#danilo del vecchio
Explore tagged Tumblr posts
Text
Notizie di San Cesareo
Danilo del Vecchio Roma consigli ala lettura di questo articolo su San Cesareo, un comune della provincia romana... leggi di più https://www.romatoday.it/zone/montiprenestini/san-cesareo/
0 notes
Text
Serie A, salta il salva-calcio: niente dilazione del pagamento delle tasse
Il massimo campionato esposto per quasi mezzo miliardo di euro: Inter, Lazio e Roma le più indebitate col Fisco... Danilo del Vecchio di San Cesareo consiglia la lettura di questo articolo ... leggi di più https://www.sportmediaset.mediaset.it/calcio/seriea/serie-a-tasse-fisco_58672371-202202k.shtml
0 notes
Text
Il blog consiglia "Sangue selvaggio" A cura di Nicola Lombardi, Delos Digital. Da non perdere!
Un’antologia di racconti di genere western-horror a cura di Nicola Lombardi, che coinvolge alcune tra le firme più importante del panorama fantastico italiano. Otto autori impegnati in storie ambientate nel vecchio e tenebroso West: Danilo Arona, Luigi Boccia, Stefano Di Marino, Claudio Foti, Maico Morellini, Luigi Musolino, Gianfranco Staltari e Claudio Vergnani. Esistono territori, a Ovest, al…
0 notes
Text
BARIcode: presentato a Palazzo di Città il festival scientifico e culturale cittadino
BARIcode: presentato a Palazzo di Città il festival scientifico e culturale cittadino. Bari, tre giornate di incontri, dal 23 al 25 ottobre, con un programma ricco di attività ed eventi diversificati e diffusi che vanno da laboratori nelle scuole primarie e scuole superiori a incontri di divulgazione, mostre, concerti a salotti letterari con docenti, aziende, start-up, artisti e intellettuali. Il Festival BARIcode, organizzato da Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), Università degli Studi di Bari Aldo Moro (UniBa), Politecnico di Bari (Poliba), Università LUM (LUM), Istituto Nazionale Fisica Nucleare (INFN) con la collaborazione dell’Agenzia Regionale per la Tecnologia e l'Innovazione, Accademia delle Belle Arti, Conservatorio Niccolò Piccinni e con il patrocinio del Comune di Bari è stato presentato oggi nella sala giunta del Comune di Bari. Sono intervenuti Eugenio Di Sciascio, vicesindaco e assessore all’Innovazione del Comune di Bari; Paola Romano, assessora alle Politiche educative e giovanili del Comune di Bari; Danilo Caivano, delegato del rettore dell'Università degli studi di Bari Aldo Moro; Vincenzo Spagnolo, prorettore del Politecnico di Bari; Pasquale Del Vecchio, delegato del rettore dell'Università LUM; Cinzia Giannini, presidente dell’area della ricerca del CNR Bari e Francesco Cafagna, delegato per INFN sezione di Bari. Cogliendo come la spinta iniziale le celebrazioni per i 100 anni dalla fondazione del CNR, il festival di respiro cittadino da una parte vuole intercettare l’interesse dei diversi stakeholders e delle istituzioni (scuole, famiglie, aziende, ricercatori, cittadinanza) e dall’altra costruire le fondamenta di una collaborazione strutturale per l’istituzione di una iniziativa, a favore della divulgazione, della conoscenza e della ricerca che sia sistematica e sostenibile. In questa prospettiva l’iniziativa, oggetto di progettualità, si configura come “edizione zero” del 2023. Il tema scelto per questa edizione è l’albero, come simbolo universale della vita e come metafora di qualsiasi sistema, radicato in un territorio, che si nutre, si sviluppa e rinnova l’ambiente in cui vive. In questo senso ogni attività umana e ogni prodotto della ricerca e della conoscenza trova virtualmente collocazione in una parte dell’albero, dalle radici ai frutti. L’inaugurazione si terrà il 23 ottobre, a partire dalle ore 17.00, presso il Teatro Piccinni con un evento istituzionale, incentrato su quattro incontri sulle progettualità PNRR, quali: “Sostenibilità ambientale ed economia circolare”, "Scienze della vita e tecnologie per la salute” e “Crescita blu” che vedono coinvolti gli enti di ricerca e le università baresi, insieme a impese del territorio e policy maker, per raccontare al territorio le opportunità generate e le prospettive future. In chiusura si terrà un breve momento musicale. L’evento finale è programmato per il 25 ottobre, in occasione della visita di Giuseppe Colpani, direttore generale del CNR, con un evento musicale, presso la cattedrale di Bari dalle ore 20.00 alle 22.00. Nelle giornate del 23, 24 e 25 si svilupperanno diverse attività per la città già a partire già dalla mattina del 23 con ‘Mettiamo radici’, laboratori didattici e piantumazione di alberi che si svolgeranno in 16 scuole primarie di Bari; e con ‘La forza, la resilienza e la crescita’, animazione scientifica e di orientamento nei laboratori della Cittadella Mediterranea della Scienza per gli studenti delle scuole secondarie di II grado. Sempre dal 23 inizieranno le viste, presso l’Urban Center, all’“HEPscape – Alle radici della ricerca”, dove, per le tre giornate del festival, si potrà visitare l'escape room, ispirata alla ricerca sulle particelle elementari e far vivere ai visitatori l’esperienza di entrare in una delle sale di controllo sotterranee del CERN di Ginevra. Il 24, presso il dipartimento di Scienze della terra e geoambientali di UniBA avrà luogo lo spettacolo di MusicArte "Some digital notes on the nature's kingdom", all'incrocio tra musica, arte e scienza. Nelle giornate del 24 e 25 ci saranno i ‘Salotti verdi’ in cinque locali (bar e librerie) della città con incontri divulgativi animati da ricercatori, giornalisti ed esperti in diverse discipline scientifiche. Dal 23 al 27, invece, saranno allestite cinque mostre dislocate presso il Fortino Sant’Antonio e presso l’Area Ricerca del CNR. “Il festival BARIcode sarà fondamentale per mostrare la forza del sistema della ricerca presente qui a Bari, valorizzando il lavoro di tanti enti, ricercatrici e ricercatori che rendono la nostra città un grande hub di conoscenza e sviluppo, a vantaggio della crescita di tutto il territorio - ha dichiarato Eugenio Di Sciascio -. E’ quindi importante, come farà questa iniziativa, raccontare a tutte e tutti i cittadini questo sistema così prezioso, che dobbiamo custodire e sostenere. Le città che hanno una forte rete di università, di centri di conoscenza e ricerca hanno molte più possibilità di crescere. La nostra amministrazione è al fianco di questo ecosistema, e crede fermamente nel paradigma della “learning city”: una città che impara e che si sviluppa grazie al contributo di chi insegna e trasmette conoscenze fondamentali”. “Ringrazio, assieme a tutta l’amministrazione e alle scuole coinvolte, le università e i centri di ricerca che hanno dato vita a questo festival così importante – ha affermato Paola Romano -. All’interno del programma di eventi di BARIcode, le iniziative di “Mettiamo radici” vedranno coinvolte diverse scuole e circa diecimila studenti, con 26 laboratori scientifici - che prevedono l’utilizzo di strumenti come LIM, microscopi e board didattiche - e piantumazioni di alberi. E’ un modo per coinvolgere le più piccole e i più piccoli e per augurarci che le nuove generazioni che si affacciano ora alla ricerca diventino sempre più vicine alle materie scientifiche e in generale alla conoscenza”. “La ricerca è utile e accessibile soprattutto nella sua capacità di dialogare, confrontarsi, farsi linguaggio – ha dichiarato Danilo Caivano -. BARIcode non sarà solo divulgazione, ma anche didattica e occasione di dialogo scientifico. Sarà soprattutto racconto di come le Università e le istituzioni di ricerca stiano cercando percorsi che mettano al centro i territori e la loro capacità di connettersi con il mondo”. “L’albero della ricerca ha radici profonde ma anche nuovi germogli e nell’occasione del centenario del CNR il sistema universitario e della ricerca della città metropolitana di Bari si dimostra compatto per affrontare le grandi sfide del nuovo millennio - ha affermato Antonello Garzoni, rettore dell’università LUM -. Uno scenario che sollecita sempre più ricerca interdisciplinare nelle quali integrare le scienze dure dell’area STEM con le discipline umanistiche, la medicina e le nuove tecnologie di intelligenza artificiale e supercalcolo. In questo quadro il ruolo delle università è complementare a quello dei grandi laboratori di ricerca delle aziende nella identificazione di nuovi modelli di business fortemente innovativi”. “L’opportunità dei festeggiamenti del Centenario del Consiglio Nazionale delle Ricerche in tutta Italia, è stata tradotta nella condivisione con tutti i partner di un nuovo linguaggio, un codice appunto, per raccontare la bellezza della scienza e della cultura e l’impatto per la città di Bari - ha dichiarato Cinzia Giannini -. Lo faremo a partire dalle importanti ricadute sul territorio delle ingenti risorse del PNRR, con tutti gli enti che contribuiscono ai progetti sistemici in corso, dedicando poi ai più giovani attività didattiche e divulgative, anche con la piantumazione di alberi, simbolo delle radici per un futuro sostenibile. Tutto questo nella cornice della bellezza di arte e musica, con le mostre, i dibattiti culturali e un concerto finale in cattedrale per riconoscerci comunità e darci appuntamento alla prossima edizione di BARIcode”. “Desidero esprimere la mia soddisfazione in seguito alla conferenza stampa di presentazione del festival scientifico BARIcode, frutto di un'importante iniziativa culturale congiunta - ha sottolineato Vincenzo Spagnolo -. In questa prima edizione del festival, attraverso una vasta gamma di attività coinvolgenti, tra cui laboratori didattici, mostre, incontri e tanto altro, dimostreremo che la scienza è davvero alla portata di tutti e che l'apprendimento può essere una gioia condivisa. L'obiettivo di questo evento è infatti ben chiaro. Si tratta di diffondere la passione per la scienza, trasmettere la conoscenza e promuovere la collaborazione tra diverse realtà. L'interazione fruttuosa tra accademici, ricercatori, artisti e musicisti potrà creare un'atmosfera unica, in cui la creatività e la conoscenza possono fiorire insieme”. “L'INFN ha nel suo codice genetico il trasferimento sia tecnologico che culturale della conoscenza- ha affermato Francesco Cafagna -. Per questo ci siamo impegnati con entusiasmo nella organizzazione del Festival, con l'idea di renderlo un appuntamento fisso per la città di Bari. Per la prima volta a Bari abbiamo realizzato HEPscape!, con la collaborazione del Dipartimento di Fisica e dell’Urban Center. Attraverso il gioco, proponiamo un avvicinamento divertente e nuovo alla Scienza illustrando il funzionamento dell'LHC del CERN, l'acceleratore di particelle più potente al mondo. Pensiamo che LHC incarni perfettamente la metafora di un albero che affonda le radici nella ricerca di base nella fisica dei costituenti fondamentali, e che porta i frutti delle scoperte presenti e future”.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
0 notes
Text
6 gennaio L'esilio di Trotsky
Inizia con la rimozione di Leon Trotsky dall'incarico ministeriale la serie di provvedimenti presi dal governo stalinista nei confronti del politico, che culminerà con il 17 gennaio 1929, quando egli viene esiliato insieme ad alcuni compagni del soviet di Pietrogrado ad Alma Ata.
Così inizia la lunga diaspora che condurrà Trotsky fino alla morte in Messico il 20 agosto del 1940 assassinato da un agente stalinista in incognito. La vicenda di Trotsky è dal punto di vista autonomo molto interessante per una serie di aspetti e innanzitutto perché sancisce il fallimento di un certo tipo di socialismo reale e delle sue strutture politiche e sociali. Molti sono gli interessanti spunti che lasciò a chi attraversa in un'ottica marxista i movimenti, ma molti furono anche gli errori di valutazione che pesarono profondamente sia sul destino della rivoluzione russa, sia sui partiti comunisti istituzionali che staccandosi dalla sfera d'orbita sovietica aderirono a questo modo di intendere la lotta di classe. Come sempre sta a noi dare una lettura critica e attualizzata, in rapporto con le dinamiche storico-sociali che attraversiamo di alcune linee di tendenza intuite da Trotsky. Interessanti sono ad esempio gli approfondimenti sulla teoria della Rivoluzione permanente, molto meno le pratiche dell'entrismo nei partiti socialisti.
Trotsky insieme a Lenin leader della rivoluzione russa è stato molto presto visto dai burocrati del socialismo reale, oppressivo e mortificante come un pericolo, un pericolo capace di scatenare le contraddizioni palesi che attraversavano la teoria del "socialismo in un paese solo" e del capitalismo statale di cui era intrisa la ormai tradita rivoluzione bolscevica. Una paura che era lo stesso volto dei padroni dei paesi attraversati dalle lotte operaie e del proletariato.
Dal punto di vista autonomo e antagonista Trotsky ci insegna che una rivoluzione è sempre perfettibile e che le contraddizioni insite allo sfruttamento capitalista non sono conciliabili con il socialismo e con le sue espressioni. Ci insegna anche con i suoi errori che tentare di cambiare dall'interno una forma partito di stampo terzointernazionalista che è a sua volta rappresentazione del potere istituzionale e borghese è impossibile. Anzi anche questa va distrutta e delegittimata.
Presentiamo ora un documento di Danilo Montaldi su Lev Trotsky.
CURVA DISCENDENTE:
TROTZKY, TROTZKISMO, TROTZKISTI Negli anni 1926-'28 il movimento operaio internazionale subisce una crisi i cui caratteri si presentano in una forma del tutto nuova. Non è più una crisi legata ad una battaglia perduta e sanguinosamente repressa, quale era stata la Comune di Parigi, non è più il fallimento della rivoluzione come nel 1905 in Russia, esperienze l'una e l'altra che serviranno di base alla ripresa politica del proletariato. Questa volta si tratta di qualche cosa di infinitamente più tragico in quanto è proprio questo stesso patrimonio, l'unico, se si eccettuano le ereditarie catene, che viene saccheggiato e manomesso precisamente da che usurpava in quegli anni la rappresentanza dell'avanguardia nel Paese che per primo aveva ceduto all'assalto vittorioso della Rivoluzione.
Le ragioni dell'arretramento politico degli operai vanno ricercate nell'impossibilità di mantenere il controllo in una situazione che si va sempre più evolvendo, tanto in Russia che nel resto del mondo, a svantaggio della classe nel suo complesso.
L'affermazione dell'"Opposizione di Sinistra" è legata strettamente all'evoluzione della lotta di classe in Russia che si esprime ancora in quegli anni in termini di contrasti ideologici prima di scendere sul terreno della lotta politica aperta fino all'eliminazione fisica di chi non aveva saputo rinunciare, in un modo non formale, alla tradizione e alle lezioni dell'Ottobre 1917. Il nuovo corso dell'economia sovietica, vale a dire il consolidamento della NEP e i primi piani di industrializzazione che in queste condizioni non porteranno ad altro che alla nascita di un capitalismo statale ed allo sfruttamento sempre più vasto del proletariato, induceva gli strati dirigenti della politica russa a forgiare nuove teorie e nuove tattiche che, coerenti con l'impegno della "Difesa dell'URSS", sono in netto contrasto con gli interessi della Rivoluzione mondiale. Di conseguenza i movimenti dissidenti dell'Internazionale si vanno sempre più intensificando. Sotto l'incalzare degli avvenimenti le coscienze individuali, i gruppi d'avanguardia sono costretti a definire la loro condotta, a cercare una loro giustificazione, e con questo stesso a proporre la validità della loro particolare esperienza sul piano più vasto della lotta del proletariato.
Lev Trotzky pur dibattendosi tra le infinite difficoltà che il ritorno alla vita d'esilio gli imponeva di superare, seppe improntare il movimento d'opposizione della sua personalità di vecchio combattente delle lotte sociali.
Da quando il ministro zarista Miljukov lo aveva usato con disprezzo per la prima volta, il termine "trotzkismo" aveva fatto molta strada, ma solo ora si presentava come una tendenza che si andrà sempre più definendo nel senso del movimento operaio. La Rivoluzione, immensa divoratrice di esperienze e di uomini non dovrà tardare molto a sottoporne all'esame delle situazioni la consistenza e la necessità. In questa fase il proletariato si presenta sotto la guida di una direzione che ha ormai smarrito il senso di una lotta di classe e di conseguenza fin dall'inizio è votato a sicura sconfitta.
gli avvenimenti cinesi non sono che il prologo sanguinoso di una lunga serie di disfatte. Lo slancio rivoluzionario delle masse viene soffocato dal mostruoso sviluppo di un capitalismo in crescita, i cui rappresentanti costituiscono la direzione del movimento.
La crisi apertasi nel senso del capitalismo nel 1917 stava per concludersi ancora una volta a svantaggio della classe oppressa: il mondo operaio europeo viveva gli ultimi fremiti operai in Germania dove, strada per strada si sparavano gli ultimi colpi disperati di tre lustri di lotte civili iniziate vittoriosamente a Kronstadt sotto la guida del partito bolscevico. Se la borghesia tedesca aveva represso nel 1919 Spartacus , il cui sangue sigilla i documenti costitutivi della Terza Internazionale, non aveva pertanto saputo li berrai altrettanto facilmente delle intime contraddizioni che tessevano il suo contenuto di classe, anche se in quegli anni stava finalmente generando "l'atteso rimedio" che non tarderà, quando si sfogherà nella violenza del suo terrorismo, ad essere benedetto non solo dagli strati più reazionari della popolazione, ma da tutti coloro che avevano ancora qualche superstizione da salvaguardare nella generale catastrofe dei sedicenti "valori tradizionali". La Germania della disfatta militare ed economico sfogava l'avvilimento in cui si concretizzava la sua vita quotidiana nell'istinto di conservazione, e si vennero a creare la premesse per la distruzione sistematica di tutte le istituzioni del proletariato: a questo infatti si riduce la funzione essenziale del fascismo.
Fu l'assalto più brutale e completo nei confronti della classe operaia. Fu Hitler.
Di fronte ad una socialdemocrazia che si vedeva derubare del suo capitale eletto - la media borghesia -, e che non solo sui era già infinite volte rivelata incapace di guidare il proletariato nella lotta ma che sperava in una "pacificazione del popolo tedesco" puntando tutto su questa parola d'ordine lanciata alla sua giusta ora da quegli strati dell'opinione pubblica che si nutrono al contrario delle profonde divisioni sociali come un ultimo tranello nel momento in cui lo scontro si stava preparando più sanguinoso, lo stalinismo trova il bel tempo di forgiare la teoria del "socialfascismo", il più aberrante bubbone cresciuto sulla ideologia marxista.
"Il fascismo è l'organizzazione di lotta della borghesia che si appoggia sull'aiuto attivo della socialdemocrazia. La socialdemocrazia è oggettivamente l'ala moderata del fascismo" aveva detto l'antidialettico Stalin aggiungendo che " il fascismo e la socialdemocrazia non sono nemici, ma gemelli". Thälmann, allievo di tale maestro, ne applicò gli insegnamenti al punto che ripudiava la massa industriale tedesca, che dal tempo delle prime lotte sociali aveva sempre costituito la speranza del marxismo, e che come entità fisica rimaneva perlopiù inquadrata nei sindacati riformisti, creò a parte un sindacato di disoccupati che come tutti sanno non potranno mai costituire l'avanguardia del proletariato poiché nelle condizioni in cui si trovano sono assai vicini sentimentalmente alla classe avversa di cui subiscono più direttamente l'assalto.
La tattica disastrosa dell'Internazionale ha a sua scusante il fatto che gli interessi proletari e il proletariato stesso diventavano sempre più estranei alla politica dei dirigenti burocrati, i quali, date le nuove strutture economiche che si andavano a creare in Russia, erano costretti a portare altrove la lotta, ai fini della loro stabile affermazione. Le contraddizioni tattiche dell'Internazionale provengono tutte da questa origine.
Non vogliamo tornare a ripetere la storia ben nota dei fatti tedeschi dal 1928 al 1932, ma vedere unicamente in che modo il trotzkismo non seppe opporsi allo smarrimento in cui caddero i militanti e la classe e richiamare gli uni e l'altra ai loro compiti essenziali nei quali si raccoglie il senso stesso della loro esistenza fisica. Abbiamo detto "trotzkismo" appositamente perché sarà proprio in questa situazione che, sotto i colpi di maglio della lotta di classe, si andrà forgiando il movimento che diverrà la Quarta Internazionale. Ed è proprio qui che subisce la prova generale che ormai lunghi anni di vita gli impongono. Una prova fallita
Il Partito Comunista Tedesco non aveva saputo cogliere il momento di contraddizione, di divisione nel campo della borghesia, non aveva saputo metterlo a frutto al fine di mobilitare il proletariato, tutto il proletariato e lanciarlo alla conquista del potere.
Ben presto questa occasione mancata tornerà a totale vantaggio della borghesia che saprà riunirsi in vista della vittoria, eliminando dalla vita nazionale quelle forze che, se l'avevano rappresentata fino a ieri, sono oggi superate dai tempi. Così come ieri in Italia la socialdemocrazia viene messa in condizioni del tutto nuove e deve difendersi: deve abbandonare il terreno delle lotte parlamentari sotto la pressione della reazione incombente, ed è costretta a dover subire giorno dopo giorno l'offesa di chi non riconosce più diritti agli avversari politici.
Non era buona ragione per sollecitare un fronte unico con quei partiti che se non erano stati la causa principale della nascita del fascismo, pure non avevano nemmeno tentato di opporglisi nettamente come la situazione richiedeva.
Invece Trozky seguirà proprio questa sfida rifacendosi a quanto era accaduto in Russia nell'agosto 1917 al tempo di Kornilov, contro il quale Lenin sostenne un fronte dei partiti socialisti. Precedente che non era possibile riesumare per varie ragioni. Al giornale dei comunisti di sinistra "Rote Kämpfer" il quale ricordava che Kornilov rappresentava forze completamente diverse da quelle che si fanno sostenitrici di Hitler, Trozky non sa rispondere altro che con l'ironia. E sfoggiando la sua arte di polemista continua a sostenere una tesi che se rappresenta un tentativo di di comprendere le situazioni secondo un "metodo", che era stato ripudiato dai teorici dello stalinismo, non riuscirà meno dannoso, appunto perché il marxismo è usato come metodo e non dialetticamente, ai fini della questione maggiore che era messa in gioco: la Rivoluzione.
Vero è che Hitler giunto al potere eliminò ben presto il "kornovilismo tedesco" delle associazioni dei generali monarchici, che anch'esso era "rimasto indietro" con i tempi, e quindi era nocivo alla politica del nazismo. E non fu una eliminazione pacifica. Naturalmente Trozky non giunse mai a sostenere una identità di scopi nell'azione comune del fronte unico. Ma "marciare separati e battere insieme" significa rimanere sonni al momento opportuno. Bisognava dunque premunirsi nei confronti di questo pericolo, dato che la funzione della socialdemocrazia nell'azione diretta si esaurisce ben presto: l'esperienza italiana insegni. Di fronte al fascismo che ha preventivamente battuto la socialdemocrazia sullo suo stesso terreno soffiandole la piccola borghesia per rilanciarla arrabbiata e delusa contro le organizzazioni del proletariato, massa di manovra ispirata dai grandi affari, solo il partito di classe aveva dimostrato di saper portare la lotta per l'emancipazione dei lavoratori fino alle sue naturali conseguenze. Dopo il fallimento del fronte unico in Germania nell'aprile del 1922 alla conferenza di Berlino, fallimento che fu sancito dalla "Pravda", e dopo l'insegnamento della lotta in Italia, non era necessario rifare a ritroso le esperienze già scontate, ma passare, nella misura in cui era possibile, al riarmo della classe e all'offensiva sul fronte borghese. Il Partito Comunista d'Italia era stato il primo a dover subire l'attacco fascista, era stato il primo a dover tentare il fronte unico con quelle forze "socialiste" che a un certo momento firmeranno con il patto di pacificazione il proprio suicidio, ma è rimasto anche il solo ad esprimere nelle Tesi di Roma l'insegnamento che aveva saputo trarre dalla amara situazione oggettiva. Se per il Partito Comunista d'Italia il fronte unico comportava soprattutto azione comune di tutte le categorie organizzate nei sindacati, non significa che nella formulazione delle tesi che sostenevano questa posizione vi fosse un particolare "vizio" sindacalista, ma che era stato impossibile raggiungere le premesse per il fronte unico sul terreno politico con quelle forze dalle quali il giovane partito si era salvato a tempo. Ora, l'avanguardia militante si riprometteva, secondo l'insegnamento di Lenin, di saper trasformare la lotta sindacale in lotta politica che ne è in fondo il suo naturale sviluppo. Staccatosi dal "glorioso" Partito socializza proprio nel 1921 mentre la battagli si andava facendo sempre più dubbiosa ("l'unità sta nella scissione", aveva proclamato il vecchio Maffi a chi col ricatto dell'unità del partito voleva evitare che si concretizzasse lo slancio del proletariato rivoluzionario) il Partito comunista non poteva, così come suggeriva Zinov'ev, solidarizzarsi con la compromessa socialdemocrazia: ascrivere il valore dell'atteggiamento scelto in nome di qualcosa che non fosse la Dittatura del proletariato significava arretrare e convalidare la sconfitta sul terreno ideologico prima, su quello pratico di conseguenza. . Dopo Lenin, l'organizzazione del marxismo non può dividere la sua strada con nessuno, questa era stata la lezione che il proletariato italiano aveva creduto trarre dall'Ottobre russo dove la Rivoluzione si era compiuta nonostante i partiti socialisti. Naturalmente si passò oltre le evidenze. Nessuno volle esaminare oggettivamente quella situazione: si parlò ancora una volta di "ultrasinistrismo" e di "malattia infantile". Ai metallurgici di Torino precipitati negli altoforni, ai contadini della Valle Padana uccisi nei luoghi stessi del loro lavoro, si aggiungeranno ora anche gli operai martirizzati di Essen e di Amburgo. L'avanguardia proletaria del Partito Comunista Tedesco dovrà arretrare colpo per colpo mentre il "fronte" dei disoccupati nel quale la politica dei dirigenti ha voluto isolarla, si sfascerà con la stessa inerzia con la quale si era formato. Slo qua e là gruppo di rivoluzionari raccolti attorno a qualche giornale sanno mettere a frutto queste esperienze negative per la futura nascita del movimento del lavoro.
Le polemiche tra il trozkismo e il partito ufficiale sono estremamente interessanti.
Si tentava di sapere se il regime "democratico" era già fascismo, e se il fascismo, quello vero, avrebbe mai trionfato. Rispondeva la "Rote Fanhe", organo del Partito Comunista Tedesco, che l'anno 1930 segnava il punto limite dell'ascesa del nazismo, da quel momento "logicamente" iniziava la sua decadenza. La socialdemocrazia era il nemico vero, quello che bisognava abbattere. Gli strateghi stalinisti come ieri avevano incolonnato il proletariato a votare nel referendum di Hitler, il quale in questo modo spingeva i suoi tentacoli fin dentro le organizzazioni operaie, puntavano ora tutte tutte le loro artiglierie polemiche nei confronti del Partito socialdemocratico, ma incapaci pertanto di porre un'azione di massa con un sindacato di disoccupati finivano per esaurire le loro scarse cartucce in un gioco sterile di fuochi d'artificio. Il trozkismo era molto più sensibile al pericolo imminente. Ma smarrito il filo che lega una battaglia ad una battaglia, Trozky non seppe esprimere il reale indirizzo della politica di classe nella parola d'ordine di "Dittatura del proletariato". Caduto nel possibilismo, Trozky andava reclamando la formazione di un governo composto dal Partito comunista socialdemocratico, Sozialistiche Arbeiter Partei e i sindacati, aggiungendo in nome, ahimè, dell'unità del partito che venisse reintegrata l'Opposizione di Sinistra nell'organizzazione ufficiale.
La "rivoluzione" di Hitler si compie senza che venga infranto nessuno dei sacrosanti articoli della Costituzione, ma, ed è ancor più doloroso, si compie soprattutto sulle macerie dell'Internazionale di Lenin, mentre Trozky aveva contribuito a sconvolgere l'ideologia marxista nel momento in cui era più necessario salvarla dalla cancrena che l'andava invadendo.
Negli anni successivi, la situazione stessa impone a Trozky di mettere a fuoco i problemi del momento, di "provare" quale fosse la sua capacità di penetrazione nelle vitali questioni della rivoluzione. E qui dobbiamo constatare un nuovo fallimento.
Già pregiudicato da una falsa partenza il trozkismo vivacchiò più o meno male, nel periodo tra le due guerre in ragione dell'incapacità di sviluppare dai princìpi marxisti un programma. E "crisi di programma" significa sempre mancanza di approfondimento dei compiti dell'avanguardia in un periodo storico.
Riguardo al regime interno dell’URSS, Trozky ha sempre insistito sulla questione di abusi personali da parte della burocrazia giustificando la restaurazioni dei privilegi e delle sovrastrutture decadute col sofisma di un carattere "borghese" della ripartizione del prodotto sociale opposto al carattere "socialista" dei rapporti produttivi, dimenticando con questo quanto aveva sostenuto Marx, per il quale il metodo di ripartizione del prodotto è assolutamente inseparabile dal suo modo di produzione. Secondo Trozky, la burocrazia non ci sa offrire tra garanzia di quanto afferma se non citandoci il fatto che la proprietà dei mezzi di produzione è nazionalizzata, dimenticando questa volta che per Lenin era insufficiente che una economia fosse pianificata perché la si potesse considerare socialista. Un'altra "garanzia" la riscontrava nel fatto che la direzione politica dell'URSS era pur sempre rimasta la stessa, non essendo avvenuta nessuna presa del potere da parte della borghesia. Trozky negava insomma un ritorno all'economia borghese, ma nessun marxista avrebbe mai contestargli questa fiducia se non nel senso che, dopo l'azione unificatrice dell'Ottobre, "ritorno" all'economia di sfruttamento significava infine affermazione del capitalismo di Stato.
Solo più tardi Trozky giunse a comprendere la necessità di una nuova direzione rivoluzionaria del proletariato. "Il vecchio partito bolscevico è morto, nessuna forza al mondo può resuscitarlo." Nasce la Quarta Internazionale. Erede di tutti gli errori ideologici di un decennio di analisi difettose, la Quarta Internazionale non riuscirà mai ad acquistare una perfetta autonomia nel mondo opertaio, ma rimarrà fatalmente incatenata alle situazioni dello stalinismo soprattutto perché Trozky nel momento stesso in cui intuisce la necessità di una nuova rivoluzione contro la burocrazia in Russia, insiste sul carattere proletario del regime. I temi di "stato operaio degenerato" nell'apprezzamento del Paese sovietico "difesa incondizionata dell'URSS" fusi contraddittoriamente in un’unica sintesi costituiranno d'ora in avanti la spina dorsale del movimento. Né la fortuna che conseguì presso i circoli intellettuali e d'avanguardia al tempo dei criminali processi di Mosca, durante i quali da accusato principale Trozky seppe trasformarsi in spietato accusatore e nel difensore irriducibile degli uomini del 1917, è sufficiente a farci dimenticare le sue molte esitazioni e i dubbi nei confronti della Seconda Guerra mondiale.
Mentre la disfatta del proletariato andava diventando un fatto sempre più definitivo, Trozky elaborava dei programmi sempre più transitori. La tattica dell'”entrismo", applicata nei riguardi dei partiti riformisti, era giustificata dal fatto che questi partiti messi di fronte alle nuove condizioni di lotta provocate dal fascino erano costretti a battersi. Ma non bisogna dimenticare che i cosiddetti "socialisti" hanno un loro modo di difendersi che in Italia era stato il patto di pacificazione, in Francia sarà l'adesione ai primi governi di Pétain ("vergognosi" solo dopo che ne furono cacciati) e in Inghilterra e in tutto il mondo l'appoggio assoluto ai governi della guerra borghese. Trozky non doveva dimenticare che è anti-marxista il tentativo volontaristico di correggere dall'interno il corso di questi partiti. Con l'entriamo non riusciva ad altro che a creare gravi responsabilità ai militanti che questa tattica avevano seguito. Ma poiché la Quarta Internazionale si era rivelata incapace di premere sul proletariato perché ne uscisse il nuovo partito di classe, e poiché lo stalinismo era ancora ben presente, la fiducia veniva a spostarsi verso le "sinistre socialiste" la cui costante preoccupazione è appunto di solidarizzarsi continuamente con il "centro" e le "destre", e la cui natura non è di carattere rivoluzionario, ma è semplicemente un riflesso delle contraddizioni ineliminabili dei vari strati della borghesia.
D'altra parte seguendo una sua logica, mentre ribadiva la parola d'ordine di "difesa incondizionata dell'URSS" scrisse nel settembre 1939: " la guerra accelera i diversi processi politici. Essa può anche accelerare il processo di rigenerazione rivoluzionaria dell'URSS. Ma può anche accelerare il processo di finale degenerazione."
Il che ci fa supporre che non fosse più perfettamente sicuro della base "socialista" del regime russo.
"Per questa ragione è indispensabile che noi seguiamo attentamente e senza pregiudizi le modifiche che la guerra può introdurre nella vita interna dell'URSS, affinché si possa fare un giusto apprezzamento dei loro ritmi."
Ma il 21 agosto del 1940, colpito da quella stessa mano della guerra che seminava da mesi e mesi la morte nelle case dei lavoratori di tutti i paesi, cadeva l'agitatore che da Brest-Litowsk aveva, voce di milioni di operai e contadini, espresso la condanna con la quale il nuovo mondo della rivoluzione giudicava la borghesia, che non potrà più vivere se non a prezzo di periodici massacri. La nuova e più feroce razione aveva colpito giusto: l'antico cospiratore di Odessa, il giovane teorico che nella Vienna espressionista e Freudiana aveva concepito da Marx la teoria della rivoluzione permanente, il presidente del Soviet rivoluzionario del 1905 era stato eliminato. La borghesia internazionale era stata ben vendicata. Ma l'arma dell'assassino non aveva solo atterrato il compagno che aveva lavorato spalla a spalla con Lenin per l'affermazione della Dittatura proletaria, il nemico della burocrazia e dei suoi rappresentanti, L'infaticabile polemista che aveva difeso la dialettica Marxista dal neo-revisionismo degli intellettuali: l'arma dell'assassino aveva soprattutto spezzato il vero "polmone d'acciaio" che alimentava il movimento della Quarta Internazionale, il cui respiro era diventato di anno in anno sempre più faticoso.
In quanto al "socialismo" russo, come ognuno sa, preferì farsi difendere dal capitale "alleato". La teoria della convivenza del socialismo e del capitalismo aveva trovato a Teheran le sue assisi ufficiali e in Churchill e in Roosvelt i più ardenti sostenitori prima che Stalin nel dopoguerra la definisse come una tesi "marxista". Le parole di incitamento che il vecchio rivoluzionario aveva ancora avuto la forza di proferire durante la sua angosciosa agonia non erano un invito a conservare intatto il capitale da lui lasciato se non nel senso di disperderlo e dimenticarlo per riproporlo quotidianamente nella esperienza. Solo in questo modo si poteva mettere a frutto la fedeltà alla memoria di Trozky.
Invece si continuò a coltivare i soliti difetti ereditari. Se in Russia la burocrazia si andava sempre più definendo come una casta, il regime interno permaneva indiscutibilmente socialista. Abusi da parte dello strato dirigente, indubbiamente, ma niente più. Sarebbe interessante se per gli epigoni di Trozky la guerra stessa, con tutto il suo sanguinoso significato di assalto del capitale nei confronti del proletariato, non fu un ben riuscito tiro da parte di alcuni generali in cerca di decorazione. Dopo che il rullo aveva tutto livellato e aveva tutto ridotto ad un unico denominatore, dai fascisti ai democratici, dai conservatori agli stalinisti, ognuno aveva perduto le proprie caratteristiche particolari per acquistare quelle molto più adatte del tradizionale nemico di classe. Lenin a questo proposito aveva definito esattamente qual era il significato intimo della guerra e la natura dei rapporti che essa creava: "la guerra lega tra loro le stesse potenze belligeranti. La guerra lega gli uni agli altri con catene di ferro, i gruppi belligeranti dei capitalisti, i padroni del regime, i padroni di schiavi della schiavitù capitalista". "un grumo di sangue" non ha mai cessato di essere la vita politica del continente. Da Barcellona a Stalingrado a Berlino ieri, da Atene a Praga a Seul oggi. Contro i chiari concetti di Lenin e le sue nude parole, non vale il caotico vortice di tesi e controtesi che quando non sono contraddittorie tra loro rimangono le stesse, con monotonia, per decenni, al di fuori di ogni legame con la realtà.
Perché è precisamente con questo materiale corrotto che si rappresentano i trotzkisti, dopo aver sostenuto, nel corso del conflitto capitalista, un ben debole internazionalismo proletario condizionato al tema ormai classico di difesa dell'URSS, invece di riprendere la dura ma lucida ed esatta parola di Lenin, che la guerra imperialista deve essere trasformata in guerra civile, portando così un valido, anche se non richiesto aiuto a chi, in Spana ed altrove, era riuscito all'opposto a trasformare la rivoluzione proletaria in guerra imperialista.
Posto di fronte ai nuovi problemi che, con la tregua delle armi, la situazione del dopoguerra aveva trascinato con se, abbiamo visto il trotzkismo dibattersi nelle sue ormai troppe contraddizioni per concludere il suo ciclo di errori in un comodo e sereno adattamento alle posizioni del passato. Inoltre bisogna segnalare una novità del tutto negativa: laddove i sofismi di Trotzky non bastavano più ("dalla dialettica al sofisma" rimane pur sempre la strada di ogni revisionismo, da Kautski a Bordiga), là dove bisognava "ripensare" i motivi fondamentali della vita del proletario, i trotzkisti non hanno trovato meglio che arretrare dalle posizioni del "maestro".
Se durante il travaglioso parto della IV Repubblica borghese di Francia, anche la Quarta Internazionale ha presentato i suoi suggerimenti "costruttivi" ma demagogici quale l'ambizione dell'istituto del Presidente della Repubblica, l'abolizione del Senato, il servizio militare retto dai sindacato ed altri, di fronte alle perenni crisi della stessa, non hanno fatto altro che rinfoderare la vecchia storia del fronte unico, ancora più assurda oggi, in una situazione di così aperto conflitto tra riformisti e stalinisti rappresentanti ognuno di un diverso blocco di interessi che non tarderà a scontrarsi sul tragico terreno della guerra. Uno strano ottimismo fa si che i loro occhi si chiudano su tante cose: sempre pronti a rassicurarci sul carattere proletario di una Russia che se è ancora socialista per metà, per l'altra metà non è capitalista, non fanno dipender la lotta tra i due colossi imperialisti dalle vere ragioni economiche. No, "è la Rivoluzione che continua" pure attraverso le armate "operaie e contadine" di Stalin. Né siam ben certi che non correggeranno questo loro vizio d'origine, dopo che lo stesso Stalin a data 1952 ci ha rassicurati su quale genere di socialismo si stia vivendo oggi in URSS. Inoltre hanno restituito una funzione ai partiti stalinisti dei Paesi occidentali. Non ci troviamo più davanti al "flagello dell'URSS e lebbra del movimento del movimento operaio internazionale" (Trotzky), ma a un "riformismo di nuovo tipo". In contraddizione con Trotzky stesso, che aveva appunto creato la Quarta Internazionale perché non c'era più nulla da salvare della Terza e dei partiti da essa dipendenti, recentemente si è sostenuto che "nessuno può discutere oggi ciò che fanno gli stalinisti". Sembra che siano applicati ad offrire "l'altra guancia" all'assalto dell'inganno ideologico dei nemici della rivoluzione, tentando di correggere lo stalinismo dai propri difetti, di salvarlo insomma da sé stesso.
Il trotzkismo oggi non ha più molto da difendere, se si esclude la memoria del "vecchio", e la Russia, ma quella "incondizionatamente". Eppure questa stessa "difesa" soffrì un grave colpo dell'affare jugoslavo. Tito si vide preferire dalla Quarta Internazionale, alla quale non sembrava vero di potersi finalmente inserire nello stalinismo così a buon mercato. Ma a sua volta Tito preferì altre tutele, nonostante gli ammonimenti dei teorici e dei moralisti. Fu durante lo svolgimento di questo affare, che il trotzkismo, entrato direttamente in causa in difesa della controrivoluzione, rivelò clamorosamente di essere uno dei puntelli, e non importa se dei più fradici, di quella concezione e di quella prassi di cui vorrebbe ergersi a censore. E non era, del resto, a prima volta.
Dopo aver saccheggiato il marxismo, l'insegnamento di dieci anni di lotte operaie, e Trotzky stesso, si scoprì in un pericolo più vicino a noi che, dato il "corso centrista di sinistra progressivo" al quale i partiti riformisti e stalinisti erano sottoposti, ci si poteva inserire di nuovo negli stessi per svolgervi un’opera "pedagogica".
Mentre la linea politica del partito russo e dei suoi confratelli non subisce mai delle svolte a "sinistra" o a "destra", ma rimane costantemente la linea politica dell'opportunismo, la direzione trotzkista confuse l'evoluzione nel senso della guerra con un preteso "gauchissement". La quale tesi stupì alquanto la base stessa del movimento. (bisogna ricordare che la Quarta Internazionale è forse il movimento politico nel quale si operano più scissioni. Per dissensi sul problema dell'URSS ne uscii nel dopoguerra la stessa vedova Trotzky.)
Ma dopo che furono appianate le divergenze la proposta passò, e certo fu applicata fino in fondo. I teorici non mancheranno di raccontarci il risultato della nuova esperienza con la stessa esperienza con cui nello stesso tempo che, tirando le somme delle esperienze entriate del passato e mentre si doveva constatare un fallimento, si lasciava aperta una porta alle nuove speranze.
Il tono apparentemente deciso e sicuro delle frasi che seguono, nasconde soprattutto il vuoto e il disagio di una assurda presa di posizione che conosce fin dall'inizio i propri penosi limiti:
"noi entriamo [nei partiti socialisti e stalinisti] per restarci lungamente, basandoci sulla notevolissima possibilità che esiste di vedere questi partiti, posti nelle nuove condizioni, sviluppare tendenze centriste che dirigeranno tutta una tappa della radicalizzazione delle masse e del processo oggettivo rivoluzionario nei loro rispettivi Paesi." e ancora:
"la burocrazia sovietica è ridotta alla lotta finale e decisiva; Il movimento stalinista è in ogni Paese preso tra queste realtà e le reazioni delle masse di fronte alla crisi permanente del capitalismo. In queste condizioni nuove, che la burocrazia sovietica non ha creato volontariamente ma che è obbligata a subire, lo stalinismo fa riapparire delle tendenze centriste che vinceranno sull'opportunismo di desta". Poiché, "ciò che noi sappiamo, ciò che noi dobbiamo sapere è che l'essenziale del partito rivoluzionario di domani uscirà da queste tendenze e che questo si produrrà in ogni modo attraverso una rottura con la burocrazia sovietica. Sotto quale forma esatta noi possiamo ora predire."
Se noi diciamo che sarà attraverso la lotta di classe e sotto la guida dell'organizzazione marxista che il proletariato non mancherà di avere nel momento in cui si verificherà lo scontro decisivo, pensiamo di non cadere nella critica di questi "pratici" ad ogni costo, che vogliono nello stesso tempo che dedicarsi a grandi cose, rifiutarsi ai compiti veri del rivoluzionario e cioè contribuire efficacemente al riarmo della classe, magari fuori dalle organizzazioni di massa, ma nell'esperienza quotidiana sotto l'indirizzo dell'ideologia del partito di Lenin.
Ma al di fuori di ogni pietà, che ci sarà concessa solo "dopo" la Rivoluzione, è rendere un cattivo servizio alla memoria degli operai e degli intellettuali trotzkisti caduti, sostenere che: "per poter reintegrare i sindacati della Confèrèdation Gènèrale du Travail quando se ne è stati esclusi, o per entrare in un organismo sindacale unitario qualsiasi, non si esiterà se necessario a sacrificare de "l'Unite" e della "Veritè", e mettere decisamente in secondo piano la propria qualità di trotzkista se le direzioni burocratiche lo esigono e se noi stessi arriviamo alla conclusione che è questa la condizione per facilitare la nostra integrazione". Le quali parole firmano l'atto di capitolazione di fronte allo stalinismo.
Il trotzkismo, sorto nel periodo di estrema decadenza del capitalismo, rappresenta il tentativo di ridare al proletariato, rimasto allo scoperto dopo la caduta delle speranze dell'anno 1917, l'arma di combattimento per la sua lotta. Tentativo legittimo ma abortito.
Poiché oltre l'equivoco, al di là del giro vorticoso, dove comincia veramente l'arido terreno che battuto oggi da pochi militanti sarà domani di tutta la classe, la Quarta Internazionale ha dimostrato, da sempre, di non sapere andare.
1 note
·
View note
Text
Veinte años del título en Reserva
Fue en la temporada 1999/2000 mientras jugábamos la Primera B Nacional bajo la tutela de Arnaldo Sialle como D.T. y un nutrido grupo de futbolistas que luego accedieron a la primera división.
Julio Rodríguez
La división Reserva sirvió como partido vermú, antesala ideal para el plato fuerte de primera, aunque en la actualidad este partido haya ingresado al ostracismo. En Rosario, era habitual que los hinchas llegasen muy temprano al estadio y, como cartelera cinematográfica, incluían además a la Tercera división, redondeando tres partidos en un mismo día. Desde la afiliación a la Asociación del Fútbol Argentino en 1943, nuestra Institución participó solamente una vez en los torneos de Reserva y fue en la temporada 1999/2000 jugando la Primera B Nacional, casualmente única participación y único título.
La Comisión Directiva de entonces encabezada por el actual Presidente, Eduardo Bulfoni, probó suerte aquella temporada con la idea de foguear a los futbolistas juveniles que intercalaban la primera división con la local en los torneos de la Asociación Rosarina. El reglamento establecía que no era obligatorio por parte de los clubes presentar a sus equipos, por eso, en aquel torneo, jugamos apenas catorce partidos y muchos planteles no viajaron a Tablada, por lo cual, ganamos los puntos.
El debut se dio el 19 de septiembre de 1999 en Parque Patricios con goleada de Huracán 4 a 0. Aquella tarde previo al partido que se jugó de noche, el arquero Germán Gassman atajó los noventa minutos en Reserva y tuvo que reemplazar por expulsión a Gambandé en el encuentro principal desde los 36 minutos del primer tiempo, concluyendo en otra derrota ante el futuro campeón de la divisional.
La campaña trajo una racha de cinco triunfos al hilo que sirvió para el despegue del equipo. Por ahí pasaron un 2-0 ante Quilmes, goleadas a Almagro 5-1, a San Miguel 5-2, victoria ajustada 4-3 visitando a Morón y la ansiada revancha 2-1 a Huracán, en el Gabino Sosa. En la recta final del campeonato, hubo un gran partido ante Quilmes a quienes vencimos 3-0 en su estadio y en la última fecha, jugada el 27 de mayo de 2000, la victoria 2-1 versus Temperley de visitante, permitió el título festejado en la intimidad del vestuario con varias botellas de sidra gritando ¡dale campeón!
La tabla de posiciones final incluyó 25 partidos, sumándose los que no se presentaron los rivales, pero de los catorce encuentros jugados hubo siete victorias, cinco empates y dos derrotas en el campo de juego. Guillermo Formica y Luciano Pignatta fueron los goleadores del plantel con cuatro goles, seguidos de cerca por Gustavo Jaime con tres; Leandro Bartolini, Sergio Martínez, Lucas Romero, Claudio Tocaymasa y Leandro Vecchio, dos goles; Javier Boveri, Claudio Estévez, Ángel Germano, Silvio Iuvale y Esteban Zambrano, un gol.
El plantel dirigido por Arnaldo Sialle junto a Marcelo Geranilk como preparador físico, estuvo compuesto por los siguientes futbolistas: Acevedo, Rodrigo; Autino, Santiago; Ávalos, Néstor; Bartolini, Leandro; Bonomi, Leandro; Boveri, Javier; Burgués, Adrián; Camuglia, Pablo; De Pomo, Gastón; Dichiara, Gustavo; Estévez, Claudio; Formica, Guillermo; Gassmann, Germán; Germano, Ángel; Herrera, Cristian; Iglesias, Leonardo; Iuvale, Silvio; Jaime, Gustavo; Martínez, Sergio; Meli, Ricardo; Messi, Rodrigo; Módica, Pablo; Peralta, Fabián; Pereyra, Diego; Petrovelli, Ezequiel; Pignatta, Luciano; Romero, Lucas; Staffollarini, Danilo; Suárez, Lucas; Tocaymasa, Claudio; Toffoletti, Leandro; Vanrell, Carlos; Vecchio, Leandro; Urquiza, Lisandro; Verón, Gonzalo; Zambrano, Esteban.
2 notes
·
View notes
Text
Torino alzó la voce. SI TAV
Visto che gran parte dei grillini-notav condividono le balle di travaglio rispondo e cerco di smascherare le bufale su alcuni punti:
⚫️Travaglio: “2. Il tratto italiano è lungo 57 km pari al 20% dell'intera opera. Ma l'Italia paga il 58% del costo totale, rispetto alla Francia”
🔴 Informo i grillini notav che oltre a travaglio altri giornalisti hanno scritto sulla TAV, per cui invece di leggere (solo) il fango quotidiano hanno la possibilità di leggere anche altri articoli, per esempio le informazioni da Telt.
dunque,
🔴il pagamento più alto da parte dell’italia è dovuto al fatto che la morfologia dal territorio italiano è per la maggior parte montagnoso (=spese più alte), quello francese pianeggiante. Detto semplicemente: si possono solo confrontare infrastrutture analoghe ed è meglio non usare l’assurdo confronto dei costi di un km di galleria, scavata sotto le Alpi con quelli di un km di linea ferroviaria di pianura nella campagna francese.
⚫️Travaglio: “6. Il TAV è previsto per le merci e non per le persone”
⚫️Travaglio : “7. Ad oggi esiste già una linea con le stesse finalità: la Torino-Modane nata ai tempi dell'Unità d'Italia con Cavour. È stata ristrutturata circa 10 anni fa. Circa l'80% dei container viaggia vuoto.”
🔴Tutti i progetti attuali sulla tav prevedono che sia mista (per persone e merci). inutile prendere i capitolati di 20 anni fa visto che è variata.
Inoltre la linea storica (quella che chiami la torino-modane) che risale al 1867 non è più a norma. La galleria del Frejus non garantisce le minime condizioni di sicurezza oltre ad avere pendenze esagerate.
Per mettere in sicurezza la galleria occorre realizzare un secondo tunnel. Però in ogni caso non risolveresti i problemi delle pendenze eccessive e dei raggi di curvatura troppo stretti. Basta vedere il tracciato.
In sostanza per mettere a norma la linea esistente devi spendere almeno 1.7 mld di euro senza avere un vero vantaggio perché arriveresti comunque a Lione in 3 ore e mezza.
La linea attuale non permette un traffico efficiente di merci perché ha pendenze eccessive quindi occorrono ben tre locomotori per trasportare un normale convoglio da 650 m. Le merci quindi passano attraverso altri tunnel alpini più moderni, veloci ed efficienti. Il crollo del traffico su treni è dovuto al fatto che proprio dopo l'incidente del Monte bianco i tunnel esistenti non erano più sicuri, in particolare quello del Frejus che risale a 130 anni fa.
Quindi il traffico merci è stato LIMITATO PER MOTIVI DI SICUREZZA.
⚫️Travaglio: “10. Occupazione attuale = qualche centinaio di lavoratori. Occupazione teorica a regime = 4.000 lavoratori.”
🔴 La previsione “travagliesca” di 100 posti di lavoro è solo un’analisi cialtrona (che nemmeno Ponti ha il pudore di affermare). Risparmi di tempo notevoli per trasporto passeggeri e merci e una forte ricaduta occupazionale. Sono i vantaggi del corridoio Mediterraneo di cui fa parte la Torino-Lione, secondo uno studio riservato della Commissione europea ("The impact of TEN-T completion on growth, jobs and the environment") redatto da numerosi ricercatori di varie nazionalità tra cui la 'Trt trasporti e territorio', la società milanese di cui Marco Ponti è presidente, ossia quella che ha redatto l'analisi costi-benefici per conto del ministero dei Trasporti e su cu si è basato il giudizio negativo del ministro Danilo Toninelli.
Per l'Ue l'opera va fatta calcolando i vantaggi del corridoio Mediterraneo di cui fa appunto parte la Torino-Lione. Con il corridoio Mediterraneo, che va da Gibilterra a Budapest, lo studio stima, infatti, che al 2030 si potrà ottenere un risparmio di tempo del 30% per i passeggeri e del 44% per le merci. Inoltre, nei prossimi dieci anni per ogni miliardo investito nel cantiere verrebbero creati 15mila posti di lavoro, senza considerare l'indotto sul territorio.
⚫️ Travaglio : “il TAV non è una scelta ecologica, è un progetto vecchio...”
🔴 Caro Marco Travaglio (si fa per dire!) la salvaguardia dell'ambiente e del clima dipende da tutti noi, ma non può prescindere da 3 elementi fondamentali: lo sviluppo delle fonti di energia rinnovabili prima di tutto, la mobilità elettrica e i trasporti su rotaia. La NLTL è un elemento importante in questo senso, perchè a parte i benefici economici che porterà, farà risparmiare un milione di tonnellate all'anno di CO2, prodotte da 1/3 dei 3.300.000 Tir che ogni anno attraversano le frontiere con la Francia e che ci stanno soffocando.
In Valsusa ne passano 2200 al giorno, idem alla frontiera del Bianco sulla Genova Ventimiglia quasi il doppio, è una camionale allucinante. Questi dati sono forniti dalle soc. autostradali, chiunque può controllare. Oggi solo il 7% delle merci viaggiano su rotaia, il 93% ancora su strada: così non si può continuare. Con la nuova ferrovia e il trasporto intermodale (che oggi è impossibile sulla linea del Frejus, perchè le dimensioni della galleria non lo consentono), il traffico pesante da e verso la Francia e l'ovest Europa si ridurrà di almeno un terzo.
Altre alternative non ce ne sono.
1 note
·
View note
Text
UNSCIENTIFIC ITALIANS PLAY THE MUSIC OF BILL FRISELL VOL. 2
All’uscita di un nuovo disco, molto atteso, non nego di essere curioso come un bambino, anche per poter godere della “copertina” (oggi “cover”). Si tratta certamente di un retaggio infantile, ma è innegabile, che la cover ha un certo peso, anche oggi, dove “l’oggetto-disco” praticamente non esiste più (eccezione gucciniana a parte). E siccome l’uscita del secondo volume di “Unscientific Italians Play The Music of Bill Frisell” (Hora Records), mi intrigava e non poco, ho accolto con grande soddisfazione la magnifica grafica di un amico come Francesco Chiacchio, che ha curato l’operazione su un disegno originale di Frisell e con un prevedibile, ottimo risultato. Splendida la confezione, e la musica? Anche qui nutro un vecchio pregiudizio: difficilmente a grafiche tanto raffinate possono corrispondere contenuti deludenti. E infatti, anche in questo caso, il contenuto è letteralmente entusiasmante. Se il primo “Unscientific Italians Play The Music of Bill Frisell” valse a Bill e ai suoi musicisti il premio della critica “Band of the Year 2021”, il secondo volume, anche se per il calcolo delle probabilità non potrà avere ancora un simile riconoscimento, non è da meno. Per sentire l’aria che tira, basta pigiare “play” su “Freddy’s Step” ed entrare nel mood “godimento-puro-senza-elucubrazione-alcuna”, come cioè dovrebbe essere il jazz (o almeno qualche volta). Certo, tutto sembra facile con i ritmi tranquilli e le poche tortuosità di questo pezzo iniziale, ma sia chiaro che la semplicità è sempre un punto di arrivo e non di partenza. Anche in “Love Motel” è ancora l’orecchio che può beneficiare dell’atmosfera pacata, che però sembra nascondere qualche inquietudine, più simbolica che sonora. La seguente “Pip, Squeack”, ironica ed onomatopeica, molto articolata, inizia con un attacco minimal dei fiati e prosegue ritmata e corposa fino al termine. Con “Goodbye” si chiudono i primi quattro brani che ridisegnano la suite “Some Song and Dance", dal celebrassimo album “Before We Were Born" del 1989. Si ritorna nel mare della tranquillità friselliana con il magnifico, caldo e intimamente maestoso “Throughout”, noto anche come "Steady Girl",dal magnifico testo “circolare” di Arto Lindsay, brano di grande fascino ripreso anche da Charlie Haden e dalla sua “Liberation Music Orchestra”. Ed eccoci quindi alla briosa e multicolore “Unscientific Americans” che dà il nome all’album e che, ovviamente, è anche di ispirazione per il nome di questo gruppo, ovvero “Unscientific Italians” composto da straordinari musicisti italiani che vale la pena ricordare uno ad uno: Mirco Rubegni (tromba, flicorno, corno francese), Fulvio Sigurtà (tromba, flicorno), Filippo Vignato, Federico Pierantoni e Lorenzo Manfredini (tromboni), Cristiano Arcelli (sax alto, sax soprano, clarinetto basso), Piero Bittolo Bon (sax contralto, clarinetto, clarinetto basso), Francesco Bigoni (sax tenore, clarinetto, live electronics su ottoni), Rossano Emili (sax baritono, clarinetto basso), Beppe Scardino (sax baritono, clarinetto basso), Alfonso Santimone (pianoforte, live electronics su clarinetti), Danilo Gallo (contrabbasso), Zeno De Rossi (batteria)? Un ensemble imponente, ben amalgamato, con artisti che hanno fatto della ricerca una ragione di vita (musicale e non solo). Non ci resta infine che ascoltare il corale “Egg Radio” che porta con sé anche gli echi del jazz che fu, insieme al jazz che è e, naturalmente a quello che sempre sarà…
0 notes
Text
Facci: “Hanno voluto la bicicletta, non sanno pedalare“
C'è sempre il problema di spiegare ai grillini che adesso sono al governo: non sono nel ruolo di opposizione che può permettersi anche di essere sgangherata e anarcoide. C' è il problema di spiegare che stare al governo comporta una responsabilità e persino una cultura, qualcosa che implica una serietà che - quella no - non ha bisogno di rivoluzioni, anzi, la vera rivoluzione sarebbe se il governo apparisse più compatto e meno dedito a improvvisazioni pasticciate.
Prendiamo l' esempio del Tav (che si scrive al maschile: significa Treno ad Alta Velocità) ed ecco il teatrino: il ministro delle infrastrutture Danilo Toninelli, martedì, dichiara che «La Tav (sic) va migliorata, ma si farà»; più tardi i grillini della Regione Piemonte rimangono di sale e ribadiscono che per l' opera «i costi sono superiori ai benefici»; più tardi ancora, il ministro Toninelli spara su Facebook che «nessuno deve azzardarsi a firmare nulla ai fini dell' avanzamento dell' opera», dopodiché ne dice peste e corna e fornisce cifre che risultano inesatte; poi, il mattino dopo, il vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini dice invece che «dal mio punto di vista, sulla Tav occorre andare avanti, non tornare indietro... C' è da fare l' analisi costi-benefici».
Poco più tardi, l' altro vicepresidente del Consiglio Luigi Di Maio glissa sulla questione e la rimbalza ancora al ministro: «Ora non è sul tavolo del governo, deciderà Toninelli». Infine, siccome mancava, interviene Beppe Grillo che rilancia un suo vecchio post del 13 dicembre 2005 e finge d'ignorare che, da allora, nel progetto della linea ferroviaria Torino-Lione è cambiato semplicemente tutto. Mentre gli altri, che hanno straparlato di analisi costi/benefici, ignorano o fingono d' ignorare che di analisi costi/benefici ne sono già state fatte sette, sinora: tutte commissionate da committenti esterni più una commissionata direttamente dall' Unione Europea.
E tutte hanno giudicato positivo l'impatto dell' opera nel suo complesso. Tutte. Inoltre: il 14 per cento delle gallerie totali è già stato realizzato e il 21 per cento è stato appaltato. Fermare l' opera significherebbe, poi, spendere di più di quanto l'Italia spenderebbe per terminarla (senza contare probabili ritorsioni della Francia contro l' Italia) e comunque gettare al vento una quantità spaventosa di euro già spesi dal nostro Paese.
Per quanto riguarda sprechi ed extracosti - i grillini ne fanno spesso genericamente cenno - l' unico a essere certo risulta quello per difendere il cantiere dall' esercito No Tav: negli anni sono stati spesi 60 milioni di euro (avete letto bene) per autentiche strutture da guerra che Libero ebbe anche l'occasione di visitare e raccontare. Citiamo questi dati perché siamo certi della loro correttezza: i numeri e le cifre in mano al ministro, invece, provengono da un dossier elaborato dall' associazione «Presidiare la democrazia - Controsservatorio Valsusa» (insomma, i No Tav) che la sindaca di Torino Chiara Appendino ha consegnato a Toninelli. Se vi pare serio.
QUALI DOCUMENTI?
Nel complesso, quindi, non si capisce su che base documentale il ministro Toninelli stia elaborando un suo personale rapporto costi/benefici sull' opera, mentre si capisce bene la «confusione italiana» in cui annaspano i vertici del comitato francese che promuove la Lione-Torino. Tantomeno è chiaro su che base documentale Toninelli elaborerà un parere che poi passerà al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte: giudicherà anche lui con dati forniti dai No Tav?
Nell' attesa, Conte potrebbe procurarsi i dati veri (in sede comunitaria, se ritiene) e magari apprendere che, se il governo volesse davvero chiudere i cantieri, beh, per una complessiva messa in sicurezza sarebbero necessari 7 anni: 2 di gare e autorizzazioni, e 5 di lavori. Basterebbe questo per comprendere l' assurdità di uno stop: non sarebbe neppure necessario verificare se siano esatti i «due miliardi di euro di penali, il blocco di finanziamenti europei e i 4mila posti di lavoro a rischio» di cui ha parlato il segretario del Pd Maurizio Martina.
Nell' insieme, come diceva qualcuno, la situazione pare grave ma non seria. Non stupisce che uno come Matteo Salvini appaia come un gigante se circondato da nani che non sanno letteralmente di che parlano, e neppure le fonti a cui attingere. Mentre anche altri grillini, intanto, fanno autentiche sparate a caso (il ministro della Famiglia contro la maternità surrogata, la ministra per il Sud contro il gasdotto Tap) e l' indecisione a tutto seguita a regnare sovrana. Hanno voluto la bicicletta, non sanno pedalare.
32 notes
·
View notes
Text
"Nessun prigioniero" lettera aperta ad un amor perduto.
Non ho più alcuna speranza di venire compreso, da te. Sono tornato a casa, una casa che non mi appartiene più, con una decisione importante nella tasca interna della giacca, quella dalla parte del cuore e una tua foto in mano. Avrei voluto parlartene, entusiasta, magari baciandoti la fronte, gli occhi e poi, solo poi, labbra. Il tuo "ti penso" mi aveva tenuto sveglio durante il viaggio di ritorno. Una fiamma lontana, un piccolo faro nel buio della notte. Mi aveva fatto dimenticare la realtà del reale rifiuto che tu hai nei miei confronti e che in realtà, le docce fredde e calde hai iniziato a darmele molto prima del tuo file rifiuto. Non ho più nemmeno il "privilegio" di poterti parlare guardandoti negli occhi, come fanno le persone vere. Quel "pensarmi" lo hai poi cancellato, come hai fatto sempre con gli altri pensieri di me, ultimamente e io stupido ho pensato di chiedertelo indietro, perché mi piaceva, era dolce anche se messo dopo parole che in realtà suonano come "vedi? Avevi bisogno di una lezione. Ora magari campi meglio". Hai dimenticato che ho già sofferto abbastanza. Non hai notato e tanto meno capito che in realtà io cercavo di non soffrire più. Cercavo leggerezza, ma la cercavo dalla parte sbagliata. Non fa niente, la lezione la accetto lo stesso. La prendo e ne farò buon uso, anche perché in fin dei conti una parola dolce alla fine la avevi usata. Mi hai parlato del tuo di cambiamento, ma non mi hai chiesto del mio...
Credo di essere cambiato anch'io, in questi pochi giorni a Valencia. Un cambiamento il mio, non superficiale anzi estremamente profondo, tanto radicale da avermi dato la forza di prendere una decisione drastica e senza ritorno, per il mio futuro. Volevo parlartene, descriverti tutto quello che avevo vissuto interiormente in così pochi giorni. Dirti, ad esempio, che non è vero che ero un vecchio brontolone, un orso e che in realtà i miei occhi si riempiono ancora di meraviglia quando l'alba sorge sull'oceano e che sono ancora una persona estremamente socievole, quando incontro le persone giuste, positive e gioiose. Non ci crederai ma sono addirittura riuscito a farmi nuovi amici! Sono riuscito ad avere dei dialoghi nei quali non mi è mai stato dato dello stronzo nonostante "le mie forti posizioni" e addirittura un amico mi ha detto che in realtà quello che mi frega è che mi manca la cattiveria, che la gente mi fotte perché sono troppo buono ma che non devo cambiare assolutamente questo mio lato. Devo continuare ad essere così, devo solo frequentare persone che lo capiscano e lo apprezzino. Ho pianto come un bambino, la notte nel letto. Finalmente liberato dal mostro che mi ero creato dentro, pensando che forse avresti finalmente visto tutto l'amore che provo per te, grazie alla mia finale limpidezza. Lo pensavo davvero. Ma è ora evidente mi sbagliassi. D'altronde ormai comunichiamo solo tramite questo aggeggio infernale e si sa che le sfumature del tono vocale, gli sguardi, i profumi non ci sono ed è facilissimo fraintendere. Anche una frase piena di desiderio e amore può risultare fatalmente minacciosa, agli occhi pieni di pregiudizio di chi legge. Non ti ho amata mai tanto quanto in questo momento. Non c'è stato un secondo, durante questo viaggio, in cui tu non ci fossi, seduta accanto a me, a tenermi per mano, e non sai le volte che mi sono girato per cercarti, perché vedevo qualcosa che sapevo ti sarebbe piaciuto o il cui sapore ti avrebbe mandato in estasi. Mi rendo conto che era solo la proiezione del mio desiderio, e non del tuo. Tu magari, anzi no, sicuramente già desideri e ti scopi qualcun altro ma non è affar mio. Non più. Avrei solo sperato non fosse così. L'ho sperato con tutto l'amore e tutta la forza che ho in questo momento.
Sì, sono rinato, ma non è stato per il dolore che mi hai fatto cadere addosso come una doccia fredda e bollente. Sono rinato perché sono riuscito ad avere un dialogo con persone decisamente interessanti e totalmente disinteressate in una città che è stata per me fondamentale. Dove ho ritrovato colori che non vedevo più da tempo e una spinta creativa e una convivenza culturale pazzesche! No, nessuna donna, se vuoi saperlo, ma non che ti interessi o che ti debba interessare, solo che per la prima volta in vita mia non ho cercato altro che il profumo della donna che amavo e che ancora amo. Pulito dentro, pulito fuori.
Finisco dicendoti che io me ne vado. "Pulisco il mio salotto in attesa che spariscano tutti i ricordi di te..." (cit.), e vado via. Chiudo casa, chiudo tutto e mi tolgo dalla tua vita per sempre, perché è giusto che sia così. D'altronde, che senso ha voler restare per qualcuno che non sente nemmeno il bisogno di parlarti? Niente più mi lega a Firenze, nemmeno il lavoro. Nemmeno tu, nonostante sia qui con me anche in questo momento. Ma basta anche con questo. I messaggini, le bacheche convenientemente aperte per far passare messaggi o per sapere anche solo cosa fai o con chi (scusa, ma sono ancora geloso e lo so, non è carino), le notti passate a vedere se mi pensi, appeso al nulla. Quindi chiudo. Tenere aperto qualcosa in modo così infantile non fa per me. Avrei solo voluto darti l'ultima carezza, o l'ultimo bacio, come fanno i grandi Amori quando finiscono, guardandosi negli occhi. Ma temo in realtà per te sia stato solo un grande incubo, una continuazione, uno strascico di Danilo, un tentacolo di quella storia tanto che è da me che ti sei dovuta allontare per ricostruirti e già questo dovrebbe essere sufficiente per chiudere.
Amo profondamente te e amo profondamente la tua famiglia ma credo sia arrivato il tempo di andarsene, da questo paese e dalla tua vita.
Peccato non poterti abbracciare un'ultima volta. Veramente peccato.
2 notes
·
View notes
Text
San Cesareo notizie
Danilo del vecchio segnala questo articolo in merito a San cesareo paese della provincia di Roma, leggi di più https://www.castellinotizie.it/notizie-di-citta/san-cesareo/
0 notes
Text
Nozioni di base di Google Ads
Quali sono le le nozioni di base per aiutarti a comprendere il funzionamento di Google Ads, Danilo del Vecchio di San cesareo ti consiglia la lettura di queste semplici regole ... leggi di più https://support.google.com/google-ads/topic/3119115?hl=it&ref_topic=10286612
0 notes
Text
Intervista ad Danilo Capolei a cura di Nicoletta Lolli
translator on the right side traductor en el lado derecho traducteur à droite
L’arte digitale ha radici profonde nell’arte tradizionale, l’avvento della tecnologia ha semplicemente messo a disposizione degli artisti nuovi mezzi e nuove tecniche, che permettono la realizzazione di opere complesse dal forte contenuto emozionale . I lavori di Danilo Capolei , sono espressione di una immaginazione volitiva, fortemente radicata nelle tradizioni culturali, ma capace di librarsi in volo e attraversare i sogni, le utopie e le visioni dell’artista.
øTheP: Dove sei nato? Dove sei cresciuto?
DC: Nella “ridente” periferia est di Roma.
øTheP: Chi (o cosa) ami?
DC: In particolare amo i miei interessi e ne ho molti, quindi si potrebbe dire che amo parecchie cose ma non proprio tutto.
Modern ukiyoe “Gojira unleashed 2” print
Modern ukiyoe “Gojira” print
øTheP: Quando hai percepito per la prima volta il tuo talento creativo?
DC: Quando hai percepito per la prima volta il tuo talento creativo? Fin da bambino adoravo i giochi manuali quali le costruzioni e lavorare il pongo. Evidentemente ho sempre avuto dentro di me il germe dell’uomo madre; la creatività mi ha sempre accompagnato.
cliccare per ingrandire
Modern ukiyoe “Hot red under bridge” print
øTheP: Chi e/o cosa ti è stato di ispirazione e riferimento?
DC: Sembrerà banale ma sono letteralmente cresciuto a pane Nutella, cartoni giapponesi e fumetti americani, questi sono stati gli elementi fondamentali da cui ho tratto ispirazione.
cliccare per ingrandire
Modern ukiyoe “Deadpool” print
“wall crawler” Homage to Steve Ditko!
Modern ukiyoe “Rgm79 Gm II”
Modern ukiyoe Ms 06j Zaku2 print
Modern ukiyoe “Deadpool” print
øTheP: Come descriveresti la tua arte a qualcuno che non ha mai avuto occasione di vedere i tuoi lavori?
DC: Non saprei come descrivere i miei lavori, di solito li definisco swmplicemente “i miei disegnini”, piuttosto preferisco mostrarli, per questo ho sempre con me un cellulare, o un tablet.
cliccare per ingrandire
Modern ukiyoe “Who wants to be my Teddybear !?” print
Modern ukiyoe “Gossip” print
Modern ukiyoe “Ophelia” print
Modern ukiyoe “A long time ago in Kyoto” print
“Pale crystal water” print
Modern ukiyoe “Dragon lady” print
øTheP: Come ti prepari ad una giornata di lavoro o ad un progetto? Hai un tuo rituale?
DC: ho una routine fatta di gesti ripetitivi, sane e cattive abitudini, tanta musica e dell’ottimo tè.
øTheP: Qual è il tuo lavoro preferito tra quelli realizzati? Perché?
DC: Nessuno in particolare, essendo un superficiale mi invaghisco sempre del mio ultimo lavoro, in quanto credo che sia sempre il migliore anche quando non lo è, quello che mi diverte di più è il mio autoritratto versione samurai.
cliccare per ingrandire
øTheP: Se dovessi passare una giornata con qualcuno – vivo o meno che sia, chi vorresti con tee cosa speri di ricevere da una simile esperienza?
DC: Mi piacerebbe passare un ultima giornata con il mio maestro, che è venuto a mancare nel 2010, per farlo conoscere ai miei allievi e magari fare lezione tutti insieme nel vecchio dojo.
Modern ukiyoe “Sunny side of the floor” print
øTheP: Qual è, se l’hai, la tua ambizione segreta?
DC: Vorrei diventare un pilota di Mobile Suite. (per chi vuole sapere cos’è un Mobile Suite, cliccare qui)
Modern ukiyoe “The strange side of the story”
øTheP: Qual è la tua parola preferita? DC: Ce ne sono molte ad esempio “bascula”, “palindromo”, “sinossi”, “coacervo”, “ermeneutico”, “callistenico” e molte altre.
Approfondimenti su Danilo Capolei: wikipedia ∞ instagram ∞ facebook
Segui The PasseNger Times su facebook ∞ instagram ∞ twitter
“Callistenico” – Intervista a Danilo Capolei – illustration, digital art / illustrazione, arte digitale Intervista ad Danilo Capolei a cura di Nicoletta Lolli translator on the right side traductor en el lado derecho…
#art#Arte#arte digitale#Danilo Capolei#Digital art#Interview#Nicoletta Lolli#Sensei#The Passenger Times#ThePT
2 notes
·
View notes
Text
Bologna: continuano le serate di San Francesco estate con musica e teatro in piazza
Bologna: continuano le serate di San Francesco estate con musica e teatro in piazza. Proseguono le serate di SAN FRANCESCO ESTATE musica e teatro in piazza, il calendario di spettacoli dal venerdì alla domenica a cura di Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale in collaborazione con il Settore Cultura e Creatività del Comune di Bologna, pensato per la splendida Piazza San Francesco. Il progetto è parte di Bologna Estate 2023, il cartellone di attività promosso e coordinato dal Comune di Bologna e dalla Città metropolitana di Bologna - Territorio Turistico Bologna-Modena. Venerdì 14 luglio alle ore 21.00 va in scena Margherita Hack, stella tra le stelle. La vita rigorosa e spettinata di una scienziata galattica, performance del giornalista e divulgatore scientifico, amico e collaboratore della scienziata, Federico Taddia. La scienza e i gatti, l’atletica e la bicicletta, la passione per le stelle e l’amore per Aldo, le parolacce e il senso dell’etica: un suggestivo reading musicale dedicato a Margherita Hack in occasione dei dieci anni dalla sua morte, che ripercorrere le tappe e i messaggi fondamentali della sua “vita rigorosa e spettinata”. Uno spettacolo ironico, coinvolgente, ritmato ed emozionante, adatto a un pubblico di tutte le età. Il racconto è arricchito da una playlist dedicata alle stelle, composta da brani noti, altri riarrangiati e molti inediti. Sabato 15 luglio alle ore 21.00 sul palco della piazza si mescolano canzone d’autore ed etnofolk con As Madalenas, il più attivo duo di musica brasiliana in Italia, che presenta il nuovo e terzo album. L’omonimo disco, uscito a maggio 2023 per Jando Music con la direzione artistica di Ferruccio Spinetti, vede le polistrumentiste Cristina Renzetti (bolognese) e Tatiana Valle (brasiliana) – questa volta anche in qualità di cantautrici – comporre i loro brani in maniera “simbiotica”, in un continuo gioco di rimandi e scambi. Il progetto discografico, dai registri delicati e raffinati, propone un modello di easy listening tutto al femminile, consapevole ed elegante, in cui mondi e continenti si mescolano attraverso voce, chitarra e strumenti come pandeiro, surdo, triangolo e clarinetto. Quello in San Francesco è un inedito live che vede per la prima volta sul palco insieme al duo, una band composta da tre strumentisti: il chitarrista brasiliano Roberto Taufic, il batterista e percussionista Bruno Marcozzi e il bassista Francesco Tino. Il fine settimana si chiude domenica 16 luglio alle ore 21.30 con Bo-Noir, la rassegna dedicata a letteratura e cronaca nera, con gli script della scrittrice Grazia Verasani, la moderazione del giornalista Stefano Tura e la regia di Riccardo Marchesini. Il quarto e ultimo appuntamento tratta il caso della studentessa uccisa a 16 anni nel 1977, il cui cadavere fu rinvenuto nel sottotetto della chiesa della Santissima Trinità di Potenza il 17 marzo 2010: Elisa è sempre stata lì. L’omicidio Claps. Le indagini successive appurarono che la morte della giovane era avvenuta lo stesso giorno della sua scomparsa e per mano di Danilo Restivo, il quale, nel periodo in cui la sorte di Elisa Claps era ancora sconosciuta, fu giudicato colpevole anche dell'uccisione, compiuta nel 2002 in territorio britannico, di una vicina di casa, Heather Barnett. Intervengono Gildo Claps, fratello di Elisa; Marco Pontecorvo, regista della serie tv “Per Elisa”; il giornalista e scrittore Tobia Jones; l’attrice Laura Pizzirani con un reading e al pianoforte Riccardo Roncagli. Il weekend successivo vede in programma venerdì 21 luglio GREG & THE FRIGIDAIRES con le vivaci e coinvolgenti sonorità della musica americana anni Cinquanta-Sessanta; sabato 22 luglio il Teatro del Pratello con la presentazione del libro Visioni di lavoro e con lo spettacolo LAVORARE E VAGABONDARE. Una lezione di Pinocchio, vecchio maestro di Riformatorio; domenica 23 luglio il gruppo #NARRANDOBO con la serata Dark Bologna sulle peripezie della notte bolognese, tra jazz club e qualche faccia.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
0 notes
Text
Próximos jogos do Santos: onde assistir ao vivo na TV e internet | Futebol
Hoje tem jogo do santos futebol clube - Santos | Últimas notícias, resultados e próximos jogos | ge
Pelo lado do Grêmio, o time comandado pelo técnico Renato Portaluppi vive sanros momento na temporada. Na história, os duelos entre Santos e Grêmio aconteceram 81 vezes, santoe 32 vitórias do Peixe, além de 23 empates e 26 vitórias pelo lado do Grêmio. Foram gols marcados pelo clube paulista, e 86 clubee marcados pelo Grêmio.
Na história da Libertadores, as equipes se enfrentaram em 3 fonte do artigo, com 1 vitória do Grêmio, 1 empate e 1 vitória do Santos.
Outra fonte de renda aos clubes finalistas da Copa Libertadores seria a bilheteria. Consultado em 1 de outubro de Consultado em kogo de abril hoje tem jogo do santos futebol clube Veja Rio. Consultado em 30 de outubro de Consultado em 20 de outubro de Consultado em 12 de abril de Acervo Santista.
Consultado em 26 de dezembro fonte oficial Consultado em hoje tem jogo do santos futebol clube de janeiro de Consultado em 5 de fevereiro de Consultado em 8 de dezembro de Terra Esportes. O "peixe" empatou em 2x2 com o Atlético-MG e o craque marcou um gol antológico. Consultado em 17 de outubro de Consultado em 3 de junho de Blog Memória E. Consultado em 12 de outubro de Peixe conquista Libertadores».
Consultado em 8 de maio de World Sports. Terceiro Tempo. Folha Online. Site Hoje tem jogo do santos futebol clube da CBF. Consultado em 26 de fevereiro uoje Consultado em 19 de novembro de Consultado em 7 de junho de Consultado em 9 de novembro de Seu time, o Santos FC, venceu a partida por 2x1 e Neymar Jr encantou a todos com sua ousadia e alegria.
A Tribuna. Consultado em 21 de março de Consultado em 15 de abril de Consultado em 30 de agosto de Consultado em 15 futwbol outubro de Consultado em 15 de setembro de Consultado em 18 de maio de Consultado em 23 de dezembro de Ssantos 'n' Roll.
Consultado em 27 de janeiro de Consultado em 24 de dezembro de Consultado em 1 de setembro de veja esta pГЎgina Consultado em 20 de agosto de Consultado em 7 de abril de Consultado em 19 de janeiro de Acervo Santosfc. Consultado em 13 de abril de Pluri Stochos. Blog Cidade do Rio. Gazeta Esportiva. Só Esporte. Consultado em 25 joggo setembro de Consultado em 8 de agosto de Consultado em 22 de outubro clubw Consultado em 21 vlube janeiro de Esporte Interativo.
Consultado em 2 de novembro de Site do Palmeiras. Equipe Trivela. Acervo Histórico do Santos FC. Santos atropela o Boca e decide Libertadores com o Palmeiras». Consultado em 15 de fevereiro de Consultado em 9 de maio de Consultado em 9 abril de Xantos em 6 de dezembro de Santos Futebol Clube.
Consultado em 5 de junho de Consultado em 22 de agosto de Consultado em 15 de maio de Consultado em 17 de julho de Consultado em 17 de dezembro de Consultado em 3 de agosto de Consultado em 4 de abril de Consultado em 29 de junho de Consultado em 25 de fevereiro de Consultado em 28 de maio de hoje tem jogo do santos futebol clube Consultado em 11 de janeiro de Consultado em 9 de junho de Consultado em 20 de janeiro de Consultado em 4 de junho de Consultado em 21 de outubro sntos Consultado em 10 de novembro de World Football.
Site oficial do Santos FC. Consultado em 3 de março de Consultado em 22 de novembro de Alvinegro da Vila.
Próximos jogos do Santos: onde assistir ao vivo na TV e internet
Santos FC. Consultado em 25 de janeiro de Cópia arquivada em 26 de dezembro de Portuguesa vs. Portuguesa Santista vs. Botafogo vs. Flamengo vs. Fluminense vs. Vasco da Postagem informativa vs.
Santos — elenco atual. Santos — Copa Conmebol de 1. Santos — Campeonato Brasileiro de 7. Santos — Campeonato Brasileiro de 8. Santos — Campeonato Paulista de Santos — Copa do Brasil 1. Santos — Copa Libertadores da América de 3. Santista [ 3 ] Alvinegro. Baleia [ 4 ]. SumUp [ 5 hoje tem jogo do santos futebol clube. Temporada atual.
Recopa Intercontinental. Copa Libertadores da América. Recopa Sul-Americana. Copa Conmebol. Supercopa Libertadores. Campeonato Brasileiro. Copa do Brasil. Torneio dos Campeões da CBD. Campeonato Paulista. Quartas de final e Semifinal Vasco da Gama. Atlético Mineiro. Athletico Paranaense. Pelé [ ]. Neymar [ ] [ ]. Gabriel Barbosa [ ]. Vinícius Balieiro. Luiz Felipe. Guilherme Nunes. Felipe Jonatan. Bruno Marques. Marcos Leonardo. Gabriel Pirani. Lucas Lourenço. Danilo Boza. Jean Mota.
Kaio Jorge. Marcos Guilherme. Kevin Hoje tem jogo do santos futebol clube. Vinícius Zanocelo. Lucas Venuto. Luan Peres. Paulo Mazoti. Lucas Braga. Gilmar [ ]. Manga [ ]. Rafael Cabral. Rodolfo Rodríguez. Carlos Alberto Torres [ ]. Chico Formiga. Edu Dracena. Hélvio Piteira. Joel Camargo. Marinho Peres. Mauro Ramos. Orlando Peçanha. Ramos Delgado. Agostinho Marba. Aílton Lira. Antoninho Fernandes. Araken Patusca. Haroldo Domingues. Jair Rosa Pinto. Zito [ ]. Adolpho Millon.
Arnaldo Silveira. Ary Patusca. Del Vecchio. Edu [ ]. Manoel Maria. Neymar [ ]. Nilton Batata. Odair Titica. Raul Cabral Guedes. Ricardo Oliveira [ ]. Serginho Chulapa. Toninho Guerreiro. Camila Gomes.
Laura Valverde. Camila Martins. Fe Palermo. Luaninha Theodoro. Day Silva. Maria Dias. Gi Fernandes. Amanda Gutierres. Byanca Brasil.
0 notes
Text
Schiaffi, calci, minacce e documenti sequestrati. È ciò che nel pomeriggio del 7 gennaio a Roma hanno subito Federico Marconi e Paolo Marchetti, rispettivamente giornalista e fotografo de L’Espresso. Entrambi stavano seguendo la commemorazione dei morti di Acca Larentia quando mentre svolgevano il loro lavoro sono stati aggrediti da diversi militanti nostalgici di Avanguardia nazionale, Fiamme nere e Forza nuova che si erano radunati al cimitero monumentale del Verano per ricordare i militanti del Fronte della gioventù uccisi il 7 gennaio 1978. Tra i presunti assalitori era presente anche Giuliano Castellino, considerato il capo di Forza nuova Roma e attualmente sottoposto a un regime di sorveglianza speciale. Proprio Castellino, aiutato da un vecchio militante di Avanguardia nazionale, ha afferrato per il collo Marconi e successivamente gli ha strappato il cellulare per cancellare foto e video della giornata.
Pur essendo di fatto fuorilegge dal lontano 1976 grazie alla vecchia legge Scelba, Avanguardia nazionale si è ormai ricostituita da quasi tre anni nella più assoluta indifferenza delle istituzioni. Il simbolo, l’Odal, utilizzata a suo tempo anche da una divisione delle Waffen-Ss, è rimasto lo stesso. Così come i dirigenti, tutt’ora guidati dal signore oscuro del neofascismo italiano, ovvero Stefano Delle Chiaie, sospettato e poi assolto di essere il grande manovratore occulto dell’epoca delle stragi. Avanguardia si presenta senza filtri sui social network senza tentare affatto di nascondere la propria natura di organizzazione eversiva. Ogni ultimo giovedì del mese, a Roma e a Brescia vengono organizzate in simultanea delle cene sociali dove tra saluti romani e calici di vino si discute del programma politico attuale. L’idea è quella di aprire sedi ed effettuare formazione politica dei nuovi camerati.
Il 31 luglio 2018 su La Stampa ho raccontato per primo la rinascita di Avanguardia nazionale a Brescia, città della strage nera di piazza Loggia (8 morti, 102 feriti, 28 maggio 1974). L’ho fatto grazie a un intenso lavoro di inchiesta durato un anno. Da cronista ho cercato infatti di mettere in guardia l’opinione pubblica e le istituzioni sui danni che il ritorno del neofascismo può causare alla nostra democrazia. Quello di capire, raccontare e denunciare è il mio mestiere. E l’inchiesta su Avanguardia nasce quando da una semplice fotografia ho riconosciuto i volti di personaggi che hanno animato le cronache giudiziarie degli anni della strategia della tensione. Danilo Fadini e Kim Borromeo, entrambi condannati nel 1973 per l’attentato dinamitardo alla sede provinciale del Psi, sono tra questi. A loro, da almeno due anni a questa parte, si è inoltre aggiunta Laura Castagna, candidata sindaco con Forza nuova e Azione sociale alle ultime elezioni comunali.
Raccontare il ritorno del fascismo nella città in cui sono nato è stato un percorso delicato, difficile ma costruttivo. Sapevo che rendere pubbliche e descrivere le riunioni di un gruppo eversivo nero avrebbe avuto un prezzo pesante da pagare ed è andata proprio così. Sono stato minacciato di morte, insultato e diffamato probabilmente per non essermi voltato dall’altra parte. Purtroppo, a certe persone il dolore e le violenze degli anni Settanta non hanno insegnato nulla. Da qui dunque la volontà di alimentare nel nostro Paese un assurdo clima d’odio. Fuochi di paglia che rischiano poi di diventare dei bracieri incontrollabili proprio come quanto accaduto al Verano.
Federico Gervasoni
da Left
3 notes
·
View notes