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Dj Tubet nelle tesi universitarie
Il rapper friulano Dj Tubet è stato intervistato alcune volte all’interno di tesi universitarie e di master. In questo post un breve riassunto..
Nello studio di Elena Fabbro “Un italiano vero” l’autrice si è domandata se la società influenzasse le canzoni e la lingua in cui venivano scritte e cantate o se fossero le canzoni, con i loro generi e la loro lingua ad influenzare comportamenti, abbigliamento ed atteggiamento dei gruppi che si riconoscevano nelle rispettive sottoculture. In questa ricerca c’è una grossa attenzione all’uso del dialetto nella musica in particolare nel rap. Compare l’attenzione per il Friuli in un intero capitolo/intervista in cui , Dj Tubet, spiega come per lui, l’utilizzo del friulano rispetto a quello della lingua comune sia spontaneo non legato ad una scelta razionale in prima battuta, quanto ad una frequenza d’utilizzo e quindi, alla facilità nel plasmarlo piegandolo alle proprie necessità nel momento della creazione di un testo. Il suo utilizzo non è legato quindi al folklore, la missione di cui si sente investito si caratterizza di tre elementi: il primo è difendere il friulano dall’ “attacco” mainstream dell’italiano, utilizzando la durezza e la spigolosità della lingua minoritaria come una sorta di arma. Il secondo è perpetuare la dialettica tra lo scadere nel folk ed il permettere ad elementi della cultura di sopravvivere ed essere perpetuati nel tempo. Il terzo invece si rifà a quanto riportato poco sopra, ovvero, anche egli condivide con gli altri parlanti di lingue sub standard il desiderio di portare al di fuori della sua realtà gli argomenti, la cultura e la storia della friulanità.
Nella ricerca di Alberto Pelus “Il linguaggio Hip-Hop” dopo alcuni capitoli di di inquadramento storico sociologico e lessicale dello slang o della lingua parlata dagli hip hoppers è presente anche un capitolo dedicato ad alcune interviste condotte ad esponenti della cultura hip-hop italianae friulana per cercare di capire come si sia sviluppato il primo contatto e come in seguito ci si sia appropriati delle pratiche culturali e linguistiche,adattandole all’ambiente italiano e friulano. Le interviste sono fondamentali poiché forniscono l’esperienza diretta dei vari interessati e sopperiscono alla mancanza di una documentazione attendibile scritta. Questa tesi è molti interessante per l’analisi approfondita dello slang e dei rapporti linguistici fra lingue diverse come nel caso del rap friulano. Contiene una precisa trascrizione di un intervista a Dj Tubet con un analisi sulla prima scena hip hop e i suoi contatti con il Friuli e i termini che si usavano allora in italia o in friuli come linguaggio di appartenenza alla cultura rap e non solo.
La ricerca di Fabrizio Antinori “Non sento altro se non tutto” è uno dei primi studi e interviste al modo di approcciarsi al rap per le “seconde generazioni”..un lavoro molto importante sia per quanto riguarda la letteratura hip hop sia per il mondo accademico. In queste interviste ai ragazzi che si approcciano al rap ,figli di genitori stranieri, viene menzionato più volte Dj Tubet come rapper presente sul territorio e in qualche modo un anello di collegamento culturale tra i figli di “italiani” e i figli degli “immigrati” nati in italia.
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Per conoscere alcuni titoli di libri in cui Dj Tubet o DLH Posse sono stati citati vi segnalo questo post : https://tmblr.co/ZL8bZy2dF0rH8
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FERMO – L’ultima giornata di Tipicità, domani 11 marzo, prende il via al Fermo forum con l’energia e la vivacità degli studenti. Alle 9.30 gli Istituti Alberghieri si sfidano nel Cooking quiz, concorso didattico innovativo che darà ai vincitori la possibilità di accedere alla finale nazionale. Alle 10.00, gli Istituti Professionali Servizi per l’enogastronomia e l’ospitalità alberghiera dibattono, in Accademia, sulle farine della biodiversità e paste biologiche.
Sempre in Accademia alle 11.30 torna lo chef stellato Paolo Gramaglia con “Carciofo e cucina mediterannea”; alle 13.30 “La cucina del riuso”, presentazione del libro di Carlo Catani sulla nuova cultura del riciclo, mentre gli chef Marco Cavallucci e Alessandro Dembech preparano due esempi “pratici” del recupero. Alle 15 “Regionalità, futuro e … Buon Ricordo: dal Lago di Como alla Valle del Chienti”, un viaggio degli chef Luigi Gandola e Rosaria Morganti tra i sapori autentici di Lombardia e Marche. Ultimo appuntamento alle 16.30, con “Il pesce artico che diventa piatto tipico marchigiano”: la chef Roberta Carotti porta in tavola lo stoccafisso all’anconitana, pietanza diventata simbolo della città dorica. Programma completo e prenotazioni su www.tipicitaexperience.it.
Tra gli appuntamenti mattutini anche la bio merenda per i bambini delle scuole, che potranno scoprire da vicino il mondo dei produttori bio, ed Eduaet, laboratorio di Unimc sull���educazione alimentare con un approccio giocoso e divertente.
Novità assoluta di Tipicità 2019 è il Contest MarcheInPasta Bio, dedicato alle “paste bio” delle Marche. Selezionati dall’Accademia di Tipicità, otto alfieri della migliore cucina marchigiana – Enrico Mazzaroni, Serena d’Alesio, Alessandro Campetella, Barbara Settembri, Gianmarco Di Girolami, Antonio di Guglielmo, Paolo Antinori e Fabrizio Gasparrini – valorizzano altrettante paste biologiche “top di gamma”, per esaltarne le peculiarità e le unicità organolettiche e sensoriali.
Alle 12.00 si parla di acqua come fonte di nutrizione e benessere, con degustazione, mentre alle 14.30 il convegno degli architetti (realizzato in collaborazione con l’OAPPC di Fermo) che prevede anche un prezioso intervento registrato di Stefano Boeri, l’architetto, urbanista presidente della Triennale di Milano, intervistato da Marco Ardemagni.
Tra gli incontri in programma, ii convegno organizzato da Confcommercio Marche Centrali sull’accoglienza fermana (ore 10.00); quello con Riccardo Cotarella per Assoenologi su “Viticoltura sostenibile, realtà o futuro?” (ore 10.00) e quello sulle misure del PSR Marche 2014/2020 sulle infrastrutture viarie e sulla prevenzione del rischio idrogeologico. L’università di Ancona pone una riflessione sugli insetti edibili (ore 10.30), mentre alle 12 si dibatte su come i social network impattano nel mondo b2b. E ancora il concorso per baristi e quello con Antonio Maietta, presidente nazionale Ais, per il miglior sommelier delle Marche, nonché la presentazione del progetto STEP-UP sul trasporto sostenibile e una migliore mobilità tra Italia e Croazia.
Dalle 10 alle 20 padiglione del Fermo Forum aperto con le sue 210 realtà espositive, un’esperienza immersiva nel meglio delle Marche, come cibo, come luogo dove vivere, come creatività e come manualità.
Tipicità è un network pubblico-privato guidato dal Comune di Fermo in collaborazione con Regione Marche, Università di Ancona, Camerino e Macerata, insieme a una nutrita squadra di enti locali rappresentativa di tutto il territorio regionale ed UBI Banca nel ruolo di project partner.
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MATTER MATTERS
Fabio Lattanzi Antinori | Jonny Niesche | Leonardo Ulian | Jonathan Vivacqua curated by Claudia Contu
THE FLAT – Massimo Carasi
22 february 2017 – 13 may 2017
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The Flat – Massimo Carasi is pleased to present “Matter Matters” group show. “The shapes, the unity, projection, order and color are specific, aggressive and powerful.”
Donald Judd, Specific Objects, 1965
In 1965, Donald Judd was writing for ArtsYearBook the text titled “Specific Objects”, in which he outlined the new born American Minimalist movement, claiming that painting and sculpting were significant media already, that made the arts’ dilution in a communicative context superflous. Even if considering them minimalists would be an error, we can look at Fabrizio Lattanzi Antinori, Jonny Niesche, Leonardo Ulian and Jonathan Vivacqua as heirs of this vision, based on interdependence between matter and form.
Matter Matters is an exhibition that sets during Miart and Salone del Mobile, and so presents the works of four artists, that come from different contexts (Lattanzi Antinori, Ulian and Vivacqua are from Italy, but the first two live in London, while Jonny Niesche is Australian), but are associated by a precise, however original, consideration on forms and materials they use. By using particularly matter, and so surfaces, the artists converse, each one with a well distinct voice, creating a choir of particularly scathing, aesthetically exemplary works, where often the materials matter, flaunting themselves and their qualities.
We are in front of a continuous exercise of presence and removal, and this is the most fascinating part of these artworks. It’s undeniable that the removal stimulates, in a previous or later fraction of time, an ideal sense of filling, that sometimes becomes real. Like Plato claimed, everything is a copy of an intellectual, purely immaterial, concept, to which we tend to grasp for all our existence. And like Paul Klee rightfully added, centuries later: “Art does not reproduce what is visible, but makes visible what always isn’t.” It’s fascinating to observe how form, artistically or not, always hides a creator’s authentic mystery, a part of his intimate universe, accessible only to the few. Like me writing right now, I bring to you a message filtered by days and days of sensibility shaped on certain ideas. Like you reading this text, you could understand certain passages of it, maybe more than others. In the same way, the Artists that you’ll find in this exhibition, or in the next ones, will have a certain “ME” that you’ll be able to understand, or maybe not. It could sound obvious – and it is – , but I’ll restate it because we tend to forget to conceive artworks other than what they physically represent: just try for a moment to think what is the meaning of a lead sheet sewed to another. Sewing is one of the most lightweighted activities, conceptually and rethinically. I am thinking to my mother, who asks me to help her putting a string through the needle. In Ulian’s artworks this need relies with one of the hardest, unreliable – as lead is cancinogenic – media, which is bent on a bidimensional surface and put contrast with another material: sand . And maybe the connection with that sand used by the Tibetan Monks is explained as a sort of exorcism of lead’s malignity. If we think about all the hard work behind an artwork, we can realize the ritual connection between the Tibetan Monks and Mandalas: maybe Ulian, in creating his “canvases”, tries to cure something or maybe he tries to enter an ideal dimension. At this point, the image composed by the sand becomes even more interesting: a reference to the electrical components that always intrigued the artist, that are also pieces of a system nearly perfect, to us human beings.
Duchamp’s work taught me to be wary of dualistic juxtapositions made in other exhibitions, so “easy” and abused: but here I am, presenting an exhibit based on them. It must be that, thinking about it, they have been always present: from Hellenic Chiasmus to Goethe’s Theory of the Colour; maybe it’s right that they continue to be present. Also the studio is a fundamental piece of the interiority of who creates, the alchemic laboratory of the invisible made visible. Funnily enough, the only studio I possibly could have seen, during the creation of the exhibit – because of geographical distance – was Jonathan Vivacqua’s studio, in Erba: a big room in a construction building. From its windows, one could see Brianza’s mountains. Blue skies and abundant green were the colours I found in some of the artist’s still in the making art pieces. In this room rubber tubes were installed, with also Styrofoam sheets and steel construction structures, which I kind of liked. It must have been because of the contrast between nature and artificial that, in that moment, I felt more powerful than ever. Like in Ettore Spalletti’s painting-scultures, Vivacqua’s artworks suggest a potential vertigo and engulfment, a background extension that creates a spiral. Here, the space, invisible, becomes part of the artwork, visible.
Same goes for Fabio Lattanzi Antinori, working conceptually on a very strong subject for our times: Finance and Numbers. How many times are we suspicious of the virtuality of numbers – I’m personally obsessed – and the tangible effects they create. The artist uses data packages from the main organizations in finance, and converts them in sound impulses reproduced by a singing voice: there is a saying from where I’m from “paper sings”, and in this case, the paper used by Lattanzi Antinori in his works, does it, making something beautiful from something that isn’t necessarily beautiful, carrying on the tradition of artists and intellectuals that underline the virtuous relationship between mathematics and beauty. Nowadays, in the XXI century, we talk about it more than ever, and we have to continue doing so, since art, created in this way, contributes being a mirror of our present, so digital but attached to harmony. Negative recoils accompanies us like a continuous low, because this is the nature of things. You have the choice of where to put the border between these two opposites.
Talking about singing, a song I really can’t get out of my head is City of Stars, that came out this winter in La La Land. In my mind, I have Ryan Gosling humming “City of Stars, are you shining just for me?”, referring to Los Angeles, which has in that moment an artificial sky, where colours blend, from pink to blue. I found the same blending of colours in some of Jonny Niesche’s canvases, and I thought of how Sydney’s sunsets mustn’t be so different from the ones in Los Angeles. The artworks have an enviable aesthetic, which comes from the simplicity of a metal structure that meets a spray coloured synthetic fabric. The colour gradients remind me of the beautiful images that our screen savers offer, but it’s the horizontal line in “Undersong”, which defines a space and invites our eyes to look past it, that makes me wonder. Niesche’s artwork has been inspired by “Pool with two figures” made by David Hockney. I had a chance to see it, at the Tate Museum, huge and stunning, and an article from Tommaso Trini, wrote in 1969 on the subject of “Earthworks” and “Land Art” jumped to my mind: “Imagination conquers Earth”.
Still in this day and age, the secret ingredient that allows us to evaluate an artwork is the same: finding a tangible and unique imagination, and if the works of these four artists answer in a unique and specific way, it’s the distinctiveness of their materials to make them communicate in this surprising way. Voile, next to steel, lead, paper and sound: everything comes together, in a way I didn’t imagine possible. Donald Judd considered the communicative and narrative context, in his times, irrelevant: I think it’s essential, also when the artist doesn’t start from a narrative research, but takes advantage of form, materials and physical and tangible presence.
Last note on my obsession with numbers: on March 22nd, 1969 “When Attitudes Become Form. Live in Your Head”, curated by Harald Szeemann, was opening at the Kunsthalle Bern. It featured artworks by 69 artists, in which we find Joseph Beuys, Richard Long, Emilio Prini, Mario Merz, Michelangelo Pistoletto, Micheal Heizer, Lawrence Weiner, Walter de Maria, Jannis Kounellis. It’s not my intention to assimilate my work to one of the greatest art wise, which is Szeemann, neither I want to compare Matter Matters to Attitudes, but I always loved coincidences, and I like to think that this is a great date to inaugurate our exhibition, and a good omen for everybody involved in this project.
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Fabio Lattanzi Antinori (Roma, 1971): lives and works in London. After his studies at Goldsmiths University, he exposed his works in London, Wien, Milano, Trento, Shenzen and New York, where in 2012 he attended a summer school organized by MoMa PS1 by Marina Abramovic. He held conferences in universities and academies like Goldsmiths University, Sichuan Fine Arts Institute of Chongqing, University of New York and MoCa in Shanghai. His artworks are kept in many collections, such as Victoria&Albert Museum in London, Museo Civico di Villa Lagarina in Rovereto and Museo Civico Crespina in Pisa.
Jonny Niesche (Sydney, 1972): he participated in many collective exhibits, and he has galleries and public spaces dedicated to him in Wien, Sydney and Melbourne. This occasion at The Flat – Massimo Carisi, is the first one in which he exposes his artworks in Italy. This year he was awarded the Australian Council Grant, and he is present in public and private collections, particularly Australian and American ones, like National Gallery of Victoria, M.O.N.A. in Hobart and ARTBANK AU.
Leonardo Ulian (Gorizia, 1974): he is one the artists of The Flat – Massimo Carisi’s gallery. In addition to Exposing often in the gallery, he counts many personal exhibitions in London, Berlin and Pula (Croatia), and many collective exhibits in France, Estonia, USA, Tibet and Spain; in private galleries such as Zabludowitz Collection in London, or in public ones like Toile de Jouy Museum, Tartu Art Museum and Villa Florio in Udine. Thanks to his artworks he won the Owen Rowley Award in 2009 and participates to a number of exhibitions around Europe and America.
Jonathan Vivacqua (Erba, 1986): lives and works in Milan. He took part to a residency program at the Carlo Zauli Museum of Faenza in 2015, and has exposed in a number of occasions mainly on Italian territory. Among his collectives, he exposed his artworks in South Korea, Milano, Cagliari and Torino. He recently contributed in “The habit of a foreign sky”, curated by Ginevra Bria, in Futurdome, and has exposed in collective galleries such as Arrivada Gallery and Museo d’Arte Contemporanea in Lissone.
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“MATTER MATTERS” Group Show at THE FLAT– Massimo Carasi MATTER MATTERS Fabio Lattanzi Antinori | Jonny Niesche | Leonardo Ulian | Jonathan Vivacqua curated by Claudia Contu…
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Four Seasons��Resort Orlando will welcome Master Sommelier George Miliotes, owner of Wine Bar George opening at Disney Springs, for a special wine pairing dinner that is bound to be a memorable evening. The dinner will be held on March 9, 2017 at 6:30 pm on the lovely terrace of the resort’s Ravello restaurant.
“We are looking forward to welcoming George Miliotes for a fun and informative dinner at Ravello,” says Executive Chef Fabrizio Schenardi. “His new wine bar will surely be an asset, and will further enhance Orlando’s positioning as a destination ideal for food and wine aficionados.”
Miliotes, one of only 230 worldwide industry professionals certified by the Court of Master Sommeliers, is opening Wine Bar George at Disney Springs. Wine Bar George will be the only Master Sommelier-led wine bar in the Sunshine State. The menu will feature a range of varietals, vintages and prices, and a large selection of wines by the glass.
“I’m thrilled to share my enthusiasm and passion for wine with each and every guest, and look forward to a wonderful evening at Ravello,” notes Miliotes, who is sourcing wines not typically offered on the Ravello wine list for this exclusive event.
The five-course menu for the George Miliotes special event is as follows:
Course 1
Veal liver mousse, apple marmellata and balsamic gelatin
Antinori Vermentino
Course 2
Red trout and roe, fingerling potato, green bean, quail egg and pickled vinaigrette
Princip Fruilano or Ceretto Arnies “Blange”
Course 3
Bucatini pasta “paglia e fieno,” gorgonzola dolce, walnut, kale and sage brown butter
Medici Ermite Lambrusco (dry sparkling red)
Course 4
Barbera wine-braised short rib, Acquerello rice “budino,” golden raisin and red mustard
Poderi Elia Barbara di Asti DOCG
Course 5
Strawberry citrus granita, candied orange and warm biscotti
Perlina Moscato
The menu is $175 per person, price includes tax and gratuity. Reservations: 407 313 6161.
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Mega Intervista a Dj Tubet per il magazine hip hop Paranoid Review
Mega Intervista a Dj Tubet ⬅️ per il magazine hip hop Paranoid Review a cura di El Bicio(Fabrizio Antinori) 💥 Una belle chiacchierata in cui leggere alcune curiosità e riflessioni sulla cultura hip hop e non solo 🎵🎵🎵
Un intervista che ripercorre le fasi storiche nella musica di Dj Tubet dal 1998 ad oggi...e che fa luce sulla sua visione di rap e di freestyle del tutto personale rispetto alle tendenze della scena hip hop odierna
dategli una letta
Dj Tubet: dalla DLH Posse all’Hip Hop Pedagogy
https://www.paranoidreview.it/l/dj-tubet-dalla-dlh-posse-all-hip-hop-pedagogy/?fbclid=IwAR0YH3WtmzF3zcEW74mVwJDDONeqt-HU6ONd8hfKnEabdnk1LU-HWyIrfeg
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FERMO – Stellati, emergenti e chef internazionali a Tipicità 2019, in programma a Fermo dal 9 all’11 marzo. Sarà Claudio Sadler il due stelle Michelin che ha contribuito a sviluppare la cucina italiana nel mondo, il protagonista della Lectio Magistralis nell’Accademia di Tipicità.
Saranno diversi i personaggi che dipingeranno con pennellate di internazionalità l’area di show cooking: Georgios Macris, dalla mitica isola di Creta, ma anche Altin Prenga, per molti il miglior chef di Albania ed Anton Kalenic, executive chef del prestigioso Marriott di Minsk.
Performance anche da parte di Paolo Gramaglia, “stella Michelin” di Pompei, del lombardo Luigi Gandola e di due “cuochi-televisivi” Rai e Sky: il laziale Alessandro Circiello e il toscano Gilberto Rossi.
Per la “cucina del riuso”, dall’Emilia Romagna Marco Cavallucci, chef che ha avuto 2 stelle Michelin per più di 20 anni al ristorante “La Frasca” di Castrocaro Terme, e Alessandro Dembech, oggi al ristorante “La Rotonda” di Lido Adriano, che nella sua vita professionale ha realizzato esperienze con Pietro Leeman.
Spazio anche ad una “brigata” di professionisti marchigiani che si distinguono in Italia e nel mondo, tra i quali: Barbara Settembri, Nikita Sergeev, Iginia Carducci e Rosaria Morganti. E poi Massimiliano Mandozzi, a quattro mani con Elnava de Rosa, ma anche Andrea Angeletti, che opera attualmente a Londra, Roberta Carotti e gli chef dell’Accademia del Brodetto di Porto Recanati. Ai ragazzi degli Istituti Alberghieri il compito di valorizzare la biodiversità in cucina!
Evento speciale e novità assoluta di Tipicità 2019, il contest dedicato alle “paste bio” delle Marche, che vede in giuria prestigiosi personaggi, come lo chef Danilo Bei, già stella Michelin. Otto alfieri della migliore cucina marchigiana, selezionati dall’Accademia di Tipicità, valorizzeranno altrettante paste biologiche “top di gamma” per esaltarne le peculiarità.
Dall’eclettico Enrico Mazzaroni a Serena d’Alesio, insieme ad Alessandro Campetella e Gianmarco di Girolami, con Roberto Dormicchi, Paolo Antinori e Fabrizio Gasparrini, tutti i territori delle Marche sono rappresentati ai più alti livelli di maestria, qualità ed attenzione ad un equilibrato rapporto uomo-ambiente.
Info: 0734/277893, [email protected], www.tipicita.it.
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MACERATA – Da Boltro a Bosso passando per Musica Nuda, Di Bonaventura, Ben Wendel, Joe Sanders, Gregory Hutchinson, Walter Ricci, Alessandro Lanzoni, la Colours Jazz Orchestra e tantissimi altri. Torna al Teatro Lauro Rossi Macerata Jazz e presenta con l’impegno dell’assessorato alla Cultura del Comune di Macerata e l’organizzazione dell’associazione Musicamdo Jazz, una stagione musicale che rinnova l’alta qualità delle proposte in linea con le attese del pubblico, frutto di un lavoro attento sotto il punto di vista della scelta delle performance che verranno presentate.
Una rassegna di prestigio che consentirà di vivere cinque giornate in centro storico in compagnia di buona musica e di ottimo vino prodotto dalle aziende del territorio. La sera di ogni concerto, infatti, si inizierà alle 19 davanti ad un calice di vino accompagnato da un apericena da consumare in compagnia nello storico locale Il Pozzo dove in seconda serata, alle 23.30, si esibiranno alcune delle più interessanti formazioni jazz del tessuto locale, tutti in diretta Skyline.
“Il jazz a Macerata – afferma l’assessore alla Cultura Stefania Monteverde – è una certezza di produzione di alta cultura nel panorama nazionale. Cinque serate di musica per vivere nel centro storico esperienze di ottima musica e belle atmosfere.”
Dal 26 gennaio al 23 il Teatro Lauro Rossi ospiterà cinque grandi concerti per un cartellone di grandissima qualità e rilievo internazionale che fa della rassegna l’appuntamento jazz invernale più interessante della regione. Una proposta artistica pensata come unione, nel campo del jazz e dell’improvvisazione, tra maestri riconosciuti e giovani artisti emergenti dotati di talento incredibile e proiettati verso un futuro artistico di successo. E allora ecco che calcheranno il palco artisti del calibro di Fabrizio Bosso, Flavio Boltro, Andrea Pozza, Daniele Di Bonaventura, Petra Magoni, Ferruccio Spinetti, Jesse Davis, Ben Wendel, Joe Sanders, Gregory Hutchinson, la Colours Jazz Orchestra di Massimo Morganti al fianco di giovanissimi talenti del jazz contemporaneo come Alessandro Lanzoni e Walter Ricci che si sono messi in luce proprio tra le fila del prestigioso Premio Internazionale Massimo Urbani di Camerino, concorso per solisti jazz tra i più apprezzati.
“Siamo contenti del programma che presenta formazioni non preconfezionate ma incontri unici – spiega Massimi – mantenendo in tal senso lo spirito che ha sempre caratterizzato il jazz maceratese di grandissima qualità”. E la qualità attrae qualità. Accanto alle stelle del jazz chiamate per la rassegna maceratese tornano i grandi partner che accompagnano e sostengono la rassegna: APM, il cappellificio di Montappone Hats&Dreams, Borgani, Domizioli, Antinori Assifin, Italiano&Co, Principi e GreenVision.
Si parte venerdì 26 gennaio con l’incontro esclusivo per la rassegna tra il giovane talento italiano del piano jazz, Alessandro Lanzoni con uno dei più quotati gruppi jazz di New York del momento che vede protagonisti tre magnifici musicisti molto apprezzati dai giovani, il sassofonista Ben Wendel, il contrabbassista Joe Sanders, il batterista Gregory Hutchinson.
Sabato 17 febbraio un concerto prodotto in esclusiva. La direzione artistica ha voluto formare una All Stars del Jazz mettendo insieme per la prima volta sullo stesso palco alcuni tra i più importanti jazzisti del momento: Jasse Davis, Flavio Boltro, Andrea Pozza aiutati alla ritmica da Aldo Zunico e Matteo Rebulla.
Sabato 24 febbraio è la volta della big band marchigiana de jazz, composta dai maggiori jazzisti marchigiani e diretta dal maestro Massimo Morganti. Il Concerto di Macerata vedrà la Colours jazz Orchestra affiancata dal trombettista Fabrizio Bosso e dalla giovane voce promessa italiana del jazz Walter Ricci, che ha collezionato già molti importanti riconoscimenti.
Sabato 17 marzo il musicista marchigiano Daniele di Bonaventura presenta in esclusiva il nuovo progetto in duo grazie alla collaborazione con il contrabbassista norvegese Arild Andersen, musicista incredibile, un maestro del contrabbasso e colosso della ECM. Musiche ed atmosfere di estrema eleganza e raffinatezza, dal sound mediterraneo alle sonorità del nord Europa con le sue rarefatte atmosfere dell’artico si mescolano di mediterraneo e si contaminano di sonorità italiche e balcaniche.
La Rassegna Macerata Jazz 2018 si chiude sabato 23 marzo con uno spettacolo di grande successo Musica Nuda & Inventario. Musica Nuda l’incontro tra la cantante Petra Magoni e il contrabbassista Ferruccio Spinetti. In dodici anni di intensa attività concertistica in tutto il mondo, Musica Nuda ha collezionato riconoscimenti prestigiosi vantando nel proprio palmarès la “Targa Tenco 2006” nella categoria interpreti, il premio per “Miglior Tour” al Mei di Faenza 2006 e “Les quatre clés de Télérama” in Francia nel 2007. Lo spettacolo che il duo Musica Nuda presenta a Macerata è ancora più ricco perché vede al loro fianco la band Inventario.
Continua poi la rassegna allo storico locale del jazz maceratese, Il Pozzo che, per ogni serata prevede a partire dalle 19 una degustazione dei vini del territorio in accordo con il Consorzio Colli Maceratesi DOC con concerto di giovani artisti del territorio tutti in diretta Skyline e, al termine del concerto a teatro, l’apertura della jam session delle 23.30.
Il Gusto del Jazz al Pozzo.
Tornano anche quest’anno poi gli appuntamenti al Ristorante Il Pozzo, storico club del jazz maceratese, organizzati in collaborazione con il Consorzio Vini Colli Maceratesi Doc. Alle ore 19,00, davanti ad un calice di vino accompagnato da un apericena e in seconda serata alle 23.30, si esibiranno alcune delle più interessanti formazioni jazz del tessuto locale, tutti in diretta Skyline.
Si inizia venerdì 26 con Alberto Napolioni trio featuring Leonardo Rosselli al sax alto. Sabato 17 sarà la volta invece del Jazz Casual Quartet composto da Organtini, Monachesi, Cicconi e Alisei. Sabato 24 febbraio omaggio a Charles Mingus con Tonight at Noon. Arriva poi il B Flat Quartet sabato 17 marzo mentre sabato 23 marzo va a chiudere la rassegna proprio l’emittente Skyline con il suo Jazz Lab.
Torna JAZZ FOR HATS con Hats&Dreams
Dopo il successo delle scorse due edizioni, con un vero e proprio tormentone web con l’hashtag #JazzForHats, torna anche quest’anno il dialogo tra il mondo del cappello incarnato dal cappellificio di Montappone Hats&Dreams di Maurilio Vecchi e il mondo del jazz.
I maggiori jazzisti di sempre hanno amato il cappello e ne hanno fatto un segno distintivo. Grazie al prezioso contributo del Cappellificio Hats&Dreams di Montappone, che da oltre 25 anni produce cappelli uomo/donna rigorosamente Made in Italy si è potuto realizzare questo progetto che vedrà in ogni concerto un’occasione per stringere un sodalizio tra il mondo del jazz e quello del cappello. Ogni artista potrà farsi testimonial del cappellificio indossando i cappelli e posando in alcune foto che verranno poi veicolate sui social aziendali, del singolo artista e di Musicamdo Jazz.
Biglietti
BIGLIETTERIA DEI TEATRI Piazza Mazzini, 10 – Tel. 0733/230735
Abbonamento intero 60,00, abbonamento ridotto 40,00 (Studenti UNIMC e UNICAM, soci Marche Jazz Network), intero 15,00, ridotto 10,00 (Studenti UNIMC e UNICAM, soci Marche Jazz Network).
Info: http://ift.tt/1F0C3fH
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