dei libri sulle mensole, tra cui i libri che ho usato per scrivere la mia tesi un anno fa, calamite regalate da qualcuno che c'è ancora o che non fa più quasi parte della mia vita, foto sulle pareti come a ricordarmi quali sono, per me, i momenti in cui sono stata felice o mi sono sentita leggera o ancora le persone per cui vale la pena. Ho sempre voluto avere uno Spazio tutto mio in cui sentirmi a casa, accolta. Uno spazio in cui poter sentire che quello che mi circonda non mi sta collassando addosso insieme alle pareti bianche. Ricordo ancora quel novembre di anni fa, quando vivevo in Puglia e nella mia stanza mi guardavo intorno e tutto sembrava volermi annientare. Tutti gli oggetti che popolavano la mia stanza sembravano perdere di senso, svuotarsi della propria essenza e iniziavano a fluttuare per aria. Io perdevo il contatto con il mio corpo, con la terra sotto i miei piedi, con la realtà. Più di un anno fa, iniziando terapia, ho capito che tutti quei fenomeni avevano un nome specifico. Non che io abbia mai voluto dare un nome necessariamente. Ho capito che non voglio neppure farmacologizzare la realtà.
Adesso questa camera che mi vive, giorno e notte, è la mia casa, il mio Spazio non più minaccioso. Ogni tanto vorrei dimenticare ciò che è stato, vorrei che quella me di anni fa, avesse vissuto la sua adolescenza in modo diverso. Ma in fondo ciò che conta davvero, non è tanto dimenticare, perché non voglio neanche farlo, ma è saper convivere con quello che si è stati e ripartire di là. Ma magari, ogni tanto, ci si può dimenticare un po' di se stessi, in una bella bottiglia di vino rosso.
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Velad y Orad...
Lea: Marcos 14:26-52
Vino luego y los halló durmiendo, y dijo a Pedro: ―Simón, ¿duermes? ¿No has podido velar una hora? Velad y orad para que no entreís en tentación; el espíritu a la verdad está dispuesto, pero la carne es débil. Marcos 14:37-38
El enemigo tiene poco que luchar con Pedro. No es ni siquiera necesario amenazarle con echarle a los leones o con quemarle en la estaca. Su resolución se desmorona por el simple medio de hacer que se sienta demasiado soñoliento como para orar. Eso es todo, y esa tremenda determinación de la voluntad, esa firme resolución, se disuelve, y Pedro es tan débil como masilla cuando llega el momento. Está débil porque le falta la fuerza de la oración. El demonio no tuvo más que hacer que sintiese sueño, eso es todo. Estoy seguro de que este fue un ataque satánico. La espada que estaba blandiendo Jehová, que hizo daño y angustió al Hijo de Dios, estaba ahora afectando a los discípulos, y se le permitió a Satanás aparecer como un furtivo hombre de arena que hace que los ojos sientan sueño, de modo que se quedaron dormidos en lugar de orar.
Jesús analiza la situación. Viene y les encuentra, y hay casi una nota de humor en esta situación. Después de haberles despertado, les dice a estos discípulos: “Pedro, ¿no has podido mantenerte despierto ni siquiera una hora? ¿No has podido resolver la fiera determinación para que durase por lo menos ese tiempo?”. Luego nos dice por qué Pedro no lo consiguió: “El espíritu está dispuesto, Pedro. Conozco tu corazón y sé que me amas. Tu espíritu está perfectamente dispuesto, pero, Pedro, has dependido de tu carne, y la carne es débil”.
Todos hemos sentido esto, ¿no es cierto? Se nos ha pedido que hagamos algo, y decimos: “El espíritu está dispuesto, pero la carne está lista para el fin de semana”. La carne es débil. Ese sentido humano de independencia, la confianza que tenemos en nosotros mismos, es siempre débil a la hora de ser sometido a prueba. No puede soportar la prueba. Este es el análisis que Jesús hace del problema de Pedro. La clave es la oración. Si Pedro, teniendo sueño y sintiéndose débil, hubiese seguido el ejemplo de Jesús y hubiese decidido confiar en el Padre y le hubiese dicho cuál era su problema, el Padre le hubiera ayudado, y él no hubiese negado al Señor.
Es nuestra debilidad la que es nuestra seguridad, no nuestra fortaleza. Es por eso que yo no me siento terriblemente impresionado cuando los jóvenes me dicen lo mucho que van a hacer por Dios y lo seguros que están de que pueden realizarlo hasta el fin. Yo he aprendido, por triste experiencia en mi propia vida, así como por el testimonio de las Escrituras, que a la hora de la prueba esta confianza en mí mismo desaparecerá por completo. Pero yo tengo confianza en el hombre o la mujer que dice: “Me siento asustado. No creo poder hacer esto, pero voy a intentarlo porque Dios me dice que lo haga. Estoy poniendo mis ojos en Él para que me fortalezca”.
Padre, abre mis ojos y mi corazón para que entienda que aparte de Ti no puedo hacer nada. Tú eres el Pastor en quien puedo confiar, a quien puedo acudir en la hora de la angustia y encontrar las fuerzas para hacer lo que Tú me estás llamando a hacer.
Aplicación a la vida:
¿Suponemos nosotros que seguimos obedientemente a Jesús gracias a nuestra propia seudo-energía humana y nuestros inadecuados recursos? ¿Por qué es la oración una necesidad urgente para este viaje de fe?
(Ray Stedman).
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Miti, demoni e famiglia
E’ da un paio di anni che non riesco più a stare serena con la mia famiglia. C’è un’atmosfera intollerabile per me. Niente di grosso succede, ma tante parole, tante pose, tante arie che mi feriscono come punte di aghi incandescenti. Mi detesto per questo, perchè vorrei solo saperli amare senza giudizio. Mi sento così distante, come in uno spazio siderale sola con le mie idee e il mio sdegno. Ma chi mi credo di essere? Sto zitta, mangio, cerco di raggiungere la Terra e riconnettermi con il calore della casa. Però, vorrei spiegarmi, tentare anche di difendermi dalle accuse che mi rivolgo. C’è questo mio cugino, E., 40 anni circa, un imprenditore, sposato con una ragazza straniera che ha salvato dal suo contesto socio-familiare, in realtà stanno insieme da parecchi anni e lei gli è devota come ad un re. Lui le compra i vestiti, lo smalto, le scarpe.. scelgo tutto io -dice- si, io non mi so proprio vestire -si sente lei dall’altro capo della tavola- Intanto io penso hai mai potuto decidere cara? Lui è ovviamente un intenditore di cibo, vino biologico, formaggi pregiati, champagne, vestiti, viaggi, prodotti artigianali, ristoranti e lei cucina da dio, dunque, ad ogni festività si occupano loro di tutto, portando cose gourmet che lui spiega con grande carisma. Ah! E. grazie, tutto buonissimo! Sei eccezionale, riesci a far star bene tutti E lui osserva tutto e tutti, riempie i calici, chiede se piace la roba e poi manco ti fa finire di parlare e ti da altre notizie. Oh si, si sente proprio questa nota di sottobosco nel vino, incredibile! ............. Bene, a me sembra un cazzo di burattinaio. Sotto questa maschera da benefattore, filantropo, zen del cazzo mi sembra solo uno che è terrorizzato di farsi vedere e vedersi per ciò che è, un cazzo di essere umano come tutti noi. E nessuno pare accorgersi di tutte queste piccole violenze che si nascondono dietro questa opulente generosità. .............. Parlavo con mia madre e con lui della psicoterapia. Ovviamente, lui ne parlava come se fosse il suo mestiere. Io non riuscivo a dire più di tre parole senza essere che mi interrompesse. Certo che ho fatto terapia, ben cinque anni, poi il terapeuta mi ha detto che ho tutti gli strumenti e le consapevolezze.. Faccio l’errore di parlare della mia terapia, di cui sono fiera e timida. E racconto che l’ho iniziata da piccola e ho ripreso ora con l’inizio della specializzazione in psichiatria e lui, acceso come da un lampo, Ma scusa quindi da quanti anni la fai? -d’improvviso curioso- Beh saranno ** anni.. in maniera disc-- AH! Ma come -con un risolino- ancora non hai trovato la chiave? A n c o r a non hai trovato l a c h i a v e ? -mi sento sprofondare dalla vergogna- Ancora non controlli le tue emozioni, sai quello è un fatto di auto-analisi, consapevolezze........ ......
....
Io, graffiata in pieno viso, ho tentato di difendermi. Come se avessi dovuto difendere chi sono! Perchè mi ero sentita umiliata nella cosa più intima che può esistere: il rapporto con la propria vulnerabilità. Ho tentato, ma le parole non hanno consistenza se l'altro non ti ascolta e mi sono arresa: evidentemente ancora non ho raggiunto la consapevolezza (come te). Ho scelto di non giocare al suo gioco. sei un lupo travestito da pecora, sei la maschera di te stesso. ma ho taciuto. E mia madre, che di nulla si era accorta, continuava a sorridergli e a pendere dalle sue labbra, in questo gioco perverso che fanno i “vincenti”: adulare per essere adulati mentre io, in minoranza, ripiegavo nella solitudine. Come un cane randagio, rabbioso, scontroso, ferito, che non appartiene a nessuno, né a chi vince né a chi perde
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Festa del Tartufo Bianco del Monferrato: un evento imperdibile a Casale Monferrato
Enogastronomia, cultura e tradizione si incontrano domenica 24 novembre
Enogastronomia, cultura e tradizione si incontrano domenica 24 novembre. La Piazza Mazzini di Casale Monferrato si trasformerà domenica 24 novembre 2024 nel fulcro della cultura enogastronomica del Monferrato, ospitando la terza edizione della Festa del Tartufo Bianco del Monferrato. Questo evento celebra le eccellenze del territorio, consolidando Casale Monferrato come Capitale Europea del…
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PROEMIO DESPIDIENDO A LI YUAN QUE TORNA A VALTUERTO
En la solana del monte Taihang está Valtuerto. En Valtuerto hay buenas fuentes y rico suelo, y las plantas crecen con vicio; pocos son los que allí moran. Dicen algunos que se llama tuerto porque costea el contorno de dos montañas, otros que por ser valle recóndito y resguardado donde los ermitaños retortijan. Mi amigo Li Yuan vive allí.
Dijo Yuan: «Qué llaman un hombre honrado, bien lo sé. Uno que beneficia a muchos y goza de fama en el mundo. Si está en la corte imperial, nombra y licencia oficiales, asiste al emperador en sus decretos. Si en el campo, enarbola el pendón, dispersa los arqueros. Lleva delante guerreros voceando, su guardia cierra la vía, y sus veedores, cada uno con su encargo, van desalados atrás. Si alegre, reparte dones; si airado, castigos. Notables se juntan ante él, refiriendo ejemplos del pasado y alaban su virtud, y él los escucha de buen aire. Tiene curvas cejas y lozanas mejillas, voz sonora y buen cuerpo, noble presencia y claro juicio. Ondeando livianos vuelos, rebozadas tras largas mangas, con tez arrebolada y alcoholadas cejas, sus mujeres huelgan en alineadas residencias, celosas de los favores ajenos, y porfían por su gracia, confiando en sus encantos. Tal es el hombre honrado que gana el aprecio del emperador y se emplea en el gobierno del mundo. No me aparto yo de ello por aborrecimiento, antes fue cosa de la suerte que de la voluntad.
»Vivo pobremente en el yermo, subo a un alto y miro lejos, me siento todo el día bajo un árbol frondoso, me lavo en clara fuente y tengo limpio. Cojo las buenas verduras del monte, pesco los frescos peces de las aguas. Me acuesto y me levanto sin horario, según me acomoda. Antes que gozar adelantada fama, mejor evitar la postrimera infamia. Antes que dar gusto al cuerpo, mejor desembargar el alma. Ni me atan las formas, ni me amagan penas. Las vicisitudes ignoro, los reveses no siento. Tal hace el hombre honrado que no gana aprecio ni empleo en el mundo, y eso tornaré a hacer. Otros aguardan en la puerta de los dignatarios, se atropellan en la senda del poder, van a dar un paso y vacilan, van a abrir la boca y titubean, de la mancilla no se amenguan, los inculpan y ajustician, y es por rara fortuna si los libra morir de viejos. ¿Cuál será pues virtuoso, cuál indigno?»
Y yo, Han Yu de Changli, admiré la elocuencia de sus palabras. Y brindándole vino, le hice esta canción:
En Valtuerto es tu morada. De Valtuerto labras la tierra. Aguas de Valtuerto te lavan y las corres. Breñas de Valtuerto ¿quién te las disputa? Recóndito y sereno, un vasto viso brinda. Torcido y avieso, trastrueca idas y vueltas. ¡La dicha de Valtuerto es dicha que no acaba! Dañosas fieras desvían, funestos dragos se celan. Los númenes que te guardan conjuran los malos pasos. Si el sustento te aprovecha, y nada falta… ¿qué más quieres? Unto el eje, cebo al bruto: ¡voy a retortijar contigo y acabar mis días vagando!
Han Yu
di-versión©ochoislas
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送李願歸盤谷序
太行之陽有盤谷。盤谷之閒,泉甘而土肥,草木藂茂,居民鮮少。或曰:「謂其環兩山之閒,故曰盤。」或曰:「是谷也,宅幽而勢阻,隱者之所盤旋。」友人李願居之。
願之言曰:「人之稱大丈夫者,我知之矣。利澤施於人,名聲昭於時,坐於廟朝��進退百官,而佐天子出令。其在外,則樹旗旄,羅弓矢。武夫前呵,從者塞途,供給之人,各執其物,夾道而疾馳。喜有賞,怒有刑。才峻滿前,道古今而譽盛德,入耳而不煩。曲眉豐頰,清聲而便體,秀外而慧中,飄輕裾,翳長袖,粉白黛綠者,列屋而閒居,妒寵而負恃,爭妍而取憐。大丈夫之遇知於天子,用力於當世者之所為也。吾非惡此而逃之,是有命焉,不可幸而致也。
窮居而野處,升高而望遠,坐茂樹以終日,濯清泉以自潔。採於山,美可茹;釣於水,鮮可食。起居無時,惟適之安。與其有譽於前,孰若無毀於其後;與其有樂於身,孰若無憂於其心。車服不維,刀鋸不加,理亂不知,黜陟不聞。大丈夫不遇於時者之所為也,我則行之。伺候於公卿之門,奔走於形勢之途,足將進而趦趄,口將言而囁嚅,處汙穢而不羞,觸刑辟而誅戮。儌倖於萬一,老死而後止者,其於為人賢而不肖何如也!」
昌黎韓愈,聞其言而壯之。與之酒,而為之歌曰:「盤之中,維子之宮。盤之土,可以稼。盤之泉,可濯可沿。盤之阻,誰爭子所?窈而深,廓其有容,繚而曲,如往而復。嗟!盤之樂兮,樂且無央。虎豹遠跡兮,蛟龍遁藏;鬼神守護兮,呵禁不祥。飲且食兮壽而康,無不足兮奚所望?膏吾車兮秣吾馬,從子於盤兮,終吾生以徜徉!」
韓愈
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La guerra, el hambre, la peste y la muerte
El primer jinete y su caballo blanco
"Y vi cuando el Cordero abrió el primero de los siete sellos, y oí que uno de los cuatro vivientes decía, como voz de trueno: "Ven". Miré, y he allí un caballo blanco. El que lo montaba tenía un arco y le dieron una corona. Salió venciendo y para vencer."
Apocalipsis 6, 1-2.
El segundo jinete y su caballo rojo
"Cuando abrió el segundo sello, oí al segundo ser viviente que decía: "Ven". Salió otro caballo color de fuego. Al que lo montaba le permitieron arrebatar la paz a la tierra y hacer que se enfrentasen unos con otros. A este le dieron una gran espada".
Apocalipsis 6, 3-4.
El tercer jinete y su caballo negro
"Cuando abrió el tercer sello, oí al tercero de los vivientes que decía: "Ven". Miré y había otro caballo negro. El que lo montaba tenía en su mano una balanza. Luego oí cómo una voz en medio de los cuatro vivientes dijo: "Un denario por el kilo de trigo, un denario por tres kilos de cebada, pero no toques el aceite ni el vino".
Apocalipsis 6, 5-6.
El cuarto jinete y su caballo pálido
"Y cuando abrió el cuarto sello, oí la voz del cuarto viviente que decía: "Ven". Miré y he aquí un caballo pálido. El que lo montaba tenía por nombre 'Muerte', y el Hades lo seguía. Se les dio potestad sobre la cuarta parte del mundo para matar con espada, hambre, y con las fieras de la tierra."
Apocalipsis 6, 7-8.
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Intravino: [Longform] Augusta 2024 | Com’è andata quest’anno la fiera del vino a Torino (e pensieri a margine)
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Piacenza: alla “Fiera dei Vini” saranno protagonisti i vini, il territorio e il tartufo
a cura della redazione Dal 16 al 18 novembre presenti in fiera oltre duecento aziende.La mostra mercato si arricchisce di una sezione curata dal GAL del Ducato dedicata al tartufo e ai prodotti locali. Biglietti d’ingresso e per le masterclass in vendita online. Sempre più vino e territorio al centro della Fiera dei Vini, che si terrà da sabato 16 a lunedì 18 novembre negli spazi di Piacenza…
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Storie e racconti di vino: alla scoperta dei sommelier delle emozioni.La quarta edizione della guida social I Vini del Cuore verrà presentata a Merano Wine Festivaldomenica 10 novembre alle 1530 durante la masterclass presso l’Hotel Terme Merano Wine Festival, la più iconica fiera del vino italiana ideata da The WineHunter Helmuth Köcher, ospiterà la presentazione della quarta edizione della…
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