#da questa prigione fatta di dolore
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Geova è uno dei tanti nomi e inganni dei divini impostori assetati di potere e adorazione.
Tutte le religioni nascono con buone intenzioni ma vengono rilevate e distorte per un unico obiettivo: dividere,annullare il principio di ogni custode dello spirito.
Il demiurgo nella sua gerarchia come Geova o Yahvé sono entità egoiste i cui sfoghi di megalomania e crudeltà si possono vedere chiaramente nell'Antico Testamento della sacra Bibbia....che di sacro purtroppo non ha più nulla.
Nel corso dei secoli è stata riscritta, aggiustata e interpretata male...e oggi i vari traduttori ne hanno testimoniato abbastanza per sollevare dubbi e sollecitare i cuori impavidi di vera saggezza, a riscrivere i veri concetti d'amore incondizionato e crescita spirituale per poter aprire la porta allo spirito. Uno spirito chiuso in una gabbia illusoria di nebbia fitta che non permette il risveglio, non accende la coscienza addormentata.
Il demiurgo è allo stesso tempo quella forza mentale che crea il suo mondo illusorio solo grazie alla pura energia pensante della vera creazione originale... le vere essenze divine - che provengono dalla Sorgente.
I figli amati sono solo ostaggi, spiriti infiniti, immortali che sono stati intrappolati nei corpi umani eoni fa, per soddisfare la fame di energia di coloro che sono stati ingannati da un dio genetista che si spaccio' per la Fonte.
La loro predazione è basata sulla paura, il dolore, la sofferenza, la crudeltà, il male e i desideri che il demiurgo e le sue gerarchie provocano, si deve comprendere che, le polarità hanno istinti diversi, c'è chi sfrutta e provoca appunto basse energie vibrazionali e chi invece le fa' elevare perché si nutre di quelle sottili. La guerra è loro e usano noi come pedine.
Finisce un ciclo dove hanno governato gli oscuri e passano la palla ai nordici corrotti che la new age spinge ignorantemente dichiarandoli benevoli.
Richiedono la nostra energia per sopravvivere...e per tanto inganneranno attraverso la quinta dimensione,la nuova trappola soprannominata " il paradiso in terra, la Gerusalemme celeste".
I canalizzatori che riportano messaggi angelici non hanno compreso che sono messaggi ingannatori del basso astrale. Sono parassiti energetici, tanti sono esseri demoniaci e gli egregori mentali.
In altre parole è il demiurgo che come strategia di potere ci ha messo la mente per il controllo, la manipolazione e la predazione energetica.
La cosa più grave è che per mancanza di conoscenza, crediamo che sia la "nostra mente" e che tutti i pensieri siano nostri.
Abbiamo una mente superiore e una mente inferiore.
Così ci sottomettiamo e crediamo che questa realtà di limitazione imposta, accettando il dolore, la limitazione e la sofferenza sia parte obbligatoria della vita, come presunto "apprendimento" per "crescere" ed "evolvere" ciò che non è vero. Lo spirito infinito È per sempre libero senza limiti❗
Solo la connessione con il tuo interiore può farti uscire da questa prigione distruggendo le mura di Alcatraz.
Sarà la forza del tuo cuore, quella scintilla divina o Spirito che è il tuo vero Essere, che determinerà la tua scelta.
Si batterà in un duello contro il demiurgo, per poter riottenere il controllo di se stessi. Lui esercita sulla nostra mente con infinite trappole astutamente pianificate dove ti fa credere di aver trovato, in qualcuno, in qualcosa, nel denaro, nel potere, in una professione o in qualsiasi cosa, la tua forza, volontà e verità.
L'energia del corpo mentale nell'essere umano è il territorio dell' OPPRESSORE : il demiurgo.
Per spegnere il suo potere va fatta presenza della luce non è altro che il tuo spirito infinito che non è altri che il vero portatore di un'essenza pura e indistruttibile.
Non cercare fuori ciò che è solo dentro di te.
Una volta che avrai capito come distruggere il sistema operativo mentale che il demiurgo controlla, potrai dire di aver corretto la matrice. Non potranno agganciarti perché sei solo un Hacker.
Riflettiamo....... ❤
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“Ti avevo dato tutto…
Il mio cuore
Il mio corpo
E la mia anima
Era tutto nelle tue mani
Pensavo fosse al sicuro
Ma chiaramente non era così
Ti ho lasciato perché non ero più felice
Non perché non ti amassi più
Mi hai fatto passare per là carnefice
Hai detto che a causa mia non saresti stato più felice
Perché la tua felicità ero io
2 mesi dopo stavi già con un’altra
Le hai detto “ti amo”
Le hai fatto fare le stesse cose che facevi fare a me
L’hai portata dove portavi me
Ma lei non è me
E non lo sarà mai
Sei così tanto disperato a stupido da essere arrivato al punto di fare “chiodo schiaccia chiodo”
Io invece,
Non riesco ad amare nessuno
Perché amo ancora te
E non farò chiodo schiaccia chiodo
Mi prenderò il tempo che mi occorre per tornare ad amare
È una parte di me però ti odia
Perché mi hai lasciato dei traumi
Mi hai messa in prigione per 3 lunghi anni
E io, accecata dall’amore, non me ne ero resa conto
E quando dopo tanto dolore, sono riuscita a fare una scelta, scegliendo me stessa, la mia felicità, la mia libertà e la mia salute mentale…
Ho dovuto lasciar andare te
E ho provato tanto dolore
E provo ancora oggi dolore
Perché a volte mi manchi
Mi manca quando mi dicevi “ti amo” o quando mi chiamavi “pati”
Ma poi penso a come usavi il mio corpo, unicamente per i tuoi scopi
A come pensavi a procurare piacere a te stesso, e non ti importava mai di me
A come dovevo supplicarti per una carezza, un bacio, delle attenzioni
Alle lunghe litigate perché volevi sempre avere ragione tu
A tutte le volte in cui mi hai fatta sentire sbagliata e brutta
A tutte le sere in cui non mi hai chiamata lasciandomi sola a piangere
A tutte le bugie che mi hai raccontato
Alle volte in cui mi hai tradita
E capisco… che questo non era amore
Io ti ho amato per davvero
Tu mi hai solo usata
Ero la ragazza perfetta da presentare alla tua famiglia
Quella che tutti adoravano e ammiravano
Quella che ti ha aiutato a diplomarti, prendere la patente e trovare un lavoro
Colei che ti fa fatto da madre, padre, sorella e migliore amica, prima ancora di essere la tua ragazza
Proprio questa stronza qui, che pur di vedersi con te la sera, studiava la notte o la mattina alle 4
Questa stronza che ha messo te al primo posto un miliardo di volte, dimenticandosi di se stessa
A me…
Che ho perso tutte le mie amicizie a causa tua
E anche il sorriso splendente sul mio volto
È tutto questo… solo per sentire battere il mio cuore…
Oggi
Ho di nuovo il sorriso
Mi sento libera
Leggera
Ho di nuovo i miei amici
La notte posso dormire
Mi sto concentrando unicamente su me stessa e i miei piani futuri
Sto creando tassello dopo tassello la vita con vorrei… con tanti sacrifici
È il tutto da sola!
Tu per fare tutto ciò hai avuto me
Io, ora che ne avrei bisogno, non ho te…
Ma va bene così
Perché in realtà saresti stato d’intralcio
Un peso.
Dunque
A volte
Quando i bei ricordi di me e te insieme riaffiorano alla mia mente
E mi viene da piangere
E penso che vorrei sentire di nuovo battere il mio cuore in quel modo
Provo a tornare sui miei passi
E riportò alla mente tutto il dolore che mi hai causato
Mi avevi portata ad allontanarmi dalla mia famiglia
Da tutti
Vedevo tutti come i cattivi della storia, perché volevano allentarmi da te
Ma avevano ragione
Loro si che volevano solo il mio bene
Dunque
Non mi pento di nulla
Ho scelto la mia felicità e ho rinunciato all’amore
Perché era un amore tossico
Ma era la cosa giusta da fare
Ti amerò per sempre
E allo stesso tempo ti odierò, per avermi fatto vivere in prigione gli anni che sarebbero dovuti essere i più belli della mia vita
Ti auguro di essere felice
Ma anche di provare lo stesso dolore che ho provato io
Spero che ti torni tutto indietro
Pezzo di merda!”
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Ho nel mio archivio questa immagine da davvero tanti anni. TEMPO-LACRIME-NUMERI!
Più e più volte mi sono soffermata ad osservarla, a contemplarla.Lo sconfinato/incalcolabile dolore di quelle lacrime che sgorgano come un fiume in piena. Il tempo che è tutto oppure è niente.A volte sembra inutile, a volte non bastare, a volte non lo si vuole, a volte lo si pretende… altre volte, quel tempo deve essere tutto e anche subito.Il tempo è la vita e spesso se ne ha una percezione distorta.
“ho buttato via troppo tempo della mia vita” “la mia malattia mi rubato tempo prezioso” “tanto ormai non c’è tempo” “non è più il tempo alla mia età” “ma come ci vuole ‘così tanto tempo per guarire’?!” Il tempo: amico e nemico!Ma…. dandosi il TEMPO di viversi giorno per giorno nell'avventura dello scoprirsi è un fedele aiuto e compagno di percorso.DATTI TEMPO❣
Quando si è affetti da disturbi alimentari un mese può sembrare un anno e anche di più o viceversa. Ieri: dieci anni fa…. E dieci anni fa: ieri.
L’immagina racconta un pianto anche di numeri… numeri del tempo che passa… io vedo anche tutti i numeri di cui è fatta questa ORRIBILE malattia: chili, grammi, calorie, centimetri, voti, ecc… Proprio quei numeri che fungono da prigione… Una prigione numerica nel tempo e "di tempo".
Nessuno è un numero, facciamo di tutto per non esserlo…. Ognuno è magnificamente unico.
Non abbandonarti al dolore o al “non ce la faccio”. Non abbandonarti al muro della paura. Non lasciare che il “godimento sintomatico” ti governi e ti controlli. Concediti di accogliere e affrontare quel viaggio durissimo, ma anche fondamentale che ti porterà a stare bene e a scoprire chi realmente sei!
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🎗@chiarasolems 🎗MondoSole sito ufficiale: www.chiarasole.com 🎗Pagina FaceBook: https://m.facebook.com/AssociazioneMondoSoleAnoressiaBulimiaBinge 🎗
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#chiarasole #famedivita #avantitutta #coloriamocidililla #maimollare #guariredallabulimia #credercisempre #disturbidelcomportamentoalimentare #bulimiaitalia #disturbialimentari #wedoacttogether #nonseiunnumero #mondosole #mondosolecreepers #bingeeating #prevenzione #sipuoguarire #lillaperunire #anoressia #mettersiingioco
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“Magro, senza febbre, né freddo né caldo, con gli occhi vuoti, il giovane si solleva senza camicia di sotto ai piumini, mi s’attacca al collo, mi sussurra all'orecchio: ‘Dottore, lasciami morire’. Mi guardo intorno, nessuno ha udito; i genitori stanno lì protesi, e aspettano il mio responso; la sorella ha portato una sedia per la mia borsa e frugo fra i miei strumenti; il giovane dal letto, non smette di allungar le mani verso di me per ricordarmi la sua preghiera; afferro una pinzetta, la esamino alla luce della candela e la depongo di nuovo […]
Ed ora ho trovato: si. il ragazzo è malato. Sul fianco destro, verso l’anca è aperta una ferita grande come il palmo di una mano; di color rosa, in diverse gradazioni, scura in fondo, più chiara verso gli orli, leggermente granulosa, col sangue raggrumato a chiazze, aperta come la bocca d’una miniera. Vista da lontano è così. Ma da vicino appare ancor più grave. E come guardarla senza ansar lievemente? […] Povero ragazzo, nessuno ti può aiutare. Ho scoperto la tua orrenda ferita; questo fiore nel tuo fianco ti farà morire […]
«Mi salverai?» Mormora singhiozzando il fanciullo, abbagliato dalla vita che è nella sua ferita.”
Franz Kafka, Un medico di campagna, 1919
Il dentro ferito
“La disperazione ignora di essere disperazione.”
Buio profondo. Il tempo del mio cuore è grigio, il cielo ovattato dalle nuvole e dai fitti pensieri. Piove sempre: non traspare neanche un minuscolo brandello di cielo. Ascolto i rumori notturni. Sono raggomitolata a terra con lo sguardo perso. Mi sento desolata e fragile stanotte. Rinchiusa sempre più rigidamente nella mia interiorità. Una triste solitudine e un’angoscia lacerante sembrano essersi impossessate di me. Non riesco a tollerare questa atmosfera opprimente. Da quella sera, mi sono progressivamente trasformata in una versione incompleta di me, separata dal mondo, in un fantasma con sentimenti annullati e pensieri in pausa. Non mi riconosco, sto scomparendo. Al posto della mia anima, c’è un vuoto spettrale che viene progressivamente invaso dai mostri che mi corrodono dall'interno. Il dolore ha lasciato una traccia così profonda dentro me. Non sono più io. Di me conservo solo l’involucro. Sono una casa abitata da estranei. Sono una creatura aerea: impossibile vedermi o toccarmi. Non posso essere definita, classificata, non assomiglio a niente di compiuto, non più.
«Nel frattempo, che ne è delle tue ferite?»
Tutto rimane esattamente uguale all'esterno, sembra tutto perfettamente in ordine. Tutto è al solito posto nella mia stanza, tutto sembra familiare: i libri sulle mensole, il piumone a righe, i peluche, le cuffie. Qualcosa vacilla. Il caos è interno. Gli sconvolgimenti emotivi non si vedono. Sono le ferite interne riaperte a sanguinare copiosamente. È un soffrire invisibile, impalpabile ma terribilmente reale. Contrariamente da quanto si può vedere, il dolore gonfia, s’ingrossa e vive in fondo, dove si è insediato. Mi afferra ripetutamente senza preavviso. La sensazione di essere sua prigioniera è intollerabile. Inganno il tempo con la voce piena di silenzi e lo sguardo distratto. Provo ad andare avanti, provo a dirigermi verso il chiarore della luce ma sono sempre più impacciata. Mi affanno a trovare una via d’uscita, notte dopo notte. Mi trascino. Arranco. Alla fine, cedo esausta.
«Non riesci a dormire, vero?»
C’è una sofferenza in me legata a momenti precisi e concreti. È un travaglio instancabile che non conosce pause né riposo. Rivivo dolorosamente i ricordi. Sono destinata a fare i conti tutte le notti con questa dura e inevitabile realtà e con le difficoltà che solleva: non sono in grado di aggirarla né di ignorarla. I ricordi dolorosi sono sempre i più invasivi: ridestano sensazioni avvertite sulla pelle e angosce ardenti e inarrestabili. Sono loro a farmi compagnia quando è buio e non è certo una compagnia piacevole o desiderabile. Mi tornano alla mente anche i dettagli di quella sera orrenda che credevo di aver dimenticato, tornano ad emergere dai luoghi sperduti, dai quartieri abbandonati e in rovina della mente. Guardo con terrore quelle lunghe e frastagliate sequenze che si rimescolano fino a formarne una completa, ne seguo ogni movimento con lo sguardo. Mi fa male vederle scorrere. Sono la causa della mia drammatica fragilità, del mio essere ineluttabilmente vulnerabile. Rimango penosamente interdetta. Vorrei che tutte le immagini svanissero, che venissero magicamente cancellate dalla mia memoria, invece di tornare alla carica. La memoria è straordinariamente elastica: si restringe e si allarga, si conserva ma può anche trasformarsi, mi dico. Sarei felice se riuscissi a dimenticare tutti i ricordi legati a quella sera sgradevole e invece sono smarrita in una terra ignota che temo. Mi serve un lasciapassare, un passaggio sicuro. Non c’è una scappatoia possibile.
«Salvami!», dico abbassando gli occhi.
Sono un’anima ferita e lacerata in cerca di aiuto. Vorrei che qualcuno corresse a salvarmi. Vorrei trovare conforto. Vorrei ritrovare la pace della mente.
Io e i miei intensi e irrealizzabili desideri.
La vita è fatta di prigioni e di liberazioni, penso.
Non mi resta che questo raggio di speranza.
#Franz Kafka#Un medico di campagna#1919#Ricoeur#1992#Il dentro ferito#al mio posto un fantasma#vuoto spettrale#le ferite dell'anima#sanguinano copiosamente#sofferenza interna#invisibile#impalpabile#i ricordi dolorosi hanno il potere di controllare la mia mente#voglio solo dimenticare#o un lasciapassare#un passaggio sicuro#verso la salvezza#verso la libertà#da questa prigione fatta di dolore
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Tutti vogliono che tu sia la ragazza perfetta, che non può mai sbagliare, che deve essere sempre sorridente, che ha tutto sotto controllo...
Dopo un pò tutte queste aspettative, il giudizio delle persone, l'odio che provi nei tuoi confronti, i tuoi ideali di perfezione ti schiacciano e ti fanno desiderare con tutta te stessa di diventare quella ragazza che tutti ammirano: simpatica, bella, magra, intelligente, che ha sempre il controllo su tutto;
Così inizi a tenerti tutto dentro, a non essere più te stessa. Non mostri più le tue emozioni così nessuno potrà più ferirti, inizi ad assorbire tutto il dolore degli altri e a sorridere, nonostante dentro tu stia morendo, perché la ragazza perfetta non può mostrare agli altri il suo dolore, perché è suo dovere non far star male gli altri e non seccarli con i suoi problemi. Con il tempo ti crei una prigione fatta di fragilità, insicurezze, dolore, tristezza, solitudine, e da tutti i giudizi taglienti delle persone...
Non ti rimane niente se non un vuoto immenso e l'ardente desiderio di diventare perfetta, ma questo ti porta solo a diventare ancora più consapevole di quanto tu faccia schifo, quanto tu sia stupida, brutta, grassa, inutile, incapace e d'intralcio agli altri. Ti senti un peso per tutti, così inizi a desiderare di scomparire e pensi che non abbia senso esistere se passi le tue monotone giornate a sentirti uno schifo, a sentirti inferiore a tutti, ad avere paura di deludere le aspettative degli altri, che non sai neanche come si siano create. Sei circondata solo dalla solitudine.
Dentro la tua mente c'è un buio spaventoso, ti senti sempre più sola e spaesata,finché non ti accorgi che non sei sola,c'è una presenza, che non hai mai sentito entrare. Essa ti promette la felicità, ti promette che non sarai mai più ferita dalla gente. Ti promette che ti farà diventare sempre più forte, però ti dice che per far sì che ciò accada devi affidarti completamente a lei, così tu esausta non ci pensi due volte e accetti.
Più passa il tempo, più tu e questa vocina diventate un tutt'uno, lei ti dice cosa fare, quanto mangiare, ti dice che devi contare ogni minima caloria, se no diventerai debole perché non riuscirai a controllarti, grassa, rimarrai ancora sola, sarai un peso per tutti...questo effettivamente non ti va proprio giù però sei felice perché in questo modo tu hai il controllo su qualcosa e ti senti potente, tanto potente...così continui ad ascoltarla. Questa presenza però diventa sempre più forte ed esercita sempre più potere su di te, ma è l'unica cosa che ti è rimasta e quindi accetti e obbedisci a ogni suo ordine...
#Dca#Ana#Sfogo#my diary#mi sento uno schifo#Ed Italia#solitudine#Disturbi alimentari#La voce dell'anoressia
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Ho chiesto aiuto a Dio una volta sola Mi ha buttato a terra e poi mi ha preso a calci Tornai a casa con un occhio viola Ma ho imparato cosa vuol dire fidarsi La miseria non sta solo negli stracci Nei ragazzini che giocano scalzi So che un sogno vale più di ogni altra cosa Quindi guardatevi dentro, siete voi i poveracci
Condividiamo lo stesso dolore Per questo nelle mie parole ti ritrovi Ma puoi perderti se entri nel mio cuore Intricate geometrie di rovi La felicità va conquistata Quindi preparati perché la guerra è appena cominciata Lacrime di rugiada sopra i caschi dei soldati Caduti per strada in questo scontro Io contro me stesso E il mio riflesso nello specchio lo prendo a testate Lascio il sangue sopra il muro ops, scusate Stendo quattro strisce sul mio disco E tiro su dal naso la cenere nera di vecchie poesie bruciate Sono ciò che mancava al rap di adesso Uno schizzofrenico depresso mezzo pazzo Metto su YouTube un video in cui mi tiro fuori il cazzo Guardalo e facci una rap reaction Non puoi fermarmi e chi ci prova si scava la fossa Sono letale come un cobra che stringe la morsa Senza catene d'oro Puttana salirò sul palco con una collana fatta con le loro ossa Dentro quattro mura di cemento Ma più passa il tempo Più mi sento che divento violento e brutale Rinchiuso nella mia prigione mentale I miei occhi sono le finestre da cui guardo il mondo bruciare
Notti infinite aspettando quell'alba che non sorgerà Pensavo soltanto a una cosa, fuggire lontano da qua Ricordo avevo solo il buio intorno So che avrei dato luce a questo sogno Io lo sapevo, ci credevo, me lo ripetevo ogni maledetto giorno
Ogni maledetto giorno, ogni maledetto giorno Ce l'avrei fatta, lo sapevo, ci credevo Me lo ripetevo ogni maledetto giorno Ogni maledetto giorno, ho detto ogni maledetto giorno Io lo sapevo, ci credevo, me lo ripetevo ogni maledetto giorno
Ho chiesto aiuto al diavolo una volta sola Mi ha teso la mano per rialzarmi Mi ha dato un microfono ed una pistola Poi se n'è andato senza salutarmi Per caricare e calibrare ogni parola Sputo proiettili dalla mia gola Perché so cosa vuol dire stare male Fino a diventare tu quel mostro che ti divora E allora sali su quella montagna Ma se scivoli, se cadi ancora, ci riprovi ancora E quando sarai in cima salta, chiudi gli occhi e tira i dadi Apri le tue ali e vola Sognavo di non essere mai nato Pensavo che sarei finito accoltellato Che sarei impazzito, poi tutto è cambiato Quando questa musica mi ha impossessato È stato il rap che mi ha salvato Sarò sempre grato a Bassi Maestro Lui non lo sa ma è stato il mio maestro "Succhiatemi il cazzo", ricorderò per sempre quella canzone So a memoria ancora tutto il testo Ero ragazzino, rimasi scioccato Quando per la prima volta per caso ascoltai quel pezzo Mi ha insegnato che se hai merda da sputare Cristo santo, devi farlo, non esiste via di mezzo Io griderò per la gente come me Come me quella gente griderà Per la mia città Per chi non ce la fa Griderò per chi è sempre giù Per chi non c'è più però è sempre qua Per le cicatrici e i lividi Per tutte quelle cose orribili che ancora io mi porto dentro Questa penna è la chiave della prigione Stronzo comincia a scappare, le porte si stanno aprendo
Notti infinite aspettando quell'alba che non sorgerà Pensavo soltanto a una cosa, fuggire lontano da qua Ricordo avevo solo il buio intorno So che avrei dato luce a questo sogno Io lo sapevo, ci credevo, me lo ripetevo ogni maledetto giorno
Ogni maledetto giorno, ogni maledetto giorno Ce l'avrei fatta, lo sapevo, ci credevo Me lo ripetevo ogni maledetto giorno Ogni maledetto giorno, ho detto ogni maledetto giorno Io lo sapevo, ci credevo, me lo ripetevo ogni maledetto giorno
Notti infinite aspettando quell'alba che non sorgerà Pensavo soltanto a una cosa, fuggire lontano da qua Ricordo avevo solo il buio intorno So che avrei dato luce a questo sogno Io lo sapevo, ci credevo, me lo ripetevo ogni maledetto giorno
Ogni maledetto giorno, ogni maledetto giorno Ce l'avrei fatta, lo sapevo, ci credevo Me lo ripetevo ogni maledetto giorno Ogni maledetto giorno, ho detto ogni maledetto giorno Ogni maledetto giorno
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Riuscirò mai a salvarmi?
Oggi ho avuto una giornata molto grigia.. un po’ come le nuvole che si rispecchiavano nella mia finestra, si rispecchiavano nei miei occhi spenti e nel mio cuore a pezzi..
Ho avuto una mattinata pesante, costituita da pianti disperati e momenti di riflessione, a tratti provavo anche paura.. Oggi ho dialogato di una cosa molto importante con una mia professoressa e non sto parlando di storia o matematica, per la prima volta mi sono sfogata perchè mi sono sentita ascoltata e capita senza nemmeno dare troppe spiegazioni. La nostra conversazione ha toccato molti tasti dolenti e parlarne mi ha fatto sentire come se mi buttassi da un’aereo senza paracadute, un mix di emozioni fortissime e lacrime che non riuscivo più a trattenere. Mi sono resa conto di quanto io sia fragile e di quanto io senta davvero il bisogno disperato di essere ascoltata prima che sia troppo tardi. Se mi vedete da fuori sembro la solita ragazza stronza, apatica e incazzata con il mondo, ho fatto finta per cosi tanto tempo di essere qualcuno che non sono e quasi quasi ci ho creduto pure io.. Ma non è cosi, la verità è che mi comporto in un certo modo per nascondere le mie debolezze, le mie fragilità, perchè ho paura.. ho paura di essere ferita ancora e ancora.. ormai sono troppo stanca per tenere la presa, sono stanca di stringere i denti e andare avanti, sono cosi fottutamente stanca.. non me la sento più di far finta di niente, sono troppo stanca per aggrapparmi ancora con unghie e denti ad una speranza che non esiste più da tanto tempo ormai.. io voglio lasciarmi andare.. mi sento come se fossi in mezzo al mare senza salvagente, senza forze, stanca di continuare a nuotare per salvarmi.. mi sento così debole e fragile, mi fa male tutto, mi fa male il cuore e non ce la faccio più a trattenere le lacrime, ho bisogno solo di andare a fondo.. lasciarmi affogare.. solo per un po’.. ho bisogno di stare male ancora un po’ per poter capire cosa voglio.. chi sono e come migliorarmi, ho bisogno di sentire un’altro po’ di dolore, un’altro piccolo taglio in qua e in là per poter guardare le ferite rimarginarsi con il tempo e capire che anche le ferite dell’anima con il tempo guariranno, ho bisogno di vedere un’altro po’ di sangue caldo scivolare sul mio corpo per sentirmi ancora viva.. perchè non sono più sicura di esserlo.. penso di essere morta già da un po’, forse da qualche mese, forse da anni, ma il tempo non è importante.. ho bisogno di guardare le mie cicatrici in futuro e dire a me stessa che ho vinto, ho bisogno di salvarmi prima che sia troppo tardi e devo farlo da sola, perchè nessun’altro lo farà al posto mio..
E se vi chiedete il perchè di queste mie azioni, la risposta è molto semplice, il dolore fisico è più facile da sopportare e per me è l’unica via di uscita per poter trovare un po’ di pace a livello psicologico. Ne sento il bisogno, è diventata un’abitudine quotidiana e sono consapevole che è sbagliato, che i problemi non si affrontano cosi, ma io sono troppo debole per affrontare questi problemi, non mi sento ancora pronta, quindi cerco di scappare, ancora per un po’. Alle volte mi sento cosi sbagliata che lo faccio per punirmi, perchè io non mi amo affatto, non rispetto il mio corpo, perchè per me è come una prigione, sono come un uccellino in gabbia. La mia anima ormai è da troppo tempo che cerca di scappare da questo corpo che io odio con tutta me stessa, il mio specchio è diventato il mio peggior nemico e io non faccio nulla per migliorarmi.. perchè non ho più speranza, non c’è più vita in questo corpo, solo un cuore che batte a fatica e ancora qualche lacrima che lascerò scivolare sul mio volto quando non riuscirò più a trattenermi.. ma questa per me non è vita, è semplicemente sopravvivenza. Forse un giorno troverò le forze per salire in superficie e salvarmi o forse mi lascerò andare ancora più a fondo e mi autodistruggerò..
Voglio vivere ma sono troppo stanca per farlo.. mi sento come un cucciolo ferito, abbandonato in mezzo al nulla, ho freddo, sto tremando e non riesco a smettere di piangere...
(un grazie infinito alla mia professoressa, una persona con un cuore enorme, una persona bellissima che io ammiro tantissimo, un grazie enorme per avermi ascoltata e avermi fatta sentire, anche se solo per un’istante, importante. )
03/12/2020 - 20:14
Cristina.
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Sea-Watch Ieri alle 15:07 Oggi è bloccato come se fosse un ostaggio sulla Sea-Watch 3, ferma al largo di Siracusa, senza possibilità di sbarcare o di andarsene. Doro è gentile, generoso e premuroso. La sua storia, però, ci fa rabbrividire. Doro ha sofferto per rincorrere i suoi sogni ed è difficile raccontare chi è a parole. La sua storia non è inusuale ma è una testimonianza vera e viva del perché nessun essere umano dovrebbe essere riportato in Libia. In Libia Doro veniva chiamato Mo. Mo, nella lingua Soninke, significa “aiutante”. Doro parla 7 lingue tra cui inglese, francese e arabo. È un uomo gentile ed empatico e, con umiltà, partecipa alla vita di bordo dando una mano in cucina. Quando la gente ci dice che dovremmo “riportarli indietro”, penso a persone come Doro. E lo sento che mi dice “Non prendertela con loro. Non hanno mai sofferto quello che abbiamo sofferto noi. Non sanno cosa dicono”. Doro è un gigante gentile che mi motiva quotidianamente. Provo dolore a raccontare la sua storia. Perché è un uomo che ha sofferto tanto senza aver fatto nulla di male. Ancora oggi, viene privato della sua libertà. È un’ingiustizia talmente grande che non riesco a comprenderla. Doro ha chiesto che la sua storia venga diffusa in modo che altri non soffrano come ha sofferto lui. In Libia, Doro è stato torturato senza pietà. Lo hanno appeso per le mani e gli hanno tagliato la faccia mentre video-chiamavano sua mamma chiedendole soldi per liberarlo. È stato torturato innumerevoli volte. Gli hanno spaccato la faccia colpendolo con un kalashnikov e procurandogli la perdita della vista da un occhio. È stato pugnalato allo stomaco e picchiato ancora e ancora. Le sue cicatrici sono lì a testimoniarlo. All’inizio ci ha raccontato che era forte. Gli spegnevano le sigarette sul petto ma lui resisteva al dolore senza gridare. Allora hanno aumentato la loro cattiveria e lo hanno picchiato senza pietà. Gli hanno fatto patire la fame, gli hanno preso tutti i suoi soldi, hanno estorto denaro ai suoi genitori che sono stati costretti a vendere la loro casa per permettergli di sopravvivere. Poi lo hanno venduto. Lo hanno usato come schiavo. Lo hanno venduto più e più volte eppure brilla ancora. È un faro. In prigione il suo migliore amico è morto proprio al suo fianco. Lui è riuscito a scappare e a cercare di raggiungere l’Europa. È stato catturato dalla cosiddetta Guardia Costiera Libica, respinto e nuovamente venduto come schiavo. Ci ha riprovato ma è stato riportato indietro ancora una volta. L’ultima volta che ci ha riprovato era convinto di avercela quasi fatta quando ha sentito un’imbarcazione avvicinarsi velocemente. Era convinto che fosse la Guardia Costiera Libica ed era pronto a gettarsi in mare. Poi ha sentito una voce. “Ora siete al sicuro”. A quel punto ha capito che non erano i libici. Ora è a bordo della Sea-Watch 3, tenuto ostaggio in mare dalle autorità italiane che si rifiutano di autorizzare la nave ad attraccare. È assurdo pensare che nessuno voglia aiutare quest’anima gentile. Speravo che l’Europa fosse meglio di così. Vi racconterò di più di Doro in futuro. La sua storia, la sua lotta sono incredibili ma, sfortunatamente, non uniche. Ciò che è unico è la sua impazienza nel voler condividere tutto quello che gli è successo. Vorrebbe che altri non vivessero quello che ha vissuto lui. Lui desidererebbe non avere dovuto provarci. Doro, amico mio. Spero che l’Europa ti accolga. Spero che la gentilezza si faccia strada tra le persone e ti raggiunga su questa nave. E poi, quando sarai a terra, spero ti lascino vivere e amare come meriti. – Brendan, membro del rescue team della Sea-Watch 3
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Ciao mondo.
Ho deciso di scrivere questa cosa per mettere in chiaro i miei pensieri, quello che realmente penso e sento. Ho troppa confusione in testa e spesso non sono in grado di starmi dietro nemmeno io. Io non so perchè proprio io dovevo nascere cosi, qualcuno se leggesse questo potrebbe pensare a chissà quale malattia o quale disgrazia io abbia avuto, ma in realtà la mia disgrazia è stato nascere come me stessa. Io non lo so se mi amo.. a volte penso di essere speciale perchè al mondo non credo che esistano persone che provano le mie stesse cose e poi mi sento triste perchè penso perchè debba provarle proprio io. Io non penso di aver avuto una vita difficile o che mi sia capitato chissà cosa nella vita, penso solo che reagisco in maniera diversa. ci sono persone molto più sfortunate di me e intanto io mi ritrovo cosi’, ed è stato sempre questo sentirmi “cosi’” che mi ha portato a domandarmi sempre il perchè, se io potessi sapere il perchè di tutto cio’ sentirei di aver vinto, è una vita che cerco di capirlo ed è una vita che non trovo una risposta e penso che non la troverò.
Ogni giorno provo ad affrontare le giornate mascherandomi da una persona normale, piu’ che altro mi impegno di cercare di avere le stesse reazioni che avrebbero le altre persone convincendomi che quelle siano quelle giuste. Ma ci sono giorni in cui non riesco proprio a farlo e giorni dove mi stanco di provare ad essere una persona che non sono. Tipo come adesso sono nel momento in cui sono stanca; e quando resto da sola con me stessa, a volte penso di non sapere chi sono. Magari non accetto di essere fatta male, magari non accetto di non percepire le cose come le percepiscono gli altri, ma per quanto io odi le persone che hanno tutte lo stesso pensiero a volte vorrei essere come loro. Essere me stessa in questo mondo mi fa male, ho sempre pensato di appartenere in un pianeta diverso e ne sono convinta.
Far finta di percepire le cose come gli altri mi aiuta a sentirmi forte, mi aiuta a ricordarmi che non ho bisogno di sentire che dentro sto tremando per una sciocchezza, che non ho bisogno di buttarmi a terra per una sciocchezza. Il punto è che per gli altri è una sciocchezza, per me è un dolore.
Molti non sanno descrivere cosa sia il dolore, sanno che è qualcosa di forte ma non trovano mai le parole giuste per descrivere a pieno questa parola, io non so se sono in grado di farlo ma per me il dolore è la sensazione piu’ potente che possa esistere, è qualcosa che ti entra dentro e si fa sentire con tutte le sue forze, ti fa mancare l’aria, ti fa sentire fragile, ti fa credere che sia in ogni minima parte di te , ti condiziona la mente e ti condiziona il corpo, te lo fa vedere in qualsiasi cosa, è come una condanna, sembra non andar mai via.
Ma quanto sarebbe bello se non esistesse? se io potessi non provarlo, per un po’ ci riesco, ma poi ci ricasco, so che combatto contro una cosa piu’ grande di me. vorrei sentirmi libera di scegliere, libera di poter dire che io questa sensazione addosso non la voglio piu’. Ma è come essere dentro ad una prigione con 10 cani che continuano a masticare il tuo corpo e senti che masticano la tua carne ma in realtà son rimaste solo le ossa. Ecco per me cosa è il dolore.
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Marzo 2017.
Sono arrivata da 2 gg al centro di accoglienza di Lampedusa.
Mi bussano di notte, "Dottoressa, un ragazzo sta male".
Lo accompagnano in ambulatorio, è rigido, sudato e lamenta dolore addominale. Ha 17 anni.
Gli faccio una ecografia e lo tranquillizzo.
La notte seguente i suoi compagni lo accompagnano di nuovo in medicheria: presenta questa volta delle scosse diffuse, gli occhi sbarrati. Sembra una crisi epilettica. Ma le scosse sono lontane tra loro. È freddo.
Gli somministro un sedativo e le scosse si fermano.
Quella notte la passo in bianco a chiedermi cosa avrà e cosa non ho capito.
La mattina seguente chiedo di lui, e vado a trovarlo nel dormitorio.
È a pancia in sotto, non si muove, gli amici lo massaggiano per spronarlo.
Mi dicono che non si vuole muovere; lo faccio accompagnare in ambulatorio, lo visito, è un ragazzo nel fiore degli anni, magro, non ha segni fisici che mi preoccupano se non alcune cicatrici sulla schiena.
È un po' disidratato perché non mangia e non beve dal giorno precedente.
Parla un ottimo inglese. In Ghana ha frequentato una buona scuola.
Mentre gli posiziono una cannula per iniziare a reidratarlo, inizio a fargli qualche domanda.
Lui fissa il vuoto. Parla pochissimo.
L' anamnesi medica è muta.
Rimane tutta la mattina con noi in ambulatorio, poi viene riaccompagnato dagli amici a spalla perché dice di non riuscire a camminare.
Per altri due giorni rifiuta di alzarsi. Piange. Non dorme. Gli amici sono preoccupati.
Io vado spesso da lui.
Gli porto una maglietta pulita e gli dico, ti aspetto in ambulatorio, voglio che vieni da solo, so che ci riuscirai perché sei un ragazzo forte e ho fiducia in te.
Nel pomeriggio lo vedo arrivare. Si è fatto la doccia e cambiato la maglietta.
Accenna ad un sorriso.
"Ti va di parlare un po'?" gli dico.
E lui entra, camminando piano.
Io credo che abbia bisogno di raccontare.
"Mi chiamo A., ho 17 anni, vengo dal Ghana.
Ho salutato i miei fratelli e mia madre mentre ancora dormivano.
Per me avevano pagato questo viaggio raccogliendo soldi per anni.
Ho viaggiato per 10 settimane in un camion e ho raggiunto la Libia.
Era una specie di prigione.
Ci picchiavano e frustavano e ad alcuni davano scariche di corrente elettrica o gli spegnevano addosso le sigarette. Mangiavamo e bevevamo pochissimo, non tutti i giorni.
Qualcuno moriva e lo portavano via.
Io ho desiderato morire tante volte.
Una mattina ci hanno fatto salire su un altro camion e portato in una campagna dove siamo stati quasi un mese. Là non mi hanno picchiato ma mangiavamo pochissimo e dormivamo a terra. Da lì con un camion abbiamo attraversato il deserto, non so quanto tempo sia passato, ci tenevamo stretti, ogni tanto svenivo, ricordo i miei amici che mi portavano alla bocca acqua e riso..
In una fredda notte siamo arrivati alla costa.
Molti di noi non avevano mai visto il mare.
Ci hanno fatto salire su un gommone.
L'acqua era nera, il mare era mosso, io avevo paura.
Eravamo tantissimi, forse 200.
Eravamo stretti, le donne e i bambini urlavano, qualcuno pregava, molti si facevano la pipi' addosso dalla paura.
Dopo due ore il motore si è fermato. Era finito il carburante.
Il mare era mosso, il gommone ha iniziato ad imbarcare acqua.
Siamo stati così, in quella notte che mai dimenticherò, per alcune ore; avevo freddo, eravamo sommersi fino alle gambe.
Ad un tratto una barca a motore e poi un'altra ci hanno raggiunto. Quei fari da lontano erano la salvezza.
Ci urlavano di non muoverci.
Giravano attorno al gommone.
Un uomo che era vicino a me e avevo conosciuto nei giorni prima di imbarcarci si è alzato e ha provato a camminare per raggiungere la barca che ci aveva soccorso, ma è andato giù in acqua.
Annaspava, beveva.
Gli uomini del salvataggio si sono tuffati, gli hanno lanciato salvagente ma lui era andato giù. Era ancora buio. Io mi ricordo le sue urla.
Gli altri si spingevano.
Volevamo essere salvati tutti.
Ci hanno lanciato i giubbotti salvagente. Piano piano ci hanno fatto salire sul gommone che ci ha portato ad una nave. Lì c'erano angeli come voi che ci hanno fatto scaldare curato dato vestiti e acqua e cibo caldo.
Il viaggio è durato alcuni giorni e poi siamo arrivati qua.
Mi manca mia madre e i miei fratelli. Io non sono morto ma ho sempre paura di morire. "
Lo incoraggio e lo rassicuro, a stento trattengo le lacrime che poi versero' tutte più tardi.
Nei giorni seguenti questo ragazzo viene sempre in ambulatorio.
Parliamo molto , io gli dico che ce la ha fatta, che è stato forte e coraggioso, che la sua mamma è fiera di lui.
Fa la fila e quando viene in ambulatorio mi dice
" Ehi Mamma, hai visto che oggi non ho più male alle gambe?"
" Mamma, mi sono fatto tagliare i capelli"
"Sono riuscito a parlare con la mia famiglia! “
Io gli racconto dei miei figli che hanno la sua età. Facciamo delle videochiamate con loro e lui gli dice :“Grazie per averci mandato la vostra mamma!
Mi racconta che da grande vuole fare il dottore." Come te", mi dice.
Sono fiera di lui.
Una mattina, il giorno prima della mia partenza, lo vedo seduto in fila con gli altri 200 che stanno per lasciare il centro. Ha le sue buste di plastica in mano, è felice. Mi avvicino e mi dice:
" Io non ti dimenticherò mai, tu sei la mia mamma da questa parte di mondo. "
Ho scritto questa storia che avevo appuntato su un taccuino, io lo racconterò, mi ero detta. E poi non ho avuto mai il tempo.
Oggi ho riaperto quel taccuino e mi sono rivista là, seduta ad ascoltare quel ragazzo. Sono tornate tutte le emozioni.
Anche io non lo dimenticherò mai.
Carolina Casini
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#ravenfiredarkfog
Anya _ #mood #ravenfireevent #ravenfiredarkfog
Aveva vinto quella bellissima collana alla lotteria di Natale e pensava che si intonasse perfettamente col suo colorito e con i suoi occhi umani, era semplicemente stupenda ed era felice di averla vinta, non le importava di non aver vinto una giornata alla spa , oppure un biglietto del cinema , certo avrebbe sicuro fatto piacere a Louisa se avesse vinto una di queste cose, ma dopo tutto poteva permetterselo di portarla alla spa come regalo di compleanno, mentre quella collana era qualcosa di fantastico, fortuna volle che quel giorno i suoi poteri fossero momentaneamente tornati a funzionare riuscendo a controllare la sua forma umana, non si sarebbe mai persa la festa che il sindaco aveva organizzato e poi, quale occasione migliore per sfoggiare un gioiello bellissimo come quello. Ed eccola li davanti lo specchio col sorriso sulle labbra mentre indossa quella collana, ma qualcosa, qualcosa accade quando la indossa, un sorriso quasi maligno spunta sul suo volto mentre si appresta a sistemare il fermaglio tra i suoi capelli, un inspiegabile voglia di far del male a delle persone la invade completamente , il solo pensiero di affondare le sue mani sul collo di un essere umano e stringerlo forte oppure di torturarlo lentamente o quante vittime avrebbe potuto fare quella notte? Ma sapeva di avere un compito, non sapeva esattamente del perchè, ma doveva trovare un ragazzo il suo nome gli venne in mente senza nemmeno conoscerlo James Cole Collins , doveva prenderlo e portarlo in un posto preciso, avrebbe potuto torturarlo , ma senza ucciderlo , era un vero peccato, ma gli avrebbe fatto passare le pene dell'inferno , insulsi esseri umani che uccidevano le sue sorelle e le altre creature di Ravenfire, quella sera l'avrebbe fatta pagare a tutti ..
[James: Current Mood #ravenfiredarkfog ]
* Quel mal di testa non era svanito, né la camomilla, né ritrovare suo padre, né altro l'aveva aiutato. Era appena arrivato alla sagra, quando il dolore atroce che provava lo irrigidì fino a costringerlo a dare un pugno sul tavolo dello stand. Il sangue schizzò ovunque. Era fastidioso, tutto lo era, quasi come la sua stessa vita, fin troppo complessa per lui. *'' Mai nessuno..... Questa vita orribile mi uccide ogni giorno di più. Tutto è sempre così triste...sono solo ed insignificante. Ah! Dio. Ho mal di testa perché avrò troppi peccati di cui mi pento. Dovevo essere un boss, non avrei provato questo dolore... Ne sono sicuro. ''
[Anya & James Piazza principale della città ]
Anya
Le bancarelle sovrastano l'intero centro della città, lei le osserva ma senza un reale interesse, il suo obiettivo è ben oltre quella stupida festa, anche se la vera Anya avrebbe pensato il contrario lei desiderava andare a quella festa, comprare delle cose carine alla sua Louisa , comprare qualcosa per quel brontolone di Adrian , aveva tante cose in mente per quei giorni, ma era intrappolata in quella prigione che era il suo corpo non aveva volontà non poteva fermare quella che in realtà non era lei, avrebbe assistito inerme a quello scempio. "Che seccatura queste bancarelle, dove sei mio caro James, piccolo essere umano ti prenderò con le mia mani e ti farò passare la più brutta serata che tu abbia mai passato in vita tua.." Ammette con quel sorriso maligno stampato sul volto, mentre cerca ed osserva ogni volto per trovare quel ragazzo che ancora non sa chi sia, ma è certa che lo riconoscerà vedendolo. James Cole Collins * Tanto strano quanto sbalorditivo. Era questa la descrizione più giusta per quella situazione. Ma quale situazione? James a questa domanda non sapeva rispondere in modo definito, forse per via del mal di testa che lo perseguitava da giorni, forse da quella strana sensazione di ansia che incominciava ad avvertire. Sospirò guardandosi attorno, la gente sembrava strana, ma forse quella era solo un’allucinazione. Probabilmente era James l’unico a sentirsi in quel modo, l’unico ad avvertire un mal di testa assurdo mentre intorno a lui la gente si divertiva a curiosare tra gli stand della fiera. Nervoso, impaziente di vivere, pieno di ansie invisibili colpì il tavolo dello stand mentre di fronte a lui una signora anziana lo rimproverava. Scosse la testa e si guardò le nocche della mano. Si era appena ferito, ma quella ferita sembrava non aver eliminato le sensazioni che provava. Guardò l’anziana signora, si scusò aggrottando le sopracciglia e si allontanò. Gli girava la testa, le persone cominciavano a moltiplicarsi davanti ai suoi occhi quando in realtà erano sempre quelle quattro persone. Barcollò, quel dannato mal di testa lo indeboliva minuto dopo minuto. Istintivamente allungò la mano e si appoggiò al primo braccio disponibile, non sapendo che quello stesso braccio avrebbe portato solo Morte. * Scu-sami... Anya E proprio come se fossi una carta moschicida il piccolo insetto si era inevitabile presentato davanti i miei occhi usufruendo del mio braccio come per potersi riprendere da un mancamento che stava per avere, le labbra curvate in un sorriso di soddisfazione nell'aver trovato il primo umano da portare a qualcuno di impreciso in un luogo però ben preciso per farlo prigioniero. Non si faceva domande, forse la sua parte dormiente e buona so, ma lei la fata malvagia no, lei voleva divertirsi con la prenda prima di compiere il suo dovere. "Oh per così poco mio caro? Prego poggiati pure ...perché credo che noi passeremo molto tempo assieme sai?" Disse Anya con una risata agghiacciante mentre allungava la mano verso i capelli del ragazzo per toccargli una ciocca di capelli. "Sei pronto per divertirti James?." James Cole Collins * Quel dannato mal di testa lo stava uccidendo minuto dopo minuto. James non era abituato a tutto quel dolore fisico, lui, che aveva sempre lottato, che aveva sempre a botte la gente, lui, che sembrava un umano invincibile ora si ritrovava ad essere bullizzato, una semplice vittima del destino. Sì, quel destino crudele gli aveva riservato qualcosa di terribile, qualcosa che l'avrebbe forse devastato per sempre. Toccò una donna, toccò l'inferno che l'avrebbe aspettato. Si scusò inutilmente, quella bestia di Satana si era già insinuata nella sua vita prima che il ragazzo potesse accorgersene. Chiuse gli occhi e poi li riaprì. Che cavolo significa quel sorriso? Non capiva. Corrugò la fronte e pronunciò parole confuse* Io... Cioè... Mi gira tutto, scusa... * Fece per andarsene, ma un brivido, una mano e una risata lo raggelarono a tal punto da immobilizzarsi. Deglutì. * Che? * Proprio come una foglia d'autunno costretta a cadere e staccarsi dall'albero, così James fu costretto a dover abbandonare la sua vita, di abbandonare quella piazza e di accettare l'entrata all'inferno* Anya La mano che da prima aveva accarezzato la ciocca di capelli del ragazzo, ora scendeva sul suo viso, riusciva a vederlo il terrore nei suoi occhi e così non perse tempo e lo afferrò per il collo tirandolo via da quella folla, pronta per portare la sua preda in punto che non sapeva come conoscere dato non vi era mai stata, ma non prima di divertirsi con quel bel faccino d'angelo, per questo mentre lo teneva per il collo lo sbattè contro un albero ridendo sadicamente, nel vedere come era impaurito e come tremasse come una foglia. "Non reagisci? Non farti intimorire perchè sono una donna, puoi combattere se lo desideri.." Disse con un sorriso glaciale dipinto sul viso, che man mano veniva segnato dai tatuaggi della sua vera forma, la nebbia che li circondava aveva fatto si che il suo potere di restare umana svanisse, non che le importava che quel ragazzo la vedesse nella sua forma reale, infondo non l'avrebbe sicuramente ricordata, le ali fanno forza sulla giacca, perchè desiderose di uscire, gli occhi che man mano diventano chiari e cristallini come l'acqua del lago . James Cole Collins * Gli mancò il fiato. La mano carezzevole della donna si era trasformata in una mano di un'assassina, nella mano che l'avrebbe sicuramente ucciso. Ucciso? Chi avrebbe potuto uccidere un torturatore come lui? Una donna? No, non poteva, non doveva essere possibile eppure la stretta fu quasi letale. A James mancò il fiato, non respirava e con quel mal di testa che si ritrovava tutto sembrava sempre più buio. Chiuse gli occhi per il dolore e non appena cadde a terra la sua forza di volontà e di difesa lo fece reagire. Una mano maschile afferrò i capelli della donna e ne strappò una ciocca. * Non mi intimorisco... Sei una bastarda.. * Sussurrò a denti stretti mentre il sorriso glaciale della donna lo rabbrividiva. I suoi occhi si chiusero in fessure, era dolorante, troppo dolorante. Debole, confuso da un atroce mal di testa, James cercò di farsi forza. La prese dalla giacca* Va all'inferno, prostituta.. * La spinse con tutta la forza che gli era rimasta, più possibile che poteva. Si mise a correre, non sapeva nemmeno dove andare, ma corse. Fu in quel momento che gli cadde il cellulare* Anya Quando una ciocca di capelli le venne strappata quasi senti una tremenda rabbia crescere ancor di più dentro di lei, era furiosa ed arrabbiata e se solo non avesse dovuto portare quel ragazzo vivo lo avrebbe ucciso con le sue stesse mani , staccandogli ogni singolo arto pezzo per pezzo, facendogli provare più dolore possibile, quando la spinse via si tolse la giacca lasciando le grandi ali si aprissero libere dalla morsa del giacchetto ,non rispose alle offese del ragazzo, era solo un inutile umano che presto sarebbe stato imprigionato e torturato , non sapeva nemmeno cosa gli aspettava e quando prese ad inseguirlo pensò bene di raccogliere il suo telefono , che avrebbe usato per mandare qualche foto una volta che l'avrebbe torturato. "Non scappare , mio dolce bersaglio, tanto primo o poi ti acchiappo.." Disse canticchiando correndo verso il ragazzo, che non ci mise poco a raggiungere era molto lento, sapeva che aveva un forte male alla testa lo vedeva dal modo in cui strizzava forte gli occhi e si toccava spesso la tempia, che bello sarebbe stato quando il suo sangue avrebbe sporcato le sue mani.. James Cole Collins * Quando la sua forza dovette essere protagonista di quello strappare, James si rese conto che la sua vita era in pericolo e che avrebbe fatto di tutto per salvarsi. Se solo avesse saputo! Battaglia urlava la sua mente e guerra ululavano le sue mani e le sue gambe che cercavano di mettersi a riparo. Ma quale riparo? Il riparo non esisteva, non in quel caso. James era destinato, era stato scelto da qualcuno, forse dalla morte. Gli occhi di James si riempirono di orrore quando la donna aprì delle ali. Ali. No, non stava sognando. Le gambe incominciarono a tremare, umano, fin troppo umano, James ora aveva paura, ma le gambe non reggevano il suo stesso peso. Continuò a cercare di scappare, ma era ormai troppo tardi. * Oddio... * Sussurrò appena se la vide alle calcagna. Un ramo intorno ai piedi del ragazzo. Cadde. Il viso coperto di orrore e sgomento, le mani davanti agli occhi, il cuore volato via dalla sua anima. Si era consegnato involontariamente alla donna. * Anya "Eccoti qua.." Sussurrò una volta raggiunto il ragazzo piegandosi sulla gambe , per osservarlo mentre era a terra, gli mostro il cellulare che aveva fatto cadere involontariamente a terra pronta per scattare qualche foto della sua preda ma non prima di avergliela fatta pagare per aver strappato via una ciocca di capelli. "Ora io e te andremo in un posto ma prima..." Disse guardandosi intorno e notando un oggetto metallico che avrebbe usato per torturare quel ragazzo, lo afferrò al volo e senza dargli modo di reagire gli tirò una botta in pieno viso, abbastanza sufficiente da creagli una ferita sul volto e vederla sanguinare, ma non abbastanza forte da farlo svenire, doveva essere cosciente "Oh ma guardalo poverino quanto sangue sta perdendo, questo è ciò che ti meriti non so esattamente perchè, ma la cosa mi diverte e voglio farti soffrire.." James Cole Collins Eccomi qua, un cazzo... * Pronunciò James con fare alquanto rabbioso, l’avrebbe ammazzata se soltanto ne avesse avuto la forza. Non fece altro che deglutire e guardare i suoi movimenti. Prese il suo cellulare. Quale essere più spregevole di una bionda con una ciocca di capelli in meno poteva fotografare il povero viso logorato dal sangue e dal dolore di James Cole Collins? Nessuno se non lei. Lo spirito rabbioso e terrorizzato di James lo portò a non nascondere il viso dal mirino della fotografia, anzi. Ma la sofferenza era lì, alle porte, ad aspettarlo. La donna lo ferì senza alcuna esitazione. Ferita dopo ferita, urla costanti, vita e morte in un connubio di sensazioni contrastanti. Un’enorme quantità di sangue grondò colpo dopo colpo dal suo viso. La forza di incassare colpi e sopravvivere a questi era maggiore di quella di parlare ed attaccarla verbalmente. C’era la vita da difendere e nulla più. * Anya Lunghe furono le torture che Anya fece subire a quel ragazzo, quella parte minima di lei cosciente stava urlando con tutto il cuore, ma lei non riusciva a sentirla ciò che sentiva era la sua risata malefica e il dolore che infliggeva al ragazzo , che lentamente stava perdendo i sensi , era sicuramente passate diverse ore da quando l'aveva catturato ed era ora di portarlo nel posto in cui qualcuno, non sapeva bene chi le aveva detto di portare quel ragazzo. E così fece. Scattò altre foto che mandò ai diversi contatti del ragazzo prima di lasciare il cellulare li a terra e sollevare in braccio il ragazzo, era pesante la ce l'avrebbe fatta a sorreggerlo per qualche metro. Il sangue ricopriva il viso del ragazzo come il resto del corpo, nel portarlo tra le sue braccia il vestito venne intriso da quel colore scarlatto che aveva il suo sangue. Un sorriso maligno era dipinto sul volto della fata, che a breve non avrebbe ricordato più nulla di quel momento, si sarebbe trovata nel bosco ricoperta di sangue non suo e incapace di capire cosa aveva fatto, lei che era così buona come avrebbe potuto accettare di aver fatto una simile cosa? [...] Quando raggiunse il luogo in cui doveva consegnare il ragazzo, qualcuno le disse che aveva fatto un bel lavoro e dopo di che ci fù solo il buio più totale, si sarebbe risvegliata tra non poco in mezzo al bosco coperta di sangue e non capendo cosa aveva fatto, perché non ricorderà nulla se non di essere uscita di casa.
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//Biografia aggiornata di Theresa Foresta
Theresa Foresta (biologicamente Shaw) (precedentemente Chiummi e Shiley) è un personaggio della soap opera statunitense Telenovela D'Amore, interpretato da Hayley Erin dal 2018. In precedenza è stata interpretata da Julies Kruiseps dal 2015 al 2018.
Universo Telenovela D'Amore 1ª app. in 13 marzo 2015 Interpretata da Julies Kruiseps (2015-2018) Hayley Erin (2018-in corso) Voce italiana Domitilla D'Amico Sesso Femmina Professione Stilista alla Foresta Ex Testimonial della linea California Freedom Cantante Parenti Jennifer Foresta (madre) Dylan Shaw (padre) Lucas Chiummi Jr. (figlio avuto da Lucas, deceduto) Dylan Chiummi (figlio avuto da Lucas) Donna Chiummi (figlia avuta da Lucas) Drew Foresta (fratello) Theo Foresta (fratello) Donna Foresta (sorella gemella, deceduta) Gina Foresta (sorella da parte del padre) Johny Foresta (nonno) Many Foresta (nonna) Haley Foresta (zia) Eva Foresta (zia) Thomas Foresta (nipote, figlio di Theo) A.J Young (nipote, figlio di Donna) Logan Foresta Jr. (nipote, figlio di Donna) Donglas Foresta (nipote, figlio di Drew) Errico Foresta (prozio) Stefaliana Foresta (prozia, deceduta) Gianni Foresta (procugino) Thot Foresta (procugino) Anita Foresta (procugina, deceduta) Kristel Foresta (procugina) Felina Foresta (procugina) Josh Foresta (procugino) Milena Foresta (procugina) Mirko Foresta (proprocugino, deceduto) Serena Foresta (proprocugina) Stefania Foresta (proprocugina) Claudia Foresta (proprocugina, deceduta) Rose Ligin (proprocugina) GJ Foresta (proprocugino) Alexandra Foresta (proprocugina, deceduta) Charlotte Foresta (cugina di II grado) Hope Foresta (cugina di II grado) Cooper Foresta (cugino di II grado) Jared Foresta (cugino di II grado) Janet Foresta (cugina di II grado) Zack Shiley (ex marito) Lucas Chiummi (ex marito, fidanzato) Immagine= *Theresa sorride nella sigla iniziale con i capelli marroni e con gli occhi marroni* JULIES KRUISEPS THERESA FORESTA
Biografia del personaggio Theresa è la figlia di Jennifer Foresta e viene dal Canada, precisamente da Toronto, in seguito alla chiamata del prozio Errico per diventare una migliore stilista. Stringe in particolar modo amicizia con Allison e, non ha un buon rapporto di parentela con suo procugino Josh visto che lo ritiene un pazzo.
L'arrivo a Los Angeles Arrivata a Los Angeles e fatta la conoscenza dei Foresta, in particolar modo di Allison e anche di Louis, non ha un rapporto con il procugino Josh che la ritiene Theresa che non sia una brava stilista per la Foresta. La ragazza viene difesa da Louis e Allison che la consolano dicendo che i suoi disegni sono bellissimi.
L'incidente e La tentata relazione con Lucas Chiummi In città arriva n ragazzo che sta cercando disperatamente suo padre e cosi chiede aiuto sia a Allison e sia alla amica di quest'ultima, Theresa. Allison infatti va a chiedere informazioni in ospedale e rubare delle carte su Lucas per vedere chi è il vero padre. E qui si scopre che è Louis Chiummi. Allison lo dice a Theresa e Lucas, e quest'ultimo rimane titubante. Le due amiche aiutano il ragazzo a dire a Louis il segreto della partenità di Lucas. Quando Louis scopre tutto, in un primo momento fa fatica ad accettare Lucas in famiglia e il loro rapporto non è uno dei migliori, ma grazie a Allison, i due cercano di avere un rapporto da padre-figlio. Quando Louis e Lucas chiariscono, Theresa va in piscina e qui ha un incidente: cade in piscina e sviene dopo aver sbattuto il gomito. In quel momento Lucas andava in piscina e vedendo la ragazza la salva estraendola dalla piscina e i due si baciano, e Theresa capisce di amarlo. Theresa ne parla con l'amica Allison, e lei gli dice di provarci con Lucas cosi saranno una famiglia tutti insieme. Theresa dice a Lucas di amarlo, e lui la bacia. Lucas però è innamorato anche di Sonia Evans, ma la ragazza ha un segreto: infatti è nata uomo. Theresa è una di quelle che scopre la verità sulla ragazza (infatti aveva sentito Naomi dire alla sorella Sonia che sapeva il suo segreto e glielo aveva rivelato). Theresa poi lo dice ad Allison e la voce si sparge a quasi tutti sopratutto a Louis, padre di Lucas che quando scopre la relazione tra Lucas e Sonia, dice il segreto al figlio, il quale si separa da Sonia, e finisce a letto con Theresa. Il giorno dopo Theresa riceve la visita dell'amica d'infanzia Elisabeth, la quale gli dice di essere passata per salutarla, cosi poi quest'ultima lascia Los Angeles. Lucas dice a Theresa di amarla e iniziano una relazione insieme. Theresa poi va da Sonia in appartamento e trova Sonia e Lucas molto intimi e dopo aver capito che lui amerà per sempre Sonia anche se sa la verità, se ne va e chiude la relazione con lui. Dopo poche settimane Theresa rimane incinta ma non vuole dirlo a Lucas perchè magari pensa che la donna lo abbia sedotto solo per separare Sonia da lui. Theresa porta avanti la gravidanza e quando è pronta a dirlo ad Allison: va a casa sua ma viene rapita da Derek che tiene in ostaggio pure Allison. Alla fine Theresa e Allison riescono a liberarsi e dopo aver affrontato Derek (che è finito in ospedale poi in prigione), riescono a scappare. Alla fine Theresa dice ad Allison che è incinta di Lucas, ma non vuole dirlo a lui perchè lui ama ancora Sonia.
Il bacio con Jake Milkon e la rivelazione a Lucas Theresa scoperto il matrimonio tra Lucas e Sonia a Las Vegas, si dispera e inizia a fare amicizia con Jake Milkon appena arrivato a Los Angeles per lavoro. Theresa ringrazia l'uomo di aver aiutato l'amica Allison uscire dalla depressione. Louis poi chiede a Jake di baciare Theresa per farla distrarre dal matrimonio tra Lucas e Sonia. Jake bacia Theresa e lei si ritrae, ma poi capisce che Lucas ormai è innamorato di Sonia e quindi Theresa bacia Jake e vengono visti da Lucas che prende a pugni Jake. Theresa ancora più disperata del ritorno della cugina Serena Foresta che inizia a flirtare con Jake, Theresa capisce che non avrà mai fortuna con i uomini. Nel frattempo arriva a Los Angeles la sorella gemella di Theresa, Donna Foresta, tra le due sorelle cè molto tensione: infatti Theresa si era trasferita in Canada a lavorare per non parlare più con sua madre. Donna vuole riavere dei rapporti con sua sorella, ma la ragazza non vuole la sorella alla Foresta. Intato l'arrivo di Sophia Young cambierà tutto per Theresa: La sorella di Allison Young è gay e bacia Theresa, che lei però si ritrae rivelandole di non essere gay. Sophia trova l'ecografia di Theresa, e quest'ultima gli racconta tutta la verità della gravidanza che aspetta un bambino da Lucas. Sophia convince Theresa di dire tutta la verità a Lucas prima che sposa Sonia. Theresa in un primo momento dirà di no, ma il giorno stesso del matrimonio tra Lucas e Sonia a Las Vegas, Theresa e Sophia salgono su uno jet a fermare il matrimonio. Giunte sul luogo, Theresa ferma il matrimonio e racconta tutta la gravidanza a Lucas, che sconvolto lascia la sposa sull'altare e che con Theresa e Sophia torna a Los Angeles con una Sonia che scoppia a piangere in chiesa. Sonia tornata a Los Angeles dirà a Theresa che prima o poi riuscirà a riconquistare Lucas e che il loro amore non durerà per sempre.
Il matrimonio con Lucas Chiummi e l'uscita di scena. Finalmente Lucas e Theresa iniziano una relazione e fanno l'amore per la seconda volta. Un giorno Theresa, Lucas, Louis e Serena brindano per la vittoria della Foresta e che i loro bozzetti sono bellissimi e che la nuova linea ''California Freedom''. Un giorno dall'Australia, giunge a Los Angeles sua zia Haley, dove è per prova come stilista. Theresa ospita la zia a casa sua e del fidanzato Lucas. Ma arrivano altri problemi per Theresa: infatti Donna, sorella gemella di Theresa dice a questa che Dylan Shaw è loro padre, una vecchia fiamma del passato della madre Jennifer. Theresa per sapere la verità vuole fare le analisi del sangue per sapere il DNA, ma per Theresa arrivano altri problemi, infatti la zia Haley se ne approffitta per sedure Lucas, visti nel bagno assieme spinge fuori la zia e arrabbiata gli dice di tornare in Australia ed in seguito la perdona. Lucas dice a Theresa che tra i due non cè proprio niente e per riavere la sua fiducia, Lucas chiede a Theresa di sposarlo con Haley che fa la damigella d'onore assieme a Sonia e lei accetta ma la sera prima delle nozze, Lucas tradisce Theresa con Haley e finiscono per fare l'amore ubriachi. Il matrimonio viene celebrato, ma quando Theresa scopre il tradimento, perdona Lucas ma chiude tutti i suoi rapporti con la zia Haley. Theresa con il passare del tempo riesce a perdonare la zia, la quale gli promette che non si intrometterà più nella loro relazione. Theresa inizia a creare una famiglia con Lucas e il loro bambino in grembo alla ragazza e assumono in anticipo una babysitter. Una sera tardi Lucas e Theresa vanno in un locale per una festa di ''Shiley'', quella sera Lisa decide di vendicarsi di Lucas facendolo investire da un'auto guidata dai mafiosi. Theresa riesce a salvare la vita a Lucas mettendo in gioco la sua stessa vita e quello del bambino essendo investita. Theresa viene portata d'urgenza in ospedale, e con il supporto di Louis, Serena, Jake, Allison, Naomi e Haley, ma i medici dicono al marito di Theresa che ha due possibilità: Salvare la moglie o il bambino, Lucas rimane indeciso e i medici dicono che per il bambino non cè più niente da fare, cosi l'uomo cade in un mare di lacrime. I medici riescono a salvare Theresa, che distrutta dal dolore del figlio morto, chiede il divorzio a Lucas e decide di tornare in Canada a lavorare. Prima di andare via, chiede alla zia Haley di prendersi cura del suo uomo. Haley con il cuore a pezzi, dice che può contare su di essa. Theresa dopo aver salutato tutti, parte e si trasferisce in Canada, uscendo cosi di scena.
Il ritorno a Los Angeles e la relazione con Luke Chiummi Theresa torna a Los Angeles per il funerale di Sophia Young, sorella di Allison, e trova tutto molto cambiato. Il suo intento è riprendersi Lucas Chiummi, l'ex marito ma lui ha continuato la sua relazione con Haley ma stavolta non si arrende. Theresa riesce a riconquistare Lucas, ma quando si scopre che Haley è incinta di lui, Lucas resta fedele alla fidanzata, mentre Theresa inizia una relazione con Luke Chiummi, fratello di Lucas. Quest'ultimo è geloso della relazione tra il fratello e l'ex moglie ma comunque cerca di accettare l'unione. Theresa e Luke fanno l'amore e i due iniziano una relazione, aprendo la gelosia di Lucas, innamorato ancora di Theresa. Quest'ultima aiuta Luke a far uscire sua madre Quinn da prigione, complice dell'omicidio di Sophia. Theresa parla con Allison e tra le due sembra che sia tornata l'amicizia di una volta. Infatti fa capire ad Allison di perdonare la famiglia Shiley, e alla fine Allison perdona la famiglia Shiley accettando la morte della sorella. Theresa felice che Luke ha fatto uscire da prigione la madre, e continua la relazione con lui, ma la ragazza dovrà temere anche Sonia Evans, che bacia tante volte Luke e ci prova con lei seducendolo in sauna. Theresa che è diventata molto amica con Sonia, dice all'amica di farsi da parte. Ed ecco il triangolo composto da Theresa-Luke-Sonia sta mandando in confusione Luke che non sa chi scegliere visto che è innamorato di entrambe, anche sapendo il segreto di Sonia, ma per il momento Luke rimane con Theresa per far dispetto al fratello Lucas. Theresa resta accanto alla zia Haley che dopo una litigata con Theresa, si è sentita male ed è caduta per terra. Li scoprono che Haley è incinta ma ha anche un tumore curabile al seno. Theresa appena scopre che la zia è incinta di Lucas, decide definitivamente di restare con Luke. Haley scopre di non essere incinta di Lucas ma di Louis decide di tenere per se il segreto ma Theresa lo scopre e dice alla parente di dire tutta la verità. Lucas e Louis restano accanto ad Haley disperata con il tumore rimanendo tante volte in ospedale per curarsi. Quando Theresa scopre che Lucas ha chiesto a Haley di sposarlo, inizia a minacciare Haley di raccontare la verità. Durante una discussione sul terrazzo di villa Foresta tra Theresa e Haley, quest'ultima cade dal terrazzo e viene portata d'urgenza in ospedale e li scopre di aver perso il bambino. Nel frattempo a Los Angeles arriva Nicholas un'amico di Luke, fidanzato di Theresa che inizia a minacciare Luke di un segreto. Donna causalmente filma con il cellulare proprio quando Nicholas bacia Luke e mette il video su youtube. Sconvolta Theresa vuole spiegazioni dal fidanzato e il ragazzo si difende dicendo che è stato Nicholas a baciarlo. Theresa crede al fidanzato e affronta la sorella gemella Donna dicendole di cancellare il video sia da youtube che dal cellulare, inizia la guerra tra le due e durante una colluttazione Theresa cade per terra. Theresa poi da Nicholas vuole che dica davvero la verità a tutti, cosi Nicholas dice a Donna che è stato lui a baciare Luke e che non è gay, Donna si arrende e cancella il video da youtube e dal cellulare e fa pace con Theresa. Quest'ultima vuole sapere il segreto che sapeva Nicholas da Luke, e quest'ultimo dice alla fidanzata di aver condiviso dei baci con lui in passato perchè si sentiva a solo a causa della sua famiglia, ma non c'entra più niente il passato ma ora il presente, Luke dice di amare Theresa e la bacia appassionatamente, e Theresa lo perdona. Theresa poi parla con la sorella Donna e dice di amare ancora Lucas e di avere intenzione di riconquistarlo. La conversazione viene sentita da Luke che lascia Theresa.
La relazione con Lucas Chiummi e la morte di Logan Shiley Theresa dopo essere stata lasciata da Luke, torna tra le braccia di Lucas, fratellastro di Luke. Theresa e Lucas tornano insieme e quest'ultimo dice all'ex moglie di non averla mai dimenticata e che la ama ancora e vuole costruire un futuro con lei con molti altri bambini. Il giorno delle nozze tra Donna, gemella di Theresa e Logan Shiley, zio di Luke e fratello di Lisa, arriva alle nozze Theo Foresta, fratello di Theresa. Il ragazzo decide di restare a Los Angeles accanto ai suoi fratelli. Dopo il matrimonio tra Donna e Logan, Theresa prima di andare a festeggiare con amici e famiglia, decide di tornare in ufficio per poi raggiungerli. Logan nel frattempo lascia la festa e dopo essersi ubriaco raggiunge sua cognata Theresa in ufficio alla Foresta, e quest'ultima non capisce perchè il ragazzo non sia a divertirsi con i parenti. Logan inizia a molestare la gemella di Donna e Theresa per difendersi tenta di liberarsi capendo che il ragazzo si è ubriacato. Logan dice a Theresa di volerla stuprare e uccidere, e dopo una colluttazione, Logan tenta di stuprare Theresa, e lei per legittima difesa, tira un calcio alla pancia a Logan, che finisce contro la cristalliera dell'ufficio di Theresa, mentre entra Sarah, una nuova stagista della Foresta appena arrivata che rimane sconvolta. Theresa e Sarah soccorrono Logan, e Sarah chiama il 911, ma quando arrivano i paramedici annunciano la morte di Logan. Nel frattempo alla festa tutti sono preoccupati per Theresa e Logan, mentre Donna si sente male e viene presa da Lucas e Luke che la portano in ospedale. Luke aiuta Donna a farla partorire e nasce il piccolo Logan Jr. Nel frattempo tutti sono sconvolti della morte di Logan, e Donna vuole delle spiegazioni da Theresa. Dopo il funerale di Logan, Donna fa amicizia con Sarah, e quest'ultima racconta a Donna e Luke che Theresa ha ucciso Logan. Donna sconvolta, affronta la sorella la quale Theresa racconta i fatti e Donna e Luke rimangono sconvolti. Tutti scoprono la verità e Lucas e Haley credono alla versione di Theresa e le stanno accanto visto che la ragazza è disperata. Nel frattempo Donna inizia una relazione con Luke ed entrambi assieme a Sarah vogliono vendetta per Logan. Lucas difende la fidanzata e dice a Donna e Luke di smettere di trattare male Theresa visto che si è trattato di un incidente e che Logan ha tentato di ucciderla. Il tenente Rick fa delle domande a Theresa, ma la ragazza nega i fatti per proteggersi, ma Donna e Sarah continuano a dare la colpa a Theresa. Lisa disperata per la morte del fratello, scopre da Luke che Theresa è la causa della morte di Logan, e mentre la ragazza si fa un bagno, Lisa tenta di affogare Theresa nella vasca da bagno tentandola di uccidere per vendicare la morte di Logan. Lucas per fortuna, arriva in tempo nel bagno e salva Theresa dalla vasca, mentre Lisa è scappata via in tempo, e al risveglio di Theresa, la ragazza racconta di aver paura che tutti ora la incolperanno di omicidio. Lucas la rassicura e dopo un bacio, le dice che lui la crede e che la difenderà sempre da tutti.
La separazione da Lucas e l'odio verso Ally e Sarah La relazione tra Lucas e Theresa va a gonfie vele, quest'ultima non parla più con Donna visto che quest'ultima la odia cosi tanto e si è trasferita con il fidanzato Luke a casa di lui. Theresa vuole una famiglia assieme a Lucas, lui altrettanto. Nel frattempo il piano di Quinn di tentare di avvicinare Lucas e Ally funziona: Infatti Ally passa una notte con Lucas accusandolo di stupro. Ally rimane incinta e anche Theresa mettendo in difficoltà il giovane Chiummi. Ally nel frattempo si avvicina a Louis, mentre Theresa rivela a Lucas di aspettare due gemelli, il ragazzo è felice però ignaro di aspettare un bambino anche da Ally. Nel frattempo Donna medita vendetta verso Theresa accusandola di omicidio. Sarah continua a convincere l'amica Donna di volere giustizia per Logan. Luke nel frattempo accusa Lucas di aver tentato l'uccisione di Donna in piscina, ma il ragazzo ribatte che è stato un incidente e che per fortuna, la ragazza è salva. La guerra tra le gemelle continua, mentre Lucas vuole costruire una famiglia con Theresa e i loro bambini. Mentre Theresa e Lucas stanno vivendo la loro vita, Ally continua a nascondere la gravidanza, e nel frattempo Sarah continua a dire all'amica Donna di vendicare la morte di Logan. Theresa si scontra più volte con Sarah dicendole di smetterla di farla allontanare dalla sorella, ma Sarah ribatte continuamente che prima o poi finirà male e la colpa è solo sua. Nel frattempo Ally dice a Lucas di essere incinta di lui, e Theresa sconvolta, lascia Lucas dopo averlo schiaffeggiato, e per Theresa inizia una grave depressione che potrebbe causare dei problemi ai due bambini che porta in grembo, ma grazie all'aiuto d Sonia e Haley, la giovane Foresta decide di affrontare la vita, di uscire dalla grave depressione e di voler crescere i suoi figli da sola senza la presenza di Lucas. Nel frattempo Theresa che si è ripresa del tutto viene continuata minacciata da Sarah, che vuole vendetta per la morte di Logan, nel frattempo Donna e Theresa non si parlano ancora.
La morte di Donna Foresta L'odio tra Theresa e Donna continua, anche dopo che Donna tornata da Londra. Il motivo del ritorno di Donna a Los Angeles è perchè Donna non ha mai accettato la morte del marito Logan, ed è quindi tornata a Los Angeles per vendicare il marito. Per la giovane Foresta inizia uno stato infernale e iniziando a dare segno di squilibrio, ma l'unica ad accorgersene è l'amica Sarah. Infatti Donna inizierà a parlare con il defunto marito Logan, ed ad accorgersi che qualcosa qui non va sono proprio il fidanzato Luke e l'amica Ally che la sorprendono in camera a parlare da sola. Non dando peso al comportamento di Donna, Logan dice alla moglie di vendicarsi di Theresa Foresta, che ha causato la sua morte. Su consiglio del fantasma di Logan, Donna prepara un piano per uccidere Theresa, incolpandola di continuo della morte di Logan e insultandola in molte occasioni. Una sera sul tardi Theresa decide e ne parla con il fratello Theo di riappacificarsi con Lucas e Ally decidendo di andarli a trovare alla casa di Lucas. Donna che ha scoperto che Theresa in quel momento era andata a trovare i due sposi. Donna decide quindi nella stessa sera di andare dall'amica Sarah, dove sul tavolo trova una pistola poi scappa. Sarah nel frattempo accorgendosi della instabilità dell'amica e non trovando la pistola sul tavolo decide di andare a cercare l'amica e all'inizio va a casa di Luke, e i due decidono di cercarla per tutta Los Angeles. Theresa riesce a far pace sopratutto con Ally e anche con Lucas. I tre finalmente chiariti dalle loro divergenze, Donna stava spiando in macchina la sorella Theresa con uno sguardo vendicativo aspettando che uscisse da quella casa, e appena la vede uscire, la giovane Foresta decide di aspettare la gemella sulla Pacific Coast Highway e mentre Theresa sta per tornare a casa passa da li dove si trova la gemella tutta pronta per colpire e archittettando il diabolico piano, Theresa arrivata sul luogo, si ferma in tempo, scende dall'auto per affrontare la gemella Donna, che però quest'ultima armata di pistola minaccia la sorella incolpandola per la morte di Logan. Succede una colluttazione tra le due, e Theresa cerca di prendere la pistola dalle mani di Donna, ma parte uno sparo e le due caddono a terra. Donna si rialza e tenta di sparare la gemella con la pistola, Theresa si rialza da terra e tenta di nuovo a cercare di fermare la gemella instabile e rimane spaventata, e appena Theresa fa cadere la pistola per terra, le due ragazze iniziano a spingersi a vicenda e Theresa cade di nuovo a terra. Theresa non avendo scampo decide di continuare ad affrontare la gemella, afferra la pistola e per sbaglio scaraventa la pistola senza sparare contro Donna, che per schivare il colpo, la giovane Foresta cade sbattendo la testa sfondando il vetro del cofano dell'auto di Theresa morendo sul colpo. Sarah ha assistito in macchina all'incidente senza fermare le due donne durante la colluttazione, corre dalle due ragazze chiamando il 911. Arrivati sul posto l'ambulanza e Rick, i paramedici annunciano la morte di Donna, lasciando Theresa e Sarah piangere disperate, mentre sul posto dell'incidente giunge Luke che non fa altro che piangere per la morte della sua amata.
Gli incidenti di Charlotte e di Sarah, la prigione e la relazione con Jason Cooper Dopo il funerale di Donna, tutti crederanno che Theresa abbia ucciso non per sbaglio Donna. Nonostante la versione di Theresa, nessuno le crede visto che in passato aveva provocato la morte di Logan. Questa volta neanche Lucas e Haley crederanno alla versione della ragazza credendo che anche la morte di Logan, non è stato un caso come quella di Donna. L'unica che crederà alla versione di Foresta, è Linsey Melone (un'amica d'infanzia del Londra delle gemelle, arrivata a Los Angeles per lavorare alla Foresta). Mentre Ally e Sarah incolperanno di continuo Theresa perchè la vogliono in prigione, Adam dovrà affrontare con suo figlio AJ la morte della madre. E una sera sul tardi, Theresa si addormenta sul divano, e AJ si approfitterà per uccidere Theresa con una pistola. Ma l'intervento di Charlotte, non accadrà nulla a Theresa, ma AJ per sbaglio spara a Charlotte che ferita gravemente cade per terra. Theresa si sveglia sentendo il colpo di pistola e soccorre la cugina. Per fortuna grazie all'intervento di Theresa, Charlotte sopravvive trasportata in ospedale dopo diversi giorni si riprende. Theresa si sente in colpa e ne parla con Adam, e lui furioso dirà alla ragazza che la gente si fa male quando stanno accanto a lei. Theresa viene perseguitata da Sarah sempre sull'omicidio di Donna incolpandola. Sarah mette addirittura un'ordinanza restrittiva verso Theresa, e quest'ultima nonostante il tenente Beker abbia detto alla ragazza di stare lontana da Sarah sennò rischia la prigione, Theresa affronterà Sarah sulle scale davanti ai poliziotti, durante una litigata tra le due donne, Sarah inciampa rotolando e cadendo dalle scale apposta facendo restare sconvolta Theresa. I poliziotti che hanno assistito alla scena portano Sarah in ospedale che poi si riprende. Theresa a villa Foresta parla con Lucas, Luke, Ally, Sonia e Linsey, e Lucas Chiummi dirà alla ragazza che merita la prigione. A villa Foresta arrivano Rick, Becker e i poliziotti, e dopo che Theresa tenta di sfuggire, viene arrestata. Dopo diversi giorni, Jason Cooper paga il riscatto facendo uscire Theresa dalla prigione ospitandola a casa sua. Quando Ally e Sarah scopriranno che Theresa non è più in prigione, andranno su tutte le furie. Theresa ringrazia l'uomo di una certa età di averle salvato la vita. Theresa e Jason iniziano una relazione in segreto, ma quando Addison scopre la relazione tra suo padre e l'amica Theresa, va su tutte le furie. Jason e Theresa restano insieme e si danno supporto. Inoltre Jason convince la fidanzata di prendere in mano la custodia del piccolo Logan scontrandosi con Ally e Luke assumendo avvocati. La relazione tra Jason e Theresa prosegue, ed un giorno Addison scopre la relazione del padre e furiosa affronta la giovane Foresta senza successo. Jason e Theresa si amano e si danno supporto a vicenda. A Los Angeles arriva Scott Cooper, figlio di Jason e fratello di Addison e vuole conoscere la nuova donna del padre, e rimane sconvolto sapere che una giovane ragazza molto bella è la fidanzata del padre. Scott sorprende Theresa a letto e tenta di conquistarla. Il triangolo tra Jason-Theresa-Scott prosegue.
L'attrazione verso Scott Cooper Inizia una vera attrazione tra Jason e Theresa, anche se lei ama Jason. Nel frattempo Scott fa amicizia con Lucas Chiummi e Theo Foresta, e dice a quest'ultimo che se Theresa prova qualcosa per Jason, quest'ultimo non la ama davvero ma la sta solo usando. Infatti una conversazione tra Linsey Melone e Jason Cooper approva che Jason sta usando la giovane Foresta per uno scopo. Scott nel frattempo tenta di conquistare Theresa e all'inizio senza successo. Perchè la ragazza più che amore, prova attrazione fisica per l'uomo e non vuole illuderlo.
La relazione con Lucas Chiummi Il triangolo che coinvolge Jason, Theresa e Scott durerà ancora per un pò fino a quando Scott si innamora di Alisa. Quando Lucas scopre del tradimento di Ally e Theo, divorzia dalla moglie e vorrebbe tornare ad avere rapporti con Theresa, anche se quest'ultima non vuole avere a che fare con il Chiummi. Theresa continua a ripetere a Lucas che non lo vuole nella vita dei suoi figli e dopo che Lucas insiste, quest'ultimo si scontra con Jason dopo aver fatto amicizia con Scott. In realtà Jason usa Theresa per tentare di rubarle i figli quando Theresa partorirà, ma Lucas non si arrende. Linsey che scope il piano di Jason, ricatta l'uomo che la paga per il suo silenzio. Lucas scambia un bacio con Stephanie, e quest'ultima si innamora di lui. Theresa nel frattempo vorrebbe partorire in ospedale ma Jason convince Theresa a partorire a casa senza medici attorno a loro ma solo loro due. Scott scopre il piano nel quale Jason vuole rubare i figli di Theresa, Scott avvisa quindi gli amici Lucas e Theo, e assieme ad Ally James, riescono ad andare a casa Cooper intervenendo durante il parto a fatica di Theresa che rischia di morire sanguinata. Theo picchia Jason, e Lucas riesce a prendere in braccio Theresa uscendo dalla casa di Jason e portandola in ospedale. In seguito Ally e Theo seguono Lucas e Theresa in ospedale mentre Jason scappa. Theresa in ospedale riesce quindi a partorire i due gemelli con l'aiuto dei medici e di Lucas, e chiamano i due bambini: Dylan Chiummi (in onore del padre di Theresa) e Donna Chiummi (in onore della deceduta sorella di Theresa). Theresa riprendendosi e dopo aver scoperto il piano fallito di Jason, Theresa torna a vivere a casa Foresta tornando poi a lavorare alla casa di moda della famiglia alla ''Foresta'' ed inoltre si occupa a tempo pieno dei gemelli con l'aiuto di Lucas. Tutti perdonano Theresa per l'omicidio di Donna Foresta, e Theresa e Ally fanno finalmente pace. Theresa e Lucas capendo di amarsi ancora, tornano insieme ed iniziano una relazione cercando di creare una famiglia assieme ai loro figli: Dylan e Donna. Stephanie che però si è innamorata di Lucas, mette in allerta Theresa che non vuole perdere di nuovo il fidanzato, ma a vincere sarà di nuovo Theresa quando Stephanie lascia Los Angeles. La relazione tra Lucas e Theresa quindi continua ed Theresa torna ad avere rapporti di amicizia anche con Linsey (senza sapere che la Melone sapeva tutto del piano di Jason) e grazie a Linsey, Sarah e Theresa fanno pace. Theresa è felice di aver ripreso in mano la sua vita e ama molto Lucas. I due iniziano a creare una famiglia con Dylan e Donna, ma quando Theresa scopre che Linsey ha preso dei soldi da Jason per non dirle niente, Theresa si arrabbia molto ma alla fine fanno pace. Quando Theresa scopre che Linsey flirta con Louis Chiummi, sposato con Serena, Theresa lo dice a Lucas per poi affrontare l'amica e poi lo dice a Serena che affronta Linsey.
L'incidente che coinvolge se stessa ed Ally James Mentre la relazione tra Lucas e Theresa prosegue, come la relazione di Theo e Ally, Lucas e Theresa iniziano a creare una loro famiglia con due figli meravigliosi. L'amicizia tra Theresa e Ally continua e le due sono ottime amiche. Dopo aver passato il Natale 2016, Theresa decide di andare in ufficio per aspettare Lucas prima di andare alla festa per l'ultimo dell'anno, Ally si incontra con Theresa nello stesso ufficio per lo stesso motivo ma per Theo. Le due iniziano a parlare mentre con Lucas e Theo stanno parlando in un altro ufficio. Theresa e Ally parlano alzando un pò la voce e la loro conversazione sembra pericolosa, Theresa teme che Ally farà soffrire in qualsiasi momento Theo come aveva fatto soffrire Lucas. Inoltre dice all'ex rivale che teme che Ally cambierà idea su Theo e che vorrà tornare con Lucas, ma Ally nega tutte le parole di Theresa e le dice che tra Lucas e lei non c'è più niente e che ama moltissimo Theo e non lo lascerà per Lucas o qualunque altro uomo. Mentre le due parlano, stanno accanto a dei fili elettrici scoperti nell'ufficio, Theresa per sbaglio spinge Ally contro i fili elettrici e la ragazza incinta viene fulminata da quelli, lasciando Theresa sbalordita. Theresa cerca di rianimare Ally, ma mentre la tocca, Theresa viene fulminata anche lei. Lucas e Theo sentono dei strani rumori e corrono nell'ufficio dove vedono i due corpi di Ally e Theresa e chiamano il 911 e i due ragazzi sono disperati per loro rispettive fidanzate. Per fortuna in ospedale, Theresa e Ally si riprendono svegliandosi, ma restano per dei giorni in ospedale, e per fortuna il bimbo che ha in grembo Ally sta bene e quindi la ragazza sta continuando la sua gravidanza con la felicità di Theo. Quando le due ragazze escono dall'ospedale e stanno bene, Ally incolpa Theresa di averla quasi uccisa, ma Theresa dice ad Ally che è stato un incidente. Lucas e Theo credono a Theresa, e questo crea molto attrito tra Ally e Theo. Ally e Theresa tornano nemiche ma alla fine grazie a Lucas e Theo, le due cercano di andare d'accordo anche perchè sono una famiglia.
La rivalità con Stephanie Young Il ritorno di Stephanie sconvolge Theresa: infatti la giovane Young torna a Los Angeles ed è pronta a riconquistare Lucas, uomo mai dimenticato da lei. Stephanie viene riassunta da Errico e Quata alla Foresta lavorando a fianco di Lucas e Theo, scatenando tutta la furia di Theresa che affronta suo zio Errico volendo licenziare a tutti i costi Stephanie senza riuscirsi. Theresa quindi teme per la sua relazione con Lucas perchè l'uomo passa molto tempo con Stephanie a causa del lavoro, ed Theresa teme il peggio. Infatti Stephanie seduce Lucas in sauna ma lui non cede alle provocazioni e rivela il quanto accaduto alla fidanzata Theresa, la quale affronta Stephanie. Lucas alla fine dice a Stephanie che è una bella ragazza ma lui è impegnato con un'altra. Lucas inoltre chiede a Theresa di sposarlo.
Il matrimonio non celebrato con Lucas Chiummi Giunge a Los Angeles Hope Foresta, cugina di Theresa che inizia a lavorare alla Foresta. Hope inizia già da subito ad essere attratta da Lucas Chiummi, e lui in un certo modo prova la stessa cosa ma lui è promesso ad un matrimonio con Theresa. La notte prima del matrimonio tra Lucas Chiummi e Theresa Foresta, il giovane Chiummi ubriaco finisce a letto con Hope. Il giorno stesso del matrimonio, Louis sente la discussione tra Lucas e Hope che parlano di quella notte, ed cosi Louis affronta Lucas dicendogli di rivelare tutto a Theresa prima del matrimonio. Sull’altare Lucas confessa tutto a Theresa, e quest’ultima lascia Lucas sull’altare chiudendo la loro storia cosi il matrimonio non viene celebrato. E cosi iniziano scontri tra le due cugine. Theresa minaccia Lucas di voler crescere da sola i loro figli dicendogli inoltre che li vuole allontanare da lui. Hope resta a fianco a Lucas e i due iniziano una relazione facendo infuriare Theresa, cosi Hope cerca di convincere il fidanzato a prendere la custodia di Dylan e Donna ma al momento i due bambini con l'appoggio dei Foresta restano con la madre.
Il ritorno di Allison a Los Angeles Con grande sorpresa per tutti, Allison torna a Los Angeles per andare a trovare i suoi parenti e l'amica mai dimenticata Theresa. La prima persona che Allison incontra dopo essere tornata da New York, è proprio Theresa nel locale Shiley. Le due ragazze parlano dei vecchi tempi, e la giovane Young aggiorna la ragazza su New York, mentre Theresa dice all'amica le cose successe ultimamente e la custodia che Lucas e Hope vogliono sottrarre a Theresa. Allison inoltre dice all'amica di provare ancora qualcosa per Louis Chiummi, fidanzato con Haley Foresta. Allison va ad alloggiare a villa Foresta nella vecchia stanza di Gina Foresta e fa da baby-sitter ai figli dell'amica Theresa. Quest'ultima è molto felice di riavere accanto a se la sua migliore amica Allison. Allison scopre che Derek è uscito di prigione e si sono ritirate le accuse e ne parla con l'amica Theresa e le due sono sconvolte cosi vanno al distretto di polizia e li parlano con l'ispettore Becker le quali le informa che l'uomo ha un ordinanza restrittiva da loro e che non potrà avvicinarsi a loro. Theresa cerca di tranquillizzare l'amica ma Derek tornato in scena inizia a perseguitare le due donne per vendicarsi per il passato. Theresa e Allison spaventate chiedono l'aiuto di Louis, Lucas ed Hope, ed Derek tenta in tante occasioni di uccidere Theresa e Allison, e durante una colluttazione tra Theresa, Allison, Hope, Lucas e Louis contro Derek, sarà Allison a far cadere dal terrazzo Derek il quale questa volta muore. Allison non è incolpata di omicidio, ed Theresa, Hope e Louis le restano accanto. Allison dopo aver salutato parenti, amici soprattutto Theresa, Allison lascia Los Angeles tornando a New York dalla sua famiglia uscendo cosi di nuovo di scena.
La relazione con Zack Shiley, la gelosia di Lucas e L'odio di Quinn per Theresa A Los Angeles arriva Zack Shiley il fratello di Lisa e Quinn. Zack è arrivato a Los Angeles dopo aver saputo dalla sorella Quinn che la loro sorella è in prigione per aver tenuto prigioniero per diversi mesi Luke Chiummi, figlio di Quinn e cosi chiede a Zack di convincerlo a fargli cambiare idea visto che sono una famiglia. Zack si innamora di Theresa ad una festa a villa Foresta per la festa del ''bentornato Luke''. Theresa che non sa che Zack è un Shiley e tra i due ci sono diversi baci. I due iniziano una relazione ma Theresa lo lascia quando scopre che lui è un Shiley ma alla fine i due tornano insieme capendo di amarsi. Quando Theresa dice a tutti della sua relazione con Zack, Lucas inizia ad essere geloso ed intima il rivale di non far soffrire Theresa. Tutti accettano la loro relazione tranne Quinn che quando scopre il fratello a letto con Theresa, si scaglia contro la ragazza incolpandola dell'omicidio di Logan e che non permetterà mai che lei porta via anche il fratello Zack. Quinn allora chiede ad Zack di lasciare Theresa perchè lei è la causa della morte di Logan, ma Zack crede alla versione della fidanzata e decide di restare con lei perchè la ama. Theresa che non ha mai sopportato la famiglia Shiley cerca di essere amica di Quinn, ma quest'ultima insulta per diverse occasioni Theresa dicendole che la odia con il cuore. Theresa scoppia a piangere perchè sa che la famiglia Shiley non l'accetteranno mai ma Zack le resta accanto e le confessa tutti i suoi sentimenti per lei, anche Luke nipote di Zack appoggia la loro relazione. Hope che comprende che Lucas è geloso della relazione tra Theresa e Zack, decide di allearsi con Quinn contro Theresa che continua ad essere accusata per l'omicidio di Logan accaduto più di un anno fa.
La notte con Chad Milkon Quinn per separare suo fratello Zack da Theresa decide con il supporto di Hope, di far andare qualcuno a letto con Theresa cosi Zack si accorgerà dell'infedeltà della giovane Foresta. Quinn inizia a prendere di mira Chad il quale inizia ad uscire solo come amici con Theresa. Quinn fa finta di accettare la relazione tra Zack e Theresa e quest'ultima è stupita del cambiamento della Shiley. Quinn invita nel locale Shiley, Chad e Theresa offrendoli da bere e senza che loro se ne accorgono, mette dentro ai bicchieri la droga. Chad e Theresa finiscono a letto insieme, e la ragazza sconvolta incolpa Chad di stupro. Theresa racconta tutto a Zack, il quale perdona la fidanzata Theresa ma prende a pugni Milkon. Theresa fa il test di gravidanza e scopre di non essere incinta e nel frattempo Stephanie sconvolta della notte di sesso tra il fidanzato e la rivale, lascia Chad iniziando una relazione con Dave. Theresa e Chad scoprono da Nathan di essere stati drogati, e Theresa sospetta di Quinn, nel mentre Chad si innamora davvero di Theresa e glielo dice pure facendo ingelosire Zack che non vuole perdere Theresa. Quest'ultima dice a Chad di amare solo Zack ed è lui l'uomo della sua vita e nessun altro. In seguito Theresa scopre che è stata Quinn a drogare lei e Chad, Theresa sconvolta tenta di affrontarla dicendole che ama davvero Zack e non ha intenzione di lasciarlo per volere di Quinn, a questo punto Quinn impazzita cerca di uccidere Theresa con un'ascia ma viene salvata da Zack e da Chad. A questo punto Chad fa pace con Theresa e Zack decidendo di tenere Theresa come amica. La relazione tra Theresa e Zack prosegue ma anche l'odio che Quinn prova per Theresa che tenta di ucciderla con un colpo di pistola ma viene salvata da Lisa.
Il matrimonio con Zack Shiley La relazione tra Zack e Theresa prosegue, Theresa in seguito con l'aiuto di Louis Chiummi salvano Haley Foresta che rischia di morire strangolata con una cravatta dal serial killer, ciò non accade grazie al loro intervento. Theresa in seguito fa amicizia con Adrianna Gonzalez che considera la sua migliore amica. Lucas tenta di riconquistare Theresa senza riuscirsi chiedendo aiuto all'amica Adrianna. Quest'ultima però nonostante è sposata con Matt Walter, si è innamorata di Lucas Chiummi che lo bacia e poi si confida all'amica Theresa, e quest'ultima non è contraria ad una loro relazione. Adrianna tenta quindi di conquistare Lucas mettendo quasi fine al suo matrimonio ma Lucas la rifiuta cosi Adrianna decide di restare con Matt. Zack chiede a Theresa di sposarlo e lei accetta felice facendo alterare Quinn che è disposta a rovinare il matrimonio del fratello. Theresa fatta la pace con la cugina Hope, decidono di sposarsi entrambe con i loro uomini nello stesso giorno. Nel giorno dei loro matrimoni, Quinn rinchiude Theresa in sauna per farla arrivare in ritardo al matrimonio alzando la temperatura della sauna, Charlon salva Theresa dalla sauna e butta fuori Quinn da villa Foresta che poco dopo rientra per accompagnare Luke Chiummi all'altare. Alla fine Zack e Theresa ed Luke e Hope riescono a sposarsi. Quinn si arrende e poco dopo lascia Los Angeles. Il matrimonio tra Zack e Theresa prosegue.
La relazione con Lucas Chiummi e Il trasferimento breve a Londra Lucas tenta di riconquistare la sua ex moglie Theresa chiedendole scusa per il passato e per aver tentato di fermare il matrimonio di Theresa con Zack Shiley. Theresa perdona Lucas per tutto ma lo respinge dicendogli di amare soltanto il marito Zack. Lucas però non si arrende perché vuole riunire la famiglia. In seguito Theresa scopre il tradimento di suo marito Zack con Mary Specchio e cosi Zack e Theresa divorziano. Theresa viene consolata dal suo ex marito Lucas che capisce di aver sempre amato lui, tornano insieme e fanno l'amore. La relazione tra Lucas e Theresa prosegue, Lucas è felice di aver riunito la famiglia. Theresa incontra nel locale Shiley la sua amica Allison tornata da poco a Los Angeles, la quale dice a Theresa di aver intenzione di aprire una nuova casa di moda a Los Angeles, Theresa rimane sconvolta da questa notizia. La relazione tra Lucas e Theresa prosegue, in seguito Theresa lascia Los Angeles trasferendosi a Londra da sua madre e da sua nonna portandosi con sé i piccoli Dylan e Donna. Durante l'assenza di Theresa, Lucas la tradisce con Serena Foresta.
Il ritorno a Los Angeles e la tragica morte di Veronica Celeste Theresa torna a Los Angeles da sola lasciando Dylan e Donna a Londra dove Jennifer e Many si stanno prendendo cura di loro. Theresa mentre sta tornando a casa, mentre sta guidando la propria macchina, investe Veronica Celeste sulla trafficata Pacific Highway, la quale muore poco dopo in ospedale. Theresa si sente in colpa ma decide di non rivelare a nessuno (lo sa soltanto Lucas ed in seguito lo sa anche Luke) il suo ruolo sulla morte di Veronica.
NOTE: 1. La trama del titolo ''La dura relazione con Lucas Chiummi e l'uscita di scena'' è stata creata per giustificare l'assenza di Theresa nel mese di agosto dalle storyline, assenza dovuta perché la sua interprete, Julies Kruiseps, era alle prese con delle scene della serie tv Castle.
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[ James& Isabel _ #Ravenfireilconfine _ #Ravenfireevent ]
* Dannati e catalogati come i mostri più sanguinari della città, dei killer, delle persone losche, quei ragazzi furono imprigionati in celle che James non aveva mai visto prima eppure di carcere ne sapeva a bizzeffe. La prigionia di James si prospettava lunga, angosciante e davvero ingiusta. Era quello, d'altronde, che non riusciva a comprendere: come si faceva a scambiare il giusto per l'ingiusto? Il killer per l'innocente? Un ragazzo qualunque, un killer, per una squadra di killer che neppur si conoscevano? Non vi era logica in tutto quello che stava succedendo eppure, lì, con le ginocchia al petto, la guancia dolorante a causa dell'enorme graffio ricevuto durante l'arresto ed il cuore in arresto, i suoi pensieri sembravano non dargli pace. Vagavano, si, vagavano fin troppo per riuscire a fermarli da soli. All'improvviso una voce arrestò anche i suoi pensieri. A parlare era una voce familiare che in qualche secondo riuscì a definire: Isabel, la sua amica. *
<< Isabel! Isabel! Oddio... siamo entrambi q?! >>
*Provò a chiedere, ma la sua voce si spezzò in gola. Era così difficile parlare in quella situazione. *
Isabel Amethyst M. Hughes
Pazzia, stordimento, un senso di oppressione che lacerava l'animo della newyorchese che si risvegliò in quel luogo angusto. Tutti pensieri che si affacciarono nella di lei mente, che la resero inquieta, ma soprattutto che non fecero altro che confondere quella mente ancora troppo in bilico. Le mani le facevano male, le dita di esse sembravano aver incassato chissà quali colpi e tutto il suo corpo sembrava essere stato abbattuto da un treno in corsa. Cosa diavolo era successo? Si sentiva fiacca, il respiro diventato improvvisamente pesante continuava a sentire un odore acre che le faceva storcere il naso, ma fu la figura immobile di un corpo non troppo distante da lei, che fece riscuotere da quel torpore la giovane Hughes. Ci impiegò qualche istante prima di riconoscerlo, prima di rendersi conto di dove si trovasse e come quelle tre mura e la quarta fatta di metallo fosse in realtà una prigione. « James... James! Svegliati, James! » Cercò di parlare con tono di voce fermo ma allo stesso tempo basso prima di attirare attenzioni indesiderate. Ogni parola grattava la gola della giovane, come se fosse fuoco e a ogni respiro si sentiva venir meno l'ossigeno necessario per respirare. Più si fosse agitata, più avrebbe perso lucidità, lo sapeva perfettamente, eppure il desiderio di evadere si abbatté contro di lei come una furia. Ogni ricordo della prigionia che l'aveva profondamente cambiata scatenò in lei gemiti sommessi, frammenti di ricordi che avrebbe voluto dimenticare ma che per qualche motivo si ritrovava di nuovo ad affrontare. « Non... Non capisco. E'... E' un incubo, non è vero? Non di nuovo, non di nuovo... Ti prego. »
James Cole Collins
* Era l’inferno, di nuovo, ma questa volta si trattava di un inferno che probabilmente avrebbe ricordato. Ormai il suo destino sembrava essere nettamente segnato da quella specie di “visitatio” angosciante di tutte le carceri presenti nel mondo. Aveva vissuto per anni da solo, in una sorta di carcere mentale che l’aveva privato di una famiglia, ed ora si ritrovava ( per la seconda volta senza saperlo ) in carne ed ossa in un carcere vero, in una cella a prova sovrannaturali. James era prigioniero non solo di quella situazione, ebbene no, lui si sentiva piuttosto prigioniero di qualsiasi cosa esistesse a Ravenfire ormai. Aveva compreso, infatti, di essere un sovrannaturale, ma di essere anche bloccato lì per sempre e per lui che aveva sempre sognato di essere un grande giornalista sembrava essere stato invaso dal veleno. I suoi sogni erano divenuti veleno, anche quelli legati a Rosalie. La vita che stava vivendo non era vita, dunque di cosa doveva avere paura in quella situazione? Se da un lato il “nuovo” dooddrear non temeva per sé, dall’altra aveva paura per quelli che si trovavano lì con lui, innocenti quanto lui. Una di quelle persone era Isabel. * « Isabel.. ci sono io con te , sta tranquilla.. » * Sussurrò ancor di più perché qualcosa, probabilmente le sbarre della cella intrise di qualcosa di velenoso per i sovrannaturali, incominciava a fargli del male e a privargli della forza anche di parlare in modo normale. * « È solo la pura verità. La maledetta verità... ed ingiustizia. Io li ammazzo.. Te lo giuro.. »
Isabel Amethyst M. Hughes
Era trascorso poco più di un anno da quando tutta la vita della Hughes cambiò irrevocabilmente, eppure ora si ritrovava di nuovo priva di quella libertà che aveva sempre avuto. Si sentiva in gabbia, metaforicamente e non, e ad ogni pensiero il respiro sembrava farsi sempre più concitato. Parole appena sussurrate emersero dal silenzio di quelle celle, gli occhi velati di ricordi che l'avevano portata sul punto di non ritorno, in un luogo dove pensava addirittura di essere diventata pazza, eppure questa volta non era sola. Sbatté le palpebre più volte, come a voler mettere a fuoco chi la stesse chiamando. Sentiva gli occhi cambiare, la vista diventare sempre più nitida, scorgendo particolari che prima erano invisibili, avvertì una forza nuova scorrere dentro di lei e sapeva perfettamente che cosa stava per succedere. Tuttavia, questa volta non era sola e se l'amico l'avesse vista trasformarsi? Si sentiva al sicuro con il Collins, avevano parlato anche diverse volte, ma mai una volta i due s'erano fatti vedere nelle loro nuove forme. « James... » Un nuovo gemito, un nuovo sospiro per calmarsi fu il solo rumore che udì dopo qualche istante. Doveva ricordare che cosa fosse successo, doveva ricordare come fosse arrivata a lì, in quel luogo buio e umido che appariva come la sceneggiatura di un film horror. « Ho rischiato di impazzire l'altra volta... Che diavolo è successo? Perché siamo qui? »
James Cole Collins
* Ogni vita muta dopo un mutamento. Era questa la massima che pensava ogni qual volta si soffermava a riflettere su ciò che gli era accaduto e su ciò che stava vivendo in quel maledetto momento. Nonostante i dolori che quel cambiamento avevano portato all’interno e all’esterno di sé, James era contento di patire lui e non, per esempio, Rosalie, perché in fondo lui al dolore era abituato. Allo stesso tempo, in cuor suo odiava che la stessa situazione fosse patita da Isabel, la sua amica, nonché la figura femminile che ora i suoi occhi osservavano. Non avrebbe mai voluto vedere le sue palpebre tremare, il suo viso in una diversa espressione rispetto a come adorava vederlo. La vita che sognava, o meglio che aveva sempre sognato da quando suo padre era stato incarcerato, era una di quelle da telefilm, una vita “aggiustata”, ma ciò sembrava impossibile sia per lui che per chi conosceva. Ad ogni passo avanti, infatti, egli ne faceva almeno dodici indietro. La sua domanda ora era una soltanto però: perché tutto in quella sua maledetta vita del cavolo? Era come se tutte le sciagure possibili si fossero accordate per stenderlo alla prima vita. Con le mani in tasca, immobile eppure fin troppo simile ad una mina vagante, gli occhi cangianti di James osservarono Isabel. Non aveva visto la ragazza nel suo aspetto rinnovato, ma notava stordimento da parte sua. * « Siamo tutti pazzi qui.. Perfino loro che ci hanno rinchiuso.. Isabel, ci accusano di aver ucciso un uomo! Oltre quel... ca*** di confine! Ma ti pare una cosa normale? E poi... e poi dicono che siamo in una città sicura. Li prenderei a pugni. Tutti. »
Isabel Amethyst M. Hughes
Fin da quando era giunta a Ravenfire diversi anni prima, Isabel sapeva che quel luogo, quella cittadina così diversa da New York, sarebbe stata la scenografia perfetta per la sua vita, nonostante i timori iniziali. Ogni volta che si voltava da una parte o dall'altra, la Hughes trovava qualcosa che la colpisse facendola rimanere affascinata per giorni. Eppure appena un anno prima tutto era cambiato, tutto sembrava essere capovolto e ciò che era giusto era diventato sbaglio e viceversa. Aveva da sempre avuto sentore di una componente sovrannaturale, aveva perfino cercato di parlane con Ashley o Rosalie, ma solo quando arrivò il giorno del confronto, la mora capì che quel mondo era molto più complesso di quanto non credesse. Pazzia e stordimento si mescolavano dentro di lei ancora una volta, e nel buio di quella cella, il suo bisogno di uscire stava rendendo quella situazione ancor più difficile. Ricordava come i due poliziotti, un uomo e una donna, l'avessero arrestata con l'accusa di omicidio, ma ciò che le sovveniva alla mente era qualcosa di ben più oscuro. Inspirò sonoramente una, due volte, e ritrovato il respiro regolare posò gli occhi sull'amico. « Ora ricordo... Mi hanno arrestato, erano in due... E parlavano di omicidio. Dicevano delle cose... E poi è come se avessi un vuoto. Come abbiamo fatto a svegliarci qui? » Tirò su le spalle, appoggiò la nuca contro il muro freddo che si trovava dietro di sé e distolse lo sguardo lasciando che vagasse nell'oscurità. « Loro... Loro avrebbero dovuto proteggerci. James non siamo al sicuro da nessuno, dobbiamo uscire da qui e dobbiamo farlo in fretta. Non voglio impazzire di nuovo. »
James Cole Collins
* Era nato e cresciuto a Ravenfire, era della città e a quanto aveva compreso sarebbe perfino rimasto lì per sempre. Perfino, si, perché da sempre invece si era immaginato altrove, immerso in una tastiera o in una macchina da scrivere, ma pur sempre altrove. Il ragazzo dagli occhi cangianti e dal carattere ancora fin troppo umano sognava una vita normale, aveva sempre sognato qualcosa del genere, ma non c’era mai stata l’occasione (e con mai ci si riferiva dalla nascita fino al momento in cui stava parlando). Era una maledizione per il giovane Collins che probabilmente non l’avrebbe mai abbandonato. Forse era stata anche grazie alla conoscenza della provenienza della Hughes che James si era avvicinato a lei, cercando di comprendere come funzionava il mondo al di là della Virginia. Si, il ragazzo era sempre stato curioso dei pensieri della giovane amica perché sapeva da sempre che New York era un faro e non solo per il giornalismo. Era affascinante scambiarsi idee, era affascinante sognare qualcosa che, viste le loro trasformazioni, non avrebbero mai potuto fare, come per esempio andare a New York insieme e mangiare schifezze fino a stare male. Quei frammenti di sogno e di quotidianità erano volati via. Quello che gli era accaduto l’aveva cambiato enormemente ed era molto probabile che quello che stava accadendo avrebbe aggravato soltanto la situazione. Non sapeva bene cosa pensava Isabel al riguardo, ma James non aveva mai accettato il suo essere sovrannaturale per ovvi motivi relazionali ed in quel momento stare in gabbia era peggio di qualsiasi altra cosa. Era forse meglio il carcere per spaccio. Al pensare a quest’ultima ipotesi il ragazzo scosse appena la testa, era impossibile essere stato preso per cause che non gli riguardavano. Che beffa del destino... Quando la mora inspirò, il suo sguardo si posò su di lei per comprendere meglio cosa le sue espressioni trasmettevano. Il volto, ma forse anche il proprio, trasmetteva buio, riflettendo l’oscurità della cella. Le parole che fluirono successivamente dalla bocca della ragazza rapirono tutta la sua attenzione* « Non lo so... Io sono riuscito a scappare al primo assalto, ma al secondo... al secondo ho lottato con una poliziotta, ma non ce l’ho fatta a liberarmi.. » * Sospirò anche lui, ma quell’atto non era nient’altro che darle ragione. * « Proteggerci.. Già, ma penso che da ora in poi possiamo farlo solo tra di noi. Non possiamo fidarci di nessun altro, Isabel, e... dovremmo essere più uniti. Troviamo una via di fuga e mettiamolo a quel posto a chiunque.. »
Isabel Amethyst M. Hughes
Buio e soltanto buio v'era attorno a loro. Un ronzio sordo sembrava provenire da chissà dove eppure la giovane newyorchese si dovette chiedere se non fosse tutto nella sua mente, ancora una volta. Si sentiva persa, alla deriva in quella cella che avrebbe voluto buttare giù un pezzo alla volta. Appoggiata contro il freddo muro, Isabel ascoltava le parole di James, mentre a poco a poco la sua mente cominciava a lavorare in modo sempre più frenetico. I tasselli del puzzle iniziavano a prendere forma e i ricordi si incontravano gli uni con gli altri per dare vita alla storia che era il suo incubo. Come poteva aver dimenticato ciò che era successo nel bosco? Aveva ucciso, aveva lacerato quella carne come se fosse carta velina, ma soprattutto le era piaciuto. Sbatté la nuca una, due, tre volte contro il muro prima di riuscire a inspirare in modo corretto. Le unghie erano affondate nei suoi stessi palmi come se il dolore potesse avere qualche effetto calmante su un dooddrear. Strizzò gli occhi talmente forte da vedere quei dannati pallini bianchi vorticare contro le proprie palpebre e solo dopo un momento che sembrò durare alcuni minuti, trovò voce. « Voglio uscire di qui... Ho bisogno di uscire di qui al più presto. » Era impossibile che i due poliziotti che l'avevano arrestata sapessero del suo crimine, ma un dubbio in quel momento le attraversò la mente. Avevano parlato di omicidio ma avevano detto il nome? Doveva ricordare, doveva per forza ricordare che cosa le avevano detto, ma solo quando rimembrò il nome di Jacob, una sorta di sollievo, sppur apparente, la rincuorò. « Ricordo i due poliziotti, ricordo anche un biondino che aveva provato a mettersi in mezzo, ma... Usciamo da qui, James, il più in fretta possibile. »
❪ 𝑭𝒊𝒏𝒆 𝑹𝒐𝒍𝒆. ❫
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Ho nel mio archivio questa immagine da davvero tanti anni. TEMPO-LACRIME-NUMERI! Più e più volte mi sono soffermata ad osservarla, a contemplarla.Lo sconfinato/incalcolabile dolore di quelle lacrime che sgorgano come un fiume in piena. Il tempo che è tutto oppure è niente.A volte sembra inutile, a volte non bastare, a volte non lo si vuole, a volte lo si pretende… altre volte, quel tempo deve essere tutto e anche subito.Il tempo è la vita e spesso se ne ha una percezione distorta. “ho buttato via troppo tempo della mia vita” “la mia malattia mi rubato tempo prezioso” “tanto ormai non c’è tempo” “non è più il tempo alla mia età” “ma come ci vuole ‘così tanto tempo per guarire’?!” Il tempo: amico e nemico!Ma…. dandosi il TEMPO di viversi giorno per giorno nell'avventura dello scoprirsi è un fedele aiuto e compagno di percorso.DATTI TEMPO❣ Quando si è affetti da disturbi alimentari un mese può sembrare un anno e anche di più o viceversa. Ieri: dieci anni fa…. E dieci anni fa: ieri. L’immagina racconta un pianto anche di numeri… numeri del tempo che passa… io vedo anche tutti i numeri di cui è fatta questa ORRIBILE malattia: chili, grammi, calorie, centimetri, voti, ecc… Proprio quei numeri che fungono da prigione… Una prigione numerica nel tempo e "di tempo". Nessuno è un numero, facciamo di tutto per non esserlo…. Ognuno è magnificamente unico. Non abbandonarti al dolore o al “non ce la faccio”. Non abbandonarti al muro della paura. Non lasciare che il “godimento sintomatico” ti governi e ti controlli. Concediti di accogliere e affrontare quel viaggio durissimo, ma anche fondamentale che ti porterà a stare bene e a scoprire chi realmente sei! . 🎗@chiarasolems 🎗MondoSole sito ufficiale: http://www.chiarasole.com🎗Pagina FaceBook: https://m.facebook.com/AssociazioneMondoSoleAnoressiaBulimiaBinge 🎗 . #chiarasole #famedivita #avantitutta #coloriamocidililla #maimollare #guariredallabulimia #credercisempre #disturbidelcomportamentoalimentare #bulimiaitalia #disturbialimentari #wedoacttogether #nonseiunnumero #mondosole #mondosolecreepers #bingeeating #prevenzione #sipuoguarire #lillaperunire #anoressia #mettersiingioco (presso MondoSole anoressia bulimia binge disturbi alimentari (dipendenze)) https://www.instagram.com/p/Bvb1HSplFi9/?igshid=cxwkv1qt9aqm
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Leggetelo, per favore, anche se è lungo «La carne e il dolore sulla Mare Jonio: ho visto quello che a terra non sanno» DI CATERINA BONVICINI, FOTO DI FRANCESCO BELLINA Mi sono sempre chiesta cosa si provi durante un “rescue”. Adesso lo so. All’inizio è una gioia un po’ incredula, come davanti a un evento sovrannaturale. La notte del 28 agosto ho dormito per terra, nel container dei migranti, su un letto di salvagenti, insieme alle soccorritrici. Mi hanno svegliata all’alba e mi hanno detto che il radar aveva individuato qualcosa, forse un target. Bisognava rimettere tutto a posto e svuotare in fretta il ponte di poppa. Non so cosa ho provato, non avevo il tempo per chiedermelo. Sono corsa in plancia, sul ponte di comando, tutti avevano il binocolo in mano. Il gommone si vedeva a occhio nudo. Ma sembrava vuoto. Un altro relitto da recuperare? Era già passata la cosiddetta Guardia costiera libica? Poi qualcuno ha detto: «Si vedono delle teste!». Ci passavamo i binocoli di mano in mano. «Sono tantissimi», ha gridato un altro. E la nave si è fermata per calare i “rhib”, i battelli gonfiabili. Mi sono sempre chiesta cosa provino i migranti davanti a una nave umanitaria. Adesso lo so. Me lo ha raccontato M. durante una notte insonne, alcuni giorni dopo. Non era nemmeno il mio turno, semplicemente nessuno dei due riusciva più a dormire. E quando su una nave non si riesce a dormire, si guarda il mare nero e si parla. «Voi pensavate che il gommone fosse vuoto perché io avevo detto a tutti di abbassare la testa e di fare silenzio», mi ha spiegato. «Eravamo convinti che fosse la Guardia costiera libica venuta a riprenderci. Nemmeno i bambini fiatavano. Anche se avevano pianto fino a un minuto prima». Intanto noi: in fibrillazione. Le gru calavano i rhib, le ragazze e i ragazzi si infilavano veloci i salvagenti e il casco. Io li guardavo. Pensavo a tutte le loro esercitazioni, a tutta la fatica che avevano fatto, con il rigore necessario, per imparare le tecniche di soccorso, per essere all’altezza di quel momento. Erano molto concentrati mentre si preparavano ad assumersi una responsabilità infinitamente più grande di loro e della loro età, destinati a essere diversi dai loro coetanei, che non hanno idea di cosa sia questo mare inaccessibile al mondo, anche con il pensiero. Intanto loro, sul gommone: in apnea, chinati. La prima volta che avevano pensato che fosse finita, era stata a poche miglia dalla costa, quando erano cadute in acqua delle persone. Ho scoperto questa tragedia mentre accompagnavo le donne in bagno, subito dopo l’imbarco. Mentre facevano la fila davanti al gabinetto, mi afferravano per un braccio: «Sono morte sei persone», dicevano, «sono cadute in acqua, non le abbiamo più trovate». E piangevano. Appena si sono calmate, sono corsa in plancia per avvertire Luca Casarini, il capo missione. Guardate che sono morti in sei durante la traversata. E subito sono tornata giù, perché il mio posto era là, in coperta di poppa, con loro. Una mattina li ho trovati più angosciati del solito e mi hanno spiegato che durante la notte si erano confrontati e avevano contato insieme i morti. Nove, non sei. Questo incidente non dava pace a nessuno dei superstiti. Me ne parlavano soprattutto di notte, a turno. Aspettavano che fossi sola e che avessi smesso di ascoltare il precedente. Avevano un bisogno disperato di sfogarsi. Ero una delle poche persone a bordo che parlava francese e sentivano l’urgenza di aprirsi con chi capiva la lingua. «Nel buio gridavano au secours», mi dicevano. Tanti di loro erano caduti in acqua per colpa di quell’onda, ma erano riusciti a restare aggrappati, a una corda o a una mano. Durante le visite mediche, a cui assistevo per tradurre, ho scoperto che molti avevano ancora acqua nei polmoni. Un ragazzo aveva male al petto: lo aveva colpito il piede di un uomo che stava affogando, se lo sentiva ancora addosso. Uscivano da un traversata terribile. Due giorni e due notti in mare. Finito il carburante, finito il cibo, finita l’acqua. «Piangevano tutti sul gommone, soprattutto i bambini», mi raccontava. «Io continuavo a ripetere a mia moglie che ce l’avremmo fatta, ma non lo pensavo. Mi preparavo a morire così. Poi abbiamo visto comparire dal nulla una nave. Ecco, sono venuti a riprenderci, pensavamo, ci porteranno di nuovo in Libia». Sarebbe stato meglio morire nel Mediterraneo sterminato, come i primi che se ne erano andati. Invece quella nave eravamo noi. «L’ho capito quando ho visto i gommoni arancioni, i libici non hanno gommoni arancioni. L’ho detto subito agli altri». E di colpo le teste si sono sollevate. Ho chiesto a M. cosa si prova in un momento del genere. «Una gioia che richiede tempo per essere digerita», mi ha risposto. Anche la nostra era una gioia così. Li vedi apparire in mezzo al nulla e poi salire sulla nave in carne e ossa e sei pieno di stupore. Ti sembrano dei miracoli ambulanti. Hai bisogno di toccarli per essere certo di non vaneggiare, pazienza per la scabbia o il gasolio di cui sono imbevuti. È talmente reciproco lo stupore, e primordiale, che lo sentono anche i bambini. Ti saltano in braccio e si aggrappano, come per accertarsi che tu sia vero. La sera avevamo un gran mal di schiena perché per tutto il giorno avevamo corso per il ponte con uno o due bambini al collo. Io li guardavo come si guardano dei fantasmi. E loro facevano uguale. Mi toccavano i capelli biondi. Ma davvero? Gli adulti hanno bisogno di tempo per interiorizzare una gioia del genere, i bambini vanno oltre in fretta. Era impossibile tenerli calmi, correvano a sondare lo spazio nuovo, pericolosamente, le madri troppo esauste per trattenerli. La Mare Jonio era diventata un asilo ingovernabile. Li acchiappavamo al volo mentre la nave rollava, si arrampicavano ovunque. Cecilia Strada ha cominciato a distribuire dei giochi. Ma non erano abbastanza. Una bambina era rimasta senza. Per lei ho recuperato una scatola di pennarelli e ho avuto un’illuminazione. Forse l’unico modo per tenerli fermi era farli disegnare. Per un po’, ha funzionato. Disegnavano navi, loro che non avevano mai visto il mare, e lo hanno scoperto così. Uno solo non partecipava. L’ho preso in braccio e mi sono accorta che aveva una ferita aperta sulla spalla. Poi ho guardato meglio: gli mancavano due dita della mano. Ho chiesto alla madre cosa gli era successo. Mi ha raccontato che gli avevano sparato addosso quando aveva due anni. Adesso ne aveva sei e non riusciva a usare i pennarelli. Sono corsa ad avvertire in plancia, di nuovo. Che altro potevo fare. Non è stato più semplice con gli uomini, al fianco di Stefano Caselli, infermiere e soccorritore. Non ce n’era uno che non fosse stato torturato in prigione. Ci mostravano la loro storia sulla pelle: ferite da coltello, ustioni per acqua bollente, lividi da calcio di fucile, segni di frusta sulla schiena, bruciature con la corrente elettrica. Le vittime di tortura sono delicate, avevamo paura di scoperchiare un vaso di Pandora, sono traumi che andrebbero tirati fuori a terra, non in mare. Ma loro avevano un’urgenza disperata di parlare, non aspettavano neanche di entrare nell’ambulatorio. Mi prendevano la mano e me la facevano appoggiare sulla ferita, come per sentirsi meno soli con quella storia sul corpo. Avevo davanti persone che non erano abituate a sentire parole come per favore, grazie, come stai. Sono parole che in Libia non pronuncia nessuno. Da questa base, abbiamo costruito un rapporto stupendo. Ho passato notti ad ascoltare donne devastate. Volevano stare abbracciate e piangere addosso a qualcuno, tirare fuori tutto. Alla fine riuscivo anche a farle ridere. Era bellissimo vederle ridere. Come tutti gli esseri umani. Anche noi ridevamo, ogni tanto. Quando passi tutto il giorno ad ascoltare racconti di schiavitù, lavori forzati, torture, violenze sessuali, bombardamenti (in tanti venivano da Tajoura, dove avevano perso amici e fratelli) hai bisogno di compensare. I ragazzi di Mediterranea hanno vent’anni, ridono come solo i ventenni sanno fare. E io con loro. Ci bastava niente. Se oggi qualcuno viene a dirmi con una smorfia ironica, dall’alto dei suoi pregiudizi, che la Mare Jonio è la nave dei centri sociali, so cosa rispondere. Sì, lo è. È anche dei centri sociali. Per fortuna. E questa è la sua forza. Le navi non si conducono solo dalla plancia. Si governano soprattutto dal basso e laggiù, su quel ponte di dannati, c’erano loro: Fulvia Conte, Daniela Gallié, Francesca Zanoni, Stefano Caselli, Mario Pozzan. La storia della Mare Jonio la stanno facendo i giovani. Dal salvataggio con i rhib fino allo sbarco: loro e sempre loro, che a vent’anni non hanno paura di prendersi la responsabilità della vita e della morte degli altri. Bruciando come candele, consapevoli, serissimi, impegnati in qualcosa di molto più grande di tutti noi. Senza manie di grandezza, però: va fatto e basta, quindi si fa. E tutti gli altri, a terra, si sciacquino la bocca.
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Sentirsi Depresso
Sentirsi depresso. Accogliere la Tristezza. Sperimentiamo un quadro introspettivo
D: Accogliere la Tristezza vuol dire che bisogna restare dentro ai nostri stati emotivi, senza tentare di uscirne? Non è più giusto cercar di liberarsene? E, magari, il più presto possibile?
Aurora Mazzoldi - Depressione Accogliere la tristezza non vuol dire arrendersi ai nostri stati emotivi senza reagire. Vuol dire piuttosto non consumare energie per combatterli. Vuol dire osservare con la neutralità possibile, accogliendo tutti i nostri stati emotivi più profondi. Questa è la base della ricerca introspettiva. Accogliere le onde emotive più grigie è un qualcosa di intimo, qualcosa che deve necessariamente avvenire all’interno di noi. Può accadere di sprofondare in uno stato di cupa tristezza e apatia, malgrado la nostra vita sia apparentemente serena. E’ buffo come ci si senta persino in colpa per quello che si prova, perché nella realtà dei fatti, non esisterebbero buoni motivi per stare male (potremmo avere una famiglia unita, un lavoro che ci piace, dei figli sani , molti amici ..tutto sembra girare per il verso giusto…eppure) ….emerge talvolta una strana sensazione di tristezza e profondo vuoto…..COME MAI ??? Certo a volte possiamo attribuire questa sensazione a qualche evento traumatico che si è verificato nel corso della nostra vita, e che porta a galla un bagaglio di dolore e di solitudine, che in realtà trova radici nel nostro lontano passato. Talvolta accade invece che, non sembrano esserci delle cause scatenanti oggettive, ma si genera quel sottile stato d’animo, che pervade il nostro vivere, in modo quasi impercettibile, che sembra toglierci gli stimoli e la voglia di vivere. Accogliere un’emozione significa percepirne la PULSAZIONE senza pensare all’azione; rimanere in contatto con quel tipo di percezione, impedendo che la parte mentale cerchi di manipolarla o dirigerla in base ai suoi scopi. Per esplorare questo genere di “clima emotivo” prendiamo come strumento di lavoro la tela di arte introspettiva, intitolata Depressione, di Aurora Mazzoldi Un quadro introspettivo: sperimentiamo Osserviamo la tela. Sembra molto interessante e forse mi incuriosisce ma probabilmente è ancora la parte razionale che agisce in me. Me ne accorgo perché mi colpiscono dettagli superficiali. Forse emerge irrequietezza. Piano piano, quando la razionalità si indebolisce, inizia a muoversi qualcosa dentro. Si potrebbe respirare una certa inquietudine, che piano piano si trasforma. I movimenti iniziano a rallentare, può emergere una sorta di allentamento delle tensioni. Piano piano il nostro sguardo può cambiare, può sembrare che gli occhi vadano al di là del vedere….entrino cioè nel sentire e nell’osservazione degli stati emotivi, nel tentativo di cominciare ad accogliere la tristezza . Nel quadro si vedono delle sbarre di una cella. Posso provare a chiedermi cosa provo vedendo quelle sbarre? E’ forse una sensazione che conosco? Che magari non mi piace, ma che conosco bene? Provo a rimanere in quella sensazione, quella che non mi piace, capisco che è difficile, ma sarebbe importante rimanerci Ci provo. Rimango in ascolto del turbinio di emozioni che si genera nella mia pancia. Mi potrei sentire prigioniero, quel viso a destra … pare dare degli ordini, con durezza Potrebbe apparire una prigione fatta di obblighi, di doveri, di regole rigide, ma anche di solitudine. Il volto di sinistra potrebbe essere rassegnato, forse non vede via d'uscita. L'emergere degli stati emotivi: la rabbia Durante il contatto potrebbe anche emergere un’onda di rabbia… Come potremmo descriverla? Fastidio ? Forse tensione? Cosa farei? Mi viene da accoglierla o da soffocarla, facendola implodere dentro di me? Qual è il mio schema abituale? Provo a chiedermi come mi comporto solitamente quando sento la rabbia. Come la considero? La giudico? Forse non mi va bene? Forse arrabbiandomi divento una cattiva persona ? Ingrata ed egoista? Proviamo adesso a non giudicare o etichettare questa emozione, e cerchiamo di sentirla, mentre attraversa il nostro corpo, percependone le vibrazioni. Si può sentire del calore, un formicolio, oppure le braccia o le gambe che si irrigidiscono, forse emerge una forte tentazione di urlare o forse piangere …. Proviamo ad accogliere tutto questo…senza censure…senza giudizio… Rimaniamo nel silenzio. La solitudine Potrebbe emergere della solitudine Riusciamo a visualizzare la parte che si sente così sola? Forse potrebbe essere il viso di sinistra, appare così triste e solo Potremmo provare ad accogliere quel viso con tutta la sua solitudine e il suo dolore? Proviamoci. Entriamo nuovamente nel silenzio Come sembra che stia ora quella parte così sofferente? Ora che abbiamo provato ad ascoltarla. Forse sta un po’ meglio? Sembra meno sola e abbandonata? Se siamo riusciti ad accoglierla è proprio così che si dovrebbe sentire, perché in realtà abbiamo accolto ed integrato una parte di noi Oppure non è abituata a sentirci così vicino. Potrebbe non fidarsi, tenersi lontana, non importa, questo è il primo passo del cammino. Ne seguiranno molti altri che ci porteranno a stare sempre meglio Conclusione Questa che abbiamo appena vissuto è stata una brevissima esperienza di lavoro su sé stessi con un quadro di arte introspettiva. Certo è solo un piccolo assaggio, ma per riuscire ad entrare nel mondo dell’introspezione è un buon inizio. Abbiamo sperimentato un primo stadio di contatto con alcune nostre parti profonde. Questo tipo di percorso permette di raggiungere un solido e autentico equilibrio interiore, attraverso l’accoglienza, l’ascolto e l’integrazione. Questa è la peculiarità e l’unicità del percorso introspettivo. In conclusione potremmo iniziare a diventare dei buoni amici di noi stessi. E come fanno i veri amici, possiamo iniziare ad andarci bene esattamente così come siamo, con i nostri lati brillanti e quelli più cupi. Potremmo scoprire che la tristezza e ancora di più la malinconia, non sono emozioni così negative o distruttive. Non vanno soffocate o rifiutate. Possono invece portare a rallentare e diventare più attenti e focalizzati su quello che si muove dentro di noi, per cui possono essere dei preziosi strumenti per andare a sanare le nostre più profonde ferite interiori. Antonella Giannini Read the full article
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