#di essere finalmente migliore
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Il signore degli inganni
Talora capita che la verità ci assalga d’agguato l’anima bruma, trapassandoci il cuore come la mitica spada di Shannara o la Porta dello Specchio Magico nella Storia Infinita (topos letterario piuttosto diffuso), per mostrarci realmente chi siamo (spesso, spoiler, miserrimi pezzi di merda). In mancanza di simili oggetti magici, s’adopra solitamente all’autodistruzione un evento attivante, quale può essere la tarda telefonata di un cliente che rimprovera, giustamente, l’abuso di modi sgarbati e parole oscene coi bambini, chiara espressione di violenza verbale. Sono in fase di elaborazione da lunedì. Mi sto sforzando di cambiare atteggiamento, sorridere, sorridere, respirare, non arrabbiarmi, non gridare, non sbattere niente, avere pazienza, non vedere, non sentire, comprendere, essere dolce, essere buono, un essere umano decente. Non sempre ci riesco. Sono stanco. Mi sembra di non aver più pazienza, m’innervosisco con poco e se piangono è peggio. Sono diventato ciò che ho sempre combattuto, un pessimo esempio e un pessimo insegnante. Temo di aver fallito, ma proverò a essere migliore. Ci sto provando. Spero di riuscirci.
#essere costretti a fissare negli occhi la verità su se stessi è devastante#la mia è sempre la stessa#sono un violento#ogni volta penso di essere cambiato#di essere finalmente migliore#e invece mi scopro ogni volta peggiore#credo di non essere più adatto a questo lavoro#chiedo scusa a tutti#cercherò di essere una versione migliore di me stesso
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Nell’ultimo anno ho mandato affanculo qualche persona. Prima di tutto due dietologi da cui ero andata per perdere qualche chilo. Purtroppo tre anni fa ho dovuto iniziare a prendere un farmaco che è anche anabolizzante,così nel giro di 15 giorni ho messo cinque chili pur seguendo una dieta ipocalorica e bilanciata. Questi due medici non solo non sono riusciti a farmi perdere peso,ma con le loro diete sbagliate hanno peggiorato le mie patologie. Ora sto andando da una nutrizionista giovane,seria e onesta e finalmente,anche se molto lentamente,comincio a perdere peso e le mie condizioni di salute sono migliorate. Poi,lo scorso novembre,ho mandato affanculo la mia parrucchiera,da cui andavo da circa 17 anni e con cui avevo un rapporto amichevole. Nell’ultimo anno era molto scorbutica perché voleva che facessi il colore e il taglio che piacevano a lei e non approvava le mie scelte.Alla fine mi sono fatta convincere a tagliare i capelli come diceva lei,ma me li ha tagliati troppo corti e stavo malissimo. Ho fatto mesi a disagio quando uscivo di casa. Ora vado da un altro parrucchiere che ha tinte ottime,é molto bravo e tratta le clienti come regine.
Quindi,visto che mandare affanculo quelle persone,mi ha migliorato notevolmente la vita,sto già pensando a chi può essere il prossimo da mandare affanculo 🤣🤣
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Discorso all’umanità
Mi dispiace, ma io non voglio fare l’Imperatore, non è il mio mestiere, non voglio governare ne conquistare nessuno, vorrei aiutare tutti se possibile, ebrei, ariani, uomini neri e bianchi, tutti noi esseri umani dovremmo aiutarci sempre, dovremmo godere soltanto della felicità del prossimo, non odiarci e disprezzarci l’un l’altro. In questo mondo c’è posto per tutti, la natura è ricca, è sufficiente per tutti noi, la vita può essere felice e magnifica, ma noi lo abbiamo dimenticato. L’avidità ha avvelenato i nostri cuori, ha precipitato il mondo nell'odio, ci ha condotti a passo d’oca fra le cose più abbiette, abbiamo i mezzi per spaziare, ma ci siamo chiusi in noi stessi. La macchina dell’abbondanza ci ha dato povertà, la scienza ci ha trasformato in cinici, l’avidità ci ha resi duri e cattivi, pensiamo troppo e sentiamo poco. Più che macchinari ci serve umanità, più che abilità ci serve bontà e gentilezza, senza queste qualità la vita è violenza e tutto è perduto. L’aviazione e la radio hanno riavvicinato le genti, la natura stessa di queste invenzioni reclama la bontà nell'uomo, reclama la fratellanza universale, l’unione dell’umanità. Perfino ora la mia voce raggiunge milioni di persone nel mondo, milioni di uomini, donne e bambini disperati, vittime di un sistema che impone agli uomini di torturare e imprigionare gente innocente. A coloro che mi odono, io dico, non disperate! L’avidità che ci comanda è solamente un male passeggero, l’amarezza di uomini che temono le vie del progresso umano. L’odio degli uomini scompare insieme ai dittatori e il potere che hanno tolto al popolo ritornerà al popolo e qualsiasi mezzo usino la libertà non può essere soppressa.
Soldati! Non cedete a dei bruti, uomini che vi disprezzano e vi sfruttano, che vi dicono come vivere, cosa fare, cosa dire, cosa pensare, che vi irreggimentano, vi condizionano, vi trattano come bestie. Non vi consegnate a questa gente senza un’anima, uomini macchina, con macchine al posto del cervello e del cuore. Voi non siete macchine, voi non siete bestie, siete uomini!
Voi avete l’amore dell’umanità nel cuore, voi non odiate, coloro che odiano sono quelli che non hanno l’amore altrui. Soldati! Non difendete la schiavitù, ma la libertà! Ricordate nel Vangelo di S. Luca è scritto – “Il Regno di Dio è nel cuore dell’uomo” – non di un solo uomo o di un gruppo di uomini, ma di tutti gli uomini. Voi ,voi il popolo avete la forza di creare le macchine, la forza di creare la felicità, voi il popolo avete la forza di fare che la vita sia bella e libera, di fare di questa vita una splendida avventura. Quindi in nome della democrazia usiamo questa forza, uniamoci tutti! Combattiamo per un mondo nuovo che sia migliore, che dia a tutti gli uomini lavoro, ai giovani un futuro, ai vecchi la sicurezza. Promettendovi queste cose dei bruti sono andati al potere, mentivano! Non hanno mantenuto quelle promesse e mai lo faranno! I dittatori forse sono liberi perché rendono schiavi il popolo. Allora combattiamo per mantenere quelle promesse, combattiamo per liberare il mondo, eliminando confini e barriere, eliminando l’avidità, l’odio e l’intolleranza. Combattiamo per un mondo ragionevole, un mondo in cui la scienza e il progresso diano a tutti gli uomini il benessere. Soldati, nel nome della democrazia siate tutti uniti!
Hannah puoi sentirmi? Dovunque tu sia abbi fiducia. Guarda in alto Hannah le nuvole si diradano, comincia a splendere il sole. Prima o poi usciremo dall'oscurità verso la luce e vivremo in un mondo nuovo, un mondo più buono in cui gli uomini si solleveranno al di sopra della loro avidità, del loro odio, della loro brutalità. Guarda in alto Hannah l’animo umano troverà le sue ali e finalmente comincerà a volare, a volare sull'arcobaleno verso la luce della speranza, verso il futuro. Il glorioso futuro che appartiene a te, a me, a tutti noi. Guarda in alto Hannah, lassù.
Charlie Chaplin - Discorso all’umanità
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Ti faccio morire di pizzichi
Ti faccio morire di passione. Ancora non mi decido se dartela o no. Sei pieno di testosterone: sino alle orecchie. E sei costretto a fare il gentile, il corteggiatore garbato! Tu, poi… figuriamoci! Invece so benissimo che vorresti solo saltarmi addosso.
Lo sento chiaramente, che vorresti solo strapparmi i vestiti e costringermi a dirti di si, ad arrendermi e allargare le gambe per darti l'unica cosa che ormai hai in mente, quando mi osservi e mi fai la Tac! Quanto mi piace ‘sta cosa: dopo anni, improvvisamente non mi vedi più solo come una collega! Percepisco con sicurezza che non ragioni più, quando ti sono vicina.
Balbetti, ti sbottoni e allarghi il collo della camicia con due dita… sudi freddo. E mi fai assolutamente eccitare, anche se resto esteriormente impassibile, quasi gelida. Professionale come al solito. Mi metterei a novanta gradi e completamente nuda subito, per te. E aprirei con le mie mani le natiche per farmi fare quello che desideriamo entrambi con passione irrefrenabile.
Voglio sentirti stantuffare in me, con le tue mani forti che s'impossessano prepotenti e sfacciate delle mie mammelle e le stringono, le torturano. E devo assolutamente assaggiare il tuo nettare. È la cosa che più bramo, da un po’ di tempo in qua. Devo essere impazzita: desidero avere la bocca piena di te e mugolare, intanto che ti sento padrone e vincitore su di me, maschio dominatore e sicuro sul mio corpo tutto.
Ah: ti sei deciso! Domani sera a cena insieme, dici? Vai dritto al cuore della questione, eh? Devo trovare una scusa buona con mio marito ma… va bene. Stanotte dormirai? Chissà… Io da parte mia si, perché mi sento bella come una dea. Non esiste cosmetico migliore per una donna del sapere di essere desiderata da un uomo che anche lei vuole avere dentro. Per sentirlo finalmente godere della conquista più antica e sempre nuova.
RDA
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Quanto é importante imparare a "concentrarsi sul messaggio e lasciare andare il messaggero".. credo sia uno dei passaggi fondamentali se si vuole riuscire a crescere e cambiare..
La vita, nel suo tentativo incessante di farci uscire dallo stato onirico, ci presenta situazioni, persone che inconsciamente ci mostrano ombre che attendono di essere integrate.
Ogni volta che qualcosa ci aggancia emotivamente, ci sta dando la possibilità di portare lí la nostra attenzione, di far luce su una zona ancora in ombra.
Come in ogni miglior film o incubo, nell'ombra risiedono i mostri, i fantasmi, ciò che abbiamo oscurato perché troppo difficile da affrontare, troppo doloroso da sentire..
Se l'emotività riattivata da una circostanza ci riempie totalmente reagiamo senza scelta a ciò che ci accade, proiettandovi tutto ciò che di irrisolto risiede in quel buio.. viene a mancare lo spazio dal quale decidere come agire.
Ci focalizziamo all’esterno sul messaggero, che quasi sempre é inconsapevole del messaggio che porta.. ma é sul messaggio che siamo chiamati a porre la nostra attenzione.. Il messaggio che accompagna quei fantasmi che ciclicamente tornano e chiedono di essere visti, così che il messaggero sia finalmente libero di andare..
In un certo senso la Vita ci iscrive a una scuola per imparare a diventare i migliori Ghostbusters del nostro mondo interiore..
perché é solo entrando in quel buio che possiamo portarvi la luce necessaria per integrarlo.
Elena Lazzarini
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LE FOIBE E PERTINI
Pertini e' ritenuto da molti, troppi, il miglior presidente d'Italia e sapete perche'? Perche' ai mondiali di calcio del 1982 alzo' la coppa vinta dall'Italia in quell'occasione!!!
Nella realta' questo essere non si e' mai ritenuto italiano e per l'Italia non fece mai nulla. Au contraire! Fece un discorso il 31 dicembre alla nazione con un bambino arabo di Gaza....tanto per abituarci alla futura invasione progettata dai comunisti come lui...
Ma raccontare gli orrori di Pertini -come raccomandare lo stupro delle italiane durante la seconda guerra mondiale e stupratore lui stesso...e' davvero lungo...qui ve lo voglio raccontare in relazione alla tragedia delle Foibe e di Porzûs che agli inizi degli anni '80 erano solo appena sussurrate negli ambienti della destra extraparlamentare e completamente ignorate dalla storiografia ufficiale, comunista-partigiana. Parlare di queste tragedie che imbrattavano l'ideologia della Resistenza si rischiava di essere bollati fascisti e revisionisti. Esattamente come oggi.
Ebbene, Tito, il dittatore jugoslavo comunista, morì nel 1980. L'allora presidente Sandro Pertini — il presidente più amato dagli italiani... e credo dagli ex jugoslavi — anziché restarsene al Quirinale, andò a rendergli omaggio, ignorando (si fa per dire) del tutto quel che accadde nell'Istria tra il '43 e il '45. Ignorando la tragedia delle Foibe e quanto i comunisti, sotto gli ordini diretti di Tito, combinarono a danno degli italiani, colpevoli solo di essere italiani. Nessun capo di Stato che avesse avuto un minimo di senso nazionale avrebbe mai reso omaggio al macellaio del suo popolo. Ma Sandro Pertini lo fece. E non si limitò a rendergli omaggio con la sua presenza, ma baciò persino il suo feretro e la bandiera nel quale era avvolto.
Questo fece Sandro Pertini, nonostante le urla di sangue e dolore degli infoibati e degli esuli che fuggirono dall'Istria e Dalmazia. E questo fu solo un episodio (forse il più eclatante). Da bravo socialista partigiano, appartenente alla vecchia scuola (quella di Nenni e Matteotti), Pertini concesse persino la Grazia a Mario Toffanin, altrimenti noto come il 'Giacca'. Un partigiano che durante la guerra aveva compiuto (con la complicità di altri partigiani comunisti) la strage di Porzûs per la quale, nel 1954, la Corte d'Assise di Lucca lo aveva condannato all'ergastolo. Pena a cui erano stati sommati altri trent'anni di reclusione per sequestro di persona, rapina aggravata, estorsione e concorso in omicidio aggravato e continuato. Mario Toffanin, tuttavia, non sconterà mai queste pene, perché riuscirà a riparare in Jugoslavia, godendo persino della pensione italiana che la Grazia di Pertini gli aveva permesso di percepire dall'estero (l'ex partigiano infatti non rientrerà mai più in Italia).
Che differenza c'e' tra lui e Napolitano? Tra lui e i nazisti?
Che vergogna la memoria corta degli italiani...
Che questa giornata della memoria possa re-insegnare la storia agli italiani, e mettere finalmente Pertini la' dove merita, nell'elenco dei criminali!
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Oggi è stata solo una giornata spiacevole.
Ci sarebbe dovuto essere il diluvio universale e invece è spuntata una bellissima giornata di sole.
A causa dell’eventuale diluvio sono andata all’università in autobus anziché in motorino, il che ha fatto sì che io camminassi per un po’, tra l’arrivare alla fermata e poi da dove mi lasciava il bus fino all’ateneo.
In tutto ciò avevo con me un libro, tablet, evidenziatori, e la borsa per l’allenamento. Ed era pesante.
All’ora di pranzo dico ai miei colleghi che avrei finito le lezioni alle 13, ma si sono rifiutati di aspettarmi perché loro volevano mangiare prima, ma mi hanno proposto di mangiare al bar con loro mentre loro avrebbero sorseggiato il caffè. Perfetto.
Così sono arrivata alle 13.20 al bar e non c’erano, bensì erano in aula studio a studiare. Si sono dimenticati di me. Eppure erano stati loro a propormi di mangiare con loro al bar.
Allora ho preso il mio pranzo e sono andata negli spogliatoi a mangiare e avrei voluto leggere il libro che avevo con me ma non avevo voglia, non ero dell’umore, e così ho chiamato il mio migliore amico.
L’allenatore che mi aveva supplicato due giorni fa di venire alla palestra oggi, mi ha dato buca senza dirmi nulla, così ho improvvisato un allenamento di braccia e spalle di 40 minuti super intenso. Adesso sono un po’ dolorante ma tutto okay.
A metà pomeriggio avevo il telefono al 6% e non avevo il caricabatterie con me.
Sono ritornata al polo didattico dopo l’allenamento a studiare.
Di fronte a me avevo una ragazza irrequieta, che si toccava i capelli, dondolava le gambe, si girava e guardava intorno e non faceva altro che aumentare il mio nervosismo.
Poi finalmente sono tornata a casa, sana e salva, seppur un po’ irritata per la giornata strana e movimentata e spiacevole che ho avuto.
In tutto ciò ho pensato: “se avessi degli amici all’università, non si dimenticherebbero di me per il pranzo, nonostante siano stati loro a propormi di farmi compagnia…”.
Oggi ho avuto l’ennesima dimostrazione di quanto io conti poco per quei miei colleghi.
E mi dispiace.
E mi chiedo che cosa ci sia di sbagliato in me, a patto che il problema sia io, perché io mi metto sempre in discussione. Oppure il problema sono loro?
Buonanotte.
#pensieri#frasi#amore#frasi tumblr#frasi belle#thought#anima#frasi amore#frasi italiane#art#università#tristezza#solitudine#sadnnes#sad thoughts#sad#sadgirl#riflessioni
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La parola di oggi è STORGE.
Cioè l'amore in famiglia.
Famiglia è ciò che non ci scegliamo.
Fratelli e sorelle e parenti tutti.
Parenti serpenti, si vocifera.
Ed è proprio nella " non scelta " che giunge STORGE.
La difficoltà è la capacità di comprendere che i nostri genitori non sono l'ideale che desideriamo.
Sono semplicemente il loro modo di essere genitori, la modalità migliore che possiedono.
Lo stesso noi figli e fratelli.
Noi siamo.
O non siamo.
Accettare e accogliere è insito in questa forma d'amore.
Sganciare gli approdi legati da corde fatte di convenzioni permette alla Famiglia di vivere lo STORGE con serenità.
Con tanta pazienza.
E le vele possono gonfiare per navigare ( finalmente) in mare aperto.
(Angela P.)
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Prima o poi scriverò un romanzo. E anche un saggio. Anzi: più saggi, dove parlerò - male - del capitalismo, farò un'analisi psicologica della società (viviamo nella società o nel sociale?), delle femmine e dei maschi; condurrò delle ricerche a proposito. Non rilascerò interviste, ovviamente, anni fa pensavo di scrivere sotto falso nome e come se fossi maschio e c'era un periodo in cui questo blog effettivamente non mostrava il genere di chi vi era dietro, diventato poi palese pure perché c'ho messo il mio faccione.
Scriverò anche più romanzi e avranno per protagonisti questa società di merda in degli anni che tutto sommato dovrebbero essere i migliori ma che invece ci si stanno rivoltando contro (da qui la gente che rimpiange gli anni '80/'90).
Dovrei impormi, in verità, di scrivere tanto per contrastare l'omertà nella quale sono cresciuta piuttosto che assecondarla razionalizzandola in timori miei, insicurezze mie. Il punto sarebbe elevarmi dal mio ambiente, adesso che finalmente l'ho contestualizzato e grossomodo capito. E ovviamente devo andare via da qua il prima possibile. Stavo per dire scappare ma in questi anni sono scappata molte volte dovendo ritornarci, l'ultima volta successa pure in maniera abbastanza plateale. Non voglio scappare, ma non voglio nemmeno più avere a che fare con questo contesto. Nel frattempo, appunto, voglio leggere, scrivere, continuare a capire e curarmi. Se è vero che sono migliore di questo contesto devo pur fare qualcosa a proposito
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Una figlia si lamentava con suo padre circa la sua vita e di come le cose le risultavano tanto difficili. Non sapeva come fare per proseguire e credeva di darsi per vinta. Era stanca di lottare. Sembrava che quando risolveva un problema, ne apparisse un altro. Suo padre, uno chef di cucina, la portò al suo posto di lavoro. Lì riempì tre pentole con acqua e le pose sul fuoco. Quando l’acqua delle tre pentole stava bollendo, in una collocò alcune carote, in un’altra collocò delle uova e nell’ultima collocò dei grani di caffè. Lasciò bollire l’acqua senza dire parola. La figlia aspettò impazientemente, domandandosi cosa stesse facendo il padre…. Dopo venti minuti il padre spense il fuoco. Tirò fuori le carote e le collocò in un piatto. Tirò fuori le uova e le collocò in un altro piatto. Finalmente, colò il caffè e lo mise in una scodella. Guardando sua figlia le disse: “Cara figlia mia, carote, uova o caffè?” La fece avvicinare e le chiese che toccasse le carote, ella lo fece e notò che erano soffici; dopo le chiese di prendere un uovo e di romperlo, mentre lo tirava fuori dal guscio, osservò l’uovo sodo. Dopo le chiese che provasse a bere il caffè, ella sorrise mentre godeva del suo ricco aroma. Umilmente la figlia domandò: “Cosa significa questo, padre?” Egli le spiegò che i tre elementi avevano affrontato la stessa avversità, “l’acqua bollente”, ma avevano reagito in maniera differente. La carota arrivò all’acqua forte, dura, superba; ma dopo essere passata per l’acqua, bollendo era diventata debole, facile da disfare. L’uovo era arrivato all’acqua fragile, il suo guscio fine proteggeva il suo interno molle, ma dopo essere stato in acqua, bollendo, il suo interno si era indurito. Invece, i grani di caffè, erano unici: dopo essere stati in acqua, bollendo, avevano cambiato l’acqua. “Quale sei tu figlia?” le disse. “Quando l’avversità suona alla tua porta; come rispondi?” “Sei una carota che sembra forte ma quando i problemi ed il dolore ti toccano, diventi debole e perdi la tua forza?” “Sei un uovo che comincia con un cuore malleabile e buono di spirito, ma che dopo una morte, una separazione, un licenziamento, un ostacolo durante il tragitto, diventa duro e rigido? Esternamente ti vedi uguale, ma dentro sei amareggiata ed aspra, con uno spirito ed un cuore indurito?” “O sei come un grano di caffè? Il caffè cambia l’acqua, l’elemento che gli causa dolore. Quando l’acqua arriva al punto di ebollizione il caffè raggiunge il suo migliore sapore.” “Se sei come il grano di caffè, quando le cose si mettono peggio, tu reagisci in forma positiva, senza lasciarti vincere, e fai si che le cose che ti succedono migliorino, che esista sempre una luce che, davanti all’avversità, illumini la tua strada e quella della gente che ti circonda”. Per questo motivo non mancare mai di diffondere con la tua forza e la tua positività, “il dolce aroma del caffe'” … web
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Il primo incontro di Basil e Jennifer
Basil racconta- Era il primo giorno di primavera un sabato se non erro, ero andato da solo al parco, ma ad un tratto, sentii uno strano suono. Mi misi a correre, volevo sapere chi era a farlo, ma ahimè caddi in una buca profonda. Per fortuna non mi feci nulla, ma ero solo e spaventato. Iniziavo a perdere le speranze, ma tutto d'un tratto...
JENNIFER- Ehi là? C'è qualcuno la giù?
BASIL- Sì, ti prego aiutami.
JENNIFER- Aspetta, guardo se riesco a trovare qualcosa per tirarti fuori. Ecco afferra questo bastoncino...l'hai preso?
BASIL- Sì!
JENNIFER- Perfetto. Ora cerca di arrampicarti.
BASIL- Sono quasi arrivato.
JENNIFER- Non riesco più a tenerla. Afferra la mia mano.
Basil dà la mano a Jennifer e riesce a salvarsi
JENNIFER- Ti sei fatto male?
BASIL- No, sto bene. Grazie, per avermi salvato.
JENNIFER- Oh figurati. Si può sapere come ci sei finito in quella buca?
BASIL- Ho sentito uno strano suono e volevo scoprire da dove proveniva e allora ho corso e il resto lo sai, ma forse me lo sono sognato.
JENNIFER- Ma anch'io l'ho sentito.
BASIL- Davvero?!
JENNIFER- Sì! Che ne dici se lo cercassimo insieme?
BASIL- Chi? Noi due?
JENNIFER- Certo. Su andiamo.
Jennifer prende la mano di Basil. Il misterioso suono li conduce davanti ad un cespuglio
BASIL- Dev'essere qui...dietro. Al mio 3 andiamo, 1-2-...3.
I due topini oltrepassano il cespuglio e...vedono un cagnolino
BASIL e JENNIFER- Ma è un cucciolo.
BASIL- Di razza basset hound. Dev'essersi smarrito.
JENNIFER- Oh poverino. (Si avvicina al cucciolo) Ciao piccolino. Non devi aver paura, siamo qui per aiutarti. Non è così?
BASIL-Sì certo, ma prima di tutto analizziamo bene la situazione. Questo cucciolo porta un collare quindi appartiene dicerto a qualcuno. Non si è smarrito da molto, sta mattina pioveva molto e il suo pelo è troppo asciutto e pulito.
JENNIFER- (Accarezza il pelo del cane) Sì è vero, il suo pelo è bello asciutto e morbido. Secondo me questo cucciolo è venuto qui da solo.
BASIL- Cosa te lo fa pensare?
JENNIFER- È troppo piccolo per portarlo a passeggio ed è anche rischioso se incontra dei cani adulti. Io ipotizzo che sia scappato o da una casa o forse (si guarda attorno)...ma certo, il negozio di animali è qui vicino al parco. Qualcosa lo deve aver spaventato e istintivamente ha cercato un luogo tranquillo dove rifugiarsi.
BASIL- (Stupito) Sì...credo che tu abbia perfettamente ragione. La domanda è cosa l'ha spaventato?
Basil guarda attentamente il cucciolo e...
BASIL- A-ah, ma certo.
JENNIFER- Cosa?
BASIL- Guarda il suo collare. Non noti niente?
JENNIFER- Il cinturino del collare non è infilato nel fodero.
BASIL-Esattamente. Ora ti dico com'è andata secondo me. Un cliente è entrato nel negozio di animali e ha scelto questo cucciolo e il negoziante stava per mettergli il collare, ma il negoziante non riusciva a metterglielo perché non stava fermo, e come hai detto tu il cagnolino spaventato è scappato ed è corso fin qui.
JENNIFER- Sì, non può che essere andata così.
BASIL- Per fortuna ha il collare con la piastrina quindi possiamo rintracciare il suo proprietario e sapremo anche il suo nome.
JENNIFER- Giusto e appena lo sappiamo lo accompagniamo a casa.
BASIL- (Si avvicina al cucciolo che inizia ad annusarlo) È più facile dirlo che farlo.
JENNIFER- Buono piccolino. Cerca di stare fermo. (Gli accarezza il muso dolcemente)
Basil finalmente riesce a leggere
BASIL-Si chiama Ugo.
JENNIFER- Ugo? Oh è un bellissimo nome.
BASIL-Il suo indirizzo è...ma tu guarda che fortuna. Vive sopra casa mia.
JENNIFER- Perché dove abita?
BASIL- Baker Street numero 219, il suo padrone è il mio vicino di casa.
JENNIFER-Conosco Baker Street è lì che c'è il miglior panificio.
BASIL- Già.
JENNIFER-Hai sentito Ugo, si va a casa.
Ugo abbaglia felice
JENNIFER-Ma...come facciamo...non è addestrato.
BASIL-Tsk tsk, si dia il caso che io ho la soluzione proprio in tasca. Ugo essendo un basset hound è un cane da caccia quindi ha un eccellente fiuto e sarà proprio quello a guidarlo. Con questo (estrae un panino) panino che proviene dal panificio di Baker Street, basterà che Ugo lo annusi e...ah
Ugo mangia il panino
BASIL-Addio merenda. (Severo) Ma bravo, l'unica pista che avevi l'hai fatta sparire.
JENNIFER- Oh povero Ugo (lo accarezza dolcemente) sei affamato vero?
BASIL-(Offeso) Povero Ugo?! Questa è bella, mi dici come facciamo adesso?
JENNIFER- Non c'è bisogno di disperarsi. Guarda cos'ho nella tasca.
Basil guarda e vede un panino
JENNIFER-Ugo, guarda cos'ho qui.
Ugo inizia a scodinzolare
JENNIFER-Ah- Ah prima di mangiarlo devi annusarlo e devi seguire la pista e quando arriveremo a destinazione potrai mangiarlo. Intesi? (lo fissa negli occhi seria).
Ugo-Wof.
JENNIFER-Bravo. Ora tocca a te (consegna a Basil il panino).
BASIL-Bene, Ugo voglio che tu annusi questo panino (Ugo annusa il panino).
Hai sentito il suo profumo?
Ugo annuisce
BASIL- Bravo. Ci puoi dare un passaggio?
Ugo si abbassa e i topini salgono sopra
BASIL-Grazie.
JENNIFER-Grazie Ugo.
BASIL-Bene, Ugo andiamo!
Ugo conduce i topini proprio davanti al panificio di Baker Street
BASIL-Ce l'ha fatta. Bravissimo Ugo.
JENNIFER- Sapevo che ci saresti riuscito. Ecco il panino, te lo sei meritato.
Ugo mangia il panino e i topini scendono
BASIL- Seguici Ugo, la tua casa è quella lì.
Entrano nella casa attraverso lo sportellino dove entrano di solito i cani e i gatti
JENNIFER-Guarda com'è felice.
BASIL- Già. Certo che un cane così sarebbe bello addestrarlo.
JENNIFER-Sì dopotutto si è affezionato a noi. Tu che ne pensi Ugo?
Ugo- Wof.
JENNIFER-Credo che sia un sì.
BASIL-Lo penso anch'io.
JENNIFER- Noi tre siamo una bella squadra.
BASIL-Sì è vero.
JENNIFER- (Vede Ugo nella cesta) Oh guardalo...com'è carino.
BASIL-Sta arrivando qualcuno, presto nascondiamoci.
Jennifer piccola- Ciao Ugo.
Basil piccolo-Domani veniamo a trovarti.
Voce umana di un signore- Mi dispiace figliolo, abbiamo fatto il possibile e poi ci sono altri cuccioli in quel negozio di animali puoi sceglierne un altro.
Voce umana di un ragazzino- (Amareggiato) No, lui era perfetto è stato lui a scegliermi, tutta colpa di quello collare e adesso il mio Ugo sarà tutto solo.
Ugo- Wof, Wof.
Ragazzino- Ugo? (Vede il cagnolino corrergli incontro) Ugo!
Il ragazzino lo abbraccia in lacrime e Ugo gli fa le feste
Ragazzino- Oh Ugo, sei tornato da me. Ti prometto che non ti perderò più. Papà, hai visto è tornato.
Padre- Incredibile.
Ragazzino- Mamma, mamma Ugo è tornato.
Voce umana di una signora- Sì e di sicuro sarà affamato gli preparo subito qualcosa.
I due topini guardano la scena felici e soddisfatti
BASIL-Missione compiuta.
JENNIFER-Il nostro Ugo finalmente ha ritrovato il suo padrone.
BASIL-Sì e poi è in buone mani, il piccolo Sherlock è un ragazzino buono, aveva bisogno di un amico. Andiamo.
Basil e Jennifer escono dalla casa
BASIL- Aiutare gli altri che soddisfazione.
JENNIFER-Sì, è una sensazione meravigliosa.
BASIL e JENNIFER-È come se fossi stato(a) un(a) detective.
Sì guardano stupiti
JENNIFER- Vuoi diventare un detective?
BASIL- Sì è il mio sogno.
JENNIFER-Anche il mio.
BASIL-Davvero?
JENNIFER-Sì, ma...(triste) non sarà facile realizzarlo, (seria) ma ce la metterò tutta.
BASIL-Beh...secondo me la stoffa ce l'hai.
JENNIFER- Dici davvero?
BASIL-Certo.
JENNIFER-Grazie.
Inizia a piovere
JENNIFER-Sarà meglio che corra a casa prima che il tempo peggiori.
BASIL- Se vuoi ti accompagno.
JENNIFER-Ma no, sei a un passo da casa.
BASIL-Tu mi hai salvato, è il minimo che possa fare, prendo l'ombrello e arrivo.
Basil accompagna Jennifer e arrivano davanti ad una villa
BASIL- (Stupito) Abiti in questa mega villa?
JENNIFER- Sì. Grazie per aver accompagnata, sei stato molto gentile.
BASIL- Di niente.
JENNIFER- Magari...possiamo trovarci al parco.
BASIL- Sì sarà il nostro punto d'incontro e poi andiamo da Ugo.
JENNIFER- Perfetto. Ehi aspetta come ti chiami?
BASIL- Basil.
JENNIFER- Io sono Jennifer, ma tu puoi chiamarmi Jenny. Siamo amici?
Jennifer allunga la mano e Basil gliela stringe
BASIL- Amici.
Basil racconta- E così nacque la nostra amicizia.
è una pagina del mio libro (Ugo è praticamente Toby,ma essendo italiana io uso i nomi che gli abbiamo dato noi)
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ecco alcune delle cose che ho imparato nella vita: non importa quanto sia buona una persona, ogni tanto ti ferirà e per questo, bisognerà che tu la perdoni ci vogliono anni per costruire la fiducia e solo pochi secondi per distruggerla a volte, la persona che tu pensi ti sferrerà il colpo mortale, quando cadrai, è invece una di quelle poche che ti aiuteranno a rialzarti non importa in quanti pezzi il tuo cuore si è spezzato, il mondo non si ferma aspettando che tu lo ripari forse Dio vuole che incontriamo un po' di gente sbagliata prima di incontrare quella giusta, cosi quando finalmente la incontriamo, sapremo come essere riconoscenti per quel regalo quando la porta della felicità si chiude, un'altra si apre, ma tante volte guardiamo così a lungo a quella chiusa, che non vediamo quella che è stata aperta per noi la miglior specie d'amico è quel tipo con cui puoi stare seduto in un portico e camminarci insieme, senza dire una parola, e quando vai via senti come se fosse stata la miglior conversazione mai avuta" PAULO COELHO
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Eravamo lì perché è lì che volevamo Essere.
L'adrenalina che si prova sulla linea di partenza di una gara storica come il “Passatore”, che il prossimo anno compirà 50 anni, è qualcosa che non si può raccontare.
Puoi essere arrivato fin qui tranquillo e sereno, ma quando entri in griglia e inizi pian pianino a cercare quella che, nella tua testa, è la migliore posizione per partire, l'emozione si fa sentire. Nell'aria si percepisce quella tensione che fa vibrare la voce e che accende gli sguardi dei tanti amici che non vedevi da tempo: ci si saluta, una pacca sulle spalle, una stretta di mano, un abbraccio… è bello rivedersi, ma non raccontiamoci bugie, siamo tutti qui per altro e non vediamo l'ora di partire.
Non c'è nulla di epico o di eroico, anche se qualcuno prova a raccontarcela in un altro modo. Non siamo qui per salvare il mondo, non ci siamo schierati dietro la linea di partenza perché siamo l'ultimo baluardo dell'umanità nella battaglia contro le forze del male anzi… molto probabilmente siamo qui proprio perché, da qualche parte nelle nostre profondità, si nasconde quel "malessere" che non riusciamo in nessun modo a vincere se non in quei pochi momenti di grazia che ci regala la Corsa.
Parte il conto alla rovescia, l'ultimo sguardo d'intesa al socio, giusto per ricordargli che qualsiasi cosa succederà ci si vede domani in piazza a Faenza e… via si parte!
Le strade sono strette, il tifo nei pressi alla partenza è galvanizzante, sgattaiolo come posso tra i tanti corridori, tanti quanti sono i pensieri del momento, e si attacca la prima salita, quella che mi porterà in circa 1h40 in cima alle Croci.
Sto bene, mi sento in ottima forma e finalmente ora si scende. Lascio andare le gambe fino a Borgo San Lorenzo è da lì che inizia la seconda ed ultima (più o meno) salita impegnativa, quella che mi porterà al Passo della Colla.
Ed è quasi al termine di questa salita, che via via si fa sempre più impegnativa, che arriva "la crisi"; la stavo aspettando, senza girarci troppo intorno, la verità è che ci iscriviamo a queste gare soprattutto per incontrare "la crisi".
Chi sostiene il contrario, mente!
"Benvenuta crisi", vediamo di trovare il modo di metterci d'accordo perché io non ho nessuna intenzione di fermarmi qui, che mi aspettano a Faenza.
Il resto del viaggio è tutto in salita, anche se il profilo altimetrico racconta un'altra storia. Dopo il cambio d'abito, riesco in qualche modo a correre fino a Marradi e di lì a poco sarò in Romagna. In qualche modo arrivo a San Cassiano: mancano circa 20 km… è fatta.
Impiegherò parecchio tempo prima di raggiungere il traguardo e passerò sotto l'arco dell'arrivo, felice e soddisfatto, alle 03:47:01 di domenica 26 Maggio.
È stata una notte lunga e impegnativa, passata a correre sotto un inaspettato cielo stellato; è stata, come qualcuno mi ha suggerito, una stupenda "sera dei miracoli".
Non sono un eroe, e non credo lo sia nessuno di quelli che sono partiti da Firenze e in qualche modo, chi prima chi dopo, sono arrivati a Faenza.
Eravamo lì perché è lì che volevamo essere, perché ci piace questo sport essenziale dove ci sei tu, la strada e poche altre cose che non si raccontano, ma si corrono.
CORRI LIBERO!
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Questa è una dedica per Giulia, una dedica che posto qui perché non voglio farmi pubblicità o altro; vorrei semplicemente chiedere scusa a Giulia, e a tutte quelle donne che purtroppo a causa di una società orribile non sono riuscite a raggiungere i propri sogni, semplicemente perché un uomo deviato glieli ha portati via.
Vorrei chiederle scusa perché sono sicura che si sarebbe laureata con il massimo dei voti, e avrebbe festeggiato in modo stupendo, con tutte le persone che la amavano insieme a lei. Inoltre dopo la laurea sarebbe finalmente andata a studiare nel luogo dei suoi sogni, dando libero sfogo alla sua creatività, disegnando probabilmente dei fumetti meravigliosi.
Vorrei chiederle scusa perché non la conosco, eppure non riesco a smettere di pensare a lei; non riesco a smettere di pensare a come una settimana fa era felice e magari nervosa all’idea di laurearsi, mentre adesso non c’è più. Non riesco a smettere di pensare a quanto suo padre potesse essere orgoglioso nel vedere la sua bambina con la corona d’alloro in testa, quella bambina che ogni giorno la salutava con un “ciao papino!”
Vorrei chiederle scusa perché mi viene da piangere, perché per quanto una settimana fa non avessi la minima idea di chi fosse, adesso in qualche modo condivido il suo dolore, e vado fuori di testa pensando a come potrebbero essere stati gli ultimi istanti della sua vita, di quanto possa aver sofferto e come nonostante tutto abbia provato a difendersi, a lottare, anche se è stato tutto inutile.
Mi scuso perché da quello che ho capito lei era una persona dall’animo buono e gentile, perché nonostante il deviato si mostrasse effettivamente pericoloso, lei si è fidata di lui, gli ha donato ancora una volta la sua gentilezza, non avendo la minima idea che a lui, del suo buon cuore, non gliene fregava proprio niente; e se lei è stata così buona, io adesso non provo altro che odio verso tutto ciò che le è successo e verso chi ha fatto sì che tutto ciò succedesse.
Mi dispiace tanto Giulia, mi dispiace veramente veramente tanto, perché la tua vita si è spezzata, si è distrutta, e nessuno è venuto a salvarti quando ne avevi un disperato bisogno.
Mi sento impotente, impotente con il bisogno disperato di fare qualcosa, qualcosa che non ho assolutamente idea di come poter fare, perché ormai l’unico modo per cambiare il mondo è distruggerlo completamente. Siamo una società rotta, deviata, manipolata da luoghi comuni e stereotipi, e non vedo modo di far sì che tutto prenda una strada migliore.
Leggo ovunque la frase “educate i vostri figli”, “educate gli uomini”, ma come si può educarli, se fin da quando erano piccoli gli è stato insegnato che non si deve piangere perché i veri uomini non piangono mai, che ad ogni guaio o marachella la punizione era la violenza, le sberle? Sono cresciuti deviati, siamo tutti stati deviati. E ora non ho la minima idea di come si possa cambiare strada.
Per questo mi scuso cara Giulia, per non essere in grado di offrire alle donne come te, come noi, un luogo sicuro in cui crescere, in cui sognare, in cui poter vivere.
Per quanto insignificante possa essere, sappi che ora hai un posto nel mio cuore, e per quanto effimera possa essere, sappi che per te rimane accesa una mia piccola speranza, la speranza che un giorno questo mondo malsano rimanga soltanto un brutto ricordo.
Con tanto tanto amore,
Giulia.
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Cinque sono le cose che un uomo rimpiange quando sta per morire. E non sono mai quelle che consideriamo importanti durante la vita.
Non saranno i viaggi confinati nelle vetrine delle agenzie che rimpiangeremo, e neanche una macchina nuova, una donna o un uomo da sogno o uno stipendio migliore. No, al momento della morte tutto diventa finalmente reale. E cinque le cose che rimpiangeremo, le uniche reali di una vita.
La prima sarà non aver vissuto secondo le nostre inclinazioni ma prigionieri delle aspettative degli altri. Cadrà la maschera di pelle con la quale ci siamo resi amabili, o abbiamo creduto di farlo. Ed era la maschera creata dalla moda, dalle false attese nostre, per curare magari il risentimento di ferite mai affrontate. La maschera di chi si accontenta di essere amabile. Non amato.
Il secondo rimpianto sarà aver lavorato troppo duramente, lasciandoci prendere dalla competizione, dai risultati, dalla rincorsa di qualcosa che non è mai arrivato perché non esisteva se non nella nostra testa, trascurando legami e relazioni. Vorremmo chiedere scusa a tutti, ma non c’è più tempo.
Per terzo rimpiangeremo di non aver trovato il coraggio di dire la verità. Rimpiangeremo di non aver detto abbastanza ”ti amo” a chi avevamo accanto, ”sono fiero di te” ai figli, ”scusa” quando avevamo torto, o anche quando avevamo ragione. Abbiamo preferito alla verità rancori incancreniti e lunghissimi silenzi.
Poi rimpiangeremo di non aver trascorso tempo con chi amavamo. Non abbiamo badato a chi avevamo sempre lì, proprio perché era sempre lì. Eppure il dolore a volte ce lo aveva ricordato che nulla resta per sempre, ma noi lo avevamo sottovalutato come se fossimo immortali, rimandando a oltranza, dando la precedenza a ciò che era urgente anziché a ciò che era importante. E come abbiamo fatto a sopportare quella solitudine in vita? L’abbiamo tollerata perché era centellinata, come un veleno che abitua a sopportare dosi letali. E abbiamo soffocato il dolore con piccolissimi e dolcissimi surrogati, incapaci di fare anche solo una telefonata e chiedere come stai.
Per ultimo rimpiangeremo di non essere stati più felici. Eppure sarebbe bastato far fiorire ciò che avevamo dentro e attorno, ma ci siamo lasciati schiacciare dall'abitudine, dall'accidia, dall'egoismo, invece di amare come i poeti, invece di conoscere come gli scienziati. Invece di scoprire nel mondo quello che il bambino vede nelle mappe della sua infanzia: tesori. Quello che l'adolescente scorge nell'addensarsi del suo corpo: promesse. Quello che il giovane spera nell'affermarsi della sua vita: amori.
Alessandro D'Avenia
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a volte il dolore è un male necessario
difficile da attraversare sì, ma benefico
alcuni direbbero che avere un crollo mentale
sia una cosa negativa e da un lato
sono d'accordo, ma d'altra parte
è stata la spinta di cui avevo bisogno
per chiedere aiuto e iniziare
il mio percorso di guarigione
cioè
se non avessi mai toccato il fondo
sarei la persona che sono oggi?
non credo
mi ci sono voluti anni per capire che
se vuoi avere l'opportunità di essere la versione
migliore di te stesso, a volte devi essere qualcuno
che non sei
per sentire la voce della ragione
e fare un passo indietro
e guardarti allo specchio
e fa male, quel male profondo
che porta consapevolezza e comprensione
che ti fa mettere tutte le carte in tavola
e iniziare finalmente a giocare...
la vita, dopo anni passati aggrappandomi
a cose che non avrei dovuto tenere
portando sulle spalle una quantità
smisurata di problemi di cui avrei dovuto
semplicemente liberarmene
perché era davvero troppo
anni di corsa, di ricerca, di sofferenza ardente e dolore, di lacrime, di paura che ti paralizza, di rabbia che distrugge, di vuoto che devasta, di vergogna, di niente, di angoscia, di senza respiro e senza speranza, di odio ma quello vero, quello che ti fa dire no, mai, non oggi, anni di buio, di pensieri pesanti, di rassegnazione, di ansia e tormento, di sangue e tremori, di modi per annientarmi il cervello, tipo che ti svegli la mattina e il tuo primo pensiero è quello di spegnere tutto, anni di attesa e di solitudine, di isolamento totalitario.
NON CAMBIERAI MAI. NON HAI LA FORZA.
NON SEI ABBASTANZA.
NON VUOI DAVVERO STARE BENE.
TI MANCA LA VOLONTÀ.
NON SARAI MAI AMATA.
LO SANNO TUTTI CHE TI ARRENDERAI.
SCAPPA. SI SENTE CHE HAI PAURA.
Siamo padroni solo di una cosa
in questo cazzo di mondo che non rispettiamo
ed è il nostro destino.
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