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#emergenza rifiuti roma
lamilanomagazine · 8 months
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Termovalorizzatori, Schifani commissario per accelerare costruzione impianti in Sicilia
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Termovalorizzatori, Schifani commissario per accelerare costruzione impianti in Sicilia L'emendamento del relatore al "decreto energia" approvato questa notte dalle commissioni Ambiente e Industria della Camera prevede la nomina del presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, a commissario straordinario per «il completamento della rete impiantistica integrata» e per «la realizzazione e localizzazione di nuovi impianti di termovalorizzazione di rifiuti». Gli uffici di Palazzo d'Orléans precisano che, a differenza di quanto riportato da alcuni organi di stampa, le competenze in materia di gestione dei rifiuti della Regione e degli enti territoriali, quindi, non cambiano. La nuova disposizione legislativa, pronta per essere votata dall'Aula, interviene infatti per accelerare, sempre nel rispetto delle norme, le procedure di costruzione dei termovalorizzatori, che risolveranno la situazione di emergenza, evitando il costoso trasferimento dei rifiuti all'estero. Un iter già sperimentato dal precedente governo nazionale con Roma Capitale. L'incarico di commissario avrà una durata di due anni, prorogabile.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Emergenza rifiuti a Roma, la rabbia degli abitanti: "Pulizia a macchia di leopardo, non ne possiamo più"
  “Non ne possiamo più, è così dappertutto in città. La pulizia viene fatta a macchia di leopardo: un giorno un quartiere è pulito e un altro è sporco, il giorno dopo il contrario”. In diretta dalla zona Torpignattara, a Roma, l’inviata di “Mattino Cinque News” raccoglie la frustrazione degli abitanti, stanchi di vedere le loro strade invase dai rifiuti. “Siamo vicini a monumenti, chiese e…
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Scoprire i Segreti di una Disinfezione Efficace dei Pozzi Neri
Sei alla ricerca di servizi di pronto intervento spurgo a Roma per garantire un sistema settico pulito e funzionante? Se sì, sei nel posto giusto! Offriamo soluzioni su misura per mantenere il tuo sistema settico in condizioni ottimali. La nostra azienda è specializzata in servizi di pronto intervento spurgo a Roma e offre competenza, esperienza e professionalità per risolvere qualsiasi problema legato ai pozzi neri. Scopriamo insieme i vantaggi di una disinfezione adeguata per il tuo impianto settico.
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La Necessità della Disinfezione
Molte persone tendono a trascurare la disinfezione dei pozzi neri, considerandola un passo superfluo. In realtà, la disinfezione è un'attività essenziale per garantire l'igiene e la sicurezza del sistema. I pozzi neri accumulano rifiuti organici e batteri nocivi nel tempo, e senza una corretta pulizia e disinfezione, possono diventare un terreno fertile per germi e agenti patogeni. Ciò non solo mette a rischio la salute della tua famiglia e della comunità, ma può anche causare problemi più gravi al sistema settico, portando a costosi interventi di riparazione.
I Vantaggi di una Disinfezione Professionale
La nostra azienda di pronto intervento a Roma comprende l'importanza della disinfezione per la salute pubblica e l'ambiente. Ecco alcuni vantaggi di affidarti ai nostri esperti:
Pulizia Profonda: Utilizziamo attrezzature all'avanguardia per rimuovere completamente i rifiuti e i depositi accumulati all'interno del tuo pozzo nero. Una pulizia profonda riduce il rischio di intasamenti e malfunzionamenti.
Disinfezione Efficace: I nostri professionisti impiegano metodi di disinfezione sicuri ed efficaci per eliminare batteri, virus e altri organismi nocivi presenti nel sistema. Questo contribuisce a garantire la qualità dell'acqua sotterranea e a ridurre i rischi per la salute.
Risparmio di Tempo e Denaro: Affidarsi a specialisti del settore ti consente di risparmiare tempo e denaro a lungo termine. Una disinfezione periodica evita costosi interventi di emergenza e prolunga la vita utile del sistema settico.
Il Nostro Impegno per la Sicurezza e l'Ambiente
La sicurezza dei nostri clienti e la tutela dell'ambiente sono le nostre priorità assolute. Tutti i nostri servizi di spurgo a Roma sono eseguiti nel rispetto delle normative ambientali e sanitarie. Utilizziamo prodotti biodegradabili e metodi sostenibili per minimizzare l'impatto sul pianeta. Siamo certi che, dopo aver compreso l'importanza della disinfezionedei pozzi neri, desideri garantire il benessere della tua famiglia e della comunità. La nostra azienda è pronta ad assisterti con servizi di pronto intervento spurgo a Roma, offrendo una soluzione completa per il tuo sistema settico. Contattaci oggi stesso 0686356937 per saperne di più sui nostri servizi e visita il nostro sito web https://serviziurgentiroma.it/pronto-intervento-spurgo/disinfezione-dei-pozzi-neri/ se desideri ulteriori informazioni sui nostri servizi.
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infosannio · 1 year
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Emergenza rifiuti a Roma, indaga la Procura: “Interruzione di pubblico servizio”
L’inchiesta dopo la denuncia presentata dai residenti di Torpignattara contro Ama e il Comune (di Riccardo Caponetti, Valentina Lupia – repubblica.it) – La spazzatura di Torpignattara arriva in procura. Dopo la denuncia per interruzione di pubblico servizio presentata dai residenti contro Ama e il Comune, il pm Rosalia Affinito dovrà procedere con le indagini. Ma facciamo un passo indietro. A…
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Smog in Italia: cosa fare e quanto ancora c'è da fare
Lo smog, termine derivato dalla combinazione di "smoke" (fumo) e "fog" (nebbia), è un fenomeno atmosferico che si verifica anche in Italia nelle aree urbane, in cui la concentrazione di particelle inquinanti nell'aria supera i limiti consentiti. Questo fenomeno è una vera e propria emergenza sanitaria che ha ripercussioni negative sulla salute della popolazione, sulla fauna e sulla flora. Smog in Italia: un problema reale In Italia, lo smog è un problema che affligge molte città, soprattutto nel periodo invernale, quando la situazione si aggrava a causa del riscaldamento domestico e dell'aumento del traffico veicolare. Secondo i dati del Ministero dell'Ambiente, le città più inquinate sono Milano, Torino, Roma e Napoli. La causa principale dello smog è l'emissione di sostanze inquinanti nell'atmosfera, come il monossido di carbonio, l'ossido di azoto, il biossido di zolfo e le particelle fini. Queste sostanze sono prodotte principalmente dai veicoli a motore, dalle centrali termoelettriche, dalle attività industriali e dall'uso domestico di combustibili fossili. Come combattere lo smog? Per combattere lo smog, sono stati adottati diversi provvedimenti a livello nazionale e locale. Tra i provvedimenti adottati ci sono la riduzione delle emissioni dei veicoli a motore, l'obbligo di utilizzare combustibili meno inquinanti nelle attività industriali e la promozione di soluzioni alternative di mobilità come il car pooling, la bicicletta e il trasporto pubblico. Inoltre, esistono sono misure di informazione e prevenzione, come l'istituzione di un sistema di allarme per lo smog e l'adozione di restrizioni alla circolazione dei veicoli in caso di superamento dei limiti consentiti. Sforzi da fare ancora Nonostante queste misure, lo smog rimane un problema serio in Italia e sono necessari ulteriori sforzi per ridurre le emissioni di sostanze inquinanti e migliorare la qualità dell'aria. Per fare la propria parte, è importante che ogni cittadino si impegni a ridurre la propria impronta ambientale, adottando comportamenti virtuosi come l'utilizzo di mezzi di trasporto sostenibili, la riduzione del consumo energetico in casa e il riciclo dei rifiuti. Foto di Ralf Vetterle da Pixabay Read the full article
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ifattinews · 2 years
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Diaco-M5S e De Santis-Lista civica Raggi: allarme dopo il rogo di Malagrotta
Con una nota congiunta i consiglieri capitolini Daniele Diaco e Antonio De Santis invocano soluzioni ottimali per la gestione dell’emergenza sulla raccolta dei rifiuti che rischia il blocco in seguito all’incendio al Tmb di Malagrotta. “Come fu per gli incendi al Tmb Salario e a Rocca Cencia, il rogo al Tmb di Malagrotta – anche questo probabilmente di origine dolosa – rischia di mettere in…
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culturaesocieta · 3 years
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luciamosca14 · 5 years
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Codici: “Il Campidoglio finalmente ammette l’emergenza rifiuti, avanti con l’azione per il rimborso Tari” ROMA - Riceviamo dall'associazione Codici relativamente all'emergenza rifiuti e pubblichiamo: "Non è un concorso fotografico, ma la strada che devono percorrere i romani per chiedere la riduzione della Tari.
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corallorosso · 5 years
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Emergenza climatica, quello che un tassista romano ha capito (e i politici no) di Elisabetta Ambrosi ... Proprio ieri mi è successa una cosa che mi ha quasi sconvolto. Per una necessità urgente (avevo perso le chiavi del motorino) ho dovuto prendere un taxi. Mi è capitato un signore italiano anziano, parlava male, con un forte accento, non capivo bene di dove fosse. Abbiamo parlato del più e del meno, mi ha raccontato che a 67 anni anni gli tocca lavorare perché ha una pensione di 700 euro, nonostante lavori da 14 anni. Poi mi ha detto che con quella pensione potrebbe vivere al suo paesino, in Molise, ma la moglie non vuole venire, ha figli e nipoti ed “è meglio trovare la luce quando uno torna a casa”. Mi ha detto che al suo paese ci sono solo anziani, la sera c’è il coprifuoco, a gente aspetta di morire e basta. E poi, dopo aver constatato che il 16 dicembre facevano 17 gradi alle sei di sera, ha cominciato a parlare di clima. Una specie di monologo, letteralmente ipnotizzante. Ha detto che 17 gradi di inverno è assurdo, che al suo paese – 800 metri – non fa più freddo da anni ormai. Ha ricordato quando era bambino, a ottobre cominciava la neve per mesi, e siccome c’era il ghiaccio la terra restava coperta, “e riposava, e solo riposando a terra può dare frutti”. Ha parlato di un’agricoltura impazzita, dove le piante fioriscono dicembre e poi a gennaio il gelo le distrugge, ha detto che rischiamo che non si produca più nulla, non ci sia niente da mangiare. “Qui tra poco sarà l’Africa, ma le persone non si rendono conto, è una tragedia, i politici non fanno nulla”. Ha parlato del problema dell’inquinamento che si intreccia con quello del clima, dei fiumi inquinati, della gente che rovescia qualsiasi cosa e nessuno controlla: anche a Roma, di notte, è pieno di persone – ha detto – che rovesciano rifiuti ovunque. Si è chiesto come si può continuare così, con le temperature che si alzano, “al mio paese non c’è più e sulle montagne l’erba è secca”. Si faceva questa domande con un tono disperato, era disperato, impaurito, sgomento. Mi ha trasmesso la sua disperazione. La cosa che mi ha sconvolto è la lucidità con cui descriveva la situazione, con le parole di uno che ha occhi per vedere, vedere ciò che accade, rendersi conto che il clima è già stravolto e che il futuro che ci aspetta è angosciante, ma nessuno fa nulla. Ed era una persona probabilmente con licenza elementare. Un uomo semplice. Che però si ricorda il gelo della sua infanzia, lo confronta con i diciassette gradi di inverno, con la natura morente, con le piante che non danno frutto e fa due più due. Non ci vuole molto. Vedi se vuoi vedere. C’è gente con laurea e dottorato, ci sono giornalisti, se si possono chiamare tali, che pure o continuano a negare o essere del tutto indifferenti. La maggior parte delle persone continua a negare, forse per paura, forse per impotenza, ma purtroppo questo non porta né i nostri politici ad agire né la situazione a migliorare.... I dati sotto i nostri occhi, le immagini sotto i nostri occhi, le sensazioni sotto i nostri occhi sono troppo evidenti perché continuiamo a negare. Ce l’ha fatta un tassista senza cultura, ma con acume e intelligenza. Ce la dobbiamo fare anche tutti noi. Ce la deve fare chi governa, perché altrimenti, come ha detto questo uomo semplice, “meritano di essere chiamati criminali”.
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paoloxl · 5 years
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Da diversi anni si discute sull’apertura di un centro di detenzione per il rimpatrio in Sardegna, da quando il cd. decreto Minniti-Orlando (D.l. 13/2017) aveva previsto di istituirne uno in ogni Regione.
Dopo le false partenze annunciate negli ultimi mesi, lunedì 20 gennaio 2020 è prevista l’apertura ufficiale del Centro di permanenza per i rimpatri (Cpr) a Macomer, il nono in Italia (otto sono già operativi, il decimo è in progetto di apertura a Milano).
In Sardegna l’apertura del Cpr ha trovato il pieno consenso politico degli amministratori regionali e locali coinvolti, presentato come strumento di deterrenza per lo sviluppo della rotta Algeria-Sardegna, attraverso la quale per lo più algerini, ma anche tunisini e libici, salpano dalla zona di Annaba per giungere sulle coste sud-occidentali dell’isola a bordo di piccole imbarcazioni.
A sostegno di tale tesi ha giocato la narrazione mediatica puntualmente orientata alla costruzione di una “emergenza sbarchi”. Sebbene dall’inizio del 2020 siano già arrivate 172 persone dall’Algeria, gli sbarchi del 2019 (circa 750) erano già in forte calo dal 2017, quando arrivarono in Sardegna quasi 2 mila persone. L’isola non è la destinazione finale per la maggior parte di loro, ma è territorio di transito, dato che vi rimangono giusto il tempo di ricevere il decreto di espulsione con accompagnamento al porto per lasciare il territorio (il cd. foglio di via). Negli anni, solo alcuni di loro sono stati trasferiti in Centri per il rimpatrio già attivi. Ma da oggi tale procedura potrebbe divenire la nuova prassi, e non solo per chi dall’Algeria giunge irregolarmente nell’isola, ma per tutti coloro che per vari motivi si trovano in condizioni di non poter rinnovare il proprio permesso di soggiorno senza aver commesso alcun reato (fattispecie molto comune ormai dopo l’entrare in vigore del primo decreto sicurezza che ha impedito il rinnovo di numerose tipologie di permesso di soggiorno) o chi, dopo avere già scontato un periodo di reclusione sarà nuovamente privato della libertà per essere identificato in vista del rimpatrio.
La struttura individuata a Macomer per essere adibita a Cpr è un ex carcere, chiuso perché non possedeva neppure i requisiti minimi previsti dalla legge per la detenzione, ma ora, dopo una prima fase di ristrutturazione sarà destinato a trattenere 50 persone e si giungerà a 100 alla conclusione dei lavori. La notizia dell’imminente apertura del Cpr è stata accompagnata dalle dichiarazioni degli amministratori locali che l’hanno accolta con favore, considerandola come occasione di sviluppo per il territorio, aggrappandosi ai pochi posti di lavoro derivanti dai servizi di cui avranno necessità le persone trattenute nel Centro e nelle possibili ricadute positive per l’arrivo delle forze dell’ordine.
Per il territorio del Marghine si tratta dell’ennesima servitù dello Stato italiano che lascia briciole nella ex zona industriale del centro Sardegna. Briciole per sfamare pochi lavoratori il cui scopo è quello di trattenere in prigione altri disperati senza un documento di soggiorno ma che combattono la stessa guerra per i diritti, la dignità e il lavoro.
Il sistema di affidamento a privati della gestione dei Centri di detenzione amministrativa per stranieri comporta il prevalere delle logiche di mercato, traducendosi nella riduzione della qualità dei servizi erogati e nella frequente violazione del rispetto dei diritti fondamentali delle persone ristrette.
In questo caso è stata la società Ors Italia, filiale del Gruppo Ors che gestisce centri per migranti in Svizzera, Austria e Germania ad aggiudicarsi l’affidamento per la gestione del Cpr di Macomer. Pare che la decisione di espandere le attività in Italia derivino dalla imminente inversione di rotta del governo austriaco che ha annunciato la chiusura del sistema degli appalti privati. La società è stata, inoltre, al centro di polemiche sulla mala accoglienza di un megacentro austriaco (gestito secondo il modello delle carceri private statunitensi: taglio dei costi e massimizzazione del profitto) ed è stata oggetto di un’inchiesta giornalistica sull’intreccio globale di politica e finanza che si cela dietro il gruppo Ors e la filiale Italiana.
Quindi, se per gli amministratori locali l’obiettivo dell’apertura del Cpr è il risveglio economico del territorio, attenzione! Perché la realtà sarà ben diversa. Infatti, queste strutture rappresentano notoriamente un pesante costo sociale ed economico per le collettività e di sofferenza per chi vi è trattenuto. Inoltre, i rappresentati della comunità macomerese dovrebbero porre l’attenzione non solo sulla sicurezza dei propri concittadini, rassicurandoli sulla natura carceraria del nuovo centro, che, quindi, manterrà in stato di reclusione le persone che vi saranno rinchiuse, ma dovrebbero invece essere consapevoli di quanto accade all’interno dei Cpr, delle continue violazioni di diritti segnalate e accertate anche dai monitoraggi istituzionali e ritenersi responsabili per quanto accadrà nel centro che hanno accettato di attivare nel proprio territorio.
A riprova dei danni prodotti ai territori, ricordiamo che la Presidenza del Consiglio e il Ministero dell’interno sono stati condannati per avere danneggiato l’immagine della città di Bari a causa dei “trattamenti inumani e degradanti praticati in danno dei detenuti” nel Cie (ora Cpr) di Bari e per essere rimasti inerti di fronte alle numerose segnalazioni di verifica sulle le condizioni in cui versavano le persone trattenute nel Centro, considerato non idoneo all’assistenza dello straniero e alla piena tutela della sua dignità in quanto essere umano. “Il danno all’immagine si giustifica alla luce di quella che è una normale identificazione, storicamente provata, tra luoghi ove si perpetrano violazioni dei diritti della persona e il territorio che li ospita” (Tribunale di Bari, sentenza n. 4089 del 10 agosto 2017).
Nei Cpr i cittadini stranieri irregolarmente presenti sul territorio sono reclusi in attesa dell’espulsione, misura che dovrebbe essere una eccezione, ma che invece si è trasformata in regola, tanto che da oltre 20 anni questi centri sono luoghi di privazione della libertà in cui vengono perpetrati soprusi, violenza fisica e psicologica.
Dall’apertura dei CPT (Centri di permanenza temporanea), creati dalla Legge Turco-Napolitano nel 1998, non si sono fatti passi in avanti. Tali centri hanno cambiato nome, passando da Cpt a Cie a Cpr, ma la sostanza non è cambiata. Le condizioni del trattenimento continuano a essere inumane e la loro funzione resta comunque fallimentare, visto che meno della metà delle persone trattenute sono effettivamente rimpatriate, il 43% nel 2018. Dato che conferma l’inopportunità di mantenere aperte tali strutture anche dal punto di vista dei costi economici oltre che sociali.
La Campagna LasciateCIEntrare riceve costantemente richieste di aiuto dalle persone recluse nei Cpr operativi: Torino, Palazzo San Gervasio (Potenza), Brindisi-Restinco, Bari, Trapani, Ponte Galeria (Roma), Caltanissetta, Trapani e Gradisca d’Isonzo (Gorizia), riaperto da circa une mese. Vengono segnalate violenze, abusi, trattenimento in isolamento, negazione di varie forme di assistenza, anche sanitaria e del diritto alla difesa. Alle ripetute richieste di accesso della società civile sono seguiti altrettanti rifiuti, tanto è vero che ormai è praticamente impossibile far accedere giornalisti e attivisti per accertare le condizioni all’interno de centri. La situazione è costantemente critica.
Il 18 gennaio a Gradisca d’Isonzo si verifica l’ennesima morte. Un giovane georgiano muore in seguito al pestaggio delle forze dell’ordine avvenuto all’interno del Centro, secondo quanto riportato dai compagni del centro. Una settimana prima a Caltanissetta, a Pian del Lago, si è verificata la prima morte di Cpr del 2020. Aymed, tunisino di 34 anni, trattenuto da oltre 9 mesi, è deceduto “di cause naturali” secondo il medico legale, ma secondo quanto raccontato dai testimoni, invece, Aymed non avrebbe ricevuto cure adeguate. Alla sua morte è inevitabilmente esplosa la rabbia dei compagni reclusi, fino a causare l’incendio di buona parte del centro.
Ma già in precedenza erano state segnalate le condizioni inumane in cui versava la struttura.
Il 2020 si era già aperto con le rivolte nei Cpr di Milo (Trapani) e di Torino, tentativi disperati di lotta per la libertà e per far giungere all’esterno la voce dei trattenuti.
Rabbia, rivolte, fiamme, disperazione, atti di autolesionismo, tentativi di suicidio, scioperi della fame, violenze subite e perpetrate contro sé stessi e contro l’ambiente circostante. Questa è la condizione di vita permanente all’interno dei Cpr.
Dal Cpr di Torino le proteste e gli atti di autolesionismo proseguono dallo scorso luglio dopo la morte di Faisal, trentaduenne bengalese, ma non si tratta della prima morte avvenuta nel centro in vent’anni di attività. Più volte ne è stata chiesta la chiusura.
Le carenze strutturali dei centri nonché il raddoppio dei termini di trattenimento amministrativo (ora 180 giorni) previsto dal Decreto sicurezza 1 (L. 132/2018) e l’impossibilità di un trattamento dignitoso contribuiscono a elevare i livelli di tensione, alimentando lo scoppio di proteste, puntualmente represse pesantemente dalle forze dell’ordine, cui segue ciclicamente l’inagibilità di alcune aree e, come spesso accade, se va bene, si viene trasferiti in centri di altre città, se va male, si continua a vivere nella stessa struttura stipati nelle aree “rimaste agibili”, rendendo ancora più precarie le condizioni del trattenimento. Situazione che accomuna i diversi centri.
Le varie forme di protesta si susseguono ininterrottamente in tutti i Cpr, da Torino a Caltanissetta, da Bari, a Trapani, Gradisca, Brindisi, Ponte Galeria. Anche se salgono alla ribalta mediatica solo sporadicamente, si tratta di una condizione permanente. Centinaia i casi di autolesionismo, diversi i morti, quotidiane le violenze. Non sono eventi isolati.
Sulle numerose testimonianze degli abusi viene tempestivamente inviata documentazione dettagliata al Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà, che nei suoi rapporti ha segnalato le diverse criticità per lo più rimaste inascoltate.
Nel corso degli anni, lo stesso Garante ha rilevato la situazione indegna in cui si vive nei Cpr, nei quali non sono garantite neanche le condizioni di vivibilità e del rispetto dei diritti delle strutture di tipo penitenziario “classico”.
Il decreto legge 13/2017, che ha allargato la rete dei Centri per il rimpatrio prevedendo l’apertura di un Cpr in ogni regione, ne ha delineato, sulla carta, la nuova configurazione di luoghi in cui garantire il rispetto della dignità umana, ribadendo anche il ruolo di verifica del Garante − a tal proposito, in vista dell’apertura del Cpr a Macomer è importante ricordare che il Consiglio Regionale della Sardegna non ha ancora provveduto a nominare il Garante regionale, nonostante sia previsto dalla legge regionale n. 7 del 2011. Ma come ha rilevato il Garante nazionale in seguito alle visite effettuate nei Cpr, l’impegno per il rispetto dei diritti fondamentali degli individui è rimasto solo dichiarazione di principio al quale “non è seguito un reale miglioramento delle condizioni di vivibilità e/o una diversa impostazione organizzativa delle strutture”. Il Garante ha anche evidenziato che il Ministero dell’Interno non ha mostrato alcuna attenzione alle criticità rilevate nei rapporti e alle raccomandazioni formulate per il loro superamento.
Alcuni dei nodi critici segnalati dal Garante tuttora persistenti riguardano “le scadenti condizioni materiali e igieniche delle strutture, assenza di attività, mancata apertura dei Centri alla società civile organizzata, scarsa trasparenza a partire dalla mancanza di un sistema di registrazione degli eventi critici e delle loro modalità di gestione, non considerazione delle differenti posizioni giuridiche delle persone trattenute e delle diverse esigenze e vulnerabilità individuali, difficoltà nell’accesso all’informazione, assenza di una procedura di reclamo per far valere violazioni dei diritti o rappresentare istanze” (Garante nazionale, Relazione al Parlamento 2019).
Appare chiaro come, dopo oltre 20 anni di esperienza, il sistema della detenzione amministrativa per i migranti non funzioni. È di fatto un sistema irriformabile e rappresenta il fallimento di una politica migratoria totalmente sbilanciata nell’ambito securitario, incapace di gestire gli ingressi e le presenze di cittadini stranieri nel territorio italiano ed europeo nel rispetto dei diritti fondamentali che dovrebbero essere garantiti a ciascun individuo.
Nessun altro Cpr deve vedere la luce. Tutti i Cpr devono chiudere definitivamente.
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lamilanomagazine · 9 months
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Incendio dell'impianto di Malagrotta: emergenza di smaltimento a Roma. Il presidente Bonaccini risponde alla lettera del sindaco Gualtieri
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Incendio dell'impianto di Malagrotta: emergenza di smaltimento a Roma. Il presidente Bonaccini risponde alla lettera del sindaco Gualtieri. Bologna. Come già avvenuto in altre situazioni di emergenza e altri territori fuori regione, l'Emilia-Romagna dice sì alla richiesta di sostegno che arriva da Roma dopo il vasto incendio all'impianto di smaltimento di Malagrotta, che ha drasticamente ridotto la capacità di trattamento di rifiuti urbani indifferenziati nella Capitale. Per un periodo definito - tre mesi – accoglierà e tratterà negli impianti emiliano-romagnoli un quantitativo di rifiuti in arrivo da Roma, quantitativo piuttosto contenuto (non più di 9.200 tonnellate al mese). Disponibilità che il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, ha formalizzato oggi al sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, che il 26 dicembre, sentito anche il presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, aveva a sua volta scritto a Bonaccini per chiedere di poter smaltire in impianti dell'Emilia-Romagna, al fine di salvaguardare la cittadinanza da rischi per l'igiene pubblica e da pregiudizi per la qualità ambientale, per il decoro e la vivibilità urbana. Il piano operativo e le modalità verranno ora definite dalle Società multiservizi interessate. I costi di conferimento e le modalità di pagamento dovranno essere pattuiti direttamente fra i Gestori, sulla base dei costi di impianto e tenuto conto anche di una quota aggiuntiva - pari a 20 euro per ogni tonnellata di rifiuto - a titolo di ristoro ambientale, da versare al Comune sede dell'impianto di conferimento.  ... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Roma, incendio in impianto rifiuti a Malagrotta. Rischio emergenza
Ancora un rogo in un impianto di rifiuti a Roma. Nel pomeriggio un vasto incendio é divampato all’interno del Tmb1 di Malagrotta, nel sito che ospita la ex mega discarica della Capitale, ormai chiusa da anni. Ad andare a fuoco è “il secondo impianto in ordine di importanza per il trattamento dei rifiuti di Roma, presso il quale Ama conferisce ogni giorno circa 650 tonnellate di rifiuti, per un…
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italian-malmostoso · 5 years
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5 Stelle, ed hai detto tutto ...
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infosannio · 1 year
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Roma è sommersa dai rifiuti
La Capitale è sommersa dai rifiuti. Le opposizioni al sindaco Gualtieri: mille tonnellate al giorno di spazzatura non raccolta (di Ilaria Giudice – lanotiziagiornale.it) – A Roma è emergenza rifiuti e a Gualtieri risulta sempre più difficile schivare i colpi che arrivano da chi gli fa presente qual è la situazione in cui versa la Capitale. A fare pelo e contro pelo al sindaco stavolta ci hanno…
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vadaviaaiciap · 5 years
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Zingaretti Presidente
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ultimavoce · 5 years
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Emergenza rifiuti a Roma: il disagio con cui siamo costretti a convivere
#Emergenzarifiuti a #Roma: guida pratica alla sopravvivenza nella splendida quanto maleodorante città eterna
L’emergenza rifiuti a Roma è una realtà a cui non ci si riesce ad abituare. Ne è coinvolta l’intera capitale, dalle periferie al centro storico. E crea un disagio non indifferente in tutti coloro che si concedono una seppur breve passeggiata nella città eterna.
Alla luce di ciò, potrebbe risultare utile offrire una  guida pratica alla sopravvivenza a tutti coloro che stanno perdendo le speranze.…
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