#esc 1964
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eurovision-facts · 8 months ago
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Eurovision Fact #607:
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Estonia's 5MIINUST and Puuluup (2024) now holds the record for longest song title--by number of characters--of a song sung at the Eurovision Song Contest with "(nendest) narkootikumidest ei tea me (küll) midagi."
However, the longest title by word count still remains Nora Nova's 1964 song "Man Gewöhnt Sich So Schnell An Das Sch��ne."
In regards to characters, the 2024 song is 50 individual characters and the 1964 song is just shy of that at 42.
[Sources]
Eurovision Fact #45.
"Behind Estonia’s lyres and sunglasses: It must be 5MIINUST x Puuluup," Eurovision.tv.
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vintageurovision · 2 years ago
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Le Chant De Mallory, Rachel | France, Eurovision Song Contest Grand Prix Eurovision 1964
4th place with 14 points
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diceriadelluntore · 7 months ago
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Storia Di Musica #325 - Family, Music In A Doll's House, 1968
L'edificio della copertina del disco di oggi è una casa. Ma di quelle delle bambole. È anche, come per una vera casa, un susseguirsi di ambienti legati, di storie. Il disco di oggi è, unanimemente, uno dei più particolari e preziosi dischi degli anni '60 e, aggiungo io, uno dei miei preferiti in assoluto. Tutto inizia a Leicester, inizio anni '60. Roger Chapman, che già ha qualche esperienza in piccoli gruppi, forma i Farinas, con suoi amici del Leicester Art College: Charlie Whitney, che suona la chitarra, Jim King che suona il sassofono, Harry Overnall e Tim Kirchin, quest'ultimo poi sostituito da Ric Grech. Registrano un primo singolo, per la Fontana, dal titolo You'd Better Stp / I Like It Like That del 1964, che ha un piccolissimo successo. Cambiano nome in Roaring Sixties e pubblicano un nuovo singolo, We Love The Pirates, nel 1966. A questo punto cambiano nome in Family, per l'abitudine di fare tutto insieme, e quando Rob Townsend sostituisce Overnall vanno a Londra. Qui in poco tempo si diffonde la notizia che in città c'è un gruppo che mischia in maniera totalmente innovativa blues, folk, jazz, e ha un cantante che ha una voce incredibile, calda, ruvida e trascinante. Nel 1967 pubblicano la loro prima grande canzone Scene Through The Eye Of A Lens, e firmano un contratto per la Reprise, etichetta fondata nel 1960 da Frank Sinatra, che cercava più libertà d'espressione dalla sua etichetta storica, la Capitol Records. Il disco di oggi, che esce nel 1968, fu il primo di una band Inglese distribuito negli Stati Uniti dall'etichetta (che nel 1968 faceva già parte della Warner Bros.).
Music In A Doll's House passerà alla storia già solo per il titolo: infatti uscirà poche settimana prima del disco dei Beatles che John Lennon voleva chiamare con lo stesso titolo (che riprende il famoso testo teatrale di Henrik Ibsen nel 1879). Lennon fregato dall'accaduto decise poi di pubblicare il loro ultimo lavoro, un disco doppio, con la copertina bianca semplice e dal semplice titolo The Beatles (capolavoro immenso della storia della musica). Quello che rende quest'album tra i più enigmatici e inventivi di quegli anni è che fu, all'atto pratico, l'anello di congiunzione storico-musicale per quello che pochi mesi dopo diventerà il progressive. Prodotto da Dave Mason dei Traffic (Inizialmente l'album avrebbe dovuto essere prodotto da Jimmy Miller, ma quest'ultimo era già impegnato nelle registrazioni di un altro capolavoro, Beggars Banquet dei Rolling Stones), il disco sciorina in 15 brani brevi (uno solo sopra i 4 minuti) una varietà incredibile di creatività, la musica della casa di bambole apre ogni volta stanze differenti: blues revival e canti gregoriani nella stessa canzone (la favolosa Old Songs New Songs), sanno giocare con il fascino dolciastro del r&b (Hey Mr Policeman), sanno suonare il miglior beat sound inglese, come i riferimenti a Kinks e Traffic di due gioielli come Me My Friend e la languida Mellowing Grey, passano con disinvoltura al folk rock (Peace Of Mind) senza disprezzare puntatine verso la psichedelia all'epoca nel fiore della sua potenza, con il sitar orientaleggiante di See Through Windows. E come dimenticare i violini e la voce "da brividi" che aprono The Voyage, prima di trasformarsi in un saltellante rock? O lo sgangherato God Save The Queen che chiude la circense 3 X Time? I brani sono intervallati da piccoli intermezzi strumentali, chiamati giustamente Variation: Variation On A Theme of Hey Mr. Policeman, Variation On A Theme Of The Breeze e Variation On A Theme Of Me My Friend. In Old Songs New Songs suonano non accreditati la band di Tubby Hayes, virtuoso del sassofono, e alcuni arrangiamenti per archi furono effettuati dall'allora 18enne Mike Batt, che diventerà in seguito grande produttore e per anni presidente dell'Industria Fonografica Inglese. La band gira a mille, usando strumenti all'epoca innovativi come il Mellotron suonato proprio da Dave Mason, il sassofono tenore e soprano di Jim King, il violino e il violoncello di Ric Grech (il quale l'anno dopo lascerà la band per suonare il basso nei Blind Faith assieme agli ex-Cream Eric Clapton e Ginger Baker e a Steve Winwood, in pausa dal suo progetto principale, i Traffic). Ma la vera bomba è la voce di Roger "Chappo" Chapman, un ruggito blues indimenticabile, dall'animalesca vocalità, che segnerà un'epoca, e farà moltissimi seguaci (Peter Gabriel dei Genesis, che nascevano proprio in quelle settimane, ne prenderà nota).
La carriera della band proseguirà per qualche anno ancora, fino al 1973, con grandi album (tra tutti Family Entertainment, Anyway e Fearless), con una delle copertine più belle degli anni '70 (il vecchio televisore anni '50, sagomato nell'edizione originale di Bandstand del 1972) e la nomea di band degli eccessi, idea questa che venne "prepotentemente" sottolineata dai racconti che una famosa groupie, Jenny Fabian, che nel suo romanzo Groupie non usò molta fantasia per nascondere i nomi dei nostri nel raccontare le pruriginose avventure dei nostri. L’ultimo concerto della Family avvenne al Politecnico di Leicester, il 13 ottobre del 1973, e si racconta che il party post concerto fu altrettanto memorabile. Degno finale di una delle più suggestive e talentuose formazioni musicali di quegli anni.
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rainydawgradioblog · 10 months ago
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winter quarter woes from your favorite folksy female artists
As the days continue to end swiftly at four pm and we see the sun less and less, we are humbly reminded of the dreary weather winter quarter brings. While these dark times may discourage you from your usual habits of full time student hood and simultaneously managing an eclectic Spotify, I am here to offer some winter solace in the form of seven winter-esc songs from some lovely folksy ladies. These tranquil, sometimes solemn, and always gratifying songs are guaranteed to cure your winter quarter woes. 
Guess Who I Saw in Paris - Buffy Sainte-Marie
It was impossible to include just one Buffy Sainte-Marie song, but "Guess Who I Saw in Paris" felt fitting for the occasion. Buffy Sainte-Marie has a voice almost too good to be true, and her angelic charm over her sweet love declaration in this song amasses to her effect of making the mundane poetic. Her first ever project came out in 1964 and has been making music ever since, with "Guess Who I Saw in Paris" coming from her 1969 album Illuminations, one of the first electronic vocal albums. She’s a trailblazer in the music industry for Indigenous female artists and is an absolutely spectacular listen. The special element of "Guess Who I Saw in Paris", as well as much of her music, is her ability to romanticize the everyday - she makes tea and kisses her lover goodnight, and it is nothing short of alluring.
Lopin’ Along Thru the Cosmos - Judee Sill
Obviously a song about grappling with her spec of dust existence in the grand scheme of the universe and the crippling anxiety of how to exist in this cosmic space is very reflective of the pensive state you may be in this quarter. Judee Sill is another 1970s artist who lived a life of addiction and hardship, and unfortunately at only age 35 died of a drug overdose after only releasing two studio albums. Her legacy, however, is nothing short of exquisite, with her songs filled with deeply religious overtones and themes anywhere between life, death, and cosmic retribution. "Lopin’ Along Thru the Cosmos" is the accumulation of all these themes, and concludes with the most comforting sentiment - however we are is okay. 
How Sad, How Lovely - Connie Converse
This short and slightly mournful ballad is guaranteed to bring a tear to your eye. Connie Converse sings of how lovely the temporary nature of existence is, singing of sunsets and first time lovers, how beautiful the way each intimate feeling passes with time. The declaration of how sad yet how lovely is the inevitable fate of loss is poetic in and of itself. Connie Converse’s style is similar to our previous folk females, yet her story is more bleak than the others. After a long battle with depression, she wrote her loved ones goodbye notes and disappeared never to be seen again. In the context of her art singing of change and tender goodbyes, her disappearance into the unknown leaves a somewhat bittersweet taste. How sad, how lovely. 
Could I - The Softies
Despite the lyrics singing of the torture of being at the mercy of another person, this is one I dance to! The Softies are notorious for their colorful tunes and terrific harmonies mixed with lyrics of love decrees - the perfect accumulation of walking-to-class music on those frigid winter mornings. I absolutely adore these 90s Portlandiers. 
Glow Worms - Vashti Bunyan 
If you need a soft song to rock you to sleep or wake you up slowly in those early mornings, I whole heartily suggest "Glow Worms". Vashti Bunyan has a voice sweet as honey and stories out of a fairytale - she is our third 1970s singer and an essential female folk artist of the generation. 
The Waiting - Angel Olsen
Finally, a contemporary choice for the list! Angel Olsen has mastered the art of yearning with a nice side of twang. Her vulnerability bleeds through each of her songs masterfully as a gift to this world as she sings of the dangers of burdening the ones she loves with her presence - a pensive reoccurring thought during this quaint winter. Angel Olsen’s discography is nothing short of extensive and quite fanatic, with "The Waiting" delivered from her first studio album Half Way Home. "The Waiting" particularly resonates with its lyrics of blind desire for unrequited love - I want to be the one who knows the best way to love you. But now I’m foolishly waiting for! I need you to be the one. We are all Angel Olsen.
Half a Million Miles from Home - Diane Cluck
The grand finale, my favorite folksy female tune, I leave you with the tender sentiments from singer songwriter Diane Cluck. "Half a Million Miles from Home" touches an inexplicable nerve with a crescendo of angst growing slowly through the song leaving a sort of unsettling feeling. Her sound is stranger than the previously mentioned artist, but in an endearing sort of way; her self-proclaimed anti-folk persona gives the same allure of folk with a sort of darker undertone, singing of the mercy of the unknown, the uncomfort of having no permanent settlement in a great big world - similar to college. What a time to be alive!
That’s all.
xoxo
gabi
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gianlucacrugnola · 1 day ago
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CCCP Fedeli Alla Linea - 1964 - 1985 Affinità-Divergenze Fra Il Compagno Togliatti E Noi
Affinità e divergenze come viene chiamato in confidenza il primo long playing dei Cccp – Fedeli  alla linea, esce nel 1986 per l’etichetta anarcopunk indipendente bolognese Attack Punk Records e lo scossone per la scena underground italiana è risonante, destabilizzante. Il titolo è estrapolato da un organo ufficiale del partito comunista cinese e questo come poche altre strofe offre la vena…
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defilededandies · 2 months ago
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Arne Bendiksen 🎈 “Spiral” (ESC 1964 Norway)
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likefathers · 2 months ago
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(㇏(•̀ᵥᵥ•́)ノ) LINKS: blog. pinterest.
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BRIEF BIOGRAPHY:
NAME: liliana elizabeth bleeker.
ALIAS: lilith leech.
AGE: verse dependent. born 1943.
GENDER & SEXUALITY: female, she/her. bisexual, preference for femmes.
CAREER: changes based on verse, always a public figure with a horror themed aesthetic.
OFF-STAGE DESCRIPTORS: tall, mid-sized. pale skin, red eyes. dyed blue-black hair that's prone to growing out with light roots. claw-like natural nails. usually in ill-fitting, casual clothes and sneakers. clean faced, pointedly wears no-makeup.
ON-STAGE DESCRIPTORS: large, curly wigs in dark colors, usually black. red eyes, exaggerated pale foundation and heavy eye makeup. press-on nails in 'vampy colors.' tight, low-cut outfits in gothic styles. runway-esc dark fashion.
CAREER: sitcom actress (former), late night tv-host.
MISC: hehe. based off of: the munsters, elvira: mistress of the dark, and interview with the vampire.
STORYLINE:
๋࣭ ⭑ 🕸 LIVE FROM LOS ANGELES, IT'S LILY LEECH!
TLDR: liliana bleeker was a main character in a the addam's family type sitcom that ran for two seasons in the 60s. she is turned in the mid-60s and joins the new york coven in the mid-70s. in 2017, liliana rebrands herself as 'lilith leech' and starts hosting a horror themed late night show.
THE BEGINNING... liliana bleeker was born in nowhere, california in 1943. her parents were well-off, good christians with interests in the arts. her schooling and early life were not of note, despite the fact she gravitated towards theatre. at age twenty, she moved to los angeles in hopes of becoming a film star. she was a background in a couple of low-budget, box-office flops and starred in a few pilots that never went to air. in 1963, liliana meets her big break. she's cast as a lead in a sitcom about a family of vampires, playing the blonde-haired, unassuming love interest. even then, the costuming is ‘old-timey’ and based on 30s gothic aesthetics. he show runs for two seasons.
THE TURNING... liliana bleeker meets a mysterious european businessman in the fall of 1963. there was an instant attraction. the two went on several dates, which often ended in his hotel room. unbeknownst to her, he was a rather grumpy vampire with a penchant for proving his point. he felt that her depictions of vampires were unforgivably cheesy and that he would give her a taste of true vampirism. he routinely feeds on her, to which she does not object. the pair date for around a year. liliana is thrilled and amazed by the fact she has met a real vampire, happily being fed on. ratings begin to drop at the middle of their second season, declining and declining, finally, the show is cancelled. liliana, depressed and terrified, begs to be turned. she was given the gift on december 31st of 1964. she awakens on january 1st of 1965, undead and alone.
LIFE IN SHADOWS... liliana abruptly deserts her position and travels the country, relentlessly searching for her maker, leaving bloody messes in her wake. she takes lovers across the country, only to kill them before the morning. money is stolen and wasted. rounds are made across the country. no trace of her maker exists, no matter where in america she looks. years pass in a flurry of lies, and trains, and corpses. her mental state is erratic, her behavior unpredictable to even herself.
NEW YORK, NEW YORK... throughout the 1970s, liliana travels to major cities across america in search of other vampires. she finds just that in new york. the vampires are harsh, leering, demeaning to the completely uninitiated vampire. they have a fortune, but at what cost? liliana is with them for forty odd years not out of love, but out of a fear of being left alone again. she learns everything she knows about being a vampire from this coven: the depravity, sexual freedom, sneakiness, haughtiness. her hair is dyed black, style becoming darker and darker. after a particularly bad break up with a member of the coven, liliana leaves new york.
FAME FOUND... in 2017, liliana hears word of a producer looking for a host for a late night television program that revolves around horror. liliana bleeker changes her name to 'LILITH LEECH.' she does not make it out of the doors of her first audition before being offered the part. the show is not on a particularly successful, nor popular, channel, but the lights are kept on by a devout fanbase (and occasional financial contributions from ms. leech). still, lilith leech becomes a cult figure, renowned for her campy humor, sexual nature, and gothic fashion.
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salakavald · 2 months ago
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Artist: Gigliola Cinquetti
Song: “Non ho l'età” (ESC 1964 Italy)
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jeanettestellamarina · 4 months ago
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[VIDEO] Gigliola Cinquetti 💛 “Non ho l'età” (ESC 1964 Italy)
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bradydugan8 · 9 months ago
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Viewing Response 6: Giving Transverse Identities
The film Les Parapluies de Cherbourg directed by Jacques Demy in 1964 is an excellent display of a film with two conflicting themes that come together to form something new with its own intricacies. The film combines the sadness of regular life with the fairy tell elements of a romance. As Anne E. Duggan expresses in her Fairy Tale and Melodrama: Lola and The Umbrellas of Cherbourg, "the possibility of fairy-tale moments, those magi- cal moments in life when time is suspended... These films also deal with the reality of loss, repression, and feelings of impotence" (Duggan 41). This quote encompasses Duggan's argument in that despite these struggles, and because of them, those magical moments are more fairy-tale like. One of the opening scenes sets the tone for the rest of the movie in this way. The scene from minute 6:10 to minute 7:25 in which Guy and Geneviève meet up after work is romantic in it's concept because two lovers are overjoyed to see each other, but it is covered with the backdrop off a dreary, bustling, French street. While the two lovers are captured by each other's words and actions, the bustling workers move by, showing that work controls people and it comes before love. The hold that responsibilities have over adults prevents them from finding that fairy tale esc life. The misce en scene is bland and conveys monotony in the working world of France. The lighting is dim, while romantic scenes usually have bright lighting. Additionally, the cinematography is boring while romantic scenes usually have exciting bold shots. Overall, the scene sets the duality and contradiction of the film to expand on more themes.
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cinquecolonnemagazine · 9 months ago
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Beatles: un arrivo un nuovo film... anzi quattro
In arrivo un nuovo film sui Beatles... anzi quattro. Il produttore, regista premio Oscar, infatti, racconterà le storie originali di tutti i Fab Four, Paul McCartney, John Lennon, George Harrison e Ringo Star con le musiche originali. Chi sarà l'autore di questa impresa epocale? Sam Mendes: il regista di "American beauty", "Skyfall", "1917" (per citarne solo alcuni). I film sui Beatles: il progetto Non sappiamo ancora quando la quadrilogia sui Beatles uscirà; sappiamo però che i preparativi procedono speditamente tanto che si starebbero cercando già gli sceneggiatori. Sappiamo, inoltre, che il progetto è arrivato sulla scrivania della Sony lo scorso Natale. Sembra che l'entusiasmo di Sam Mendes abbia letteralmente conquistato il Ceo di Sony Picture Entertainment Tom Rothman e la presidente Elizabeth Gabler. Fiduciosi nel progetto hanno fatto alla Apple Corps Ltd. un'offerta davvero interessante. Non è tutto: Mendes è riuscito a ottenere per la prima volta nella storia non solo i diritti musicali ma anche i pieni diritti sulla storia da portare sul grande schermo. E' evidente che il progetto sia piaciuto non solo a Paul McCartney e Ringo Star, i due componenti del gruppo ancora vivi, ma anche gli eredi di John Lennon (il figlio Sean) e George Harrison (la figlia Olivia). Mendes avrà dunque pieni poteri sulle storie: da quanto sappiamo saranno quattro film sui rispettivi componenti della band di Liverpool raccontate in una sorta di connessione tra loro. I Beatles sul grande... Il primo film sui Beatles risale al 1968: "Yellow Submarine". Un cartoon onirico in stile pop art ispirato al celebre brano della band ripropone la storia dei malefici Biechi Blu. Creature ostili alla bellezza, ai fiori e alla musica, sono pronti ad attaccare il paese felice di Pepelandia. Sarà la musica dei Beatles, giunti a bordo di un sottomarino giallo, a ristabilire l'ordine e la pace. Nel 1978 uscì il film d'esordio di Robert Zemeckis, "1964: allarme a New York arrivano i Beatles!". Una pellicola che non ebbe grande successo di botteghino e raccontava, con ironia, non tanto la storia dei Fab Four quanto la cosiddetta beatlemania attraverso la storia di quattro amici del New Jersey che decidono di andare a vedere i Beatles in concerto dal vivo a New York. Ci riusciranno dopo mille avventure. I Beatles sono stati, infatti, un fenomeno sociale oltre che musicale e il film rappresenta una foto della generazione dell'epoca. L'anno seguente esce "La nascita dei Beatles", il primo vero biopic sulla band condotto in modo tradizionale. Il regista, Richard Maquand, racconta gli esordi dei Fab Four e, uscito dopo un decennio senza la musica dei quattro di Liverpool, appare un po' come un desiderio nostalgico di tornare a vederli suonare insieme. I quattro di Liverpool non apprezzarono il prodotto. Uno dei pregi del film, però, è l'aver ricordato la figura di Stuart Sutcliffe, che fu bassista del gruppo dal 1960 al 1961, morì a 21 anni per emorragia cerebrale e che un po' tutti abbiamo dimenticato. Stuart Sutcliffe è il perno intorno al quale ruota anche il film "Backseat - tutti hanno bisogno di amore" uscito nel 1994. La pellicola racconta, per lo più, la relazione di Stuart con Astrid Kirchherr. La fotografa tedesca ritrasse i Beatles in foto in bianco e nero durante i loro concerti in Germania diventate storiche. Sembra che la Kirchlherr sia stata anche l'ideatrice dell'iconico taglio di capelli della band anche se lei stessa rifiuta tale attribuzione. ... e piccolo schermo Il documentario più riuscito sui Beatles è senza dubbio "The Beatles: Eight Days a Week" diretto da Ron Howard. Raccontando la band di Liverpool dal 1962 al 1966 attraverso i loro tour mondiali, Howard ha raccontato il cambiamento prodotto nella società dell'epoca dai quattro. Il regista raccoglie il racconto degli stessi protagonisti fatto di ansie, gioie, gloria e dolore. Raccoglie, poi, la testimonianza di personaggi noti tra i quali Whoopi Goldberg, Sigourney Weaver, Eddie Izzard ed Elvis Costello che quella beatlemania l'hanno vissuta sulla loro pelle. Un'autentica girandola di emozioni che ha anche altri pregi, come quello dell'utilizzo delle tecnologie digitali grazie alle quali filmati dell'epoca sono stati inseriti con una qualità video impeccabile mentre le foto anch'esse dell'epoca prendono letteralmente vita. Pur dopo tanti anni dalla fine della loro carriera musicale, i Beatles sono immortali. L'ultima operazione discografica che ha reso possibile la pubblicazione di un brano inedito di John Lennon grazie all'utilizzo dell'intelligenza artificiale ne è un segno. Sam Mendes è anch'egli una garanzia e siamo sicuri che all'uscita delle pellicole avremo nuove fortissime emozioni. In copertina foto di Christiane Wilden da Pixabay Read the full article
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eurovision-facts · 2 years ago
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Eurovision Fact #314:
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Austria only finished in the top three once in the 20th century. This happened with their 1966 win thanks to Udo Jurgens. Udo placed sixth in 1964 and fourth in 1965 before finally securing the win.
[Source]
Austria, Eurovision.tv.
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vintageurovision · 7 months ago
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The 1964 Eurovision Song Contest took place in the famous Tivoli Concert Hall in Copenhagen. The event became highly politicised with demands that right-wing dictatorships in Spain and Portugal should be excluded from the contest. There was even some trouble during the contest as just before the Belgian entry, a man entered the stage holding a banner saying "Boycott Franco and Salazar". He was quickly removed from the stage. [eurovision.tv]
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diceriadelluntore · 2 years ago
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Storia Di Musica #265 - Family, Anyway..., 1970
Il filo rosso delle storie di musica di Marzo nasce per puro caso, mentre stavo ripulendo il mio scaffale dei dischi. Sul tavolino erano allineate tre copertine, finite per caso lì, che avevano la strana coincidenza di essere accumunate da un particolare niente male, cioè usavano in tutto o in parte un famoso dipinto del Rinascimento come cover. Mi è partita quindi la curiosità di indagare un po’ più a fondo ed ecco le scelte marzoline. Iniziamo dalla prima, uno di quei tre dischi che accennavo prima. In copertina ha un particolare nientemeno che di un disegno di Leonardo da Vinci, conservato alla Biblioteca Ambrosiana di Milano, che raffigura Mortai Con Proiettili Esplosivi, databile al 1485. Gli autori di questa scelta erano uno dei gruppi più interessanti del periodo, e sono una di quelle band che nella mia lista di quelle “fenomenali ma di poco successo” (almeno nella memoria rispetto ad altre) stanno nei primi posti. Tutto inizia al Leicester Art College quando si formano i Farinas, nel 1962: lo compongono Charlie Whitney alla chitarra, Jim King, che suona il sassofono e anche il flauto, Harry Overnall alla batteria, Tim Kirchin alle tastiere e soprattutto Roger “Chappo” Chapman, vocalist furioso e struggente. Poco dopo Kirchin se ne va sostituito da Ric Grech. Registrano un primo singolo nel 1964, poi cambiano nome in Roaring Sixties, e nel 1966 con l’ingresso di Rob Townsend al posto di Overnall cambiano definitivamente in Family. Diventano in breve una delle band più acclamate del circuito dei locali di Londra, dove si sono trasferiti, soprattutto grazie alla ruvida e magnifica voce di Chapman. Registrano il primo singolo Through The Eye Of A Lens nel 1967, firmano per la Reprise che gli mette a disposizione come produttore Dave Mason dei Traffic, con cui nel 1968 pubblicano un disco capolavoro: Music In A Doll’s House. Il disco è un culto per due motivi: uno contingente, perchè anticipò di poche settimane con il suo titolo, ispirato al famoso testo teatrale di Ibsen, la stessa idea che aveva John Lennon per l’album dei Beatles, che per quel motivo diventerà il White Album del 1968, che si intitola ufficialmente The Beatles; il secondo è perchè dal punto di vista musicale il disco anticipa quello che diventerà il progressive più bello e spettacolare, mischiando in modo magnifico blues e canto gregoriano (Old Songs New Songs) , r&b da manuale (Hey Mr. Policeman), epica barocca (Me My Friend), meraviglioso folk rock (Peace Of Mind) il tutto con echi di oriente e l’utilizzo di strumenti inusuali (oltre al sassofono di King, sitar, archi e così via). Anche nel primo disco, spicca la voce animalesca di Chappo, che influenzerà una intera generazione. Nel 1969 Family Entertainment e l’anno successivo A Song For Me consolidano il successo, con quest’ultimo in Top Five, tanto che la band chiede alla Reprise di pubblicare un doppio album. La casa discografica nicchia, e ci fu anche un avvicendamento in formazione, con Ric Grech che va ai Blind Faith di Ginger Baker e Eric Clapton sostituito da John Weider. Si arrivò al compromesso di un disco singolo di inediti metà in studio e metà dal vivo, che esce nel 1970 prodotto dalla stessa band. Anyway... fu registrato per metà al Fairfield Halls di Croydon, un teatro usato dalla BBC per spettacoli, registrazioni di programmi e concerti per la Radio, e per metà agli Olympic Studios di Londra. La parte live parte con la forza magnetica di Good News, Bad News, belluina e con uno spiazzante assolo di vibrafono, poi si smorza nelle delicate Willow Tree e Holding The Compass, davvero bellissima, per poi finire con i fuochi d’artificio di Strange Band. L’avvicendamento di Weider al posto di Grech portò ad un suono più rock e meno “esoterico”, e anche ad un sapore musicale più “americano”, con echi country e della The Band. La parte in studio dedica alla vita on the road la quasi funk Part Of The Load, continua cone la complessa e misteriosa Anyway, con echi psichedelici, c’è uno strumentale, Normans, che era un nomignolo che la band ebbe e che vuol dire “scemi”, ma soprattutto c’è la splendida Lives And Ladies, scelta dal leggendario dj John Peel una delle più belle canzoni contro la guerra, che nell’ultima strofa dice: He loves his lady and baby\And he's sure that you love yours\So don't go pulling your switches\They don't need your wars. Il disco venderà molto bene, e il periodo stupendo continuerà con il bellissimo disco Fearless del 1971, che sbalordisce per l’audacia nel mescolare stili, timbri e sfumature, con quel tocco, unico, di coniugare eleganza e aggressività, il loro marchio di fabbrica (da ascoltare la bellissima Between Blue And Me, uno dei gioielli della riserva Family). La band resisterà fino al 1973, quando finita la verve creativa si scioglie, sebbene le pubblicazioni di rarità e live continuerà per decenni, anche fino ai giorni nostri; lasciando però un segno in tutti coloro che li hanno ascoltati, sia dal vivo che sul disco, come una band dal successo mai del tutto espresso, e colpevolmente dimenticata. 
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micro961 · 1 year ago
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Tiberio Ferracane - U’ pisci spada
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Uno dei tre singoli che coronano il libro dell’artista torinese dedicato a Domenico Modugno
La vita italiana nelle canzoni di Domenico Modugno. A 30 anni dalla sua scomparsa, l'artista torinese ci regala un libro, tre brani a corredo e un progetto che approderà ad un disco.

«La mia scelta di interpretare “U’pisci spada” rientra in un progetto ampio che si inserisce nella presentazione del libro “Mister Volare, 20 anni di vita italiana attraverso le canzoni di Domenico Modugno” - Paola Caramella editrice - e che terminerà nella produzione di un disco a lui dedicato. La potenza lirica e l’accompagnamento essenziale (nel disco del 1954 si accompagna con la sola chitarra) mi ha convinto ad affrontare questo brano con il solo utilizzo della mia voce per meglio esprimere la drammaticità di questa storia d’amore tra due pesci spada, in cui la femmina viene arpionata e il maschio pur di starle accanto si lascia catturare e morire con lei.» Tiberio Ferracane
“U’ pisci spada”, lato B della “Donna riccia”, è un brano di Domenico Modugno del 1954 che esce per l’etichetta RCA italiana. Rientra in quella cultura popolare e da cantastorie che tanto ha pervaso soprattutto l’inizio carriera di Modugno. La lingua utilizzata è il siciliano, ma di certo fu scritto nel dialetto vernacolo sanpietrano che tanto assomiglia a quello messinese. Mimmo racconta che la storia è vera ed è accaduta davanti alla costa calabrese. Dice altresì che è la prima sua canzone che ha cantato in pubblico.
“U’ pisci spada” è uno dei tre brani che arricchiscono il progetto editoriale di Tiberio Ferracane intitolato “MISTER VOLARE – 20 anni di vita italiana attraverso le canzoni di Modugno” edito da Paola Caramella. Un pamphlet asciutto e incisivo che attraverso lo strumento dell’intervista, ci restituisce pagine dense di storia, episodi, ritratti e aneddoti, facendoci assistere come fossimo a teatro in prima fila alla crescita, alla maturazione e alla consacrazione di Domenico Modugno, intrecciando le sue canzoni con i ricordi, i momenti salienti, le sfide affrontate dalla sua famiglia.
Il libro contiene anche 3 tracce pianoforte-voce cantate e suonate da Tiberio Ferracane a cui si pu�� accedere con un codice QR dedicato. I brani sono “U’ pisci spada”, “Tu si na cosa grande” e “Vecchio Frack”.
Il libro è disponibile sul sito www.paolacaramella.it e presso tutte le principali librerie e online.
Tiberio Ferracane è un cantautore e interprete, compositore e musicista, insegnante di musica e canto, specializzato in musica e dislessia. 
Nasce a Torino nel gennaio del 1964. Figlio di siciliani profughi dalla Tunisia, che agli inizi del ‘900 erano emigrati in quella terra, dividendosi tra agricoltori e operai, per costruire la ferrovia. 
 Si diploma in organo elettronico e perfeziona in organo liturgico, si diploma inoltre come autore di testi alla scuola di Mogol (C.E.T.).
Dal 2013 a oggi è presidente, socio fondatore oltre che responsabile ed insegnante, nei laboratori musica e canto dell’Associazione Un Mondo in 3D. Doposcuola DSA-BES. www.unmondoin3d.com
Autore e interprete di spettacoli di “teatro-canzone” quali: 
"Marisa tra le nuvole" commedia d'amore, sogno e trasformismo. "Il sale sulle note" viaggio tra le maggiori scuole della canzone d'autore e la cucina regionale. "Ritratti d'Autore" monografie dei più grandi Cantautori e interpreti della canzone d'Autore. “Metti una sera al cinema”
LAVORI DISCOGRAFICI: Album, “Tiberio Ferracane” (2006) – Cantautore Singolo, “L’uomo senza memoria” (2007) – Cantautore Album, “Tiberio Ferracane” (2008) Edizioni Notebook - Cantautore Singolo, Cosa Rimarrà Di Me (2008) Edizioni Notebook - Cantautore Album, “Che cosa rimarrà di noi” (2009) Edizioni Notebook - Cantautore Album, “Metti una sera al cinema” (2016) – Interprete Album, “Magaria” (2022) Edizioni Moovon – Cantautore – Interprete 

Contatti social
Faebook: https://www.facebook.com/Tiberio-Ferracane-146415408805544 Instagram: https://www.instagram.com/tiberioferracane Youtube: https://www.youtube.com/user/MrTiberioferracane Spotify artista: https://spoti.fi/33pOQyY Spotify playlist libro Mister Volare: https://t.ly/PSlE
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gianlucacrugnola · 7 months ago
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CCCP Fedeli Alla Linea - 1964 - 1985 Affinità-Divergenze Fra Il Compagno Togliatti E Noi
Affinità e divergenze come viene chiamato in confidenza il primo long playing dei Cccp – Fedeli alla linea, esce nel 1986 per l’etichetta anarcopunk indipendente bolognese Attack  Punk Records e lo scossone per la scena underground italiana è risonante, destabilizzante. Il titolo è estrapolato da un organo ufficiale del partito comunista cinese e questo come poche altre strofe offre la vena…
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