#essere vulnerabili
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solosepensi · 2 months ago
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Leopardi prima di scrivere a Silvia, una delle poesie più belle e commoventi al mondo, visse il momento peggiore di tutta la sua vita. Ma poi gli successe una cosa straordinaria.
No, non era depressione. E neanche disperazione. Ma qualcosa di peggio: INDIFFERENZA. Sì Leopardi, il poeta delle emozioni, non sente più nulla. La donna di cui si è innamorato lo ha respinto, suo fratello è appena morto. Le stelle e la luna sono mute ai suoi occhi, non gli suscitano più sospiri, fremiti o rimembranze. Quando un’alba o un tramonto non ci danno più emozioni, significa che l’anima è malata.
E sapete cosa lo ha salvato? «Chi dalla grave, immemore quiete or mi ridesta? (…) Chi mi ridona il piangere?» No, non è stato l’amore. Non è stata la bellezza e neanche la conoscenza. Anche se non smise mai di creare la bellezza e di inseguire la conoscenza. Ma fu un’altra cosa: il ricordo degli occhi «ridenti e fuggitivi» di Silvia, la figlia di un umile cocchiere, una comunissima «tessitora». Leopardi interrompeva il suo studio «matto e disperatissimo» soltanto per ascoltarla cantare. Ma poi Silvia morì, stroncata dalla tisi a soli ventun’anni.
E fu questo a salvarlo. Al ricordo di Silvia il suo cuore morto rinasce. Il cuore irrigidito si scioglie, il cuore assopito riprende a battere. E di colpo «ritorna a vivere la piaggia, il bosco, il monte». Perché a volte la stessa emozione che ti spezza il cuore è anche quella che te lo guarisce. Non è il sentire, ma il non sentire nulla la vera tragedia. Cosa vi sta dicendo Leopardi? Che le cose davvero importanti non possono essere viste e nemmeno toccate. Bisogna sentirle con il cuore.
Non si ricordano i giorni, si ricordano gli attimi. E gli attimi sono fatti di emozioni. In quest’epoca che ha fatto della freddezza un vanto e dell’essere anaffettivi uno stile di vita, Leopardi ci torna a parlare dei sentimenti. E no, le persone emotive non sono ingenue. Né stupide. Né tantomeno indifese. «Anzi, sono così forti da potersi permettere di non indossare alcuna maschera. Libere di essere vulnerabili, di provare emozioni, di correre il rischio di essere felici.» Perché senza cuore, ecco cosa vi sta dicendo Leopardi, non c’è vita.
DA LA STORIA E....
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worldofdarkmoods · 4 months ago
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Troppi pensieri per un cervello, troppe ansie per un cuore. Ci sono giorni in cui la mia mente è come una tempesta, un vortice di pensieri che non riesco a fermare, e il mio cuore è come un tamburo che batte incessantemente, intrappolato in un ritmo che non riesco a controllare. Ogni giorno, mi sento come un equilibrista su una fune sottile, costretta a camminare senza mai fermarmi. Da un lato, i pensieri si accavallano come onde in piena, ogni singolo problema sembra amplificato, ogni minima preoccupazione diventa un ostacolo insormontabile. Dall’altro, l’ansia che serra il mio cuore come una morsa e mi lascia senza respiro.
A volte mi chiedo se sono solo io, se questo modo di sentire tutto in maniera così profonda e intensa sia un errore, un difetto nel mio modo di essere. Sembra quasi che il mio cervello non riesca mai a spegnersi, come se fosse perennemente in allerta, a caccia di qualcosa che non va, di qualche dettaglio che mi sfugge, di qualche motivo per preoccuparmi. E il mio cuore, invece di essere un rifugio, diventa un campo di battaglia, dove combatto costantemente contro le mie paure, i miei dubbi, le mie insicurezze. Non riesco mai a trovare pace, e tutto questo mi consuma dall'interno.
Ci sono notti in cui resto sveglia fino all’alba, perché i miei pensieri non mi lasciano dormire. Mi giro e rigiro nel letto, cercando un modo per calmarmi, per trovare un attimo di sollievo, ma non ci riesco. Ogni pensiero sembra accendere una scintilla di paura, e quella scintilla diventa subito un incendio. Mi preoccupo per il futuro, per le cose che ho fatto e per quelle che non ho fatto, per i miei errori, per le mie scelte. E anche quando penso di avere tutto sotto controllo, basta un dettaglio, un’idea, una parola per far crollare ogni sicurezza che pensavo di avere.
Sono stanca di questa guerra costante tra la mente e il cuore. È come se ogni giorno fosse una battaglia, e io non riesco a smettere di combattere. Ma è una battaglia in cui non vinco mai. Anzi, ogni giorno mi sento sempre più debole, sempre più esausto. Ogni pensiero diventa una trappola, ogni ansia una prigione. Mi sento come se fossi intrappolata in un ciclo infinito, incapace di liberarmi, incapace di trovare un momento di serenità.
E il peggio è che, spesso, nessuno se ne accorge. Ad alcuni mostro un volto sereno, una maschera che nasconde tutto questo tumulto interiore. Non voglio che gli altri vedano quanto sto soffrendo, quanto sto lottando. Mi dico che devo essere forte, che devo resistere, che devo andare avanti. Ma dentro di me so che questa forza apparente è solo una facciata, e che, sotto la superficie, sto crollando.
Vorrei poter fermare il tempo, poter mettere in pausa la mia mente e il mio cuore, anche solo per un attimo. Vorrei poter smettere di pensare, di preoccuparmi, di sentire tutto in modo così intenso. Vorrei poter respirare senza sentire questa morsa che stringe il mio petto, senza questa paura che non riesco mai a placare.
E mi chiedo se un giorno troverò mai pace. Se un giorno riuscirò a liberarmi di questi pensieri che mi tormentano, di queste ansie che mi consumano. Ma, al momento, tutto sembra così distante, così irraggiungibile. Mi sembra di essere in balia di una tempesta, e non vedo nessun porto sicuro dove rifugiarmi.
Forse, il vero problema è che non riesco ad accettare che la vita sia fatta anche di incertezze, di errori, di momenti di vulnerabilità. Forse, pretendo troppo da me stessa, cerco di controllare tutto, di avere sempre una risposta, una soluzione. Ma la verità è che, a volte, non ci sono risposte, e non ci sono soluzioni. A volte, bisogna solo accettare di sentirsi persi, di avere paura, di essere vulnerabili.
Ma io non so come fare. Non so come accettare questa parte di me. E così, continuo a lottare, a cercare di tenere tutto sotto controllo, anche se so che è una battaglia persa in partenza. Continuo a pretendere troppo dal mio cervello, e a chiedere troppo al mio cuore, anche se so che questo mi sta lentamente distruggendo.
Non so se un giorno troverò la forza di lasciar andare, di smettere di lottare contro me stessa. Ma, per ora, tutto ciò che posso fare è cercare di sopravvivere a questa tempesta, cercare di mettere un piede davanti all'altro, anche se ogni passo mi sembra sempre più pesante.
Perché, alla fine, non so essere diversa. Non so vivere senza pensare, senza preoccuparmi, senza sentire ogni emozione come un peso sul cuore. E, forse, questa è la mia condanna: troppi pensieri per un cervello, troppe ansie per un cuore che, anche quando è sul punto di crollare, continua a battere, nonostante tutto.
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smokingago · 4 months ago
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Se la scelta è
fra non essere amati
ed essere vulnerabili,
sensibili ed emotivi,
allora l’amore
potete anche tenervelo.
Chuck Palahniuk
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canesenzafissadimora · 19 days ago
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Le persone temprate dalla sofferenza hanno affinato una sensibilità speciale.
Sanno essere dolci e non sdolcinate, sanno essere dure senza far male, sanno dosare la rabbia distinguendola dall'odio, sanno il significato del silenzio, sanno distinguere l'essenziale dal superfluo, conoscono il peso delle lacrime e il valore di un brivido e, soprattutto, sanno che nulla ti è dovuto e ciò che hai puoi sempre perderlo.
Sono persone così fiere delle proprie cicatrici da potersi permettere di fare a meno di qualsiasi maschera… libere di essere vulnerabili di provare emozioni e soprattutto libere di correre il rischio di essere felici.
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Giuseppe Donadei
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orotrasparente · 6 months ago
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sono stato innamorato? sì
mi sono goduto l’amore? in parte nì ma soprattutto no
perché? ero troppo impegnato ad avere paura di essere innamorato a e pensare al momento in cui sarei scappato come faccio sempre
a volte vedo le persone manifestare in modo così audace e potente il loro amore e mi chiedo come facciano a farlo senza sentirsi stupidi e vulnerabili e non ho una risposta
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ambrenoir · 11 months ago
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Cosa hanno fatto PAPA' e MAMMA per invecchiare da un momento all'altro?
Sono invecchiati... i nostri genitori sono invecchiati.
Nessuno ci aveva preparato per questo.
Un bel giorno perdono la compostezza, diventano più vulnerabili e acquisiscono delle manie "stupide".
Hanno molti chilometri addosso e sanno tutto, e quello che non sanno lo inventano.
Sono stanchi di badare agli altri e di servire da esempio: ora è arrivato il momento di essere curati e coccolati da noi.
Non fanno più piani a lungo termine, ora si dedicano a piccole avventure come mangiare di nascosto tutto ciò che il medico gli ha vietato.
Hanno macchie sulla pelle.
Improvvisamente sono tristi.
Ma non sono obsoleti: i figli sono obsoleti, che rifiutano di accettare il ciclo della vita.
E ' difficile accettare che i nostri eroi e le nostre eroine non abbiano più il controllo della situazione.
Sono fragili e un po’ smemorati.
Hanno questo diritto, ma continuiamo a chiedere loro l'energia di una locomotiva.
Non ammettiamo le loro fragilità, la loro tristezza.
Ci sentiamo irritati e alcuni li sgridiamo se sbagliano con il cellulare o un altro oggetto elettronico e non abbiamo pazienza per sentire per la millesima volta la stessa storia che raccontano come se l’avessero vissuta veramente.
Invece di accettare con serenità il fatto che essi adottano un ritmo più lento con il passare degli anni, ci arrabbiamo semplicemente perché hanno tradito la nostra fiducia, la fiducia che sarebbero stati indistruttibili come i super eroi.
Provochiamo discussioni inutili e insistiamo affinché tutto continui come sempre.
La nostra intolleranza può essere solo paura.
Paura di perderli e paura di perderci, soprattutto paura che smettano di essere lucidi e allegri.
Con la nostra rabbia abbiamo solo causato più tristezza a coloro che un giorno hanno solo cercato di darci gioia.
Perché non possiamo essere un po' di quello che sono stati per noi?
Quante volte questi eroi ed eroine notti intere erano accanto a noi con i farmaci, curandoci e misurandoci la febbre!
E ci arrabbiamo quando si dimenticano di prendere le medicine e quando si discute con loro li lasciamo piangere, come le creature che siamo state noi un giorno.
Il tempo ci insegna a trarre profitto da ogni tappa della vita ma è difficile accettare le tappe degli altri, ancor di più quando gli altri sono stati i nostri pilastri, quelli dai quali potevamo sempre tornare e sapevamo che sarebbero stati ad accoglierci a braccia aperte e che ora stanno dando segnali che un giorno andranno via senza di noi.
Facciamo per loro oggi il meglio, il massimo che possiamo affinché domani quando loro non ci saranno più, possiamo ricordarli con affetto, ricordare i loro sorrisi di gioia e non le lacrime di tristezza che loro hanno versato per causa nostra.
Alla fine, i nostri eroi di ieri saranno i nostri eroi per sempre.
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susieporta · 3 months ago
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Re di Bastoni.
"Il battito profondo dell'Umano"
Questo "momento emotivo" ci ricorda con estrema forza che siamo tutti Materia. Siamo carne e ossa, sangue e sudore.
Che nessuno è esente dalle cadute, dalle miserie umane, dalle difficoltà, dalle incoerenze, dalle passioni sfrenate.
Puntare il dito sugli errori altrui è continuare a proiettare all'esterno qualcosa che ci appartiene, che ci rende vulnerabili, fragili, deteriorabili.
Novembre ci vuole "veri". Non "perfetti".
Ci chiede di entrare senza timore nella parte oscura di noi stessi, nell'ambivalenza e nell'incoerenza del nostro "stare al mondo".
Senza giudizio, senza condanne.
Colui che crede di essere "meglio", avrà pane per i suoi denti nelle prossime ore. Perché è più facile "nascondere" dietro ad una maschera le nefandezze interiori, piuttosto che raccogliere il coraggio tra le mani e ammettere le naturali debolezze e fragilità di fronte ai sentimenti, ai rifiuti, alle ferite abbandoniche.
La vera Forza sta nell'ammettere ciò che è.
E' nel perseverare con la ricerca interiore, con il lavoro di guarigione profonda del trauma.
E' migliorare un passettino alla volta ciò che ci rende così lontani e distaccati dalla nostra originale "vibrazione natale".
Siamo tutti assassini spietati della nostra Bellezza, dei nostri Talenti, della nostra dimensione Affettiva.
Soprattutto nelle interazioni più intime con l'Altro.
Quando "restiamo", e invece dovremmo "andare".
Quando "giustifichiamo", e dovremmo "allontanarci".
Quando "sopportiamo", e dovremmo "reagire".
Quando "ci silenziamo", e dovremmo "parlare".
Tutti stiamo combattendo la stessa "guerra", lo stesso "conflitto interiore".
Ma c'è chi accetta di restare nella paura, nella negazione, nell'immobilismo, e chi invece si assume la piena responsabilità di se stesso e si spende anima e corpo per regalarsi la preziosa opportunità di avvicinarsi all'Amore vero. Quello onesto, quello sincero, quello gentile.
Novembre è crudo. Non ci guida attraverso lo Spirito. Non ci "porta fuori" o "in alto". Ci porta dentro. Nei bassifondi. Nelle viscere della Terra. Ci inghiottite.
Si preoccupa di risanare il "contenuto", non di donarci una via di fuga, o delle ali di cera per volare via.
Ci inonda di Verità, in tutte le sue mutevoli forme, in tutte le sue espressioni terrene, in tutte le sue dense sfaccettature.
Questo "Autunno caldo", nelle sue ultime imponenti battute, vuole portare a chiusura un ciclo planetario caratterizzato da eventi e trasformazioni umane, legate agli aspetti più profondi e oscuri dell'emotività, della sensorialità, dell'attaccamento, della dipendenza affettiva, della paura di perdere, della tristezza, dell'angoscia di morire a noi stessi e alle nostre mancanze.
In questi giorni, avremmo tutti bisogno di un abbraccio umano.
E lo troveremo. Molto presto. Forse anche oggi.
Sarà sincero e leale. Avvolgente e onesto.
Non sarà "bisogno", non sarà "attaccamento", sarà Amore.
Non idealizzato, spiritualizzato o santificato.
Sarà terreno. Sarà carne e ossa.
Sarà emozione e gentilezza. Sarà voce e calore.
Sarà paterno e materno insieme.
E quando ciò accadrà, sentiremo di "essere cresciuti", di aver maturato le radici sane dentro al terreno della Vita.
Accogliamo questi movimenti così intensi di Novembre come un "Dono".
Lo sono sotto ogni prospettiva di manifestazione.
Ci stanno portando a "sentire" tutto e meglio. Ci stanno regalando commozione, commiato, perdita, gratitudine, enfasi, ingiustizia, sentimento, ribellione.
Tutto.
Tutto amplificato e potente, intenso e profondo.
E quando si saranno calmate le acque emotive, nulla sarà come prima.
Nemmeno la credenza più ostinata. Nemmeno il ruolo più identificato, assodato e intoccabile.
Nulla.
Tutti giù dal piedistallo allora! Si spala nel fango tutti assieme.
Con un sorriso e tanta tanta volontà!
Mirtilla Esmeralda
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3nding · 3 months ago
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Ettore Meccia, fb
Una selezione minima, solo per avere qualche riferimento.
Il 4 ottobre 2020 scrive, assieme a Martn Kulldorf e Sunetra Gupta la Great Barrington Declaration, un documento in cui sostiene che per fronteggiare al meglio l'emergenza da Covid-19 la vita deve andare avanti come se niente fosse meno che per i vulnerabili che dovranno ricevere una focused protection (non riuscendo a definire né chi siano i vulnerabili né cosa sia la focused protection se no portare la spesa a casa agli anziani). In questo modo la popolazione infettandosi raggiungerà in fretta l'immunità di gregge e ci lasceremo la pandemia alle spalle. Quattro anni dopo contiamo milioni di decessi, un virus che continua a circolare e mutare originando ancora nuove varianti infettando e reinfettando la popolazione, è sempre più chiaro il rischio da infezioni cumulative e milioni di persone stanno ancora combattendo con gli esiti del Long Covid.
L'11 gennaio 2021 sostiene in un articolo su The Print che ormai la maggior parte degli Indiani ha raggiunto l'immunità naturale e non è il caso di vaccinarli per Covid-19, anzi potrebbe essere pericoloso. L'11 gennaio è dove c'è la freccia rossa nel grafico qui sotto con l'andamento cumulativo dei casi per milione (dati Our Wold In Data). Due settimane dopo in India emerge la variante Delta con 300.000 morti, più tutti quelli che farà in giro per il mondo.
A maggio 2023 viene presentato come un eroe in un'intervista pubblicata sul sito della Hoover Institution, il Think Tank conservatore e neoliberal che ha sede da sempre nella sua università (Stanford) per essersi opposto alle politiche di prevenzione del governo durante la pandemia. La Hoover Institution non ha nulla a che spartire con scienza e ricerca biomedica ma solo con politica e economia.
La comunità scientifica internazionale si prepara ad accogliere il prossimo direttore del NIH, Jay Bhattacharya. Sperando che H1N5 continui ad infettare solo oche selvatiche polli e mucche e non si faccia venire strane idee.
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iviaggisulcomo · 2 years ago
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Quando è esattamente che hai smesso di avere fiducia, in che momento hai scelto il buio, la stanza vuota e fatiscente, lo sguardo dimesso e il silenzio.
Continui a pensare a ciò che hai perso lungo la strada, non pensi mai a ciò che troverai davanti a te.
L'armatura difende ma appesantisce e rallenta, meglio essere vulnerabili e liberi.
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Tumblr media
"Sei troppo testarda, ragazza mia...
E hai la testa molto dura.
Soffrirai tanto nella tua vita.
È così che si diventa una donna forte, ma non si diventa una donna amata.
Gli uomini amano le donne fragili, le donne deboli e vulnerabili.
Ma tu, tu per questa tua testardaggine soffrirai.
E quando un uomo dovrà scegliere tra te e un'altra, sceglierà sempre quella che non può portarsi la valigia da sola, е lo guarda con gli occhi dolci di un cagnolino, e aspetta che la salvino.
E quando dirai che puoi cavartela da sola e che non aspetti di essere salvata, ti crederanno.
E cucirai da sola le ferite sull'anima
e da sola ti asciugherai le lacrime.
C'è troppo orgoglio in te...
Hai un cuore maschile.
Ecco perché rimarrai sempre fraintesa."
Denisa Isaeva.. ❣️🍓
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silenziodorato · 1 year ago
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Siamo una società fatta di attimi, un attimo ci sei, un attimo dopo non conti più nulla. Siamo una società di attimi, tutte le foto che facciamo sono attimi, momenti che non torneranno più (ma ehi la foto è più importante.) Siamo attimi, atomi, attorcigliati nella ragnatela di problemi che ci creiamo in continuazione, problemi che non hanno senso di esistere perché passano in un attimo. In un attimo, che è la nostra vita, i nostri sogni. Oggi lavori qui, domani chi lo sa. Oggi siamo amici, amanti, amore appena nato e domani siamo sconosciuti, disconosciuti, distrutti. Sei felice? Guardati allo specchio, tu che pensi di essere felice. Ci vuole un attimo a capire che in un attimo puoi non esserlo più. Siamo atomi perché in un attimo possiamo sparire, siamo invisibili ma siamo percepibili. Siamo eterni negli attimi delle fotografie ma fragili e vulnerabili della realtà della vita. Siamo conchiglie, vuote e perse, sulla riva che è la vita, le nostre speranze. Ed in un attimo, il mare ci porta via.
#me
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smokingago · 1 year ago
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"È incredibile come il dolore dell'anima non venga capito.
Se ti becchi una pallottola o una scheggia si mettono subito a strillare presto-barellieri-il-plasma, se ti rompi una gamba te la ingessano, se hai la gola infiammata ti danno le medicine. Se hai il cuore a pezzi e sei così disperato che non ti riesce aprir bocca, invece, non se ne accorgono neanche. Eppure il dolore dell'anima è una malattia molto più grave della gamba rotta e della gola infiammata, le sue ferite sono assai più profonde e pericolose di quelle procurate da una pallottola o una scheggia. Sono ferite che non guariscono, quelle, ferite che ad ogni pretesto ricominciano a sanguinare."
Oriana Fallaci
🍀
#smokingago
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Sono sempre rimaste impresse nella mia mente le parole della Fallaci che esprimono perfettamente il significato più profondo del dolore dell'anima.
Le esperienze passate di ognuno di noi determinano quello che siamo ora, compresi i momenti felici e quelli più tristi.
Ognuno di noi dovrebbe essere orgoglioso del proprio bagaglio di esperienze, anche se alle volte vi si trovano fatti di cui non avremmo mai voluto farci carico. Un carico che a volte custodisce i demoni che ci trascinano dall'infanzia e i ricordi che ci hanno fatto male.
È in quegli istanti di abbattimento che le ferite inferte alla nostra persona si riaprono.
Chi di noi non ha in sé cicatrici che sembrano rimarginate ma che da un momento all'altro,
tornano a sanguinare proprio nei momenti in cui siamo più vulnerabili. Cit.
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canesenzafissadimora · 9 months ago
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(...)
Amare è scoprire che l'altra persona non è un contenitore vuoto che dobbiamo riempire, ma un fuoco da accendere. Non possiamo limitarci a voler ricevere, bisogna imparare a dare, a darsi, a condividere, a fidarsi. E per questo dobbiamo accettare il rischio di essere vulnerabili, di aprirci all'altro, di permettere che l'amore ci tocchi e ci trasformi...
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Eduardo Galeano - "Specchi"
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mughetto03 · 7 hours ago
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"Le persone temprate dalla sofferenza hanno affinato una sensibilità speciale.
Sanno essere dolci e non sdolcinate, sanno essere dure senza far male, sanno dosare la rabbia distinguendola dall'odio, sanno il significato del silenzio, sanno distinguere l'essenziale dal superfluo, conoscono il peso delle lacrime e il valore di un brivido e, soprattutto, sanno che nulla ti è dovuto e ciò che hai puoi sempre perderlo.
Sono persone così fiere delle proprie cicatrici da potersi permettere di fare a meno di qualsiasi maschera… libere di essere vulnerabili di provare emozioni e soprattutto libere di correre il rischio di essere felici."..
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marquise-justine-de-sade · 1 year ago
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Tutti attraversiamo periodi difficili. Periodi in cui ci sentiamo completamente persi. Non abbiamo idea di cosa dobbiamo fare con la nostra vita, delle scelte che dobbiamo compiere, delle persone che dobbiamo frequentare. Ci sentiamo piccoli, vulnerabili e fragili. Ogni cosa ci schiaccia e ci pesa sul petto come fosse un macigno enorme, che ci toglie il respiro e ci fa sentire continuamente in apnea, come se da un istante all’altro stessimo per annegare e sprofondare per sempre nell’abisso.
Ma anche questi periodi finiscono, vediamo i colori in modo più nitido. Una canzone ci riporta alla mente vecchi ricordi felici...la tristezza passa: il tempo la sbiadisce, ne smussa gli angoli, finché questi non ci fanno più male.
Quindi dai tempo a te stessa. Lasciati libera di essere ed esprimi ciò che senti dentro, senza maschere, senza barriere...
Oly
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susieporta · 28 days ago
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Il Diavolo
"La paura di fidarci dell'Amore".
Gennaio si sta rivelando un mese denso di emozioni, sensazioni, prese di Coscienza.
Faticoso, ma liberatorio.
Le chiusure interiori si susseguono senza sosta.
E' una maratona emozionale che ci porta a rivedere ed analizzare i diversi aspetti del nostro Passato che ancora oggi si innestano nelle relazioni del Presente.
Tanto è stato fatto. Ma non tutto.
Perché il nucleo della Ferita solo oggi è "scoperto", privo di veli.
Solo oggi è "nudo" di fronte al Mondo e a noi stessi.
E ci racconta della grande fatica interiore che è stata fatta per aggiustare pezzi, per ricucirli, per trasformarli e, in certe situazioni, anche solamente per accettarli così come sono: definitivamente rotti.
Quante volte abbiamo puntato il dito fuori. Per identificare colpevoli e colpe. Per assegnare punizioni o solamente per denunciare mancanze.
Come se l'Altro potesse offrire un "risarcimento danni". Ma nessuno è stato mai risarcito. Perché il danno era ormai fatto. E non restava che assumerselo come responsabilità personale e prenderlo in carico, tentando di ripararlo e guarirlo con ciò che si aveva a disposizione.
Non aggiusteremo tutto. E non potremo correre la maratona se siamo rimasti zoppi. Non con le regole competitive proprie del Sistema.
Ameremo come potremo. Se riusciremo ad accogliere l'Amore. Se non lo scacceremo, o non lo eviteremo, se non lo faremo fallire ancora prima di sperimentarlo.
Attirare persone indisponibili, assenti, deviate è stato un modo efficace per sottrarsi alla pericolosa possibilità di "Amare bene" e di essere accolti nell'affettività sana.
Si è spesso concluso con l'immancabile giudizio finale: "Non mi ama abbastanza, non mi considera, non lascia il/la suo/a compagna/o per me, non mi guarda, non sono la sua priorità,... io ci sono sempre e lui non c'è mai".
Il "padre malato o assente" ci ha sicuramente "condannati" a queste strutture fragili e vulnerabili. L'Energia maschile interiore si è consolidata dentro di noi debole o deviata nel suo assetto emozionale e psichico.
E tale debolezza ha operato a livello invisibile e sotterrane per anni, producendo quella perenne sensazione di non essere visti o riconosciuti nella Materia. Di non avere un "posto nel Mondo". Di non riuscire a radicare luoghi, professioni, risorse economiche, progetti.
Tanto ci è sfuggito dalle mani. E tanto ancora della nostra Vita si è reso precario e instabile.
Spesso lo sforzo profuso è stato eccessivo, sovrastimato. Ha superato il valore dell'obiettivo stesso.
Si è mosso all'interno di un processo nevrotico di "ipergeneratività del Femminile", che ha inficiato l'atto creativo stesso, condannandolo alla sensazione di "inadempienza perenne".
Tale processo ha provocato la percezione costante di fallimento, di esaurimento, di stanchezza cronica, di spossatezza, di ansia generalizzata, di senso di impotenza e instabilità materiale e relazionale.
Non aggiusteremo tutto. Certe Ferite profonde resteranno radicate dentro di noi. E non cammineremo mai la stessa strada di persone che sono partite con "bagagli familiari ed evolutivi" meno impegnativi sulla schiena.
Ma faremo tanto. E di più.
Creeremo lo schema perfetto per le nostre possibilità. Cuciremo un abito su misura per i nostri Doni interiori. Chiederemo alla struttura di rendersi plastica, flessibile e di realizzarsi nell'Unicità di chi siamo.
Non troveremo né Principi né Principesse ad attenderci al Varco.
Ma "persone vere". Non perfette. Ma "vere". Autentiche, responsabili, profonde e "impegnate" a manifestare la loro più bella versione interiore.
E allora va bene se "non aggiusteremo" tutto.
L'Altro ci darà una mano ad accettarlo così com'è, a trovarne la Bellezza, a valorizzarne anche l'imperfezione, con il sorriso, con la dolcezza, con la presenza.
No. Non scaleremo le montagne se siamo "tipi da spiaggia".
E forse "tipi da spiaggia" lo siamo diventati per ripiego, nel tempo. Senza accorgercene.
Forse abbiamo iniziato a frequentare il "mare" perché ci sentivamo impotenti di fronte alla roccia da scalare. Ma alla fine il mare ci è piaciuto ed ha offerto la sua incomparabile Bellezza e Meraviglia ai nostri occhi feriti.
Forse un giorno prenderemo corda e piccozza e ci avventureremo anche nella scalata. Ma a quell'epoca non sarà più così importante affrontare questa prova. Si sarà esaurita quell'ostinazione, quella rivalsa, quel senso di ingiustizia che ha permeato per così tanti anni anche solo la vista dell'Everest.
Saremo perfetti per dove saremo.
Con ciò che avremo.
Con le nostre battaglie, le nostre sconfitte, le nostre cicatrici da viaggio.
E qualcuno amerà tutto questo. E anche noi impareremo ad amarlo in egual modo.
Buon Gennaio. Siamo a tre quarti del "passaggio energetico" più potente e illuminante degli ultimi millenni.
E, ad oggi, il "Varco siamo noi". Ora lo comprendiamo.
Concediamoci di attraversarlo con dignità, con commozione, con rinnovato amore per noi stessi e per la Vita.
Siamo belli.
Bellissimi.
Così.
Esattamente come ci ha "disegnato" la Vita.
Mirtilla Esmeralda
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