#evento con gatti.
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Mostra Felina Internazionale a Piazzola sul Brenta: Un Evento da Non Perdere per gli Amanti dei Gatti. Esposizione felina con esemplari di razze rare e premi per i vincitori del Best in Show
La Mostra Felina Internazionale si terrà a Piazzola sul Brenta il 5 e 6 ottobre 2024, nella splendida cornice dell’Ex Jutificio Sala della Filatura in Piazza Pertini.
La Mostra Felina Internazionale si terrà a Piazzola sul Brenta il 5 e 6 ottobre 2024, nella splendida cornice dell’Ex Jutificio Sala della Filatura in Piazza Pertini. Questo evento, parte del Pet Festival del Brenta, vedrà la partecipazione di gatti provenienti da tutto il mondo, esposti per due giorni consecutivi per la gioia di appassionati e visitatori. L’ANFI – Sezione Veneto è…
#Abissino#Amanti dei gatti#ANFI#ANFI Veneto#Bengal#Best in Show#Blu di Russia#British Shorthair#Burmese#Certosino#coppe e coccarde#esemplari felini#esposizione felina ottobre 2024#evento con gatti.#evento felino#evento gatti 2024#evento pet#festival dei gatti#gatti da esposizione#gatti in mostra#gatti rari#gatto di casa#gatto nudo#Maine Coon#Mostra felina#Norvegese delle Foreste#Persiano#Pet Festival Brenta#Piazzola sul Brenta#Pro Loco Piazzola sul Brenta
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Il papa emerito
Faceva notare qualcuno che non si può più nemmeno dire che morto un papa se ne fa un altro, ci hanno davvero preso tutto. Le file oceaniche che registrano le cronache nell'occorrenza di certi eventi, come per esempio la morte di un papa, appunto, o di una regina, non si sa bene quanto siano il frutto di un dispiacere vero o non siano piuttosto da riferire alla prurigine che ci coglie per strada quando vediamo un incidente. C'è anche il gusto di voler assistere a un evento storico e di partecipare a un rito di massa, sono cose scolpite nel DNA della razza umana, impossibile isolarne tutte le sequenze. Muore una brava persona e nessuno se ne accorge, muore uno famoso e gli costruiscono i monumenti, niente di nuovo. Nessuno va più in chiesa ma appena muore un papa diventano tutti vaticanisti. Dell'uomo Joseph Ratzinger ci resta il suo amore per Mozart e per i gatti, e l'incredibile somiglianza con Palpatine, tanto che Ian McDiarmid sarebbe stato un ottimo interprete per un biopic (membro della Royal Shakespeare Company, vincitore di un Laurence Olivier Award, ne avrebbe avuto i titoli, altro che Jud Law). Bruno Vespa avrà già pronto l'instant book. Diceva Joseph Ratzinger proprio a Bruno Vespa, quando lui era ancora cardinale e prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, che solo il Signore può licenziare il papa e che Wojtyla doveva restarsene al suo posto fino all'ultimo per testimoniare meglio la sofferenza del mondo. Poi lui con grande coraggio decise di ritirarsi prima del licenziamento, vogliamo fargliene una colpa?
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ASC27 al Convegno ADEIMF 2024
Oggi il nostro CEO, Nicola Grandis, ha rappresentato ASC27 al prestigioso Convegno Estivo ADEIMF 2024, presso il Dipartimento di Economia dell’Università di Genova. Un evento di rilievo, che ha riunito università, imprese e istituzioni per discutere le sfide finanziarie e la transizione digitale, con interventi di molte personalità chiave del settore:
• Federico Delfino - Magnifico Rettore, Università di Genova • Giorgia Profumo - Vice Direttore DIEC, Università di Genova • Umberto Filotto - Presidente ADEIMF • Laura Nieri - Comitato organizzatore, Università di Genova • Edoardo Fantino - DG Banca Passadore • Paolo Arlandini - AD SQ Invest • Mario Cristina - Partner PwC - Risk Services Leader • Luigi Conte - Presidente ANASF • Marco Di Antonio - Professore ordinario di Economia degli Intermediari Finanziari, Università di Genova • Sergio Decherchi - Facility Coordinator Data Science & Computation, IIT • Luca Filippa - Direttore Generale di Consob • Massimo Iengo - Partner PwC per Data & AI • Gianfranco Torriero - Vice Direttore Generale Vicario di ABI • Barbara Alemanni - Professoressa ordinaria di Economia degli Intermediari Finanziari, Università di Genova • Stefano Gatti - Head of Data and Analytics, Nexi • Enrico Gelli - CIO, Banca Passadore • Pietro Mondini - CEO Vesper Holding • Giovanni Sandri - Managing Director, Head of BlackRock Italia
Nicola ha preso parte alla prima tavola rotonda, esplorando il ruolo rivoluzionario dell’intelligenza artificiale nella finanza, condividendo dati e analisi sull’impatto dell’AI e sulle sue potenzialità future. Ha sottolineato come l’innovazione tecnologica in finanza sia parte di un lungo processo evolutivo, con radici storiche profonde.
In ASC27, siamo convinti che l’AI sia fondamentale per ottimizzare processi e affrontare le sfide del settore finanziario, garantendo efficienza, precisione e competitività. L’intelligenza artificiale non è solo un vantaggio: è una necessità per il futuro della finanza.
Grazie a ADEIMF e a tutti i partecipanti per questo evento stimolante e ricco di spunti per il futuro del settore!
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ORBITH lanzará su primer satélite MicroGEO en 2025
La empresa proveedora de Internet Satelital anunció que, en colaboración con Astranis Space Technologies, pondrá en órbita su propio satélite MicroGEO en el primer trimestre de 2025. Esta tecnología le permitirá a ORBITH reducir los costos de sus servicios para empresas, gobierno y usuarios hogareños, en línea con su misión de reducir la brecha digital en zonas rurales de toda la Argentina.
Buenos Aires, 25 de marzo de 2024. ORBITH, el mayor proveedor de servicios de Internet satelital de Argentina, anunció la adquisición de su primer satélite de tecnología MicroGEO a la compañía californiana Astranis Space Technologies, cuyo lanzamiento está previsto para el primer trimestre de 2025.
Con una inversión que rondará los US$ 80 millones, ORBITH selló una alianza con Astranis Space Technologies Corp., empresa estadounidense especializada en satélites de comunicaciones geoestacionarios de bajo coste con sede en San Francisco, California, para el desarrollo de su primer satélite de tecnología MicroGEO.
El anuncio fue realizado durante la Conferencia y Exposición SATELLITE 2024, realizado en Washington DC del 18 al 21 de marzo, evento que conecta y une a la industria satelital global, del cual participaron Pablo Mosiul, Co-fundador y CEO; y Fernando Gatti, Director de Tecnología; de ORBITH.
"La coyuntura actual resalta una necesidad crítica en términos de conectividad en áreas rurales, donde la falta de acceso a internet de alta velocidad ha obstaculizado el progreso. En Argentina y en toda Latinoamérica, persiste una brecha significativa en la penetración de internet entre las zonas urbanas y rurales. Esto no solo es un desafío, sino también una oportunidad única para marcar un cambio positivo y tangible en la vida de las personas. Estamos convencidos de que al llevar internet satelital de alta velocidad a estas comunidades estamos allanando el camino hacia un futuro más equitativo y próspero", dijo Pablo Mosiul, CEO de ORBITH.
La tecnología MicroGEO del satélite desarrollado por Astranis para ORBITH permite reducir el tamaño de los satélites de comunicaciones, optimizando la inversión y la flexibilidad de las misiones. Tendrá una masa aproximada de 450 kg, utilizará tecnología HTS en banda Ka, y permitirá brindar servicios de acceso a internet de alta velocidad a decenas de miles de usuarios, tanto residenciales como corporativos.
"Disponer de un satélite específicamente adaptado a nuestras necesidades y a la demanda de nuestros clientes en el país es una enorme ventaja competitiva que nos ayudará a ampliar nuestra cobertura en todo el país", destacó Pablo Mosiul.
ORBITH es la primera empresa argentina en utilizar satélites HTS de banda Ka de ultra velocidad, y el primer operador "multiórbita", ya que puede combinar las fortalezas de la órbita geoestacionaria "GEO", (que ofrece mayor disponibilidad de servicio con costos más eficientes), y la órbita baja LEO (que brinda una menor latencia).
"Con la tecnología MicroGEO, lo que vamos a lograr a partir de la creación de nuestra flota de satélites dedicados es tener una expansión granular, abordar nuevas zonas o crecer en las que ya brindamos servicios sin detener nuestro crecimiento. Esperamos que este sea el primer satélite de muchos", dijo para concluir el CEO de ORBITH.
Para más información y ver el video de presentación del satélite MicroGEO puede ingresar aquí " target="_blank" data-saferedirecturl="https://www.google.com/url?q=https://www.youtube.com/watch?v%3DsNgiIHEa1Zk&source=gmail&ust=1712229958093000&usg=AOvVaw1I4XN69ae5VTtLYv-5OW01" class="c13">https://www.youtube.com/ watch?v=sNgiIHEa1Zk
Acerca de ORBITH
ORBITH es una empresa de capital y emprendedores argentinos, respaldada por el Grupo Boldt.
La compañía es la primera proveedora en la Argentina que opera satélites de alta capacidad HTS en banda Ka, que permite mayores velocidades de conexión a un menor costo, transformándose en la mejor opción de conectividad residencial o corporativa en zonas rurales o alejadas de los centros urbanos.
ORBITH se encuentra en pleno proceso de expansión en el país, con proyección hacia otros países de Latinoamérica y se ha consolidado como un referente clave en la reducción de la brecha digital en Argentina y Chile.
Más información en www.orbith.com
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Guardare per terra
Mia madre ogni tanto mi ricorda di camminare con la schiena e la testa dritta e con lo sguardo sopra l'orizzonte, gufando che altrimenti divento gobba... Ma se, da piccola, la tendenza ad inciampare mi ha portato a guardare per terra, qui in campagna invece è un modo di procedere consigliabile se non si vuole danneggiare la flora o gli insetti... o pestare qualche scarto intestinale altrui che, tra volpi, tassi, istrici, pecore, caprioli, gatti, cani, ecc, non sarebbe un evento così remoto. Mi commuove che la scrittrice Laura Imai Messina racconti nel suo ultimo libro («Il Giappone a colori») questo stesso modo di camminare:
«Fin da bambina, quando cammino, tendo a guardare sempre a terra, gli occhi puntati sulla strada o sul pavimento di una casa. [...] Forse, mi dico, quella dei miei occhi è la cautela di chi ha bisogno di agganciarsi alla concretezza, all’aspetto materiale della vita; le idee, invece, le relazioni con le persone si giocano invece sempre piú su, lí dove iniziano le mani e soprattutto dove si palesa quel concentrato di messaggi complessi che è un volto. La vita è assai piú comprensibile nella metà piú vicina alla terra. Quella piú in alto sogna, ma disorienta.»
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Numero sfortunato: si salvi chi può
Quando si parla di numero sfortunato si può dire che ognuno abbia il suo. Una serie di eventi funesti capitati nei giorni sempre con lo stesso numero e il gioco è fatto. In realtà ne basta anche uno. La scaramanzia è sempre nascosta dietro l'angolo pronta a rivendicare la sua forza quando più abbiamo bisogno di scuse. Così, mentre gli astrologi si sforzano di trovare l'armonia tra i pianeti e gli scaramantici attraversano la strada solo dopo aver salutato tre gatti neri, c'è un territorio vasto e variegato dove regna la superstizione numerica. Gli ambienti più ferventi in questo curioso mondo parallelo sono i casinò, le sale bingo e, naturalmente, gli uffici dell'agenzia di sfortuna. Sì, avete capito bene, l'agenzia di sfortuna, perché se ci sono numeri sfortunati, qualcuno deve pur gestire il traffico numerico dell'infelicità! Il numero sfortunato più sfortunato che ci sia A comandare il regno dei numeri sfortunati è, senza dubbio, il numero 13. Una sorta di celebrità del guaio, il 13 è evitato come la peste in moltissime culture. C'è chi sostiene che la sua fama negativa derivi dall'Ultima Cena, dove il tredicesimo commensale, Giuda, si rivelò essere un traditore. Altri credono che la sua cattiva reputazione sia legata alle streghe medievali che, si racconta, si riunivano in gruppi di tredici. In ogni caso, il povero 13 è diventato il capro espiatorio di ogni evento sfortunato. Ma il 13 è solo la punta dell'iceberg numerico dell'infelicità. Il numero 666, noto come "il numero della Bestia", è spesso evitato come se fosse il biglietto d'ingresso per un viaggio nell'inferno numerico. La sua fama di portatore di sventure deriva dall'Apocalisse biblica, dove è associato al diavolo. Numeri sfortunati in giro per il mondo E che dire del numero 4 in Giappone e in alcune comunità cinesi? Il suono della parola "4" in giapponese è simile a quello della parola "morte", e di conseguenza, il numero è considerato sfortunato. In Cina, la superstizione è così radicata che molti edifici evitano di etichettare i piani con il numero 4, saltandolo direttamente per evitare sfortune potenziali. Mentre alcuni numeri sono universalmente riconosciuti come sfortunati, altri variano nelle loro cattive reputazioni in tutto il mondo. Il numero 17, ad esempio, è considerato sfortunato in Italia, poiché il suo anagramma, "VIXI", significa "ho vissuto" in latino, un'elegante e inquietante dichiarazione di morte. Il 9, invece, è visto con sospetto in Giappone, dove il suo suono è simile a quello della parola "dolore" o "sofferenza". La superstizione legata al 9 è così forte che alcuni ospedali evitano di assegnare la camera numero 9 ai pazienti, temendo che porti cattiva fortuna. Un affare serio in tutto il mondo Insomma, la superstizione numerica è un affare serio in tutto il mondo, e il nostro palcoscenico è popolato da numeri che si muovono tra l'ilarità e il terrore. Mentre alcuni numeri sono considerati portatori di sfortuna in molte culture, altri sono intrappolati in superstizioni locali, contribuendo a creare un tessuto unico di credenze numeriche che colora la nostra visione del mondo. Quindi, la prossima volta che vedrete un 13 o un 4, ricordatevi di dargli un sorriso. Potrebbero aver bisogno di un po' di conforto numerico! In copertina foto di Greg Montani da Pixabay Read the full article
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Tornano a Verona 'I gatti più belli del Mondo'.
Tornano a Verona 'I gatti più belli del Mondo'. Torna l'Esposizione Internazionale Felina di Verona, appuntamento che da più di 45 anni fa della città scaligera la capitale del regno felino. Un ricco programma sia all'interno dell'Expo, in Gran Guardia, sia per chi partecipa da casa. Su tutte le pagine social è attivo il contest fotografico dedicato ai gatti domestici. In palio l'ingresso gratuito alla mostra. E per i bambini che porteranno in Gran Guardia un disegno a tema felino sono previsti gadget e premi. La novità dell'edizione 2023 è la zona pet therapy, un'area protetta dove accarezzare i mici e passare del tempo con loro. L'evento è stato presentato oggi in municipio dal consigliere delegato alla Tutela del benessere degli animali Giuseppe Rea. Presenti la presidente del Club Felino di Verona Maria Sole Farinelli e l'ideatrice dell'Expo Costanza Daragiati, insieme ad alcuni gatti, protagonisti dell'evento. "La lunga tradizione di questo evento dimostra quanto sia apprezzato dai cittadini e confermano la sensibilità della nostra città alla tematica degli animali – ha affermato il consigliere Rea-. Bene l'attenzione per le famiglie e i bambini, farli avvicinare è il primo passo per future adozioni. A tale proposito ricordo che al canile comunale ci sono alcuni gatti in attesa di essere accolti nelle famiglie". "È dal 1979 che organizziamo esposizioni internazionali di altissimo livello, eventi che hanno permesso di diffondere cultura e sensibilità nei confronti dei nostri amici a quattro zampe- spiega il presidente del Club Felino di Verona Farinelli-. Quello di Verona sarà un evento per tutti, soprattutto per i più piccoli che avranno la possibilità di entrare gratuitamente e conoscere da vicino le più belle razze del mondo. Novità di quest'anno è l'area per coccolare i mici e dedicare del tempo anche a noi stessi". Tutte le informazioni sul sito www.igattipiùbellidelmondo.it.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Giornate mondiali Agosto 2023 : come utilizzarle per social e marketing
Nel mese di agosto 2023, diverse giornate mondiali significative si susseguono, coprendo temi come la protezione degli animali, la celebrazione delle culture indigene, la solidarietà, la fotografia e molto altro ancora. Scopriamo insieme come le aziende e i brand sfruttare al meglio queste occasioni per dare vita a campagne social e attività di marketing, offrendo una panoramica di idee creative e coinvolgenti.
Le giornate mondiali agosto 2023 da utilizzare sui social
Dopo aver utilizzato nelle nostre strategie di marketing le giornate mondiali del mese di luglio 2023, adesso tocca ad agosto. Nel mese più caldo dell'anno possiamo sicuramente concentrarci su alcune ricorrenze e giornate speciali: 8 agosto: Giornata Internazionale del gatto Le aziende che si occupano di animali o producono prodotti per gatti possono organizzare un concorso fotografico a tema e invitare i follower a partecipare. 9 agosto: Giornata internazionale dei popoli indigeni Le aziende e i band possono condividere storie e tradizioni delle culture indigene sui canali social per promuovere la consapevolezza facendo attenzione però ad evitare appropriazioni inopportune che potrebbero urtare la sensibilità di molti e scatenare commenti negativi 10 agosto: Notte di San Lorenzo o delle stelle cadenti I brand possono approfittare della notte delle stelle cadenti per organizzare un evento all'aperto come una proiezione di film sotto le stelle, coinvolgendo i clienti e promuovendo il proprio marchio. 12 agosto: Giornata internazionale della gioventù – Giornata mondiale dell’elefante Lanciare iniziative di responsabilità sociale per sostenere progetti educativi o di conservazione per i giovani e gli elefanti è il connubio perfetto tra le giornate mondiali 13 agosto: Giornata internazionale dei mancini Organizzare una campagna per celebrare le persone mancine e offrire sconti speciali sui prodotti adatti a loro. è un'ottima idea così come lanciare una sfida sui social media per dimostrare le abilità dei mancini e coinvolgere il pubblico. 15 agosto: Ferragosto I brand possono offrire promozioni speciali o sconti per festeggiare Ferragosto e organizzare un concorso sui social media incentrato sulle tradizioni del Ferragosto e sui momenti più divertenti trascorsi in vacanza. 19 agosto: Giornata mondiale della fotografia Durante questa giornata mondiale, organizzare un contest fotografico tematico e invitare i clienti a condividere le loro migliori foto sui social media è un'idea perfetta per creare una campagna coinvolgente 26 agosto: Giornata mondiale del cane – Women’s equality day Organizzare eventi di adozione o collaborare con rifugi per cani per promuovere l'adozione responsabile. Sottolineare l'importanza dell'uguaglianza di genere attraverso campagne di marketing che mettano in risalto storie di donne di successo e creino consapevolezza sui diritti delle donne. 31 agosto: Giornata internazionale della solidarietà Organizzare campagne di raccolta fondi per cause umanitarie o creare partnership con organizzazioni non profit. Coinvolgere il pubblico attraverso condivisione di storie di solidarietà e ispirazione sui canali social. Read the full article
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Overside Montecarlo – Pop Up & Fashion Event 15/17 maggio 2023 Overside Montecarlo, Pop up & Fashion Event organizzato da Muriel Mallaroni, Angelo Piccione e prodotto da 241 production, con il patrocinio dell’ Ambasciata Italiana nel Principato di Monaco ed il Comites, ha debuttato il 15 maggio con un defilè che si è tenuto nel suggestivo salone Belle Epoque dell’ Hotel Hermitage in Montecarlo. Madrina dell’ evento e conduttrice della serata, Elisabetta Gregoraci, che ha indossato per l’ occasione un’ abito di Anton Giulio Grande, insieme a Cristiano Gatti, hanno dato il via alla sfilata di Brand italiani e non solo. https://www.fashionluxury.info/it/
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Tanta roba.
Nonostante mi sono svegliato tardi già c'è tanta carne sul fuoco, ma iniziamo da ieri notte che poi è il motivo per cui sono andato a letto tardi. Ero in cazzeggio sul libro delle facce quando mi rendo conto che è iniziato Sanremo, il santo dei rematori, no non mi sono messo a guardarlo direttamente sono andato sul canale twitch di Silverstrin e ho trovato Francesco Baccini collegato e un tizio, su un riquadro piccolo e con l'audio messo molto basso c'erano le immagini che arrivavano dal festival. Entro nel momento dell'esibizione di Blanko, che a chiamarlo cantante ci vuole coraggio, dopo neanche un minuto il tizio vestito di bianco anche male inizia a prendersela con i fiori sul palco combinando un macello, il che fa inorridire sia Enrico che il Baccio e molti della chat compreso me, la prima domanda che sorgeva spontanea era "perché?", da li a breve si è capito che non sentiva bene la musica in cuffia, ha mai suonato dal vivo sto qua? Non so quante volte mi è capitato quando stavo alla batteria, ma anche quando ero in prima fila, di non sentire quasi niente o un pastone venire fuori dai monitor o in alcuni casi un solo strumento che sovrastava gli altri, in altri casi solo la voce in primo piano e le chitarre come se fossero a km di distanza, ho suonato lo stesso come fanno tutti in quei momenti perché lo show deve andare avanti, ci si stizzisce ovviamente col fonico del palco ma di solito si rimedia dicendo :"Mi alzi il monitor che non sento?", fatto sta che sto idiota ha smembrato il palco, con la conseguenza che il pubblico l'ha fischiato di brutto. Enrico ha ben detto che ha chiuso col festival, che poi non era neanche in gara ma era ospite, pagato, la cosa più brutta è stata che il bravo presentatore, Amadeus, non l'ha rimproverato, non dico che lo doveva prendere a calci ma almeno non acconsentire ad un dialogo dove ha fatto la figura dello zerbino, su via un paio di parole tipo:" Va bè bimbominkia non sei un professionista e lo capisco, ma non si distrugge il palco" oppure "bravo a cosa ti è servito che il pubblico ora non ti vuole più vedere?" o qualcosa del genere, disgustorama. Per il resto che ho visto solo memorabile vuoto musicale condito da quel becero perbenismo da TV che oramai conosco bene e dai vari commenti dei presenti.
Vado a letto che è meglio mi sono detto, quando i gatti volevano uscire e li ho dovuti aspettare vista la temperatura notturna che va oltre i -5 in queste notti, mannaggia a loro.
Stamane dopo la routine di scrittura, apro i giornali e guarda caso tutti parlavano di quel bimbominkia che ha distrutto i fiori al festival, irrispettoso, tutti condannano il fatto, però una legge non scritta dice :"Parla bene o parla male di un tizio ma l'importante è che se ne parli", che vuol dire che non importa se è stato un gesto stupido e inutile, l'importante è che fa notizia. Un pò come la notizia che un attore e presentatore estone, notizia postata da un giornalista locale che conosco, ha dichiarato in un'intervista che ha fatto uso di cocaina per 10 anni, precedentemente aveva dichiarato (forse qualche anno fa) che è alcolizzato, ma questo non fa notizia qua, ora questa cosa. Che dire, se pensi che la coca ti faccia diventare bravo o la droga in generale ti sbagli caro minchione, se sei bravo per fatti tuoi (come penso lui sia visto il ruolo nell'intrattenimento che copre da almeno 20 anni) e l'hai dimostrato perché tirarsi la zappa sui piedi, in questo paese di finti puritani modella yankee ti segano su due piedi e ti bollano come tossico e hai finito la carriera, anche se ti disintossichi e torni pulito sarai sempre quello che si drogava. Altra cosa del costume estone è che spesso vedo eventi tipo concerti o eventi sociali come quello in questione per san lavandino che dice "Drink and print", bevi e stampa, stampa con il sistema del linoprint ma bevi prima, perché se non bevi non è bello oppure se non bevi non guadagniamo sarebbe più appropriato. Questo mi rimanda ad un evento di un negozio di dischi di Tallinn che diceva più o meno la stessa cosa "bevi e ascolta i dischi" più o meno, in quell'occasione chiesi il perché negli eventi in questo paese si debba specificare sempre che c'è dell'alcol in ballo, che poi un negozio di dischi che vende alcol non l'ho mai visto, a parte dischi per fiaschi che però è un'altra idea perché è più un bar che una rivendita di vinili. Il tizio mi ha risposto che è un servizio in più che si da al cliente, io la vedo in modo diverso, cioè si specifica che c'è da bere se no le persone non vanno all'evento, quindi si mette la parola 'Drink' davanti a quella che dovrebbe essere di interesse primario, in questo caso linoprint, che a mio parere cade in secondo piano perché le persone vengono per bere e non per stampare, certo ci saranno anche famiglie con bambini che vogliono far fare un'esperienza ai piccoli e la cosa diventa più che allegorica, vedere sobri individui che cercano di fare qualcosa in mezzo ad un pugno di alcolizzati, la trovo assurda.
Per concludere questo lungo pezzo e andare a fare qualcosa di concreto, non ho scritto nulla sotto l'evento tanto a chi organizza e a chi partecipa poco interessa la mia opinione, anche se l'evento è stato postato sulla pagina degli stranieri a tartu, pagina che dovrebbe essere pro studenti ma dove tutti postano qualsiasi cosa compresi eventi e vendita di ogni tipo di genere, non penso che agli amministratori freghi qualcosa basta che la pagina ha movimento; quindi vado avanti per la mia strada con la convinzione sempre più forte che vivo in un paese di tossici alcolizzati con grossi problemi mentali, perché uno dei problemi dell'alcol è proprio una degenerazione psico-fisica.
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Bollywood Cats 2: Uno Spettacolo di Danza Indiana a Sostegno dei Gatti Abbandonati
La magia dell’India per una buona causa.
La magia dell’India per una buona causa. Il 24 novembre 2024, al Salone Tartara di Casale Monferrato, si terrà l’atteso evento benefico Bollywood Cats 2, un’occasione unica per immergersi nelle atmosfere indiane con danze e musiche coinvolgenti, e al contempo sostenere l’Associazione NonSoloGatti, che si occupa della cura e del benessere dei gatti abbandonati. L’evento, organizzato dal Mummy…
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ONCE UPON A MIDNIGHT DREARY, WHILE I PONDERED, WEAK AND WEARY
Mezzanotte. C’è un orario più suggestivo? È un varco, la soglia tra ciò che è stato e ciò che sarà; l’ora in cui termina l’incantesimo della fata madrina di Cenerentola; l’ora dei baci di cui il Quartetto Cetra metteva in guardia; l’ora in cui si attiva l’assicurazione dell’auto e quella dopo la quale è consigliabile non dar da mangiare ai gremlin, ed è l’ora che se c’è qualche evento che ti interessa non sai di preciso in quale giorno scriverlo in agenda. Tutte cose che sarebbero prive della stessa suggestione se accadessero, che ne so, alle ore dieci, ore due, un quarto alle tre, tour jeté, doppia piroetta, contropiroetta, pas de deux, figura della teiera, caricamento finale ed eccola che vola!
La mezzanotte è anche l’ora in cui Edgar Allan Poe meditava stanco e affaticato sopra un raro codice obliato, e si può dire che Taylor Swift abbia fatto più o meno la stessa cosa, ma coi gatti sul letto in luogo del corvo appollaiato sul busto di Atena.
Per sua stessa definizione, Midnights, il suo decimo album, è infatti “una raccolta di musica scritta nel cuore della notte, un viaggio tra terrori e dolci sogni. I pavimenti su cui camminiamo avanti indietro e i demoni che affrontiamo.”
Un “concept album”, insomma, che ha ad oggetto quel che la tiene sveglia la notte, tra dubbi, sensi di colpa, desideri di rivalsa, tragedie, amore e sguardi speranzosi al futuro.
Direi a buon diritto una ponderazione, di chi, insonne, cerca se stesso e spera di trovarsi allo scoccare delle dodici. Speculazioni, perfino, di cosa avrebbe potuto e dovuto essere, in un ricorso alle ipotesi che si trova non solo nel titolo della sesta traccia dell’edizione 3am, Would’ve, Could’ve, Should’ve, ma anche nei ritornelli di Bigger Than The Whole Sky.
L’album raccoglie riflessioni che originano in vari periodi della sua vita, remoti e recenti, e musicalmente e testualmente è pieno di richiami (qualcuno più palese di altri) alle ere passate (su tutti: quel’”I remember”, seppur distorto, di Question…? è lo stesso di Out Of The Woods), come se una sorta di filo invisibile legasse tutte queste canzoni a quelle precedenti.��
In effetti, la prima cosa che ha attirato la mia attenzione è stato il sound, nuovo ma al contempo in buona misura familiare, un sound che per forza di cose ha trovato una sua originalità e individualità con il progredire degli ascolti, ma che di primo acchito mi ha fatto pensare a 1989 e a Lover.
D’altronde, per quanto Taylor sia solita sperimentare, non si può dire che vi sia mai stata una cesura così netta o cambi di rotta così drastici da disancorarla dalla sua consolidata poetica. La sua carriera potrebbe dirsi un albero che per quanto presenti ramificazioni e innesti e grovigli, comunque per forza poggia su un tronco portante, a sua volta radicato a un concetto di base; se vogliamo un vero e proprio fulcro: l’attingere al proprio vissuto, mettendo in scena il personale con una notevole dose di schiettezza, nell’incessante ricerca della catarsi. E non è, questo, un mero marchio di fabbrica della Taylor cantautrice: è proprio la sua filigrana, sia che si tratti della Taylor “campagnola” del debutto o di quella accademicadellacrusca del duo folklore/evermore.
Sennonché la catarsi, pur nascendo nell’intimità di una singola persona, smette quasi subito di essere purificazione individuale e sublima in universale, diventando patrimonio di chiunque le sue canzoni le ascolti, che abbia o no vissuto esperienze analoghe o almeno assimilabili. A volte — perlomeno è così per me — è semplicemente il suo modo di vedere le cose o di interpretare la vita che mi fa partire per la tangente e mi consente di ragionare sulle mie questioni, che con le sue sono affini tanto quanto un pesce è affine a una bicicletta. Per esempio io, a forza di ascoltare it’s time go e a farmi certi piantoni nel parcheggio, ho raggiunto l’illuminazione come Buddha (ancora non c’era l’inflazione energetica) e ho trovato il coraggio di cancellarmi dall’albo degli avvocati. No, per dire.
In questo caso specifico è stata You’re On Your Own, Kid a mandarmi il cervello in ebollizione, e chissà quale altre drastiche decisioni mi attendono in futuro “solo perché me l’ha detto Taylor Swift”. Madò, manco fossi entrata in Scientology.
Ora, fatte queste dovute premesse, direi che è il caso di tuffarsi senza ulteriori indugi nella mia personalissima esegesi di ‘sto fracco di canzoni (ventuno, mortaccisua, qua c’è gente che ha stipendi da guadagnare e telefilm da guardare), continuando una tradizione che ha compiuto dieci anni proprio questo ottobre, inaugurata col tomone su Red.
Ma vi devo avvertire: non vi piacerà proprio tutto tutto quello che troverete scritto qui di seguito. Perciò accendete le torce e affilate i forconi, e in caso venitemi a cercare che facciamo a botte sulle divergenze dogmatiche che ci separano. Prima, però, dear reader(s), beccatevi
il Tomone 7.0.™ MIDNIGHTS BECOME MY AFTERNOONS
Lavender Haze
[Taylor Swift, Jack Antonoff, Zoë Kravitz, Mark Spears, Jahaan Sweet, Sam Dew]
“Lavender haze” è un’espressione degli anni ’50 del Novecento usata per descrivere l’essere innamorati. E uno dice, vabbè, sticazzi. E infatti non è tanto questo ad avermi colpito, ma che sia andata a pescarla da un telefilm, Mad Man. È un po’ come se io scrivessi una canzone e la chiamassi “Scrocchiazzeppi”, che è una parola che ho sentito in Distretto di Polizia.
Di tutto il cucuzzaro, questa è tra le canzoni che mi piacciono di meno, anche se in effetti farei prima a elencare quelle che mi piacciono. Ecco, si doveva dire e si è detto.
Ignoro addirittura quante volte abbia dovuto ascoltarla per scriverci sopra due righe visto che la trovo così poco memorabile che ogni volta che arrivavo alla fine non mi ricordavo nemmeno di averla fatta iniziare, e dovevo — Iddio me ne scampi e liberi — sorbirmela daccapo (poffare! Volano parole mordaci!).
Di più: è la traccia di apertura, su cui grava la responsabilità di fare strada a tutte quelle che seguono, è quella che indirizza il primo (quantunque acerbo) giudizio sul resto del disco. Ecco, a me quel primo giudizio veicolato da Lavender Haze è stato di noia tendente a "maccheèstammerda" "mmh, bruttino". Sì, per carità, un pregiudizio che ha avuto modo di evolvere e in parte ribaltarsi man mano che ho approfondito gli ascolti, ma di cui Lavender Haze è abbastanza responsabile. È pur vero che se come traccia di apertura ci fosse stata Midnight Rain avrei tirato il disco dalla finestra ancora prima di arrivare alla numero due.
Tematicamente, la canzone riprende concetti che già presenti in reputation: i versi “I’ve been under scrutiny / You handle it beautifully” e “They're bringing up my history / But you weren't even listening” sono speculari a “My baby's fly like a jet stream / High above the whole scene” di Call It What You Want e “And here's to my baby / He ain't reading what they call me lately” di This Is Why We Can’t Have Nice Things, e in essi emerge tutta la gratitudine di avere al proprio fianco una persona che se ne frega del delirio che le ruota intorno, tra media ossessionati, haters squinternati e fan sciroccati.
#AlcoholicCount: 0
#CurseWordsCount: 4 (shit)
#MurderCount: 0
#FavLyrics: “I'm damned if I do give a damn what people say” Maroon
[Taylor Swift, Jack Antonoff]
Dal (color) lavanda si passa al rosso. Rectius: a cinquanta sfumature di rosso (su per giù). Alcune sono menzionate per il tramite di aggettivi: rosé (rosato, qui sostantivato a indicare il vino), burgundy (borgogna), scarlet (scarlatto), maroon (granata); altre invece a mezzo di sostantivi indicanti cose che hanno in comune il colore nelle sue gradazioni: blood (sangue), rust (ruggine), carnations (garofani), roses (rose), rubies (rubini).
Il rosso è un colore caro alla poetica swiftiana, a partire dall’album eponimo, Red, ed è il colore che per eccellenza individua la passione, quello che rappresenta un sentimento acceso, dirompente, eclatante, sia nel bene sia nel male. E infatti in quell’album le sue esperienze e l’amore vengono raccontati con aggettivi perentori (burning, sad, beautiful, tragic, happy, free, confused, lonely, treacherous, reckless). Se mi passate la metafora starwarsiana, la Taylor del 2012 era un Sith che viveva di assoluti.
In questa canzone, invece, quel che colpisce sono le tonalità con cui il sentimento è descritto: si abbandonano i termini categorici e si ammette e riconosce che l’amore vive diversi gradi di intensità: dalla leggerezza del rosato al parossismo dello scarlatto, dal livido del borgogna alla ricchezza del rubino, e tutto il resto del cucuzzaro che passa in mezzo. E può accadere, come qui è accaduto, che quei colori affievoliscano insieme al sentimento stesso: un po’ come il sangue, che dapprima sgorga rosso intenso ma poi si ossida e diventa marrone. Qui non soltanto ci viene esplicitamente detto che la relazione è in qualche modo finita (“And I lost you”; “And I wake with your memory over me”) ma ci viene anche visivamente suggerito con l’eloquente immagine della ruggine sui telefoni (tanto a livello cromatico, un bruno rossastro non certo vivido, quanto a livello squisitamente simbolico, di corrosione e indice di poca “manutenzione”). Anche i garofani scambiati per rose potrebbero essere sintomatici di qualche problema: sebbene entrambi i fiori rappresentino e significhino l’amore in vario modo, di certo confonderli tra loro potrebbe voler alludere a qualche sorta di inganno, o di equivoco, o di illusione. Peraltro, “Garofani rossi per te / ho comprato stasera” suona proprio male.
#AlcoholicCount: 2 (rosé, wine)
#CurseWordsCount: 5 (cheap-ass, shit, fuckin’ x2)
#MurderCount: 0
#FavLyrics: “And I wake with your memory over me / That's a real fuckin' legacy, legacy” Anti-hero
[Taylor Swift, Jack Antonoff]
Nelle narrazioni, l’antieroe è un personaggio archetipico frequentemente confuso con l’antagonista, il cattivo, qualcuno che svolge la sua funzione narrativa in aperta opposizione all’eroe (colui che muove la storia), ostacolandone i tentativi di quello di raggiungere gli obiettivi che si è dato. Normalmente l’antagonista si pone in contrasto con le caratteristiche e le istanze positive che fanno capo a quest’ultimo, in una sorta di dialettica hegeliana.
Ecco, l’antieroe non è nulla di tutto questo: non è l’opposto dell’eroe ma un suo tipo particolare, in un rapporto di genus e species. Christopher Vogler, nel suo “Il viaggio dell’eroe” (Dino Audino Editore, 2017, pag. 43) suddivide l’archetipo in due categorie: da una parte, “personaggi che si comportano come eroi convenzionali ma hanno una forte impronta cinica”; dall’altra personaggi tragici, “figure centrali di una storia che potrebbero non piacere e non essere ammirate e le cui azioni potrebbero persino essere biasimate”. In particolare, questi ultimi “non sconfiggono i loro demoni interiori e ne sono colpiti e distrutti”.
L’“anti-hero” con cui si identifica Taylor in questa canzone rientra evidentemente nella seconda categoria: l’invecchiare senza contestualmente maturare (“I have this thing where I get older, but just never wiser”), il complottare (“my scheming”), il darsi alla macchia con le persone (“All of the people I've ghosted stand there in the room”), il narcisismo dissimulato e travestito da altruismo (“Did you hear my covert narcissism / I disguise as altruism like some kind of congressman?”), sono tutti comportamenti o difetti che ben si attagliano all’archetipo di cui si sta cantando. Peraltro, se Vogler ritiene che questo archetipo sia spesso incapace di vincere i propri demoni, ecco che in qualche modo Taylor conferma la teoria quando mette in bocca ai propri immaginari parenti la frase “She's laughing up at us from hell!”. E sì, per quanto le lamentele dei familiari delusi dal de cuius durante la lettura del testamento lascino il tempo che trovano, la possibilità — anche solo remota — che sia finita all’inferno non depone certo a favore di qualcuno che abbia superato i propri difetti.
L’antieroe è, anche per questo, una figura con la quale si tende a empatizzare. Ritengo che il picco dell’empatia qui avvenga nella seconda strofa: con pochi versi suggestivi e visivamente evocativi — un “mostro” impossibile da uccidere e troppo grande (direi nel senso di “impegnativo”) da frequentare, che dalla collina barcolla in direzione della città pronto a distruggere tutto sul suo cammino — ci viene spiegato cosa si prova a perdere il controllo della propria immagine e di come l’idea che gli altri (i media soprattutto) hanno di lei prende il sopravvento e travolge (o rischi di travolgere) tutto quanto: la sua vita, la sua relazione, le sue amicizie, la sua stessa personalità.
Questa canzone per me vince il jackpot. È la mia preferita a mani basse, bassissime. Così basse che posso quasi dare il cinque a Taylor all’inferno.
#AlcoholicCount: 0
#CurseWordsCount: 0
#MurderCount: 1
#FavLyrics: “I have this thing where I get older, but just never wiser / Midnights become my afternoons” Snow On The Beach feat. Lana Del Rey
[Taylor Swift, Jack Antonoff, Lana Del Rey]
Servizio catering Del Rey & co., disponibili per compleanni, cerimonie civili e religiose e cene aziendali. No, perché è un po’ così che mi immagino il contributo di Lana Del Rey a questa canzone: l’aver portato i cappuccini in studio di registrazione. Ochèi, ochèi, in realtà la si nota (con delle belle cuffie) nell’armonizzazione delle due voci, impalpabile e fuggevole… come neve sulla spiaggia.
La canzone racconta di un innamoramento simultaneo di due persone, un’esperienza ritenuta bizzarra ma bellissima come quando nevica al mare (evento atmosferico voluto dalla lobby dei ristoratori marittimi che così possono appendere la foto sulla parete vicino a quella col vip della tv che era entrato per usare il bagno una volta), descritto con l’uso sapiente di uno stesso verbo — to fall — che ha due significati: cadere (la neve, appunto) ma anche innamorarsi.
Ora, devo ammettere che su questa canzone non riesco a decidermi: non la trovo necessariamente brutta, al più noiosa, ma in ogni caso — sia che piaccia sia che non piaccia — penso che saremo tutti concordi nell’ammettere che abbia il peggior bridge di sempre, ancora peggiore di quello di Cuernavaca, Messico, che è crollato il giorno dell’inaugurazione facendo precipitare nel fiume sindaco e giornalisti. ¡Ay, caramba!
#AlcoholicCount: 0
#CurseWordsCount: 3 (fuckin’)
#MurderCount: 0
#FavLyrics: “Life is emotionally abusive” You're On Your Own, Kid
[Taylor Swift, Jack Antonoff]
Anti-hero è la mia preferita ma vince su questa davvero di pochissime lunghezze; perfino con la moviola sarebbe difficile stabilirne il primato.
You're On Your Own, Kid è un ottimo esempio per spiegare quello che intendevo nell’introduzione, quando dicevo che non importa quanto le mie esperienze di vita c’entrino un cactus con le sue, perché bene o male c’è sempre, in uno dei suoi versi, qualcosa che mi illumina sulla via di Damasco. Per esempio, che c’entro io con lo struggermi romanticamente per qualcuno che non mi nota (“I wait patiently / he's gonna notice me / It's okay, we're the best of friends), o a cui non frega proprio nulla (“Just to learn that you never cared”), o coi disturbi del comportamento alimentare (“I search the party of better bodies”; “I hosted parties and starved my body”)? Zero, zip, zilch, nada, niente. Eppure questa canzone mi fa partire per la tangente, perché quell’“you’re on your own, kid” mi apre un intero universo di consapevolezza che va ben oltre la narrazione della sua vita che fa nella canzone.
Anche nel suo discorso per la sua laurea honoris causa all’New York University (io me sò laureata a quella de Macerata, altro che Grande Mela, e ho pure dovuto studiarci sopra, vedete che siamo proprio agli antipodi?) aveva utilizzato questa stessa espressione. Lì prendeva le mosse da un discorso di venti minuti (tra i più belli che abbia mai ascoltato) rivolto a chi aveva appena raggiunto quel traguardo davanti al quale si spalanca quella vita adulta di cui finalmente si può prendere le redini (per quanto spaventoso possa essere): “The scary news is, you’re own your own, now. But the cool news is, you’re own your own, now!”.
Qui la medesima saggezza origina da un luogo diverso, e sebbene parta da altre premesse, altre esperienze, altri presupposti, in ogni caso è carica della medesima accezione positiva che echeggia nel discorso di laurea. Il brano, che attraversa emozioni come la speranza (nelle prime due strofe) e la disillusione (in tutto il resto eccettuato il finale), da ultimo lascia cadere il velo di Maya di schopenhaueriana memoria e arriva a una realizzazione potentissima (“And I saw something they can't take away”) che ribalta il significato — di sconforto dato dal sentirsi soli e abbandonati, di non avere altro che se stessi nel senso più negativo possibile — di tutti quegli “you’re own your own, kid” cantati fino a quel momento: è un invito a essere demiurghi del proprio destino, una volta capito che in qualcosa di perso può celarsi qualcosa di guadagnato, o che in un capitolo che si chiude si nasconde la possibilità di un rinnovamento positivo (“'Cause there were pages turned with the bridges burned / Everything you lose is a step you take”). E, quel che è più importante, non c’è motivo di avere paura perché… sei per conto tuo.
#AlcoholicCount: 0
#CurseWordsCount: 0
#MurderCount: 0
#FavLyrics: “From sprinkler splashes to fireplace ashes / I called a taxi to take me there / I search the party of better bodies / Just to learn that my dreams aren't rare” Midnight Rain
[Taylor Swift, Jack Antonoff]
Midnight Rain ha lo stesso problema di Lavender Haze: non ha nulla che me la renda memorabile. A differenza dell’altra, però, che almeno è orecchiabile, questa per me è lacunosa anche in quel dipartimento. Manca senza dubbio di un climax (e il paragone con You're On Your Own, Kid, che la precede, è inevitabile) e sebbene parecchie altre canzoni in questo album non siano necessariamente dirompenti nei bridge e nelle variazioni, questa qui è monotona e incolore nella sua interezza. E non è nemmeno anticlimatica, perché l’anticlimax implicherebbe una digradazione da un punto alto a uno più basso, cosa possibile solo se c’è effettivamente un punto alto da cui scendere: qui è elettroencefalogramma piatto dall’inizio alla fine. Onestamente non credo che mi capiterà di ascoltarla anche solo un’altra volta in un futuro prossimo, in uno remoto e in tutti i futuri che stanno in mezzo.
(Taccio sulla voce distorta perché a questo punto sarebbe come sparare sulla Croce Rossa).
#AlcoholicCount: 0
#CurseWordsCount: 0
#MurderCount: 1 (il mio, e questa canzone è l’arma del delitto)
#FavLyrics: “My town was a wasteland / Full of cages, full of fences / Pageant queens and big pretenders” Question...?
[Taylor Swift, Jack Antonoff]
Questa canzone parla di due persone precedentemente coinvolte in una relazione amorosa che hanno preso strade diverse; ma una delle due (e ti pare che non era la gattara) è ferma a rimuginare e chiede all’altro se con la sua nuova fiamma abbia già vissuto quanto vissuto con lei.
Oltre all’“I remember” di Out Of The Woods, c’è un verso (“Painted all my nights / A color I have searched for since”) che richiama quanto già espresso in uno di illicit affairs (“You showed me colors you know I can't see with anyone else”).
#AlcoholicCount: inquantificabile (one drink after another)
#CurseWordsCount: 3 (fuckin’ x2, dickhead)
#MurderCount: 0
#FavLyrics: “Painted all my nights / A color I have searched for since” Vigilante Shit
[Taylor Swift]
Una canzone dalle vibes fortemente noir, tanto nel testo e nel modo in cui è cantato (lento, deliberato), quanto nella melodia. E visto che me l’hanno inopinatamente cancellata, fingerò che valga come terza stagione di Why Women Kill.
Il brano ricorda per forza di cose no body, no crime, dove Taylor si era incaricata di farsi giustizia da sé — e infatti qui dice che è “on my vigilante shit again”. Tuttavia, se là era giudice, giuria e, soprattutto, boia, qui si limita alla delazione: tanto all’FBI, a cui vengono spifferati crimini da colletto bianco dell’uomo di cui intende vendicarsi, quanto alla moglie di quest’ultimo, la quale, al termine di un bel divorzio, alla fine si becca casa, figli e Mercedes.
In effetti, sembra anche — e forse lo è davvero — il prosieguo e la conclusione di mad woman: lì infatti si dichiara che, nonostante la società disapprovi le donne arrabbiate, non si dimenticheranno i torti subiti e prima o poi si reagirà (“Does a scorpion sting when fighting back? / They strike to kill and you know I will”; “My cannons all firing at your yacht / They say «move on» / But you know I won’t”; “And you'll poke that bear 'til her claws come out”). E in Vigilante Shit, spiffera di qua e spiffera di là, si è senz’altro agito. Di più, in entrambe le canzoni si menziona una moglie tradita (probabilmente sempre la stessa, e vien da pensare a quella di Scooter Braun, peraltro con un giudizio pendente a suo carico per qualche imbroglio su dei fondi di investimento). Insomma, due più due fa quattro e i conti tornano perfino a me che al liceo sono uscita con tre in matematica.
#AlcoholicCount: 0
#CurseWordsCount: 4 (shit)
#MurderCount: nessuno, ma dice che potrebbe provare, e pertanto risponderebbe di delitto tentato qualora compisse atti idonei diretti in modo non equivoco a commettere un delitto, se l’azione non si compie e o l’evento non si verifica.
#FavLyrics: “And I don't dress for villains / Or for innocents / I’m on my vigilante shit again” Bejeweled
[Taylor Swift, Jack Antonoff]
«Cosa? Che cosa? È un’ora che ti aspetto! Non è possibile, tu non sei al lavoro! Ma come non vieni? Ah sì? E io sai cosa ti dico? Adesso esco e vado col primo che incontro!» «Buonaseeera!»
L’avreste mai detto che lo spot del 2001 della Fiat Punto avrebbe anticipato una canzone di Taylor Swift? Qui siamo ben oltre le previsioni fatte dai Simpson; persino Nostradamus e Beda il Venerabile impallidiscono in confronto.
Perché proprio come la ragazza della pubblicità, anche Taylor lamenta un evidente mancanza di interesse da parte del suo “baby boy”: di più, si rende proprio conto di non essere una priorità per l’altra persona (“Putting someone first only works when you're in their top five”; “Don't put me in the basement / When I want the penthouse of your heart”), mentre per lei è l’esatto contrario (“Did all the extra credit then got graded on a curve”; “I made you my world / Have you heard?”).
Soprattutto, capisce anche che è ingiusto lasciarsi offuscare quando in realtà si dovrebbe brillare (“And I miss you / But I miss sparkling”), perché brillante è proprio ciò che si è (“What's a girl gonna do? / A diamond's gotta shine”; “Best believe I'm still bejeweled / When I walk in the room / I can still make the whole place shimmer”). Una dichiarazione ontologica, quella, già presente in All Too Well (10 Minute Version) (Taylor's Version) (From The Vault) (“The idea you had of me, who was she? / A never-needy, ever-lovely jewel whose shine reflects on you”) e in mirrorball (“Drunk as they watch my shattered edges glisten”).
E allora sai cosa? E allora sticazzi, “I’m going out tonight” e, a seconda di come mi gira, deciderò se ricordarmi o no di te (“And when I meet the band / They ask, ‘Do you have a man?’ / I could still say, ‘I don't remember’” — e da uno smaliziato ma piuttosto innocente “non mi ricordo” al ben più drastico e già rodato “ho scordato che tu sia mai esistito” il passo è breve).
#AlcoholicCount: 0
#CurseWordsCount: 0
#MurderCount: 0
#FavLyrics: “Sapphire tears on my face / Sadness became my whole sky” Labyrinth
[Taylor Swift, Jack Antonoff]
Taylor, gattara pazza de mi corazón, perché, perché ancora con ‘sta voce distorta che me pare quando te se scaricavano le batterie del walkman?
Ora, se sia per caso o per complotto non lo saprei dire, ma tutto quello che ho detto per Midnight Rain vale anche per questa canzone, e anche qui ogni volta che arrivo alla fine mi viene da pensare “Bene, e quindi? Finisce così? Addirittura quattro minuti per non dire assolutamente niente?”.
Questa, però, nonostante tutto mi piaciucchia, di sicuro più di Midnight Rain, ma ogni volta che penso “Ochèi, forse l’ho giudicata male, in effetti è bellina” arriva quella orribile distorsione che pare che a parlare sia un pentito di mafia a cui hanno camuffato la voce per non farlo riconoscere dai sicari del boss ed ecco che se ne va il beneficio del dubbio.
#AlcoholicCount: 0
#CurseWordsCount: 0
#MurderCount: 0
#FavLyrics: “I thought the plane was going down / How'd you turn it right around?” Karma
[Taylor Swift, Jack Antonoff, Mark Spears, Jahaan Sweet, Keanu Torres]
Stavo lì a sforzarmi di ricordare se abbia mai visto il karma in azione in prima persona e mi sono ricordata di quando una macchina sulla strada per Macerata (che è tremenda, tutta curve e saliscendi e trattori che vanno a due ed è un attimo che finisci dentro a un campo) correva e sorpassava come chi ha appena mangiato il pesce crudo a Gubbio e cerca disperatamente di raggiungere il cesso più vicino, salvo poi venir fermata dai Carabinieri che stavano appostati in fondo alla discesa. Non so se conti come allineamento karmico, però è stato un momento piuttosto soddisfacente.
A naso, credo che TS non abbia scritto questa canzone in riferimento ai sorpassi selvaggi, ma d’altronde, come dicevo, io e lei abbiamo esperienze di vita ben poco paragonabili. Il concetto di base che tratta la canzone — vedere con soddisfazione che chi ha seminato vento finalmente raccoglie tempesta — però, arriva forte e chiaro.
L’idea del karma non è estranea a Taylor, che già lo menzionava espressamente in Look What You Made Do: “The world moves on, another day, another drama, drama / But not for me, not for me, all I think about is karma”. In questo brano, però, non lo si cita soltanto di sfuggita ma lo si sviscera, in quello che è e in quello che rappresenta. Intanto, lo si descrive attraverso una lunga serie di metafore: un fidanzato, un dio, una brezza, un pensiero rilassante (immagino che infonda una certa tranquillità la convinzione che prima o poi chi ci ha fatto un torto verrà ripagato con la sua stessa moneta), un tuono, una regina e finanche un gatto che le fa le fusa in grembo; e ancora con un paio di similitudini: un acrobata e un cacciatore di taglie.
Volendo, anche Vigilante Shit si può interpretare in senso karmico (perché il cattivo ha avuto quel che si meritava), tuttavia lì c’è un invito a essere concreta parte attiva nel ripristino dell’equilibrio universale (“Don’t get sad, get even”), che mal si concilia con l’idea stessa di karma, basata sull’attesa passiva — ci viene solo richiesto di comportarci rettamente — dell’agire di qualche forza arcana.
Comunque, dal modo in cui si parla del karma in questa canzone, è evidente che lo si ritiene un’entità dai feeenomenali poteri cosmici (tanto che tra i sostantivi che lo descrivono troviamo “dio”, “regina” e “tuono”), implacabile persino (“Karma's on your scent like a bounty hunter / Karma's gonna track you down / Step by step from town to town”), e appunto sarebbe bene evitare di trovarsi sul suo cammino e prenderlo dritto in faccia come un 38 barrato qualsiasi. Ecco perché Taylor dice di tenere pulito il suo lato della strada (“And I keep my side of the street clean”): cioè si comporta in modo che il karma non abbia nulla da rimproverarle. Che è la versione un po’ più igienica del cospargere di sangue d’agnello lo stipite della porta così che l’angelo sterminatore passi oltre e vada a uccidere i primogeniti di qualcun altro. Perché se ci pensate, se pure regolarmente le piove un bel po’ di merda addosso (penso, tra le altre cose, alla famigerata telefonata tagliata e cucita da Kim Kardashian, o a tutta la questione dei diritti dei master), alla fine, poffare!, si scopre sempre che erano gli altri nel torto, non lei. Perché loro, a differenza sua, non sanno cosa voglia dire tenere le strade pulite (“You wouldn't know what I mean”). Mi domando: c’è mica qualche Comune disposto a farla assessora con delega alla nettezza urbana?
#AlcoholicCount: 0
#CurseWordsCount: 0
#MurderCount: 0
#FavLyrics: “Ask me what I learned from all those years / Ask me what I earned from all those tears / Ask me why so many fade but I'm still here” Sweet Nothing
[Taylor Swift, William Bowery]
Contro il logorio della vita moderna o ti fai un Cinar o ti metti al tuo fianco una persona che da te non pretende altro che uno “sweet nothing”, qualcuno che mentre gli altri fuori sgomitano e spingono se ne sta in cucina a canticchiare.
Quello che più colpisce di questo brano è il bridge, costruito tutto sull’allitterazione delle lettere d, s, r, t (“Industry disruptors and soul deconstructors / And smooth-talking hucksters out glad-handing each other”) suoni di per sé piuttosto duri ma che con la voce delicata di Taylor fanno un bel contrasto, e sembrano quasi una dolce filastrocca.
Il bridge prosegue poi con “And the voices that implore / «You should be doing more»” , e potrebbe riferirsi alla vita di Taylor posta sotto il costante scrutinio degli altri in quanto personaggio pubblico, della serie che se dovesse fare una donazione a un rifugio per pinguini vittime di incidenti stradali ci sarà sempre qualcuno che si chiederà perché mai non abbia fatto una donazione anche al centro di recupero per dromedari afflitti da ludopatia.
In generale, per chi non è un personaggio pubblico, in ogni caso è facile interpretare quei versi, come anche il ritornello, nell’ottica di un mondo in cui tutti sono in competizione e cercano di prevaricare, in cui lo “sweet nothing” viene demonizzato, con conseguente senso di colpa se non sei produttivo quanto gli altri (“«You should be doing more»”).
#AlcoholicCount: 0
#CurseWordsCount: 0
#MurderCount: 0
#FavLyrics: “Industry disrupters and soul deconstructors / And smooth-talking hucksters / Out glad-handing each other / And the voices that implore / «You should be doing more»" Mastermind
[Taylor Swift, Jack Antonoff]
“Precisamente tra diciotto anni i pianeti si allineeranno senza affanni…” “Ahi, in versi, ahi.” “Di tempo per agire ne avrai a iosa; sguinzaglia i titani, la tua banda mostruosa.”
Una volta anche a me è successo di trovarmi nella stessa stanza con una persona che dici “wow” per via di un raro allineamento planetario, solo che non era una stanza ma un autobus urbano a Milano, e non era per un raro allineamento planetario ma per un ordinario ritardo mostruoso del Frecciarossa su cui avevo viaggiato. Uh, e la persona che dici “wow” era Emanuela Pacotto, e racconterò questa storia fin sul letto di morte, mio ma anche di chiunque altro (con mia madre, sull’autobus con me che “Ma chi conosci a Milano? Era una tua amica di scuola forense?”).
Questa canzone riprende la confessione che Taylor ha già fatto in Anti-hero di essere una persona che pianifica ogni mossa, ogni dettaglio, che nulla di quello che accade e la riguarda è accidentale ma frutto di qualche suo machiavellico complotto. Un po’ la Flintheart Glomgold de noantri, ma senza l’accento scozzese.
Mastermind è la traccia di chiusura dell’album e, come quella di apertura, è sciapa allo stesso modo. È simpatica, ochèi, e parecchio orecchiabile, ma di sicuro nulla di più di questo.
#AlcoholicCount: 2 (liquor, cocktails)
#CurseWordsCount: 0
#MurderCount: 0
#FavLyrics: “No one wanted to play with me as a little kid / So I've been scheming like a criminal ever since” Hits Different [Target deluxe edition]
[Taylor Swift, Aaron Dessner, Jack Antonoff]
Come Ponzio Pilato, anche Taylor “se ne lava le mani”, salvo poi trascorrere i successivi tre minuti e cinquanta secondi a rimuginarci sopra. “Moving on was always easy / for me to do”, dice. Seee, lallero. Tuttavia questa è una delle canzoni più riuscite di tutto il cucuzzaro mezzanottiano — accattivante, con un bridge travolgente, orecchiabile all’ennesima potenza — quindi chi si lamenta; al più mi lamento che non l’abbiano inserita nell’edizione standard. È frequente che le sue canzoni deluxe siano dei gran pezzoni, basti pensare a Ours, Wonderland, the lakes, right where you left me, it’s time to go; tuttavia gli album di cui quelle sono il complemento (Speak Now, 1989, folklore ed evermore) sono già perfetti così come sono, mentre Midnights avrebbe tratto giovamento da scelte più oculate in termini di tracce: dentro questa e via Snow On The Beach, per esempio, o via Midnight Rain (in realtà Midnight Rain via proprio in generale da ogni piano dell’esistenza).
#AlcoholicCount: 0
#CurseWordsCount: 5 (shit x3; asshole)
#MurderCount: 0
#FavLyrics: “Oh my, love is a lie / Shit my friends say to get me by / It hits different / It hits different this time” The Great War [3am edition]
[Taylor Swift, Aaron Dessner]
And today we're all brothers Tonight we're all friends A moment of peace in a war that never ends Today we're all brothers We drink and unite Now Christmas has arrived and the snow turns the ground white - Sabaton, “Christmas Truce”
Io sono fissata con la storia, la amo quanto amo i gatti, persino i romanzi che leggo devono essere ambientati almeno dagli anni ’50 del Novecento in giù, altrimenti non mi diverto. E non succederà mai, e dico mai, ne sono consapevole, ma se per caso dovesse accadere che Taylor scriva una canzone che parli effettivamente di un evento storico, uno qualsiasi, cadrei morta stecchita all’istante. Mmmh, Didn’t They? conta? Vabbè. Per ora, comunque, mi dovrò fare una ragione che questa canzone rimandi solo col titolo (o forse no? *wink wink nudge nudge*) alla prima guerra mondiale e non ne racconti in effetti gli accadimenti, come a suo tempo me la sono fatta per la “corsa all’oro” in evermore che era tutt’altra cosa rispetto quella del Klondike di Zio Paperone e di Jack London; ma d’altronde ho due interi album dei Sabaton che soddisfano il mio bisogno di avere musicata la Grande Guerra (Alexa, play “Versailles”).
Ora, questa traccia di apertura dell’edizione 3am fa impallidire Lavender Haze, e non posso fare a meno di pensare a quanto avrebbe potuto cambiare l’intera percezione iniziale che ho avuto di Midnigths se questo brano fosse stato presente all’inizio dell’edizione standard, e invece ecco qua come stiamo, con il mio post più critico di un suo album da dieci anni a questa parte.
Ed è curioso che sia proprio Lavender Haze a tornare in causa, e non tanto perché con The Great War condivide l’essere una traccia di apertura (solo che una è bella e un’altra no), ma perché tematicamente sono in netto contrasto: la prima racconta di quella fase della relazione amorosa in cui tutto è meraviglioso, nella seconda invece la relazione si è trasformata in una guerra e Taylor attinge da un vocabolario specifico, utilizzando termini tipicamente associati ai conflitti e alla morte: la tomba (“Spineless in my tomb of silence”) e anche la cripta (“Screaming from the crypt”), la caduta dei vessilli del nemico (“Tore your banners down”) lo spargimento di sangue (“All that bloodshed”), le bombe (“the bombs were closer”), i soldati caduti (“Soldier down on that icy ground”), le truppe (“So I called off the troops”).
Sebbene siano numerose nelle sue canzoni le occorrenze per “war”, guerra (la si trova in Innocent, Safe & Sound, Clean, You Are In Love, ivy e long story short), ad oggi in un solo altro caso Taylor aveva fatto uso metaforico dell’immaginario bellico: nelle prime due strofe e nei ritornelli di epiphany. The Great War, invece, è metafora dall’inizio alla fine, proprio come è Miss Americana & The Heartbreak Prince, e per questo è efficacissima nel pennellare un quadro terribile, ben lontano da quella sensazione di pacata contentezza di Lavender Haze.
Ma come tutte le guerre reali, anche quelle metaforiche a un certo punto terminano. La prima guerra mondiale con l’armistizio di Compiègne, quella swiftiana con la realizzazione che il proseguire delle ostilità avrebbe condotto alla perdita definitiva dell’altra persona (“So I called off the troops / That was the night I nearly lost you / I really thought I'd lost you”).
Giunge quindi il momento, come d’altronde è successo anche nella realtà, in cui si giura che non si permetterà mai più che qualcosa di simile accada ancora (“It was war, it wasn't fair / And we will never go back to that”). Se non fosse che la storia è, o dovrebbe essere, magistra vitae: sappiamo bene come “la guerra che porrà fine a tutte le guerre” in questo abbia miseramente fallito e, anzi, le condizioni della resa tedesca e la depressione che ne conseguì portarono infine al collasso della Repubblica di Weimar e all’ascesa del Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori, con a capo Adolf Hitler, e non serve ricordare cosa sia accaduto dopo. Insomma, visti i precedenti, io comunque andrei cauta nel dire che non si arriverà mai più a una guerra (quand’anche metaforica) simile. Certo, se servisse ad avere un’altra canzone così allora daje Taylor, spara a tutti gli arciduchi che vuoi.
Dicevo che il riferimento alla Grande Guerra potrebbe trovarsi non solo nel titolo. Nell’ultima strofa, infatti, si menziona il papavero (“Place a poppy in my hair”): ora, non so se sia una buffa coincidenza o sia stato inserito consapevolmente (e in questo caso chapeau, anche perché mmmh, di tutti i fiori proprio a quello mi va a pensare?), ma il papavero riveste un ruolo importante nell’iconografia del primo conflitto mondiale. Compare per la prima volta in senso simbolico nella poesia “In Flanders Field”, scritta nel 1915 dal tenente colonnello canadese John McCrae in ricordo di un commilitone caduto nella seconda battaglia di Ypres, in Belgio: “In Flanders fields, the poppies blow”; “We shall not sleep, though poppies grow”. La poesia acquisì ben presto una tale popolarità da ispirare il “remembrance poppy”, un papavero artificiale da appuntare agli abiti che, al termine della prima guerra mondiale, servì a onorare i caduti inglesi e americani, e tutt’ora lo si usa come simbolo commemorativo nelle nazioni del Commonwealth nelle cerimonie del “Giorno della memoria”, che cade l’11 novembre. Vedi a forza di ascoltare i Sabaton la roba che si impara? Alexa, play “In Flanders Field”.
#AlcoholicCount: 0
#CurseWordsCount: 0
#MurderCount: in questa canzone nessuno, ma la prima guerra mondiale ha causato almeno sedici milioni di morti.
#FavLyrics: “All that bloodshed, crimson clover / Uh-huh, the bombs were closer / My hand was the one you reached for / All throughout the Great War” Bigger Than The Whole Sky [3am edition]
[Taylor Swift, Jack Antonoff]
La peculiarità di questa canzone è quella di essere plasmabile, di adattarsi alla singola, unica, specifica esperienza di chi la ascolta. È una tela bianca, di cui Taylor, che ci ha messo in mano i pennelli, ha solo definito il fulcro: il dolore, la perdita. A cosa si riferisca questo dolore, in cosa consista questa perdita, tuttavia, sta a noi stabilirlo in base al nostro vissuto, lei non ce lo dice. Per questo c’è chi ci ha visto la narrazione di un aborto spontaneo, chi la fine di una relazione (ma per me sarebbe una banalizzazione eccessiva), chi addirittura la perdita della propria identità.
Quale che sia il caso specifico di cui Taylor ha scritto — magari non necessariamente in riferimento a una sua esperienza ma, come nel caso di happiness, a quella di qualcuno a lei vicino — la canzone origina da un retroterra luttuoso secondo me piuttosto evidente. È un racconto tragico, e lo si intuisce già dal primo verso, con la parola “aftermath” — che per definizione riguarda l’indomani di un disastro o di una calamità — posta alla fine della frase a garanzia di maggior enfasi. È accaduto qualcosa di così devastante da averla lasciata senza parole (“No words appear before me in the aftermath”); lei, che, be’, con le parole ci campa. E la tragedia è così totalizzante che la tristezza va a informare ogni singola cosa che Taylor tocca (“Every single thing I touch becomes sick with sadness”).
La seconda strofa, invece, accosta due diverse — e contrastanti — idee di “consequenzialità”: il battito d’ali di una farfalla in Asia (che secondo la teoria del caos porterebbe un tornado in un’altra parte del mondo) e il non aver pregato. In entrambi i casi c’è un rapporto di causa ed effetto, ma se la prima circostanza menzionata esula dal controllo, e per questo ha un respiro “assolutorio” perché nessuno avrebbe potuto farci nulla, la seconda invece si tramuta in devastante senso di colpa. Certo, pregare Dio conduce allo stesso risultato di assoluta inconcludenza che pregare Superman, Topo Gigio, tutte le evoluzioni di Eevee o non pregare affatto, quindi è irragionevole farsi logorare dal rimorso di essere stati manchevoli. Eppure qualcuno potrebbe dire “Ho fatto anche quello. Non è servito a un cazzo [ma va!], ma almeno posso dire di averle provate tutte e non posso rimproverarmi di niente”. Per esempio, in Soon You’ll Get Better dice “Desperate people find faith, so now I pray to Jesus too” perché oh, vedi mai, alla fine cosa mi costa? Qui, invece, ci si rimprovera eccome, forse perché incolparci di una nostra supposta mancanza, qualcosa che se ci fosse stata avrebbe fatto la differenza, allontana da noi l’idea spaventosa che la vita sfugge a ogni nostro tentativo di domarla o di indirizzarla, e che la tragedia che ci ha colpiti sia solo il frutto di un mero tiro di dadi del destino.
#AlcoholicCount: 0
#CurseWordsCount: 0
#MurderCount: 0
#FavLyrics: “Every single thing I touch becomes sick with sadness / ‘Cause it's all over now, all out to sea” Paris [3am edition]
[Taylor Swift, Jack Antonoff]
Avete presente quando in Blank Space mezzo internet aveva capito che un verso facesse “All the lonely Starbucks lovers” anziché “Got a long list of ex-lovers”? Ecco, io qua irrimediabilmente sento “We were in some wharehouse” anziché “We were somewhere else” e mi sfuggiva la ragione per cui avrebbe dovuto trovarsi in un magazzino. Insomma, avrei capito se la canzone si fosse intitolata, che ne so, “Brembate di Sopra”, ma siccome si intitola “Paris” i conti proprio non mi tornavano.
Un’altra cosa che non mi torna, ma stavolta sul serio, è il vino economico, di cui anche in Maroon: perché, con tutti i soldi che ha, questa me beve il Tavernello?
#AlcoholicCount: 5 (wine x2, champagne x3)
#CurseWordsCount: 0
#MurderCount: 0
#FavLyrics: “Sit quiet by my side in the shade / And not the kind that's thrown / I mean, the kind under where a tree has grown” High Infidelity [3am edition]
[Taylor Swift, Aaron Dessner]
Fedeltà: qualcosa che puoi ricercare in un cane, in un Carabiniere, eventualmente in un cane Carabiniere ma anche in un Carabiniere cane (il primo in senso cinofilo, l’altro in senso cialtrone), in un marine, in un impianto stereo e nella tessera punti del supermercato, ma non in una canzone di Taylor Swift. Infatti la fedeltà, o, meglio, la sua carenza, è un tema che è già stato sviluppato — vuoi in modo approfondito, vuoi soltanto en passant — in parecchi suoi brani: dalla ormai remotissima Should’ve Said No fino ad arrivare al blocco indie di august; betty; illicit affairs; mad woman; no body, no crime; ivy, passando per Better Than Revenge e Girl At Home.
High Infidelity, come già illicit affairs, è esplicita del tema fin dal titolo, ma se in illicit affairs è evidente il senso di colpa che permea l’intera canzone per un comportamento che si sa sbagliato, qui il tradimento invece è vissuto come qualcosa di inevitabile in una relazione ormai danneggiata (“Lock broken / Slur spoken / Wound open”; “Your picket fence is sharp as knives”), salvifico addirittura (“Do I really have to tell you how he brought me back to life?”).
#AlcoholicCount: 0
#CurseWordsCount: 0
#MurderCount: nei fatti nessuno, però potrebbe essere un campanello d’allarme il fatto che rifletta sui modi in cui si può uccidere una persona amata, quindi la gattara potrebbe essere destinataria di una misura di sicurezza praeter delictum.
#FavLyrics: “You know there's many different ways that you can kill the one you love / The slowest way is never loving them enough” Glitch [3am edition]
[Taylor Swift, Jack Antonoff, Sam Dew, Mark Anthony Spears]
Questa canzone sconfessa quanto detto in Mastermind: se là l’amore sbocciato era frutto di una macchinazione, qui invece è il risultato di un errore imprevedibile del sistema TS, di un comportamento anomalo del programma (“We were supposed to be just friends”; “I was supposed to sweat you out”; “I think there's been a glitch”). In questo senso, quindi, è simile a Paper Rings quando dice “I hate accidents except when we went from friends to this”.
Comunque, te guarda la vita quanto è balorda: io quest’estate, per un glitch del sistema, nella domanda di partecipazione a un concorso pubblico mi sono vista sparire il campo compilato relativo al possesso della laurea, titolo che dava due punti secchi, il che ha portato, cinque giorni prima dell’orale, all’invio di una pec impanicata a mezzanotte (almeno io e TS triboliamo agli stessi orari) in cui dimostravo in tutti i modi la sussistenza del requisito (“Ce l’ho la laurea, ce l’ho, me ne sono pentita ma ce l’hoooo”); quest’altra, invece, per un glitch del sistema, trova l’amore. Come disse Scarlet Witch, it doesn’t seem fair.
(comunque poi i punti me li hanno riconosciuti) (e da quella graduatoria poi sono stata pure assunta)
#AlcoholicCount: 0
#CurseWordsCount: 0
#MurderCount: 0
#FavLyrics: “In search of glorious happenings of happenstance on someone else's playground” Would’ve, Could’ve, Should’ve [3am edition]
[Taylor Swift, Jack Antonoff]
Il proverbiale senno di poi di cui sono piene le fosse, che ai comuni mortali consente una ponderazione sulle scelte passate, e a Taylor Swift pure, ma a lei, in aggiunta, consente anche di scrivere canzoni che definire spettacolari è dire poco. Io, purtroppo, faccio parte della prima categoria, perché sennò sai quante hit avrei sfornato sul senno di poi dell’aver fatto giurisprudenza.
Con questa canzone andiamo lontano, lontanissimo nel tempo, a qualcosina meno di tre lustri fa, perché a quel “nineteen” i nostri sensi di ragno si allertano e la mente corre subito a Dear John (“Don't you think nineteen's too young to be played / By your dark twisted games?”) e a quella relazione sbilanciata e manipolatoria. Da una parte, infatti, abbiamo lei, ancora troppo giovane (“a child”, “nineteen”) e di conseguenza ancora priva degli strumenti per difendersi; dall’altra lui, un “grown man” che ha omesso di prendersi la responsabilità dei suoi comportamenti (“[…] did it matter / If you got to wash your hands?”).
Ora, se vogliamo, anche in Dear John c’è un embrionale senno di poi (“I should’ve known”), ma lì le vicende sono ancora troppo fresche per poterle esaminare con il dovuto distacco, cosa che è invece possibile fare in Would’ve, Could’ve, Should’ve, stanti i molti anni passati. Si badi, e in effetti trattandosi di Taylor sarebbe strano il contrario, che “analisi distaccata” è diversa da “asettica”, perché la canzone è vibrante di emozione, di trasporto, di passione (nel senso proprio etimologico, dal latino pati, cioè “patire, soffrire”). Infatti, nonostante il tempo trascorso, vediamo bene come quel rapporto ancora la perseguiti (“The tomb won’t close”; “I regret you all the time”; “I can't let this go / I fight with you in my sleep / The wound won't close”, “If clarity's in death, then why won't this die?”), ma non perché ne abbia nostalgia o si sia pentita del fatto che sia naufragato, ma perché l’ha resa una persona diversa e a lei manca quella che era prima (“I miss who I used to be”), e le manca un’adolescenza che non le ridarà più nessuno (“Give me back my girlhood, it was mine first”).
Il bridge di questa canzone (Snow On The Beach, te possino ciaccà, prendi appunti) è il mio preferito di tutto l’album (forse addirittura nella mia top five di tutta la sua discografia) e introduce un’ulteriore variazione che mi fa altrettanto impazzire. Strutturalmente quindi manca la solita alternanza standard tra strofe, ritornelli, bridge, ritornello, e lo stesso bridge in questo brano svolge la doppia funzione di “collegamento” e di chiusura, con la sua ripetizione due volte di seguito nel finale. La parte migliore, peraltro, è il modo in cui dapprima prende velocità e poi a un tratto si frena (quando arriva a “Stained glass windows in my mind” e “I keep on waiting for a sign”) per ricominciare veloce. L’equivalente musicale delle montagne russe. Tra l’altro mi ha ricordato a una cover di “Whiskey In The Jar”che ho ascoltato tanti anni fa in un pub a Lisbona: il ragazzo che cantava faceva più o meno lo stesso giochetto, aumentando e diminuendo la velocità del ritornello e, inutile dirlo, quella è una delle cover più riuscite che abbia mai ascoltato in vita mia.
#AlcoholicCount: 0
#CurseWordsCount: 0
#MurderCount: 0
#FavLyrics: “God rest my soul / I miss who I used to be / The tomb won't close / Stained glass windows in my mind / I regret you all the time” Dear Reader [3am edition]
[Taylor Swift, Jack Antonoff]
Come già Snow On The Beach, anche Dear Reader mi lascia combattuta, perché pure questa non la ritengo necessariamente brutta, ma mi annoia allo stesso modo. Rispetto all’altra, tuttavia, a livello di testo ci sono cose interessanti, con alcuni versi latori di verità universali che può essere utile tenere a mente (“If it feels like a trap/ You're already in one”; “Bend when you can / Snap when you have to”; “You don't have to answer / Just 'cause they asked you”), un po’ come già in marjorie. Il problema più che altro risiede nella parte finale, totalmente sbrodolata nell’esecuzione, che infatti appare disordinata (e di nuovo la voce distorta, diocrisantemo, io giuro che la denuncio).
#AlcoholicCount: 4 (my fourth drink)
#CurseWordsCount: 0
#MurderCount: 0
#FavLyrics: “Never take advice from someone who's falling apart" IT MUST BE EXHAUSTING ALWAYS ROOTING FOR THE ANTI-HERO
Una premessa e due confessioni: è sempre affascinante trascorrere un po’ di tempo a cercare di capire cosa passi nel cervello di Taylor Swift, ma scrivere questo post è stata una gran fatica. Per prima cosa, perché da qualche anno a questa parte faccio fatica in ogni aspetto della vita; poi perché mi ero intrippata a vedere The Crown e per un mese è stato il mio solo e unico interesse; poi ancora per mancanza di tempo, mica come quando dovevo trovare il modo di passare quelle cinque ore di scuola forense ogni lunedì (avendo fatto voto di non ascoltare una singola parola di lezione, ma obbligata a frequentare pena invalidamento del semestre di pratica); infine, e presumo sia la ragione principale, le altre suonano più come scuse: perché quest’album, come il cheddar a Kuzco, no me gusta.
O, comunque, non del tutto.
Forse, più esattamente, la sensazione che mi dà questo disco l’ha spiegata bene uno degli sceneggiatori cialtroni di Occhi del Cuore, prima di intortare René con il monologo sulla locura: “per funzionare funziona, ma rischi di non convincere”.
Ecco, allora: Midnights non mi convince.
Al primo ascolto l’ho bocciato interamente, con solo Anti-hero e You're On Your Own, Kid a tenere in piedi la baracca. E ne sono rimasta sorpresa come restano sorpresi i vicini di casa alla notizia dell’inquilino del piano di sotto che ha sventrato come un gamberetto l’intera famiglia usando il coltello a mandorla del Grana Padano: “Salutava sempre, ferst riacscion sciòk”.
Ma è comunque Taylor Swift, perciò gli ho dato il beneficio del dubbio: forse il problema non era che fosse un album poco ispirato, ma ero io dell’umore sbagliato per apprezzarlo in modo adeguato (venivo da un periodo di merda, e ora mi trovo in una benvenuta fase di tregua tra quello e il prossimo periodo di merda che di sicuro mi aspetta dietro l’angolo): un “It’s me, hi, I’m the problem, it’s me” da manuale. Insomma, ero più che disposta ad andare a Canossa. Ebbene, trascorso poco più di un mese, credo che — per prendere in prestito una frase da happiness — siano vere entrambe le cose.
Peraltro ho anche avuto modo di notare una certa polarizzazione nelle opinioni, e non mi pare ci sia stato il consenso generalizzato e unanime che hanno avuto folklore ed evermore. Non che ciò sia dirimente, sintomatico o rappresentativo di alcunché ma, e torno a parlare per me, confesso ogni assenza di folgorazione: né all’inizio (come con Speak Now, Red, 1989 e folklore), né durante, né dopo (come con evermore); nessuna discesa su di me della fiammella della Verità come lo Spirito Santo il giorno di Pentecoste o quello che diavolo era, che io al catechismo prestavo meno attenzione che a scuola forense.
Per quanto Midnights presenti tante belle canzoni (qualcuna molto più che solo bella), in realtà mi è difficile immaginarlo svettare in una discografia che contiene titoli come Speak Now, Red, 1989, reputation, folklore ed evermore, ognuno in qualche misura iconico, se non proprio autorevole; due cose che secondo me è incapace di essere Midnights. Se fosse un cartello stradale non sarebbe uno stop ma un semplice dare precedenza: qualcosa che ti fa rallentare ma non necessariamente fermare, e quando vedi che la strada è libera pigi sull’acceleratore, già concentrato sui segnali che verranno e dimentico di quelli che hai superato.
Ho spulciato la Treccani per cercare un termine che descriva la sensazione che mi dà Midnights, e quel termine è “anodino”: “senza carattere, insignificante; o che non prende posizione decisa, che non esprime un parere netto”. È proprio quella mancanza di decisione che mi perseguita. Perché nonostante sia un “concept album”, il cui filo conduttore sono le notti insonni passate a rimuginare sull’esistenza, in ogni caso l’esecuzione mi pare frammentata e il tema disorganico, con tanti picchi, senza dubbio, ma anche altrettante banalità.
L’edizione “standard”, che di base è il vero Midnitghs, suona atipicamente ordinaria, scialba addirittura; non sono nemmeno sicura che lo si potrebbe considerare un buon album di debutto se fosse di un qualsiasi artista a caso, ma di certo per essere il decimo di Taylor Swift è ben poco persuasivo. Raga, sia chiaro, chiarissimo: è più che concesso, a ‘sta pora crista, di non fare gol a ogni tiro in porta, va bene pure se ogni tanto prende la traversa o spara la palla sulle tribune, perché se esiste qualcuno, in tutto il mondo mondiale, che si è guadagnato il diritto di non dover dimostrare più niente a nessuno, quel qualcuno è proprio lei.
Magari, toh, lei e Alberto Angela. Ma soprattutto lei.
Quanto all’edizione 3am, con le sue The Great War, Bigger Than The Whole Sky, High Infidelity, Would’ve, Could’ve, Should’ve da una parte e Paris, Glitch, Dear Reader dall’altra sembra mantenere l’equilibrio tra pezzi riusciti e no, anche se in proporzione e per mera questione di quantità, rispetto alla standard qui i pezzi davvero riusciti sono di più. Ed è anche questo il problema: mi resta difficile considerare Midnights come un unicum e non come due entità separate, di cui una che funziona meglio dell’altra.
E tutte le belle canzoni che pure ci sono paiono non servire un disegno unitario — l’album, appunto, col suo tema dichiarato — ma restano splendide in modo fine a se stesse, un arcipelago di isolotti con palmizi rigogliosi e lambiti da acque cristalline ma senza un istmo di terra che li unisca, o almeno un traghetto della Grimaldi Lines che li colleghi.
Potreste obiettare, e forse in parte avreste anche ragione, che non potrebbe essere altrimenti, non trattandosi di un concept album duro e puro che racconta una singola storia a capitoli come un romanzo in musica (come quelli dei Rhapsody of Fire, che hanno dato vita a vere e proprie saghe fantasy, o quelli degli Avantasia dei primi anni), e nemmeno un concept album che è espressione del modo di vedere il mondo del suo protagonista fittizio (come American Idiot dei Green Day), ma di un concept album che si sviluppa soltanto intorno a un’idea di base, a un tema e non a una trama, le cui canzoni restano slegate per forza di cose (per di più raccontando randomici pezzi di vita sparsi negli anni). Ora, anche i due album dei Sabaton a cui accennavo (The Great War e The War To End All Wars), che raccontano la prima guerra mondiale, sono composti di tanti tasselli separati — una canzone parla del Barone Rosso, una di Lawrence d’Arabia, una della tregua di Natale, un’altra ancora del trattato di Versailles e via dicendo. Ecco, nonostante ciò, entrambi gli album appaiono coesi, unitari, focalizzati, armonici. Invece Midnights mi pare disgregato.
Sbaglierò di poco se preconizzo qui e ora che, una volta placatasi la normale e fisiologica eccitazione che è corollario immancabile di ogni nuovo album di TS, Midnights passerà decisamente in sordina. Ma mi importa? In realtà no, perché potrebbe fare un album di soli borborigmi e ci sarà lo stesso almeno un paio di canzoni per cui griderò al capolavoro, di cui mi farò portavoce indefessa della loro necessarietà in riguardo al progresso della civiltà umana, e per quelle due canzoni varrà comunque la pena di star dietro, sempre e comunque, nei secoli dei secoli, a Taylor Swift.
P.S. se, stante questa mia intemerata, ci sarà qualcuno, in questo fandom di sbullonati, che mi augurerà di non trovare il biglietto per il concerto o mi accuserà di lesa maestà, ecco, io a quel qualcuno dirò: “A proposito di maestà, bravo che me l’hai ricordato, è ora di farsi un tè e di bingiare daccapo The Crown. Toodle-oo!”)
***
Per chi di voi si fosse sintonizzato soltanto adesso, ecco gli altri tomoni:
Red dead revolution
‘Cause she’s still preoccupied with 19… 19… 1989
(Frankly, me dear, I do and I don’t give a damn about my bad) reputation
(If you wanna be my) lover
That’s all folk(lore)
Quoth the raven, “evermore”
Cicero pro domo sua: giacché ho perorato la mia causa di scribacchina, ne approfitto per segnalare anche i miei due romanzi: Zugzwang - Il dilemma del pistolero e il suo sequel Sicilian Defense, editi da Nativi Digitali Edizioni. Tra i personaggi principali c’è una ragazza bionda, ma non è Taylor Swift.
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È un po' che non scrivo, che non parlo di me, questo periodo è così frenetico ed inteso che non riesco mai a trovare il tempo per fermarmi un minuto e raccontarmi, sto vivendo un momento di grandi cambiamenti e crescita personale, sto studiando tanto e portando avanti tanti progetti che piano piano racconterò. Negli ultimi due anni ho creato dal niente un evento cinofilo dedicato interamente al mondo del cane da lavoro e alla preservazione della biodiversità @attacchididesign ho creato un associazione di volontariato @simbiosiproject che si occupa di creare eventi culturali dedicati a diffondere informazioni per la corretta convivenza tra animali ed esseri umani e oggi presento ufficialmente la linea di medagliette artigianali in alluminio incise a mano #simbiosiodv con il loro acquisto si potrà sostenere l'associazione aiutandoci a creare tantissime iniziative culturali con il fine di dare alle persone gli strumenti per una corretta convivenza con cani, gatti e tutti i Pets tra i più conosciuti e i meno convenzionali, combattendo così gli abbandoni 🐾 Le medagliette hanno un costo di 20 euro, spedizione inclusa, sono in alluminio, si possono scegliere forme e misure diverse e sono totalmente personalizzabili, in queste foto alcuni esempi di come le ho create per Piccettino e Zero per quasi informazione sono qui 😊 "il regalo più bello per il tuo quattrozampe" 🎁🎄 #attacchididesign #simbiosiproject #ilregalopiubelloperiltuoquattrozampe #jointhepack #medaglietta #medagliettepercani #medagliettepergatti #medagliettapersonalizzata #medagliettepersonalizzate #medaglietteartigianali #regalidinatale #regalidinatalepercaniegatti #design4pet https://www.instagram.com/p/CXwK-NjMri-/?utm_medium=tumblr
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Ma l’immagine è più profonda, perché si stacca dal suo oggetto per diventare lei stessa un processo, cioè un evento come possibile, che non ha nemmeno più bisogno di realizzarsi in un corpo o in un soggetto: qualcosa come il sorriso senza gatti di Lewis Carroll. Da qui la cura con cui Beckett fa l’immagine: già in Di’ Joe, il volto sorridente appariva in immagine, ma senza che si vedesse la bocca, la pura possibilità del sorriso risiedeva negli occhi e negli angoli della bocca che salivano verso l’alto, il resto non veniva ripreso. Un orrendo sorriso senza bocca.
Gilles Deleuze
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Alle 76esime Settimane Musicali di Ascona tornano le grandi orchestre e la rassegna “Piemontesi & Friends”
76esime Settimane Musicali di Ascona
2 settembre – 8 ottobre 2021
Grandi orchestre, nomi affermatissimi (Fabio Luisi, David Zinman, Daniele Gatti, Regula Mühlemann, Jordi Savall, Matthias Goerne), giovani di cui si dice un gran bene (Alexi Kenney, Plamena Mangova, Yulianna Avdeeva, Alisa Weilerstein) e tanti debutti: le Settimane Musicali di Ascona festeggeranno la 76esima edizione 2021 con un programma di alto profilo artistico.
Passata, si spera, l’emergenza sanitaria, la seconda più antica rassegna di musica classica della Svizzera dopo Lucerna ritorna dal 2 settembre all’8 ottobre 2021 con una serie di sei concerti sinfonici a Locarno e un lungo week-end di musica da camera, “Piemontesi & Friends”, ad Ascona.
Come sottolinea il direttore artistico Francesco Piemontesi, “allestire questa edizione è stato molto complicato: orchestre ferme per quasi un anno, impossibilità di definire programmi, incertezze su quarantene, tamponi e frontiere chiuse. Abbiamo quindi prudentemente deciso di rinunciare ad invitare orchestre internazionali, puntando invece, per questa edizione, su importanti formazioni sinfoniche svizzere e italiane e confermando la rassegna cameristica, che tanto era piaciuta l’anno scorso”.
I sei concerti sinfonici
Sei gli appuntamenti sinfonici, a cui l’hanno scorso si è dovuto rinunciare causa pandemia; si terranno nella chiesa di San Francesco a Locarno ed ospiteranno, per iniziare, le due migliori orchestre sinfoniche italiane.
Inaugurerà la rassegna, il 6 settembre, l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia diretta da Daniele Gatti, con Francesco Piemontesi solista nel Concerto K 414 di Mozart, cui il pianista locarnese è particolarmente affezionato essendo stato uno dei primi a far parte del suo repertorio.
A seguire, il 10 settembre, l’Orchestra Sinfonica della RAI di Torino diretta da una delle grandi stelle della musica classica, il maestro Fabio Luisi, con il violoncellista tedesco Jan Vogler interprete del Concerto per violoncello n.1 di Haydn.
L’Orchestra della Svizzera italiana si esibirà una prima volta il 13 settembre sotto la guida del leggendario maestro David Zinman e con la più grande cantante svizzera del momento, quella Regula Mühlemann acclamata in tutto il mondo che potremo ammirare nel suo repertorio preferito: le arie mozartiane.
Il 17 settembre il festival ospiterà poi la Sinfonieorchester Basel, La formazione, che sotto la guida del britannico Ivor Bolton si è oramai imposta a livello internazionale, si esibirà con l’esplosiva pianista bulgara Plamena Mangova, solista nel concerto Jeunehomme di Mozart. Il cartellone dei concerti sinfonici propone poi il 4 ottobre l’Orchestre de la Suisse Romande diretta da una bacchetta sempre più apprezzata, quella di Jonathan Nott. Solista molto atteso della serata, nel Concerto per violino n.3 di Mozart, una grande promessa del violino, il 27enne Alexi Kenney.
Infine, l’8 ottobre chiuderà la 76esima edizione l’Orchestra della Svizzera italiana, sotto la direzione di François Leleux e con i pianisti Fabio Bidini e Gabriele Leporatti: il programma (Vivaldi, Mozart, Busoni, Schubert) replicherà quello che la stessa Osi suonò nel lontano aprile del 1945 nel concerto inaugurale della prima edizione delle Settimane.
I sei appuntamenti di “Piemontesi & Friends”
Inventata l’anno scorso per poter dare un seguito alle attività delle Settimane in un contesto di crisi sanitaria, la rassegna di musica da camera “Piemontesi & Friends” proporrà da venerdì 24 a domenica 26 settembre sei concerti - due al giorno, alle 18.30 e alle 21 - nella chiesa del Collegio Papio di Ascona, con la partecipazione di grandi solisti che di volta in volta si alterneranno sul palco per dare vita a una serie di appuntamenti sempre diversi e unici.
Al fianco di Francesco Piemontesi potremo ammirare il violinista due volte vincitore di un Grammy Award James Ehnes, l’acclamata violoncellista americana Alisa Weilerstein e i pianisti Markus Hinterhäuser (molto noto anche come direttore artistico del Festival di Salisburgo) e Yulianna Avdeeva, artista russa contesa da tutti i grandi festival: “bravissima, una delle mie colleghe preferite”, dice di lei Piemontesi.
In un’occasione, sabato 25 settembre, un concerto riunirà tutti i cinque artisti in un omaggio dedicato al grande compositore francese Olivier Messiaen. Pezzo forte della serata, un’opera di grande spiritualità composta nel 1938, la suite di sette brani per due pianoforti “Visions de l’Amen”.
Piemontesi & Friends ospiterà anche Jordi Savall, da 50 anni punti di riferimento assoluto per la musica dal Medio Evo al Barocco (il 24 settembre accompagnato dal celebre ensemble Hesperion XXI in un concerto dedicato a “Folias & Romanescas) e Matthias Goerne, baritono tedesco che ha oggi quasi raggiunto lo status di leggenda, che il 26 settembre interpreterà il Viaggio d’Inverno di Schubert, di cui è forse il maggiore interprete, accompagnato al pianoforte da Markus Hinterhäuser. Eventi, entrambi, davvero imperdibili.
Fiati berlinesi per l’open-air sul lungolago e concerto per le famiglie
A completare il cartellone della 76esima edizione vi sono anche due eventi speciali. Per festeggiare la ripartenza dell'attività concertistica dopo la pandemia, le Settimane Musicali, con il sostegno del Municipio di Ascona, ripropongono la sera del 2 settembre un concerto open-air gratuito sul lungolago di Ascona, che vedrà protagonisti i Charlottenburger Bläsersolisten, uno spettacolare ensemble di fiati berlinese.
Il secondo evento, in programma sabato 18 settembre al Cinema Rex di Locarno, porterà invece in scena lo spettacolo per famiglie e bambini “La coppa dell’amicizia”, una suggestiva fiaba musicale, scritta e musicata da Ernesto Felice. L’evento, gratuito, è curato dall’Associazione Amici delle Settimane musicali in collaborazione con il Gruppo Genitori di Locarno.
Ulteriori informazioni: www.settimane-musicali.ch
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1 Nome completo. Beatrice 2 Età. 21 anni 3 Orientamento sessuale. Bisex 4 Altezza. 1.58 5 Quando sei nato? 16 Aprile 1998 6 Hai una cotta per qualcuno? Mi interessa qualcuno, ma faccio finta di nulla 7 Luogo preferito. Qualsiasi posto che non sia Roma 8 Numero di scarpe. 38,5 9 Abbigliamento preferito jeans e maglione 10 Colore degli occhi. Marrone 11 Colore dei capelli. Ho una ricrescita di quasi dieci centimetri e il resto è tutto un rossiccio strano creato da me stessa (ora che ci penso potrei farmi la tinta ora che siamo in quarantena) 12 Vacanze preferite? Non ho fatto vacanze negli ultimi anni, quindi al massimo il mio viaggio di un giorno a Milano/Monza degli inizi di febbraio 13 Rapporto con i tuoi genitori. Mia madre è morta, con mio padre ci sto provando 14 Come ti senti? Al momento male 15 Tattoos e piercing che hai? 4 tatuaggi e il septum 16 Tattoos e piercing che vorresti? I piercing ai capezzoli e un tatuaggio sulla coscia 17 Ti piace più baciare o essere baciato? Essere baciata 18 Preferisci un bacio rubato o un bacio studiato? Rubato 19 Guancia, labbra o altre parti del corpo? Per i baci? Quelli sulla fronte mi fanno morire, guancia mi inteneriscono, il resto mi eccita 20 Hai mai baciato l’ultima persona che ti ha scritto? Nope 21 L’ultima volta che hai tenuto per mano qualcuno? Credo nel viaggio a Milano 22 Faresti mai sesso con l’ultima persona che ti ha inviato un messaggio? Sì ma evitiamo 23 Hai parlato con un tuo ex ultimamente? No e dovrei purtroppo 24 Hai perso la verginità? Sì 25 C’è qualcosa per cui sei eccitato/a? Sì, ma è svanito tutto con una telefonata 26 Hai mai ricecevuto la “buona notte” e il “buon giorno”? Sì 27 Ti sei mai depilato le gambe negli ultimi tre giorni? Nope 28 Preferisci la musica a tutto volume o a un volume ragionevole? Tutto volume 29 C’è qualcuno del sesso opposto a cui puoi raccontare tutto? Sì 30 Quanto spesso falsifichi i tuoi sorrisi? Boh diciamo sempre 31 L’ultima volta che hai abbracciato qualcuno? Sempre nel viaggio a milano 32 Se potessi incontrare qualcuno, chi sarebbe? Meglio che non ci penso 33 Ti dà fastidio quando qualcuno usa il proprio corpo per ottenere qualcosa ? No 34 Hai un paio di skinny jeans? Indosso solo quelli 35 In cosa spendi tutti i tuoi soldi? Bollette, tasse, benzina, tabacco, trucchi, creme, cazzate 36 Di solito ascolti le persone o sono loro che ascoltano te? Entrambe le cose, ultimamente parlo troppo e sono tutti costretti ad ascoltarmi quando non vogliono 37 Dormi molto o poco? Al momento poco 38 Profumo preferito? Flowerbomb di Viktor & Rolf 39 C’è qualcuno di cui ti fidi, anche se non dovresti? Sì 40 Ti piace l’odore della benzina? Nope 41 Sai toccarti il naso con la lingua? No, tocco il septum al massimo lol 42 Hai conoscenti in prigione? Nope 43 Comprato preservativi? Sì 44 Fatto sesso in pubblico? Pompino in macchina 45 Fumato erba? Sì 46 Fatto uso di droghe? Solo d’erba 47 Fumato sigarette? Sto fumando anche ora 48 Bevuto alcol? Sì 49 Sei vegetariano/vegano? Nope 50 Mai stato sovrappeso? Sì 51 Mai stato sottopeso? Non credo 52 Ti sei mai tinto i capelli? Sì 53 Pisciato fuori? In che senso? 54 Cosa vuoi per il tuo compleanno? Vorrei che la situazione si risolvesse, perché tanto quello che avevo preventivato dubito si potrà fare 55 La tua canzone preferita. Al momento Non è così di Marco Masini 56 Una canzone che ti fa sorridere. I love me 57 Una canzone che invece ti fa piangere. Anyone 58 Una canzone che ti è stata dedicata da una persona che ti ama o che ti ha amato. Sono solo parole 59 Una canzone che invece odi. Non saprei 60 Una canzone che per te segna un evento importante. Lontano dai tuoi angeli 61 Hai mai dormito con dei peluche o bambole? Yes 62 Ti piacerebbe essere al centro dell'attenzione? Nope 63 Ti piaci? No 64 Cosa cambieresti di te stesso? Tutto tranne le tette 65 Cosa manterresti invariato? Le tette 66 Gli amici sono la tua seconda famiglia? Sono l’unica famiglia che ho 67 Sei felice? Nope 68 Credi che sia giusto fare sesso al primo appuntamento? Io l’ho fatto 69 Perdoneresti un tradimento da parte del partner? L’ho fatto 70 Serie tv preferite? Non ne ho, al momento sto guardando paradise police. Carina 71 Sai guidare? Yes 72 Hai tanti amici? Uno, in pratica 73 Hai paura del buio? No 74 Di che colore sono le tue mutande preferite? Nere 75 L'ultima volta che hai sorriso. Qualche ora fa 76 L'ultima volta che hai detto: ti voglio bene. Stamattina 77 Sono lisci o ricci i tuoi capelli? Lisci 78 Che shampoo usi di solito? Uno alla keratina 79 Parli molto o molto poco? Troppo 80 Ti piace andare a scuola? Non ci vado più 81 Hai mai provato a scrivere un libro? Quando stavo sotto sonniferi 82 Scrittore preferito? Non ne ho uno 83 Il cibo che odi. Vario poco, non odio, non mi piace un cazzo 84 Sei d'accordo con la moda :se fumo sono figo? Nope 85 Se potessi dare un pugno in faccia a qualcuno a chi lo daresti? A me stessa 86 L'ultimo messaggio che ti ha emozionato? Alex che sapeva che brutto periodo stessi vivendo e mi ha scritto che ero una bella persona e che ci teneva a me. So quanto sia strano da parte sua perché non dice mai quello che prova, e ho pianto come una scema. 87 Quali paesi vorresti visitare? Norvegia da una vita 88 Dove vorresti vivere? Non a Roma 89 Ti hanno mai picchiato? Lasciamo perdere 90 Se vincessi dieci milioni di euro cosa ti compreresti come prima cosa? Venderei casa e ne comprerei una da un’altra parte 91 Una cosa che ti rende felice? Panda e Rora 92 Una persona che ti attrae fisicamente? Devo descriverla o dirti un nome? 93 Cosa ti fa innamorare in una persona? Non lo so più 94 Ti depili le parti intimi? Non al momento 95 Mai ubriacato? Sì 96 Cosa stai indossando ora? Pigiama mucca 97 Il colore delle tu mutande? Bianche 98 Del tuo reggiseno? Non lo porto mai 99 Cosa ti piace fare nel tempo libero se rimani a casa? Un cazzo 100 E se esci? Guidare 101 Il tuo sogno erotico più hard? Scoparmi un uomo, e non come lo intendete voi 102 Cosa ti rifaresti dal chirurgo plastico? Il naso 103 Se tuo figlio/a fosse gay sarebbe un problema? Nope 104 Vodafone, Tim, Wind o 3? Ho fastweb 105 Cosa bisogna avere dalla vita? Culo 106 Hai mai pensato al suicidio? Sì 107 Posta una foto di te stesso. Dopo forse 108 Porti le lenti a contatto/occhiali? Occhiali 109 Di dove sei? Roma 110 Sei mai stato da uno psichiatra/terapeuta? Devo tornarci domani yey 111 Hai qualche fobia? Tante 112 Ti sei mai avvicinato alla morte? In un modo o nell’altro vivo nel limbo pre morte 113 Qual è la tua stagione preferita? Primavera o autunno, ma sopporto in realtà solo l’inverno 114 Pensi che qualcuno provi dei sentimenti per te? No 115 Pensi che qualcuno stia pensando a te in questo momento? No 116 Hai mai pianto per un ragazzo/a? Sì 117 Avete mai desiderato qualcuno non potrai mai avere? Sì 118 C'è qualcuno che non dimenticherai mai? Sì, purtroppo 119 Hai dei fratelli? No 120 Il tuo primo bacio? A 17 anni 121 La tua prima volta? Sempre a 17 anni 122 Hai le persone che vuoi vicino a te? No 123 O sono lontane? Lontane 124 Amici a distanza? Yes 125 Amore a distanza? Nope 126 Sei fidanzata? Nope 127 Vuoi fidanzarti? Nope 128 Ti piacciono le coccole? Sì 129 I baci? Sì, sapessi baciare però 130 Gli abbracci? Da morire 131 Credi più alle parole o ai gesti? Purtroppo finisco per credere più alle parole, vengo abbindolata facilmente 133 Apprezzi quello che ti viene fatto? No 134 Fai sorridere la gente? Ci provo con tutta me stessa 135 Alba o tramonto? tramonto 136 Mare d’inverno o d’estate? Inverno 137 Mai rubato? Forse sì 138 Perché ti sei iscritto a Tumblr? Chi se lo ricorda più 139 3 blog preferiti. @fallimentiquotidiani @motionlesscrows @thebitchofwoodstock 140 Se al/la tuo/a partner venisse voglia di provare qualcosa che ha visto in un film porno tu che faresti? Dipende da cosa ha visto 141 Mai visto video porno? Sì 142 In compagnia? Nope 143 La tua fantasia sessuale più ricorrente? Sempre la stessa, ho la fissa dei culi 144 Nutri interesse sessuale anche per persone del tuo stesso sesso? Sì 145 Cosa pensi dei film porno? Che sono incoerente a guardarli mannaggia a me 146 Ogni quanto ti masturbi? Quando capita 147 Dormi con o senza vestiti? Ormai abituata a dormire col pigiama mucca 148 Come sfoghi la tua rabbia? Vorrei rompere tutto, invece guido 149 Sei il tipo di persona che vorresti avere come amico/a? Forse sì, forse no. Troppo complicata 150 Dov'è il tuo migliore amico/a in questo momento? A desio 151 Risparmi o spendi subito i soldi che ottieni? Dipende 152 Quante relazioni hai avuto? 1 153 Sei contento/a della persona che sei diventato/a? No 154 Credi nella fortuna? C’è chi ha culo nella vita, io vivo sposata con la sfiga 155 Se avessi un figlio maschio e uno femmina, come li chiameresti? Non li voglio 156 Se ricevessi dei regali da un anonimo? E quando mai 157 Se dovessi andare a vivere dall'altra parte del mondo? Ma magari 158 Se vincessi alla lotteria, cosa faresti? Andarmene da qui 159 Se potessi cambiare nome, lo cambieresti? Con quale? Ormai è tardi 160 Se il genio della lampada ti offrisse 3 desideri quali sarebbero? Stare bene, stare bene, stare bene 161 Se avessi la possibilità di tornare indietro nel tempo cosa cambieresti? Come mi sono comportata con lei prima che morisse 162 Se ti offrissero un viaggio, dove vorresti andare? Al momento non si può andare da nessuna parte lol 163 Se dovessi scegliere tra amore e amicizia? Non si deve scegliere 164 Se potessi, cosa cambieresti del tuo carattere? La mia cocciutaggine, non ho sempre ragione io che cazzo 165 Se potessi incontrare il tuo idolo chi sarebbe? o Masini o Demi 166 Hai animali domestici? Due gatti 167 Qual è l’ultimo manga che hai letto? Non leggo manga 168 Ultima cosa che hai bevuto? Acqua 169 La pagina web più visitata oggi? Tumblr 170 Hai mai frequentato due persone contemporaneamente? Nah 171 Hai mai perso qualcuno di speciale? Sì 172 Sei mai stato depresso/a? Lo sono 173 Ti sei mai ubriacata e poi hai vomitato? No 174 Incontrato qualcuno che ti ha cambiato la vita? Sì 175 Capito chi sono i tuoi veri amici? Sì 176 Credi in te stesso? No 177 Cioccolato bianco o nero? Bianco 178 Cosa ti piace di te? Un cazzo 179 Hai cicatrici sul tuo corpo? Non visibili 180 Il ricordo più bello legato alla tua infanzia? Non ricordo nulla 181 Frase che dici più spesso? hai rotto il cazzo 182 Peggior difetto? Tutto? 183 Stai mangiando? Nope 184 Stai bevendo? Nope 185 Stai aspettando? Come sempre 186 Vuoi sposarti? No 187 Meglio rimpiangere di non aver tentato o pentirsi di averlo fatto? Pentirsi 188 Giorno o notte? Notte 189 Labbra o occhi? Labbra 190 Storiella o relazione seria? Boh 191 Essere o apparire? Essere 192 Un obiettivo? Stare bene 193 Sei mai stato arrestato? No 194 Cosa fai quando ti senti giù? Mi butto ancora più giù 195 Cosa dice l’ultimo messaggio che hai ricevuto? “AH” 196 Quale è l’ultimo libro che hai letto? Norwegian Wood di Murakami 197 Quale è l’ultimo film che hai visto? ah boh chi se lo ricorda 198 Sei solito portare rancore nei confronti delle persone che ti hanno fatto un torto? Purtroppo sì 199 Stai indossando calze? nope 200 Cosa faresti se avessi un ultimo mese di vita? non ne ho idea 201 Per te, cosa rende grandiosa una relazione? il sesso lol 202 Quale è la migliore decisione che tu abbia mai preso? Lasciarlo 203 Dimmi la prima cosa che ti viene in mente sentendo la parola “cuore”. spezzato 204 Dolce o salato? Salato 205 Coca cola cola o tè? Coca 206 Tè alla pesca o al limone? Non mi piace il tè 207 A quale domanda avresti paura a rispondere sinceramente? Lo faresti davvero? 208 Quale mezz’ora della tua vita rivivresti, avendone la possibilità Non ne ho idea 209 Quale parte della tua vita cancelleresti? I miei tre anni con lui 210 Con quale celebrità musica dormiresti? Masini hahahah 211 Hai la possibilità di partire in questo istante. Dove andresti? Monza 212 Pensi di essere davvero bravo a: fare pompini 213 Pensi di essere davvero male a: baciare lol 214 Sei una cattiva persona? Sì 215 Sei gentile con tutti? Ci provo 216 Hai mai avuto un amico immaginario? Nope 217 Dici 10 fatti sulla tua camera: disordine disordine vestiti sparsi in giro calzini sparsi lampada sparsa per terra fili sparsi MACELLO 218 Un libro che desideri leggere. Non lo so, CONSIGLIATEEEE 219 Descrivi la tua libreria da sogno: Per quanto leggo negli ultimi tempi lol 220 3 aggettivi per definirti? Faticoso 221 Il tuo punto debole? Empatia 222 Come ti vesti di solito? Jeans e maglione x2 223 Cosa ti dicono più spesso? Puoi farcela, basta che ti tiri su 224 Un sogno ricorrente? Non sogno 225 Una figura di merda che hai fatto? Ho cominciato a ridere quando lui mi è venuto in bocca e stavo per fare sputacchio sputacchio 226 Cosa fai se un gatto nero ti attraversa la strada? Rallento 227 Di cosa hai paura? Di non ritrovare più me stessa e lasciarmi andare definitivamente 228 Genere musicale? Quello che capita 229 Vai in discoteca? Nope 230 Per cosa ti batteresti fino al rischio della vita? I diritti delle persone che amo 231 La violenza serve a risolvere i problemi? No 232 Ti potresti mai innamorare di una persona che non ti piace fisicamente? Sì 233 Ti piace disegnare? Un tempo 234 Invidi qualcuno? Un po’ tutti 235 Convivenza o matrimonio? Convivenza 236 Gli uomini e le donne quanto sono diversi? Tanto e niente 237 Cosa ne pensi di quelli che vanno a puttane? Nulla 238 Quelli che si drogano? Idem 239 Come ti immagini fra 20 anni? Boh, spero non morta ahah 240 Come hai conosciuto Tumblr? Eh chi se ricorda zì 241 Qualcuno che conosci nella vita reale legge il tuo Tumblr? Non credo lo legga più 242 Qualcuno che conosci nella vita reale è iscritto a Tumblr? sì 243 Sei mai uscito con una persona conosciuta su Tumblr? Sì 244 Ti sei mai pentito di aver fatto sesso con qualcuno? Sì 245 Sei mai stato giudicato male per aver fatto qualcosa? Se sì, cosa Scopate a tre ahhah 246 Qual è la cosa più ridicola/imbarazzante che hai fatto da ubriaco? Provarci con un mio caro amico mentre ero “fidanzata” 247 Ti sei mai dichiarato alla persona che ti piaceva, essendo ubriaco no 248 Hai mai rivelato un segreto, essendo ubriaco? No 249 Hai mai bevuto talmente tanto da dimenticare tutta la serata? No 250 Hai mai fatto qualcosa di talmente pessimo da non averne mai parlato a nessuno? Sì 251 Hai mai sognato di fare sesso con un tuo professore/professoressa? Nope
Ho finitooooooooo. È stato lungo, ma grazie anon, chiunque tu sia. Mi sono distratta un po’, buon divertimento lol
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