#danza del ventre
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elizabeth-halime · 2 years ago
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Gruppi di ballo e performance danzanti
Le nostre Danzatrici sono delle bellissime ragazze che con costumi molto suggestivi e personalizzati in corrispondenza delle danze da interpretare, intrattengono gli spettatori con spettacoli folcloristici di: Pizzica, African dancer, Danze Antiche Medievali, Danza del Ventre, Danza Acrobatica, Danze Aeree, ecc. Continue reading Gruppi di ballo e performance danzanti
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tendreestlanuit · 20 days ago
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Da mesi seguo una tizia che insegna la danza del ventre negli stati uniti, e dopo un po' devo aver iniziato a introiettare i movimenti perché mi sono ritrovata a saper fare alcuni passi, senza stare a pensarci troppo (cosa alquanto insolita per me). A quanto pare è il modo in cui s'impara questa danza nei paesi in cui è praticato, stando a quello che dice questa donna– certo, poi beneficiano dei consigli delle altre.
Comunque non sono una ballerina- e non m'interessa esserlo - ma semplicemente so qualche passo di danza che mi permette di rendere le mie giornate più divertenti. Ballo sempre più spesso durante il giorno. Mi fa bene pensare al mio corpo come qualcosa che fa (diatesi attiva) e non solo come oggetto che è osservato (diatesi passiva). Penso che sia una considerazione utile a chi ha problemi di questo genere.
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io-confesso · 13 days ago
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Il mare, la sabbia, il sole e gli ormoni che giocano cattivi scherzi. Steso l'asciugamano sulla spiaggia, mi stendo, prona, sulle pieghe irregolari del telo.
C'era lei che rapiva il mio sguardo, per la prima volta ammettevo il desiderio tutt'altro che casto per una donna. Ero ipnotizzata dai suoi seni che danzavano dentro lo striminzito costume. Li ammiravo cercavo di indovinarne la consistenza, la forma dei capezzoli, il loro gusto.
Le farfalle nel mio ventre che sinora erano chete, improvvisamente hanno cominciato a far fremere le ali e il mio ventre.
Galeotto il monticello di sabbia che forse aveva la dimensione di un pugno sotto il muo pube ha preso l'imponente forma del monte Ararat. Danza selvaggia su quel grumo di sabbia com il profumo del sale e negli occhi il profumo di lei. Gocce di sudore scendevano sulla schiena e costume bagnato a coronare quel impossibile amplesso.
Poi un tuffo a raffreddare i bollenti spiriti e levare tracce vergognose sul costume.
...
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inseguendoilfuturo · 4 months ago
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Ma le cicciottelle possono fare la danza del ventre? Perché mi ispira ma mi sento fuori forma, quindi se stanno tutte scolpite mi fanno venire l'ansia. Muoviamo un po' di ciccia tutte insieme?
#me
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innamoratadellenuvole · 4 months ago
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Voglio imparare la danza del ventre.
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petalididonna · 11 months ago
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Inno alla Bellezza
di Charles Baudelaire,dalla raccolta " I Fiori del Male "
Vieni dal cielo profondo o esci dall’abisso,
Bellezza? Il tuo sguardo, divino e infernale,
dispensa alla rinfusa il sollievo e il crimine,
ed in questo puoi essere paragonata al vino.
Racchiudi nel tuo occhio il tramonto e l’aurora;
profumi l’aria come una sera tempestosa;
i tuoi baci sono un filtro e la tua bocca un’anfora
che fanno vile l’eroe e il bimbo coraggioso.
Esci dal nero baratro o discendi dagli astri?
Il Destino irretito segue la tua gonna
come un cane; semini a caso gioia e disastri,
e governi ogni cosa e di nulla rispondi.
Cammini sui cadaveri, o Bellezza, schernendoli,
dei tuoi gioielli l’Orrore non è il meno attraente,
l’Assassinio, in mezzo ai tuoi più cari ciondoli
sul tuo ventre orgoglioso danza amorosamente.
Verso di te, candela, la falena abbagliata
crepita e arde dicendo: Benedetta la fiamma!
L’innamorato ansante piegato sull’amata
pare un moribondo che accarezza la tomba.
Che tu venga dal cielo o dall’inferno, che importa,
Bellezza! Mostro enorme, spaventoso, ingenuo!
Se i tuoi occhi, il sorriso, il piede m’aprono la porta
di un Infinito che amo e che non ho mai conosciuto?
Da Satana o da Dio, che importa? Angelo o Sirena,
tu ci rendi -fata dagli occhi di velluto,
ritmo, profumo, luce, mia unica regina!
L’universo meno odioso, meno pesante il minuto?
Buongiorno 🌷
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susieporta · 2 years ago
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In onore della Festa di Maria Maddalena condivido alcune riflessioni sul valore del Matrimonio Alchemico tra la Donna e Uomo, come frutto del percorso verso l'Unità Interiore e l'acquisizione dello stato di coscienza dell'Androginia, maschile e femminile in perfetto equilibrio:
La donna è il contenuto dell’uomo, lui è il contenitore, la protegge e fa in modo che lei possa fiorire. Lei si sentirà vista, amata, apprezzata, si fiderà e porterà i frutti del mutuo amore alla massima manifestazione
Le donne sono portatrici sane di Vuoto, il grande Vuoto creativo contenuto all’interno del loro ventre. Questo è l’athanor, il laboratorio alchemico dove avviene la piccola esplosione nucleare che dà inizio alla Vita
Gli antichi alchimisti erano sempre affiancati da una donna, la Sorella Mistica, cosicché nell’unione delle due metà complementari si formasse il sacro cerchio.
La donna è l'angelo del focolare, custode del fuoco che mantiene viva la relazione; l’uomo agisce affinché nulla e nessuno metta in pericolo la donna nella sua meditazione interiore.
L’uomo e la donna creano allora un’unione sacra tra i cuori in una promessa di cura e presenza reciproca.
La donna è anche il contenitore del cuore dell’uomo, che viene trasformato dal calore del sacro fuoco dell’athanor, il laboratorio alchemico interiore.
L’uomo protegge la donna e si sente protetto da lei nella sua parte più fragile, quella di cui spesso egli stesso si vergogna.
Ogni volta che l’uomo permette alla donna di accoglierlo tra le braccia portandole la propria parte vulnerabile, quell’uomo è nell’amore totale perché smette di avere paura.
La comunione raggiunta in quel momento dai due cuori è sublime e lì avviene la fusione profonda; entrambi si disfano delle proiezioni reciproche, diventano adulti, si accettano per ciò che sono e si abbandonano all’altro.
Lei danza e lui protegge la sua danza, imparando da lei i passi dell’ardore del sognare. A sua volta lui le insegna ad essere cauta e coraggiosa come un guerriero affinché possa andare sicura nel mondo.
Mutuo sostegno nel cammino dell'incontro con l'Altro all'interno del sé, per sollevare il velo dell'illusione del senso di separazione
Stefania Marinelli
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greenbor · 1 year ago
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Poesia di https://www.tumblr.com/sabrina77
Mi inghiottisco nell'ardente sazietà della tua alba, Albero dalle forti radici in cui mi cingevo, mi avvolgo, mi muovo, Sospiro incastrato nelle linee di un arcano, che mi spoglia la calma, danza nel mio letto, Il respiro si scioglie , Il sudore si mescola, i gemiti volano, Tu abbracci i miei fianchi, forte, penitente, profano, E i colpi si sentono nel profondo del mio ventre, Mi allineo, ti allinei, Uno, due, tre, più forte, il bacino che si sfrega nel fiore il cui nettare distilla bagnando le lenzuola, Reggimi i capelli dove ti aggrappi e scateni la tua ferocia, Tu urli, sussurri, mi chiami, Prendi fuoco, mi bruci, La musica risuona, schizza sulle tue gambe ..
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gregor-samsung · 1 year ago
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" Comparve una ragazza più giovane di quella che aveva servito il caffè e Farnenti la prese per mano trascinandola di fronte a noi. «Caro Contardi,» spiegò come se dovesse sottoporgli notizie tecniche «il bananeto si taglia al momento giusto, con occhio da esperto e qua ci vuole almeno ancora un anno.» Anche Farnenti era venuto a schierarsi dalla nostra parte, per rimirare la ragazza come spettatore disinteressato, al pari di noi. Disse ancora: «In attesa del giorno buono bisogna avere cura del bananeto». Si rivolse alla ragazza: «Su, levare bene tutto e fare festa ai tre padroni». Ci indicò con la mano, elevandoci al suo stesso grado di potere. La ragazza si tolse la tunica bianca con mosse infantili, dove c’era un’ombra di giuoco, d’effetto deprimente. Rimase nuda, efebica, quasi ancora senza sesso. Sul ritmo che Farnenti le dava battendo le mani, cominciò un simulacro di danza del ventre, alzando le braccia magre e portando le mani intrecciate dietro la nuca. Lo scatto dei fianchi era modesto, senza malizia tecnica o interpretativa e anche Farnenti dovette rimanere deluso. «Su,» le ordinò «adesso fare come scimmia.» La ragazza si fermò un attimo, quasi per marcare un intervallo, poi abbassò le braccia tenendole leggermente arcuate e spostate in avanti, come per stringere un compagno immaginario e cominciò ad altalenare il ventre, offrendosi e ritirandosi, imitando l’amplesso. Ogni tanto lanciava piccoli gridi, che concluse con un tremolio della voce, accovacciandosi poi in terra. Farnenti le fece un segno per dirle d’uscire. Era contento, eccitato: «Queste cose non le ha di certo imparate dalle suore a Chisimaio» annunciò ridendo, ma all’improvviso stravolto da colpi di tosse e di catarro. «Suore o non suore,» disse Contardi adagio, pesando le parole perché risultassero di particolare chiarezza «per me è sempre schifoso.»
Finalmente anche Farnenti capì il significato di quel giudizio. Per controbatterlo si lanciò in una spiegazione assurda: forse Contardi non sapeva che quelle ragazze, proprio per l’intervento farnentiano, venivano sottratte ad una usanza disumana. Ma come medico Contardi doveva sapere che il sesso di tutte le ragazze, di qualsiasi clan, sia dei dir o dei darod o degli hauia o dei dighil o dei rahanuin, verso i nove anni, veniva mutilato e cucito, lasciando un pertugio per orinare. Parlava come se facesse una relazione, adoperando termini di medicina sessuologica. Queste cose Contardi doveva conoscerle e anche doveva sapere che così la sensibilità sessuale era in tutte le donne interamente eliminata e che, molte volte, all’epoca dello sviluppo, la cucitura provocava infezioni, cancrene e tante morivano come carogne divorate dal marcio che avevano nella pancia. A questo punto Farnenti si era lasciato trasportare dal suo entusiasmo apologetico e gridava: «Ma io quando posso proibisco, vieto che si compia l’operazione mutilatrice. Perché tagliare quel che dà il piacere? Io le faccio crescere intatte, come la natura vuole: vere donne, che possono sentire quel che sentiamo noi». Sino ad allora era rimasto in piedi, urlando; ma, finita la perorazione, era crollato su una poltrona ed un raggio di luce, che gli batté improvvisamente sulla faccia, la mostrò gonfia e incattivita. "
Enrico Emanuelli, Settimana nera, Milano, Mondadori (collana Oscar), 1966; pp. 114-117.
[Prima edizione: Mondadori, 1961]
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elizabeth-halime · 1 year ago
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buscandoelparaiso · 2 years ago
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Sono onesta, mi aspettavo MOLTO di più da rihanna... Sono stata in piedi fino alle 2.25 per vederla perché ero stra curiosa ma più che wow é stato un meh.
Allora lei bellissima come sempre, incinta quindi capisco anche la difficoltà di cambiare abito o ballare.
PERÒ non lo so mi aspettavo di più sotto il punto di vista della musica, ha fatto un sacco di hit e capisco che raggrupparle in cosi poco é estremamente difficile, però ne mancavano un pó e i remix di quelle fatte bho non mi ha fatto impazzire.
Finalmente qualcuno che mi capisce come te, non voglio dire che non é stato bello però io di rihanna ho un ricordo diverso e l'insieme di canzoni scelte la scaletta fatta e i remix... Va be avevo le aspettative altissime. Per intenderci secondo me questo half time sarebbe stato affossato da tutti o considerato noioso ma siccome é rihanna non si tocca e ci sta eh perché credo che le persone dopo cosi tanto volessero solo vederla esibire anche se lei (opinione mia) lo ha fatto perché sempre molto pressata, ma per me lei PER ORA é concentrata su altro non so come dire.
Scusa il messaggio lunghissimo💕😘
Penso che in generale tutti avessero un ricordo ben differente di Rihanna, e' sempre stata una grande performer, bellissima in ogni sua forma DA SEMPRE e anche adesso, ha sempre portato canzoni e performance iconiche che rendevano anche solo con la sua presenza scenica (il set alla sfilata di Victoria Secrets per sempre famoso). Concordo che da un grande comeback come quello annunciato e su un palco come quello del SBL, ci volesse moolto di piu che tre passi su una passerella e due passi di danza accennati, specialmente da una come lei. Come ho detto nel mio post, i ballerini hanno fatto lo spettacolo vero perche' per il resto sembrava una delle sue sfilate di Savage by Fenty piu che un half-time show. Se si pensa a Katy Perry, che di talento ne ha ma non quanto Rihanna diciamo (specialmente vocalmente) o Shakira e J.Lo due anni fa, o Lady Gaga...si vedeva che erano nella performance, presenti per offrire al pubblico un vero show anche se in pochi minuti. Lei non mi sembrava molto presente, sembrava davvero fosse la per ritirare l'assegno alla fine del concerto e promuovere Fenty Beauty. Le basi e i mix delle canzoni erano praticamente quelle del cd ma col volume piu alto, era in half playback per meta' brani e ovvio, la fatica nel ballare ed essere incinta ci sta tutta, ma allora lo show doveva essere o annullato oppure modificato per renderlo piu' comodo per lei. Ricordo una performance di Anaconda di Nicki Minaj per i VMAs in cui lei alle prove diceva che non riusciva a prendere fiato per rappare una parte, quindi hanno cambiato tutta la coreografia in 20 minuti in modo che riuscisse a respirare. A volerla dire tutta su questo putno, Rihanna non e' una nata ieri, o che non e' mai stata sul palco 'in difficolta' per via dei fiati e dei movimenti. Professioniste del mestiere hanno sempre fatto performance molto piu' energiche della sua ieri con pancioni anche di piu mesi, vedi Shakira che ci faceva pure la danza del ventre di Ojos Asi incinta di 6 mesi o Cardi B che pochi mesi prima di partorire si e' fatta tutto il suo set del Coachella con un pancione enorme e twerkava sul pavimento per ben due weekend). Io sono dell'idea che ci sta anche che non gliene freghi niente della parte musicale della sua vita, che voglia fare altro, che guadagni molto di piu con trucchi e parrucchi, ma se fai una performance per i tuoi fan dopo anni e anni di fermo o la fai bene o non la fai.
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scrivosempreciao · 25 days ago
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It's a Match! - Pt.2
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«Shh-shh» gli faccio, dandogli qualche pacca tra le scapole. È il turno di Lucrezia, appassionata di arti marziali. Scivola fuori dal minuscolo soggiorno e si siede sul bacino di Fabrizio, come se volesse cavalcarlo. Gli cala il cuscino sulla faccia, preme forte – crock, probabilmente il setto nasale è andato – e gli toglie l'ossigeno fino a che lui non muore.
E sappiamo che è morto perché poi arriva Beatrice, che è un'infermiera, e controlla i suoi parametri vitali. Premo l'interruttore del corridoio e la luce inclemente della lampadina Ikea si riversa su quella scena grottesca. Io con un Paco fin troppo felice, Giulia e Lucrezia sedute a gambe incrociate accanto al cadavere come se stessero per fare un pic-nic, Beatrice intenta a esaminare quel corpo molle e pesante. Fabrizio, da morto, sembra ancora di più un insaccato sul punto di scoppiare e riversare la sua polpa ovunque. Sarà la luce brutale, sarà che ha il naso spaccato, sara che ha gli occhi quasi fuori dalle orbite, sarà che ha la bocca aperta piena di bava e sarà che il dolcevita gli si è arrotolato sopra la vita rivelando un ventre biancastro e peloso: non è poi granché.
«È morto.» Beatrice ci informa. «Sicura?» Linda non si è ancora scollata dal soggiorno. Sento la sua voce arrivare da lì. Probabilmente è accoccolata sul divano, intenta ad armeggiare con il telecomando. Linda è strana. Dice di aver vissuto in Francia, ma non avrebbe un accento francese nemmeno se lo pagasse. È spuntata quasi dal nulla, si è trasferita a Torino da un paesino semisconosciuto e sembra sempre persa in pensieri che non condivide con nessuno. Oscilla tra l'essere incredibilmente affascinante e intelligente e il fare domande sceme, tipo “freezer? Frizer? Freeeezeeer? E che cos'è? Mai sentito prima”. Ma comunque, l'idea di fare quello che stiamo facendo è per lo più sua. Sua e di Beatrice. Ed è lei che si occupa ogni volta di insabbiare le tracce che potrebbero portare a noi. Non so come faccia, ma lo fa. «Anche l'altra volta avevi detto che era morto, ma poi quello si è risvegliato proprio mentre gli stavi aprendo la pancia.»
Guardo Beatrice che si alza facendo leva sulle ginocchia e si fa scivolare di dosso la pedanteria costante di Linda con una scrollata di spalle. «Lucrezia c'era andata leggera con il cuscino.» Lucrezia smette di mangiucchiarsi le unghie e accartoccia la faccia in un'espressione esasperata, come se si dovesse giustificare per essere arrivata in ritardo a un appuntamento o aver fatto la prenotazione nel ristorante sbagliato. «Oh, non sono una serial killer.» «Ma hai già ammazzato tre uomini. Quattro, con questo.» Linda continua a tubare dal soggiorno, senza schiodarsi da lì. «Non sono una serial killer.» Lucrezia si impunta. Giulia le dà un paio di sonore pacche sulla schiena, quasi la volesse aiutare a sputare fuori lo stress e l'agitazione che quei sacrifici portano sempre con loro, e poi ci mettiamo tutte e quattro al lavoro. Anzi, tutte e cinque, perché Linda finalmente fa la sua comparsa, sorniona e criptica come non mai, e ci aiuta a trascinare Fabrizio nel mio bagno a piastrelle bianche e blu con motivi di conchiglie e piccole onde. Questa mania di arredare i cessi come se fossero idilliaci sprazzi d'oceano non l'ho mai capita.
Non appena lo scaraventiamo tra la vasca e i sanitari, Beatrice fruga nelle mensole per prendere una manciata di asciugamani e salviette. Io e Linda ci muoviamo attorno al corpo, in uno schema ripetuto all’infinito. Non serve guardarci negli occhi: conosciamo i gesti da compiere come se stessimo provando da secoli la stessa danza distorta. Giulia allarga le gambe di Fabrizio a forbice, afferrandolo per le caviglie, mentre Lucrezia gli spalanca le braccia. Il suo corpo massiccio rimane a pancia in su, a mo' di grosso vitello eutanizzato, con il dolcevita incastrato dietro la nuca e i pettorali semi-scoperti. Il viso è una maschera pietrificata e pallida, la bocca spalancata di sbieco.
Linda, in silenzio, si avvicina e piazza una candela alla base di ogni arto, scandendo i punti cardinali del pentacolo da disegnare: uno accanto al piede sinistro, uno al piede destro, uno per ogni braccio, e uno sopra la testa. Io seguo la sua mano con un pennello da trucco imbevuto di vernice nera lavabile e traccio sul pavimento l’ampio cerchio e le linee a stella che uniscono i ceri. Beatrice adagia con cura un coltello da cucina – la lama affilata, larga – sul petto di Fabrizio. Poi prende un secondo coltello, più piccolo, e con un gesto quasi affettuoso afferra il mento del cadavere, lo tira su come a volergli tubare qualcosa all’orecchio. Invece, con un colpo secco, gli incide la gola poco sotto la mandibola. Scende di taglio, aprendo la pelle e i muscoli del collo con scricchiolii soffocati. L’odore del sangue e della carne esposta inizia a intrecciarsi al profumo vanigliato del detergente che uso per lavare il bagno.
La testa di Fabrizio si stacca piano, per un attimo quasi s’incaglia tra le vertebre. Beatrice affonda il coltello con più convinzione per avere la meglio sull’ultimo blocco osseo, poi la vertebra cede in un suono che mi ricorda lo schiocco che fanno le bacchette giapponesi quando le separi. La testa rotola a lato, il collo mozzato scopre un foro lucido di midollo. Beatrice allunga la mano e Lucrezia le passa la bacinella di plastica azzurra che di solito uso per il bucato. Il testone biondo viene messo lì dentro ed è Linda ora a prendersi cura della bacinella; se la stringe al petto e la culla come se tra le braccia avesse un bimbo appisolato e non un pezzo di cadavere. E in effetti, inizia a canticchiare qualcosa di simile a una ninnananna.
Lucrezia sputa un’imprecazione quasi rabbiosa: un rivolo di sangue le ha macchiato la felpa. «Sempre questi cazzo di schizzi…» sibila, passandosi un avambraccio sulla fronte. Giulia si preme l'indice sulle labbra e le fa segno di tacere, guai a interrompere così un momento sacro. Lucrezia borbotta. Ha già ucciso, sì, ma non è ancora scesa a patti con la bruttezza primitiva e puzzolente di un corpo morto. Nessuna di noi lo ha fatto. O meglio, Beatrice sì, a causa del suo lavoro. E Linda pure, per ragioni non chiare. Mi do una mossa e accendo la fiamma di ogni candela. Beatrice fa spallucce alle legne di Lucrezia e afferra di nuovo la lama più grossa. Scende sullo sterno.
Comincia dal petto, un taglio verticale fino al basso ventre. Sentiamo il rumore di pelle che si lacera, fibre muscolari che cedono, e il gorgoglio di un prevedibile zampillo di sangue, non forte ma continuo. Il dolcevita nero, già arrotolato, si incolla alle costole sporgenti. L’aria si riempie di quell’odore organico dolciastro che precede l’arrivo delle viscere. Gli addominali cedono. Beatrice spalanca i due lembi con le mani, rivelando un grumo opaco marrone, giallo e rosso vivo. Fa un cenno inequivocabile e Giulia, Lucrezia e io ci affrettiamo a posizionarci accanto a lei con altri catini e bacinelle. Il rumore delle interiora è sempre così buffo, soprattutto quando Beatrice le afferra con fermezza, le tira fuori e le getta nei contenitori: uno scroscio gelatinoso e bagnato che mi fa venire in mente le alghe wakame. Paco fa capolino dalla porta e lancia un uggiolio incuriosito. «No, amore, non è pappa questa» gli dico con la solita vocina che uso con lui.
Beatrice accenna un piccolo sorriso mentre finisce di ripulire la cavità toracica. Con uno strappo, recide l’esofago residuo che era salito fin sotto la trachea. Gorgoglii smorzati vengono dai polmoni, compressi con la forza. Linda ancheggia verso la mia bacinella, dove fegato e pancreas riflettono pigri la luce della luna, e ci guarda dentro. Mentre lo fa, quasi mi sbatte in faccia la testa mozzata di Fabrizio e per un attimo mi trovo a tu per tu con lui. “Ehi, ciao,” mi viene da dirgli. Le sue labbra color cenere rilasciano ancora un vago odore di formaggio fuso e long island. «Oh, guarda qua» Linda gongola, soddisfatta. Studia le pieghe delle viscere, come una aruspice, e annuisce. «Brava. Questo era proprio un vero filisteo usuraio. Lo si vede dal fegato.» «Un cosa?» non credo di aver capito bene. «Un coglione.» «Ah! Certo. Vi avevo detto che era perfetto» mormoro, lusingata. Arriviamo all’ultimo atto: il cuore. Beatrice punta la lama sul lato sinistro del torace e recide le cartilagini costali con pazienza. Le costole sono dure, e serve un po’ di pressione finché, con uno scatto secco, lo sterno si scardina e lascia intravedere la massa muscolare scura, ancora tiepida.
«Eccolo» Linda quasi si mette a fare le fusa. Di fronte a noi, un ammasso rossiccio e compatto, striato di coaguli. Beatrice lo afferra, recide i vasi che lo tengono ancorato, e con una torsione lo strappa via dalla cassa toracica. Silenzio. Giulia e Lucrezia si guardano negli occhi, respirano in modo sincopato. Io osservo quell’organo che noi umani romanticizziamo così tanto ma che a vederlo sembra solo il feto prematuro di un gatto. Anche Linda e Beatrice ne contemplano i contorni, come se fosse l’epicentro di un universo pronto a dischiudersi davanti a noi. Poi, Linda sputa dentro la cassa toracica ormai svuotata. Noi facciamo lo stesso, una dopo l’altra, ci tendiamo sulla cavità aperta e maleodorante, e gettiamo lì un grumo di saliva.
«Bene!» Linda prende posto proprio davanti al collo tranciato e si appoggia in grembo la bacinella con la testa. «Ora mangiamo e rendiamo grazie a Lilith.» Ognuna di noi addenta un brandello di cuore. Ce lo passiamo come se stessimo condividendo una canna, fino a che quell'ammasso di fasci muscolari non diventa uno gnocchetto rossiccio. La carne è spessa, fibrosa, sa di ruggine e oro bagnato. A me fa un po’ schifo, a dire il vero, ma il rituale non si discute. Ecco, questa è l'unica eccezione della mia dieta normalmente vegetariana: i cuori dei ricchi uomini capitalisti che sacrifichiamo a Lilith. Chiudo gli occhi e faccio finta di masticare un pezzo di seitan cotto in padella. Mentre mangiamo, Linda sibila le sue preghiere.
Parole incomprensibili, un po’ in latino e un po’ in una lingua che non conosco. Beatrice gorgoglia una nenia da brividi. È intonata da paura e quando fa quella voce bassa e roca sembra davvero posseduta. La prima volta che le avevo viste all’opera mi erano sembrate incredibilmente cringe; potevo anche gestire l’idea di staccare la testa a uomini come Fabrizio, ma tutto quel teatrino mi aveva lasciata perplessa. Era stata proprio Beatrice a tirarmi dentro. Ci siamo incontrate su Tinder, avevamo organizzato un appuntamento e la serata era stata pazzesca; avevamo passato ore e ore a parlare di teorie anarco socialiste, redistribuzione del capitale, sovranità alimentare e violenza sanitaria. Poi l’avevo invitata da me e dopo il sesso mi aveva chiesto se me ne intendessi di stregoneria.
Le avevo detto che mi interessava il concetto delle streghe secolari e che avevo letto “The Spell Book for New Witches” di Ambrosia Hawthorn, così, per divertimento. E mi era piaciuto. Poi mi aveva chiesto se l'idea di uccidere un uomo per una buona causa mi mettesse a disagio. Le avevo detto di sì, ma poi il giorno successivo l'avevo chiamata giusto per sapere dove volesse andare a parare. Per curiosità. La settimana dopo mi ero ritrovata a casa di Giulia a reggere un asciuga insalata pieno di sangue e intestini.
«Sorelle, Lilith non sottovaluta i nostri sforzi e accetta di buon grado l'offerta di questo uomo empio e borioso» Linda ingolla l'ultima pallina di carne rimasta e si mette ad accarezzare i capelli di Fabrizio con dita impiastricciate di sangue. «Un corpo come vascello, una testa come pendolo, viscere come mantello e un cuore come chiave.» Ogni volta che pronuncia quelle parole un brivido elettrico e doloroso mi attraversa la spina dorsale. Mi sembra che una mano gelida si chiuda attorno alle mie ossa e le tiri tutte verso l'alto, come se le mie giunture fossero attaccate a fili invisibili.
«Attendiamo il giorno in cui la luna annienterà il sole, la vipera camminerà su zampe di corvo, l'agnello divorerà il lupo e la lavanda prenderà il colore della notte. Dono dopo dono, Lilith si fa più vicina. Dono dopo dono, la vendicatrice dei piegati corre verso di noi.» Cade un silenzio intervallato solo dal plic plic del rubinetto mezzo rotto del mio bagno, dal ronzio intermittente della caldaia e dal turbinio peloso della coda di Paco. L'aria è un circo di odori così diversi tra loro da far girare la testa: l'acutezza tagliente del sangue, il puzzo caldo e primordiale di muscoli aperti e viscere, la burrosità pastosa della cera ormai colata, la morbidezza discreta del mio detergente per il cesso, il costoso profumo di Fabrizio – Black Orchid di Tom Ford, aveva ritenuto importante dirmelo –, il sudore animalesco ma gentile che cola dalle nostre ascelle stanche, alito di cane emozionato.
«Tisanina?» Linda ci guarda tutte con un sorriso a trentadue denti. Nel giro di un paio di minuti, le bacinelle farcite di orrori vengono messe tra il water e il bidet. Quella con la testa di Fabrizio rimane lì vicino alla vasca. Beatrice riduce gli asciugamani a una palla rossastra e gli getta in un angolo. Sarà lei a occuparsi di smaltire il grosso di quel macello. A fine serata segheremo gambe e braccia e infileremo il cadavere in pratici sacchetti gialli, insieme ai panni. Beatrice caricherà il tutto sul suo Doblò e lo porterà all'inceneritore dell'obitorio adiacente all'ospedale. Linda è quella che fa sparire le teste e le tracce. Io farò del mio meglio con le interiora; il retrobottega del negozietto sembra il laboratorio di Breaking Bad e non è difficile trovare il modo di sciogliere roba molle. Mi basterà aspettare che Mara vada in pausa pranzo. E non fate quella faccia: non ci faccio mica i saponi, con le viscere degli uomini che ammazziamo. No, solo prodotti vegan, da Spuma & Karma.
«Quella cosa della testa come pendolo e delle viscere come mantello…» Giulia inizia a parlottare con Linda, tutta concitata, «dici che potremmo provare a metterla in scena, la prossima volta? Che ne so, tipo infilzando la testa o usando le budella come sciarpine, qualcosa del genere. Magari a Lilith piace. Un po’ di teatralità non guasta, no? Tipo come quella storia della licantropa milanese di un paio di anni fa, hai presente?» Linda scoppia in una risatina deliziata e Giulia ne approfitta per proporre altre idee su come implementare i sacrifici. Proprio mentre sto per uscire anche io dal bagno, Paco si infila tra le mie gambe e trotterella felice verso i catini. Prima che io possa fare qualcosa, il suo muso è già immerso nei polmoni di Fabrizio.
«Paco, no!» lo afferro per la collottola e lo tiro via, «non è pappa.» Gli faccio sputare il pezzetto di trachea che era riuscito a sgraffignare. Questo si spiaccica sulle piastrelle blu con uno splat davvero triste. «Cos’è, sei una di quelle vegetariane che proibiscono al cane di mangiare carne?» Lucrezia mi getta addosso un'occhiata perplessa dal corridoio. «Ma no, è che temo si abitui al gusto della carne fresca e che poi non mi mangi più le crocchette» a fatica riesco a spingere un delusissimo Paco fuori dal bagno. «Poi dovrei prendergli i bocconi crudi e freschi. Sarebbe una tragedia, quella roba costa una fucilata. È già tanto se riesco a fare una spesa decente per me.» «C'è gente che li nutre solo così, vero? Com'è che si chiama quella dieta, braf, brat?» «Barf.»
Mi volto per spegnere la luce e chiudere la porta. La fronte di Fabrizio spunta dalla bacinella, con un po’ di sopracciglia e la mezzaluna degli occhi, come se stesse per farmi bubusettete. Il pungiglione di un nebuloso senso di colpa si fa strada nel mio ventre. È normale, tutto questo? No, ovviamente non lo è. Ma, è giusto, quantomeno? Ha un senso? La vendicatrice tornerà davvero a salvare i piegati? In un lampo, quel pungiglione prende la forma della forchetta con cui Fabrizio ha mescolato ketchup e maionese in un aborto rosa dal sapore discutibile senza neanche chiedermi se fosse ok. Spengo la luce. Chiudo la porta. Tisanina. 
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renatadance · 2 months ago
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Drum is Fun! Avventura Darbuka
Nella danza del ventre l’assolo di percussioni è la mia parte preferita, il punto in cui posso esprimere al meglio tecnica ed emozione, la parte più energetica e, come si sa, un ariete è un fuoco e ha energia in abbondanza. Come non rimanere quindi affascinata dall’abilità e dalla maestria con cui i percussionisti muovono le dita sul darbuka, creando suoni e ritmi incredibili sui quali poter…
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666apocalisses-blog · 4 months ago
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Per visualizzare il video integrale originale completo sulla danza del ventre cliccare sul link sottostante 👇
https://www.facebook.com/share/v/3gUNjR4xDnqksuJu/
🏆🥇 "capolavoro assoluto"
Dal paese di caraffa di Catanzaro
🏆🥇"Questo si chiama capolavoro assoluto"
(Questa si che è una vera madre natura).
nel paese di caraffa di Catanzaro 💃 Una ragazza incantevole, dai lunghissimi capelli, ondulati, naturali fuori dal comune, con uno stile personale di danza del ventre...non sono i soliti movimenti meccanici che imparano tutte allo stesso modo. Questo è un rompicapo enigmatico, un inno alla luna piena 🌝
Questa rara danzatrice del ventre non vuole esibirsi come fanno le altre, con la loro solita danza, la loro solita musica, con i loro soliti movimenti, imparati a memoria. Solo un vero esperto oppure esperta può intravedere, decifrare i movimenti che si celano in questo video singolare, mai realizzato prima.
✨Per tutte le ragazze che praticano la danza del ventre di Catanzaro e dintorni se volete fare amicizia con me contattatemi al numero di cellulare 📲 346/8552891
Vi aspetto grazie 👸
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eliogia · 9 months ago
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il pascolo delle cicogne
L'artista trova non cerca scopre e poi propone un istante notturno che diventa sotterraneo e galeotto di una promessa ai tanti poeti incontrati e non letti una passione latente mai abbracciata incomprensibilmente continua a provocare ,tratteggiando, momenti che ridestano e confondono un delirio di onnipotenza non compiace donne pur rimanendo adoratore devoto della femminilità occulto amante della bellezza ne esteriore ne interiore piacere puro e denso parole tra singhiozzi sguardi tra le lacrime incompleto gronda sudore salato in chiare notti mondane concede presunzione all'amante di scardinare con il fascino al proscenio la scenografia mentre lamenta irragionevolmente ventre piatto inutilmente non atletico e occhi di inenarrabili visioni sul palco del teatro cancella la stagione della danza o della prosa e senza fine porta il rapimento trasporto disorientato offerto gratuitamente sola intimità puramente fisica inizia ieri su onde modeste e toni blandi inseguendo le tracce della caccia non cruenta sfreccia l'autostrada scorge di lato il pascolo delle cicogne nella capitale sabauda
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