#fammi morire
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«[..] è troppo pesante per me. Se mi devi trattare così, fammi morire piuttosto, fammi morire, se ho trovato grazia ai tuoi occhi; che io non veda più la mia sventura!».
Mosè Dal libro dei Numeri Nm 11,4b-15
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What do you mean they didn't tell you this exact thing the first day
#in che senso 'devi andare anche di pancia' al provino#amo#a me tirano le scarpe se penso#non sto scherzando#si incazza da morire#ma che vi insegnano alla 09 fammi capire#I'm begging actors to at least do a meisner workshop please#pretty please#you'd hate it but it would give you like x2 what you already have
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Portami al mare dai 🌊
#buongiorno
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Se mi vedi in qualcuno dei tuoi pensieri abbracciami che mi manchi. L’amore chiede strada, chiede vento, non sa morire in solitudine. Fammi entrare dentro, fammi vedere per un giorno come vedono i tuoi occhi, se sono nel tuo cuore. Perché senza cercarti ti incontro ovunque. Senza di te prevedo sempre la fine e non comincia mai niente.
Julio Cortázar
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Smettila!
Adesso basta flirtare con gli altri uomini di nascosto, con chiunque ti faccia un complimento! Mi fai sentire umiliato, mi fai dannare. Chiunque vorrebbe saltarti addosso solo a un tuo cenno, non lo capisci? O invece lo capisci sin troppo bene! Maledetta ossessione che sei, per me. Perché sei una femmina lussuriosa dentro: io ti conosco benissimo e mi preoccupo.
Pubblicamente, al lavoro o nelle occasioni ufficiali in società, tu semplicemente interpreti a perfezione una parte: quella della professionista compassata e seria. Sembri quasi una puritana dall’etica impeccabile e dai rapporti interpersonali cortesi ma molto distaccati. Appari formale, fredda e dall’aspetto algido, distante e sembri addirittura un po’ timorosa di eccessive confidenze.
Chi ti osserva professionalmente direbbe che sei una donna sobria, discreta. Ti sanno molto devota, la cattolica praticante che mostra di scandalizzarsi per qualsiasi parola un po’ colorita o espressione appena volgare. Infine, quando siamo in mezzo agli altri, con te non si può neppure accennare a cose di sesso: non si fa, non sta bene. Assumi immediatamente un’espressione inorridita, scandalizzata e cambi subito discorso.
Arrossisci, addirittura. “Un altro po’ di tè?” Che attrice straordinaria e spudorata! Ma a letto con me invece ti scateni. Ti trasformi completamente e potresti assolutamente dare delle lezioni - e che lezioni! - a un’attrice porno. Te lo vieni a cercare, me lo impugni, te ne impadronisci e ci giochi, ti piace. Lo brami, lo succhi e lo lecchi. Con gran gusto e perizia tecnica, te lo ficchi in due secondi tutto in gola.
Sei una vera maestra dell’arte. Mi svuoti letteralmente i testicoli. Hai la perfidia negli occhi, mentre ti fai scopare. Mi vuoi, desideri il cazzo più di ogni cosa. Sei una porca magistrale, laureata cum laude. Potresti battere in strada, per la perizia con cui maneggi il cazzo e ne tiri fuori tanta sborra. E ti piace assaporarla, giocarci. Troia schifosa e sporchissima.
Sei tu quella che conduce i giochi. Vuoi che ti sbatta il cazzo sul viso più volte, a umiliarti. E devo farlo chiamandoti troia e puttana. Si: sei inequivocabilmente una grandissima porca. Quanto mi piace, questo tuo lato! Sul letto, mi ti apri davanti all’improvviso, ti fai vedere da me ovunque, sul corpo: senza alcun pudore e socchiudendo gli occhi gemi contenta.
Il tuo culo, la tua passera e la tua bocca parlano chiaro e dicono soltanto: “penetrami, fammi godere.” Ti piace da impazzire essere osservata, desiderata, toccata, violata. Con prepotenza ti piace ancora di più. Sei assatanata di sesso: in casa vuoi il mio cazzo sempre e ovunque: in ogni momento, quando siamo soli. Mi vuoi a qualsiasi ora del giorno, se siamo a casa.
Vuoi che il tuo seno sia adorato e subito dopo leccato, assaggiato, strizzato, odorato, massaggiato. Cerchi di continuo l’uccello. Ne esigi tantissimo. Ami il lusso e gli agi. Ti approfitti della tua bellezza mozzafiato, perché sai che farei di tutto per te, per farti star bene, comoda e viziata.
Gli anglosassoni direbbero che sei una “high maintenance woman.” Entrando in camera da letto, come percepisco il tuo sguardo carico di libidine maliziosa, se ti vedo mezza nuda già capisco cosa ti passa per la mente. Non ti resisto e mi precipito su di te.
Compiaciuta di essere una femmina bellissima, sensuale e in missione segreta per conto del Dio Eros, mi sussurri all’orecchio dov’è che lo vuoi, dove e come desideri essere adorata, baciata e leccata. A lungo. Mi spompi, ne vuoi sempre di più. Sono pazzo di gelosia, per te: mi piaci da morire, mi sei entrata nel sangue. Ti voglio di continuo.
Che tu sia dannata, donna: non flirtare, non guardare, non rispondere, non dare confidenza, non sorridere. Capisco che è impossibile, ma fammetelo almeno dire. Sii solo mia, non tradirmi. Mi tradisci? Non ti basto? Dimmelo sinceramente, sgualdrina: tu sei la mia croce e delizia. E non ridere, troia. Senza il tuo profumo in giro per casa io morirei. Ama me e nessun altro. Perché io voglio te e basta.
Sei una mia vera e propria fissazione. Porto sempre in tasca con me un tuo paio di slip sporchi. Sono schiavo del tuo odore intimo. Adesso tu starai zitta e sopporterai queste sberle. Voglio vedere il tuo bel culo bianco latteo diventare rosso fuoco. E sentirti implorare pietà, piangere di dolore. Dovrai pur espiare, per tutta la gelosia che mi provochi.
Devo pur controllarti, in qualche modo, contenere la carica erotica che spandi attorno a te con non so quanta incoscienza e nonchalance. Sopporta, fallo perché mi ami. E perché... oh, per la miseria: che vera troia sei! Ti vedo che sorridi di nascosto e sembri soddisfatta, mentre ti mordi le labbra e fai finta di sentirti umiliata, ferita nell’onore, arrabbiata.
Maledetta: ti piace, essere sculacciata allora, eh? Dio: mi farai impazzire. Sei la mia dolcissima e assolutamente perfida puttana. Dai: ora usa la tua bocca nel modo che sai. Perché ti piace un sacco usarla così e sei capace di compiere veri e propri capolavori di acrobazia, con la tua lingua. Che spero tu usi solo con me. Dai, sbrigati. Succhia forte, puttana e fammiti sborrare dentro. Perché mi urgi e io ti amo troppo.
RDA
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Ma te ti sento dentro come un pugno
Quando ti vedo ballare
Vorrei morire
Lai la la la la la la fammi vedere
Lai la la la la la la fammi godere
Rewind " Vasco Rossi"
# me
Vorrei morire
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La cambio io la vita che Che mi ha deluso più di te Portami al mare, fammi sognare E dimmi che non vuoi morire
Patti Pravo
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Ti vengo a prendere io, non preoccuparti.
Adesso riposati, ci pensiamo domani.
La macchina è a posto.
Te li do io i soldi che ti mancano per il viaggio.
E’ pronta la cena, corri!
Ti ho messo il caffè in frigo
così quando torni, lo trovi freddo.
Non sarai un po’ leggera vestita così?
La prossima volta andrà meglio, vedrai.
Vai piano!
Lo so che adesso ti manca e ti senti morire, ma passerà.
E’ un dolore infinito, ma sei più forte tu.
Mi vesto e arrivo.
Scegli una stella che te la vado a prendere.
Non chiamare il tecnico, vengo io.
Sei bella quando sorridi.
Questi occhi te li ho fatti proprio bene!
Tieni, mangialo tu. Io non ho più fame.
Sei sicura che va tutto bene?
Fatti una bella doccia, così ti riscaldi.
Dammi il trolley, lo porto io.
Parto un po’ prima, così quando arrivi mi trovi in stazione.
Questo vestito ti sta benissimo!
Non sono stanco, andiamo!
Vieni a pranzo, ti aspettiamo?
Fammi solo uno squillo quando arrivi
così posso mettermi a dormire.
Vorrei vederti sempre felice, come adesso.
Ho sbagliato tante di quelle volte
ma l’ho fatto soltanto per proteggerti.
Buonanotte.
A domani.
Quante volte i nostri papà
ci hanno detto "Ti amo"
senza che noi
ce ne rendessimo conto.
- A. Faber
#frasi forza#amarsi#tumblr#coraggio#resilienza#amore tumblr#frasi tumblr#mamma e papà#papà#papà figlia#papà figlio#amore eterno#amore puro#amore vero#tu per me#famiglia#amoreeee#mio padre#papà mio#attenzione#cura#tenerezza
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Ti vengo a prendere io, non preoccuparti. Adesso riposati, ci pensiamo domani. La macchina è a posto. Te li do io i soldi che ti mancano per il viaggio. E’ pronta la cena, corri! Ti ho messo il caffè in frigo così quando torni, lo trovi freddo. Non sarai un po’ leggera vestita così? La prossima volta andrà meglio, vedrai. Vai piano! Lo so che adesso ti manca e ti senti morire, ma passerà. E’ un dolore infinito, ma sei più forte tu. Mi vesto e arrivo. Scegli una stella che te la vado a prendere. Non chiamare il tecnico, vengo io. Sei bella quando sorridi. Questi occhi te li ho fatti proprio bene! Tieni, mangialo tu. Io non ho più fame. Sei sicura che va tutto bene? Fatti una bella doccia, così ti riscaldi. Dammi il trolley, lo porto io. Parto un po’ prima, così quando arrivi mi trovi in stazione. Questo vestito ti sta benissimo! Non sono stanco, andiamo! Vieni a pranzo, ti aspettiamo? Fammi solo uno squillo quando arrivi così posso mettermi a dormire. Vorrei vederti sempre felice, come adesso. Ho sbagliato tante di quelle volte ma l’ho fatto soltanto per proteggerti. Buonanotte. A domani. Quante volte i nostri papà ci hanno detto “ti amo” senza che noi ce ne rendessimo conto. Andrew Faber ****************************** I'll come get you, don't worry. Now rest, we'll think about it tomorrow. The car is fine. I'll give you the money you need for the trip. Dinner is ready, run! I put the coffee in the fridge for you so when you come back, you find it cold. Aren't you a little light-hearted dressed like that? Next time it will be better, you'll see. Slow down! I know you miss him now and feel like dying, but it will pass. It's an infinite pain, but you are stronger. I get dressed and arrive. Choose a star and I'll get it for you. Don't call the technician, I'll come. You are beautiful when you smile. I made these eyes for you really well! Here, you eat it. I'm not hungry anymore. Are you sure everything is fine? Take a nice shower so you can warm up. Give me the trolley, I'll carry it. I leave a little early, so when you arrive you can find me at the station. This dress looks great on you! I'm not tired, let's go! Come to lunch, shall we wait for you? Just give me a ring when you arrive so I can go to sleep. I would like to see you always happy, like now. I was wrong so many times but I only did it to protect you. Good night. Until tomorrow. How many times our dads they told us "I love you" without us we realized it. Andrew Faber
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Sono stanca, ti prego fammi morire..
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Fammi sentire ancora amata da te
Caro, sai che da qualche tempo ne devo mandare giù tante. Ogni giorno. Mi tiene in pugno: sa benissimo che questo lavoro ci serve per mangiare. Ma finirà, fidati. Forse. Magari no... Anzi decisamente no, come capirai fra un po'. Devo dirti tutto. So che dovrei probabilmente cercare comunque di respingerlo, di ritrovare un minimo della mia dignità di donna, di lavoratrice, di moglie e madre: sono quasi sicura che non mi licenzierebbe, se lo respingessi.
M’ha assunta diversi anni fa e sai che all'epoca mi disse che lui per me sarebbe stato sempre come un secondo padre. Ed è anche stato il padrino di battesimo di Luca. Però sento intimamente che ormai devo assolutamente dirti tutto. Me lo impone la mia coscienza. Non posso più fare finta di nulla; devo essere onesta con te e sputare finalmente il rospo. Un matrimonio è anche questo. Sai, non è proprio come ti ho sempre detto: non sono state solo battute e qualche palpatina... aspetta, non ti arrabbiare. Mantieni il controllo, per favore. Non è solo tutta colpa sua... si, si: adesso se ti calmi ti spiego, ok?
Dunque, da quando tu hai perso il lavoro, senza por tempo in mezzo lui mi ha immediatamente aumentato lo stipendio ma ha preso ad accelerare, con me. Dapprima ha iniziato a mettermi timidamente una mano nella scollatura, quasi per caso, appoggiandosi un po' quando mi si avvicinava alla scrivania, per chiedermi qualcosa o per controllare. Io, impaurita e rossissima in viso, lo lasciavo fare. A ogni modo, non succedeva tutti i giorni. Lui era comunque sempre un po’ esitante, imbarazzato. Però capivo anche che, vedovo da cinque anni, aveva una voglia enorme di passera, magari della moglie di qualcuno, quindi di una donna seria e in fin dei conti pulita.
Una mamma di famiglia, una donna matura: da amare molto discretamente e anche da aiutare concretamente, insomma. Non è certo tipo da andare a troie. Poi, dopo un paio di settimane di tensione erotica crescente ma palpabile tra noi, un giorno, con mio totale imbarazzo, a fine pomeriggio lavorativo tolse tutte le sue esitazioni di mezzo, prese confidenza e chiuse a chiave la porta dello studio. Mi guardò fissa e io capii. Sarei senz'altro potuta andare via: aveva lasciato la chiave nella toppa. Avrei voluto morire, quella prima volta. Da quel momento lo fece ogni giorno, a fine giornata e appuntamenti esauriti.
Però un po’ devo dire che questa cosa mi incuriosiva, mi eccitava. Mi lusingava anche, il fatto che lui volesse proprio me. Per non scappare e per non sentirmi piena di vergogna, pensavo alle bollette, alla spesa da fare. Ai libri e ai vestiti dei figli. Ma erano scuse: chi volevo fregare... in fondo al mio cuore, che già batteva forte per lui, lo volevo anche io! Forse, parlando chiaro tra noi, sarà stata anche la noia del nostro ménage, sai... Egli dopo la chiusura della porta immediatamente si infilava sempre seduto sulla mia stessa sedia dietro di me. Ogni pomeriggio. Iniziò dapprima col mettermi semplicemente una mano nella camicetta.
Su un seno, stimolandomi il capezzolo e l’altra in mezzo alle cosce, fino alle mutande. Mi frugava e mi stimolava. M'annusava baciandomi il collo, rapito dalla passione. Senza dire una parola. Poi sosteneva e massaggiava dolcemente e con delicatezza le mie tette con entrambe le mani. Da sotto la camicetta o la canotta mi accarezzava lascivamente i fianchi dei seni, eccitandomi da impazzire. Mugolavo e lui si ingrifava ancora di più. Mi sussurrava che col mio profumo lo stordivo, che mi desiderava da impazzire. Io ero apparentemente ancora una statua di gesso, fatto salvo il mugolare. Non partecipavo attivamente. Però dovevo sbottonare la camicetta e allargare le gambe per lasciarlo fare.
Inizialmente, mi palpava la fica da sopra gli slip, ancora non aveva il coraggio di scostarli. Sebbene fossi evidentemente bagnata e lui lo sentiva. Dargli il contatto con il mio intimo lo feci io dopo un po’: guidando la sua mano, gli consentii di infilarmi le dita dentro il solco tra le natiche e poi nell'ano. Tanto valeva farlo fare ormai, no? Nella fregna subito a seguire. Mi masturbava per alcuni secondi e poi si ritraeva, un po' si vergognava di quello che stava facendo a una mamma di famiglia. Iniziai quindi un po’ a rilassarmi, a fargli capire che gradivo. Mi eccitava, quella sensazione di potere su un uomo tanto influente, stimato e rispettato.
Toglieva le dita dalla mia fica di donna sposata, le annusava rapito e quindi se le leccava, gemendo a occhi chiusi. Poi mi ringraziava e mi lasciava tornare a casa. Io segretamente speravo ogni giorno che osasse di più. Lo desideravo da impazzire. Dopo qualche giorno dal contatto delle sue dita con il mio ano e la fica, egli si decise: mi ordinò perentoriamente di togliermi la camicetta e di mettermi a cavalcioni sulle sue gambe, in grembo a lui. A torso completamente nudo e seni liberi. Ero imbarazzatissima. Ma nonostante tutto eseguii docilmente, come ipnotizzata dalla sua voce. E... si, confesso: anche totalmente eccitata dall’oscenità e da quel senso di sporco, di proibito di quella situazione.
Ero ormai una donna dal comportamento disdicevole, una vera peccatrice: mi piaceva tutto quello che facevamo e quindi ti stavo tradendo, era ormai chiaro e conclamato. Quanto mi sentivo in colpa, quelle prime volte. Mi slacciava il reggiseno, mi faceva restare a torso nudo e giocava con le mie mammelle. Le leccava dappertutto, se le sbatteva in faccia più volte, si torturava dolcemente e succhiava dai miei capezzoli. Gli piaceva affondare il viso nel mio petto e restarci. Mi ciucciava le tette a lungo e tirava fortissimo. Quasi me le strappava, succhiandole come un ossesso, mettendosele tutte in bocca: con me diventava un bambino viziato e desideroso del seno della madre. Lo accarezzavo, mentre me lo faceva. Devo dirti che è in quel frangente che, sentendomi da tempo un po’ trascurata da te ma nuovamente una femmina molto desiderata e succhiata, leccata a lungo da un maschio, dopo un po’ di volte che lo lasciavo fare, ho iniziato a godere della sua bocca.
Non vedevo l'ora che arrivassero le sei. E iniziai a provare compiacimento, del mio essere diventata una troia. Quindi, dopo il mio rilassamento, fu naturale che quasi subito, sotto i sapienti maneggiamenti e le leccate di seno, ebbi con l’Avvocato il mio primo orgasmo spontaneo. Iniziai a gemere ad alta voce e a dirgli: "oh, caro, caro... fammi godere, fammi quello che vuoi... sono la tua puttana..." Si, ti giuro sui nostri figli che non volevo, non ho iniziato io questo gioco perverso. Ma venire, avere il primo orgasmo con lui, è stato più forte di me. Non riuscivo a soffocare i miei mugolii. A frenare le mie parole. Gli ho detto il mio primo “siii” con tutto il cuore e con la fica. Non ho potuto evitarlo: ho goduto. Molto e veramente.
Lui ha realizzato subito quello che stava accadendo ed è letteralmente impazzito. Non ha potuto resistere e dal giorno dopo quel mio primo orgasmo spontaneo senza penetrazione ha voluto tutto, da me. In quel primo frangente, magico per entrambi, egli infatti non ha voluto approfittare, forse spiazzato da ciò che gli si stava aprendo davanti. Una voragine di perversione e tradimento, di tutti i suoi e miei valori. Un ultimo, labile scrupolo di coscienza: dopotutto lui ti conosce bene e ti stima tantissimo.
Ma il cazzo non sente ragioni. Era un percorso di vera e segreta, fortissima passione per entrambi. Stava rubando la donna a un altro uomo: la faceva godere al posto suo. Così sappi quindi che è da un anno ormai che ogni giorno me lo spompino, glielo prendo in bocca, lo lavoro per bene e lo faccio sborrare. Tantissimo. Ingoio integralmente tutto quello che produce. Gli succhio tutto ciò che ha dentro i coglioni. E più ne ha, più ne ingoio. Glieli strizzo, mentre viene, per fargli un po’ male quando sta sborrando e fargli così capire che lo tengo per le palle.
Dopo circa due mesi, progressivamente e in modo molto discreto quindi, ho iniziato a dargli ordini anche io!!! Eccheccazzo!!! Poi, da lui mi faccio sfondare il culo, anche se a te l'ho dato raramente, lo sai, perché mi fa male. Lui ha il cazzo più grosso del tuo, ma anche se mi fa tanto male, lo voglio, lo desidero. Voglio soffrire per ciò che ti faccio. Devo dire però che quando lui mi sborra dentro le viscere, sento che sono intimamente sua e vengo anche io. Squirto... allago ovunque e poi mi tocca pure pulire!
Mi piace da morire, prenderlo in culo da lui. Allargo le natiche con le mani, per farlo entrare tutto. Come e quando succede: quando gli ultimi clienti del suo studio di affermato penalista sono andati via, io mi spoglio e mi metto sul tappeto. Nuda, a cosce spalancate e voglio che mi lecchi la fica fino alla mia soddisfazione completa. Lui ama inghiottire il mio miele di donna. Malgrado l’età è ancora molto potente e duro. Ah, a proposito: questo ti farà andare fuori dai gangheri non poco! Ho iniziato già dopo un paio di mesi a consentirgli di sborrarmi sul viso.
Aspetta... dai non ti incazzare... siamo pragmatici... si, si: va bene! La cosa del culo... Hai ragione: a te il mio culo non l’ho quasi mai concesso... ma questa situazione ci porta bei soldi, caro mio... e quindi fino a quando non troverai un lavoro stabile e redditizio, devo mantenere il suo interesse per me ben vivo e alto. Perché ti sto facendo questa confessione molto dettagliata... perché te lo devo. E perché ormai di lui e del suo cazzo grosso e insaziabile sappi che sono diventata schiava e mezzo innamorata. Mi piace tanto, prenderlo in culo e in bocca da lui. In fica poi non ne parliamo! Non so più farne a meno.
Non vedi che durante il fine settimana sono sempre nervosa? Non vedo l'ora di rivederlo. Poi, appunto, non è solo colpa mia: perché tu mi devi scopare di più. Devo sentire che mi vuoi come un tempo. Perché a quarant'anni passati da tempo, quasi cinquanta, sento che ho bisogno di più cazzo, nella mia vita: voglio scopare. E ormai voglio farlo con i miei due uomini. Sappi che forse cercherò anche qualche altra avventura extra con uno più giovane, in giro. E tu dovrai lasciarmelo fare. Ne ho bisogno. E comunque dei bei soldi extra che ogni mese il mio datore di lavoro e di cazzo ci allunga, noi non possiamo più fare a meno.
Ecco, ora sai tutto: questa è la materia di cui sono fatte le mie ore di lavoro extra fino alle otto di sera. Non c’è assolutamente nessun impegno per la redazione di cartelle, lettere di diffida, di convocazione, ingiunzioni, ricorsi. Tutte balle che t'ho raccontato. Ma non voglio più mentire. Glielo prendo in corpo in tutti i modi. Rassegnati, se veramente mi ami e non vuoi perdermi. Amo te, certo: ma scopo con lui. E con gran gusto. Mi sono scoperta puttana e felice. Adesso andiamo a letto. Puoi sfondarmi il culo, strizzandomi le tette e chiamandomi a buon diritto troia. Aspetta... almeno arriviamo sul materasso... daiiii... leva quella cazzo di mano dalle mutande e dal mio ano... stupido... si, lo so: profumo di sesso e di paradiso... me lo dici sempre, quando sei arrapato.
RDA
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DRUG
By Vikibaum/WordPress
Abbiamo appena finito di litigare furiosamente, i motivi sono sempre i soliti.
La verità è una sola: non abbiamo niente in comune noi due, tu appartieni a un mondo che non è il mio, un mondo di cui non voglio sapere nulla, non ti stimo, forse ti temo, eppure ci incontriamo in segreto da ormai due anni.
Nessuno lo deve sapere.
Ma c’è il letto: è lì che il tuo potere diventa incontrastabile, sai entrare in me- e non solo fisicamente- come nessuno.
Hai le mie stesse fantasie erotiche, il mio gusto di andare oltre, sempre al di là dei confini, di azzannare tutto per assaporare anche il veleno, se necessario.
Ora, il viso scarno livido di rabbia, gli occhi socchiusi a fissare un quadro, ti abbandoni sulla sedia, sfinito e io ti sto di fronte, ansimante, l’ultimo insulto è ancora nell’aria, basta, penso, non possiamo continuare così.
Ti guardo negli occhi, poi scendo alle labbra: i tuoi denti luccicano, bagnati di saliva, denti forti, da carnivoro.
All’improvviso provo per te un desiderio talmente micidiale e vendicativo da farmi tremare da capo a piedi; te ne accorgi, ma non dici nulla, continui ad ansimare, con le braccia e le gambe abbandonate in una posizione di assoluta impotenza.
Allora, spinta da un impulso irrefrenabile e maledicendomi, sapendo che in questo modo tutto ricomincerà, mi inginocchio ai tuoi piedi e ti sbottono i pantaloni; tu ti sollevi istintivamente per aiutarmi e io comincio a baciarti con le labbra che scottano, asciutte, per poi leccarti avidamente.
Come fai presto a eccitarti, rabbia e frustrazione ti aiutano di certo.
Ora il tuo respiro stranamente si calma, come in attesa.
Mi alzo in piedi sollevo la gonna e mi metto a cavalcioni sopra di te, avvicinandomi alla tua faccia, lasciandoti il tempo di guardarla avidamente, di guardare quella tenera cosuccia che tu adori e che io ti porterò via per sempre -ora ne sono convinta, che gioia perversa solo il pensarlo- poi affondo su di te, ora gemi forte, inarcandoti , silenzioso, furioso, perché hai la sensazione che io ti stia divorando, lo so , riconosco quello sguardo.
Cerchi di avvicinare le mani ai miei fianchi ma:-Non toccarmi- sibilo con voce rauca e tu:
-Avanti, fai tutto da sola, fammi vedere quanto sei brava-
Allora comincio lentamente a muovermi , ondeggiando i fianchi, mentre tu cerchi di penetrarmi sempre più a fondo, in modo convulso; provo a farti rallentare, inutilmente, perché sono io a essere vicinissima al paradiso; quando sono costretta ad arrendermi al piacere, mi afferri per i capelli con una mano e mi sussurri:
– Sì, madame, così, va bene, va tutto bene – finché non vengo con un grido rauco abbattendomi sopra di te.
Allora mi fai alzare con insolita gentilezza e mi porti verso la tavola da pranzo ancora disseminata dei resti del nostro pasto per piegarmi bocconi sopra i piatti che invadono il ripiano in ordine sparso
Poi mi fai allungare le braccia dietro la schiena e me le leghi con la tua cintura.
Aspettavo questa violenza che mi eccita oltremodo, perché so che cosasuccederà adesso; l e gambe mi tremano nell’attesa, le cosce fremono: eccolo il tuo potere su di me.
Mentre affondi il viso nei miei capelli con una mano mi premi i fianchi, con l’altra scivoli rigido e caldo nell’umidità del mio sesso, per poi strusciarti tra le natiche; e intanto con le dita mi stuzzichi e io ti voglio anche lì, perché mi piace da morire quando mi prendi in quel modo, ma mi costringo al silenzio, neppure un gemito, mordendomi le labbra a sangue.
-Chiedimelo, chiedimi quello che vuoi, avanti -mormori con voce di scherno continuando ad eccitarmi.
-Sì, sì, ti prego, ti voglio – e ascolto la mia voce implorare con toni osceni, animaleschi.
Allora mi penetri con violenza, con un gemito rauco e il dolore improvviso mifa urlare.
Mi inarco all’indietro, come per spingerti fuori, ma il piacere riempie improvviso il ventre, costringendomi a piegarmi in avanti per sentirti meglio, i seni che si impiastricciano di avanzi del pasto mentre sui capelli, sparsi sulla tavola, si rovescia un bicchiere di vino.
Tenendomi saldamente per i fianchi ti muovi sempre più in fretta, fino ad arrivare ad un orgasmo che ti fa urlare: non ti avevo mai sentito così.
Rapidamente esci dal mio corpo, mi sciogli le mani e mi fai voltare di frontea te, la schiena appoggiata alla tavola.
Ansimiamo tutti e due guardandoci negli occhi: è una sfida che dura da due anni. Poi mi allontano, mi ricompongo, il respiro ancora affannato, le gambe molli e dirigendomi verso la doccia ti dico:
-Ora vattene e non ritornare mai più, lascia le chiavi di casa sul tavolo-
Ma nel momento stesso in cui pronuncio quelle parole, penso a come farò aresistere senza di lui: è la mia droga, presto si ripresenterà la crisi di astinenza che ben conosco.
E capisco che quel “non tornare mai più”, frase decisamente abusata, è un lusso che non posso permettermi.
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La cambio io la vita che Che mi ha deluso più di te Portami al mare, fammi sognare E dimmi che non vuoi morire
Patti Pravo
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Ti vengo a prendere io, non preoccuparti.
Adesso riposati, ci pensiamo domani.
La macchina è a posto.
Te li do io i soldi che ti mancano per il viaggio.
E’ pronta la cena, corri!
Ti ho messo il caffè in frigo
così quando torni, lo trovi freddo.
Non sarai un po’ leggera vestita così?
La prossima volta andrà meglio, vedrai.
Vai piano!
Lo so che adesso ti manca e ti senti morire, ma passerà.
E’ un dolore infinito, ma sei più forte tu.
Mi vesto e arrivo.
Scegli una stella che te la vado a prendere.
Non chiamare il tecnico, vengo io.
Sei bella quando sorridi.
Questi occhi te li ho fatti proprio bene!
Tieni, mangialo tu. Io non ho più fame.
Sei sicura che va tutto bene?
Fatti una bella doccia, così ti riscaldi.
Dammi il trolley, lo porto io.
Parto un po’ prima, così quando arrivi mi trovi in stazione.
Questo vestito ti sta benissimo!
Non sono stanco, andiamo!
Vieni a pranzo, ti aspettiamo?
Fammi solo uno squillo quando arrivi
così posso mettermi a dormire.
Vorrei vederti sempre felice, come adesso.
Ho sbagliato tante di quelle volte
ma l’ho fatto soltanto per proteggerti.
Buonanotte.
A domani.
Quante volte i nostri papà
ci hanno detto “ti amo”
senza che noi
ce ne rendessimo conto.
(Andrew Faber)
Opera in foto: @soosh
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fammi morire con i tuoi baci dolci.
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Quando morirò dai via ciò che resta di me, ai bambini e agli anziani che aspettano di morire. E se vuoi piangere, fallo per il fratello che ti cammina accanto per strada. E quando avrai bisogno di me, abbraccia qualcuno e dai loro ciò che dovevi dare a me. Voglio lasciarti una cosa, qualora di meglio delle parole o dei suoni. Cercami nelle persone che ho conosciuto o amato. E se non riesci a lasciarmi andare, almeno fammi vivere nei tuoi occhi e non nella mente. Puoi amarmi di più lasciando che le mani tocchino mani, che i corpi tocchino i corpi, e lasciando andare i bambini che devono essere liberi. L'amore non muore, le persone sì. Quindi, quando di me resterà solo amore... donami agli altri.
Epitaph by Merrit Malloy, ep. 1x10 the midnight club
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