#feste della donna
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On a more positive note...
AUGURI A TUTTE LE DONNE! BUON 8 MARZO! 💐
※ L'illustrazione è firmata da A Yue ※
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MAGNETE BISTROT… E-WORK Continue reading Untitled
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A Roma un uomo è finito in carcere per un errore dell’intelligenza artificiale di un sistema di riconoscimento facciale collegato a una telecamera di una gioielleria (1). A Milano il comune vuole acquistare un sistema di intelligenza artificiale per individuare e multare chi usa lo smartphone mentre guida (2). A Napoli una testata giornalistica ha sottoposto ChatGpt a una prova di dialetto napoletano concludendo che il software ha svolto il lavoro in modo più che sufficiente (3). A Milano alcuni giornalisti hanno usato l’intelligenza artificiale per realizzare un’intervista virtuale con il ciclista Luigi Ganna, morto nel 1957, il quale si è rammaricato per non aver potuto usare le attuali biciclette tecnologiche (4). A San Benedetto del Tronto (Ascoli) un esperto di economia ittica ha avvisato i pescatori che l’intelligenza artificiale troverà da sola le aree di mare più pescose (5). In una scuola di Lecco è partito un progetto per usare in classe l’intelligenza artificiale (6) fornita da Google (7). In una scuola di La Spezia un professore si è accorto che dal controsoffitto cadevano calcinacci e ha fatto evacuare l’aula, dove subito dopo il controsoffitto è crollato (8). A Roma una scuola dell’infanzia è stata chiusa per la presenza di serpenti e topi (9). A Lecce durante un incontro scuola-famiglia una donna ha preso a pugni una professoressa perché riteneva che avesse dato al figlio un voto troppo basso (10). In una scuola di Carrara uno studente di 15 anni ha salvato la vita di una bidella che stava per essere soffocata da una merendina praticandole una manovra appresa dalla madre infermiera (11). Alle isole Tremiti (Foggia) la scuola elementare ha riaperto dopo vent’anni grazie a una maestra precaria che ha accettato l’incarico (12) trasferendosi in un paese di 131 abitanti (13). A Trapani il 10,47 per cento dei ragazzi non finisce gli studi, facendo della città siciliana quella con la più alta dispersione scolastica in Italia (14). In Abruzzo l’84 per cento dei ginecologi degli ospedali pubblici non pratica l’interruzione di gravidanza, facendo della regione quella dove è più difficile abortire in Italia (15). A Perugia una donna ha denunciato di aver vissuto un’odissea girando per tre diverse strutture sanitarie per ottenere l’interruzione di gravidanza (16). A Torino c’è stata una manifestazione di donne contro la cosiddetta “stanza dell’ascolto” dell’ospedale Sant’Anna dove gli antiabortisti cercano di convincere le donne a non interrompere la gravidanza usando a questo scopo soldi pubblici (17). A Rapallo (Genova) un uomo che non aveva ottenuto l’eutanasia si è tolto la vita acquistando un kit per il suicidio sul dark web (18). A Vicenza un uomo con un grave tumore ha rivelato di essere andato in Svizzera per ottenere cure palliative con l’Lsd (19) e l’Associazione Coscioni ha chiesto che le terapie psichedeliche vengano autorizzate anche in Italia (20). A Vernio (Prato) una donna di 82 anni ha soffocato con un cuscino il marito malato di Alzheimer (21). Nell’ospedale di Baggiovara (Modena) è in corso l’Alzheimer fest che prevede momenti di svago e la cena finale “Non ti scordar di me” (22). A Bergamo per la Festa dei nonni i gelatai hanno regalato agli ospiti delle rsa centinaia di coni e coppette con un gusto a basso indice glicemico (23). A Peschici (Foggia) una gelateria ha iniziato a proporre il gusto alle cime di rape perché è adatto all’autunno (24). A Milano gli operatori della moda hanno convenuto che quest’autunno bisogna avere nell’armadio almeno un capo bordeaux (25), giacche in stile navajo (26) e cardigan da abbinare ai jeans (27), mentre per quanto riguarda il beauty il rossetto dev’essere color vinaccia o castagna (28). [...]
[...] Continua su: L’innocente arrestato dall’intelligenza artificiale e altre storie - Internazionale
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Soirée
1890
Contea di Marvalia, Inghilterra nel palazzo del re Taurus.
Tutto era pronto per la Soirée in maschera nella sala reale, Kassandra promessa moglie del principe Wilder non smetteva di studiarlo a tavola.
Voleva capire scrutando le sottigliezze dei suoi movimenti e modi di fare, quale sarebbe stato l'uomo della sua vita.
Aveva notato che non beveva vino, cosa un po' insolita per gli uomini di quei tempi.
Era carismatico, teneva viva tutta la cena con la sua luce ed eloquenza.
I due ballarono sotto i cristalli del lampadario che poggiava su quelle teste ricche, ecco perché le feste mondane per rivendicare quello status e lasciarsi andare alla passioni più sfrenate, senza la solita discrezione.
I due scapparono dalla festa e andarono nella stanza del principe, volevano conoscersi meglio.
"Cosa nasconde dietro quella maschera signorina Eastwood"
la ragazza se la tolse
"Il mio viso ora lo vedi ma non é quella la mia maschera"
"Ohh cos'altro c'è da scoprire?" e nel mentre scendeva con le braccia sulle sue accarezzandole.
La ragazza lo bació di forza facendo cadere entrambi sul suo letto, si fermò per poi baciarlo sul collo...ma
"Principe..oh scusate!" interrompé lancillotto, fu allora che Wilder lo aveva notato.
"Lavorate in un palazzo reale e non conoscete le buone maniere?" lo attaccó con veemenza la principessa.
Il principe si sentiva dispiaciuto per il servitore "E dai perché devi fare così?"
"Perché voglio solo che il mio Re mi tenga sveglia tutta la notte, non voglio sprecare un solo secondo!" disse rivolgendosi al lancillotto
"Quasi Re Kassandra" la corresse il principe.
"Cosa volevate dirmi?" chiese curioso il principe
"Suo padre voleva vederla"
"Peccato che ora abbia questioni più importanti di cui occuparsi...e la questione sono io!"
il principe si sentiva mortificato per il lancillotto, così gli sorrise e lui fece lo stesso chiudendo la porta.
"Dove eravamo rimasti?" chiese la ragazza per poi riprendere il bacio sul collo e infine morderlo con i denti quasi a mangiarlo, il ragazzo iniziò a urlare stringendosi al letto, la sua vita sarebbe cambiata per sempre.
Oggi
I due stavano sistemando la casa per la Soirée e nel mentre Dominick non riusciva a smettere di pensare a quel bacio, non aveva mai provato quelle cose per un ragazzo.
Si era sentito così vivo, eterno ma non riusciva a fare finta di niente quando invece sentiva che quell'uomo era oscuro e probabilmente pericoloso.
Si chiedeva poi cosa sarebbe successo quella sera, non sapeva cosa aspettarsi e aveva sospettato che le parole di quella donna o visione potessero essere vere.
Forse era solo la rappresentazione dei suoi pensieri, aveva bisogno di farli un po' meno suoi e renderli propri di un'altra persona quasi come un angelo custode, un sesto senso.
Se con quegli uomini c'era qualcosa doveva saperlo, stava iniziando ad essere geloso non capiva perché non gli bastasse quello che avevano loro due.
"Sono tuoi amici giusto?"
"Pensi che siano qualcosa di più?"
"Magari non qualcosa di più per te ma qualcosa di più per il tuo piacere"
"E se fosse così ti darebbe fastidio? Voglio dire non stiamo neanche insieme.." venne poi interrotto dal biondo
"Ecco io pensavo che tra noi ci fosse qualcosa.."
l'altro lo ignoró e continuó per la sua strada
"Ma anche se lo fossimo dovrebbe darti effettivamente fastidio? Voglio dire l'hai detto tu!"
"Detto cosa?"
"Non qualcosa di più per me ma per il mio piacere, sei tu qualcosa di più per me"
il ragazzo nonostante non sostenesse quella tesi, si sentiva quasi stupido a quel punto.
"Voglio dire non sarebbe moralmente sbagliato?"
"Cos'é la morale se non ciò che decidiamo sia giusto o sbagliato"
"Ed é proprio questo" gli spiegò
"Ma non appartiene a tutti allo stesso modo, sei tu a giudicare cos'é moralmente giusto o sbagliato e non é un potere che spetta agli altri".
Se questo credo era applicato anche al di fuori dell'ambito sentimentale, doveva essere realmente capace di tutto.
Gli invitati arrivarono alla porta, tra i primi a presentarsi a Dominick un giovane dalla corporatura simile alla sua e i capelli di un biondo cenere, si chiamava Charles Moreau.
Era un aristocratico francese, si era mosso in Inghilterra per i suoi interessi rimanendo poi bloccato per l'epidemia.
Aveva un completo grigio e con il suo portamento risultava cosí affascinante, indossava una maschera bianca.
"Piacere Dominick"
"Charles Moreau e il piacere é tutto mio".
"É il suo compagno?"
"Oh no ci stiamo conoscendo, sono venuto qui per allontanarmi da Marvalia e scappare dall'epidemia"
"Capisco non sarebbe così tranquillo il suo ragazzo, con tanti uomini attraenti in casa"
e di nuovo si sentiva stupido, erano lì per sedurlo doveva aspettarselo da lui.
"Anch'io sono passato di lì, devo sbrigare ancora degli affari e poi sarò di ritorno in Francia".
Charles riprese fiato e poi
"Quindi vi divertirete anche voi sta sera?" gli disse mettendogli una mano sulla spalla,
il ragazzo aveva capito che ci stava provando con lui.
Sperava questo potesse smuovere l'incantatore ma era troppo impegnato ad accogliere e baciare tutti i suoi ospiti, sembrava che stesse aspettando questo da tanto.
Perché lui non gli bastava? Non era abbastanza? Avrebbe fatto le stesse cose che faceva con lui con loro? Quindi non c'era nulla di personale nelle loro interazioni.
Charles mise una mano sul suo petto ma Dominick si agitó, improvvisamente gli sembrava più viscido di quello che pensava, non l'avrebbe fatto quindi liquidó il ragazzo
"Scusami.."
e si diresse in bagno a gambe levate.
Una volta uscito, camminava spedito per raggiungere la sua camera, quando una mano prese la sua
"Charles non posso.."
"Credo di essere più femminile di Charles"
aveva risposto una donna dal capello castano e riccio, aveva una maschera nera così come il vestito.
"Sei Dominick giusto?"
"Si come fai a sapere il mio nome?"
"Mi ha parlato di te"
l'aveva fatto??
"Vivi con lui adesso no?"
"Si esatto"
"Dove ti ha fatto stare?"
"La mia camera é quella lì" e nel mentre
le stava andando incontro, intento a mostrargliela ormai.
Dominick trovó i vestiti di Charles sulla soglia della sua camera e c'era perfino la sua maschera, doveva averlo fatto per stuzzicarlo e probabilmente ora doveva cercarlo e riconoscerlo ma pensava che si fosse già dato da fare con qualcun'altro.
Non c'era piú nessuno in atrio, la porta dell'incantatore era chiusa, dovevano essere tutti nella sua stanza del resto l'aveva vista ed era particolarmente spaziosa.
Raccolse i vestiti e li mise sul suo letto ma mentre lo fece, la donna lo spinse e quando lui si trovó steso lei disse
"Ti piacciono anche le donne?"
"In realtà é la prima volta che mi piace un uomo"
"Bene" disse baciandolo
"No io.."
"Voi due non state insieme no? E poi mi sembra che lui non si privi di questa libertà non é cosí?"
aveva ragione e in quel momento Dominick sentiva un senso di frustrazione che lo divorava, così passarono la notte insieme.
Il mattino seguente Dominick si sveglió ai piedi del letto, aveva dei ricordi confusi sulla notte precedente.
Aveva in mente questa donna, solo dopo pensò che fosse impossibile ci potesse essere stata una donna a quella festa, d'altronde a lui aveva sempre parlato di uomini.
Si chiedeva se fosse la stessa che lo aveva sorpreso l'altro giorno nella sua camera, doveva essere la pazzia o forse un sogno.
Ma fu in quel frangente che notó una vecchia e piccola televisione sotto il suo letto, non si era mai abbassato per poterla scoprire.
Si affrettò a collegarla e appena sintonizzato sulle reti principali d'informazione la notizia
"Charles Moreau é scomparso da ieri notte, il giovane aristocratico francese..."
con tanto di foto annessa, il volto non lo conosceva ma il resto sembrava appartenergli.
Scollegó la tv per non farsi sentire dall'uomo, ne era sicuro l'aveva ucciso.
Si chiedeva quindi quando sarebbe toccato a lui o forse non era nei suoi piani, seppur strano si sarebbe sentito speciale.
Si guardó attorno, i vestiti di Charles poggiati sulla sedia davanti alla scrivania.
Sapeva cosa fare, aspettare il prossimo giovedí e sorprenderlo fingendosi Charles, avrebbe utilizzato i suoi vestiti e la sua maschera per entrare in quella stanza.
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DIALOGO CON UN CANE
Questa mattina, complice un ictus nottambulo (sicuro altrimenti non mi darei altra spiegazione), ho deciso di approfittare della gradevole temperatura per fare una camminata.
La salute, lo staccare mentalmente, bruciare calorie... niente di tutto questo, volevo uscire di casa. Punto.
Così intraprendo un percorso che ho fatto altre volte, sfruttando piste pedonali e ciclabili che mi danno moltissime alternative qui in zona, che mi permettono di camminare nella natura e lontano da strade trafficate. Insomma il silenzio tra alberi e campi, interrotto solo dalle voci di chi, chiacchierando tra loro, incontro sul mio cammino e i passi ritmati, come il respiro affannato, di chi m'imbatto mentre corre.
Già, quelli che corrono. Che impegno e costanza, i volti paonazzi, il sudore che fa brillare la loro pelle come se fosse quella dei vampiri alla luce del sole, quelli della saga di Twilight per intenderci.
Si vede, dalla loro espressione, che un divano a casa non ce l'hanno. Diversamente da me che mentre cammino so già dove mi butterò appena rincasato.
Poco dopo aver intrapreso la camminata incrocio un ragazzo disabile, seduto sulla carrozzina, con un cane al guinzaglio. L'ho incrocio spesso quando faccio queste uscite insane per la mia indole, sempre cortese saluta tutti. E tutti ricambiano. Così fa con me e io ricambio.
Bello salutarsi col sorriso ed essere ricambiati. Decido anche io di adottare questa strategia con chi incontrerò. Risultato: nessuno mi caga. Zero. Anzi al mio saluto mi guardano stranito.
Evidentemente la sedia a rotelle ha quel suo perché che fa scattare la solidarietà, per uno sulle sue gambe no.
Così mentre cammino e vengo doppiato, triplicato e via a crescere dagli stessi volti o dalle stesse natiche, si quelle femminili a volte mi incitano a correre... dietro loro come stimolo motivazionale sia chiaro.
Dopo una curva mi ritrovo dietro una donna, capelli biondi ben curati, indossa dei jeans e un bellissimo cappotto. Scarpe rialzate con un tacco. Non è una mise da jogging ne da camminata. Intatti con lei e al guinzaglio c'è un magnifico esemplare di cairn terrier.
La bestiola mi "sente" e subito si gira, anzi si ferma a guardarmi e la sua accompagnatrice umana si accorge della mia presenza proprio perché il cane si è fermato. Tirandole il guinzaglio.
Cerco di superarli ma niente, il cane scodinzolando mi punta e vuole salutarmi. Mi cerca. Guardo la donna che lo sta portando al guinzaglio, cerco un'intesa con lo sguardo come per avere il suo consenso.
Ma avendo entrambi gli occhiali da sole scuri non riesco a interpretare nulla. Così prendo l'iniziativa decidendo di accosciarmi, con il cane che mi fa le feste.
- Sai - gli dico - lo so che non dovevo accosciarmi, che ora dovrò aspettare che passi uno robusto per aiutarmi a rimettermi in piedi - la donna sorride divertita - ma io devo dirti una cosa.
Vedi tutti questi umani che corrono? Ecco io li ammiro, un giorno sarò come loro, allenato, e correrò anche io.
Senza distogliere lo sguardo dal pelosetto sento lei ridere di più.
- Come dici? - rivolgendomi sempre al carin terrier - Si hai ragione. Meglio non correre che c'ho una certa età. Promesso non lo farò. Come scusa? - a questo punto porgo l'orecchio al cane come se lo stessi ascoltando, la padrona è completamente partita in una risata dietro l'altra - Si, si certo. Hai ragione! - prendendo il musetto del cane gentilmente tra le mie mani - Farò come mi consigli. Appena arriverò a casa prenderò quella fetta di pizza avanzata da ieri sera e la mangerò.
A questo punto lei, la donna si intromette nella conversazione privata: - Ma gli risulta simpatico, non è così avvezzo a farsi coccolare e scodinzolare agli estranei. In realtà risulta simpatico anche a me, ma cos'è tutta questa simpatia?
- Vede - le rispondo - credo si tratti di empatia tra esseri viventi, ogni tanto capita sa? E come se si fosse connessi tra di loro. Vede? Il suo cane mi sta leccando e mi dà dei piccoli leggeri morsi come a dire "Ti voglio bene", ora mi chiedo una cosa...
- Cosa? Se posso sapere?
- Essendo stato leccato e morso dallo splendido cucciolotto, come nei film sui licantropi, con la Luna piena mi trasformerò in un Carinmannaro? Oppure sarà il cane a trasformarsi in uno Scemoumano? Guardi che se fossi in lei mi preoccuperei. Tanto anche.
Mentre lei ride oramai senza ritegno buttando la testa all'indietro, io rapido ne approfitto per rialzarmi. Un po' per cercare di sfuggire al suo sguardo mente goffamente mi rialzo, un po' perché le gambe stavano per andarmi in cancrena.
Quando torna a fissarmi sono in piedi. Mi guarda e io le dico: - Si mi sono alzato senza dire "oplà", lo so è un patetico tentativo di dimostrare meno anni di quelli che ho. Però guardi, se vuole, mentre ammiro il suo cane mi posso mettere le mani dietro la schiena. Come gli umarell.
- Sto morendo giuro - mi dice mentre con la gamba sinistra leggermente piegata verso la gamba destra piega il busto in avanti dal ridere - Ah ah ah ah!
Guardo il cane, scodinzola come se percepisse questa ilarità nell'aria. Lo saluto, accarezzandogli amorevolmente la testa.
Mi guarda con uno sguardo particolare. Che non comprendo.
Saluto l'umana con il cane che si lascia scappare "magari ci rivediamo" e riprendo la camminata come se nulla fosse.
Penso allo sguardo del cane, cerco di interpretarlo.
Ma l'unico pensiero che mi esce è del tipo "Dai non fare lo stronzo. Mi costringe a guardare Beautiful tutti i giorni, con me sul divano. Mentre da anni guardiamo quella pallosa soap opera in cui Brooke Logan si è sposata ventordici volte, lei è sempre single. Speravo che almeno tu..."
Bastardo! Mi voleva fregare con quel musetto carino e coccoloso.
In tutto questo non le ho nemmeno chiesto il nome. Del cane dico, che frana sono.
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Ma tu dove hai casa adesso esattamente?
Ogni volta che qualcuno mi fa questa domanda non so mai cosa dire. È quell'avverbio – "esattamente" – che mi ammutolisce, e non solo perché io una casa esattamente non ce l'ho, ma anche perché non sono sicura che la casa rientri nel novero delle realtà esatte.
Se per casa si intende il posto in cui arrivano le multe dell'auto, in cui faccio le lavatrici e in cui il gatto mi riconosce, allora casa mia è Cabras, è Torino, è Roma. Se invece per casa si intende quell'approdo da dove anche chi parte per mille destinazioni ha la tendenza segreta a ritornare, allora l'esattezza va del tutto a farsi benedire e subentra la molteplicità, la sovrapposizione, l'abbraccio tentacolare di mille familiarità.
Perché casa mia è una donna con un rossetto da ragazza che sforna una torta al cioccolato prima di uscire con me, ancora profumata di lievito e vaniglia. È una signora di settant'anni che scova in un armadio un caftano mai messo e se lo infila, perché crede che di feste nella vita gliene spettino ancora. È un gruppo di whatsapp dal titolo surreale che mi regala leggerezza proprio quando il mondo fa di tutto per portarmi a fondo.
Casa mia è un treno che si ferma a Oristano e la donna che scende col cappello rosso lo fa per me. È un amico timido che mi manda sms preziosi, perché un “ti voglio bene” così vero si può confessare solo se non lo sente nemmeno chi lo dice. È una coppia di amici in moto che viaggia verso il mare di notte per fare un bagno con te, nudi come trent'anni fa, lasciando a casa figlie, nipoti e cane.
Casa mia è un fratello capace di prendere in mano il posto che si è divorato la sua adolescenza e trasformarlo nel giardino in cui far fiorire le piante grasse, la sua maturit�� e i sogni dei suoi figli. È una bambina bionda che mi si addormenta addosso perché non conosce altri modi di dirmi che per lei io sono un luogo sicuro. È la chiave di un appartamento dove un gatto grigio può decidere che, in assenza dei padroni, nel letto gli vado bene pure io.
Casa mia è un amico che ride e canta gli U2 a squarciagola al mio fianco mentre corriamo brilli per le strade della Marmilla. È una donna che sa insegnare alla sua bimba che crescere significa anche accettare di essere misurate da chi ti ama. E' una scritta temeraria col gessetto lasciata di nascosto su una lavagna da una mano che aveva fretta, ma il tempo per quello l'ha trovato.
Soprattutto è l'uomo amato che si sveglia in un'alba di Salisburgo e sa che la sua casa ovunque resto io.
Non c'è niente di esatto in tutto questo ed è meglio così.
Infatti non è utile che mi chiediate dove ho casa.
Io so dire solo in chi.
Michela Murgia
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Cosa mi rimarrà di questa estate guardata dalla finestra?
Probabilmente solo l'immagine di una donna seduta, in attesa, al CPS.
Tremante. Agitata. In panico.
Non riusciva a stare ferma con le mani. Le sue due pasticche di citalopram prese secche, senza acqua. Lei che rimane seduta in attesa della flebo "urgente", respirando veloce, sempre tremante.
E poi quel cane, in uscita insieme a un'altra paziente da una delle stanze li vicino, che si distrae e va verso la signora in ansia, seduta a pochi passi da lui.
Inizia a fargli le feste, leccarle le gambe e strusciare il suo musetto furbo e sornione contro i polpacci.
Lei si sorprende, sospende il respiro per un attimo e poi inizia a fargli le coccole con tanta dolcezza e umanità. Sorride. Adesso non trema più.
Ecco, di questa estate passata a guardare il mondo come dietro a un vetro opaco, mi rimarrà chiara l'immagine del bisogno di amore che abbiamo, tutti.
Chiusi nei nostri spazi vuoti di incomunicabilità.
Questa tenerezza che cerchiamo costantemente e che ci lacera, regalandoci la nostra condizione umana.
È ciò per cui viviamo.
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Storia Di Musica #286 - Guns N' Roses, Appetite For Destruction, 1987
Anticipo che, siccome la ricerca di album con le copertine censurate è stata davvero divertente, tra poco ci sarà una sorta di appendice fotografica con piccole storie, alcune davvero incredibili, su copertine che definire controverse a volte è davvero poco. Per finire questa mini carrellata oggi sono andato nella Los Angeles di metà anni ’80, dove un gruppo che segnerà un’epoca musicale muove i primi passi. Nascono infatti dalle fusioni di musicisti degli L.A. Guns e degli Hollywood Roses. Dagli Hollywood Rose provenivano Axl Rose (Voce) ed Izzy Stradlin (Chitarra ritmica), mentre dagli L.A. Guns provenivano Tracii Guns (Chitarra solista), Ole Beich (Basso) e Rob Gardner (Batteria). Il gruppo esordì ufficialmente il 26 marzo 1985. Ole Beich dopo pochi concerti capisce che non è cosa e lasciò il gruppo, venne sostituito da Duff McKagan, che esordì insieme agli altri membri della band l'11 aprile 1985, al locale Radio City ad Anaheim. Poco dopo anche il chitarrista Tracii Guns abbandonò il gruppo, a causa di divergenze con Axl Rose, e riformò gli L.A. Guns. Al suo posto entrò Saul Hudson, in arte Slash, che aveva avuto precedenti esperienze in alcune band tra cui i London e Black Sheep, oltre ad aver già suonato negli stessi Hollywood Rose. Rimane solo da trovare un batterista dopo che anche Gardner se ne va: si associa al gruppo Steven Adler, che aveva in precedenza suonato qualche volta con McKagan e Slash. Inizia così la storia di un gruppo che si muove sullo sfondo di una Los Angeles sognata fatta di feste (e fatta in molti altri sensi), cinema, eccessi. All’inizio, i concerti avvengono nei weekend, perché durante la settimana tutti fanno qualche lavoretto. Ma sin da subito esprimono una potenza ed un’energia incredibili. Tanto che Tom Zutaut della Geffen Records, stupito da un'esibizione del gruppo, diffuse in giro la falsa notizia che "facessero schifo" per avere più tempo e mezzi per scritturarli. Avuto un anticipo su contratto all’epoca faraonico, firmano con la Geffen che crea, fittiziamente, una nuova etichetta, la Uzi Suicide, per dare al loro primo EP un’aura di autoproduzione. Tra l’altro, l’Ep è un finto live registrato in studio dal titolo Live ?!*@ Like a Suicide: tra i quattro brani, una cover azzeccatissima di Mama Kin degli Aerosmith e una musica che spira fiamme dalle corde della chitarra di Slash e dalla voce di Axl Rose. Ci vuole infatti solo qualche mese per l’attesissimo debutto del 1987: fu contattato persino Paul Stanley dei Kiss per la produzione, ma alla sua richiesta di poter modificare i brani fu subito cacciato. Le redini della potenza sonora furono date ad un giovane Mike Clink, che con il successo di Appetite For Destruction diventerà un nome importante dell’heavy metal moderno. Partiamo subito dal casus belli della copertina: la prima idea di Axl Rose fu quella di usare la celeberrima e drammatica foto dello scoppio dello Space Shuttle Challenger che nel Giugno del 1986 scoppiò dopo pochi secondi dal lancio, uccidendo i 7 elementi dell’equipaggio, idea subito accantonata perché ritenuta offensiva. La seconda scelta, usata provocatoriamente alla fine come copertina, era questa:
un disegno di Robert Williams, da cui la band prese il titolo Appetite For Destruction, in cui un robot che si sta vestendo dopo aver abusato sessualmente di una donna, che è a seno nudo sul marciapiede, è fermato da uno spaventoso robot guardiano. Allegoria dell’intrusione violenta e scellerata sul mondo e sull’ambiente (almeno secondo la band in numerose interviste successive) fu rifiutata da diverse catene di vendita. La Geffen decise quindi di ritirare le prime tirature (che adesso valgono centinaia di euro) e di sostituire l’originale con una copertina più convenzionale, che è quella di apertura al post, dove il disegno di un tatuaggio a croce celtica contiene agli estremi e al centro dei teschi disegnati a rappresentanza dei singoli componenti: secondo Billy White Jr., il disegnatore, i nastri che fanno da sfondo alla croce sono un omaggio ai mitici Thin Lizzy, band preferita sia dal disegnatore sia da Axl Rose. Per quanto riguarda la musica, siamo di fronte ad uno dei dischi di debutto più portentosi di sempre, con canzoni diventate miti: dalla potenza selvaggia di Welcome To the Jungle, per mesi rifiutata dalle radio, scritta da Rose mentre si trovava a Seattle con un amico. I due incontrarono un barbone che, nel tentativo di spaventarli, gridò loro: «You know where you are? You're in the jungle, baby! You gonna die!», a Anything Goes, conturbante, da Nightrain, omaggio all’economico vino californiano, molto alcolico, di cui erano “ghiotti” i nostri, a Mr. Brownstone, stravolto e travolgente inno alla droga (problema che diventerà una pensante dipendenza per il gruppo, tanto da essere in seguito provocatoriamente descritto come Lines n’Noses), dal punk rock di Paradise City a It's So Easy, che leggenda vuole fu scritta dopo che Slash vide un incidente a New York, e andando vicino all’uomo rimasto in auto questi gli abbia detto “Non ti preoccupare, da queste parti cose del genere capitano sempre. Le auto si scontrano tutte le notti.”, tanto che nel secondo verso il testo dice: Cars are crashing every night\I drink and drive\everything's in sight\I make the fire\But I miss the fire fight\I hit the bullseye every night. Rimangono ancora due brani: il primo, Rocket Queen si ricorda perché ad un certo punto ci sono, nel bridge finale, i rumori di un rapporto sessuale, che leggenda vuole fosse una registrazione, non si sa quanto voluta, tra Axl Rose e tale Adriana Smith, che si dice fosse una ex di Adler. Ma la canzone più famosa è Sweet Child O’ Mine: scritta per la sua allora fidanzata, Erin Everly, divenne una hit mondiale anche per via del video musicale, che mostra i componenti della band suonare la canzone in un deposito. Un disco che mostra senza nessun pudore ambiguità e sessismo, tanto che si da subito la band sembrava fatta apposta per suscitare polemiche, aumentate anche da sibilline interviste e apparizioni in TV. Verranno accusati di tutto, la più grave delle accuse sulla loro presunta xenofobia (scatenata da One In A Million, canzone contenuta nel loro successivo G’N’R Live del 1988), ma nel mondo del rock pesante si imporranno la voce, lo stile strabordante di Axl Rose e soprattutto la chitarra di Slash, che diventerà iconica. Rimangono uno degli ultimi esempi di leggenda di rock della strada, ma sin da subito inizieranno faide interne, problemi di droga e altro che segneranno tutto il futuro cammino musicale, segnato da megalomania, canzoni mito (una su tutte, November Rain, ma anche Ain't It Fun) e una sorta di predisposizione al litigio, tanto che è impossibile capire quante volte la band si sia sciolta e ricomposta. Tra l'altro, tra tutti Slash è quello che avrà discreto successo anche da solo o come ospite sessionista, suonando in centinaia di dischi. Una band selvaggia, furiosa e imperfetta, in pieno stile rock.
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“Ma tu dove hai casa adesso esattamente?”
Ogni volta che qualcuno mi fa questa domanda non so mai cosa dire. È quell'avverbio – "esattamente" – che mi ammutolisce, e non solo perché io una casa esattamente non ce l'ho, ma anche perché non sono sicura che la casa rientri nel novero delle realtà esatte.
Se per casa si intende il posto in cui arrivano le multe dell'auto, in cui faccio le lavatrici e in cui il gatto mi riconosce, allora casa mia è Cabras, è Torino, è Roma. Se invece per casa si intende quell'approdo da dove anche chi parte per mille destinazioni ha la tendenza segreta a ritornare, allora l'esattezza va del tutto a farsi benedire e subentra la molteplicità, la sovrapposizione, l'abbraccio tentacolare di mille familiarità.
Perché casa mia è una donna con un rossetto da ragazza che sforna una torta al cioccolato prima di uscire con me, ancora profumata di lievito e vaniglia. È una signora di settant'anni che scova in un armadio un caftano mai messo e se lo infila, perché crede che di feste nella vita gliene spettino ancora. È un gruppo di whatsapp dal titolo surreale che mi regala leggerezza proprio quando il mondo fa di tutto per portarmi a fondo.
Casa mia è un treno che si ferma a Oristano e la donna che scende col cappello rosso lo fa per me. È un amico timido che mi manda sms preziosi, perché un “ti voglio bene” così vero si può confessare solo se non lo sente nemmeno chi lo dice. È una coppia di amici in moto che viaggia verso il mare di notte per fare un bagno con te, nudi come trent'anni fa, lasciando a casa figlie, nipoti e cane.
Casa mia è un fratello capace di prendere in mano il posto che si è divorato la sua adolescenza e trasformarlo nel giardino in cui far fiorire le piante grasse, la sua maturità e i sogni dei suoi figli. È una bambina bionda che mi si addormenta addosso perché non conosce altri modi di dirmi che per lei io sono un luogo sicuro. È la chiave di un appartamento dove un gatto grigio può decidere che, in assenza dei padroni, nel letto gli vado bene pure io.
Casa mia è un amico che ride e canta gli U2 a squarciagola al mio fianco mentre corriamo brilli per le strade della Marmilla. È una donna che sa insegnare alla sua bimba che crescere significa anche accettare di essere misurate da chi ti ama. E' una scritta temeraria col gessetto lasciata di nascosto su una lavagna da una mano che aveva fretta, ma il tempo per quello l'ha trovato.
Soprattutto è l'uomo amato che si sveglia in un'alba di Salisburgo e sa che la sua casa ovunque resto io.
Non c'è niente di esatto in tutto questo ed è meglio così.
Infatti non è utile che mi chiediate dove ho casa.
Io so dire solo in chi.
Michela Murgia
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La Wicca
Spesso, quando sentiamo o leggiamo il termine "wicca", siamo portati a pensare che si tratti di un qualche culto misterioso, legato per lo più a pratiche occulte oscure e al satanismo. Niente di piu' sbagliato e di piu' lontano dalla realtà. Il fraintendimento è legato ad un retaggio che si è tramandato secoli dopo la grande inquisizione con la caccia alle streghe perché la Chiesa cattolica perseguitava coloro che professavano culti pagani associandoli al culto del male. La Wicca è solo ed esclusivamente un percorso di spiritualità incentrato sul culto della natura. dei suoi cicli e della vita stessa, dove non esistono regole imposte dalla divinità. È estremamente importante sapere che i wiccan non adorano né riconoscono il concetto di "Satana", "diavolo" o altre entità simili. I wiccan vedono "Satana" come un simbolo contrario alle tradizioni ebraiche e cristiane. Sebbene i wiccan non utilizzino la Bibbia, considerano il cristianesimo e l'ebraismo come un sistema di miti mondiali che merita lo stesso rispetto di qualsiasi religione. Ognuno è libero di seguire i propri sogni e aspirazioni, con l'unica e inscindibile clausola di non fare del male al prossimo. Si basa principalmente su antichi culti sciamanici, sulle antiche religioni animiste e sulle credenze druidiche, con alcuni richiami alle filosofie e alle religioni orientali. Splendido vero? Il male non c'entra assolutamente niente è fuori contesto perlomeno non nella Wicca legata alla natura. Gerald Gardner ex funzionario inglese, che nella metà degli anni '50 pubblicò una serie di libri dove esponeva i principi fondamentali di questa religione e fu proprio Gardner a fondare la "religione" della Wicca moderna. Le congreghe in cui i wiccan si riuniscono si chiamano coven e non sono riunite e strutturate secondo una gerarchia, ma indipendenti le une dalle altre, anche se collegate tra loro. Tutto ciò che esiste è formato dai cinque fondamenta (aria, acqua, fuoco, terra, spirito), che sono rappresentati attraverso il simbolo del pentacolo all'interno di un cerchio. Per quanto riguarda i riti, invece, ogni coven può decidere quali svolgere, anche in base alla corrente che viene seguita. Alcuni rituali vengono svolti solo all'interno delle coven, per cui chi pratica a livello individuale può conoscere la parte dei riti pubblici, ma non la parte iniziatica della religione. Il calendario della Wicca si divide in due feste: Sabbat dedicato a Dio sono 8 feste legate ai movimenti del Sole. Tra i più importanti ci sono Samhain (31 ottobre), il capodanno celtico che segna la morte del vecchio anno, e il suo opposto Beltaine (1 maggio), dove si festeggia la natura e la fertilità. Gli esbat, dedicati alla Dea, sono feste legate al ciclo lunare. Possono essere 12 o 13 a seconda di quante lunazioni ci sono in un determinato anno. Ogni corrente Wicca festeggia l'esbat in un momento diverso del ciclo lunare ed è un rituale più intimo e raccolto rispetto al sabbat. Spesso si festeggia da soli. Gli strumenti rituali wicca, invece, sono molti e molto diversi tra loro. I quattro strumenti più importanti sono:
l'athame, un grosso pugnale dal manico scuro usato per dirigere i flussi di energia e per svolgere il Grande Rito dell'unione tra la Dea e il Dio;
la bacchetta, usata come l'athame per dirigere i flussi di energia che non sopportano il metallo;
la coppa (o il calice), usata durante il Grande Rito e in molti altri rituali;
il pentacolo, che benedice e purifica ciò che vi viene posto sopra. Chi pratica la Wicca non fa alcun sortilegio o incantesimo, non invoca il male, non pratica rituali negativi perché la regola base del movimento wicca di tutto il mondo è proprio il rispetto di tutti gli esseri viventi, umani ed animali. La consapevolezza della responsabilità che queste persone hanno nei confronti di tutto il creato è altissima e concepiscono che il potere creativo dell' Universo si manifesta sia nell'uomo quanto nella donna dando valore alla sessualità come piacere e come incarnazione della Vita. In sintesi possiamo dire che le streghe pagane della Wicca considerano la magia il mezzo più efficace per assumere il controllo della loro vita, per fare in modo che gli avvenimenti esterni prendano un corso che sia conforme ai loro desideri, per migliorare lo stato energetico del nostro pianeta e per entrare in contatto con la Dea. Le streghe della Wicca hanno elaborato una serie di regole che devono essere rispettate da quanti praticano la magia: tale serie di regole prende il nome di “Legge del Potere”. Le streghe della Wicca sostengono di non praticare la magia al fine di distruggere altri individui anche se in caso di necessità i poteri magici possono essere utilizzati per proteggere se stessi e per ottenere vantaggi personali.
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Tornare a casa dal lavoro sapendo che la casa è pulita, la cena già pronta, non devo lavare i capelli e non ho assolutamente nulla da fare se non guardare un film inutile in cui un uomo/donna d’affari resta isolatə in un villaggio sperduto per Natale e lì ci ritrova lo spirito delle feste e l’amore della vita è quanto basta per rendere felice una trentenne.
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Madre: Palestina
Padre: il mondo
Vecchia come la terra
Professione: sopravvivere
Laggiù
ogni giorno un uomo.
E una donna che vede in lui,
come tutte le donne della Terra,
una persona cara e bella,
un uomo insanguinato
che giace su una barella
invece di crescere e vivere
come tutti i figli della Terra.
Gaza grida:
“Il mio ventre, portatore di vita,
fatto a pezzi
come il corpo dei miei genitori,
il corpo dei miei fratelli
e dei miei figli.
Invece dei regali
sotto l’abete,
i loro corpi
impacchettati nella carta regalo della morte.
Al posto delle luminarie che illuminano
le strade del mondo,
le mie strade sono rischiarate
dalle bombe.
Invece che acqua,
dai rubinetti,
cola il sangue dei miei adolescenti.
Anche i topi, nella mia casa,
hanno fame e sete.
Distruzione,
distruzione,
urla,
urla,
ma non arrivano
alle orecchie del Cielo,
in ferie per le Feste.
Né agli occhi dei profeti,
occupati a guardare
una partita di pallone.
E io,
agonizzo,
agonizzo
e nessuno se ne preoccupa.”
Maram Al-Masri
Gaza da “Anime scalze”
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🚦👁️👁️🚦GIOVANNI 2:5 LA MADRE DICE AI SERVI: <<FATE QUELLO CHE VI DIRÀ ». 🗣️ NO! VI DICO !!!
👂 Giovanni 9:25 Egli dunque rispose: «Se egli sia un peccatore, non lo so; una cosa so, che ero cieco e ora ci vedo».
🚦NON ESISTONO NELLA BIBBIA ! IN NESSUN VERSETTO , IN NESSUN LIBRO !!!
👂LE SEGUENTI PAROLE : 👁️👁️
🗣️1) DI SANTIFICARE LE FESTE PAGANE! (Solo nella bibbia cattolica!)
🗣️2) CHE UNA DONNA CHE HA PARTORITO SIA ANCORA VERGINE! (LA MADONNA, MARIA PAGANA! )
🗣️3) DI INGINOCCHIARSI DAVANTI ALLE STATUE! Leggi Esodo 20:3-5!
🗣️4) CHE IL SIGNORE SIA NATO IL 25 DICEMBRE! (Perché Non Era Inverno!)
🗣️5) ATTO DI DOLORE E TUTTE LE CANZONCINE DEDICATE AI SANTINI VARI!
🗣️6) CHE NON I PUÒ SPOSARE SENZA I COSÌ DETTI FALSI SACRAMENTI!
🗣️7) FARE MESSA DI DOMENICA! ( Matteo 12:8 !)
🗣️8) NOZZE D'ARGENTO/ ORO! (Perché sì è già Sposati!)
🗣️9) LA PAROLA ( AUGURI! (Ma Benedica!)
🗣️10) ESALTARE MARIA! Leggi Giovanni 2:5 La madre dice ai servi: <<Fate quello che vi dirà»
🗣️11) NATALE! 🗣️12) CRESIMA!
🗣️13) ROSARIO! 🗣️15) OSTIA!
👁️👁️ TUTTE LE FESTE PAGANE SONO SOLO A SCOPRO DI LUCRO!
🚦GIOVANNI 2:5 La madre dice ai servi: <<Fate quello che vi dirà». 🗣️ COME MAI, disubbidite, Alla Vostra Madonna! LA QUALE VI DICE IN MODO MOLTO CHIARO DI FARE TUTTO CIÒ CHE VI DICE IL SIGNORE?
🚦COMUNQUE VI RICORDO CHE LA PAROLA Madonna NON È SCRITTA, DA NESSUNA PARTE! IN NESSUNA PAGINA! O' VERSETTO DELLA BIBBIA!!!
🙌 LA MADRE (MARIA) DEL NOSTRO SIGNORE. LEI STESSA, UBBIDISCE AL NOSTRO DIO YAHSHUA! ALLELUIA
🌹 Luca 1:46 Allora Maria disse: «L'anima mia magnifica il Signore
🌻 47 e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
🚦48 perché ha guardato l'umiltà della sua serva. D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
🗣️ 49 Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente e Santo è il suo nome:
🙌 YAHSHUA HA MASHIACH IL SIGNORE DEL SABATO!
🚦GIOVANNI 8:32 Conoscerete La Verità e La Verità vi Farà Liberi».
🗣️ SÌ LIBERI DALLA MENZOGNA! INCULCATA IN NOI FIN DA PICCOLI! QUINDI LEGGETE LA VOSTRA BIBBIA! PENSATECI BENE SE BRAMATE LE MERAVIGLIOSE BENEDIZIONI CHE IL SIGNORE, DIO YAHWEH' HA IN SERBO PER I SUOI FIGLI ALLELUIA
🗣️ LEGGI LA TUA BIBBIA! SCOPRIRAI LA VERITÀ!
🚦Geremia 10:1 Ascoltate la parola che il Signore vi rivolge, casa di Israele.
👂2 Così dice il Signore: «Non imitate la condotta delle genti e non abbiate paura dei segni del cielo, perché le genti hanno paura di essi.
🚦3 Poiché ciò che è il terrore dei popoli è un nulla, non è che un legno tagliato nel bosco, opera delle mani di chi lavora con l'ascia.
🚦4 È ornato di argento e di oro, è fissato con chiodi e con martelli, perché non si muova.
👂5 Gli idoli sono come uno spauracchio in un campo di cocòmeri, non sanno parlare, bisogna portarli, perché non camminano. Non temeteli, perché non fanno alcun male, come non è loro potere fare il bene».
🚦6 Non sono come te, Signore; tu sei grande e grande la potenza del tuo nome.
🗣️ISAIA 43:11 lo, io sono il Signore,fuori di me non v'è salvatore.
👂ESODO 20:3 Non Avrai altri dèi di fronte a Me.
👂4 Non ti farai idolo né Immagine alcuna di ciò che è Lassù nel cielo né di ciò che è quaggiù sulla Terra, né di ciò che è nelle acque sotto la terra.
👂5 Non ti Prostrerai davanti a Loro e non li servirai.
🗣️ Sulla Croce C'è Scritto: YHWH Il Re Dei Giudei! YAHWEH' Colui Che È!
🚦L'unico Nome Che Salva" Nella Scrittura Originale È Yahshua Ha Mashiach!🙌
👂 Deuteronomio 4:39 Sappi dunque oggi e ritieni bene nel tuo cuore che il SIGNORE è Dio lassù nei cieli, e quaggiù sulla terra; e che non ve n'è alcun altro.
🗣️ Isaia 42:8 lo sono l'Eterno, questo è il mio nome; non darò la mia gloria ad alcun altro, né la mia lode alle immagini scolpite.
🙌 YHWH IL RE DEI GIUDEI!
🚦 YAHWEH' COLUI CHE È!
👂Atti 17:29 Essendo dunque discendenza di Dio, non dobbiamo credere che la divinità sia simile a oro, ad argento, o a pietra scolpita dall'arte e dall'immaginazione umana.
🚦 30 Dio dunque, passando sopra i tempi dell'ignoranza, ora comanda agli uomini che tutti, in ogni luogo, si ravvedano,
🚦31 perché ha fissato un giorno nel quale giudicherà il mondo con giustizia per mezzo dell'uomo che egli ha stabilito, e ne ha dato sicura prova a tutti risuscitandolo dai morti». GIOVANNI 2:5 La madre dice ai servi: <<Fate quello che vi dirà». 🚦ATTI 4:12 In nessun altro è la salvezza; perché non vi è sotto il cielo nessun altro nome che sia stato dato agli uomini, per mezzo del quale noi dobbiamo essere salvati».
🙌 Giovanni 14:6 Gli disse Yahshua: ��Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me.
🚦YAHSHUA HA MASHIACH!
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La bambina prese con le mani le due metà della melagrana perfettamente combacianti e simmetriche incerta sul da farsi. Poi decise di separarle con dolcezza, lasciando che copiose gocce di succo agrodolce e vermiglio macchiassero la tovaglia bianca di fiandra con cui la tavola era apparecchiata. La donna si stiracchiò languidamente, svegliata dalla solerzia della bambina guardandola interrogativamente e poi con maggior indulgenza e disponibilità. Destarsi all’improvviso le era costato parecchio ma comprendeva la curiosità di quella donna in nuce e decise di accontentarla. Fece qualche passo di danza per sgranchirsi le membra intorpidite sul chiaroscuro della tovaglia damascata lasciandosi guidare da una musica immaginaria e dal piacere genuino di quegli occhi infantili colmi d’intelligenza intenti a seguire con interesse ogni sua mossa. Sfoderò tutta l’intraprendenza che possedeva nel percorrere il perimetro quadrato del piano su cui poggiava ben attenta a non scivolare oltre, verso profondità e altezze inesplorate. Continuò fermandosi davanti alla foglia lucidissima e verdissima di un’arancia matura, saggiandone la consistenza provando a dondolarsi con leggerezza, le mani ben salde al picciolo, e la bimba ripensò a pigre giornate estive trascorse nel dormiveglia intrecciando le dita nelle maglie di un’amaca lontana dal vago sapore di salsedine e le sorrise. Decise, allora, di offrirle la polpa sugosa di un acino d’uva maturo e la donna accettò con gratitudine. Insieme ne assaporarono la dolcezza senza pretese a lungo e in silenzio; poi la creatura misteriosa accettò di salire sul palmo di quella manina grassoccia e amichevole per farsi esaminare con la stessa precisione di uno scienziato intento a osservare al microscopio un organismo prezioso e minuscolo poggiato con cura su un vetrino: i capelli lunghi e liscissimi, dalla consistenza setosa. La pelle rosea e compatta del viso. Gli occhi color ambra, mobili ed espressivi. Un corpo femminile sinuoso e morbido appena velato da un abito di consistenza traslucida che alla bimba fece pensare alla sottilissima pellicina dell’acino d’uva appena assaporato. Una fata perfetta e amabile, simile alle tante creature fiabesche da lei conosciute e amate nelle ore di assoluta e compiuta solitudine trascorse nella lettura avida di pagine e pagine di storie senza tempo. A lungo rimasero lì, insieme, avare di parole, comunicando un mondo di idee e sensazioni attraverso le sfumature sottili ed espressive dei loro sguardi sino a quando un rumore improvviso e inaspettato non le fece sobbalzare entrambe, con la sgradevole percezione di essere state appena colte in flagrante. Il persiano di casa osservò sornione la sua giovane padrona dal basso, strofinandosi contro una gamba tornita del tavolo, riflettendo sulla prossima mossa da compiere. La fata portò l’indice alla bocca chiedendole silenzio e complicità e la bambina con delicatezza decise di lasciarla laddove l’aveva, quel giorno, scoperta per la prima volta, accanto ai grani trasparenti e rossastri del frutto che era la sua dimora e attese. L’altra annuì con un sorriso leggero lasciandosi racchiudere con grazia nella sua prigione dorata. La bambina guardò a lungo le due metà ora saldate alla perfezione e non disse nulla. Poi, con fare autorevole, si rivolse al suo antico compagno di giochi invitandolo a seguirla come sempre in giardino. Di quel pomeriggio magico e irripetibile non rimasero che poche stille vermiglie sul candore violato di una tovaglia delle feste e un’aria svagata e pigra ma stranamente appagante offerta dal sole e dal garbino attraverso la finestra aperta su una domenica di dicembre unica e speciale. Lucia Guida
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“Ma tu dove hai casa adesso esattamente?”
Ogni volta che qualcuno mi fa questa domanda non so mai cosa dire. È quell'avverbio – "esattamente" – che mi ammutolisce, e non solo perché io una casa esattamente non ce l'ho, ma anche perché non sono sicura che la casa rientri nel novero delle realtà esatte.
Se per casa si intende il posto in cui arrivano le multe dell'auto, in cui faccio le lavatrici e in cui il gatto mi riconosce, allora casa mia è Cabras, è Torino, è Roma. Se invece per casa si intende quell'approdo da dove anche chi parte per mille destinazioni ha la tendenza segreta a ritornare, allora l'esattezza va del tutto a farsi benedire e subentra la molteplicità, la sovrapposizione, l'abbraccio tentacolare di mille familiarità.
Perché casa mia è una donna con un rossetto da ragazza che sforna una torta al cioccolato prima di uscire con me, ancora profumata di lievito e vaniglia. È una signora di settant'anni che scova in un armadio un caftano mai messo e se lo infila, perché crede che di feste nella vita gliene spettino ancora. È un gruppo di whatsapp dal titolo surreale che mi regala leggerezza proprio quando il mondo fa di tutto per portarmi a fondo.
Casa mia è un treno che si ferma a Oristano e la donna che scende col cappello rosso lo fa per me. È un amico timido che mi manda sms preziosi, perché un “ti voglio bene” così vero si può confessare solo se non lo sente nemmeno chi lo dice. È una coppia di amici in moto che viaggia verso il mare di notte per fare un bagno con te, nudi come trent'anni fa, lasciando a casa figlie, nipoti e cane.
Casa mia è un fratello capace di prendere in mano il posto che si è divorato la sua adolescenza e trasformarlo nel giardino in cui far fiorire le piante grasse, la sua maturità e i sogni dei suoi figli. È una bambina bionda che mi si addormenta addosso perché non conosce altri modi di dirmi che per lei io sono un luogo sicuro. È la chiave di un appartamento dove un gatto grigio può decidere che, in assenza dei padroni, nel letto gli vado bene pure io.
Casa mia è un amico che ride e canta gli U2 a squarciagola al mio fianco mentre corriamo brilli per le strade della Marmilla. È una donna che sa insegnare alla sua bimba che crescere significa anche accettare di essere misurate da chi ti ama. E' una scritta temeraria col gessetto lasciata di nascosto su una lavagna da una mano che aveva fretta, ma il tempo per quello l'ha trovato.
Soprattutto è l'uomo amato che si sveglia in un'alba di Salisburgo e sa che la sua casa ovunque resto io.
Non c'è niente di esatto in tutto questo ed è meglio così.
Infatti non è utile che mi chiediate dove ho casa.
Io so dire solo in chi.
Michela Murgia, post dell' 11 agosto 2016
da una pagina fb
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Finché dobbiamo festeggiare la festa della donna per farci trattare con rispetto significa che non abbiamo raggiunto la parità.
... e le feste commerciali non mi sono mai piaciute... perché è di questo che si tratta.
cywo
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