#equilibrio relazionale
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pier-carlo-universe · 13 days ago
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Narcisismo: Cos'è e come comportarsi con una persona narcisistica. Di Alessandria today
Un’analisi del narcisismo: caratteristiche, problemi e possibili soluzioni. Il narcisismo è una condizione psicologica caratterizzata da un eccessivo amore per sé stessi, che spesso si traduce in un comportamento egocentrico e manipolativo.
Un’analisi del narcisismo: caratteristiche, problemi e possibili soluzioni.Il narcisismo è una condizione psicologica caratterizzata da un eccessivo amore per sé stessi, che spesso si traduce in un comportamento egocentrico e manipolativo. Questo tratto, che può variare da una lieve tendenza a una vera e propria patologia (disturbo narcisistico della personalità), ha un impatto significativo…
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campadailyblog · 7 months ago
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Come Coltivare Relazioni Positive
Tutti abbiamo bisogno di relazioni con gli altri. Queste sono importanti, sia con la famiglia, amici, che con chi incontriamo di lavoro. Avere amici diversi aiuta a stare meglio. Secondo gli studi, la socialità è un bisogno antico. Oggi, vogliamo sentirci parte di qualcosa di più grande. È importante trovare persone che ci capiscono e ci supportano. Le relazioni possono essere positive o…
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nusta · 9 months ago
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Questo weekend ho fatto una delle cose che mi ero ripromessa di fare più spesso, anzi due: passare del tempo con le mie amiche di persona e dedicare di nuovo attenzione all'antropologia, che dopo la tesi ho messo un po' troppo in disparte.
Con la mia vecchia compagna di studi siamo andate a seguire degli incontri a Pistoia, organizzati proprio sul tema dell'antropologia dell'alimentazione, sulla cultura e sulle retoriche del cibo, sulle pratiche e i miti più o meno recenti che gravitano intorno alla cucina e alla produzione di ciò che mettiamo a tavola. Bellissimo *_*
Purtroppo siamo riuscite a stare solo una giornata su tre, e abbiamo perso uno degli interventi che avremmo voluto seguire di più, ma non si può avere tutto (e proprio la "temperanza" era uno dei concetti cardine di uno degli interventi che abbiamo ascoltato, quindi abbiamo cercato di contenere la delusione u_u)
Questi sono i miei appunti sparpagliati rimuginati tra ieri e oggi, in attesa di rimettere ordine nei miei pensieri:
* Sullo Sprecometro di Andrea Segrè gli astronauti della stazione spaziale sarebbero sempre ai primi posti di tutte le classifiche, ma quanto è difficile essere parsimoniosi senza un team alle spalle
* Chissà se Stefania De Pascale ha visto "For all Mankind" e quanta fantascienza c'è stata nell'infanzia di chi lavora in questo campo - chissà che ne penserebbero Fabio Dei (ricordando sua lezione dal Festival di antropologia di Bologna) e Dario Bressanini
* Se la tavola serve al dialogo e dialogare a tavola e sulla tavola serve a tutti noi, seguire il filo dei discorsi di Marino Niola e Enzo Bianchi è un viaggio nel linguaggio più suggestivo tra metafore e allegorie, una serie di immagini potentissime
* La concretezza dei numeri sulla produzione di carne di Stefano Liberti è agghiacciante anche dopo aver scritto una tesi su questi argomenti ed è tra i migliori esempi della complessità dei mondi culturali di cui parlava Adriana Destro nel mio primo libro di antropologia
* Chissà se la dimensione relazionale delle scelte alimentari collettive di cui ha parlato Adriano Favole ci porterà verso un equilibrio sostenibile prima o poi - sarebbe meglio prima che poi... - tra i paradossi dell'abbondanza e i limiti della memoria storica e la costruzione di nuove abitudini a tavola (quando ha parlato della neo-tipicità della carne in scatola in polinesia e al paragone con l'importazione della pizza in Italia non ho potuto fare a meno di pensare ad Alberto Grandi)
* Alla ricerca delle foto di Marco Aime, abbiamo visitato alcuni locali tra i vicoli e le piazzette di Pistoia, incrociando insegne di "corsi di recupero per vegani" e mostre fotografiche dedicate alla "fame chimica": sulla sola retorica sul cibo ci sarebbero ore di dialoghi da fare
* Grande emozione incontrare al volo Massimo Montanari e ringraziarlo per aver dato il via alla passione per questi argomenti 20 anni fa, ancora più bello farlo insieme alla mia amica considerato che la nostra amicizia è nata proprio tra i banchi di quel corso
* Quanti libri vorrei leggereeeee
* Per fortuna ci sono i video su youtube per recuperare gli incontri persi
Comunque non potevo non prendere appunti, ovviamente u_u
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Questa invece sono io che aspetto il treno per rientrare con 50 minuti di ritardo, ma niente può guastare questo weekend cominciato con gli gnocchi fatti in casa dalla mia amica u_u
E comunque ne ho approfittato per cominciare un libro che sembra proprio bellissimo *_*
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susieporta · 3 months ago
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Cavaliere di Denari
"L'abbraccio che consola".
C'è un carico Energetico davvero straordinario nell'Etere.
Lo sentiamo vibrare fin dentro alle viscere ed espandersi nella Materia in un movimento di propagazione senza precedenti.
L'Emotivo si sente schiacciato da questa potente spinta alla "risoluzione".
"Ma così deve essere".
C'è un tempo per "vivere la chiusura" ed un tempo per "rilasciarla".
Essa non può "restare con noi".
Anche se volessimo trattenere ancora i ruoli del Passato, salvare qualche angolo di comoda disfunzione, il dolore e l'immediata risonanza ci impedirebbero di ripristinare le zone di antica e cristallizzata quiescenza del trauma.
Dobbiamo dunque fidarci ciecamente del nostro Corpo. Della sua innata capacità di guarigione.
Esso sta lavorando senza sosta per eliminare gli scarti di un crollo interiore imponente.
In Passato non era contemplato dalla nostra Struttura interiore il movimento di "fiducia nel Corpo".
Lo vivevamo come un "traditore", anziché come una fedele sentinella.
Lui parlava.
Parlava parecchio.
Urlava, in certi frangenti.
Al contrario di noi, lui cercava di esprimere le parti represse, di dare voce alla sofferenza, alla violenza, all'ingiustizia, al disequilibrio.
Il Corpo "sapeva". Sapeva tutto. Sapeva ogni cosa.
Era una dettagliata cartina geografica di ogni nostro "pensiero disallineato".
Ogni trauma, ogni alterazione di equilibrio, ogni umiliazione erano posizionati in un luogo fisico o mentale. Trovavano corrispondenza in qualche sintomo, espresso o sopito, manifesto o latente.
Potrebbe riempirci di stupore la perfezione con cui ogni "dolore non elaborato" lasciava un "file aperto" all'interno del sistema psichico e fisico.
Ma noi ancora oggi crediamo che il Corpo sia un ingombro, che l'incarnazione sia una condanna al dolore, che tutto questo "peregrinare sulla Terra" sia una enorme "inganno".
Ed invece, in questa Sacra perfezione del Corpo, si ravvisa una divina espressione di Bellezza e Sacralità.
Siamo stupendi. Siamo perfetti. Siamo unici.
Non sappiamo usare i nostri Strumenti. E' questo che ci "frega".
Non abbiamo idea di come funzioni il nostro Corpo. Siamo scollegati per buona parte della nostra giornata da lui.
Siamo dissociati dalla Realtà.
E, seppur la nostra parte Spirituale continua imperterrita a raccomandarci di integrare la parte Materica, per molti "ascendere" è l'unico obiettivo possibile per scansare il dolore.
De-personalizzarsi è una fuga.
E' una difesa.
Se il Corpo urla e rimane inascoltato, abbandonato, rifiutato, è sintomo di una arcaica e profonda trascuratezza psichica e sensoriale, di un reiterato abbandono emotivo subito nell'infanzia.
Arrivare a "respingere" il Corpo, nasconde profonde ferite d'infanzia.
Lui duole.
Certo.
E' il suo compito. Vorrebbe un altro equilibrio. Ci indica le zone di maggior "intensità di danno". E noi non lo ascoltiamo.
Come il bambino che piange e il genitore lo sgrida o lo ignora, anziché accogliere la sua "espressione di risoluzione emotiva" con parole di comprensione, di incoraggiamento, di convalida.
Scollegarsi dalla parte psichica e fisica, coprire le scomode voci interiori, ci rende tristi, soli, afflitti e arrabbiati.
Distrarsi con le compensazioni materiche, con i farmaci, con le occasionali ed inebrianti "ubriacature di piacere" e di "consumo relazionale", umilia il nostro Corpo.
E' come ricattare il bambino quando non riesce a calmarsi dal disagio e dall'ansia dell'abbandono: "Ti do il cioccolato se non piangi più". E lui mangia. Ma resta triste e "irrisolto" comunque.
Torneremo ad occuparci della nostra meravigliosa espressione e strumentazione dello Spirito. Sono tante le novità e le attivazioni in corso.
Ma non oggi. Oggi si resta con il nostro Sentire umano. Ad abbracciare quel Corpo. A rassicurare quella Mente così veloce e allarmata, così intasata da pensieri, paure e aspettative.
Gli si dedica un po' di coccole, di silenzio e di attenzione.
Lo facciamo mai? Ringraziamo mai il nostro Dolore?
Ci ha guidati fin qui. Ad un passo dalla nostra Realizzazione.
Ci ha tracciato la "sacra Via".
Ci ha accompagnato passo a passo come un paziente e sintonizzato "navigatore satellitare".
Vogliamo definitivamente offrirgli un'identità e un valore? Vogliamo riconoscerne la presenza? Vogliamo provare a sentire che c'è?
Non è un ingombro.
E' parte di noi.
E' espressione, è emozione, è voce, è danza, è canto, è bellezza, è Amore.
Non funziona come vorreste? E' malato?
Si sente solo.
L'avete abbandonato quando piangeva. Non l'avete ascoltato e compreso.
Lo avete ricattato, ignorato, imbavagliato. Vi infastidiva il suo pressante pianto, vi addoloravano le sue lacrime.
Siete rimasti dove "non dovevate restare", anche da adulti.
A farvi del male.
Perché in fondo sapevate per cosa stavate soffrendo. Ma non avete mai "preso in carico" la situazione, né avete tentato di rielaborare e modificare l'origine di quella immensa tristezza.
"Oggi" è il risultato di "ieri".
Ma "oggi" è anche un'opportunità. Un'opportunità di "domani".
Prendete tra le braccia quel "bambino" e consolatelo.
Tranquillizzatelo.
Sussurrategli che non è sbagliato piangere. Che se è triste può restare in quel sentimento di impotenza. Che si possono provare certe emozioni "scomode".
Sarebbe già un passo. Un passo importante.
E poi osservate cosa cambia intorno a voi. E dentro di voi.
Magia...
Mirtilla Esmeralda
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ilpensierononlineare-10 · 3 months ago
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(via Fides.)
Fidarsi dell’altro implica un sottile gioco che si regge in punta di piedi, stando in bilico, tra equilibrio e follia. 
E’ la rinuncia ad una piccola quota di sé che entra necessariamente a far parte dell’altro. E’ rischio, gioco e mistero. 
Fidarsi è affidarsi e affidarsi è fidarsi; sono fasi -pezzi- dati dalla stessa impronta che gestisce il movimento relazionale.
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pollicinor · 9 months ago
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La nostra cultura ci insegna che l'amore dovrebbe accenderci in ogni momento. David Chambers, un esperto di appuntamenti e coordinatore di intimità per uomini, ci consiglia di non confondere la mancanza di problemi con la monotonia. «Se non hai mai sperimentato una relazione amorosa serena e sana, un'esperienza del genere può sembrare noiosa e poco eccitante. Magari è perché il tuo sistema nervoso è abituato al caos e all'incoerenza. Alla base di relazioni risolte e ben assortite c'é anche l'abitudine all'amore sano, magari anche quando è meno intenso», ci spiega. Come si arriva a risultati del genere? Magari va un po' riconfigurata la forma mentis. «Occorre trovare un equilibrio tra le paure, i pregiudizi sui rapporti e l'istinto», dice David Chambers. «Le strade da seguire sono molteplici, ma occorre innanzitutto scardinare le convinzioni negative sui rapporti più radicate nell'inconscio, così da non lasciarsi intrappolare negli schemi che invece vanno distinti chiaramente»
Dall'articolo "Sei una persona che dà e pretende il massimo in un rapporto? Una psicologa relazionale spiega se ti stai accontentando oppure no" di Daisy Jones
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paolosala · 10 months ago
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Equilibrio tra lavoro e vita privata: un obiettivo necessario
In un mondo che esalta il successo professionale come massima aspirazione, il rischio di trascurare la sfere personale della vita è alto. L’attenzione quasi ossessiva verso carriera e risultati può facilmente mettere in ombra l’importanza di dedicare tempo alla propria sfera emotiva e relazionale. I racconti di molti professionisti di successo possono ispirare, ma servono anche da monito:…
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yoganostress · 1 year ago
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YOGA ROMA LEZIONI GRATUITE OPEN DAYS from Yoganostress.it Vito Perillo on Vimeo.
Yoganostress ti invita agli Open Days durante le Feste! Non ci crederai, questa volta gli Open Days durano 1 mese.
Hai a disposizione dal 15 dicembre 2023 al 15 gennaio 2024, 1 mese di tempo, e ben 2 lezioni di prova gratuite, perché, si sa, a Natale siamo tutti più buoni. Attenzioni ci sono nuovi orari!
Approfittane perché al di fuori degli open days le lezioni di prova prevedono una quota di partecipazione di € 10.
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Poi iscriviti subito, l’abbonamento dura 1 mese e parte dal giorno in cui inizia (NON dal 1 a fine mese).
Per info contattami al 3755741454.
Perché partecipare alle lezioni di Hatha Yoga e Yoga Nidra con il Metodo Yoganostress? IL METODO YOGANOSTRESS Esplora l’armonia del movimento con la nostra pratica di gruppo di yoga (Hatha Yoga e Yoga Nidra) con il Metodo Yoganostress, un equilibrio unico tra ascolto, dolcezza e dinamicità adatto a tutte le età. Risolvi acciacchi, dolori articolari, muscolari, ansia e stress, o qualsiasi altra problematica, avvicinandoti al benessere globale attraverso il nostro approccio olistico verso il corpo, le emozioni e la mente.
Tenendo conto delle tue difficoltà il percorso ti conduce a raggiungere una corretta postura e il benessere che ricerchi dando la priorità all’elasticità della colonna vertebrale dove per lo yoga risiede la salute e i principali percorsi energetici.
Pratiche sul respiro, di rilassamento e di meditazione completano il metodo Yoganostress per imparare a respirare, a calmare la mente e ridurre notevolmente ansia e stress.
Filo conduttore di tutte le pratiche durante la lezione sono la gradualità, la dolcezza, la presenza al fine di raggiungere uno stato di benessere e di spensieratezza, in cui sei consapevole e nel qui e ora.
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La lezione verrà confermata solo se ci sono almeno 3 prenotati sicuri.
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mindfulness75 · 1 year ago
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IL POTERE DELL'ASSERTIVITÀ: SCOPRI COME MIGLIORARE LA TUA VITA ATTRAVERSO UNA COMUNICAZIONE EQUILIBRATA
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Hai mai sentito parlare dell'assertività come chiave del successo personale❓Ma cosa significa davvero essere assertivi dal punto di vista psicologico❓
Essere assertivi implica la capacità di affermare i propri diritti, desideri, bisogni ed opinioni nel rispetto degli altri. Immagina di essere un 'guerriero gentile', capace di difendere le proprie idee senza trascurare il rispetto per gli altri.
I Vantaggi della Comunicazione Assertiva
Azione per il Bene Individuale: Essere assertivi consente di agire in modo vantaggioso per sé stessi, come dire di no senza sentirsi in colpa, esprimere richieste in modo efficace e offrire critiche costruttive quando necessario.
Relazioni Equilibrate e Soddisfacenti: Migliora le relazioni, conferendogli un equilibrio più armonioso e soddisfacente.
Autostima e Fiducia Potenziate: Contribuisce a rafforzare l'autostima e la fiducia nelle proprie capacità.
Miglioramento dello Stato d'Animo: Aumenta il senso di auto-efficacia, migliorando il nostro umore complessivo.
Riduzione dell'Ansia Sociale: Riduce l'ansia, specialmente quella sociale, poiché esporre se stessi in situazioni in cui si affermano i propri diritti spesso riduce le paure, portando a risposte più positive di quanto ci aspettassimo.
Navigare tra Passività e Aggressività
L'assertività si colloca al centro di un continuum che va dalla passività all'aggressività. La passività, un atteggiamento inibito e sottomesso, contrasta con l'aggressività, caratterizzata da prevaricazione e svalutazione dell'altro.
L'assertività, invece, offre un equilibrio. Perché, allora, non tutti adottano uno stile assertivo❓
Le persone sviluppano modalità di comunicazione basate sulle esperienze di vita. Se desideri cambiare il tuo approccio relazionale, l'assertività è apprendibile❗️
Sfatare Miti Diffusi
Il Mito della Modestia: La modestia come virtù viene spesso fraintesa, portando a una negazione dei meriti personali. Riconoscere le proprie qualità è un diritto, non un'arroganza.
Il Mito dell'Ansia: Esprimere ansia non è segno di debolezza. Siamo esseri umani e l'onestà emotiva può promuovere la comprensione reciproca.
Il Mito dell'Obbligo: Libertà di dire no, di dissentire e di chiedere sono fondamentali per relazioni sane e soddisfacenti.
Spunti Applicativi sull'Assertività
Concludiamo con i 10 diritti assertivi:
Esprimere chiaramente opinioni, emozioni, desideri e bisogni.
Non dare ragioni o scuse per il proprio comportamento.
Giudicare la necessità di trovare soluzioni ai problemi altrui.
Cambiare le proprie opinioni.
Commettere errori e assumersene la responsabilità.
Dire "Non lo so".
Essere liberi dal giudizio altrui prima di entrare in relazione.
Essere irrazionali nelle decisioni.
Dire "Non capisco" e "Non me ne occupo".
Dire no senza ansia o disagio.
E tu❓Rispetti questi diritti❓Se hai bisogno di supporto, contatta un professionista. Diventa assertivo, diventa te stesso❗️"
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Tito Bisson
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chez-mimich · 2 years ago
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ANATOMIA DI UN SUICIDIO
Il nuovo talento della drammaturgia britannica si chiama Alice Birch, ha trentacinque anni ed è l’autrice della bellissima “Anatomia di un suicidio”, (tradotto in italiano da Margherita Mauro per il Saggiatore), pièce teatrale di tre ore filate in scena al Piccolo-Teatro Grassi di Milano, fino al 19 marzo, una co-produzione del Piccolo Teatro e “Casadargilla” per la regia di Lisa Ferlazzo Natoli e Alessandro Ferroni. Nonna, mamma e nipote legate dal filo di un male di vivere profondo e le loro vicende si dipanano sincronicamente sulla scena pur se vissute in tempi diversi: gli anni Settanta per la nonna, il Duemila per la figlia e il Duemilatrentacinque per la nipote. Una trovata drammaturgicamente geniale e una narrazione scarna, fatta di dialoghi o monologhi che tengono le protagoniste sospese sull’abisso, ma senza mai lasciarle precipitare. Le tre donne vissute in anni diversi, sono indubbiamente legate da una pulsione verso la morte e da una incapacità di vivere i grandi temi della vita, come l’amicizia, l’amore, la maternità, la nostalgia, il ricordo, senza farsi inghiottire completamente da quel cono d’ombra che alberga in ogni essere umano. Le tre donne, e il loro “ennui”, se non proprio la loro depressione, (e in questo sta la genialità della scrittura della Birch), sono coniugati con una sorta di “Zeitgeist”: se la nonna Carol, accanita fumatrice, vive una solitudine e una incomunicabilità tutta da anni Settanta, la figlia Anna, annega nella droga l’incapacità relazionale di inizio millennio, mentre la nipote Bonnie, che vive o per meglio dire “vivrà” in un futuro prossimo venturo, dopo relazioni lesbiche prive di convinzione, sceglierà la via di fuga della sterilità volontaria per urlare la sua angoscia verso il mondo. Le parole e le espressioni di questa angoscia, fondanti il dramma stesso, si ripetono, anzi “si tramandano” da nonna a figlia e a nipote, con rimandi veicolati dalla forza insopprimibile della memoria e dei luoghi, anche in senso inverso dalla nipote alla nonna. Vale senz’altro la pena spendere qualche parola, sulle grandi capacità degli attori in scena (ben dodici in scena, qualche volta contemporaneamente), di recitare con un grande equilibrio che permette una simultaneità, senza che questa diventi sovrapposizione. Talentuose senza egocentrismi le recitazioni delle tre protagoniste Tania Garribba, Petra Valentini e Federica Rosellini. Ultima nota di merito alla statica scena di Marco Rossi, un po’ “tedesca-off-anni Settanta”, che garantisce un ambiente neutro per il passato, il presente e il futuro. Grande merito del Piccolo Teatro di Milano, per il coraggio di portare in scena testi nuovi della drammaturgia contemporanea.
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idea-multilateral · 2 years ago
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Idea!
Dovranno incrementare gli investimenti nel digitale mentre saranno impegnati nel riorganizzare l’esperienza nel punto vendita.
In definitiva, i negozi devono offrire un equilibrio di esperienze “contactless” e immersive per soddisfare le diverse esigenze dei consumatori.
Un ruolo fondamentale nel futuro del retail sarà sempre più giocato dalla capacità di integrare al meglio canali digitali e fisici, in un’ottica omnicanale vincente.
È questa la prospettiva evidenziata dai vari lockdown imposti dalla pandemia: appena possibile i clienti sono tornati nei punti vendita alla ricerca di una shopping experience reale, dopo, tuttavia, un primo passaggio online, verificando la disponibilità di un prodotto attraverso l’app. o eseguendo una ricerca sul sito web del rivenditore.
In questo senso la “Moda” è già tra settori più avanzati, con il 40% dei consumatori che acquista in modo ibrido; al contrario, la tendenza trova maggiori difficoltà ad affermarsi per i beni di largo consumo, acquistati dal 75% degli italiani nei negozi fisici.
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L’innovazione Digitale nel Retail (commercio al dettaglio o “fisico”), oggi vuol dire essenzialmente 4 cose:
riprogettazione del punto vendita - allo store tradizionale si affiancano nuovi concept, integrati completamente con l'online;
esperienza fluida e "omni-experience" - il digitale estende lo spazio (fisico e virtuale) e prolunga il tempo (prima e dopo la visita) dell’interazione con il visitatore, si offre al cliente un’esperienza fluida non solo di contatto con i prodotti, ma anche di relazione con qualcuno con cui condivide interessi, passioni ed esperienze di vita;
maggiore prossimità al consumatore, sia fisica che funzionale - il piccolo store di quartiere abilita, infatti, un eCommerce di prossimità con tempi di consegna più rapidi e focus sull’aspetto relazionale;
revisioni organizzative - i retailer (commercianti fisici o al dettaglio) ricercano nuovi ruoli e competenze in grado di guidare la trasformazione e abilitare meccanismi di coordinamento.
Per comprendere meglio la portata di tali innovazioni, è importante tenere a mente un dato: nel nostro Paese la densità di imprese per chilometro quadrato sia 1,4 volte la media europea, eppure c'è ancora tanta strada da fare per quel che riguarda le voci innovazione e fatturato. Il mosaico del Retail italiano si compone di piccole imprese con pochi dipendenti e guadagni modesti, distribuite in maniera disomogenea nel territorio. Innovazione digitale e formazione di nuove competenze devono diventare i comandamenti per non soccombere.
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parolerandagie · 3 years ago
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Il Primo Principio dell’Eudaimodinamica
Il primo principio della termodinamica racconta di un aspetto intuitivo fra i corpi fisici, ed in particolare a riguardo delle temperature che li caratterizzano; in buona sostanza, racconta di come, due corpi fisici che per qualche ragione vengano a contatto, si scambino calore fino a quando non avranno raggiunto ugual temperatura: sostanzialmente il corpo che era più caldo si troverà ad essere più freddo di quanto fosse all’inizio, e quello più freddo più caldo.
Se lo stesso principio valesse per le relazioni ed invece del calore, lo scambio, avvenisse sulla base della felicità e della serenità, sarebbero molte le storie inspiegabili che improvvisamente prenderebbero tutto un altro significato, che improvvisamente diventerebbero coerenti ed organiche.
Perché, ne sono certo, anche voi siete stati parte di una relazione che inaspettatamente nasce, evolve (pochissimo ed in pochissimo tempo) e si interrompe, improvvisamente, senza ragione apparente, magari oggi per domani e vi lascia sconfortati, tristi, pieni di amaro stupore e (anzi soprattutto) molto meno felici e molto meno sereni di quanto eravate prima che il tutto iniziasse (e finisse)…ecco, alla luce dell’applicazione dell’appena nato (per traslazione) Primo Principio dell’Eudaimodinamica (dal greco eudaimonia: felicità) eravate solamente il corpo relazionale ‘’più felice’’ dei due che sono venuti a contatto e quella felicità avete ceduto al corpo relazionale ‘’meno felice’’ fino al raggiungimento di un equilibrio che vi ha visti caldi uguali.
Il primo principio della termodinamica è ‘’solo’’ fisica (e pure piuttosto elementare) e quindi non indaga a riguardo delle ragioni per cui i due corpi sono venuti a contatto, e nemmeno delle possibili intenzioni o dei possibili obiettivi subordinati al verificarsi del contatto, che uno dei due corpi potrebbe avere; ma il primo principio dell’eudaimodinamica, invece sì, e con malizia sospetta che il corpo relazionale ‘’più freddo’’ abbia volutamente cercato il corpo ‘’più caldo’’ e volutamente lo abbia spinto a quel contatto, proprio per sottrargli quella quantità di felicità che lui non aveva, ed una volta esaurita la  possibilità di cessione, a causa dell’equilibrio raggiunto, si è allontanato, magari alla ricerca di qualche corpo nuovo con cui operare la stessa interazione.
Ora, mi rendo conto che sapere la causa di un male (o di un malanimo) non riduce affatto la sofferenza che si prova, ma mi piace pensare che, riflettere su questo possibile fenomeno, potrà offrire uno strumento preventivo, od investigativo, la prossima volta che, inaspettatamente, proprio in un momento di felicità e serenità, qualcuno si approssimerà.
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abr · 3 years ago
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PARIGI -  Tre imprenditori francesi stanno costruendo delle «oasi cristiane», villette con giardino fuori dalle grandi città ma vicine a monasteri, per offrire «una vita privata pienamente autonoma, la vicinanza fraterna con altre famiglie cristiane e il radicamento in seno a un territorio, per una vera ecologia relazionale e spirituale». Il progetto «Monasphère» è cominciato lo scorso gennaio da Clos Saint-Gabriel, un gruppo di 17 case tra gli 84 e i 180 metri quadrati, immaginato come un quartiere che si integra al villaggio dell’Ile-Bouchard, (...) 250 chilometri a sud-ovest di Parigi. (...).  Nel sito di Monasphère viene spiegato che il Clos Saint-Gabriel incarna la promessa di «una vita vicino a un importante luogo spirituale, che presenta un giusto equilibrio tra quiete famigliare e rapporto fraterno con i vicini». (...) L’idea di fondare questi nuovi quartieri risponde a due esigenze: da un lato assecondare la tendenza (...) che si è accentuata con la pandemia, di lasciare le grandi città (...) per riavvicinarsi alla natura e magari realizzare il sogno della villetta con giardino; dall’altro offrire ai cattolici praticanti la possibilità di vivere secondo la loro fede in un ambiente protetto (...). E qui sono nate le polemiche, perché l’impostazione (...) è in contrasto con la politica francese (...), ovvero la determinazione a denunciare e combattere il «comunitarismo», la tentazione a vivere tra uguali sulla base di valori che non sono quelli laici e universalisti della République. In particolare, la lotta al comunitarismo è soprattutto lotta al separatismo islamista, con una legge voluta dal presidente Macron per impedire che le frange radicali dell’islam «facciano secessione dalla Repubblica» e vivano tra loro secondo le regole dettate dal Corano invece che rispettando i principi della Repubblica. Il progetto Monasphère è rivolto ai cattolici tradizionalisti e non ai musulmani salafiti, ma il problema si pone lo stesso. (...) (...) I promotori hanno già individuato molti altri luoghi, in tutta la Francia, dove costruire le loro «oasi cristiane», forti anche dell’appoggio ideologico di molti uomini di Chiesa. Scrive per esempio monsignor Pierre-Antoine Bozo, vescovo di Limoges: «La vita monastica ha contribuito grandemente a plasmare la cultura europea (…). È una buona idea quella di venire a ritrovare sé stessi all’ombra dei monasteri (...)». Di fronte alle accuse di comunitarismo, i promotori assicurano in un comunicato che «valuteranno tutte le domande di acquisto, senza prisma religioso».
https://www.corriere.it/esteri/22_febbraio_13/francia-progetto-quartieri-solo-cristiani-dell-imprenditore-smartbox-polemica-79a01a86-8cd4-11ec-ab58-6edac401c3bd.shtml
L’avevo preconizzato che si tornava ai tempi dei MONASTERI. 
Ps., messaggio a Macron: combattere il “comunitarismo” col melting pot è esperimento già fallito da decenni, si scontra contro il buonsenso: è mettere le mele marce nel cestino delle mele sane (ne basta una per far marcire tutto il cesto). Che poi l’intento francese sarebb combattere il fondamentalismo islamico non in quanto culturalmente estraneo e incivile, ma perché in contrasto con il fondamentalismo statal republicaine. E’ la logica pervertita dei senza radici: “no al velo QUINDI no al crocifisso”.
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a-dreamer95 · 4 years ago
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Non è stato facile capire cosa mi appassionasse davvero, non è stato facile cambiare tutto quello messo in gioco ed accettare le tante critiche. Nulla è stato facile in questi lunghi anni, ma alla fine eccoci qui. E non è niente di speciale, forse, ma solo io so cosa c'è dietro tutto questo. Alla fine, ognuno gli dà il senso che vuole. ❤️
Come pretendi di conoscere gli altri, se non conosci nemmeno te stesso?! Io sono ancora alla ricerca di un equilibrio fisico, alimentare, sentimentale, relazionale, psicologico...
Cerca sempre di reinventarti, perché é l’unica via per andare avanti.
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susieporta · 5 months ago
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Quel che non tagliamo da soli ci viene tagliato.
E non sempre sono persone o cose.
A volte sono parti di noi.
Gli accumuli energetici in dei punto del sistema energetico vanno ripuliti, altrimenti ci mette la mano l’universo.
Per questo molte persone ad un certo punto perdono l’integrità fisica: o meglio viene restituito loro un nuovo equilibrio (magari in seguito ad un intervento o un incidente), ma se non vedono al di la del corporeo e si ostinato a rimanere nella medesima forma energetica, ci saranno altri “tagli”.
Io sono già stata “tagliata” nel quinto chakra (perché ho tenuto un segreto per anni) e nel secondo chakra.
Ci sono poi tagli sottili e invisibili che avvengono sul piano relazionale, affettivo.
Allenandosi a guardare il proprio tema, certi escursus possono essere chiariti e resi consci.
Ma al solito chi non guarda, rimane cieco, anche perché una facoltà che non si esercita la si perde…
Rilfessioni…
Claudia Crispolti
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perunfuturomigliore-blog · 5 years ago
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Autismo, come cambia la vita delle femiglie
L’autismo o anche indicato come disturbo dello spettro autistico come indicato dal  DSM V, è un disturbo che può compromettere diverse sfere della vita di un bambino. Pensiero, linguaggio e modalità di espressione con una gravità che può variare in relazione al caso. Un bambino autistico può rispondere agli stimoli esterni in maniera diversa e anomala come ad esempio movimenti del corpo ripetitivi e stereotipati, come per esempio battere le mani, o anche mostrare un attaccamento morboso alle cose, difficoltà di cambiamenti nella vita quotidiana e persino aggressività. Compromettendo così la capacità relazionale e sociale di un bambino e la sua normale crescita, infatti hanno serie difficoltà ad interagire con i propri coetanei e non solo con gli adulti, rispondendo in maniera alterata agli stimoli provenienti dall’ambiente esterno, presentano difficoltà nel linguaggio verbale e non verbale e spesso deficit cognitivi più o meno gravi.  I bambini autistici sono individui con una sensibilità spesso superiore rispetto al normale, questo ne determina una facilità nella perdita del controllo.
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Una patologia questa che non ha cura e oltretutto imprevedibile, infatti ancora ad oggi non sono stati individuati precisamente i fattori che scatenano l’autismo, si fanno delle ipotesi sull’intrecciarsi di elementi genetici e ambientali che ancora però non ritrovano un riscontro certo. I primi sintomi solitamente emergono dai 24 ai 36 mesi e in questo caso una diagnosi precoce è la soluzione migliore per la definizione di un approccio adatto per affrontare al meglio questo tipo di patologia, non solo per il benessere del piccolo, ma anche per i genitori che si ritrovano a dover affrontare una situazione inaspettata e per forza di cose imparare il più in fretta possibile a gestirla.
Trovare un equilibrio, è questo che le famiglie devono fare, con l’aiuto di terapeuti che ha la funzione di dare supporto ai genitori così da facilitare nel limite del possibile un adattamento alla situazione e alle reali potenzialità del bambino, che ovviamente si scontrano con il fanciullo idealizzato da mamma e papà.
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Una diagnosi di disturbo di sviluppo, ossia di un danno neurobiologico che si ripercuote su tutti gli aspetti della vita quotidiana, sconvolge l’intero sistema intrafamiliari, Da una parte è come dover affrontare una sorta di lutto per la perdita del bambino tanto atteso e sognato, per fare i conti dalla realtà UN bambino autistico non può però essere visto solo come un problema a cui doversi adattare perché si tratta di piccoli che hanno anche tantissime qualità, infatti spesso sorprendono con abilità fuori dal comune.
Inoltre non si può di certo generalizzare, ogni caso è completamente differente, le famiglie di bambini con un disturbo dell’aspetto autistico si trovano a dover fare i conti con una patologia che non ha delle modalità di azione preconfezionati ma bisogna imparare modi unici e appropriati per vivere la situazione in maniera ottimale e aiutare il bambino nel difficile percorso che insieme dovranno affrontare.
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