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PRIMA PAGINA Il Manifesto di Oggi venerdì, 28 febbraio 2025
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Non si può spiegare la delusione.
La delusione è qualcosa di profondo, qualcosa che non ti porta rabbia, né rancore, né altro tipo di sentimento.
Delusi lo si è quando si dà tanto, ma non viene capito, né apprezzato.
Allora decidi di deporre le armi, perché capisci che non hai più voglia di insistere o spiegare, perché tanto continuerebbero a non capirti.
Ti ritiri, si chiude il sipario, si spengono le luci, finisce lo spettacolo.
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Facciamo così: se vuoi confini aperti e inclusività, allora mi dai la possibilità di auto-difendermi; accetto di deporre le armi solo se, e fino a quando, sigilli i confini modello Ungheria. Non puoi avere entrambe: io ci sto e tu?
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Alessandro Gilioli
Può sembrare che un po' abbiano ragione i fascisti di Acca Larenzia: la commemorazione con i saluti romani c'è sempre stata, dal 1979 in poi, perché quindi lo scandalo a questo giro?
Forse, tuttavia, un breve - brevissimo - riassunto di storia recente può darci qualche informazione in più, sul perché.
Storia molto recente: siamo nel gennaio del 2012. Quando, sempre nel giorno dell'anniversario, i neofascisti cambiarono in via Acca Larenzia una serie di cose, a iniziare dalla targa che commemorava le tre vittime.
Quella precedente era stata posta nel 1978 in una cerimonia guidata da Gianfranco Fini, allora segretario generale del Fronte della Gioventù, l'organizzazione giovanile del Msi. Le tre vittime della strage, in quella prima lapide, erano definite "vittime della violenza politica". C'era anche un appello: "Per la libertà e per un'Italia migliore".
Ecco, in quel sabato 7 gennaio 2012 quella lapide venne sostituita da un gruppo di ex missini che contestavano a Fini la sopravvenuta svolta moderata e la condanna del fascismo. Sulla nuova targa c'era scritto che i tre erano stati uccisi "dall'odio comunista e dai servi dello Stato". La firma: "I camerati". I muri attorno alla targa vennero dipinti con murales d'ispirazione tra il romano-imperiale e il fantasy ma soprattutto con una gigantesca croce celtica.
Chi erano quei giovani ex missini che nel gennaio del 2012 inscenarono un restyling commemorativo così identitario, rivendicativo del fascismo e di fatto polemico verso Fini?
Era il gruppo che solo dieci mesi dopo avrebbe fondato Fratelli d'Italia, inclusa l'attuale premier Giorgia Meloni. Con lei, a deporre la targa firmata "i camerati", c'erano tra gli altri Federico Mollicone e Fabrizio Ghera, entrambi tra i fondatori di Fratelli d'Italia. Con loro, quasi tutti i camerati di Colle Oppio, l'ex sede del Msi di Meloni da cui è uscito l'attuale gruppo dirigente del Paese.
In altre parole: quella commemorazione del 2012 - con i suoi saluti romani, la sua nuova targa, la sua grande croce celtica, i suoi richiami imperiali e i suoi "presente!" - è di fatto l'atto fondativo del partito che oggi governa l'Italia. Una fondazione realizzata in contrapposizione al vecchio gruppo dirigente finiano che dal Msi-An era confluito nel Pdl.
Forse per questo ha qualche senso parlarne. E forse per questo Meloni non è esattamente estranea alla sceneggiata dell'altro ieri.
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Capitolo 1:
Lucrezia entrò nel palazzo imperiale guardando con ammirazione le colonne che sorreggevano l'ingresso.
Non riusciva a credere che aveva appena intravisto le sue anime gemelle, che in quel momento continuavano a parlare freneticamente nella sua mente.
"Fratello, è la nostra anima gemella! Dobbiamo prenderla!"
"Fratello, probabilmente è una serva del generale, probabilmente dobbiamo pagarla prima che sia nostra!"
Da mezz'ora era questa la discussione che si svolgeva nella sua mente, ma lei non aveva il coraggio di dire che era in realtà la figlia del generale.
"Faremo così: appena entrano ci avviciniamo al generale e gli chiediamo chi sia la ragazza, a seconda di cosa ci dirà la paghiamo e diventerà nostra! Non sarà la sposa di quel dannato figlio del senatore Trace, lei è nostra!"
"Va bene, non pensiamoci più! Se ci senti puoi dirci chi sei? Come ti chiami? Quanti anni hai?" chiese l'altro con disperazione.
"Non vi dirò chi sono, questo dovrete scoprirlo voi! Mi chiamo Lucrezia e al momento ho visto 16 estati!"
"Fratello, dobbiamo andare! La festa dovrebbe iniziare a breve! Dobbiamo sbrigarci!"
Detto questo il collegamento momentaneo nella loro testa si interruppe, con grande dispiacere di Lucrezia, che pensava che gli avrebbero potuto fare compagnia durante l'incontro con il senatore Trace e il figlio.
Figlio che non sarà mai suo marito come volevano i suoi genitori. Non trovava interesse per quell'uomo che pensava solo ai soldi e alla politica e che non portava rispetto nè a suo padre nè alla sua defunta madre. Lucrezia pensava che avrebbe trovato un miglior partito tutti gli altri uomini. Persino i due imperatori sembravano migliori sposi rispetto a quel ragazzo.
Sua madre e suo padre si avvicinarono trascinandola per le braccia, lasciandole i segni delle mani sul suo braccio candido, al senatore Trace.
Vedeva che suo padre era molto nervoso, ma non capiva il motivo.
Pov. Marcus Acacius
Mano a mano che ci avvicinavamo al senatore e al suo dannato figlio, non potevo fare a meno di pensare a come aveva rovinato la mia famiglia quell'uomo di così basso conto. Mi girai a guardare mia moglie, la mia anima gemella, e capii che anche lei stava provando la mia stessa ansia e la mia stessa rabbia.
"Marcus, continuo a pensare che abbiamo fatto una cavolata! Dobbiamo dirle la verità, lei potrebbe pensare che la odiamo, quando sai che quello che stiamo facendo è solo per il suo bene."
"Nostra figlia già ci odia, Lucilla! E da quando mi hanno detto quelle frasi che stiamo facendo di tutto perchè ci odi: le stiamo togliendo la possibilità di trovare il suo vero amore e soprattutto la stiamo costringendo a sposare qualcuno che lei palesemente odia!"
"Ma perchè non ne parli con gli imperatori? Loro magari potrebbero aiutarla e magari potrà trovare le due persone che corrispondono ai colori dei due marchi. Gli imperatori possono proteggerla, dobbiamo provare tutto quello che possiamo, se vogliamo rifiutare la sua proposta di matrimonio!" E se vogliamo deporre i due tiranni Lucilla, perchè vuoi liberare Roma da loro due e vuoi avere qualcuno interno al palazzo da usare.
"Ok, tu portala dal senatore Trace: io vado a parlare con gli imperatori!"
Mi stacco e dopo aver dato un ultima occhiata a mia moglie e a mia figlia, mi incamminai attraverso i corridoi del palazzo alla ricerca dei due Tiranni che sarebbero gli unici che possono salvare mia figlia. La mia Lucrezia, il mio tutto.
Mi viene ancora in mente tutta la discussione che io e il senatore Trace abbiamo avuto quando mia figlia aveva compiuto gli anni necessari per iniziare a parlare di matrimonio.
"Generale, vedo che tua figlia ha ormai l'età per iniziare a parlare di matrimonio. Ti ordino di farla sposare con mio figlio! Sarà in grado di proteggerla e difenderla!"
"Senatore, ma se mia figlia finisce per avere anche il marchio di anima gemella come è successo a me e sua madre, cosa succederà non puoi separare anime gemelle. Porta alla morte di entrambi."
"Generale, se per caso si scopre che tua figlia ha un'anima gemella gli nasconderai il marchio e la lascerai sposare con mio figlio! Oppure mi assicurerò che tua moglie e tua figlia muoiano tra atroci sofferenze insieme all'anima gemella di tua figlia! Tua moglie e tua figlia sono le cose che ami di più, non è vero? Dalla in sposa a mio figlio e lei sarà salva! Dalla alla sua sua anima gemella e la ritroverai sul letto agonizzante e soffocando nel suo sangue! A te la scelta!"
Non gli risposi e me ne andai. Quando tornai a casa quel giorno mia figlia mi era corsa incontro tutta felice indicandosi il polso: "Padre, guarda il polso! Ho due palline disegnate. Una rosso e oro e l'altra blu e oro!" Dopo che lo disse mi ritornarono in mente le parole di trace " Dalla in sposa a mio figlio e lei sarà salva! Dalla alla sua sua anima gemella e la ritroverai sul letto agonizzante e soffocando nel suo sangue! A te la scelta!"
In preda alla disperazione presi mia figlia sollevandola con la forza e facendole male e la trascinai nella sua stanza, dicendole: "Copriti quegli obrobri, le anime gemelle non esistono, tu sposerai il figlio del senatore Trace che ti piaccia o no. Ci servi solo per fare alleanze, avremmo potuto anche fare a meno di procrearti!" E le misi un bracciale abbastanza grande da coprire entrambi i marchi. Mi faceva male la sua espressione, così come quelle frasi facevano anche male le parole che le ho rivolto.
Non mi accorsi che ero arrivato davanti alla stanza dell'imperatore Geta, che aveva la porta aperta e entrambi gli imperatori lo stavano guardando con sorpresa.
Pov Geta
Dopo aver ottenuto dalla mia imperatrice il suo nome e la sua età mi accinsi a continuare a prepararmi per il banchetto. Caracalla continuava a litigare con il trucco e ogni volta mi veniva da ridere, cosa che poi portava anche lui a sorridere e alla fine finiva che io truccavo sia lui che me.
Io e mio fratello siamo la forza l'uno dell'altro e non facciamo fare nulla ad altri sulla nostra persona. Un tempo avevamo serve e concubine, ma da quando abbiamo scoperto che siamo anime gemelle abbiamo fatto tutto da soli. Dai bagni termali, al trucco. Ci tenevamo liberi per la nostra seconda anima gemella.
Lucrezia, 16 anni. La loro anima gemella. Si stavo pregustando il suo nome. IMPERATORE GETA IMPERATORE CARACALLA IMPERATRICE LUCREZIA si suonava molto bene.
Dopo aver aperto la porta non appena aver finito di spalmarci il trucco in faccia per nascondere le piaghe che mio fratello aveva in volto e che mi spalmavo anche io per solidarietà nei suoi confronti. Ci amavamo molto, ma avevano deciso di non mostrarlo in pubblico fino a quando non siamo stati tutti e tre, per questo ci siamo dati dei ruoli: io ero il gemello sano e che di fatto governava, lui il gemello pazzo che passava il tempo tra giochi gladiatori e vino. Ad entrambi faceva soffrire questa situazione, ma era necessario per sopravvivere a questo campo da guerra che era Roma.
Davanti a noi stava arrivando il generale Acacio, che, dal momento che stava pensando senza guardando dove andava, per poco non investiva il mio fratellino. Per fortuna, mi misi in mezzo e quindi non fu Caracalla a finire a terra, ma io. Mi colpì con una spallata così forte che mi fece finire a terra, cosa che fece preoccupare subito Caracalla che si teneva la spalla perchè noi sentiamo la sofferenza l'uno dell'altro.
Ricordando ciò decisi di riaprire il collegamento tra noi anime gemelle e dissi: "Lucrezia, stai bene? Ti fa male da qualche parte?"
"La spalla... fa un male cane. Stavo parlando con il figlio del senatore Trace e mi ha stretto la spalla proprio in quel momento!"
Mi venne da sorridere al solo pensiero e chiusi il collegamento.
"Generale, qual buon vento ti porta a buttarmi a terra?"
"Imperatore Geta, Imperatore Caracalla. Vengo con una richiesta molto importante. Possiamo parlare in privato?"
Guardai mio fratello che annuì e rientrammo nella stanza da cui eravamo appena usciti.
"Generale, io e mio fratello dobbiamo chiederti una cosa. Prima stavamo guardando dalla finestra della stanza e siamo rimasti folgorati da un membro della tua processione. Quella ragazza vestita di viola e arancione che camminava vicino a tua moglie. Chi è? "
"Augusti imperatori, state parlando di mia figlia. Lucrezia, figlia mia e di Lucilla. Vengo proprio per parlarvi di lei!"
"Cosa è successo? Sta bene? Si trova in qualche pericolo?" domandò senza fiato Caracalla.
"Per il momento sta bene, ma non so cosa fare!"
"Cosa succede? Cosa possiamo fare per Lucrezia?" dissi preoccupato.
"Quando lei aveva dodici anni sono stato minacciato dal senatore Trace che se mia figlia non avesse sposato suo figlio, avrebbe ucciso lei, mia moglie e la sua anima gemella. Ora mia figlia è sotto a parlare con il senatore e suo figlio perchè non sono riuscito a proteggerla come si de..."
Non lo lasciamo finire che usciamo dalla stanza correndo per andare a salvare la nostra imperatrice.
#emperor geta x female reader#emperor caracalla x reader#emperor geta x emperor caracalla#emperor geta#emperor caracalla#lucilla x acacio#lucilla#acacio
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crescere significa anche capire quale battaglia vale la pena combattere e quando mettersi il cuore in pace e deporre le armi
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non si può spiegare la delusione.
la delusione è qualcosa di profondo, qualcosa che non ti porta rabbia, né rancore, né altro tipo di sentimento.
delusi lo si è quando si dà tanto, ma non viene capito, né apprezzato.
allora decidi di deporre le armi, perché capisci che non hai più voglia di insistere
o spiegare, perché tanto continuerebbero a non capirti.
ti ritiri, si chiude il sipario, si spengono le luci, finisce lo spettacolo.
- L. Buonpane
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Da un giardiniere locale:
Questa zecca è stata esposta per mostrarla alle persone per un po'. Dopo mesi in un contenitore sigillato senza alcuna alimentazione aggiuntiva, ha deposto le uova. Questo dimostra quanto a lungo una zecca può rimanere inattiva e quanti uova può deporre una femmina. Ricorda, le zecche diventano di nuovo attive in autunno, quindi continua con le misure preventive.
Se incontri una piccola pila di palline gelatinose nel tuo giardino, agisci immediatamente! Queste sono uova di zecca e stanno per schiudersi presto.
Puoi bruciarle o distruggerle immergendole in alcol isopropilico. Assicurati di indossare guanti se maneggi il nido, poiché contiene centinaia di uova di zecca che si schiuderanno in poche settimane. Credo sia importante condividere questo post perché le punture di zecca possono essere pericolose.
Resta al sicuro e informato per proteggerti e proteggere il tuo giardino da queste piccole ma pericolose creature!

Fonte web
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Non si può spiegare la delusione. La delusione è qualcosa di profondo, qualcosa che non ti porta rabbia, né rancore, né altro tipo di sentimento. Delusi lo si è quando si dà tanto, ma non viene capito, né apprezzato. Allora decidi di deporre le armi, perché capisci che non hai più voglia di insistere o spiegare, perché tanto continuerebbero a non capirti. Ti ritiri, si chiude il sipario, si spengono le luci, finisce lo spettacolo.
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Il Sole
"L'Alba di una nuova Esistenza".
Quando dei cicli così potenti e millenari si chiudono, non per tutti è una "festa". Per molti si prefigura come un lutto, una sorta di attraversamento del "vuoto di Esistenza".
Non è facile perdere i punti di riferimento interiori. E non è semplice affrontare una "crisi di identità", sia essa umana o spirituale.
Tante conoscenze antiche che un tempo ci aiutavano a comprendere e capire, ci guidavano ad interpretare i linguaggi della Vita, oggi non trasmettono più lo stesso tipo di aiuto.
Tanti messaggi risuonano vecchi, polverosi, superati.
A volte percepiamo i messaggeri come "ingombranti".
Ci infastidiscono le antiche formule sacralizzate e tramandate per generazioni come verità assolute.
Non perché esse non siano state preziose e illuminanti.
Ma perché rievocano e riportano in vibrazione, interpretazioni e manifestazioni umane del Passato che tramite la manipolazione o la superficiale interpretazione di senso, hanno alterato completamente il significato originale, appiattendolo e accomodandolo su schemi altamente disfunzionali.
E poi oramai siamo "pieni zeppi" di contenuti, esposizioni mediatiche, formule di vendita, marketing.
Siamo sovraccarichi di opinioni, messaggi, giudizi, televendite, commenti, formule magiche esistenzialistiche.
Siamo la società della "parola" e dell'"immagine".
Una società che non riflette attraverso il silenzio, ma utilizza impropriamente il piacere immediato, la ricompensa, la visibilità, il colpire, l'attirare, la popolarità, l'immagine vincente.
Marzo ci chiede un passo indietro, un passo dentro l'ascolto interiore.
In sacra contemplazione della nostra Verità.
Non di quella "portata" e annunciata dall'esterno.
Ma di quella che illumina il nostro Cuore. E che giunge alla Mente tramite il Sentito, in un atto di autentico e personalizzato messaggio di Chiamata.
Nel "vuoto di conoscenza", nel "Sentito profondo e sacro", noi inizieremo a conoscere questo nuovo Bambino interiore appena nato.
E a breve saremo pronti a presentarlo, orgogliosi e fieri, anche all'Altro.
Perciò da subito dobbiamo "conoscerci bene".
Tra "pochi istanti" sarà giunto il "destinato tempo" di uscire nel Mondo a braccetto con la nostra nuova Identità.
E' sarà fondamentale esser-ci. Per noi stessi e per gli Altri.
Nella quotidianità, nei respiri, nella presenza, nella creazione del nuovo "noi".
L'individuo sarà sempre più "circondato dalla Relazione".
Dovrà sperimentarsi nel confronto, nell'ascolto partecipato, nella condivisione rispettosa, nello scambio di idee, nella partecipazione attiva alla Comunità.
Non sarà isolato e solo.
Gli Altri non saranno percepiti più come un pericolo per la nostra serenità interiore.
Ammesso che davvero fossero "gli Altri" il "minaccioso problema da risolvere".
Oramai è chiaro che siamo stati noi il pericolo più grande per noi stessi. Noi abbiamo guerreggiato per anni contro il nostro "mostro interiore" che ci divorava da dentro.
Quando abbiamo scelto di deporre le armi e di impugnare la Spada come atto di "affermazione" e non di "negazione o di difesa", abbiamo radicato un potere nuovo: "il diritto all'Esistenza".
Ed insieme ad esso ,giorno dopo giorno, abbiamo smesso di punirci, di infliggerci dolore, di viverci come vittime impotenti di un destino avverso.
Oggi siamo "integri". E "vuoti di identità".
Ma pieni di "noi stessi"
Tutti da scoprire.
Pensavate fosse finita?
Sì. La Guerra è finita. Ma guardandoci intorno, a volte con desolazione e rimpianto, ed altre con occhi luminosi puntati all'orizzonte, sono le macerie ad impressionarci. Ed è la Ricostruzione il punto più critico del viaggio.
Dobbiamo scegliere quale volto dare alla nostra nuova Vita.
E per farlo occorre "ascoltarsi".
Non certo immedesimandoci in ciò che "fanno e dicono" i più audaci o sapienti. O quelli del "marketing" e della vendita di modelli impossibili e impraticabili.
Nessuno oggi "ha capito veramente". Siamo tutti Esseri umani che viaggiano a tentoni, che si riscoprono nel loro potenziale autentico e originale, che rinascono per la prima volta dal grembo materno dell'Amore.
Cosa farò adesso?
Mi ascolterò. E condividerò.
E poi, a tempo debito, "sentirò" e saprò" dove andare.
Mirtilla Esmeralda
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“Non si può spiegare la delusione. La delusione è qualcosa di profondo, qualcosa che non ti porta rabbia, né rancore, né altro tipo di sentimento. Delusi lo si è quando si dà tanto, ma non viene capito, né apprezzato. Allora decidi di deporre le armi, perché capisci che non hai più voglia di insistere o spiegare, perché tanto continuerebbero a non capirti. Ti ritiri, si chiude il sipario, si spengono le luci, finisce lo spettacolo.”
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Negli ultimi giorni vivo l’anima a soqquadro e non so darmi tregua; vorrei contattare le mie ex per chiedergli se ero un mostro, se m’hanno mai vissuto come tale, se ne ho violato pace e libertà, se hanno sofferto. Vorrei chiamarle a deporre, supertestimoni d'un processo in cui mi faccio accusa, giudice e imputato, ma qualcosa mi trattiene. L’unica che mi risponderebbe, la sola con cui sia riuscito a instaurare un rapporto di reale amicizia in seguito, è anche quella a cui ho forse dato il mio peggio. Chi meglio di lei saprebbe rispondermi, dunque? E il punto è proprio questo: occorre davvero che mi risponda? No, anzi. So già da me d’esserlo stato, so bene d’aver fatto schifo, senza dover scomodare per questo i suoi ricordi, affinché mi dica: “Ehi, tranquillo, non ti preoccupare”, assolvendomi, nuovamente lindo, con la coscienza a posto. Ma questo purtroppo non è e non sarà mai possibile. Inoltre perché rimestare il male? Lei ora sta bene ed è finalmente felice con un altro uomo, che senso avrebbe riportare indietro quel dolore, se non causarle nuove sofferenze? Penso questo e dico: ok, ma almeno "scusa". Potresti scriverle per chiederle quantomeno scusa. Ma non credo sia la cosa giusta. Farlo significherebbe riportare al cielo quelle cose, rivangare lacrime e dolore che stanno bene dove sono, sepolte nel passato. Scusarsi davvero, volerle bene, significa accettare la condanna, evitare di sgravarsi la coscienza sul suo petto, preservarla dal fuoco dei ricordi. No, non credo lo farò.
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Poter addormentarsi quando si è stanchi e poter deporre un peso che si è portato per tanto tempo, è una delizia, è un fatto meraviglioso.
(Hermann Hesse)
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Poi si sente parlare di democrazia in Europa.
Indovina chi sono i veri nuovi nazisti?
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volevo dirti che avevi ragione, avevi ragione su tutto. è difficile per me deporre le armi e accettare la sconfitta in una guerra che ho combattuto da solo. ero convinto di vincere, di avanzare con sicurezza negli spazi che mi erano stati concessi, ma mi sbagliavo. - se non ti hanno amato fino ai 26, come potrebbero farlo ora? - mi dicevi. eppure ci speravo, ma alla fine non mi resta altro che rimpiangere il tempo in cui sarei potuto fuggire con te, in un auto che nemmeno so guidare
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Non si può spiegare la delusione.
La delusione è qualcosa di profondo, qualcosa che non ti porta rabbia, né rancore, né altro tipo di sentimento.
Delusi lo si è quando si dà tanto, ma non viene capito, né apprezzato.
Allora decidi di deporre le armi, perché capisci che non hai più voglia di insistere o spiegare, perché tanto continuerebbero a non capirti.
Ti ritiri, si chiude il sipario, si spengono le luci, finisce lo spettacolo.
L. Buonpane
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