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#disco esterno mas grande
diceriadelluntore · 8 months
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Storia Di Musica #310 - Captain Beyond, Captain Beyond, 1972
Il mio impegno di scoprire più gruppi e artisti sconosciuti ma autori di dischi eccezionali inizia oggi. E inizia con quello che una volta si chiamava un supergruppo: musicisti provenienti da altre band che, a volte non lasciando definitivamente i loro gruppi di appartenenza, si riunivano per suonare in divertimento ciò che gli interessava di più. La storia di oggi ci porta a Los Angeles ad inizio degli anni '70. La grande stagione della musica californiana è al termine della sua spinta propulsiva, ma ha lasciato sul campo semi che germoglieranno per tanni. I musicisti del gruppo di oggi hanno storie particolari. Rod Evans è britannico, è stato il primo cantante dei Deep Purple, per i primi 3 dischi (quelli dell'avvio psichedelico, Shades Of Deep Purple e lo splendido The Book Of Taliesyn del 1968, e poi Deep Purple del 1969), ruolo che perde per Ian Gillian. Evans abbandona l'Inghilterra e va prima in Florida, dove prova la carriera solista, e poi vira in California, dove prima pubblica un singolo, Hard To Be Without You/You Can´t Love A Child Like A Woman e poi si aggrega al gruppo di oggi. Bobby Caldwell, batterista braccio destro di Johnny Winter, Larry "Rhino" Reinhardt, chitarrista e Lee Dorman bassista, provengono invece dai mitici Iron Butterfly, autori di uno dei brani culto della stagione del rock californiano, In A Gadda Da Vita (titolo che è una storpiatura psicotica di In The Garden Of Eden). In un primo momento della band fa parte anche il tastierista Lewie Gold che però abbandona poco tempo prima le prime registrazioni: Non resta che scegliere un nome, che in stile europeo viene individuato in Captain Beyond, e iniziare a scrivere musica. Il disco d'esordio, omonimo come le storie scelte per gennaio, Captain Beyond, esce nel luglio 1972, prodotto e arrangiato dalla stessa band. In copertina, meravigliosa, un disegno di Joe Garnett su progetto e idea della Pacific Eye And Ear, leggendaria agenzia di stampa creativa che realizzerà centinaia di copertine iconiche negli anni (ve ne ricordo un paio, Toys In the Attic degli Aerosmith, il loghino della moneta di Alice Cooper, molte copertine per i Bee Gees e la copertina di Berlin di Lou Reed).
Captain Beyond (chiamato dagli appassionati "first") è un disco di culto, per via di alcune caratteristiche peculiari per un disco statunitense del periodo e per la qualità eccezionale musicale, dell'amalgama tra i musicisti e i brani eseguiti, tutti a firma Caldwell \ Evans. Innanzitutto, è uno dei pochi dischi americani del periodo che, come i coevi del progressive europeo, in pratica non ha divisione dei brani, registrati come se fossero un'unica e strepitosa suite di 37 minuti. Il disco è un continuo e meraviglioso scorrere da riff a riff, drumbeat a drumbeat, in questo ambito fenomenale il lavoro di Caldwell, maestro dello strumento, che cambia la ritmica più volte nello stesso brano, per un groove irresistibile. È un mix perfetto di rock blues, cavalcate strumentali prog ma anche spesso vicino a quelle della Allman Brothers Band (a tal proposito, è giusto raccontare che il disco fu dedicato alla memoria del da poco scomparso Duane Allman), poiché linee di chitarra veloci e cariche di riff predominano per alcune canzoni prima di rallentare temporaneamente in una pausa fino al successivo decollo. Dal punto di vista dei testi, l'album si differenzia esplorando temi del mondo esterno e significati dell'esistenza, spesso con riferimenti alla luna, al mare, al sole e così via. Rod Evans ha una forte voce rock e si dimostra un grande canante, Rhino suona un'enorme quantità di linee di chitarra cariche di hook e Lee Dorman suona linee di basso complesse (ad esempio, alla fine di As The Moon Speaks-Return) che portano a suoni tipicamente ritmici e agili. Come non ricordare il groove monumentale di Dancing Madly Backwards (On A Sea Of Air), in apertura del disco, oppure la cavalcata strumentale di I Can't Feel Nothin', Pt. 1., il suono psichedelico di Myopic Void che in certi passaggi è meravigliosamente jazz fusion, che sfuma nella hard rock piena di potenza di Mesmerization Eclipse. Come curiosità, segnalo che Thousand Days Of Yesterdays (Intro) come suggerisce il titolo fa davvero da introduzione per Frozen Over, altro grandissimo brano di un disco di qualità decisamente superiore.
Si rimane davvero affascinati da questo disco, che lascia all'ascoltatore la sensazione che il viaggio debba continuare per un futuro indefinito. L'esordio però lascia strascichi: Caldwell ne se va, sostituito da Marty Rodriguez e Guille Garcia, con il timone musicale preso da Lee Dorman che scriverà tutti i brani dell'eccellente Sufficiently Breathless, che esce nel 1973. Per contratto con la Warner Bros. dovevano realizzare un terzo album, questo avverrà solo nel 1977, con il ritorno di Caldwell ma non di Evans, sostituito dal semisconosciuto Willy Daffern: per capire che confusione regnava all'epoca, il brano Dawn Explosion che dava il titolo al disco, Dawn Explosion, non venne nemmeno inserito in scaletta. La band con discontinuità formidabile e continui cambi di componenti è arrivata a suonare concerti fino ad oggi, in ricordo di un disco eccezionale di un periodo musicalmente florido come pochi della storia.
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tecnowiz · 3 months
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5 consigli per massimizzare lo spazio di archiviazione del tuo telefono
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È facile sentirsi sopraffatti quando si cerca di tenere traccia dei file sul tuo telefono. E se sei un utente pesante, può sembrare che non ci sia modo di mettere tutto su un unico dispositivo. La buona notizia è che ci sono molti modi per gestire la tua memoria e liberare spazio.
Il tuo telefono è pieno? Ecco 5 consigli infallibili per liberare spazio e ottimizzare la memoria!
Sebbene sia vero che il tuo telefono probabilmente non avrà abbastanza spazio per tutto, ci sono passi che puoi compiere per assicurarti di ottenere il massimo dallo spazio limitato del tuo telefono. Ecco cinque suggerimenti per massimizzare lo spazio di archiviazione del tuo telefono.
Sbarazzati del superfluo sul telefono
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Uno dei modi più semplici per liberare spazio sul tuo telefono è eliminare le applicazioni inutilizzate. Elimina le app che non hai aperto da mesi o anni e elimina le foto e i video che non sono più rilevanti. Se hai molto spazio extra sul telefono, considera di eliminare anche un po' di musica o film, oppure puoi semplicemente spostarli su un dispositivo di archiviazione separato. Anche se potresti essere tentato di tenere molte app sul telefono, occupano spazio e possono rallentare il tuo telefono. Dovresti anche fare una pulizia del telefono ogni tanto, assicurandoti di memorizzare solo le cose che userai effettivamente.
Utilizza lo spazio di archiviazione cloud
Se il tuo smartphone dispone di un cloud, allora lo spazio di archiviazione cloud è una buona opzione per le foto e i video, così come i documenti, i file e altri dati che desideri salvare ma non hai bisogno sul telefono. Lo spazio di archiviazione cloud è fondamentalmente come avere un disco rigido esterno per il tuo telefono che ti consente di archiviare file nel cloud invece di occupare spazio sul tuo dispositivo. Puoi quindi accedere a questi file da qualsiasi luogo, che sia tramite un computer o un altro dispositivo, e mantenerli fino a quando decidi di eliminarli. Ciò significa che se il tuo telefono si rompe o si perde, tutto nel cloud sarà al sicuro.
Cancella regolarmente la cache
In poche parole, una cache è una raccolta di dati memorizzati nella memoria del tuo telefono che può essere rapidamente accessibile da un'applicazione quando necessario. Le cache sono utili perché consentono alle applicazioni di recuperare informazioni rapidamente e facilmente, ma possono anche occupare molto spazio di archiviazione sul tuo dispositivo se non vengono cancellate periodicamente. Se lasciata senza controllo, la cache può accumularsi nel tempo fino a quando il tuo telefono può diventare lento nel tentativo di caricare tutti quei dati. Puoi cancellare la cache nelle impostazioni di archiviazione del telefono e dovresti farlo periodicamente per garantire che il telefono funzioni il più velocemente ed efficientemente possibile.
Ottieni spazio di archiviazione aggiuntivo
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Se lo spazio di archiviazione cloud non fa per te o semplicemente desideri avere più spazio sul tuo dispositivo, potresti voler acquistare una microSD card. Queste schede sono piccole e possono essere inserite nello slot per schede di memoria del tuo telefono. Esistono in diverse dimensioni, quindi dovresti sceglierne una che abbia abbastanza spazio per soddisfare le tue esigenze. Puoi anche optare per un disco rigido esterno. Sono più grandi e tendono a contenere più dati rispetto alle schede microSD. E anche se può sembrare un fastidio dover trasportare un disco rigido esterno, ne vale la pena. Sarai in grado di archiviare tutte le tue foto e video, così come qualsiasi altro file che desideri mantenere al sicuro. E se stai pensando di acquistare un nuovo telefono per soddisfare le tue esigenze di archiviazione, ci sono molte ottime opzioni sul sito ufficiale HONOR tra cui scegliere, il nuovo HONOR 200 Pro dovrebbe essere una grande scelta per te.
Utilizza un'app di ottimizzazione dello spazio di archiviazione
Un'app di ottimizzazione dello spazio di archiviazione può aiutarti a ottenere il massimo dallo spazio di archiviazione del tuo telefono, assicurandoti che le tue app non occupino più spazio del necessario. Alcune di queste app hanno anche funzionalità che possono aiutarti a liberare la cache o eliminare vecchi file. Fondamentalmente, ti aiutano a gestire lo spazio di archiviazione del telefono e semplificano il processo di individuazione ed eliminazione di sprechi inutili. E se hai un telefono Android, c'è una buona probabilità che abbia già una funzione di ottimizzazione dello spazio di archiviazione integrata. In caso contrario, ci sono molte app di ottimizzazione dello spazio di archiviazione gratuite tra cui scegliere.
Conclusione
Tutto sommato, ci sono molti modi per sfruttare al meglio lo spazio di archiviazione del tuo telefono. Quindi, la prossima volta che senti che il tuo telefono sta finendo lo spazio, prova uno, o più, di questi suggerimenti. Non si sa mai cosa funzionerà per te e, sperabilmente, sarai in grado di migliorare la situazione di archiviazione del tuo telefono. E poiché questi sono solo alcuni dei modi per massimizzare lo spazio sul tuo telefono, puoi sempre sperimentare, mescolare e abbinare con altri metodi.
Note finali
E siamo arrivati alle note finali di questa guida. 5 consigli per massimizzare lo spazio di archiviazione del tuo telefono. Ma prima di salutare volevo informarti che mi trovi anche sui Social Network, Per entrarci clicca sulle icone appropriate che trovi nella Home di questo blog, inoltre se la guida ti è piaciuta condividila pure attraverso i pulsanti social di Facebook, Twitter, Pinterest, Tumblr e Instagram per far conoscere il blog anche ai tuoi amici, ecco con questo è tutto Wiz ti saluta. Read the full article
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gaetaniu · 11 months
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Una ricerca suggerisce che la Via Lattea è inserita in un alone di materia oscura inclinato
Da una grande distanza, la nostra Via Lattea appare come un sottile disco di stelle che orbita ogni poche centinaia di milioni di anni intorno alla sua regione centrale, dove centinaia di miliardi di stelle forniscono la “colla” gravitazionale che tiene insieme il tutto. Ma la forza di gravità è molto più debole nel disco più esterno della Galassia. Lì, gli atomi di idrogeno che costituiscono la…
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cammycombo · 2 years
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PENELOPE – UN DRAMMA IN PIÙ ATTI
ATTO 1
Un ragno nel giardino cosa sta facendo non so.
In giardino ci passo qualche ora al giorno, accompagno la mandria feroce costituita dalle cagnacce Ciuffallegra e Puzzaspruzza, le faccio pascolare, giocare, ma sopratutto devo guardare a vista la bestia mangia merda e schifezze (indovina chi?) che stiamo cercando di far vivere serenamente con le sue patologie croniche, quindi l’ispezione degli spazi è obbligatoria, perché se Gatto Abusivo Maledetto di seguito GAM ha espletato le proprie funzioni vitali nel prato, io devo essere pronta a raccoglierle, pena banchettamento furtivo delle sopracitate Bestie e due giorni di mal di pancia e puzzette mefitiche.
Quindi girovago un po’ qua e là trallalero trallalà e lo vedo, zampette a stella arrampicato nella sua magione aerea, che attende e prende il sole.
È spuntato così, dal nulla, una mattina di ottobre.
Ha fatto la sua tela, agganciandosi tra il pinetto dalle puffo bacche e il muro.
Non l’ha costruita troppo grande, è gestibile e proporzionata alla sua stazza di ragno tigrato agli albori, il piccolo gestisce bene i propri spazi, ha occhio e senso della misura.
Io dei ragni ho abbastanza paura, e schifo, davvero tanto schifo, soprattutto schifo, schifo l’ho già detto? perché sono bestioline maledette con quelle zampe che si muovono, affilate e aguzze.
È un’entità imprevedibile, e come tutte le cose imprevedibili mi crea un terrore incomprensibile, fobico, lui può muoversi in tutti i lati come vuole, regina degli scacchi del regno animale, può persino saltare l’infame, caratteristica che mi fa davvero vacillare quando ne scorgo uno.
Ho visto tele di ragno (ho visto coseeee) partire da alberi con una distanza anche di qualche metro, perché pare che i dannati sfruttino le correnti d’aria per agganciarsi e ampliare il loro raggio d’azione con tele ingegneristiche e mosse circensi.
(Scena, esterno giorno, ragno e ragnessa abbracciati come Jack e Rose nel vento, lui la lancia, lei si tuffa, si aggancia, passa un talent scout della natura, li nota, contratto milionario, star al circo degli insetti)
Il mio ragno è a distanza di sicurezza, è lì immobile con fare disinteressato, è semplicemente un ragno in attesa, subisce la vita in attesa di mangiare, e un po’ lo capisco e lo ammiro, mi sento rappresentata, quasi fosse il mio spirito guida.
Mi sento in sintonia con la mia fobia (verso bomba per canzone, seguirà titolo, lancio, numero 1 su Spotify, disco d'oro, in gara a Sanremo 2025), e rifletto sulla possibilità che possa essere il primo passo verso la guarigione da questo terrore atavico che alberga in me.
Quindi di giorno in giorno il mio reportage su Instagram procede, lo vedo fare e disfare, costruire la tela, lasciarla in attesa di qualcosa che si appoggi, mentre lui, nascosto nel pinetto riposa e aspetta paziente.
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pettirosso1959 · 2 years
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Oggi, per smorzare un po' la pesantezza del post di ieri parlerò dui un argomento frivolo, per cui parlerò dei Maneskin! più che altro per sottolineare che in tempi non sospetti avevo fatto una pagina su di loro per Linus, per cui è anche l'occasione per poterla postare integralmente, visto che son passati quasi due anni.
Si continua a parlare molto di loro. Di recente il loro rito matrimoniale collettivo e le parole non proprio esaltanti nei loro riguardi del maestro Uto Ughi hanno riacceso i riflettori sul gruppo. A parte il fatto che Uto Ughi ha tutto il dritto di esprimere un'opinione, ma io sono dell'avviso che si tratta di due mondi talmente diversi che mi sarei stupito del contrario, ovvero che cosa poteva dire di buono?
Ma io proverei a dire qualcosa sulla musica, visto che è uscito il nuovo disco (ma sì, chiamiamolo ancora così), dei Maneskin, e me lo sono ascoltato tutto. Sono abbastanza d'accordo con la recensione di Rolling Stones America, che da osservatorio esterno alla visione conterranea, e quindi scevro da preconcetti, dice che non è un disco nè brutto nè bello, ma poco sorprendente. Molti dei brani tendono ad assomigliarsi, ma questo si diceva anche dei Ramones, in ogni caso è abbastanza normale quando un gruppo ha un'identità, per cui, anche se in certi casi l'effetto fotocopia è molto marcato, ci posso passare sopra. Il brano con Tom Morello è costituito da un brano dei Maneskin con un assolo che c'entra poco, che entra e finisce nel vuoto senza essere ossatura alcuna della canzone, chi si aspettava un "Rage Against the Machine che incontra Damiano & co" resterà deluso. Le ballate sono mortali. Non è che in generale il genere ballad strappacuore mi faccia schifo, ma il loro tentativi di "romantica profondità", se si ascoltano i testi e lo svolgimento armonico e melodico sono abbastanza poveri sia di contenuti che di interesse. Meglio quando il gruppo ci mette più grinta. Si percepiscono le potenzialità, ma si percepisce anche un andamento produttivo che fa viaggiare il disco sempre con il freno tirato. Da persone così giovani e sfrontate ci si potrebbe aspettare un po' di coraggio in più, hanno la fama e i soldi per fare quel che vogliono. Non commento la parte mediatica, perché al giorno d'oggi va bene qualsiasi cosa, anche giocare col glam, con l'ambiguità sessuale e con gli Who, niente di nuovo, ma fa parte degli accessori del pop mangiare costantemente sé stesso.
Non è un grande disco, però se i 4 ragazzi non si fanno fagocitare completamente dal baraccone che è stato messo in piedi su di loro spero che la prossima volta ce la faranno, perché al di là dei commenti che scatenano sui social mi stanno simpatici. Tutto qui.
PS "Cool Kids" è un brano incastonato nel disco effettivamente diverso da tutti gli altri. Ma andare a vedere un concerto degli Idles e citarli non fa primavera... Da Massimo Giacon.
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tarditardi · 4 years
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Modus Dj: un suo set registrato nel suo Salento in onda su Mediterranea TV
Nel secondo appuntamento "Time For Music" , il music show televisivo di DiTutto dedicato al mondo del Clubbing, ospita uno set curato da Modus Dj. Pugliese, residente da tempo a Milano, Modus Dj è un artista in notevole ascesa nella scena house internazionale. I suoi dischi infatti li pubblica una label di livello assoluto come Purple Music.
Il programma, prodotto dalla Wd Editore srls, andrà in onda Sabato 6 Marzo sull'emittente televisiva Mediterranea Tv alle 21:30. Lo show di Modus Dj si potrà seguire sui canali del digitale terrestre 214 e 698 per la PUGLIA e 623 per la BASILICATA, e in streaming su mediterraneatv.it e mediterraneatv698.com.
Ecco in una intervista di Lele Procida, per capire meglio chi è Modus Dj.
Ciao Modus! Per gli amici di Time for Music so che hai preparato un dj set particolarmente interessante, vuoi parlarcene?    
E' diventata ormai una tradizione andare a trovare i miei genitori ogni febbraio negli ultimi anni da quando mi sono trasferito a Milano in pianta stabile. Quest'anno ho voluto realizzare durante questa settimana di "ritorno a casa" un progetto ideato durante le festività natalizie insieme al mio staff ultra decennale (Cameraman, Videomaker e Grafici): un dj set sulla costa Ionica in Salento.
Sei molto giovane ma già con un bel background. Raccontaci dei tuoi inizi e del perché ti sei spostato a Milano
Credo di aver avuto l'approccio nel mondo del dj, della musica, della disco molto simile a tutti i miei colleghi, amici, collaboratori. Si parte dell'adolescenza con i primi party delle scuole, i primi dj set nelle zone turistiche in riva al mare, sino ad arrivare a vero e propri  dj set in Italia e magari qualcosa anche in giro per Europa e nel mondo! Sino a 22 anni, dopo l'esperienza a Miami non riuscivo a vedere la mia vita privata e professionale al di fuori della Puglia se non per qualche dj set o One Night in giro per l'Italia. Dopo Miami tutto è cambiato, il sentirmi molto "limitato " mi ha permesso di prendere la decisione di mollare la Puglia e scegliere Milano, sino ad allora vista come la città d'Italia per eccellenza (musica, public relation ,moda, luxury.
I tuoi dj set pettinati per gli aperitivi più chic sono ormai un must. Parlaci delle prestigiose location e della musica che proponi in questi appuntamenti...
Vivendo a Milano è inutile negare che le opportunità se le cerchi e ci stai dietro arrivano. Vivendo la città a 360 gradi le opportunità di vendere il tuo prodotto (in questo caso se stessi) ci sono state sin da subito perciò mi ritengo molto fortunato ma anche caparbio e magari un pelino valido. Ricordo il giorno che sono entrato in amicizia con Alex Lionello, un vero PR degli anni d'oro del mondo della Notte, quella vera, grazie ad Alex si sono aperte le porte del Principe di Savoia, un hotel Luxury a 5 stelle che ospita la Moda, gli eventi dei brand più prestigiosi, i party dei calciatori, e tutto quello che ai nostri occhi pare bello, figo, cool. Ma non solo, il Just Cavalli, noto club dello stilista, l'Armani del grande Giorgio. Devo ringraziare anche il mio gusto musicale proposto in città e nei vari party hot per essermi affermato e riconosciuto come promotore di questo genere: la Purple Music.
Le tue produzioni per Purple Music ti hanno portato ad una dimensione internazionale. Raccontaci come ti sei avvicinato a questa prestigiosa etichetta musicale
La Purple Music è entrata nella mia vita professionale nel lontano 2004, ma fa parte di me dal 2019. Ho scoperto la Purple grazie ad una compilation acquistata per curiosità. Le linee vocali melodiche, il tipo di Groove mi hanno subito stregato, tanto da crearmi la dipendenza per questa famiglia (Purple Music) e anno dopo anno mi sono spinto a proporre  alcuni progetti musicali a Jamie Lewis fondatore della Purple e nell' estate 2019 è finalmente arrivato il primo contratto. Con COME ON AND GO WITH ME e la Voce della mitica Andrea Love Il sogno è diventato realtà.
Vivere a Milano è sicuramente molto stimolante dal punto di vista lavorativo, ma ha comportato un totale cambiamento dello stile di vita e delle tue abitudini. Parlaci di una giornata-tipo di Modus nella metropoli lombarda.
Sicuramente nella mie giornate non possono mancare le public relation, lo sport e la Musica, non sono seduto  intere giornate in studio,  anche perché con l'esperienza si matura per realizzare, sempre con il mio staff, progetti che hanno un idea di base, un fine vincente. Devo dire che ci sono i periodi che siamo seduti davanti ai monitor per lavorare ma da un lato fortunatamente non è sempre così perché sono molto affezionato alle public relation con il mondo esterno.
Come sempre concludiamo col saluto di Modus agli amici di Ditutto
Gli amici di DITUTTO li conosco da qualche anno, sempre sul pezzo, professionali e presenti con la loro comunicazione nei miei progetti… Un Saluto Speciale a Lele Procida un vero highlander del nostro mondo.
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herretes · 7 years
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Western Digital ahora tiene un Disco Externo de 20TB, el más grande y rápido que han hecho
Western Digital ahora tiene un Disco Externo de 20TB, el más grande y rápido que han hecho
Western Digital acaba de lanzar a la venta su nuevo sistema de almacenamiento en RAID llamado My Book Duo y es el más grande y rápido que jamás han hecho. Tiene una capacidad de hasta 20 TB y una velocidad de hasta 360 MB por segundo, por un precio poco más de 800 dólares.
Puedes elegir entre comprar un coche o este brutal disco SSD de 15TB por 10.000 dólares
Ver un disco de memoria en estado…
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altabattery00 · 2 years
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Computer portatile HP -17t-cn000
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Monitor da gioco HP X27 FHD
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chez-mimich · 3 years
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PUNKT.VRT.PLASTIK
Tra i tanti dischi che ricevo dal mio amico e “istigatore a delinquere”, James Cook, ho scelto di scrivere di questo magnifico “Zurich Concert” dei Punkt.Vrt.Plastik. pubblicato dall’etichetta Intakt Records. Mi ha colpito, ad un primo ascolto, la qualità dell’improvvisazione sperimentale, lenta, non forzata, non estrema, ma raffinata (voce del verbo raffinare), dove gli accordi e le note del pianoforte di Kaja Draskler, sembrano essere una materia in via di levigazione e di consunzione, come accade alla materia scultorea in Alberto Giacometti. Ma poi c’è anche un motivo per così dire esterno alla musica ovvero le appassionate note del grande pianista Alexander Hawkins che ne accompagnano la sua uscita, note illuminanti di chi del piano ha fatto un laboratorio di esperienze e di ricerche senza fine. È fuori discussione che anche in questo concerto zurighese, il protagonista quasi assoluto sia il piano e, se dobbiamo accennare ad una chiave di lettura per accostarsi a questo lavoro, potremmo dire che si tratti della “ripetizione” e della variazione sul tema. In tutti i brani è presente una costante, una piccola frase musicale che viene ripetuta, leggermente modificata, distorta, torturata e infine trasformata, dalla incredibile bravura di Kaja Draskler e dei suoi sodali, ovvero Petter Eldh al contrabbasso e Christian Lillinger alla batteria. Ma oltre alla “ripetizione variata”, alberga nel disco anche una vivacissima dialettica tra le componenti strumentali. Come sottolinea Alexander Hawkins nelle note a cui accennavo in precedenza, le composizioni mettono in evidenza l'intera gamma di permutazioni possibili all'interno del trio: unità totale tra gli strumenti oppure disaccordo totale tra di essi. Apre le danze “Nuremberg Amok” con una batteria apparentemente scombinata, un piano e un contrabbasso che sembrano sempre in cerca di punti di contatto difficili da trovare, un discorso che sembra proseguire con “Axon” più compatto e assestato. “Trboje” presenta un pianoforte “puntillista”, disarticolato e tormentato dalle percussioni e dal contrabbasso, mentre il successivo “Vrvica I” è un pezzo per piano solo, seguito da “Morban” ricco ed articolato dove nell’esecuzione dal vivo entrano anche, a tratti, le esortazioni vocali dei musicisti. Molto sperimentale “Body decline & Natt Raum”, con le dita di Kaja Draskler che si cimentano in un corpo a corpo con la tastiera del pianoforte. Secondo Alexander Hawkins, sempre nelle note che accompagnano il disco, “Morgon Morfin” sembra essere “il cuore pulsante” di tutto il lavoro. Ed effettivamente qui che il pianoforte di Kaja sembra aver raggiunto una piena maturazione, o meglio, sembra aver trovato la sua strada, ricercata fino a questo punto nel disco: cinque minuti di estasi , come scrive Hawkins che fanno riemergere dalla memoria indicibili pagine di Scriabin o Messiens. Anche “Vrvirca II” ha un suo tono elegiaco tutto contenuto in una ripetizione, una perdita e un ritrovamento di una piccola melodia nata sulla tastiera. “Membran” ancora una ricerca sul materiale sonoro, “Trace of Veins”, solo di percussioni di Christian Lillinger” alla batteria e poi “Zug” e “Agan” che chiudono un concerto che sembra una esplorazione dentro una selva di materiali sonori dati da pochi strumenti, ma condotta con una foga combinatoria da lasciare allibiti. Una ricerca libera, di quella libertà che come diceva Paul Valery, non può che derivare dal massimo rigore.
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tarditardi · 5 years
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La folle estate  di Mr.Charlie - Lignano Pineta (UD): 3/8 Elettra Lamborghini 15/8 Ferragosto Italiano con M¥ss Keta
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L'estate 2019 di Mr.Charlie - Lignano Pineta (UD) fa il pieno di personaggi. Il 3 agosto arriva lei, Elettra Lamborghini. "Twerking Queen", il suo album è uscito da poco ed è uno dei successi dell'estate 2019. Con i suoi oltre 4 milioni di follower su Instagram, è uno dei personaggi più popolari e discussi della TV italiana e non solo, grazie anche alla partecipazione a programmi come Super Shore ed Ex on the Beach. È attualmente uno dei quattro coach a The Voice. La cantante è esplosa con il singolo "Pem Pem" nel 2018, il cui video ha superato le 100 milioni di visualizzazioni dalla sua uscita... Riassumendo alla sostanza, Elettra Lamborghini è uno dei pochi veri personaggi italiani dello show biz internazionale.
E che succede il 15 agosto, quando al Mr.Charlie prende vita uno scatenato Ferragosto Italiano, "special edition" dello scatenato Marteditaliano, una delle feste simbolo di Mr.Charlie? Arriva M¥ss Keta, un personaggio misterioso e senz'altro unico.
M¥ss Keta è una scheggia impazzita nella scena musicale italiana: perché non ne vedi il volto, perché le creature sonore su cui racconta il suo mondo sono musica urbana iper-contemporanea di altissima (e sordida) qualità, perché ogni suo concerto è un evento, perché è una performer che non assomiglia a nessun'altra. M¥ss Keta è l'angelo dall'occhiale da sera. E dal volto velato. La sua identità nascosta è il modo migliore per dire la Verità, perché "non avendo volto, c'è un po' di M¥SS in ognuno di noi". Performer situazionista, rapper dall'attitudine punk, icona pop e diva definitiva, ha esordito nel 2013 con "Milano Sushi e Coca". In questi anni ha infiammato i palchi dei maggiori festival e club di tutta Italia in un tripudio di electro, house, rap, dubstep che sembra generato dal suo stesso corpo, arrivando anche a toccare le capitali europee. Bassi profondi battuti da vertiginosi tacchi a spillo glitterati. Una vera sacerdotessa della notte pronta ad aizzare le masse di fedeli con il suo verbo dissacrante, eccessivo, radicalmente iperrealista. I suoi live sono esperienze extrasensoriali, i suoi testi la radiografia di una Nazione. Una donna di spettacolo, ma soprattutto uno spettacolo di donna, che non ha saputo dir di no agli insistenti corteggiamenti del mondo della moda, che l'ha fatta diventare la modella e icona più desiderata da svariati stilisti del Bel Paese e non solo.
Tutti gli eventi di Mr.Charlie e Charlino sono disponibili su Facebook nella sezione Eventi (www.facebook.com/Mrcharlieclub/events/).
Mr.Charlie & Charlino ViaTagliamento, 2 - Lignano Sabbiadoro (UD) www.mrcharlie.net www.facebook.com/Mrcharlieclub www.instagram.com/mr.charlie_discoclub infoline: 335 6899446 Adriano Cerato
Mr.Charlie: 46 di eccellenza e divertimento
Mr.Charlie è infatti  punto di riferimento per chi in Riviera Friulana e non solo ama la nightlife, lo stile, l'eccellenza. Il club nasce dall'idea di due giovani soci, che, dalla ristrutturazione di una vecchia stalla, creano una delle prime discoteche italiane: Charlie Brown. Nel tempo il locale cresce e si aggiungono Charlino Privé ed il giardino esterno. Gli anni passano e Charlie Brown, oggi Mr.Charlie, cresce sempre. Nel corso di questi 46 anni, un periodo semplicemente infinito per l'intrattenimento, sapienti rinnovi e una cura certosina per il dettaglio, oltre al susseguirsi in console di grandi dj, artisti dalla grande personalità, hanno contribuito alla crescita della ormai celeberrima discoteca di Lignano Pineta (UD).  Oggi alla guida del team che gestisce Mr.Charlie c'è Adriano Cerato che, grazie ad un nutrito gruppo di giovani collaboratori, ha reso il nome Mr.Charlie una garanzia per chi vuol vivere la notte con eleganza.
Charlino Privé: eccellenza nel cibo e dinner show che emozionano
Mr.Charlie non è solo disco. E' anche Charlino privé, perfetto connubio di eccentricità ed eleganza, una discoteca nella discoteca per un fine settimana esclusivo e ricercato. La notte inizia a Charlino Restaurant. Dinamico, ricercato, è una vera e propria esperienza in cui cena, spettacolo e intrattenimento si fondono in un tutt'uno, creando un atmosfera in cui il coinvolgimento sensoriale è portato alla massima espressione. Questo spazio offre ai suoi ospiti menu gourmet di carne o di pesce, per chi lo desidera anche da condividere, perché il divertimento è più intenso con i proprio amici. La novità dell'estate 2019, sono i dinner show del Charlino. Ogni notte il tema è diverso e sorprende Farfalle tropicali, il Grande Gatsby, Savana (...).
I party scatenati di Mr.Charlie: MartedItaliano, Mamacita
Tra i party di riferimento di Mr.Charlie - Lignano (UD) c'è senz'altro MartedItaliano, una istituzione del divertimento più spensierato, una notte in cui persone di tutte le età si ritrovano per divertirsi in un'atmosfera diversa quella martellante dei soliti party in disco. MartedItaliano piace alle ragazze d'ogni età, ai giovani e non solo, grazie ad un'attenta selezione musicale dedicata alle canzoni più memorabili della storia della musica italiana. Anche se non mancano di certo le hit del momento, anche quelle internazionali, il cuore del party è proprio la possibilità di cantare le grandi canzoni italiane in discoteca... Ogni venerdì invece la festa è una noche de fuego, ovvero Mamacita: è uno dei simboli del sound Reggaeton, Hip-Hop & Trap e R'n'B, il party perfetto per chi vuol vivere l'estate 2019 al ritmo latin e dintorni.
Le superstar al Mr.Charlie: dopo Gianluca Vacchi, il 3 agosto 2019 arriva Elettra Lamborghini. Il 15 agosto M¥ss Keta…
Al Mr.Charlie la musica è sempre eccellente e le sorprese non mancano mai. Nell'estate 2017 dal mixer è passato un certo Gianluca Vacchi. Nell'estate 2018 insieme a mille top dj, è arrivato sul palco pure Marco Rissa, chitarrista e cofondatore di TheGiornalisti, protagonista di una performance insieme a Sandiego. Da "Riccione" a "Completamente" passando per "Questa nostra stupida canzone d'amore",The Giornalisti sono senz'altro una delle band più importanti degli ultimi anni. E che succede nell'estate 2019? Il 3 agosto sul palco di Mr.Charlie c'è lei, la Twerking Queen di riferimento a livello mondiale, ovvero Elettra Lamborghini. Il 15/8 invece arriva la misteriosa e celeberrima Myss Keta.
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herretes · 7 years
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Western Digital ahora tiene un Disco Externo de 20TB, el más grande y rápido que han hecho
Western Digital ahora tiene un Disco Externo de 20TB, el más grande y rápido que han hecho
Western Digital acaba de lanzar a la venta su nuevo sistema de almacenamiento en RAID llamado My Book Duo y es el más grande y rápido que jamás han hecho. Tiene una capacidad de hasta 20 TB y una velocidad de hasta 360 MB por segundo, por un precio poco más de 800 dólares.
Puedes elegir entre comprar un coche o este brutal disco SSD de 15TB por 10.000 dólares
Ver un disco de memoria en estado…
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popolodipekino · 3 years
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panorama
Ma adesso il Texas era invisibile, e persino gli Stati Uniti si vedevano a stento. Sebbene i motori al plasma a bassa spinta avessero cessato da tempo di funzionare, la nave spaziale Discovery si trovava ancora in prossimità della Terra, con la sua sottile struttura a freccia puntata verso lo spazio esterno, e tutti i potentissimi strumenti ottici orientati verso i pianeti lontani, ove si celava il suo destino. V’era un telescopio, tuttavia, permanentemente puntato sulla Terra. [...] Poiché la Terra era ormai molto indietro verso il Sole, il suo emisfero buio rimaneva orientato verso la nave spaziale, e sullo schermo indicatore centrale il pianeta appariva simile a un’abbacinante falce argentea, come un’altra Venere. Accadeva di rado che si riuscissero a distinguere caratteristiche geografiche in quell’arco luminoso sempre più sottile, in quanto nubi e brume le nascondevano, ma anche la parte oscurata del disco aveva un fascino inesauribile. Era disseminata di città risplendenti; a volte ardevano di una luce costante, a volte ammiccavano come lucciole mentre tremolii atmosferici vi passavano sopra. V’erano inoltre periodi in cui la Luna, mentre seguiva la sua orbita, splendeva come una grande lampada sui bui mari e sui continenti della Terra. Allora, con un fremito di riconoscimento, Bowman riusciva spesso a intravedere linee costiere che gli erano familiari, illuminate dalla spettrale luce lunare. E talora, quando il Pacifico era calmo, vedeva persino il chiaro di luna baluginare sulla sua superficie; e ricordava notti sotto i palmizi di lagune tropicali. da A. C. Clarke, S. Kubrick, 2001 odissea nello spazio
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istantiighiacciati · 3 years
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Come affrontare la sicurezza su Macos
Sempre più informazioni vengono archiviate sui nostri computer, dispositivi e online. Abbiamo spiegato come proteggere il tuo iPhone, ma devi anche proteggere il tuo computer, soprattutto se si tratta di un laptop. Le persone possono accedere al tuo Mac, ai file privati e alle informazioni sensibili se non stai attento.
Oggi voglio segnalarti alcuni modi in cui puoi proteggere il tuo Mac per evitare che i tuoi dati finiscano nelle mani sbagliate, da qualche mese ho un Macbook e mi sono letto un po’ di guide interessanti in proposito.
Disabilitare l'accesso automatico
La funzione di accesso automatico sul tuo Mac è comoda e ti consente di accedere automaticamente al tuo account. Tuttavia, non è sicuro. Potresti anche non avere password sul tuo account (cosa non consigliata).
Dovresti davvero disabilitare la funzione di accesso automatico. Per farlo, vai su Apple> Preferenze di Sistema e fai clic su Utenti e gruppi. Quindi, fai clic su Opzioni di accesso nella parte inferiore dell'elenco degli utenti a sinistra.
Quindi, fai clic sul lucchetto nella parte inferiore della finestra di dialogo e inserisci la password quando richiesto. Ciò consente di apportare modifiche alle impostazioni.
Seleziona Off dall'elenco a discesa Accesso automatico. Dovrai inserire la tua password ogni volta che avvii il tuo Mac, ma è preferibile un piccolo inconveniente che qualcuno acceda al tuo account e acceda ai tuoi dati.
Proteggi il tuo account utente con una password sicura
Ora che hai disabilitato l'accesso automatico, assicurati di avere una password sicura (ecco come crearne una) sul tuo account utente, infatti quando configuri il Mac, ti viene chiesto di inserire una password per il tuo account utente.
Per proteggere il tuo account, è una buona idea cambiare periodicamente la password. Vai su Apple> Preferenze di Sistema e fai clic su Sicurezza e Privacy. Assicurati che la scheda Generale sia selezionata e fai clic su Modifica password.
Nella finestra di dialogo popup che viene visualizzata, inserisci la tua vecchia password. Quindi, inserisci la nuova password che desideri utilizzare e verifica la nuova password. Inserisci un suggerimento per la password per aiutarti a ricordare la tua nuova password. Fare clic su Modifica password.
Dovresti anche proteggere con una password il tuo Mac quando va in stop o quando inizia lo screen saver. Per attivare questa impostazione, seleziona la casella Richiedi password. Seleziona quanto tempo dopo che il tuo Mac va in stop, o lo screen saver inizia, per richiedere la password per tornare nel tuo account. È una buona idea scegliere Immediato, soprattutto se ti trovi in ​​un luogo pubblico o ovunque ci siano altre persone in giro.
Abilita il firewall
Il firewall sul tuo Mac è disattivato per impostazione predefinita. Non è insicuro? Sì e no. Il firewall del tuo Mac blocca il traffico in entrata verso app specifiche. Quindi, il firewall è utile solo se sul tuo computer sono presenti app che desideri limitare in termini di informazioni in arrivo.
Quindi, non hai necessariamente bisogno di un firewall per proteggere il tuo Mac. Tuttavia, è facile da attivare se si desidera abilitarlo e spiegheremo come configurarlo.
Per attivare il firewall, vai su Apple> Preferenze di Sistema> Sicurezza e Privacy. Fare clic sulla scheda Firewall e fare clic sul lucchetto in basso e immettere la password per poter apportare modifiche, quindi, fai clic su Attiva firewall.
Per configurare le opzioni per il firewall, fare clic su Opzioni firewall.
Verrà visualizzato un elenco di app e servizi in grado di ricevere connessioni in entrata. È possibile aggiungere all'elenco utilizzando l'icona più sotto l'elenco. Potrebbe essere necessario farlo se esegui e app e ti dà un errore che dice che è stato impedito di accettare una connessione in entrata.
Il firewall integrato sul tuo Mac blocca solo il traffico in entrata. Tuttavia, non ti consente di controllare le connessioni in uscita, ovvero app e servizi che avviano le connessioni. Ad esempio, se scarichi un malware, il firewall del tuo Mac non gli impedirà di connettersi a Internet e inviare informazioni.
Eseguire il backup dei dati
Puoi utilizzare tutti i metodi qui menzionati per proteggere e proteggere i tuoi dati. Se il tuo Mac viene smarrito o rubato, puoi bloccarlo o cancellare i dati. Quindi cosa fai? I tuoi dati sono spariti, giusto? Non se hai eseguito il backup.
Il tuo Mac include una soluzione di backup molto utile chiamata Time Machine. Se stai utilizzando un disco rigido esterno di grande capacità, puoi prima partizionarlo, utilizzando una partizione per il backup di Time Machine e l'altra partizione per archiviare i file.
Dopo aver partizionato l'unità esterna, vai su Apple> Preferenze di Sistema> Time Machine. Abbiamo spiegato come configurare e utilizzare Time Machine.
Dopo il backup iniziale, puoi avviare automaticamente un backup con Time Machine (seleziona la casella Esegui backup automatico). Se desideri avviare un backup manualmente prima che venga eseguito un backup automatico, seleziona la casella Mostra Time Machine nella barra dei menu. Quindi, accedi al menu Time Machine e avvia il backup da lì.
Se preferisci non utilizzare Time Machine, puoi scegliere una soluzione diversa per il backup dei dati. Copriamo anche l'ultima soluzione di triplo backup per il tuo Mac.
Quando è necessario ripristinare i dati da un backup, ci sono tre modi per ottenere i file da un backup di Time Machine.
Fai una scansione antivirus
Esistono altri tipi di malware, oltre a quelli che si mascherano da app persistenti. Sebbene i Mac non hanno la quantità di virus che colpisce i PC Windows, c'è sempre più malware che prende di mira i Mac perchè è diventato un bersaglio interessante!
Il tuo Mac ha già uno strumento antimalware integrato chiamato Xprotect, che è sempre in esecuzione, in modo invisibile, in background. Quindi, il software antimalware non è per forza necessario su un Mac, ma è caldamente consigliato.
Io ho scelto il mio antivirus da mettere sul Macbook guardando varie recensioni e classifiche, l’importante è che siano sempre aggiornate sugli ultimi antivirus, e tengano conto anche delle opinioni degli utenti.
Ho poi scelto Bitdefender Virus Scanner è gratuito e facile da usare. Può rilevare e rimuovere tutti i tipi di malware inclusi virus, spyware, trojan, keylogger, worm e adware. Bitdefender Virus Scanner non installa alcun software di monitoraggio del sistema che potrebbe impantanare il tuo sistema. Ma questo significa che devi eseguirlo manualmente per scansionare il tuo sistema alla ricerca di malware.
Bitdefender Virus Scanner rileva e rimuove anche il malware di Windows presente sul tuo Mac. Ciò impedisce di inviare accidentalmente file infetti ad altri utilizzando PC Windows.
Malwarebytes Antimalware è un’altra un'app ben nota che si concentra sulla ricerca e la rimozione di adware, che è un codice nascosto in alcune app che mostra con forza gli annunci sul desktop o sui siti Web nel browser.
La versione gratuita di Malwarebytes Antimalware è installata sulla barra dei menu e deve essere eseguita manualmente per pulire il tuo Mac. Per ottenere la capacità di prevenire virus, spyware e infezioni da malware e bloccare in modo proattivo adware e programmi indesiderati, il servizio Premium ti costerà $ 39,99 all'anno. Tuttavia, non è necessario.
L'esecuzione manuale periodica di Malwarebytes Antimalware dovrebbe essere sufficiente, purché ci si ricordi di farlo, io ho preferito invece la protezione automatica sempre attiva!
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levysoft · 4 years
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La scoperta di una stella con un comportamento anomalo ha portato, un po’ di tempo fa ad ipotizzare di aver individuato una struttura artificiale chiamata sfera di Dyson.
La stella dallo strano comportamento è  KIC 8462852, nota al grande pubblico come stella di Tabby.
Gli improvvisi cali di luminosità della stella di Tabby hanno ricevuto diverse spiegazioni, l’ultima delle quali suggerita dalla NASA che ritiene che le variazioni di luminosità dell’astro sono dovute ad un disco di polveri e altri materiali con una struttura molto irregolare e mobile.
La natura delle variazioni è stata successivamente approfondita da osservazioni mirate utilizzando una rete di telescopi. Le osservazioni effettuate hanno evidenziato un’attenuazione accentuata della luminosità a specifiche lunghezze d’onda, fenomeno associato tipicamente della presenza di polvere.
L’ipotesi sfera di Dyson, pur non essendo ancora stata del tutto scartata, è sicuramente l’ultima delle possibilità, ma cos’è, esattamente, una sfera di Dyson?
Una sfera di Dyson è un’ipotetica struttura che potrebbe essere applicata attorno ad una stella allo scopo di catturarne tutta l’energia emessa.
Questa sfera è stata teorizzata dall’astronomo britannico Freeman Dyson. Nel suo articolo Search for Artificial Stellar Sources of Infrared Radiation (“Ricerca di sorgenti stellari artificiali di radiazione infrarossa”), pubblicato nel 1959 sulla rivista Science.
Dyson teorizzò che delle civiltà tecnologicamente avanzate avrebbero potuto circondare completamente la propria stella madre per poter catturare tutta l’energia proveniente dall’astro.
Racchiusa all’interno della sfera di Dyson, la stella avrebbe continuato ad emettere la sua energia ma sarebbe scomparsa alla vista degli osservatori esterni. L’unico modo per individuarne la posizione sarebbe quella di osservare la debole emissione infrarossa emessa dalla gigantesca struttura.
Se la sfera di Dyson è possibile allora potrebbe essere possibile cercare nello spazio le civiltà extraterrestri che le hanno realizzate andando a caccia di grandi fonti di emissione infrarossa nello spettro elettromagnetico.
Un primo tentativo di individuare eventuali sfera di Dyson nella nostra e nelle galassie vicine è recentemente fallito. Non è stata individuata nessuna fonte a infrarossi compatibile con una sfera di Dyson.
Questo ricerca è stata promossa dal SETI (Search for Extraterrestrial Intelligence) come possibile metodo rilevamento di civiltà extraterrestri che non cercano intenzionalmente un contatto con eventuali civiltà vicine.
I progetti portati avanti dal SETI si sono sempre basati sull’ascolto di segnali radio perché, in base all’unica tecnologia che conosciamo, la nostra, sono ritenuti quelli più promettenti. Anche l’ascolto di segnali dallo spazio non ha ancora prodotto risultati se non qualche controverso segnale, come il cosiddetto segnale WOW! per il quale è stata proposta una spiegazione che il SETI ha rigettato.
Se le civiltà aliene non emettono intenzionalmente segnali verso lo spazio esterno devono comunque emettere qualche tipo di segnale anche non intenzionalmente, un segnale prodotto forse dalla loro attività di estrarre energia dalla propria stella.
L’idea di effettuare questo tipo di verifica prende spunto dal fatto che ogni corpo emette delle radiazioni nello spettro dell’infrarosso e, secondo Dyson, una civiltà tecnologica aliena simile alla nostra dovrebbe vivere a 27 gradi Celsius e a questa temperatura l’emissione nella parte infrarossa dello spettro ha una lunghezza d’onda di circa 10 micrometri.
La ricerca, quindi, cerca di sfruttare i dati delle osservazioni astronomiche già disponibili, nel tentativo di rilevare le tracce infrarosse delle immense strutture aliene necessarie a catturare tutta l’energia della loro stella.
Per raggiungere questo scopo bisogna, però, trovare il modo di superare un problema: la nostra atmosfera emette molta radiazione in questa parte dello spettro elettromagnetico, schermando eventuali emissioni provenienti dallo spazio interstellare e questo renderebbe impossibile ricevere le radiazioni infrarosse emesse da un’eventuale sfera di Dyson aliena.
Caccia alla sfera di Dyson
Nel 1983 fu lanciato l’infrared Astronomical Satellite (IRAS) in grado di osservare le emissioni infrarosse dall’orbita terrestre e da allora le ricerche di eventuali sfere di Dyson si sono quindi orientate sull’analisi dei dati raccolti da IRAS.
I dati di IRAS delle emissioni infrarosse sono stati analizzate da Richard Carrigan, ricercatore emerito del Fermilab di Batavia, che ha scoperto pochissimi candidati ideali nel raggio di qualche centinaio di anni luce dal sistema solare. Una verifica ulteriore sulle onde radio non ha dato nessun esito.
Nessuno trasmette. I ricercatori del SETI non si sono arresi e hanno deciso di ampliare il raggio della ricerca perché, secondo un’ipotesi, ipotetiche civiltà aliene potrebbero utilizzare non solo l’energia della loro stella ma quella di un’intera galassia.
Questa idea deriva da un’ipotesi dello scienziato russo Nikolai Kardashev che nel 1964 introdusse una classificazione del grado di sviluppo di una civiltà extraterrestre basato sulla capacità di sfruttare l’energia.
Secondo Kardashev sarebbero possibili tre diversi tipi di civiltà extraterrestri:
Quelle in grado di sfruttare tutte le risorse del proprio pianeta (Tipo 1)
Quelle in grado di sfruttare le risorse della propria stella (Tipo 2)
Quelle in grado di sfruttare le risorse della propria galassia(Tipo 3)
Nonostante le ricerche per ora non è stata rilevata nessuna traccia di queste fantastiche civiltà aliene
Questo non significa che non esistano civiltà extraterrestri tecnologicamente avanzate in grado di costruire strutture simili a una sfera di Dyson, anche se non potremo dire che ne esistano finché non ne rileveremo una, e bisogna ricordarsi che stiamo cercando sulla base di ipotesi sviluppate sulla nostra esperienza tecnologica.
L’universo è immenso e potrebbero esistere tecnologie che ancora non conosciamo e che non siamo in grado nemmeno di immaginare.
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pangeanews · 6 years
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“Le persone troppo virtuose mi fanno paura. E Sylvia Plath è la mia sorella maggiore”: Matteo Fais dialoga con Maria Antonietta, la cantautrice ispirata dai poeti
Ci sono molti cantautori, probabilmente tanti quanti sono gli scrittori e i poeti. Selezionare diviene una questione di legittima difesa. Per fortuna, internet e Facebook – con buona pace dei detrattori dello strumento informatico – forniscono loro almeno la remota possibilità di farsi notare. Un buon numero di contatti, perlopiù fantasma, in tal senso, può tornare utile. Se non altro può accadere, tra le centinaia di post deficienti e petalosi, di trovare segnalato qualcosa di diverso. Da qualche tempo, per esempio, sta circolando il link Spotify del nuovo album di Maria Antonietta (al secolo Letizia Cesarini), Deluderti. Si tratta di un disco che potrebbe certamente interessare chiunque non condivida una visione della canzone come semplice strumento di intrattenimento e motivo per balli dalla discutibile gradevolezza estetica. La cantautrice che l’ha composto è, peraltro, una ragazza con una preparazione letteraria di tutto rispetto. Era quindi inevitabile, per noi di Pangea, andare a bussare alla sua porta con un’intervista atipica per una musicista, ma che potrebbe tranquillamente essere rivolta a un poeta o a uno scrittore.
Cominciamo dal primo verso con cui si apre l’album, “Io non ho intenzione di deluderti”. Ascoltandolo pensavo che, quasi tutte le volte in cui ho conosciuto i miei miti letterari, sono rimasto talmente deluso da sperare di poter tornare indietro nel tempo e rimuovere quell’incontro dalla storia della mia vita. Cerca di capirmi ma, quando penso a un grande scrittore, immagino sempre che sia prima di tutto un grande, invece… Ti andrebbe di dirmi qualcosa che possa veramente deludere i lettori e i tuoi fan?
(Ride) Ciò che dici rispetto ai miti e alle mitologie che ci creiamo nella vita, tra autori, poeti, scrittori e musicisti, è molto vero. Forse è per questo che, tendenzialmente, riesco a sviluppare questa forma di adorazione solo nei confronti degli artisti morti. Sarà per difendermi dal pericolo di una potenziale delusione. O, magari, è perché ho l’abitudine a vivere così, in differita. Questo è il mio grande limite. Per quanto riguarda, invece, il rapporto con le persone che ascoltano la mia musica, ho la presunzione di non riuscire a fare, o dire, nulla che possa deluderli. Qualsiasi tipo di relazione, se reale e vera (non importa che sia fisica, concreta, ma casomai che sia quotidiana, anche se a distanza), va avanti e fiorisce malgrado accadano fatti o si dicano parole che possono dispiacere. In un rapporto, quale quello di cui parlo, la delusione non è niente di distruttivo. Anzi, non è nemmeno una delusione, ma giusto un momento di frizione, di tensione, che però io percepisco come positivo. Forse mi illudo, ma sono convinta di aver costruito nel tempo un legame vero con le persone che mi seguono. E, quindi, sono anche persuasa di non riuscire davvero a deluderli.
Eppure, in una tua intervista, parlando della canzone Quanto eri bello, dici che nessuno sembrava aver compreso a suo tempo la portata drammatica del testo. Ti viene mai il sospetto che il pubblico, tutto sommato, non capisca un cazzo?
(Ride) Non nego che la domanda sia pertinente. Quando fai qualcosa di creativo, il rischio del fraintendimento, come della mistificazione, è da mettere in conto, per quanta sofferenza possa causare. Il meccanismo che si mette in moto è quello per cui, non riuscendo a gestire la complessità, la si semplifica travisando. E ciò avviene non solo con le opere, ma anche con i nostri simili. Io, poi, sono una persona molto ironica e autoironica, ma probabilmente, talvolta, questa ironia non passa o viene mal compresa. Purtroppo, questa è la sfida della scrittura. In generale però, sono molto fiduciosa e nutro un’estrema speranza nel pubblico. Anzi, penso che spesso venga sottovalutato e, con questa scusa, gli si dia in pasto il peggio, nella convinzione che non sia pronto a recepire e comprendere qualcosa di più. La colpa di tutto ciò però non è sua, ma bensì dall’industria culturale.
Come componi una canzone? Vorrei conoscere il processo di gestazione.
Il punto di partenza sicuramente è il testo, in particolare per quel che riguarda l’ultimo disco. Spesso in principio c’è un verso, una parola, un’immagine trovata in una poesia che leggo. Naturalmente, il discorso è molto personale e mi riguarda profondamente, diciamo che ingloba un’esperienza della mia vita, che è ciò da cui tendenzialmente muovo. Le parole altrui mi danno la scintilla. Solo successivamente si presenta la necessità della costruzione musicale, dell’arrangiamento e della produzione. L’inizio, però, come dicevo, è letterario. La dimensione testuale è sempre stata prioritaria, dato che, fin da piccola, ho scritto poesie, affascinata dalla parola e dal ritmo della lingua.
Nelle tue interviste citi spesso delle poetesse. Quanto è importante avere una preparazione letteraria per poter comporre i testi di una canzone?
Credo che, in generale, una cultura letteraria non possa che dare profondità a quello che si fa, a qualsiasi ricerca, sia essa musicale, pittorica, scultorea, o teatrale. E la profondità che se ne ricava sta nel fatto che leggere libri, in fondo, non significa altro che potersi permettere il lusso di vivere molte vite alternative alla propria, consentendo così di ampliare la prospettiva – aspetto fondamentale per svolgere un’attività creativa, senza divenire troppo autoreferenziali.
A proposito, mi piacerebbe sapere quali sono i tuoi poeti preferiti e, nello specifico, cosa ami di ognuno di loro.
Certamente Sylvia Plath mi ha conquistata. Trovo che in tutto quello che scrive ci sia una spigolosità, un’onestà veramente spietata. Lei è una di quelle che non fa sconti a nessuno e prima di tutto a sé stessa. Questo tipo di approccio è sempre stato particolarmente ispirante per me. Ho amato molto anche i diari e tutta quella parte della sua produzione non strettamente poetica, come La campana di vetro. Mi sono sempre sentita molto vicina a lei, anche umanamente, fino a percepirla in qualche modo come una sorella maggiore. Poi, apprezzo tantissimo Emily Dickinson. Trovo che il suo discorso su Dio e la Natura sia molto radicale, come la sua solitudine assunta come scelta e non come ripiego. È interessante, inoltre, il modo in cui ha portato avanti la propria personale ricerca, al di là di qualsiasi riscontro che potesse venire dal mondo esterno. Pensa come potrebbe essere percepito di questi tempi un simile atteggiamento, oggi che quello che pensiamo e costruiamo sembra avere un valore solo se viene conosciuto. Adoro queste figure così estreme. Poi, per carità, non è che legga solo poesia al femminile. Non credo neppure in una differenza sostanziale tra scrittura maschile e femminile. Semplicemente, mi piace costruirmi una specie di genealogia di antenate con le quali poter dialogare a distanza.
Qual è la differenza tra un poeta e un cantautore? E, soprattutto, se è certo che un poeta difficilmente è un cantautore, un cantautore è anche un poeta? Perdona la formulazione marzulliana della domanda.
(Ride) Onestamente, se si tratta di un buon cantautore, per me costui è anche un poeta. Non ho mai percepito un’eccessiva distanza tra i due mondi. Il punto di partenza è il medesimo: la ricerca all’interno della lingua di un ritmo, di una musicalità. Quindi, in realtà, è la musica il filo conduttore di tutto. Se sei un bravo cantautore sei anche un bravo poeta e, se un poeta sapesse suonare un qualche strumento, sarebbe anche un bravo cantautore.
Nel pezzo intitolato Con gli occhiali da sole, tu dici “io sono quella che scrive canzoni, perché credevo rendesse in qualche modo migliori”. Tu ci credi davvero che fare letteratura, scrivere canzoni, diciamo fare arte in generale, richieda una superiorità morale, etica? In due parole, un artista deve essere un esempio?
Non necessariamente. Quella frase simboleggia una tensione, quella per cui probabilmente ho iniziato a scrivere, ovvero il fatto che mi sentissi molto timida, inadatta, come spesso mi sento ancora. Cimentarsi in una simile attività riesce non di rado ad avere un valore terapeutico e a renderti in qualche modo migliore. Poi, questo “essere migliore”, non saprei bene come definirlo. Non credo concerna la dimensione morale. Ritengo, piuttosto, che sia da intendersi come un sinonimo di “vasto”. Ecco, lo scrivere accresce la tua vastità, che può essere di molti tipi, e che certamente io concepisco come un valore.
Devo dire la verità, forse ho volutamente frainteso il tuo testo per proporti la domanda e tu hai risposto molto bene riportandomi al punto. Però, mi interesserebbe realmente comprendere se per te un artista debba essere anche un esempio. Sai, molte volte, leggendo raccolte poetiche, mi rendo conto che c’è gente che confonde l’essere poeti con l’esprimere semplicemente dei buoni sentimenti. Vorrei sapere se, a tuo avviso, vi sia poi la necessità di costituire un esempio morale, per essere degli artisti?
Prima di tutto, direi che la coincidenza fra bontà e moralità non è così scontata. Il nesso è discutibile. Ci sono persone che non sono simpatiche, gentili, concilianti, o dotate di grandi sentimenti, ma hanno una dimensione morale molto salda. Perciò ti dico, non credo che per essere grandi artisti si debba necessariamente essere anche buoni, affatto. Anzi, ritengo ci si debba sporcare il più possibile con tutta una serie di cose e situazioni per niente piacevoli, né sentimentalmente alte. Nutro una certa diffidenza verso le persone troppo virtuose, penso sempre che nascondano qualcosa di pericoloso. Più che altro, credo che un artista dovrebbe condurre la sua ricerca con onestà intellettuale e che ciò non debba riguardare necessariamente quello che accade nella sua vita. Spesso, i grandi autori sono delle persone più che discutibili, e per fortuna! Siccome, poi, conoscendoli si rischierebbe di non trovarli simpatici, finendo così per non riuscire a empatizzare con la loro opera, il mio consiglio è di non incontrarli mai di persona.
Letizia, tu faresti quello che fai per il resto della tua vita, anche se non ti dovesse fruttare un euro che uno? Immagina di dover andare in giro per locali sfigati, senza ricevere alcuna retribuzione, anzi dovendo pregare per suonare in pubblico. Molti scrittori hanno fatto qualcosa di simile e anche di peggio, seppur in un contesto differente. Sono andati avanti malgrado tutto e tutti. Tu lo faresti? Io credo che in questa risposta stia il senso della differenza tra un artista dotato della vocazione e uno da classifica. Come la vedi?
Credimi, ho sempre condotto, negli anni passati e tuttora, una vita molto sobria. Non ti nasconderò che quello che faccio ha alla sua base anche un sostrato di egoismo, dato dall’emozione che genera scrivere un qualcosa di significativo. È una sensazione impagabile, che non ha nulla a che fare con i soldi, con la gente che viene a vederti e con le possibilità che ovviamente nessuno disdegna, perché poter fare ciò che fai avendo delle risorse ti permette di farlo al massimo. Però, il motore primo è quella sensazione, quando scrivi, poi cancelli e riprovi, e alla fine riesci. È stupendo e non ha prezzo. Non può essere quantificato in nulla di materiale.
Di recente, Philippe Vilain, un noto autore francese, mi ha detto questo durante un’intervista: “Quasi tutti vogliono scrivere o hanno bisogno di esprimersi, attraverso la scrittura, in un determinato momento della propria esistenza, ma la differenza tra uno scrittore comune e uno autentico, che dedica la maggior parte del suo tempo alla scrittura e allo studio della letteratura, è che il primo ha semplicemente bisogno di scrivere, mentre il secondo, l’autentico, ne ha la necessità”. Condividi questa affermazione? Tu la senti questa necessità per la musica?
Sì, assolutamente. Certo, anche io penso che vi sia un bisogno umano di esprimere sé stessi e che più o meno tutti possono averlo. Anzi, direi che si tratta di un indice di buona salute e umanità. La necessità, però, è quella cosa per la quale, molto spesso, anche a me è capitato di pormi delle domande e di dirmi che avrei potuto prendere un’altra strada, però poi tutte le volte mi sono dovuta scontrare con essa. Mi ritrovavo lì e mi dicevo che non sarei riuscita a fare a meno di scrivere e, se non potevo fare altrimenti, dovevo insistere, senza pormi troppe domande. Alla fine, diventa un modus vivendi, una forza di fronte a cui capitolare, se non esiste un’altra possibilità. Mi rendo conto che sarebbe più razionale fare qualcos’altro, anche più opportuno e sensato. Ma è un qualcosa che si sente nel profondo del corpo, qualcosa di fisico che, prima si accetta, prima si comincia ad apprezzarne la necessità.
Credi di aver dato un contributo fondamentale alla musica italiana con le tue canzoni? Vorrei una risposta onesta, che se ne fotta di questa disgustosa mania della modestia. E, se non sei convinta di aver apportato alcun contributo significativo, vorrei capire perché, allora, ti sei gettata nell’arena.
Onestamente credo di aver dato un contributo. Se non lo pensassi, non farei quello che faccio, perché sarebbe totalmente inutile e autoreferenziale. Non so però se userei l’aggettivo “fondamentale”. Già il semplice riconoscere di dare un contributo mi sembra abbastanza presuntuoso. In ultimo, attribuire un valore al proprio operato spetta agli altri, a chi eventualmente ne beneficia. Resta, però, da parte mia, la convinzione di quello che sto portando avanti, per quanto la fiducia in me stessa non sia sempre strabordante.
In cosa credi risieda la cifra fondamentale della tua scrittura come cantautrice? Nel senso, un determinato scrittore potrebbe pensare di aver innovato sul piano formale, quell’altro di aver portato all’attenzione del pubblico un certo tipo di contenuti di cui non si era mai discusso prima. Ecco, io vorrei chiederti quale pensi sia la tua peculiarità.
Credo che, in un panorama quale quello del cantautorato femminile italiano, nel momento in cui io ho realizzato il primo disco, nel 2012, in cui c’erano tante altre donne, il linguaggio che ho scelto e che continuo a cercare di sviluppare fosse – e seguiti a essere – caratterizzato da una peculiare onestà. Illustra, da quella particolare prospettiva spazio-temporale, il punto di vista di una femmina giovane che ha dei desideri, dei pensieri, un certo modo di relazionarsi con il reale. Trovo che spesso, purtroppo, le donne che scrivono lo facciano autocensurandosi ed edulcorando quelli che sono i propri contenuti, assecondando più o meno coscientemente un cliché, uno stereotipo. Invece, io ho cercato di essere molto diretta, per certi versi spigolosa, e credo che il mio disco sia arrivato in un momento in cui si sentiva la necessità, da parte di una femmina, di questa crudezza.
Tu, giustamente, parli di un punto di vista femminile. Vorrei capire se, secondo te, nella prospettiva e nella fattispecie della scrittura della donna, esista un qualcosa di irriducibile, che l’uomo non riuscirà mai a dire con una chitarra in mano. Per quel che mi riguarda, sono convinto che la scrittura femminile sia altra da quella maschile e i due piani risultino inconciliabili. Quando qualcuno mi dice che uno scrittore può tranquillamente parlare per la donna, io rispondo sempre che, nei libri che ho letto, lì dove una scrittrice cercava di raccontare il punto di vista maschile, falliva miseramente, attribuendo all’uomo pensieri che non gli appartengono.
Come ti dicevo, non credo in una differenza ontologica tra la scrittura di un’autrice e un autore. È innegabile, però, che entrambi parlano e partono da una prospettiva molto specifica. Come diceva qualcuno, “il pensiero è un frutto del corpo”. Noi continuiamo a ritenere che sia qualcosa di astratto rispetto alla materia, che possa procedere autonomamente. Invece, si parte sempre da uno sguardo particolare. Inoltre, questa prospettiva e questo sguardo si orientano anche in virtù di una tradizione, nella quale siamo per forza di cose inseriti e da cui sarebbe una follia cercare di svincolarsi. Quindi, per questo aspetto, ti do ragione. Però non arriverei a postulare l’esistenza di una scrittura diversa. Mi sembra un po’ svilente nei confronti delle donne, come degli uomini. In realtà, penso che gli esseri umani siano incredibilmente complessi e possano arrivare a esplorare tutto con la stessa profondità, ma in una forma diversa.
Per spiegarmi meglio: io non riuscirei mai a descrivere, che ti posso dire, la gravidanza, non foss’altro perché è un qualcosa di talmente estraneo a me, al mio corpo, per tornare a quanto affermavi un secondo fa. Non la so pensare, concepire. Se dovessi provarci, sono certo che inventerei un personaggio femminile filtrandolo attraverso il testosterone e il modo in cui questo lo concepisce. Ma venendo a questioni più leggere: ho letto delle tue influenze musicali e vedo che citi le Babies in Toyland, le Hole, le Bikini Kill. Però, devo ammettere che non sono proprio quelle che io avrei menzionato, dopo aver ascoltato il tuo disco.
Questi gruppi femminili sono stati il punto di partenza, quando ho scoperto la musica, perché si esprimono senza censure. Successivamente, i miei ascolti sono molto cambiati, con autori estremamente diversi tra loro e ciò è confluito in quello che ho scritto, seppur in forma sotterranea. Sono passata attraverso i migliori gruppi degli anni ’50 e ’60: The Shirelles, The Shangri-Las, The Ronettes, The Gladiators, The Abyssinians, e il genere del Reggae Roots. Nel corso degli anni, alcune band, che in principio erano i miei ascolti fondamentali, sono diventate più che altro un punto di riferimento affettivo, un ricordo e niente di più. E tra gli italiani?
Stimo molto i Bluvertigo e Morgan. Ma non ho mai avuto troppa empatia con gli autori italiani. Tra di loro, non ho alcun grande eroe o eroina.
Matteo Fais
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L'articolo “Le persone troppo virtuose mi fanno paura. E Sylvia Plath è la mia sorella maggiore”: Matteo Fais dialoga con Maria Antonietta, la cantautrice ispirata dai poeti proviene da Pangea.
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