#devianze
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𝐂'𝐞̀ 𝐮𝐧 𝐬𝐨𝐥𝐨 𝐦𝐨𝐝𝐨 𝐝𝐢 𝐫𝐞𝐥𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐚𝐫𝐬𝐢 𝐜𝐨𝐧 𝐠𝐥𝐢 𝐚𝐥𝐭𝐫𝐢 𝐬𝐞𝐧𝐳𝐚 𝐫𝐚𝐩𝐩𝐫𝐞𝐬𝐞𝐧𝐭𝐚𝐫𝐞 𝐮𝐧 𝐦𝐚𝐥𝐞𝐬𝐬𝐞𝐫𝐞 𝐞𝐝 𝐞̀ 𝐫𝐢𝐜𝐨𝐧𝐨𝐬𝐜𝐞𝐫𝐞 𝐜𝐡𝐞 𝐠𝐥𝐢 𝐚𝐥𝐭𝐫𝐢 𝐞𝐬𝐢𝐬𝐭𝐨𝐧𝐨 ✔
𝐀 𝐩𝐫𝐞𝐬𝐜𝐢𝐧𝐝𝐞𝐫𝐞 𝐝𝐚𝐥𝐥𝐚 𝐟𝐚𝐦𝐢𝐠𝐥𝐢𝐚 𝐢𝐧 𝐜𝐮𝐢 𝐬𝐢 𝐧𝐚𝐬𝐜𝐞 𝐞 𝐬𝐢 𝐜𝐫𝐞𝐬𝐜𝐞, 𝐢𝐥 𝐫𝐢𝐬𝐮𝐥𝐭𝐚𝐭𝐨 𝐝𝐢 𝐜𝐨𝐬𝐚 𝐬𝐚𝐫𝐞𝐦𝐨 𝐝𝐚 𝐚𝐝𝐮𝐥𝐭𝐢 𝐞̀ 𝐬𝐨𝐥𝐨 𝐧𝐞𝐥𝐥𝐞 𝐧𝐨𝐬𝐭𝐫𝐞 𝐦𝐚𝐧𝐢. 𝐒𝐜𝐞𝐠𝐥𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐝𝐮𝐫𝐚𝐧𝐭𝐞 𝐥𝐚 𝐧𝐨𝐬𝐭𝐫𝐚 𝐚𝐝𝐨𝐥𝐞𝐬𝐜𝐞𝐧𝐳𝐚 𝐜𝐡𝐢 𝐬𝐚𝐫𝐞𝐦𝐨 𝐝𝐚 𝐚𝐝𝐮𝐥𝐭𝐢, 𝐧𝐨𝐧 𝐝𝐨𝐩𝐨 𝐞 𝐥𝐨 𝐟𝐚𝐜𝐜𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐨𝐬𝐬𝐞𝐫𝐯𝐚𝐧𝐝𝐨 𝐜𝐡𝐢 𝐜𝐢 𝐜𝐢𝐫𝐜𝐨𝐧𝐝𝐚.
𝐂𝐨𝐬𝐭𝐫𝐮𝐢𝐫𝐞 𝐫𝐞𝐥𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐢 𝐢𝐧 𝐜𝐮𝐢 𝐧𝐨𝐧 𝐬𝐢 𝐝𝐞𝐯𝐞 𝐞𝐬𝐬𝐞𝐫𝐞 𝐮𝐧 𝐦𝐚𝐥𝐞𝐬𝐬𝐞𝐫𝐞 𝐞 𝐜𝐫𝐞𝐚𝐫𝐞 𝐦𝐚𝐥𝐞𝐬𝐬𝐞𝐫𝐞 (anche a noi stessi, non solo come etica di rispetto degli altri) 𝐝𝐢𝐩𝐞𝐧𝐝𝐞 𝐝𝐚𝐥 𝐦𝐨𝐝𝐨 𝐢𝐧 𝐜𝐮𝐢 𝐬𝐚𝐩𝐩𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐢𝐧𝐭𝐞𝐧𝐝𝐞𝐫𝐞 𝐧𝐨𝐢 𝐬𝐭𝐞𝐬𝐬𝐢 𝐞 𝐢𝐧𝐭𝐞𝐧𝐝𝐞𝐫𝐞 𝐠𝐥𝐢 𝐚𝐥𝐭𝐫𝐢;𝐥𝐞 𝐬𝐜𝐞𝐥𝐭𝐞 𝐜𝐡𝐞 𝐟𝐚𝐜𝐜𝐢𝐚𝐦𝐨, 𝐩𝐞𝐫 𝐥𝐚 𝐧𝐨𝐬𝐭𝐫𝐚 𝐯𝐢𝐭𝐚, 𝐧𝐨𝐧 𝐬𝐨𝐧𝐨 affatto 𝐮𝐧 𝐦𝐚𝐥𝐞𝐬𝐬𝐞𝐫𝐞 𝐩𝐞𝐫 𝐠𝐥𝐢 𝐚𝐥𝐭𝐫𝐢 𝐪𝐮𝐚𝐧𝐝𝐨 𝐧𝐨𝐧 𝐥𝐞𝐝𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐚𝐥𝐜𝐮𝐧𝐨 - e non può essere intesa come lesione personale, o offesa, quella sofferenza egoistica che si può notare nei genitori e nella generalità delle persone immature, ottuse (a cui non interessa nemmeno ascoltare le ragioni altrui), che ci viene esternata, palesata, buttata in faccia anche con livore, quando non rispettiamo le loro aspettative, vivendo secondo le nostre aspettative - cioè ciò che i conservatori indicano, dandogli connotazione ghettizzante, dispregiativa e colpevolizzante, come 𝗱𝗲𝘃𝗶𝗮𝗻𝘇𝗮, riferendosi ad un giovane o un meno giovane come ad un individuo malato, che non sta percorrendo una fantomatica "via maestra", di cui gli ottusi si sentono promotori; un individuo che, in realtà, non è affatto malato, ma semplicemente non sente e non riscontra alcun beneficio per se stesso nel rispettare una moralità dominante, ma vuole vivere secondo Etica.
𝐕𝐢𝐯𝐞𝐫𝐞 𝐢𝐧 𝐦𝐨𝐝𝐨 𝐞𝐭𝐢𝐜𝐨 𝐬𝐢𝐠𝐧𝐢𝐟𝐢𝐜𝐚 𝐦𝐞𝐭𝐭𝐞𝐫𝐞 𝐚 𝐟𝐫𝐮𝐭𝐭𝐨 𝐥𝐚 𝐩𝐫𝐨𝐩𝐫𝐢𝐚 𝐢𝐧𝐭𝐞𝐥𝐥𝐢𝐠𝐞𝐧𝐳𝐚, 𝐬𝐚𝐩𝐞𝐧𝐝𝐨 𝐛𝐞𝐧 𝐝𝐢𝐬𝐭𝐢𝐧𝐠𝐮𝐞𝐫𝐞 𝐥𝐨 𝐬𝐩𝐚𝐳𝐢𝐨 𝐜𝐨𝐦𝐮𝐧𝐞 𝐝𝐚 𝐪𝐮𝐞𝐥𝐥𝐨 𝐩𝐫𝐢𝐯𝐚𝐭𝐨 (𝐢𝐧 𝐜𝐮𝐢 𝐠𝐥𝐢 𝐚𝐥𝐭𝐫𝐢 𝐡𝐚𝐧𝐧𝐨 𝐢𝐥 𝐝𝐨𝐯𝐞𝐫𝐞 𝐝𝐢 𝐧𝐨𝐧 𝐞𝐧𝐭𝐫𝐚𝐫𝐞, 𝐬𝐞 𝐧𝐨𝐧 𝐝𝐨𝐩𝐨 𝐮𝐧 𝐩𝐞𝐫𝐦𝐞𝐬𝐬𝐨 𝐚𝐜𝐜𝐨𝐫𝐝𝐚𝐭𝐨, 𝐞 𝐬𝐞𝐦𝐩𝐫𝐞 𝐢𝐧 𝐩𝐮𝐧𝐭𝐚 𝐝𝐢 𝐩𝐢𝐞𝐝𝐢) 𝐬𝐞𝐧𝐳𝐚 𝐨𝐛𝐛𝐞𝐝𝐢𝐫𝐞 - 𝐩𝐞𝐫𝐜𝐡𝐞́ 𝐥'𝐨𝐛𝐛𝐞𝐝𝐢𝐞𝐧𝐳𝐚 𝐧𝐨𝐧 𝐞̀ 𝐬𝐞𝐠𝐧𝐨 𝐝𝐢 𝐢𝐧𝐭𝐞𝐥𝐥𝐢𝐠𝐞𝐧𝐳𝐚; 𝐩𝐞𝐫𝐜𝐡𝐞́ 𝐨𝐛𝐛𝐞𝐝𝐢𝐫𝐞 𝐧𝐨𝐧 𝐯𝐮𝐨𝐥 𝐝𝐢𝐫𝐞 𝐜𝐨𝐦𝐩𝐫𝐞𝐧𝐝𝐞𝐫𝐞, 𝐦𝐚 𝐬𝐨𝐥𝐨 𝐥'𝐞𝐬𝐬𝐞𝐫𝐞 𝐦𝐞𝐬𝐬𝐢 𝐧𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐜𝐨𝐧𝐝𝐢𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞, 𝐬𝐮𝐛𝐨𝐫𝐝𝐢𝐧𝐚𝐭𝐚, 𝐝𝐢 𝐧𝐨𝐧 𝐜𝐚𝐩𝐢𝐫𝐞 𝐦𝐚𝐢 𝐧𝐞𝐦𝐦𝐞𝐧𝐨 𝐥'𝐮𝐭𝐢𝐥𝐢𝐭𝐚̀ 𝐨 𝐦𝐞𝐧𝐨 𝐝𝐢 𝐮𝐧𝐚 𝐪𝐮𝐚𝐥𝐬𝐢𝐚𝐬𝐢 𝐧𝐨𝐫𝐦𝐚 𝐬𝐨𝐜𝐢𝐚𝐥𝐞.
Ogni persona è una persona unica, e visivamente indipendente nella forma: nessuno di noi rappresenta una estensione fisica o metafisica degli altri; nessuno di noi ha il dovere di vivere secondo le ragioni degli altri; ogni persona ha diritto ad auto-determinarsi, a decidere in modo svincolato dalle aspettative familiari la strada che vuole intraprendere; ogni persona ha diritto di vivere secondo le propensioni positive e le aspettative positive che la riguardano; gli altri, familiari o meno, cari o meno, amati o meno, non hanno nemmeno il diritto di sentirsi delusi quando ci allontaniamo dalle loro aspettative per la nostra vita, perché è una violenza psicologica: "O fai come dico io (genitore, compagno, amico, educatore....), o mi rattristi (o rendi triste una divinità inesistente)" è un ricatto morale - e il miglior modo per rovinare la vita altrui; di rappresentare per gli altri qualcosa di solo deprimente e opprimente (niente di sano ed educativo).
𝗤𝘂𝗮𝗻𝗱𝗼 𝗰𝗶 𝗿𝗲𝗹𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗶𝗮𝗺𝗼 𝗰𝗼𝗻 𝗴𝗹𝗶 𝗮𝗹𝘁𝗿𝗶, 𝗹𝗲 𝗻𝗼𝘀𝘁𝗿𝗲 𝗲𝘀𝗽𝗲𝗿𝗶𝗲𝗻𝘇𝗲 𝗻𝗼𝗻 𝗳𝗮𝗻𝗻𝗼 𝘁𝗲𝘀𝘁𝗼, 𝗽𝗲𝗿𝗰𝗵𝗲́ 𝗴𝗹𝗶 𝗮𝗹𝘁𝗿𝗶 𝗻𝗼𝗻 𝘀𝗼𝗻𝗼 𝗺𝗮𝗶 𝗻𝗼𝗶; 𝗻𝗼𝗻 𝗽𝗼𝘀𝘀𝗶𝗮𝗺𝗼 𝘃𝗶𝘃𝗲𝗿𝗲 𝗻𝗲𝗹𝗹'𝗶𝗱𝗲𝗮 𝗱𝗶 𝗳𝗮𝗿𝗲 𝗼 𝗻𝗼𝗻 𝗳𝗮𝗿𝗲 𝗮𝗴𝗹𝗶 𝗮𝗹𝘁𝗿𝗶 𝗰𝗶𝗼̀ 𝗰𝗵𝗲 𝗻𝗼𝗻 𝗳𝗮𝗿𝗲𝗺𝗺𝗼 𝗮 𝗻𝗼𝗶 𝘀𝘁𝗲𝘀𝘀𝗶, 𝗽𝗲𝗿𝗰𝗵𝗲́ 𝗴𝗹𝗶 𝗮𝗹𝘁𝗿𝗶 𝗻𝗼𝗻 𝘀𝗼𝗻𝗼 ��𝗼𝗶 𝗲 𝗴𝗹𝗶 𝗮𝗹𝘁𝗿𝗶 𝘃𝗶𝘃𝗼𝗻𝗼, 𝘀𝗲𝗻𝘁𝗼𝗻𝗼, 𝗲 𝗿𝗲𝗮𝗴𝗶𝘀𝗰𝗼𝗻𝗼 𝗶𝗻 𝗺𝗼𝗱𝗶 𝗰𝗵𝗲 𝘃𝗮𝗻𝗻𝗼 𝗼𝘀𝘀𝗲𝗿𝘃𝗮𝘁𝗶 𝗲 𝗻𝗼𝗻 𝗱𝗮𝘁𝗶 𝗽𝗲𝗿 𝘀𝗰𝗼𝗻𝘁𝗮𝘁𝗶.
Questo è ciò che uno specialista offre, con una visione statistica e macroscopica degli individui a chi ha difficoltà a capire chi è; ma questo è anche ciò che direbbe una persona risolta, equilibrata, che non ha interesse a opprimere nessuno coi suoi "comandamenti", perché ha maturato una personalità stabile, e una indipendenza tale, da non sentire in alcun modo che gli usi, gli stili di vita privati altrui, diversi dai suoi, possano mettere a repentaglio le sue sicurezze o addirittura la sua identità.
Chi si sente in pericolo quando i costumi sociali si evolvono in meglio (riconoscendo sempre più diritti e servizi utili a rendere efficaci nella pratica quei diritti umani) è soltanto chi non sa chi è - cioè chi non ha ancora chiaro che la sua identità è slegata dagli altri, e che niente e nessuno può togliercela (a parte la morte, in quando momento in cui scompariamo del tutto, corpo compreso).
C'è un solo modo di relazionarsi con gli altri senza rappresentare un malessere ed è riconoscere che gli altri esistono, ma non sono noi e non saranno mai noi; anche quando esiste una linea genetica che rende parenti (nel caso dei figli), l'altro, una volta uscito dal tuo corpo, non ha il dovere alcuno di diventare un tuo clone, la tua fotocopia, il tuo io di riserva, perché non lo è.
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HYEMS-HYBRIS
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Il castello(il blog) è mio e le regole le faccio io.
Chiarimento doveroso per non farmi strapazzare le ovaie,.
Cose che non dico e che continuerò a non dire: il mio nome, se sono single o bisex, in che città vivo, quanti anni ho, che mestiere faccio. Allo stesso modo non mi interessa nulla di voi: Religione, sesso, vostre devianze, vostri problemi psicologici e psichiatrici, vostre inclinazioni sessuali, dove abitate, che mestiere fate, ideologie politiche. Cancellerò tutti i blog vuoti e quelli che non mi piacciono come ad esempio quelli che inneggiano alla violenza o marcatamente BSDM.
Tumblr mi piace perché è anonimo. Ci butto dentro lo uso come diario personale dove posto per lo più miei lavori di arte digitale. Le immagini le prendo dalla rete e le rielaboro, dando spesso un valore aggiunto, e ho un riscontro positivo da parte di chi mette i likes e da chi mi contatta privatamente, chiedendomi gli stessi post ma con dimensioni maggiori per farsi dei quadri, facendoli sviluppare da un fotografo, ovviamente tutto questo in forma gratuita..Ho una realtà scissa da quella dei social. Sono schizofrenica ho due io, forse anche di più di due, ma ritengo che quella che vivo in rete sia la più autentica perché è senza maschere, Sentirmi con qualcuno/a di voi mi dà piacere e mi dà emozioni . Io non esisto nella realtà, il mio mondo vero è qui in questo mondo oltre.
Non voglio chat erotiche e non voglio ricevere immagini hard o commenti spinti. Disponibile a parlare e scherzare, volentieri, come già faccio con qualcuno/a di voi , non voglio e non cerco quel tipo di interazione.
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Siamo il secondo paese industriale europeo, subito dopo la Germania. Ma gli italiani non lo sanno.
In alcuni settori d’eccellenza (la meccatronica e la robotica, la chimica fine, la farmaceutica d’alta specialità, le componentistica auto, la cantieristica navale da diporto, etc.) abbiamo posizioni da primato internazionale, ma per gran parte della nostra opinione pubblica è innanzitutto il turismo ad assicurare la ricchezza dei territori.
Siamo tra i cinque maggiori paesi esportatori del mondo, proprio grazie all’industria e a quella meccanica in prima linea, ma i cittadini per il futuro confidano negli alberghi e nelle opportunità del commercio, nello shopping.
“Dissonanza cognitiva” è il nome di questo fenomeno, un’opinione che fa a pugni con la realtà di fatti e dati. Detta in altri termini, l’Italia non sa bene chi è e come si produce la sua ricchezza e dunque non ha una fondata idea di dove andare.
L’industria scivola ai margini dell’immaginario collettivo, occupa un ruolo periferico nella rappresentazione sociale dello sviluppo. (...)
Ecco il punto: l’Europa può continuare a restare ancorata ai suoi valori e alla sua cultura civile se mantiene una forza industriale di peso e respiro globale. (...) E se dunque investe sulle nuove tecnologie (infrastrutture, ricerca, processi di conoscenza e formazione) e sull’impiego ben strutturato e guidato dell’Intelligenza Artificiale (...).
Serve insistere sull’industria, insomma, (per) evitare il precipizio indicato alcune settimane fa dal “Financial Times”: perdere la sfida competitiva con Usa e Cina e ridursi a essere “il Grand Hotel dei ricchi e potenti del mondo”. Un luogo di storica eleganza. Ma privo di peso e potere. Incapace di decidere sul suo futuro. (...)
Viene da lontano, questo fenomeno di sottovalutazione del peso industriale. Da una diffusa cultura anti-impresa, ostile al mercato, alla fabbrica ma anche alla tecnologia e alla scienza (...). Da una disattenzione culturale verso i fenomeni del lavoro industriale, (...) da un’opinione pubblica incline ai luoghi comuni anti-industriali e segnata da un evidente deficit informativo. E da una tendenza, ben radicata in ambienti economici ed accademici, a insistere sul tramonto dell’industria alla fine del Novecento, per cedere il passo al “terziario avanzato” e alla finanza.
Dati e fatti, soprattutto dopo la Grande Crisi finanziaria del 2008, hanno smentito queste false costruzioni di un immaginario distorto e ridato invece importanza all’economia reale. E l’Italia è cresciuta, più e meglio di altre aree europee, negli anni post Covid, proprio grazie al suo “orgoglio industriale”, investendo, innovando, (...) facendone un asset di competitività e di qualità sui mercati.
Eccola, dunque, la realtà dell’Italia industriale ad alta tecnologia e sofisticata qualità (...), per evitare che la mancata conoscenza dell’Italia industriale alimenti quelle disattenzioni, quelle false percezioni della realtà che contribuirebbero ai rischi di declino economico e dunque sociale e civile del nostro Paese.
Se ne accorge finalmente anche l'informazione dei finti sapientoni (e fa autocritica pur senza dirlo): https://www.huffingtonpost.it/blog/2024/11/18/news/litalia_e_un_grande_paese_industriale_ma_gli_italiani_non_lo_sanno_e_preferiscono_pensare_al_turismo-17751079/
In realtà manco l'Huff Post dei sapientoni sa che in quanto a export stiamo gareggiando col Giappone e, tolta l'Olanda che non esporta quasi nulla di suo ma lucra sull'in-out di Rotterdam da e verso la Cermania, saremmo sul podio MONDIALE delle bilance commerciali attive. Grazie alle industrie citate ma non solo, grazie anche alle altre eccellenze italiane: MODA & LUSSO, FOOD&BEVERAGE.
Ovviamente l'articolo è stato qui depurato , solita profilassi antibatterica, da false devianze riguardo "svolte green necessarie", no non lo sono anzi rappresentano un freno a mano tirato, verso "grazie alle politiche europee di Draghi", no è un liquidatore fallimentare, e tutti quei "ci vuole più politica per guidare" da dirigisti socialisti: non servono affatto, tutto questo è successo proprio GRAZIE alla distrazione della politica dirigista pre e post covid.
Ah e manca anche l'indicazione fondamentale: ma quale Trump, ma basta con 'ste ridicole scuse - btw, se riaprisse il mercato russo facendo finire la guerra dei Biden, decolleremmo ancora di più e dei dazi ce ne fregieremmo alla grande..
Per evitare che il declino si accompagni al degrado sociale in atto per via dei migranti (la manodopera dequalificata e a basso costo fa calare i salari quindi i consumi, oltre a far soppravvivere aziende decotte e terziario arretrato), la spada di Damocle per l'industria italiana è evitare il crollo economico della Cermania, nostro primo mercato. Ma quale Draghi, è necessario la facciano immediatamente finita con tutto 'sto verde elettrico.
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Nel frattempo, nel modo distopico proposto ed auspicato, fioriscono continuamente nuovi neologismi atti a giustificare e a rendere plausibili devianze di ogni genere.
Ho semplicemente la nausea...
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Comunque questo è il paese dell'assurdo.
Io non ho mai visto, a meno che non parliamo di regimi dittatoriali o altre devianze della democrazia, un paese dove uno dei partiti che costituisce l'ossatura della maggioranza (a.k.a. Verdi) scende nelle elezioni regionali al di sotto dello sbarramento, di fatto sparendo dalla scena politica, e questo non inneschi una crisi di governo, considerando che anche i liberali ormai sono morti e sepolti, quindi dei 3 partiti è rimasto solo l'SPD, che non vince ormai da diversi turni alle regionali, perdendo seggi dovunque.
Al di là delle ragioni politiche giuste o sbagliate, attualmente c'è un governo in carica non più rappresentato dai cittadini, i liberali sono spariti, i verdi ormai non hanno manco più le ferite da leccarsi, Scholz non lo vota più manco la madre, i numeri sono inequivocabili, eppure nulla cambia.
Sarà che ho l'imprinting italiano, ma a me questa cosa mette un po' di angoscia.
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Lettera aperta - Olimpiadi
La cerimonia inaugurale delle Olimpiadi di Parigi è la rappresentazione plastica di come certi eventi di caratura internazionale siano un’operazione di indottrinamento delle masse, volta ad attuare una riformattazione dei costumi, se non antropologica, delle cosiddette società occidentali.
Malgrado il dietro front di chi lancia il sasso per poi nascondere la mano con l’incalzare delle polemiche, alludendo a margine delle scuse ufficiali che la disposizione attorno a un tavolo di transessuali agghindati ad arte per l’occasione, manco le Olimpiadi siano il Carnevale di Rio de Janeiro, non sia una caricatura blasfema dell’Ultima Cena rappresentata dal Da Vinci, ma secondo la direttrice della comunicazione delle Olimpiadi Anne Descamps e Thomas Jolly, il direttore artistico (se così possiamo definirlo) della cerimonia, si voleva invece educare alla tolleranza e alla comunione.
Le Olimpiadi quali giochi che si svolgevano in Grecia iniziavano con celebrazioni religiose in favore di Zeus e si concludevano con la premiazione degli atleti vincitori, vennero riprese in epoca moderna a fine ‘800, ma sempre hanno conservato un universo estetico e simbolico arcaico proprio di quella civiltà ellenica che ha permeato l’Europa: dalla fiamma olimpica alla traslazione in altre nazioni a testimoniarne l’universalità.
E con la competizione insita nella natura dell’essere umano di confrontarsi con avversari al proprio pari, si veicolava un’immagine di sé salubre, forte ed atletica. E quindi indiscutibilmente bella. Perché nonostante le infezioni culturali contemporanee che propinano un relativismo tout court, esiste un canone oggettivo della bellezza, che la classicità ci suggerisce da tempi immemori che è rappresentato dall’armonia delle forme e da un ordine che è sintesi dell’unità che domina la diversità.
Bellezza, ordine, sostanza e FORMA. Ciò che abbiamo interpretato e riprodotto in tutti gli ambiti e in ogni epoca. Fino ad oggi. Perché noi siamo europei e proveniamo da una Civiltà.
Di contro, ciò che più di ogni altra cosa mina l’esistenza di una civiltà è l’informe. Perché l’assenza di Forma genera una sostanza malata. E là dove la sostanza è malata, la bellezza non può trovare posto e si finisce inesorabilmente per imbruttirsi. Prima nel singolo, poi nella moltitudine e infine nella società. E quindi si avvia il declino di una civiltà in decadenza.
E quando una società è decadente si può arrivare ad assistere all’esibizione della cerimonia inaugurale delle Olimpiadi con un personaggio come Barbara Butch investita dal ruolo di frontman.
Conferitole recentemente il premio di personalità LGBT dell’anno per via della moltitudine di battaglie coraggiosissime a difesa delle minoranze arcobaleno condotte temerariamente al fianco di pressoché tutte le multinazionali, dei magnati della finanza e del mainstream globale. Allora comprendiamo perfettamente che il concetto di Forma quale riflesso di bellezza e di un ordine superiore suggeritoci dalla classicità dei greci, quegli europei che hanno dato vita alle Olimpiadi nel 776 a.C., difficilmente possa attecchire su chi come Barbara Butch conduce audacemente crociate in difesa de “l’accettazione dei grassi”.
Perché l’immagine della cerimonia inaugurale in salsa woke è la più fulgida rappresentazione di come sia ripugnante l’esaltazione delle devianze promosse da chi essendo informe per natura, ha in spregio tutto ciò che essendo bello e giusto secondo natura, costituisce saldezza e ancoraggio: la famiglia e la Nazione, la Cultura e l’identità.
L’agenda cosmopolita della società aperta in fase di consolidamento mira alla distruzione di questi cardini e opera attraverso il condizionamento sociale di una propaganda che si fa sempre più spinta e pervasiva.
Nell’industria dell’intrattenimento, quella cinematografica, musicale o sportiva come in questo caso, ormai è prassi ordinaria rendere espliciti aspetti occulti di un certo misticismo sinistro: dall’ostentazione di modelli devianti per giungere all’esposizione di immagini sempre più spesso esplicitamente sataniste.
Ci chiediamo se eventi come Eurovision, Berlin Fashion Show e Super Bowl ad esempio attraverso performance altamente simboliche, non siano rivelatrici di un retroterra “esclusivo” che rappresenta egregiamente Sodoma e Gomorra: costumi BDSM, ballerini vestiti da donna in perizoma, cantanti che si esibiscono nudi, sesso omosessuale di gruppo praticato in un bagno sporco, croci rovesciate, streghe e demoni che si accoppiano al centro di un pentagramma, adulti che posano davanti alle cineprese con genitali esposti in presenza di bambini.
Vorremmo esimerci anche solo dal pronunciare certe oscenità per via della natura scabrosa di certi contenuti, se non fosse che vengono trasmesse in mondovisione sintonizzando centinaia di milioni di ascoltatori, sdoganando e normalizzando un passo alla volta le più infime degenerazioni dell’uomo mascherate da creatività, arte e inclusività.
Una poderosa macchina di propaganda mondiale che aspira a cancellare le identità nazionali e sovvertendo le religioni, i costumi e le tradizioni dei popoli, mira a scalzare ciò a cui siamo profondamente legati con lo squallore di una “cultura” globale indifferenziata che si esibisce in tutta la sua ripugnanza.
Ferocemente
-Kulturaeuropa
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UOMINI CHE NON SANNO MANCO COME FUNZIONI IL LORO PISELLO, CHE PARLANO DI EDUCAZIONE SESSUALE PER I BAMBINI.
L'educazione sessuale non insegna cosa è il sesso: NON TE LO FA VEDERE, ma ti dice solo come è fatto il nostro corpo, e come gestirlo; devi vedere come si fa un atto sessuale, per capire come difenderti da un abuso - e questo lo fa SOLO la pornografia, anche con tutte le devianze volutamente interpretate (sono ATTORI !)
Ecco perché aiuta MOLTO un minore.
Capito, bigotto del cazzo?
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È bene che le persone aprano gli occhi sulla direzione che ha preso questo Governo di Destra.
Riprendo due articoli comparsi sulle pagine di Repubblica negli ultimi cinque giorni.
Più disturbi alimentari e meno fondi dal governo: “Lasciano sole le Regioni”
LA TESTIMONIANZA
“Io, madre di un’anoressica, vi dico che questo governo se ne frega dei più deboli”
di Caterina Giusberti
Niente più fondi per i disturbi alimentari che riguardano 4 milioni di italiani: “E’ la seconda causa di morte tra i ragazzi, senza sostegno sono perduti”
«Queste non sono devianze, sono malattie psichiatriche gravi. Queste ragazze e questi ragazzi non hanno più voglia di vivere, si trasformano. Senza la rete sui disturbi alimentari dell’Emilia-Romagna la mia famiglia sarebbe stata persa. Ma a questo governo dei fragili, dei deboli, non importa nulla: si vede dalle scelte che fanno». Claudia è mamma di una ragazza di 17 anni che si ammalata di anoressia a luglio 2020, in piena pandemia. All’improvviso al mare non voleva più mangiare il gelato, a cena litigava con la forchetta, sminuzzava tutto, ha iniziato a pesare sempre meno.
La situazione è precipita in pochi mesi, a ottobre 2020 ha vissuto il primo di una serie di ricoveri salva-vita. «E ne stiamo uscendo, faticosamente, adesso», dice Claudia.
Per un periodo sua figlia è stata seguita anche dal centro Gruber. «Ma i posti in residenza erano pieni - racconta - quindi ci avevano prese in day hospital: io la portavo tutti i giorni alla mattina e la andavo a prendere la sera. Dopo un po’ però ci dissero che non era il posto per lei, perché era troppo grave, stava perdendo troppo peso. Così alla fine abbiamo trovato posto a Parma, in una struttura residenziale che si chiama Il Volo». Sua figlia c’è rimasta nove mesi. «Quando è arrivata lì non mangiava niente, pesava 37 chili. Poi lentamente, piano piano, hanno iniziato a farle riprendere un pochettino di peso. Col tempo ha iniziato a potere uscire un po’ e alla fine è tornata a casa». Ma ancora adesso è seguita da uno psicologo, un dietista e un neuropsichiatra. In casa, a ogni pasto, misuriamo quello che mangia con la bilancia o con un mestolo. La rassicura sapere che lo facciamo», spiega Claudia
Sapere del taglio del fondo nazionale sui disturbi alimentari l’ha molto allarmata. «Penso a mia figlia che ha ancora bisogno di essere seguita - prosegue - Ma penso anche chi ha un ragazzo o una ragazza che precipita in questo problema oggi. Senza una rete di sostegno sei perso. Il rischio al quale esponi i tuoi figli è elevatissimo. È la seconda causa di morte per i ragazzi in Italia, dopo gli incidenti stradali. Servono risorse strutturali, stabili, sicure».
Disturbi alimentari, rete di cura più fragile
di Jessica Muller Castagliuolo
Le strutture dedicate alla cura dei disturbi alimentari e della nutrizione in Italia sono 126, frammentate a livello regionale. Senza il finanziamento molte rischiano la chiusura
Negoziare una tregua. Fermarsi prima che sia troppo tardi.
È complesso quando teatro di battaglia politiche è il proprio corpo che, chilo dopo chilo, finisce per identificarsi con la malattia che lo divora. Un percorso feroce, che svuota o sedimenta troppo. A camminare su questo filo sospeso sono sempre più ragazze e ragazzi che dai disturbi alimentari stanno cercando di uscire. Un grido collettivo che proviene da corpi silenziosi, la cui traccia evapora davanti a uno specchio.
Nel riflesso, l’immagine di un’epidemia: i disturbi alimentari sono la seconda causa di morte tra i giovani dopo gli incidenti stradali.
Oltre 3 milioni le persone prese attualmente in carico in Italia.
“Oggi il disturbo prevalente è la bulimia nervosa. I disturbi mutano rapidamente perché sono collegati a contesti culturali e sociali del nostro tempo. Sono sofferenze profonde, c’è un desiderio di morte dentro”. Laura Dalla Ragione, direttrice della Rete disturbi alimentari Usl 1 dell’Umbria, ci racconta che negli ultimi anni la situazione è cambiata, non solo per l’aumento dei casi, che dai 680.456 del 2019 sono cresciuti di un milione nel 2023, per arrivare a 1.680.456, “a cambiare è la psicopatologia: in questo momento i quadri dei disturbi alimentari puri sono il 40%, il 60% sono invece quadri di comorbilità con altre patologie. Ad esempio, l’autolesionismo, un fenomeno che è aumentato moltissimo”.
Vale anche per le malattie del nostro tempo: anoressia, bulimia nervosa e disturbo da alimentazione incontrollata, sono sempre più presenti nell’immaginario collettivo, ma i connotati clinici faticano ancora a trovare residenza stabile e un “paesaggio" concreto.
Susan Sontag scriveva che “è quasi impossibile prendere residenza nel regno dei malati senza lasciarsi influenzare dalle sinistre metafore architettate per descriverne il paesaggio”. Vale anche per le malattie del nostro tempo: anoressia, bulimia nervosa e disturbo da alimentazione incontrollata, sono sempre più presenti nell’immaginario collettivo, ma i connotati clinici faticano ancora a trovare residenza stabile e un “paesaggio" concreto.
Il Fondo cancellato
Tuttavia, l’emendamento votato dal Senato il 21 dicembre 2021 sanciva un passo in avanti con l’istituzione di un Fondo presso il Ministero della Salute di 25 milioni di euro (15 milioni di euro per il 2022 e 10 milioni per il 2023) dedicato all’apertura di centri specializzati e alla creazione di una rete di sostegno per pazienti e famiglie. Ma la Legge di Bilancio 2024 taglia il finanziamento e i centri di assistenza, già pochi e frammentati a livello regionale, rischiano la chiusura il 31 ottobre prossimo.
Le strutture sul territorio nazionale, secondo l’ultimo censimento al 2023, sono 126 di cui 112 pubbliche 14 appartenenti al settore del privato accreditato. 63 i centri al Nord (20 in Emilia-Romagna e 15 in Lombardia), 23 al Centro (di cui 8 nel Lazio e 6 in Umbria), 40 quelli distribuiti tra il Sud e le Isole (12 in Campania e 7 in Sicilia). “Ci sono regioni che hanno attivato degli ambulatori con questi fondi perché non avevano nulla: il Molise, l’Abruzzo, le Marche, la Campania, la Puglia. È stato assunto personale a termine che non potrà essere rinnovato”, commenta Dalla Ragione.
Ma cosa implica per una persona affetta da un disturbo alimentare interrompere le cure?
“L’interruzione delle cure è un elemento di aggravamento del quadro e significa lasciare i pazienti in balia di sé stessi. Quando si inizia un trattamento si instaura un rapporto di fiducia.
Non puoi dire a un paziente, dopo averlo a fatica convinto che questo sia il percorso giusto, che l’ambulatorio ora chiude.
Ci sono pazienti delicati che possono anche rapidamente avere un’evoluzione negativa”
Stefano Tavilla, co-fondatore della Fondazione Fiocchetto Lilla, spiega: “Le liste d’attesa si allungheranno e purtroppo si inizierà a pensare a una risoluzione della cura verso il basso. In quel contempo, la malattia va avanti. A quel punto la condizione di salute del paziente si aggrava e quando si è finalmente presi in carico la malattia non sarà più certificata da un percorso di guarigione, ma di raggiungimento di minimi obiettivi, che possono essere un particolare peso o la scomparsa di sintomi. Questo vuol dire che andiamo a creare una generazione di malati a lungo termine”.
I livelli essenziali di assistenza [L.E.A.]
È intanto in corso la revisione dei Lea (livelli essenziali di assistenza), ferma al 2017, e sono state fatte proposte dalle società scientifiche e dalle associazioni dei familiari, per inserire finanziamenti vincolati e permanenti per i Disturbi dell’alimentazione e della nutrizione e di allargare le prestazioni gratuite necessarie al monitoraggio della patologia, vista la complessità e la durata delle patologie.
“La nostra istanza è nata già con una manifestazione di piazza ad ottobre 2021, in pieno Covid – continua Tavilla - Attualmente su 21 regioni solo 9 hanno una rete completa.
Si finisce per peregrinare in Italia alla ricerca di un sistema di cura e si creano lunghe liste d’attesa.
L’inserimento nei L.e.a. permetterebbe a tutte le regioni di avere le risorse dedicate per creare una rete minima di cura che va dall’intercettazione del paziente in ambulatorio, alla comunità residenziale o all’ospedale”. Laura Dalla Ragione aggiunge: “Ci devono essere dei fondi vincolati per i disturbi alimentari, esattamente come per l’autismo.
Sono patologie dove il tasso di mortalità e molto alto e dove, essendoci una componente psichica e medica, la mortalità non è solo legata al suicidio (come avviene per le salute mentale), ma anche a conseguenze organiche”.
Dai disturbi alimentari si può però guarire. Ma, come conclude Laura Dalla Ragione: “Non c’è in letteratura un caso di remissione spontanea da queste patologie: non si guarisce senza cure.
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Amore è solo la chiave che ci apre le porte della nostra vita emotiva di cui ci illudiamo di avere il controllo, mentre essa, ingannando la nostra illusione, ci porta per vie e devianze dove, a nostra insaputa, scorre, in modo tortuoso e contraddittorio, la vitalità della nostra esistenza.
Tutti, chi più chi meno, abbiamo esperienza del fatto che l'amore si nutre di novità, di mistero e di pericolo e ha come suoi nemici il tempo, la quotidianità e la familiarità. Nasce dall'idealizzazione della persona amata di cui ci innamoriamo per un incantesimo della fantasia, ma poi il tempo, che gioca a favore della realtà, produce il disincanto e tramuta l'amore in un affetto privo di passione o nell'amarezza della disillusione.
L'amore svanisce perché nulla nel tempo rimane uguale a se stesso, specialmente quando si ha a che fare con le persone che la vita costringe a un inarrestabile cambiamento. Ma non è il cambiamento a degradare l'amore, siamo piuttosto noi a fare di tutto per degradarlo. [...]
Privo di desiderio, l'amore garantisce tenerezza, intimità, sicurezza, ma non prevede l'avventura, la tensione e il senso del rischio che alimentano la passione. Dal canto suo il desiderio senza amore è stimolante, eccitante, vibrante, ma non ha l'intensità e il senso di un'elevata posta in gioco che rendono profonda la relazione. Non ci è dato, se non per brevi attimi, di fare esperienza nello stesso tempo dell'amore e del desiderio verso la stessa persona. E questo perché l'amore, che nasce sotto il segno della stabilità e dell'eternità, vuole ciò che il desiderio rifiuta.
Il desiderio, infatti, non sa cosa vuole. È un attimo infondato che trova insopportabile ogni gesto della ripetizione volto a confermare se stesso. Come una forza incontrollata irrompe nella stabilità dell'ordine, producendo nel senso, da tempo codificato, quel contro - senso che fa ruotare i discorsi senza immobilizzarli intorno a un dispositivo reale. Per questo nel discorso provoca la parentesi, l'interposizione. Insinuandosi come un incidente nella propria vita la fa traboccare, esponendola a un altro senso, quasi sempre fuorviante rispetto all'esigenza unitaria di una biografia.
E questo perché il desiderio, a differenza dell'amore che vuole costruzione e stabilità, è un movimento verso un punto di perdita. Non produce un altro linguaggio parallelo, autonomo o alternativo a quello dell'amore, ma solo eventi il più delle volte tra loro irrelati, che mirano alla dissoluzione di tutto ciò che pretende di porsi come unico, come esemplare, come subordinate la ricchezza e la varietà del molteplice. Per questo, nel suo impulso, il desiderio non predispone una risposta e non contiene una soluzione. Non si lascia presiedere da alcuna logica. Se mai è cio che rompe la logica del discorso, la sua grammatica, la sua sintassi. Il desiderio è ciò che nel discorso fa problema.
U. Galimberti, Le cose dell'amore
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Lion-Dynasty-Legacy - A Sims-Story-Challenge GER
In dieser Legacy erlebst du den Aufstieg der Lion-Dynasty hautnah mit. Die Story wird in den Generationen vorgegeben, du hast jedoch einen Anteil an Freiheiten, die du nutzen kannst.
Spiele die Devianz-Bestreben und erschaffe ein Verbrecher-Imperium, welches im Laufe der Legacy zu wanken beginnt.
Habt Spaß dabei, gebt mir gern Feedback und verlinkt mich gern.
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𝐐𝐮𝐚𝐧𝐝𝐨 𝐮𝐧 𝐯𝐚𝐟𝐟𝐚𝐧𝐜𝐮𝐥𝐨 𝐞̀ 𝐥𝐚 𝐦𝐢𝐠𝐥𝐢𝐨𝐫 𝐫𝐢𝐬𝐩𝐨𝐬𝐭𝐚 𝐝𝐚 𝐨𝐟𝐟𝐫𝐢𝐫𝐞 ✔
Se su un programma elettorale, dopo una infinita pappardella solo a sostegno degli anziani (su cui si da per scontato che siano soltanto brave persone), trovate scritto: "Promuovere stili di vita sani per contrastare il disagio e le 𝐝𝐞𝐯𝐢𝐚𝐧𝐳𝐞 𝐠𝐢𝐨𝐯𝐚𝐧𝐢𝐥𝐢", sapete cosa dovete rispondere sulla loro lista, in quanto giovani e adulti progressisti? 𝗩𝗔𝗙𝗙𝗔𝗡𝗖𝗨𝗟𝗢
(Vale anche per quel "𝑃𝑟𝑜𝑚𝑢𝑜𝑣𝑒𝑟𝑒 𝑖𝑛𝑐𝑜𝑛𝑡𝑟𝑖 𝑓𝑟𝑎 𝑙𝑒 𝑒𝑐𝑐𝑒𝑙𝑙𝑒𝑛𝑧𝑒 𝑖𝑚𝑝𝑟𝑒𝑛𝑑𝑖𝑡𝑜𝑟𝑖𝑎𝑙𝑖 𝑑𝑒𝑙 𝑛𝑜𝑠𝑡𝑟𝑜 𝑡𝑒𝑟𝑟𝑖𝑡𝑜𝑟𝑖𝑜 𝑒 𝑖 𝑔𝑖𝑜𝑣𝑎𝑛𝑖 𝑎𝑑𝑜𝑙𝑒𝑠𝑐𝑒𝑛𝑡𝑖", perché 𝐛𝐞𝐧 𝐬𝐢 𝐠𝐮𝐚𝐫𝐝𝐚𝐧𝐨 𝐢 𝐜𝐚𝐧𝐝𝐢𝐝𝐚𝐭𝐢 𝐝𝐚𝐥 𝐩𝐫𝐨𝐦𝐮𝐨𝐯𝐞𝐫𝐞 𝐬𝐚𝐥𝐚𝐫𝐢 𝐞 𝐬𝐭𝐢𝐩𝐞𝐧𝐝𝐢 𝐜𝐨𝐧𝐠𝐫𝐮𝐢 𝐩𝐞𝐫 𝐢 𝐥𝐚𝐯𝐨𝐫𝐚𝐭𝐨𝐫𝐢, 𝐩𝐮𝐫 𝐜𝐨𝐧𝐨𝐬𝐜𝐞𝐧𝐝𝐨 𝐛𝐞𝐧𝐞 𝐥𝐨 𝐬𝐟𝐫𝐮��𝐭𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐨 𝐞𝐬𝐢𝐬𝐭𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐧𝐞𝐥𝐥𝐞 𝐚𝐳𝐢𝐞𝐧𝐝𝐞 𝐢𝐭𝐚𝐥𝐢𝐚𝐧𝐞, 𝐚𝐭𝐭𝐮𝐚𝐭𝐨 𝐬𝐨𝐩𝐫𝐚𝐭𝐭𝐮𝐭𝐭𝐨 𝐬𝐮 𝐠𝐢𝐨𝐯𝐚𝐧𝐢 𝐞 𝐢𝐦𝐦𝐢𝐠𝐫𝐚𝐭𝐢).
#vaffanculo#scrivi VAFFANCULO ai Con Coraggio#elezioni#elezioni comunali#elezioni amministrative#Con Coraggio#sindaco#sindaco uscente#politiche sociali#devianze#devianze giovanili#giovani
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“L’attentato non mi ha sorpreso: avete fatto di Trump l’immagine del male, era facile che qualcuno portasse il suo odio a tentare di sparagli”. (Nigel Farage, UK).
Additare il mostro e trovare poi qualcuno disposto a eliminarlo è un sistema vecchio come il mondo che è andato di moda nei secoli fino a Gandhi, ai Kennedy, più recentemente per il leader slovacco Robert Fico e ora per Trump. È un meccanismo che tutti condannano e fanno finta di detestare, ma che in fondo è comodo per eliminare qualsiasi pericoloso avversario. Immaginatevi che la pallottola contro Trump, sparata da 137 metri di distanza, fosse passata un centimetro più a destra (...).
(L)’ordine di far fuoco non è certo arrivato dalla Casa Bianca (anche se è logico ammettere che un assassinio avrebbe fatto molto comodo), ma è anche ammissibile qualche sospetto sulle consuete “devianze dei Servizi”, soprattutto se fossero vere le testimonianze che l’attentatore (...) sarebbe stato segnalato da alcuni partecipanti al comizio alle forze dell’ordine che però non sarebbero intervenute.
Imperizia, superficialità, dolo?
Resterà un dubbio, come quello che mi sono sempre posto anche a proposito del cosiddetto “assalto” al Campidoglio USA del 6 gennaio 2021. Come mai, pur ben sapendo che da tutta la nazione sarebbero convenuti a Washington quel giorno decine di migliaia di supporter di Trump imbufaliti (...), in quella piazza non era stata schierata che un’esigua presenza di agenti e le porte del palazzo erano aperte senza nessuno che le presidiasse? Anche allora quell’assalto sarebbe servito a demonizzare e criminalizzare Trump (...).
Più in generale il richiamo alla calma, al rispetto, alla pacificazione nazionale sembra scontato e assolutamente condivisibile, ma appare ora anche estremamente ipocrita. Da anni Trump è additato come il genio del male, mai come contro di lui si sono schierati giudici, giornali, tv e media in tutto il mondo. (...) Non vale solo per Trump (...).
via https://www.ilsussidiario.net/news/attentato-a-trump-il-meccanismo-molto-semplice-che-ha-portato-thomas-crooks-a-premere-il-grilletto/2731252/?utm_source=newsshowcase&utm_medium=gnews&utm_campaign=CDAqEAgAKgcICjDMoYALMP2hjAMww-KzAg&utm_content=rundown
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Le abbiamo tutte
Memorandum
Le 33 #devianze di una donna
“1. Loquace.
2. Instabile.
3. Incoerente.
4. Stravagante.
5. Capricciosa.
6. Eccitata.
7. Insolente.
8. Indocile.
9. Bugiarda.
10. Impertinente.
11. Cattiva.
12. Prepotente.
13. Ninfomane.
14. Impulsiva.
15. Nervosa.
16. Erotica.
17. Allucinata.
18. Irrequieta.
19. Ciarliera.
20. Irriverente.
21. Petulante.
22. Maldicente.
23. Irosa.
24. Piacente.
25. Smorfiosa.
26. Irritabile.
27. Clamorosa.
28. Minacciosa.
29. Rossa in viso.
30. Esibizionista.
31. Menzognera.
32. Dedita all’ozio.
33. Civettuola.
Durante il fascismo una #donna poteva essere internata con una o più di queste trentatré "devianze".
Per le donne che non si piegavano al volere maschile c’era il #manicomio.
L’Istituto Centrale per la Bonifica Umana e l’Ortogenesi, attivo a partire dal 1938, aveva il compito di separare le persone “devianti” dal corpo sano della nazione.
Noi quelle devianze le vogliamo riscrivere.
Le consideriamo virtù.
Perché sono solo gli occhi malevoli di chi guarda e vede il vizio e la malattia in caratteristiche che non vivono e dunque non capiscono.
Noi siamo loquaci. Instabili. A volte incoerenti. Possiamo apparire stravaganti.
Capricciose. Eccitate perché emozionate. Insolenti perché stufe. Siamo indocili perché #indomate. Bugiarde perché non esiste una sola verità. Impertinenti nei confronti delle regole che ci schiacciano. Cattive a volte perché prigioniere. Prepotenti perché anche una donna può esserlo. Ninfomani (o frigide) perché la misura del desiderio non è quella maschile che vuole una donna disegnata secondo le sue necessità. Nervose. Erotiche. Allucinate dalla stanchezza di un mondo che non vi vede. Irrequiete. Ciarliere perché siamo relazione. Irriverenti sì. Petulanti. Maldicenti a volte perché si. Irose. Piacenti. Smorfiose.
Irritabili. Clamorose!
Minacciose. Rosse in viso. Esibizioniste. Menzognere. Dedite all’ozio (serve molto fermarsi, cedere l’efficienza per essere efficaci). Civettuole.
Sì, siamo anche civettuole. E allora?
#labodifsegnala #differenza #fascismo
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Sulla nudità di un corpo.
Un corpo nudo non è osceno (nasciamo nudi: questo è il nostro corpo; è la moralità religiosa a imporre irrazionali tabù sulla nudità corporea); ciò che turba la serenità di un bambino è un uomo morto, sanguinante, inchiodato mani e piedi ad una croce - ma è appeso pure a scuola.
La persona che ha mostrato i genitali ai bambini, ha solo fatto questo (non ha abusato sessualmente di tali minori; non c'è stato alcuno stupro); in seguito, ha compiuto palesi gesti autolesionisti, ferendosi; ciò dimostra che non fosse pienamente cosciente dei suoi gesti.
Quando si vuole fare l'analisi logica di un fatto (positivo o meno), non si può prendere in considerazione solo una porzione di quel fatto e isolarla dal resto; esiste un contesto, esistono una serie di eventi nella "notizia di Milano", non solo l'esibizione dei genitali.
Twitter ha spazi limitati, ma questo non significa che chi vi scrive debba avere una visione/elaborazione della realtà frammentata, mostrando totale incapacità di guardare agli eventi umani (di esseri viventi) secondo logici principi di causa-effetto.
Rispetto all'atto - volontariamente isolato e giudicato moralmente "osceno" (mostrare i genitali) - ci sono stati gesti eclatanti di autolesionismo ed ingiustificate percosse che tale persona con chiari disturbi psichici ha subito: quello potrebbe essere un trauma per dei bambini, qualora testimoni.
L' "operazione diversivo" di chi vuole isolare l'evento di Milano dal contesto di omofobia cattolica in cui una persona non eterosessuale, in Italia, si trova a convivere, può funzionare solo con gli analfabeti funzionali e con i "mangiadivinità" (cristiani) - ergo con gli ignoranti.
Quello che frena una persona qualsiasi da non stuprare alcuno non è una "sana educazione al vestiario", ma una corretta educazione civica, che parta da bambini, fondata sull'etica e non sulla morale religiosa: cioè priva di misoginia, gerarchia, gerontocrazia.
Prima di dire a qualcuno "sei fuori di testa", verificare il tipo di educazione familiare che ci ha resi adulti, perché se è cattolica e si crede a natale, pasqua, alla resurrezione dei morti e alle "vergini incinte", è oggettivo che chi ha bisogno d'uno psicologo è il credente.
Siamo animali, di specie diversa dagli altri, ma animali ed anche in noi rimane l'istinto primordiale (come in altre specie) di mostrare i genitali, quale "rito per accoppiamento" - che abbiamo superato attraverso una buona educazione; ma non è questo il caso in oggetto.
Il fatto che la chiesa cattolica rimanga impunita per gli abusi sessuali su minori e imponga il celibato al clero, attira copiosamente pedofili, poiché in tale setta essi non devono in alcun modo nascondere le loro devianze sessuali e tanto meno sposarsi per occultare la realtà.
Esiste una evidente contraddizione in chi si scagli malamente, violentemente, verso chi ha solo mostrato dei genitali (non ha abusato sessualmente di minori), ma resti indifferente alle continue notizie, che da decenni sono di ordine pubblico, di una pedofilia che per la chiesa è un hobby.
Nelle scuole italiane non si fa educazione sessuale, ma si danno solo dati su come è fatto il corpo, tralasciando l'importanza dell'affettività, della consensualità; e non lo si fa perché siamo un paese cattolico, dove vige ancora una forte intromissione religiosa nello Stato.
"Tanto vale allora ad andare in giro nudi".
Potremmo serenamente restare nudi d'estate all'aperto e al coperto riscaldato in inverno, poiché la morbosità nasce dalla repressione d'un comportamento, a cui si da l'imputazione di "peccato", non di certo dal renderlo ordinario.
Quando, da adulti, "non si hanno parole" per affrontare argomenti già ampliamente spiegati anche dalla scienza (omosessualità e disturbi causati dalla repressione sociale omofoba, che possono portare ai gesti del "caso Milano"), vuol dire che si è ancora immaturi.
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Frauen und Internet
Als zu großen Teilen im Internet sozialisierte Frau, die sich immer in männerdominierten Foren und Imageboards rumgetrieben hat, gab es für mich wahrscheinlich keinen anderen Weg, als sich früher oder später dem Radikalfeminismus zuzuwenden.
Pr0gramm, 4Chan, Krautchan, 8Chan, Kiwifarms, Lachschon, Teamspeak, Discord: Ich hab die Scheiße gesehen, ich weiß genau wie unverhohlen entmenschlichend Männer in diesen virtuellen Räumen über Frauen sprechen, ich weiß wie sie mit Pornografie umgehen, ich weiß was für abartige Wichser es gibt, die sich sicher fühlen in ihrer Anonymität.
Klar könnte man beide Augen zudrücken und denken „Boys will be boys“ und „So sind sie halt untereinander“, und das habe ich auch getan. Aber ich habe verstanden, dass die gesamte Gesellschaftsordnung und mein Leben als Frau innerhalb dieser von diesem Verhalten massiv beeinflusst wird, dass die Sicherheit und das Wohlergehen aller Frauen gefährdet und missachtet wird dadurch - und wenn man die Systematik hinter Frauenhass im Internet und die Implikationen dessen in der echten Welt durchschaut, dann kann man nicht länger die Augen zu lassen.
Die Überlebensmechanismen in Form von Schweigen und Ignorieren oder dem Mitlachen aus Angst, selbst Opfer zu werden, funktionieren nicht mehr. Weil mir der Respekt vor und die Empathie mit meiner eigenen Geschlechtsklasse (und damit auch vor mir selbst) wichtiger ist als männliche Bestätigung. Was bringt es mir sonst, mich selbst derart zu verraten? Es hatte nur negative Auswirkungen auf mich und mein Denken.
weil es nahezu keine frauenräume im internet gibt, aber jeder raum im internet ganz selbstverständlich ein männerraum ist, leben frauen im internet mit der andauernden sexualisierung, der misogynie, dem rassismus und dem antisemitismus des netzes, denn wir haben keine wahl - entweder wir schalten aus, oder wir müssen mit dem hass umgehen lernen. Die Misogynie im Netz ist nicht hinnehmbar und Frauen werden systematisch ausgegrenzt - doch es ist kein Verlust, sich dem nicht länger auszusetzen. Für mich war es ein Gewinn.
Ich habe die Misogynie der Männer lange verinnerlicht. Ich habe mir eingebildet, ich wäre anders als die Frauen, die lächerlich gemacht werden. Ich habe verdrängt, dass sie mir das ohne mit der Wimper zu zucken auch antun würden. Nur damit ich weiter die lustigen und unterhaltsamen und absurden Forenbeiträge lesen konnte, die neben dem ganzen Revenge Porn, der Hardcore-Pornografie, den von vorn herein uneinvernehmlich entstandenen Creepshots und Videos, der Kinderpornografie, den Hasspredigten, den Beschimpfungen standen.
Ich habe den Abgrund der männlichen Devianz gesehen. Ich würde so weit gehen und sagen, dass es mich traumatisiert hat. Es ist nicht zuträglich für eine gesunde Psyche, solch grauenvollen Inhalten während der Adoleszenz ausgesetzt zu sein. Und es tut weh zu wissen, dass jeder Mann in dieser Gesellschaft das Potential in sich trägt, einer derer zu sein, die täglich Frauenhass und weitere strafbare Inhalte verbreiten. Aber es bringt mir nichts, die Augen vor dieser Tatsache zu verschließen und daran teilzuhaben. Seitdem ich mich konsequent fernhalte von diesen Räumen des Internets - insbesondere von Pornografie - ist mein Selbstwertgefühl gestiegen und mir fällt es viel leichter, die Gemeinsamkeiten zwischen mir und anderen Frauen anzuerkennen und zu schätzen.
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