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@hotvintagepoll
Sophia Loren in Due notti con Cleopatra // Two Nights with Cleopatra [1954]
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Sophia Loren-Alberto Sordi "Noches de Cleopatra" (Due notti con Cleopatra) 1954, de Mario Mattoli.
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Sophia Loren / production still from Mario Mattoli's Due notti con Cleopatra [English: Two Nights with Cleopatra] (1954)
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Sophia Loren in "The Nights of Cleopatra" (Due notti con Cleopatra), 1954
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Sophia Loren - Two Nights with Cleopatra (1953)
#sophia loren#two nights with cleopatra#50s movies#italian movies#due notti con cleopatra#cleopatra#queen of the nile#50s comedies#1950s#1953
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Sophia Loren in Due Notti con Cleopatra (1953) by Mario Mattoli
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IL MIO VICINO ALBERTO ANGELA
Riiiiing *suono di campanello*
Alla porta del signor Bronzetti, che abita in un qualsiasi condominio della mia fantasia, si presenta un trafelato postino. - Buongiorno, è lei il signor Bronzetti Claudio? - Buongiorno si sono io, quella è una raccomandata per me? - Si, guardi mi deve apporre una firma qui. - Subito…
(Buongiorno carissimi) *voce fuori campo dal pianerottolo*
- Ma, ma…. ma quello è… - Si si, è Alberto Angela. Lui abita in questo condominio. - Oh signor Bronzetti che fortuna avete. - Lei dice? - Perché mi scusi? Sembra una persona così a modo e gentile. - Oh guardi per quello lo è di sicuro. Persona squisita. Ma… - Ma? - Viviamo in una realtà mista che è un miscuglio tra Ulisse e Meraviglie, con qualche capatina in Stanotte a… - Ma non mi dica. - Oh si che le dico. Lei ad esempio come ci è arrivato al mio pianerottolo del 5° piano? - Eh, me la sono fatta a piedi ma vedo che sono iniziati dei lavori per la creazione di un ascensore. - Erano cominciati, ora sono interrotti per l’esattezza. Pensi che un giorno, mentre gli operai stavano scavando per creare la fossa dell’ascensore con i basamenti, ad Alberto Angela cadde il suo portachiavi con la testa di Giulio Cesare scolpita in una pietra lavica di Pompei. Gli cadde proprio dove gli operai stavano scavando. E così mentre si accingeva a recuperarlo, con un permesso speciale sottratto a Roberto Giacobbo, gli cadde anche l’occhio. - Quindi? - Quindi i lavori sono sospesi perché grazie al suo intuito è stato rinvenuto il basamento dell’angolo ovest della domus di Claudio Caio Pischello cugino di ottavo grado di Diocleziano l’imperatore poco cristiano. - Accidenti, quindi dovete aspettare la sovrintendenza? - No, dobbiamo aspettare che finiscano le riprese di Ulisse – Il condominio del piacere. - Però a parte questa cosa per il resto mi sembra un tipo riservato. - Insomma, quando organizza i suoi ricevimenti mica tanto. L’ultimo organizzato ha visto la partecipazione della Legio I Germanica, della Legio I Adiutrix e della Legio I Italica. Ma il massimo del disagio si ebbe quando, non invitata, si presentò una cavalleria legionaria con i suoi equites. Le lascio immaginare come erano le scale. - Eh, “non lo sapremo mai” come dice Angela. - Che fa, lo spiritoso? Guardi che mi son trovato un gladio piantato nella porta… guardi qui, si vede ancora la stuccatura. - Mi scusi, ma la presenza di Alberto Angela non vi dà questa atmosfera di cultura che vi pervade pianerottolo per pianerottolo? - Oooooh la culturaaaaa *accompagnando la frase con una rotazione dell’avambraccio destro* pianerottolo per pianerottolo, avoja, ne abbiamo da vendere. - Ecco vede? Non ne siete contenti? - Senta, sa cosa vuol dire non chiudere occhio per sei notti di fila? - N-no, perché, cosa è successo? - Settimana scorsa sono stato svegliato in piena notte da delle voci nelle scale, mi metto la vestaglia e apro la porta d’ingresso. C’era Alberto Angela al primo piano che stava registrando “Stanotte al primo piano”, la notte successiva “Stanotte al secondo piano”…. sa quanti piani ha questo condominio? - Ehm, s-sei? - Ecco bravo, molto attento vedo. E le riunioni condominiali? Ne vogliamo parlate? - Eh, come no, non ne vogliamo parlare? *alzando gli occhi al cielo* - Oramai se parli del rifacimento delle facciate lui ti parla degli affreschi pompeiani; accenni a rinforzare la barriera condominiale e lui spiega le palizzate degli accampamenti romani. Insomma l’antica Roma qui è ovunque, compresi sticazzi e mecojoni. - Si… si calmi ora. Q-questa è la sua raccomandata signor Bronzetti. - Oh grazie, la mia missiva proveniente dal cursus publicus! - Dal cursus cheee?! - Ma come non conosce il cursus pubblicus? *parte l'Aria sulla quarta corda di Johann Sebastian Bach, sigla di SuperQuark* Si tratta del nome del sistema postale imperiale, sa questa missiva su papiro arriva da mio cugino di stanza in Egitto. - E-Egitto?! - Si certo, deve controllare Cleopatra, per ordine di Antonio. - Ma certo che sciocco *dandosi una pacca sulla fronte* come ho fatto a non capire subito *un rigolo di sudore scende lungo la sua schiena, il terrore negli occhi e la voce tremante fa vacillare le ultime certezze di sanità mentale nel povero postino* - La devo salutare, il mio banchetto luculliano è pronto e l’ottomana mi aspetta. - Oh certo *sorrisino isterico, con occhio sinistro che sbatte in maniera compulsiva la palpebra* è fortunato. Ora vado anche io, esco da questo condominio meraviglioso, proprio una Meraviglia *accenna dei passi all’indietro*
(Una meraviglia, patrimonio dell’umanità) *voce fuori campo*
Il postino fa a tempo, nel girarsi, di vedere Alberto Angela che chiude la porta di casa sua sulle note di Two Steps from Hell, con tanto di luce abbagliante e nebbia paradisiaca che sfumano la sua uscita di scena.
Il postino trafelato arriva nell’androne del condominio, due passi ed è in strada. Si leva il cappello si asciuga il sudore sulla fronte e respira a pieni polmoni –un condominio di pazzi- sussurra a voce bassa mentre riprende il suo giro nel quartiere, montando sulla sua biga. - LiberoDeMente
#LiberoDeMente#Alberto Angela Che Fa Cose#alberto angela#racconto#storia#ironia#divertente#vicini di casa#condominio#posta#postino
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Notas en que me explico _La Divina Comedia_
#Dante2018 "Infierno" Inf. 1. El autor, desterrado de una ciudad en la que pintan a la Justicia sentada y pisando el mundo, se movió y fuimos, vamos, seguimos tras él, tras su maestro, una fuente del hablar tan largo, larguísimo el río. Empezar es siempre una alegoría. Inf. 2. Hay almas suspendidas entre quienes quieren ver a Dios y quienes no tienen la esperanza de lograrlo. Virgilio es una de ellas, el guía vuelto mensajero. Devuelve a Dante el valor que necesita para echar a andar, contándole de la única voz --la de Beatriz-- que lo apartará de los poetas comunes y que le llega desde el cielo de la esfera menor. Es ahora sombra de una estrella. Inf. 3 La inscripción en la puerta y la gravedad de su sentido llevan a un mundo de aire oscuro y arena de eterno torbellino. Los indiferentes, los pusilánimes, los que nunca vivieron y los que esperan, lívidos y rechinando, pasar a la otra orilla dan cuenta de la región adolorida anunciada en el umbral. Inf. 4. Al volver en sí de lo que vio, el autor nota lívido a Virgilio. De lástima, no miedo, se nos aclara mientras entran al Limbo. Ahí no hay llanto, sino suspiros y un catálogo de sabios, héroes, filósofos que, como dice W. C. Williams del de las naves de Homero, llena el tiempo y nos hace empezar de nuevo. Inf. 5. En el círculo siguiente se sufre también cuando hay que confesarle a Minos los pecados. Ahí se llora por castigos de amor vicioso, apasionado, interesado, ambicioso. Dante siente pena de tanto dulce pensar malavenido: Dido, Lanzarote, Cleopatra, Francesca, Paolo... Pasma la dificultad del juez. Inf. 6. El can Cerbero, apaciguado con tierra, guarda este tercer círculo en el que llueve, graniza, nieva. Ahí es difícil reconocer a alguien. Entre muchos otros, hay dos justos y Ciacco, quien le pide a Dante lo recuerde cuando vuelva al mundo. En eso estamos, ya que hasta el dolor debe perfeccionarse. Y seguimos caminando en redondo. Inf. 7. Un canto, dos círculos, muchas formas de castigados. La ignorancia de los avariciosos los hace creer que la Fortuna es la dueña de las cosas, no sólo la repartidora. Chocan y se desgastan entre sí. Los suspiros de los iracundos, hundidos bajo la laguna, calientan el agua de la Estigia, alimentada por cauces que sólo pueden ser tristes. Qué desesperación. Inf. 8. En donde sabemos de la ligereza de Virgilio y de que puede enojarse, de una serie de luces y una barquita con cuerda como saeta. Se enfatiza que Dante es el diferente: no entiende, está a destiempo, pesa, no puede entrar, se queda solo y vemos que es uno que llora. La puerta que se cierra sin cerrojos me hace notar que en realidad no nos han dicho a dónde van. No es necesario. Inf. 9. Virgilio puede guiar a Dante porque éste inventa que aquél ya había bajado, de los infiernos, al círculo más alejado. De ahí la tranquilidad que le da -- incluso ante las Erinias, su llorar sempiterno y esa figura tremenda que vuelve a todas las almas que andan por ahí ranas escondidas. El castigo para la herejía es repetir el castigo que se le dio en la Tierra: "¿De qué sirve al destino dar de coces?". Inf. 10. Dante, con la venia de su maestro, se acerca a un cementerio de epicúreos. Farinnata, por quien ya había preguntado, se alza orgulloso ante su tormento y Cavalcante pregunta a Dante por su hijo, poeta amigo del poeta. Después de un desencuentro y de dejar atrás estas figuras que ven "como quien tiene mala luz", siguen, seguimos, su camino. Inf. 11. Después de explicar detalladamente la organización de los tres círculos que todavía no se recorren -- de los violentos, de los fraudulentos y de los traidores--, además de su orden de pecados individuales o colectivos, se nos sitúa en relación a Piscis, la Osa Mayor y el viento. Tenemos ya las coordenadas del abismo siguiente. Inf. 12. La escarpada los lleva al séptimo círculo, en donde encuentran al Minotauro, oprobio de Creta, y a los centauros. Otra vez distinguen a Dante, el de atrás, porque al andar remueve lo que pisa. Quirón, convencido por Virgilio de la importancia de la visita del poeta, les manda a Neso como guía para atravesar la zona de los tiranos, quienes lloran a causa de los hervores. Ahí no se camina, sólo se vadea. Inf. 13. Quienes son enviados al séptimo abismo, en su segunda sección, se despeñan y retoñan como árboles y matorrales en donde anidan las arpías. Dos condenados llegan y pretenden esconderse, pero varios perros los encuentran y despedazan. El lamento de los arbustos se multiplica entonces. Por cada uno y por lo que no pudo proteger. Inf. 14. La nevada de fuego, el majestuoso Capaneo, el guía sabio, el río notable nos preparan para una imagen de hermosura extraordinaria: el pie derecho de barro cocido que completa la estatua de un viejo en el monte. En él, el oro, la plata, el cobre, el hierro, el otro pie y, hasta nosotros, se sostienen. De las lágrimas de esa humanidad rota surge, además de las corrientes que ya conocimos, el Leteo y su don reparador. Inf. 15. Caminaron entre almas viejas que los veían como de noche en luna nueva, "como hace el sastre viejo con la aguja". Brunetto se distingue entre ellas y Dante no puede, tampoco aquí, esconder su admiración por el condenado. Escuchar al enemigo es el tesoro. Ahí se vive aún, sin apariencia de haber perdido. Inf. 16. El agua y su zumbido nublan el umbral al siguiente círculo. Un corro de tres florentinos se distingue. Güelfos, gibelinos mezclados todos, pisándose y ardiendo. "Háblale de nosotros a la gente", le piden a Dante, quien sabe que tiene que llegar al centro para salir de allí. Se desprende de su cordón de castidad. El miedo es mayor que el deseo, que queda atrás. Lo peor nada en el aire. El agua y su zumbido neblinoso. Inf. 17. Quisiera leer el encuentro y el vuelo con Gerión como nos lo describen: "Ella sen va notando lenta lenta:/ rota e discende, ma non me n’ accorgo/ se non che al viso e di sotto mi venta." Parecería que ya le creeríamos todo a Dante. Como Virgilio, haríamos hasta lo que no nos dice. Incluso nos convenció de que le pidieron contar lo que nos cuenta. Estamos listos para el octavo círculo. Inf. 18. Primera bolsa del círculo, en el umbral con la siguiente: los fraudulentos y seductores. Nuevos pesares, nuevos castigos, estilo y verdugos: el mismo barullo de una multitud que no cesa de pasar. Venedico Caccianemico, Jasón, Alesio Interminei de Lucca, Thais confiesan sus faltas, hundidos en la mierda. Y sí, las miradas se hastían. Inf. 19. La tercera bolsa es de quienes venden favores espirituales. Hay dos papas: uno enterrado, purgando sus penas, y otro equivocado, Bonifacio, confundido con el mismo autor que avisora su destino y lo incluye allí. Así le arrebata la posibilidad del arrepentimiento y su libre albedrío. Tampoco Constantino se salvará. Inf. 20. Quien dice leer el futuro es retorcido, parece pensar Dante al literalizar la figura. La visión de estas almas lo apena tanto que se echa a llorar, a lo que Virgilio responde enigmáticamente: “Qui vive la pietà quand’ è ben morta”. En este canto aparecen adivinadores de la literatura clásica y astrólogos medievales. En una digresión, Virgilio cuenta la historia de Mantua, el lugar donde nació, cambiando el relato de La Eneida. El juego multiplica la verdad. Inf. 21. Malacoda, Alichino, Calcabrina, Cagnazzo, Barbariccia, Libicocco, Draghignazzo, Ciriatto, Graffiacane, Farfarello, Rubicante: lo que se individualiza mejor en la quinta bolsa son los demonios. Con Dante escondido y entre tanto estafador, cuesta entender qué es verdad y qué es mentira. Aunque, dicen, gracias al discurso de Malacoda se puede datar la Comedia. Fracasó mi carnaval. Y ése es el pedo. ¿O no? Inf. 22. Con los demonios van como a combate, como a la iglesia con santos y a la taberna con ebrios. Hay que adaptarse a todo: al uso de un proverbio o a la formación militar. Mientras tanto, los pecadores en la bolsa son comparados a delfines, nutrias, gavilanes, ranas. Si cada diablo hace de las suyas, Dante y su corazón se acongojan. Cada quien su camino. Inf. 23. Dante y Virgilio van solos y sin compañía ahora, el primero pensando en la fábula de la rana y el ratón ya que se dará cuenta del engaño de los demonios: ninguno de los puentes estaba intacto. Virgilio protege a Dante en esta escarpada hacia la bolsa de los hipócritas, vestidos con ropas que parecen de oro y son de plomo. Conversan con Catalano y Loderingo, y Virgilio, de pronto, deja de ser tan sabio. Inf. 24. Ni en el Infierno es difícil encontrarse en los versos de Dante: "In quella parte del giovanetto anno/ che ’l sole i crin sotto l’Aquario tempra /e già le notti al mezzo dì sen vanno". Virgilio se tranquiliza en lo que parece ser un canto al cambio. Escalan, en lugar de bajar; encuentran entre los ladrones, no los violentos, a un centauro; ven morder serpientes que transforman a quienes muerden. Hombres vueltos cenizas vueltas hombres Inf. 25. La angustia de la trasmutación se extiende por todo este canto. Las serpientes les roban hasta la forma a los güelfos fraudulentos que se harán serpientes y angustiarán a quien se encuentren: "Ogne primaio aspetto ivi era casso:/ due e nessun l’imagine perversa/ parea; e tal sen gio con lento passo." No hay duda de que estamos en el infierno. Hasta Lucano y Ovidio enmudecerían. Inf. 26. La fama de Florencia se extiende hasta los infiernos. La de Ulises y sus periplos hasta la Comedia. Ahí se desborda : " l’ardore / ch’i’ ebbi a divenir del mondo esperto / e de li vizi umani e del valore”. Y llega, por ejemplo, hasta Tennyson: "And this gray spirit yearning in desire/ To follow knowledge like a sinking star,/ Beyond the utmost bound of human thought". Seguro Dante no leyó directamente a Homero, pero los siglos sí lo han, hemos, leído a él. Inf. 27. Aunque he llegado un poco tarde, me doy cuenta de que aquí están los que dan consejos engañosos reales, contemporáneos a Dante y contrapartes del Ulises del canto anterior. La llama de Guido y su sonido que confunde, el toro de tortura y la perplejidad de notar lo que debe ser hablar desde el fuego: " così, per non aver via né forame/ dal principio nel foco, in suo linguaggio/ si convertìan le parole grame", enfatizan que hay que prestar atención a cada palabra y todos sus registros. Inf. 28. Se nos repite que no es posible contar lo que se ve. Porque no es posible hacerlo y porque no se creería. Y entonces, claro, sigue el relato encadenado: de los sembradores de discordia, los cismáticos, el gibelino que lleva su cabeza arrancada y la utiliza como farol, los que esparciendo la duda no supieron esperar: " Questi, scacciato, il dubitar sommerse, / in Cesare, affermando che ’l fornito/ sempre con danno l’attender sofferse". Inf. 29. Dante se detiene al salir de la novena bolsa y Virgilio no entiende por qué: la pausa es personal, alguien de su sangre se lamenta: Geri del Bello. Se cuestiona la misma suerte, el deshonor, la herencia familiar. En la bolsa décima verán a quien falsea metales e imita gente. La vanidad sienesa, la trivialidad son cuerpos que se castigan a sí mismos y por razones equivocadas: "volle ch’i’ li mostrassi l’arte; e solo/ perch’ io nol feci Dedalo, mi fece/ ardere". Inf. 30. Utilizar a Hécuba --qué personaje es Hécuba-- y Atamante para que entendamos el sufrimiento de quienes están en esa décima bolsa ya es algo. Hacerse pasar por otro, falsificar florines, mentir tiene que ser realmente grave. Virgilio reprende a Dante por seguir escuchando a los pecadores. "Colui che suo dannaggio sogna,/ che sognando desidera sognare,/ sì che quel ch’è, come non fosse, agogna/ tal mi fec’io", piensa sin atreverse a hablar el florentino. Resulta que no es tan grave. Inf. 31. Las torres que ven ahora son gigantes y entre ellos se distingue Anteo, quien los carga y deposita con delicadeza en el círculo siguiente: el punto más bajo del universo. Es de resaltar la analogía entre que sólo pudo vencerse a Anteo cargándolo y separándolo de la Tierra, su madre, y lo que hace Dante aquí. Me encanta el eco al "Ancor ti può nel mondo render fama" de este canto en "He must wrestle with me before he pass/ Into that realm of fame" y la extensión al juego de inversiones, elevaciones y caídas del "Anteo" de Heaney. Inf. 32. Dante pide encontrar palabras que sean como lo que quiere contar. Están ya en el pozo más profundo y se le advierte mirar por dónde va: "Per ch’io mi volsi, e vidimi davante / e sotto i piedi un lago che per gelo/ avea di vetro e non d’acqua sembiante." ¿Quién es el hermano triste y desdichado al que puede pisar en el espejo? Me impresiona la fuerza de esa imagen con la que entramos al círculo de quienes traicionan a quienes confían en ellos y que tiritan, amoratados, a sus pies. Inf. 33. Ugolino della Gherardesca cambió de bando político, de ida y vuelta varias veces, hasta incluso traicionar a su nieto. Por eso está aquí y su castigo da cuenta de la crueldad proverbial de Pisa, que obliga a una de las formas de silencio: “Queta’mi allor per non farli più tristi”. En la última parte del canto se encuentran quienes traicionan a su huésped: Branca Doria no había muerto cuando se escribió la Comedia. Para Dante se puede estar condenado en vida. Y tenemos que creerle. Inf. 34. Lucifer es más que gigante, con tres caras de colores -- masticando a Judas, Bruto y Cassio-- y alas de murciélago que, al batir, hielan el lago del último círculo. Parece no pensar, no sentir, no saber. Es un alma vaciada de alma. Pasado absoluto. Dante y Virgilio lo trepan de ida y de vuelta; lo han visto todo y tienen que partir. No están donde les corresponde: "Io non mori’ e non rimasi vivo; / pensa oggimai per te, s’hai fior d’ingegno,/ qual io divenni, d’uno e d’altro privo".
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Sophia Loren e Albertone: Due notti con Cleopatra (1954) #albertosordi100 #sophialoren #albertone #mariomattoli #albertosordi #anni50 #cleopatra #film #italianmovie #italia #egitto #cinema #cinemaitaliano_italiancinema #cinematographer #photooftheday #picoftheday #italiancinema #italianactress #italianactor #mito #miti #italianstyle #italianbeauty #greatbeauty #bigbeauty #blackandwhite #blancoynegro #biancoenero #blackandwhitephotography #ilsorpassocinema https://www.instagram.com/p/CApYtXkqwvP/?igshid=masolmrejwh2
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Sophia Loren - Due notti con Cleopatra - 1954 - Dir.: Mario Mattoli
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Cartel película "Noches de Cleopatra" (Due notti con Cleopatra) 1954, de Mario Mattoli.
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Sophia Loren / production still from Mario Mattoli’s Due notti con Cleopatra [English: Two Nights with Cleopatra] (1954)
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Sophia Loren in "The Nights of Cleopatra" (Due notti con Cleopatra), 1954
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cara me 16enne, leggerai questa lettera tra un paio d'anni; la metterai in un cassetto e la perderai tra i fogli, per poi ritrovarla in un giorno di primavera, quando sarai in preda alla nostalgia del periodo in cui eri troppo distratta per leggerla. ho quasi 22 anni ora, e credimi, darei tutta la vita per rivivere un solo giorno della tua. sei troppo innamorata, perché sei troppo bella! porti lunghi capelli biondi, una frangetta e camicette anni '70, scollate, a fiorellini, i jeans di due taglie in meno e -talvolta- le trecce. ti trucchi gli occhi come cleopatra e le labbra con il labello alla ciliegia, che continuerai a comprare per molti molti anni, perché ti ricorderà sempre il gusto di metterselo nel bagno di casa sua. la scuola è quasi un gioco, vero? da quando hai visto il suo viso riflesso sul vetro della finestra e ti sei voltata per sorridergli, niente è stato più lo stesso. da quando durante l'ora di ginnastica lui ti corre accanto e ti prende in giro per il rossore delle tue guance. vorrei regalarti l'immagine del suo sorriso per sempre! avete tutto il tempo del mondo, è settembre, non c'è niente che vi possa scalfire, niente che vi possa fermare, così non correte, ve la prendete un po' comoda, ma va bene lo stesso. non ci sai per niente fare, non hai neanche capito che voleva uscire con te, hai fatto un po' di casino, ma nonostante tutto vi trovate a parlare per ore ed ore, a condividere i momenti dei giorni, tutti sulla pelle. lui ti vuole vicino durante le ore di supplenza e le assemblee, poi gli piace dirti che sta benissimo con te e toccarti la pancia e le gambe. hai troppa paura di essere fuori forma, vero? da quando lui ti ha detto che hai belle gambe, però, ti senti più sicura e carina, e ti sei rifatta il guardaroba. magari dovresti studiare meglio filosofia: platone non fa schifo come pensi! e non passare il pomeriggio a messaggiare troppo con lui, impara a farlo aspettare... so che non lo farai. non lo farai perché non pensi ad altro: il suo viso è scolpito nel tuo cuore di 16enne, ma non preoccuparti, è scolpito ancora anche nel mio. da quando avete iniziato a uscire insieme, parlare per ore e prendervi in giro, non sei più sola, non sei più persa: senti la tua parte di mondo. so che ad un certo punto ti ha cominciato a prestare la giacca, so che tu adori seppellirti nel suo odore, e mi raccomando fallo sempre finché puoi, imprimitelo nell'anima. un giorno, quando le cose saranno diverse, lo sentirai durante il mercatino di natale in città, un altro giorno studiando, in biblioteca, poi in momenti random, un po' sporadici. continua ad inalarlo per ora, e adoralo: anch'io lo adorerei. vorrei dirti di lasciargli dello spazio, di non dargli tutta te stessa e di non amarlo troppo, per assurdo, ma tu non mi ascolterai, e ti butterai a capofitto su un amore che non sai descrivere.. notizia: non saprai descriverlo neanche a 22 anni. passiamo alle cose bellissime: ci sarà una primavera meravigliosa, ricordati che una primavera è breve e che non devi correrci dentro, ma camminarci. non è colpa tua se il tempo vola, tu cerca di trattenerlo come velo tra le dita: insomma, fa' del tuo meglio. in marzo lo vedrai così tante volte che non penserai possibile che quella sia davvero la tua vita, invece lo è. quel sabato al cinema e poi a passeggio, con il gelato alla fragola, cerca di riconoscerlo, cerca di viverlo fino in fondo: sarà la serata più bella della tua vita e per questo non si ripeterà. hai 16 anni e hai tutto, cerca di rendertene conto: anche se questo rapporto è pazzo e vago, esiste! non te lo stai immaginando, e anche la tua vita di studentessa e il rapporto con i tuoi amici stanno andando a gonfie vele. in questo momento stai vivendo quello di cui tutti parlano e che tutti pensiamo non esista mai, invece esiste: non sei mai stata così viva, non lo sarai forse più, quindi cerca di accendere le luci e di vedere tutto ciò che c'è di illuminato, per il buio ci sarà sempre tempo. l'amore è eterno, ma l'innamoramento no; i bei momenti si ricordano come tali solo perché sono brevi, altrimenti sarebbero banali routine. quei tre giorni a parigi ti trafiggeranno il cuore e si sedimenteranno alla sua base come la vacanza più bella della tua vita. ci saranno gite in bicicletta, balli un po' strani e qualche una notte all'aperto. penserai di non essere abbastanza ma non è vero: casomai sei troppo. e non te lo dico per dire, come dicono tutti, ma perché lo sono ancora. e io so come sei. non posso risponderti alla domanda che ti stai facendo: ti stai chiedendo se durerà per sempre o se guarderai mai qualcuno allo stesso modo.. e se qualcuno guarderà così te: non lo so, non posso risponderti per adesso. nessuno può. ti stai chiedendo come finirà, e non voglio dirtelo, perché non è mai arrivata la fine, perché, come direbbe L., alla fine tutto andrà bene, sennò vorrà dire che non è ancora la fine. ti stai chiedendo troppe cose perché io possa risponderti, me le sto chiedendo ancora. qualcosa però te lo posso dire: innamorarsi è sentirsi piccoli e grandi, è commettere gli errori che stai commettendo e i grandi passi che stai facendo. non pensare di sbagliare sempre: non stai sbagliando troppo, chi ama non sbaglia mai. e non pensare troppo alle domande che vuoi farmi: so cosa pensi, so cosa sogni, sei me. so che sogni tutto ciò che non osi chiedere e che vuoi essere in una storia come le altre, una ragazza come le altre. ma non lo sei e non devi frustrartene. sei molto più amata di quanto non pensi, probabilmente anche da lui: dimostrare l'affetto non è per tutti la stessa cosa, ciascuno ha i suoi tempi. non preoccuparti di essere sbagliata, perché non lo sei: non-lo-sei. ti stai divertendo così tanto e ti senti così viva che questa lettera sono felice tu la legga tra un paio d'anni: come diceva il buon Luciano Ferrucci, c'è sempre tempo per le amarezze. non leggere questa lettera, quindi, ma continua ad essere distratta, continua a farti un baffo di me e di come sarai, ci arriverai con il tempo. non perdere un solo secondo di questi sedici anni, perché guarda che sono unici. che il tempo vola. che ogni giorno sarà un giorno di sole. ragazza, stavolta tocca a te: questo è il tuo anno, conceditelo: c'è sempre tempo per le amarezze! ci sono queste belle poesie di dante, petrarca e gli stilnovisti, e mentre le studiate, leggete insieme e tu ti senti viva, con lui che ti chiama madonna angelicata e gli angeli cantano davvero. presta attenzione a quel verso di De Medici: tant'è bella giovinezza, che si fugge tuttavia.. chi vuol esser, lieto sia: del doman non c'è certezza. vivi così, come arianna. non guardarti indietro, non guardarti attorno, imprimi ogni secondo nel cuore e nella mente, presto ti serviranno tutti questi secondi per sopravvivere a un po' di dolore. non aver paura, si vive una volta sola, e non si ama tante volte di più. sei bella e felice, sei con la tua persona preferita al mondo, nel tuo posto preferito al mondo, le tue poesie preferite al mondo, e l'età più bella del mondo: ti amo e ti invidio, voglio tutto di te, dai tuoi capelli biondi al tuo diastema tra i denti. voglio tutte le foglie che raccogli, tutti i sogni che fai e i pomeriggi che passi, e le notti al telefono fino a mattino. voglio essere te finché non mi accorgo che sono stata te, e allora mi sento fortunata. incredibile, quella principessa ero io, allora sì che sono una donna ricca e fortunata. ti adoro, me 21enne.
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