#divoratori
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Lo Scrittore "straniero" più scopiazzato in assoluto (pensando che fosse poco letto e che non se ne accorgesse nessuno fra noi divoratori di Autori esteri) dagli imbroglioni italiani del genere thriller che salgono in classifica di vendita (e su cui romanzi si fanno pure trasposizioni cinematografiche) è Sebastian Fitzek.
E non si fanno proprio nessun problema a riguardo, eh: nemmeno a prendere paragrafi interi dei romanzi di Sebastian Fitzek, ficcandoci qua e là solo dei sinonimi.
#Scrittore#“straniero”#scopiazzato#assoluto#divoratori#Autori#imbroglioni#imbroglioni italiani#genere thriller#sinonimi
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RECENSIONE: I divoratori di libri Sunyi Dean di Sunyi Dean
Cari Sognatori, Maia ha letto il dark fantasy scritto da Sunyi Dean e pubblicato dalla Oscar Vault Mondadori!!! GENERE: Dark Fantasy DATA D’USCITA: 14 Maggio 2024 EBOOK / CARTACEO Affiliati Amazon TRAMA Nascoste in Inghilterra e Scozia vivono sei antiche Famiglie di divoratori di libri. Ultimi della loro stirpe, i membri vivono ai margini della società, nutrendosi di carta stampata e mangiando…
#BOOK BLOGER#BOOK BLOGGER#BOOK BLOGGING#BOOK CLUB#book dark fantasy#BOOK FANTASY#BOOK REVIEWS#consigliato#Dark Fantasy#FANTASY BOOK#i divoratori di libri#Oscar Mondadori Vault#proposta#recensione#Sunyi Dean
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NEWS - Il consumo di carne da parte degli uomini è "sessista" e "sottomette simbolicamente" le donne, sostiene ora un "sociologo della nutrizione".
Capito donne? Diffidate dei divoratori di fiorentine. E poi non dite che non vi avevamo avvisate.
(Che si è calato il sociologo della nutrizione???)
🌐 t.me/ArsenaleKappa
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NEWS - Il consumo di carne da parte degli uomini è "sessista" e "sottomette simbolicamente" le donne, sostiene ora un "sociologo della nutrizione".
Capito donne? Diffidate dei divoratori di fiorentine. E poi non dite che non vi avevamo avvisate.
(Che si è calato il sociologo della nutrizione???)
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Did some portraits of the major villains of the Ariadne's Angels book series! [free on ao3! check them out at the link!]
Imperator Susan Weaver, The Last Divoratori, and Defense Consuls Raúl and Rosario Ramos from "Cryptocracy"
The Zealot Dr. C. Alexander Simon, and the Impostor Ariadne, from "Ariadne Lives"
The Nameless and Donna Nicoletta "Nicks" Rizzo, from "Force Majeure"
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Questo è un post a mo'di vera blogger stile Gemma Stone alias Jessica Jupiter la protagonista della saga "Segni d'Amore", una serie di libri meravigliosi a dir poco e romantici che fanno davvero sognare ad ogni sfogliar di pagina e forse inconsciamente anche la lettura di questi romanzi mi ha spinto a voler aprire un blog tutto mio: anch'io voglio avere uno pseudonimo come lei! E paradossalmente nel corso di questi anni su Tumblr ne ho avuti perfino due XD persa-tra-i-miei-pensieri e pensieri-per-la-testa, ma non ho mai scritto un post pensandolo effettivamente come un articolo di un blog tematico, con rubrica, titolo e sottotitolo e quindi vista l'ispirazione di oggi durante il consueto giretto in libreria eccovi qui cari lettori AFFEZIONATI (nome che avete votato voi stessi e finalmente utilizzo) un post dedicato ai bookslovers: affezionati collezionisti di libri e divoratori di racconti, sniffatori di libri vissuti e proprietari di librerie arcobaleno ordinate come il più prezioso dei tesori o come il punto focale della propria casa da far vedere con immenso orgoglio ad ogni ospite e arricchire sempre più.
Rubrica di persa-tra-i-miei-pensieri
BOOKSLOVERS
La scelta di un nuovo libro: le metodologie
Ho notato sia in base ad esperienze personali che sbirciando e origliando altre persone tra gli scaffali della libreria che ognuno utilizza un determinato metodo per scegliere il prossimo libro che gli terrà compagnia.
📖 Il passaparola: oh guarda questo è il libro che mi aveva suggerito tizio oppure di cui ha tanto parlato tizio, perché può esserci un passaparola anche indiretto
📖 La moda del momento: il libro di cui si parla di più sul web
📖 Il cinefilo: dopo aver visto il film ho scoperto essere ispirato a questo libro ma sai che è quasi quasi gli do una letta così da fare un bel confronto con il film (al 90% ci saranno grosse differenze e omissioni nel film il che significa che magari nel relativo libro sono risolte delle questioni lasciate in sospeso nel film). Un altro tipo di cinefilo (lo ammetto sono colpevole vostro onore) è quel lettore che scarta i libri in quanto ha già visto il film relativo e non gli è piaciuto (scusami Sophie Kinsella ma quel film "Sai tenere un segreto?" non mi è proprio piaciuto il che mi rende restia dal voler leggere il libro che l'ha ispirato e devo chiedere scusa anche a "Tutte le volte che ho scritto ti amo" e il seguito "P.S. Ti amo ancora" e l'ultimo capitolo della trilogia "Tua per sempre, Lara Jean" di Jenny Han perché mi sono bastati i film relativi quindi smettila per piacere di comparirmi sugli scaffali dei mercatini tanto non cedo nel comprarti ahah)
📖 Gli youtuber: a quanto pare ormai è diventata una moda che gli youtuber non solo scrivano libri autobiografici ma anche romanzi, addirittura un intero scaffale è dedicato a loro. Quindi può davvero chiunque scrivere un libro se ha una storia da raccontare (ne so qualcosa ihih. PS. Questo messaggio è per i miei carissimi affezionati ci vorrà del tempo perché devo dedicarci un vero e proprio studio approfondito su varie tematiche ma tra idee che sbucano come funghi e ispirazione da altre fonti che mi capitano a tiro presto tornerò a pubblicare gli appunti della Setta degli Elementi, il mio secondo romanzo fantasy)
📖 Le pagine: la scelta del libro può essere data anche dalla sua voluminosità, ci sono lettori che vanno a periodi e quindi può capitare che in un determinato momento per spronarsi a ricominciare a dedicare del tempo alla lettura scelgano di acquistare dei libricini di poche pagine giusto per riabituarsi gradualmente
📖 Il titolo: farsi attirare dal titolo è forse banalmente il metodo più utilizzato, se non incuriosisce minimamente quel titolo lo sguardo è già passato al prossimo libro
📖 La copertina: il colore, lo stile, l'eventuale illustrazione, il font del titolo ed anche la rigidità o flessibilità della copertina sono elementi da poter tenere presenti nella scelta di un libro, magari vedendo una copertina rosa con sfumature azzurre (il riferimento al mio libro preferito "Con un po' di magia" è solo casuale, forse ahah) si è maggiormente attirati dal voler estrarre quel volume dallo scaffale e dargli una possibilità rispetto a copertine anonime o a tinte unite
📖 Suggerito: il fatto di trovare determinati libri girati con il davanti della copertina verso il possibile lettore o negli scaffali posti all'ingresso della libreria può essere un metodo di scelta soprattutto per il lettore che va di fretta e non ha voglia di cercare di leggere ogni singolo titolo che si trova sugli scaffali
📖 Il genere: ovviamente ogni lettore anche il più propenso a variare letture ha dei generi che proprio non leggerà mai nemmeno se costretto, quindi il genere fantasy, fantascienza, horror, giallo, rosa, narrativa per ragazzi, romanzo, saggio, ma anche generi che si stanno affermando sempre più che posso definire rispettivamente: riscatto di una vita, intreccio di storie, libri che parlano di libri, risulta essere un elemento fondamentale nell'ardua scelta che accompagna il lettore
📖 La sinossi: leggere la prima pagina interna della copertina per avere una minima idea di cosa tratta il libro, se c'è una sottotrama differente rispetto a quella immaginata leggendo il solo titolo, spesso il titolo da solo può ingannare portando la mente del lettore da tutt'altra parte rispetto all'effettiva trama che viene trattata al suo interno per cui leggere la sinossi è particolarmente importante durante la scelta
📖 Il retro della copertina: spesso nel retro della copertina o viene fatto un riassunto della sinossi, o viene riportato un passo del libro oppure le recensioni fatte da esperti in tale ambito, in ogni caso dargli una letta chiarisce meglio sia i dubbi sul genere magari leggendo "ricco di colpi di scena, pieno di magia e mistero" oppure "con un finale struggente lo amerete in ogni singola pagina e vi farà versare lacrime alternate a piccoli istanti di ironia", ma anche "romanzo d'esordio che ha conquistato mezzo mondo" sono tutte informazioni che possono spingere o meno un lettore a scegliere proprio quel libro
📖 Il prezzo: banalmente il prezzo è un fattore da tenere presente nella scelta di un libro, magari un libro di sole 60 pagine che costa 25€ non è molto allettante anche se ho notato che i libri si trovano quasi tutti in un range che va dai 12 o 15 ai 18 o 22 euro
📖 L'autore: magari l'essersi affezionati ad un determinato autore dopo ad esempio aver letto una saga o un romanzo di quel determinato autore e aver dovuto dire addio ai personaggi che erano diventati degli amici immaginari può spingere un lettore a voler scoprire altre storie scritte da quell'autore sia per curiosità che per rendere meno amaro il distacco con le precedenti storie, cercando somiglianze tra i nuovi e vecchi personaggi
📖 Il seguito: l'attesa del libro successivo di una saga o trilogia può durare davvero tanto tempo quindi il lettore quando passeggiando tra gli scaffali della libreria nota con suo stupore o cerca proprio quel libro che gli manca per dare un seguito alla storia non se lo lascia di certo scappare e se lo abbraccia come il più prezioso dei tesori
📖 Spoiler: ci sono due tipi di lettori che rientrano in questa categoria entrambi non temono di spoilerarsi la storia e sono rispettivamente colui che legge l'ultima riga o parola del libro a mo'di manga e colui che apre il libro ad una pagina a caso e legge le prime righe che gli balzano allo sguardo a suo rischio e pericolo
📖 Somiglianze: questo metodo è del lettore che ha talmente amato un certo libro che non si capacita all'idea che la storia sia finita e quindi cerca un libro con una trama simile per illudersi in una continuità delle storie
📖 Il pirata: è il lettore che ha già scelto quale libro vuole ma non lo compra in libreria si segna soltanto il titolo o gli fa una foto con l'intento di scaricarlo gratuitamente da internet in formato ebook
📖 Il colpo di fulmine: il lettore in questo caso si affida completamente al destino, si posiziona davanti ad uno scaffale chiude gli occhi li riapre e sceglie il primo libro sul quale si posa lo sguardo
📖 Audiolibri: sono per i lettori che amano i racconti ma preferiscono immergersi a pieno nell'atmosfera suscitata da quel racconto narrato da qualcun altro attraverso musiche di sottofondo attinenti al tema. Un po' anche per tornare bambini coccolati dai genitori durante la favoletta della buonanotte
📖 Parere altrui: per il lettore anche il parere degli altri può essere il motivo per cui scegliere questo o quel libro, se un libro ha tutte recensioni negative meglio lasciarlo lì oppure essere talmente curiosi da dire ora voglio capire perché tutti lo ritengono un fiasco e una volta capito rivenderselo ad un mercatino dell'usato, il che ci porta al metodo successivo
📖 Mercatino: si può essere lettori accaniti e allo stesso tempo non ritrovarsi con il portafoglio vuoto in continuazione? Sì! Facendo un giretto in un mercatino dell'usato si possono trovare tanti libri alcuni ingialliti dal tempo ma altri chiaramente nuovi letti solo una volta e poi forse perché non troppo apprezzati o per necessità di spazio portati ad un mercatino per dargli nuova vita. Se si è fortunati possono capitare tra le mani libri con appunti a matita di cose che non c'entrano nulla tipo una ricetta, una lista della spesa, una dedica d'amore e dal fatto che si trova lì quel volume si può dedurre essere un amore ormai finito. In sintesi attraverso questo metodo si possono anche scoprire aspetti della persona che l'ha posseduto prima ed è una cosa troppo forte!
Per ora mi vengono in mente questi metodi, e voi affezionati quali metodi utilizzate? Lasciate un commentino qui sotto, intanto vi auguro una buona ricerca o lettura e a presto!
La vostra blogger persa-tra-i-miei-pensieri 🌻
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Origini dell’Oreo
[...]
Ma questa, dicevamo, è solo la storia più recente del biscotto, ricamata su un successo solido e decennale che ha radici, come in tutti i miti che si rispettino, in un dissidio familiare. Gli Oreo vennero inventati dalla National Biscuit Company, successivamente chiamata Nabisco, che nel 1993 venne comprata da Kraft e che ora fa parte della multinazionale degli snack Mondelēz International. L’azienda nacque nel 1898 in New Jersey dalla fusione di tre biscottifici, tra cui la American Biscuit and Manufacturing Company, che era guidata da due fratelli, Jacob e Joseph Loose. Jacob Loose non condivideva l’operazione: se ne andò e fondò una fabbrica di dolci e biscotti tutta sua, la Loose-Wiles Biscuit Company (poi diventata Sunshine Biscuits). I due fratelli Loose guerreggiavano dall’alto delle due aziende rivali.
Fu Jacob a mettere in commercio, nel 1908, un biscotto con due cialde al cioccolato e un ripieno di vaniglia: si chiamava Hydrox – dall’unione di idrogeno e ossigeno, per dare un’idea di purezza come quella dell’acqua – e aveva impresso un elegante e, per l’epoca, avanzatissimo disegno floreale. Vendette molto e divenne estremamente popolare, favorito anche dall’essere kosher (cioè adatto alla dieta degli ebrei osservanti): nel 1912, la National Biscuit Company festeggiò il decimo anniversario dell’azienda rivale copiandoglielo. In quell’anno, infatti presentò, tre nuovi biscotti sotto il nome di Trio, che presentava così: il Mother Goose Biscuit «un classico biscotto, ricco e di alta qualità con impresse sopra le leggende di Mamma Oca, a 20 centesimi a libbra», il Veronese Biscuit «un biscotto dolce, compatto e con un bel disegno, a 20 centesimi a libbra» e «il biscotto Oreo, due cialde al cioccolato splendidamente goffrate con un ricco ripieno cremoso, a 30 centesimi a libbra».
Era molto simile allo Hydrox, di cui riproponeva anche il disegno articolato: il nome Oreo era inscritto in un cerchio con l’antenna tv (simbolo di Nabisco) ed era circondato da quadrifogli; il bordo era zigrinato per abbellirlo e facilitarne la presa. Negli anni Cinquanta, il disegno cambiò momentaneamente e i quadrifogli vennero sostituiti da petali ancora più somiglianti a quelli impressi sugli Hydrox.
La ricetta degli Oreo è di Sam Porcello, una sorta di star di Nabisco che in 30 anni e più di carriera ne brevettò diverse versioni e trovò anche la copertura al cioccolato perfetta per gli Oreo; in particolare Porcello perfezionò il ripieno alla vaniglia. Nonostante il suo contribuito, è innegabile che l’ispirazione fossero gli Hydrox: pur avendo più zucchero hanno un sapore nel complesso più amaro (non avevano per esempio lo sciroppo di mais) e sono più croccanti.
Gli Hydrox non potevano reggere la competizione degli Oreo: la National Biscuit Company era un gigante e aveva molti più dollari da spendere nelle campagne di marketing. La scelta del nome Hydrox si rivelò inoltre rovinosa, perché venne usata anche dalle aziende chimiche e i clienti iniziarono ad associarla a qualcosa di artificiale e insano; a un certo punto cercarono di cambiare nome in Droxies, ma non funzionò. Gli Hydrox restarono un prodotto di nicchia mentre gli Oreo conquistavano le masse, convinte che i primi fossero una brutta copia dei secondi, e non il contrario. Alla fine andarono fuori produzione: nel 2015 Kellogg’s, che nel frattempo aveva acquistato la Sunshine Biscuits, li ripropose brevemente, anche facendo buone vendite. Nel 2014 il dolciumificio Leaf Brands registrò il marchio Hydrox e l’anno dopo li rimise in produzione. Per risalire alla ricetta originale contattò operai delle fabbriche Sunshine Biscuits, suoi fornitori e appassionati divoratori del biscotto.
A proposito di nomi, l’origine di Oreo è sconosciuta. Un’ipotesi molto condivisa è che derivi dal greco oros, che significa collina, oppure dal francese or (oro), perché i primi erano venduti in minuscoli pacchettini con il nome scritto in caratteri dorati, come riporta l’Enciclopedia del cibo e delle bevande americane, uscita nel 1999. Un’altra ipotesi è che il nome sia una traduzione grafica della composizione del biscotto: le O sarebbero le due cialde che racchiudono la crema, cream, simboleggiata da R-E. La storica Stella Parks scrive nel libro BraveTart: Iconic American Desserts (2018) che i biscottifici, e soprattutto la National Biscuit Company, chiamavano spesso i dolci con nomi di fiori e piante: Lotus, Avena, Zaytona (arabo per oliva), Anola perché l’ingrediente principale era la canola, un olio vegetale. Oreo starebbe quindi per Oreodaphne, una pianta dalle foglie simili a quelle dell’alloro: da qui deriverebbe anche il disegno vegetale sul biscotto, disegnato da William Turnier.
Sempre Parks racconta che i primi Oreo furono venduti a un droghiere di nome S. C. Thuesen a Hoboken, in New Jersey, il 6 marzo del 1912. Gli altri due biscotti del Trio non ebbero fortuna e vennero abbandonati, ma gli Oreo conquistarono presto il mercato e già nel 1928 venivano esportati in America Centrale e in America Latina. C’è anche una strada intitolata Oreo Way: è un tratto della Ninth Avenue, tra la 15esima e la 16esima strada, nel Chelsea Market a New York, dove si trovava la prima fabbrica della National Biscuit Company, per cui gli Oreo rappresentavano il prodotto di punta.
Da allora non sono cambiati tantissimo: si sono ingranditi e rimpiccioliti fino ad assumere le dimensioni attuali (una buona via di mezzo), hanno fatto qualche esperimento di disegno (poi sempre rientrato alla versione originale, che oggi sembra un po’ kitsch e un po’ retro) e di nome, passando da Oreo Biscuit a Oreo Sandwich (1921) a Oreo Creme Sandwich (1948) e giocando un po’ coi gusti (negli anni Venti uscì una versione con la cialda alla vaniglia e una con ripieno al limone). Negli anni Novanta, le preoccupazioni salutiste dell’opinione pubblica portarono all’abbandono dello strutto a favore di oli vegetali non idrogenati, che rendono gli Oreo un biscotto adatto anche per le persone vegane: e anche questo ha contribuito alla loro popolarità.
(via Cosa c'è dentro un Oreo - Il Post)
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Siate divoratori di emozioni.
Tranquilli, non si ingrassa 🖤
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I divoratori notturni Grazia Nidasio Tratto dal Corriere dei Piccoli nº 41 del 13 ottobre 1968. Oggi sul blog.
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Guarda "Il mistero dei LEONI divoratori di uomini dello Tsavo" su YouTube
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In questo filmato si parla in modo specifico dei leoni ma sono esistite anche tigri mangiatrici di uomini in India e leopardi che hanno fatto altrettanto in Asia e in Africa.
Ai tempi degli imperi coloniali il problema veniva risolto dal Cacciatore Bianco che piantava una pallottola nel cranio della belva. Si potrebbe pensare che ai giorni nostri la situazione verrebbe risolta diversamente, catturando l'animale per metterlo...dove? In uno zoo? In un'area protetta?
È però anche giusto ascoltare quel che spiegano gli zoologi/etologi/esperti di grandi felini come quelli citati nel filmato.
Spiegano che veniamo scelti come prede in casi di emergenza, come le carestie, o quando l'esemplare è troppo vecchio per cacciare prede più veloci o ha problemi ai denti per cui gli riesce difficile masticare la coriacea carne degli animali selvatici (mentre la nostra, invece, è bella tenera).
Spiegano che quando un predatore si abitua a considerarci una preda, si specializza a cacciarci, così come ci sono individui che si specializzano nel cacciare zebre, gnu, gazzelle.
Spiegano che la madre insegnerà questa tecnica di caccia ai figli, che quindi si specializzeranno a loro volta nel cacciare persone.
Spiegano che per tutte queste ragioni, l'unico modo di salvare le persone che lì vivevano consisteva nell'abbattere l'intero branco.
Penso sia il caso di tenere a mente queste considerazioni nel dibattito ora in corso se sia giusto uccidere o meno l'orsa che in Trentino ha sbranato il giovane che si allenava nel bosco.
Chi è contrario all'abbattimento dice che non si può uccidere un orso perché si è comportato da orso. Giusto, ma non mi pare che la sentenza di morte si basi sull'accusa "Non si è comportata come nei film Disney, quindi è cattiva".
È proprio il fatto che si sia comportata nella sua natura da predatrice a renderla pericolosa.
Penso che allo stato attuale nessun etologo può essere certo che in futuro quest'esemplare non attaccherà ancora le persone.
Inoltre è una madre, ha partorito due cuccioli l'anno scorso. E se, come i leoni dello Tsavo, dovesse insegnare ai suoi figli a predare le persone?
Anch'io sono animalista. Anche a me piange il cuore ad uccidere un esemplare di una specie in via di estinzione ma in questo caso specifico penso sia la soluzione migliore.
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I libri di m.
Davanti alla mensa bruciata mi venne incontro un ometto. Aveva una grande piaga nera sulla guancia destra. Sospingeva una carriola con dei libri. Veniva dal seminario di tedesco, disse, e indicò verso i cumuli di macerie dietro l’università. Quelli erano i libri che era riuscito a recuperare. Presi un libro dalla carriola, l’«Emilia Galotti». «Sono un rilegatore di libri,» spiegò l’uomo, «e c’è uno stampatore che, be’, collabora anche lui. Stiamo per pubblicare un libro, cento copie e poi altre cento ancora. La gente sta ricominciando a leggere, stanno ridiventando divoratori di libri. Quest’affare è una bomba.» Era raggiante. «Io non muoio. Io ce l’ho fatta. Questo qui sulla guancia è solo un melanoma.» Feci osservare che Lessing mi pareva una lettura alquanto impegnativa. L’uomo chiese chi fosse Lessing. Gli indicai il libro. «Questo?» si stupì l’uomo, «Ma questo non è per leggere, è per bruciare. Io stampo 'Heidi'. Di Johanna Spyri. Rammenti questo nome: Johanna Spyri. Un classico.» Poi s’insospettì. «Facevi il soldato?» Annuii. «Ufficiale?» chiese, minaccioso. Scossi la testa. «E prima?» domandò. «Studente,» dissi. Guardò la carriola. «Leggevi libri come questi?» mi chiese, cupo. «Anche,» dissi. «Belle porcherie avete combinato con la vostra cultura,» borbottò. «Voi e i vostri libri di merda.»
F. Dürrenmatt, da La guerra invernale del Tibet in Racconti, Milano, Feltrinelli, 1996. [Trad. U. Gandini]
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"Oggi è l'Earth Day" ci ricorda Google, seguito a ruota dalla solita mitragliata di frasi fatte su quanto sia importante salvaguardare il nostro pianeta.
Ma dietro questo tripudio di facce dipinte, cartelli banali e star commosse, si cela una grande contraddizione: non si può essere globalisti ed ambientalisti allo stesso tempo.
Non è possibile strillare "Save the planet!" e poi appoggiare un paradigma che prevede la circolazione sfrenata e senza limiti di merci, capitali e persone. Non si può denunciare la società dei consumi, degli sprechi e dell'inquinamento, per poi avallare delocalizzazioni e importazione di manodopera a basso costo. Non ha senso piangere sui video degli oceani di plastica se poi si accetta che le multinazionali schiaccino le produzioni locali e se ne fottano di ogni regola.
Dunque invece di andare dietro ad una Greta teleguidata che va a prendersi gli applausi a Davos, forse sarebbe meglio che certa gente uscisse dalla propria bolla di ipocrisia.
Va preso atto che l'unico sistema che davvero tutela l'ambiente è un sistema "sovranista". Un sistema dove ogni risorsa o forza lavoro viene cercata innanzitutto in loco, dove le multinazionali non scavalcano gli Stati, dove i diritti sociali valgono più di un indice di borsa, dove merci e capitali non sono schegge impazzite, dove il dio mercato non mette in competizione lavoratori sottopagati da un capo all'altro del mondo. Eccolo il vero "green", il vero "chilometro zero."
E allora si potrà davvero cominciare a trattare la Terra con il rispetto che noi tutti le dobbiamo. Fino ad allora, di campagne e slogan partoriti dai divoratori del globo possiamo anche fare a meno.
Matteo Brandi
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Ogni anno, puntuali come il giorno di San Valentino o il Giorno della marmotta, arrivano le polemiche sul Giorno del ricordo, ricorrenza istituzionalizzata nel 2004 per ricordare le migliaia di vittime delle foibe e l’esodo forzato di centinaia di migliaia di italiani da Istria e Dalmazia. Basta poco per scatenare (...) l’Anpi e, nella giornata di ieri (...) è stata una circolare del ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca (...). Riportiamo qui il (...) il passaggio che ha scatenato il putiferio: “(...) Il ‘Giorno del Ricordo’ e la conoscenza di quanto accaduto possono aiutare a comprendere che, in quel caso, la ‘categoria’ umana che si voleva piegare e culturalmente nullificare era quella italiana. Poco tempo prima era accaduto, su scala europea, alla ‘categoria’ degli ebrei. Con una atroce volontà di annientamento, mai sperimentata prima nella storia dell’umanità. Pochi decenni prima ancora era toccato alla ‘categoria’ degli Armeni. Eppoi? Sempre vicino a noi, negli anni novanta, vittima è stata la ‘categoria’ dei mussulmani di Srebrenica… Non serve proseguire.”. (...) Anpi, con quella raffinata onestà intellettuale che da sempre la contraddistingue, (ha richiesto) al ministero “urgenti lumi su questa comparazione (tra foibe e shoah, nda) che consideriamo storicamente aberrante e inaccettabile”. (...) cosa intende dire l’Anpi? Che (comparata ad altri) crimini l’uccisione bestiale di migliaia di italiani di ogni età sia giustificabile? O peggio, negare l’accaduto come si può leggere in molti siti giustificazionisti o negazionisti? Laddove si osserva come i negazionisti rossi abbiano ben imparato l’arte dei negazionisti (neri) dell’ Olocausto: si finisce sempre per assomigliare a ciò che si odia (...).
https://www.ilsussidiario.net/news/polemiche-giorno-del-ricordo-vs-shoah-un-falso-problema-targato-anpi/2290564/
Il problema di chi chi SI odia perché E’ fascio esattamente quanto il suo nemico, sta nel fatto che sollevare queste polemiche fa capire chiaramente quanto STRUMENTALE sia il loro USARE la Shoah: tant’è che se fosse per codesti, gli ebrei d’oggi, qui in Europa per non dire in Israele, sarebbero tutti INFOIBATI o ESODATI.
ANPI è associazione di morti - i partigiani veri lo sono praticamente tutti, a 77 anni dalla fine della guerra - o di ZOMBIE.
Con Internette, purtroppo dobbiamo sorbirci anche l’opinione trasudante cadaverina e putrescina di codesti divoratori di cervelli.
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“OUVERTURE”, BOURSE DE COMMERCE, COLLECTION PINAULT (I PARTE)
Scriveva Walter Benjamin, nel suo diario, che quando prendeva tra le mani “Le Paysan de Paris” di Louis Aragon, non leggeva che poche pagine per timore di finirlo troppo in fretta. Beh sta capitando così anche a me mentre ho tra le mani il poderoso catalogo di “Ouverture, la Collection Pinault à la Bourse de Commerce”. Da dove partire se non dal contenitore della eccezionale collezione di François Pinault? La vecchia borsa di Parigi, edificio circolare del XIX secolo, con la sua splendida cupola in ferro e ghisa, rimodellato dal genio iper-minimalista di Tadao Ando. L’ultima meraviglia della capitale parigina che non finisce mai di stupire per vitalità e voglia di fare e a cui la sonnacchiosa capitale italiana dovrebbe guardare un po’ più spesso. “Ouverture” è l’inevitabile titolo della prima mostra e del primo catalogo (che comprende anche la descrizione delle collezioni), che la Bourse mette in campo. Non si può che cominciare dall’incanto che prende il visitatore nel momento in cui davanti ai suoi occhi si manifesta l’imponenza dell’edificio. È proprio sotto la cupola, nella rotonda, ecco l’installazione di Urs Fischer che non ha titolo. La riproduzione del “Ratto delle Sabine” di Giambologna a grandezza naturale con alcuni oggetti di contorno, (quattro-cinque sedie), e uno spettatore, completamente di cera; in pratica una enorme gigantesca candela, così come candele sono gli oggetti e lo spettatore. Ma le candele sono fatte per essere accese ed infatti , solo chi ha avuto la fortuna di entrare nella Bourse nel giorno della sua inaugurazione a giugno, ha potuto vedere le sculture nella loro interezza, poiché, ovviamente, si sciolgono. Il “Tempo consuma il tutto”, forse un’ idea non nuovissima in arte (aveva rappresentato bene il concetto Michelangelo, nella Sagrestia Nuova di San Lorenzo a Firenze, senza ricorrere ad effetti speciali), ma certamente un’opera di fortissimo impatto. E non poteva che essere così, che un “coup de theatre” aprisse questo mondo delle meraviglie. Nello spazio genialmente ricavato da Ando, tra le mura perimetrali della rotonda e l’anello “beton-brut” creato dall’architetto giapponese, ecco le vetrine che contenevano i bollettini di borsa, trasformate in installazione site-specific da Bertrand Lavier, dove una serie di oggetti vengono “messi a dimora” sotto l’egida di sua maestà l’ironia: tubi al neon, uno skate,un contrabbasso, un estintore… Un girotondo che ci riporta al punto di partenza al piano terra e che non fa che stimolare l’appetito dei divoratori di arte contemporanea. Sempre restando alle installazioni temporanee ecco il dolcissimo topolino di Ryan Gander che con la sua minuscola e divertente presenza ha addirittura meritato la copertina del poderoso catalogo. Non è un caso, Ryan Gander espone con grande allegrezza, il tema della fragilità ed è facile farlo qui, sotto la cupola di questo fastoso e grandioso edificio, dove il suo topolino che si affaccia da un minuscolo buchetto nel muro, evoca (con la voce della figlia dell’artista), che l’arte oggi non mostra più il virtuosismo dell’artista, bensì la sua vulnerabilità. (Continua)



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La colazione di chi sviluppa la app Tumblr.
Non saranno ammessi divoratori di pancetta fritta, cetrioli annacquati, wurstel ripieni al formaggio e Eggs Benedict (ma a pranzo sono favolose).
Ma noooo, scherzo. Forse.

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La paura di essere divorati e sparire in qualcun altro ha dato origine a tantissimi mostri, partendo dalle religioni. Se pensate ai tormenti infernali, c'è sempre una creatura divoratrice. Basti pensare al Gramr dei Vichinghi, il Cerbero dei Greci, al Diavolo Cristiano che dalla sua fossa mangia le anime dei dannati. E i divoratori riempiono il folklore, le leggende, le fiabe. Il Lupo Cattivo, la Strega che mangia i bambini, i giganti che fagocitano gli esseri umani, le fate Unseelie che fanno dei piccoli villaggi il loro territorio di caccia. I draghi, le viverne, i mannari, i vampiri: ripensandoci, tutti i mostri che ci vengono in mente mangiano le persone. Se non il corpo, divorano la loro anima. Spesso le due cose coincidono. Il mostro mangia il corpo e si prende l'anima, la assorbe, la fa sua. Questa convinzione è un retaggio delle credenze nordiche in base alle quali bere sangue e mangiare carne di un nemico sconfitto, che fosse bestia o essere umano, garantiva al vincitore l'acquisizione di parte del suo vigore e delle sue qualità. Assimilate tante creature in quel modo avrebbe reso una sorta di invincibilità. Ed ecco perché il vampiro è potentissimo, così come i cani infernali, le fate Unseelie e via dicendo. Si creano agglomerati di anime e potere. Badate bene, anche i malvagi della religione cristiana sono agglomerati di anime. Basti pensare al Diavolo che, in molti passi della Bibbia si fa chiamare Legione. "Il mio nome è Legione, poiché siamo in tanti". Le anime dannate, precipitate all'Inferno, fagocitate e riunite in un unico mostro. Anche gli scrittori di horror contemporaneo hanno creato mostri tutti nuovi che divorano le persone. Basti pensare a IT di King. L'antagonista è una creatura che divora e divora. Persino i manga sono pieni di questi personaggi. Mi viene in mente Tokyo Ghoul, dove i ghoul, per l'appunto, mangiano i corpi - vivi o morti - degli abitanti ignari. Non serve che faccia una lista infinita di questi esempi, perché se vi fermate a pensare, ne troverete a bizzeffe. 𝗦𝗰𝗿𝗶𝘃𝗲𝘁𝗲 𝗻𝗲𝗶 𝗰𝗼𝗺𝗺𝗲𝗻𝘁𝗶 𝘁𝘂𝘁𝘁𝗶 𝗶 𝗺𝗼𝘀𝘁𝗿𝗶 𝗱𝗶𝘃𝗼𝗿𝗮𝘁𝗼𝗿𝗶 𝗰𝗵𝗲 𝘃𝗶 𝘃𝗲𝗻𝗴𝗼𝗻𝗼 𝗶𝗻 𝗺𝗲𝗻𝘁𝗲! 👇👇 Continua 👇👇 https://www.instagram.com/p/CJBRKr1Hq4A/?igshid=fb81masuaf91
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