#da eletta
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+++Breaking News+++
Israele si è detto finalmente disponibile a una tregua. Sta cambiando caricatore.
La scelta della Lega di candidare il Generale Vannacci ha trovato molti critici nel PD, soprattutto Crosetto.
Fonti vicine al PD dicono che Fassino da tempo simpatizzava per la destra.
I Verdi e Sinistra Italiana candidano la Salis alle europee. Hanno molto apprezzato i metodi di persuasione dell'avversario politico.
Dice la Morani che se viene eletta si fa bionda. Devo dire che ad oggi ha fatto la promessa elettorale più credibile di tutta la sinistra.
Scrivi Giorgia leggi Ursula.
Balotelli ha detto di avere alcune idee in comune con Salvini. Al giornalista che gli ha chiesto quali? Ha risposto Quali cosa?
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Per rafforzare la menzogna e negare ogni spazio alla disamina e alla logica hanno aggiunto un altra giornata della memoria per indottrinare i polli che i carnefici sono vittime due volte, e hanno perciò diritto di difendersi in territorio altrui col favore dei missili e degli atti di terrorismo. In fondo non hanno mica scelto loro di circondarsi di stati arabi, di sono solo stanziati nella terra che altri arabi avevano tenuto loro solo da diverse generazioni, in attesa di restituirgliela. Chissà a chi toccherà dopo i palestinesi, libanesi, siriani, iraniani scoprire che la loro Patria è in realtà la terra di qualcuno altro che fa parte di una stirpe eletta da dio e per questo legittimo dominatore degli altri popoli, considerati inferiori...!
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Questa lettera d'amore scritta da Johnny Cash alla moglie June Carter Cash è stata eletta come la più bella di tutti i tempi.
23 giugno 1994, Odense, Danimarca.
Buon compleanno Principessa, invecchiamo e ci abituiamo l’uno all’altra. Pensiamo allo stesso modo. Ci leggiamo nel pensiero. Sappiamo cosa l’altro vuole senza chiederlo. A volte capita che non ci sopportiamo. E forse talvolta ci capita anche di dare per scontata la presenza dell’altro. Ma ogni tanto, come oggi, ci rifletto e mi rendo conto di quanto io sia fortunato a dividere la mia esistenza con la donna più straordinaria che abbia mai incontrato. Ancora mi affascini e sei fonte d’ispirazione. La tua influenza non fa che migliorarmi. Sei l’oggetto dei miei desideri, la ragione di vita numero uno su questa terra.
Ti amo tantissimo.
Buon compleanno Principessa.
John
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CHICCHI E LA MIMOSA
A scegliere la mimosa come fiore per l’8 marzo fu Teresa Mattei, che nel 1938 era in seconda Liceo e fu espulsa da tutte le scuole per aver contestato le leggi razziali, che a Firenze organizzò la prima manifestazione in Italia contro la guerra, che partecipò alla Resistenza con il nome di battaglia di Chicchi e la qualifica di Comandante di Compagnia, che era sorella di Gianfranco Mattei, gappista per che non cedere alla torture dei fascisti si era suicidato in carcere, che fondò i gruppi di Difesa della Donna di Firenze, che fu catturata dai tedeschi, torturata e violentata, che prese parte al piano per l’uccisione di Giovanni Gentile, che fu la più giovane eletta nell’Assemblea Costituente e diventò dirigente dell’Unione Donne Italiane, che Togliatti definì una “maledetta anarchica”, che fu espulsa dal PCI perché contraria alla linea stalinista del partito, che lottò tutta la vita per i diritti delle donne e dei minori, che in un’intervista disse “L’unica volta che misi il rossetto fu per mettere una bomba”, che morì a 92 anni libera, indipendente e femminista.
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Giaches de Wert (1535 - 1596)
Il settimo libro de madrigali a cinque voci novamento composto & dato in luce (Antonio Gardano, Venice, 1581)
– In qual parte si ratto
In qual parte sì ratto i vanni muove / il vincitor augel del sommo Giove? / A farsi un nido altiero, / ove la prole sua nasca e s’impiumi. / Di che saranno al nido i nodi avinti? / d’odorosi giacinti. / Ma questo, quando e dove? / Or ora e nella destra al Re de’ fiumi. //
E per librarlo, si che non sia offeso / da vento iniquo e fiero, / di che gli porrà il peso? / Di bianca perla e schietta. / O Aquila, o Giacinti! O perla eletta! / O Gonzaghi, o Farnesi, o Margherita! / Qual s’aspetta da voi prole gradita. //
– Tirsi morir volea
Tirsi morir volea, / Gl'occhi mirando di colei ch'adora; / Quand'ella, che di lui non meno ardea, / Gli disse: "Ahimè, ben mio, / Deh, non morir ancora, / Che teco bramo di morir anch'io." //
Frenò Tirsi il desio, / Ch'ebbe di pur sua vit'allor finire; / Ma (E) sentea morte,in (e) non poter morire. / E mentr'il guardo suo fisso tenea / Ne' begl'occhi divini / E'l nettare amoroso indi bevea, //
La bella Ninfa sua, che già vicini / Sentea i messi d'Amore, / Disse, con occhi languidi e tremanti: / "Mori, cor mio, ch'io moro." / Cui rispose il Pastore: / "Ed io, mia vita, moro." //
Cosi moriro i fortunati amanti / Di morte si soave e si gradita, / Che per anco morir tornaro in vita.// [Giovanni Battista Guarini]
Giaches De Wert – Il Settimo Libro De Madrigali. The Consort of Musicke, Anthony Rooley. (1989, Virgin Classics Digital – VC 7 90763-2)
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Oggi ho mangiato: ravioli, patatine, del pan focaccia, salsicce cotte sulla piastra di uno spiazzo in pietra in cima ad una vertiginosa salita che ho raggiunto a piedi.
Prima di cuocere la carne si è dovuto andare alla ricerca di legnetti tra gli aceri e i pini, si è pulita la griglia cospargendola di aceto che è subito bruciato facendo frizzzzz e fumo.
Ho bevuto del vino, una spremuta d'arancia, poca acqua. Il basso apporto di liquidi era la premessa perché la mia vescica tenesse duro per le otto ore in cui io e lei siamo state via. Non avevo intenzione di fare pipì tra i boschi.
Ho accarezzato un cane; mi sono coperta spiegando per bene la sciarpa; cuore e fiato hanno fatto un po' di fatica. Quando L mi ha chiesto di confermare pubblicamente che aveva il culo gelato a forza di stare seduto sui muretti che abbiamo preso a mo' di panca, ho detto sdegnata che non gli avrei infilato le mani nei pantaloni. Mi sono rimangiata tutto una volta soli noi due in auto.
Ho riso, ho indossato delle scarpe da trekking, ho letto un saggio con la luce del sole che mi baciava la faccia. Nel saggio si riportava il breve scritto di un autore latino: il testamento di un porcellino.
Il maiale, prima di finire grigliato e insaccato, chiede gli venga eletta una lapide (porcella hic dormit), dà indicazione sulle erbe che vorrebbe si aggiungessero per la sua marinatura e lascia in eredità i suoi femori ai salsicciai, i suoi lombi alle donne, ai bambini la vescica, alle ragazze la coda. Le salsicce del pranzo le ho infilate in un paio di panini.
Sono davvero sempre più grassa, un giorno scoppierò come il cocomero più grande del mondo delle cantilene per bambini.
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[...] «Meloni ha sempre proclamato fedeltà a Pino Rauti, fondatore di Ordine Nuovo, dalle cui fila sono usciti gli stragisti degli Anni 70. Ha partecipato a una manifestazione con Ciavardini e criticato la sentenza di condanna sulla strage di Bologna. Il deputato Mollicone ha ricordato in Parlamento il depistatore generale Maletti, definendolo “uomo di Stato”. Ciavardini è uscito dal carcere grazie a Claudio Barbaro, attuale sottosegretario, e a sua volta ha fatto uscire dal carcere Cavallini». Ha senso sollevare una questione fascista sulla commissione antimafia? «Dopo il fascismo c’è il neofascismo: implicato nella stagione delle stragi con ampie coperture istituzionali, ora è penetrato nello Stato, presidia la tolda di comando. È una lunga marcia. Prima per sovvertire la Costituzione, oggi per svuotarla». In che modo, visto che parliamo di una commissione di inchiesta? «L’elezione della Colosimo interviene in un momento particolare. La Corte di Bologna ha appena condannato Bellini, neofascista di Avanguardia Nazionale, che nel 1992 era in contatto con gli esecutori della strage di Capaci e suggerì la strategia di colpire i beni artistici, come fatto nel 1974 da Massimiliano Fachini, leader di Ordine Nuovo a cui apparteneva Pietro Rampulla, artificiere di Capaci. La sentenza di Bologna rivede il delitto Mattarella recuperando la matrice di destra eversiva, come sosteneva Falcone. Stefano Delle Chiaie era a Palermo nel periodo delle stragi. Su questi temi dovrebbe misurarsi la commissione antimafia. Come potrà farlo con questa presidente?». La Colosimo è nata nel 1986. È anagraficamente distante. «Ma è imbevuta di questa solidarietà ideologica. E viene eletta non per un capriccio personale o debito di amicizia della premier, ma con una precisa missione». Quale? «Costruire una contronarrazione revisionista e negazionista: le stragi sono opera solo di Riina, niente c’entrano massoneria, servizi segreti, neofascisti. Al massimo qualche imprenditore del Nord dagli affari sporchi». Ci saranno conseguenze sulle indagini giudiziarie? «Devastanti. Immaginiamo come questa notizia sarà letta da personaggi come Graviano, al 41 bis, o Bellini, che attende il processo di appello per la strage di Bologna». Come? «Questa è gente che conosce i codici del potere meglio di me e lei. Il messaggio è chiaro: sul patto di fedeltà al fondatore di Ordine Nuovo si fonda il controllo di un’istituzione delicatissima. Crede che questo possa incoraggiare collaborazioni?». Meloni e Colosimo hanno un’amicizia antica. «Per una statista, di fronte a una questione istituzionale l’amicizia recede. A meno che non sia lo schermo di una visione strategica, la rilegittimazione del neofascismo. Questa elezione ne è una tappa fondamentale. C’è un filo nero che si dipana». Avevate provato a evitare questo esito? «Avevamo detto: indicate un altro nome, lo votiamo anche noi. Invece la Meloni ha insistito, pur sapendo che noi saremmo usciti dall’aula, una cosa mai successa. Una linea Maginot di decenza». [...]
Da: Scarpinato- “Un filo nero da Rauti a Meloni i neofascisti dietro le stragi”
La Stampa
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LA MIA ANIMA HA FRETTA
” Ho contato i miei anni ed ho scoperto che ho meno tempo da vivere da ora in avanti, rispetto a quanto ho vissuto finora…
Mi sento come quel bimbo cui regalano un pacchetto di dolci: i primi li mangia con piacere, ma quando si accorge che gliene rimangono pochi, comincia a gustarli intensamente.
Non ho più tempo per riunioni interminabili, in cui si discutono statuti, leggi, procedimenti e regolamenti interni, sapendo che alla fine non si concluderà nulla.
Non ho più tempo per sopportare persone assurde che, oltre che per l’età anagrafica, non sono cresciute per nessun altro aspetto.
Non ho più tempo, da perdere per sciocchezze.
Non voglio partecipare a riunioni in cui sfilano solo “Ego” gonfiati.
Ora non sopporto i manipolatori, gli arrivisti, né gli approfittatori.
Mi disturbano gli invidiosi, che cercano di discreditare i più capaci, per appropriarsi del loro talento e dei loro risultati.
Detesto, se ne sono testimone, gli effetti che genera la lotta per un incarico importante.
Le persone non discutono sui contenuti, ma solo sui títoli…
Ho poco tempo per discutere di beni materiali o posizioni sociali.
Amo l’essenziale, perché la mia anima ora ha fretta…
Non ho più molti dolci nel pacchetto…
Adesso, così solo, voglio vivere tra gli esseri umani, molto sensibili.
Gente che sappia amare e burlarsi dell’ingenuo e dei suoi errori.
Gente molto sicura di se stessa , che non si vanti dei suoi lussi e delle sue ricchezze.
Gente che non si consideri eletta anzitempo.
Gente che non sfugga alle sue responsabilità.
Gente molto sincera che difenda la dignità umana.
Con gente che desideri solo vivere con onestà e rettitudine.
Perché solo l’essenziale é ciò che fa sì che la vita valga la pena viverla.
Voglio circondarmi di gente che sappia arrivare al cuore delle altre persone …
Gente cui i duri colpi della vita, abbiano insegnato a crescere con dolci carezze nell’anima.
Sí… ho fretta… per vivere con l’intensità che niente più che la maturità ci può dare.
Non intendo sprecare neanche un solo dolce di quelli che ora mi restano nel pacchetto.
Sono sicuro che saranno squisiti, molto di più di quelli che ho mangiato finora.
Il mio obiettivo, alla fine, é andar via soddisfatto e in pace con i miei cari e con la mia coscienza.
Abbiamo due vite e la seconda inizia quando ti rendi conto che ne hai solo una. “
Mario de Andrade, poeta brasiliano, su Essere Indaco
Fonte FB.
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Nostalgia di Pio XII
Preferisco i papi ultraconservatori, almeno sai chi hai davanti, hanno ragione quelli che non riconoscono gli ultimi pontefici, è dal Concilio Vaticano II che si è diffusa questa moda dei papi moderni, i quali hanno sbiadito via via sempre più i loro connotati, come se si trattasse di una strategia di camouflage appositamente predisposta per disorientare i loro avversari. La figura del papa buono, aperto ai gay e agli esiti della modernità, è un'invenzione spudorata della stampa democratica che ci vuole pigliare per fessi, guardate invece i papi del passato, con quale santissimo piglio si congratulavano con Francisco Franco per il buon esito della controrivoluzione (fonte: radiomessaggio di Sua Santità Pio XII ai cattolici di Spagna, Domenica, 16 aprile 1939):
"paterna felicitazione per il dono della pace e della vittoria con il quale Dio si è degnato di coronare l'eroismo cristiano [...] I disegni della Provvidenza, amatissimi figli, si sono manifestati ancora una volta sopra l’eroica Spagna. La Nazione eletta da Dio come principale strumento di evangelizzazione del Nuovo Mondo e come baluardo inespugnabile della fede cattolica, ha testé dato ai proseliti dell’ateismo materialista del nostro secolo la più elevata prova che al di sopra di ogni cosa stanno i valori eterni della religione e dello spirito. [...] A Voi particolarmente, Venerabili Fratelli nell’Episcopato, spetta di consigliare gli uni e gli altri affinché nella loro politica di pacificazione tutti seguano i princípi inculcati dalla Chiesa, e proclamati con tanta nobilità dal Generalissimo, di giustizia, cioè, per il delitto, ma di generosa benevolenza verso coloro che hanno errato."
Altro che "quante volte vediamo gente tanto attaccata ai gatti, ai cani, e poi lasciano senza aiutare il vicino, la vicina che ha bisogno… così non va". È giunto il momento, insomma, che noi proseliti dell'ateismo materialista dobbiamo prenderci cura anche dei nostri cari rivali, perché ritornino quelli di una volta, in piena salute, così che la nostra affermazione acquisti maggior valore di questa patetica gherminella che è diventata la battaglia per i diritti civili (si veda per es. "Bertinotti: il movimento operaio è morto, in CL ho ritrovato un popolo", ecc. ecc.).
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“ Ogni tanto accade di dover spiegare a qualcuno o a noi stessi che cosa sia il fascismo. E ci si accorge che è categoria molto sfuggente: non è solo violenza, perché ci sono state violenze di vari colori; non è solo uno stato corporativo, perché ci sono corporativismi non fascisti: non è solo dittatura, nazionalismo, bellicismo, vizi comuni ad altre ideologie. Talché si rischia in fin dei conti sovente di definire come "fascismo" l'ideologia degli altri. Ma c'è una componente dalla quale è riconoscibile il fascismo allo stato puro, dovunque si manifesti, sapendo con assoluta sicurezza che da quelle premesse non potrà venire che "il" fascismo: ed è il culto della morte. Nessun movimento politico e ideologico si è mai così decisamente identificato con la necrofilia eletta a rituale e a ragion di vita. Molta gente muore per le proprie idee, molta altra gente fa morire gli altri, per ideali o per interesse, ma quando la morte non viene considerata un mezzo per ottenere qualcos'altro bensì un valore in sé, allora abbiamo il germe del fascismo e dovremo chiamare fascismo ciò che si fa agente di questa promozione. Dico la morte come valore da affermare per se stesso. Non dico la morte per cui vive il filosofo, il quale sa che sullo sfondo di questa necessità, e tramite la sua accettazione, prendono senso gli altri valori; non dico la morte dell'uomo di fede, il quale non rinnega la propria mortalità e la giudica provvidenziale e benefica perché attraverso di essa arriverà a un'altra vita. Dico la morte sentita come "urgente" perché è gioia, verità, giustizia, purificazione, orgoglio, sia che venga data ad altri sia che venga realizzata su di sé. Ortega y Gasset ricordava che i Celtiberi erano l'unico popolo dell'antichità che adorasse la morte. Non dirò che i Celtiberi fossero archeologicamente fascisti, dico che fu in Spagna che apparve durante la guerra civile il grido "Viva la muerte!". Il fascismo primitivo ed eroico portò la morte sulla camicia e sul fez e nel colore stesso delle sue divise. Volle andare incontro alla morte con un fiore in bocca, parlò di sorella morte con accenti non francescani, se ne fregò della brutta morte (non credo che Matteotti, Rosselli o Salvo D'Acquisto se ne fregassero della morte bruttissima che fecero). E se mi dite che molte tradizioni religiose hanno elaborato rituali funebri in cui il senso della penitenza veniva fortemente inquinato dal gusto della necrofilia, diremo allora, in piena tranquillità, che anche là si annidavano i germi di un fascismo possibile, come nelle celebrazioni dell'olocausto e del karakiri della tradizione militaristica giapponese. Amare necrofilicamente la morte significa dire che è bello riceverla e rischiarla, e che ancor più bello e santo è distribuirla. Che solo la morte paga, meglio se quella altrui, ma al limite anche la propria, purché vissuta con sprezzo. “
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Brano tratto dall’articolo pubblicato su La Repubblica il 14 febbraio 1981 col titolo La voglia di morte, raccolto in:
Umberto Eco, Sette anni di desiderio. Cronache 1977-1983, Bompiani, 1983. [Libro elettronico]
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"UNA CHE SE NE INTENDE: CAROLA RACKETE CONDANNA L’INVASIONE RUSSA
L’ex «capitana» della Sea-Watch, Carola Rackete, eletta a Strasburgo con la Linke, ha sorpreso alcuni dei suoi fan più fedeli al pacifismo votando a favore dell’ultima risoluzione del Parlamento Ue sul sostegno militare all’Ucraina.
Ieri, sulla Stampa, ha provato a spiegare le proprie ragioni: «Essere di sinistra», ha detto, «vuol dire essere solidali con i popoli oppressi ed essere contro le dittature, che si tratti di Russia, Venezuela o Siria. Bisogna stare con questi popoli e ascoltare le loro esigenze».
E ancora, ribadendo il concetto: «Essere di sinistra vuol dire essere al fianco degli oppressi, siano essi in Palestina, in Kurdistan o in Ucraina. Io sto con la gente di Hong Kong e di Taiwan, con il diritto all’autodeterminazione e con la democrazia. Non è questione di Est o di Ovest, di Russia o di NATO. È una questione di imperialismo». Poi ha chiosato: «Anche io voglio la pace, anche gli ucraini vogliono la pace: non sono stati loro a chiedere di essere invasi!».
Sorgono tuttavia spontanee alcune obiezioni. La prima: perché gli unici popoli a non avere diritto a «essere ascoltati» e ad «autodeterminarsi» sono gli europei, compresi i suoi compatrioti tedeschi, che da anni chiedono in ogni modo di non subire la catastrofica immigrazione di massa? In quel caso, l’autodeterminazione viene automaticamente accostata al «rigurgito fascista» e la società multiculturale va imposta, in ogni modo, che i popoli si arrangino. Seconda obiezione: se è la «invasione» a fungere da discrimine e a legittimare una difesa, anche armata, cosa avrebbero dovuto fare gli italiani quando le loro acque territoriali furono violate dalla Sea-Watch della «capitana», prenderla a cannonate?" G. Bialetti per La Verità del 29/09/2024
Ekkehart Rackete, padre della Carola, vanta una lunga esperienza nel settore della difesa militare e dell'intelligence elettronica. Ingegnere militare, ex ufficiale dell'esercito tedesco esperto in "sistemi di difesa" e consulente ben pagato nel settore militare privato. È sufficiente visitare la sua pagina Linkedin dove Ekkehart Rackete, tra le varie cose, indica il grado di tenento-colonnello nell'esercito tedesco e vanta trent'anni nell'industria militare con riferimenti ai settori dell'elettronica, dell'ELINT (spionaggio tramite segnali elettronici), disposizione esplosivi e sminamento, ambito navale, protezione balistica-mezzi eccetera.
Nella sua carriera post-esercito Ekkehart vanta poi esperienza presso la Tag Krefeld, settore vendite materiale protettivo NBC (nucleare, batteriologica e chimica), poi presso la GTC di Celle dove si è occupato di difesa balistica per navi, mezzi blindati ed elicotteri; da fine 2011 a metà 2013 risulta poi consulente presso tale Dr. Fehr GmbH che su Linkedin viene indicato come "settore sicurezza e investigazioni" e con sito web abbastanza anonimo dove è possibile visualizzare riferimenti a dispositivi USB criptati e a identificazione biometrica.
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Miriam Sylla: “Capita anche a me di voler stare chiusa nella mia stanza, al buio. Senza voglia di niente. Bisogna dire alle più giovani, che questi momenti si affrontano. E possono darti la forza”
Due mesi dopo le Olimpiadi la campionessa di pallavolo, volto simbolo dello sport italiano, racconta la sua “normalità” fuori dal campo. E dice: “Devo rimettere in carreggiata la quotidianità. Dopo l’Oro non ci fermiamo, siamo noi 13 contro tutti”.
Ha vinto l’oro olimpico ai Giochi di Parigi, eletta migliore schiacciatrice al mondo. Miriam Sylla, 29 anni, nata a Palermo da genitori ivoriani è uno dei volti simbolo della Nazionale di pallavolo e dello sport italiano in generale.
#Soumaila Diawara
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Miss Badante 2023 ha 48 anni e viene dal Brasile: “La vita va affrontata con il sorriso”
Si chiama Elisangela Dos Santos Santano, ha 48 anni, è originaria del Brasile (città Salvador), vive e lavora nel campo dell’assistenza presso le famiglie in Italia. E’ lei la nuova Miss Badante International 2023, eletta domenica, 22 ottobre, durante la finale che si è svolta a Roma. Il titolo “Miss Badante Web 2023” è stato conquistato da Olesea Ciubotaru, 39 anni, della Moldavia, in Italia da 6 anni, che lavora a Torino
Nella competizione sono state assegnate altre due fascie “Miss Badante International”: al secondo posto si è classificata Natalya Zhovnir, 46 anni, originaria di Leopoli (Ucraina), dove ha lavorato come medico presso un laboratorio analisi. Ana Drăgan, dalla Romania, ha vinto il terzo posto.
Il concorso, arrivato all’ottava edizione, si è svolto a due passi da Via Veneto, nell’atmosfera incantata del ristorante “Le mille e una notte” ed è organizzato, come ogni anno, da Elena Rodica Rotaru, ideatrice e patron della competizione. E’ una competizione rivolta alle donne di tutte le nazionalità che vivono in Italia e svolgono qui il loro prezioso lavoro di aiuto alle famiglie, come colf, assistenti familiari, baby sitter.
“Miss Badante Web 2023” è stato conquistato da Olesea Ciubotaru, 39 anni, della Moldavia.
Ana Dragan, Stânica Vinatoru, Elena Chirila, Aneta Anehei,Elena Rodica Rotaru, Natalya Zhovnir, Natalia Khvalyboha, Elisangela Dos Santos Santano
Elena Rodica Rotaru e concorrente Elena Chirila della Romania 🇷🇴
Concorrente della Romania Aneta Anehei
Le finaliste hanno affrontato tre prove: una presentazione in abito tradizionale del proprio paese e il racconto delle loro storie, una prova di talento ed infine la sfilata in abito elegante.
Il racconto di vita di ogni concorrente è stato emozionante. La vincitrice, Elisangela Dos Santos Santano: “La mia vita è una saga. Sono rimasta vedova in Brasile, quando una mia amica della Germania mi ha chiamato per prendermi cura di un ragazzo che aveva la sclerosi multipla. Poi sono arrivata in Italia, dove sono rimasta a vivere. Ormai sono anni che faccio la badante. Ogni lavoro è dignitoso, la vita va affrontata con il sorriso, bisogna essere positivi”.
La giornata di festa è stata completata da momenti artistici speciali, come le esibizioni di Marcia Sedoc (l’esplosiva interprete storica di Cacao Meravigliao), del cantante romeno Vasile David e di Antonio Delle Donne, che, oltre a presentare la gara, ha emozionato il pubblico con la sua voce è Dj Lilian Ioniță e Marilena Bãcanu.
“Per me sono tutte vincitrici, perché vengono qui per lanciare un messaggio di umanità, per dare visibilità al loro lavoro ma anche all’essere donna. Ecco, questa è la forza delle donne! Sono contenta che il concorso sia diventato davvero internazionale. Abbiamo avuto concorrenti iscritte da 9 paesi. Una gioia per me vedere che la fascia è andata ad una concorrente del Sud America, e che tra le vincitrici ci sia anche una signora del mio paese, la Romania”, ha dichiarato Elena Rodica Rotaru, organizzatrice ed ideatrice dell’evento.
Membri della Giuria.
Livia Malcangio, Direttrice Relazioni Internazionali - Segretariato World Summit Premi Nobel per la Pace, presidente della giuria, ha raccontato così la competizione: “Una giornata fantastica, abbiamo avuto delle concorrenti meravigliose, provenienti da vari paesi. Ci sono stati momenti di commozione, ma anche di divertimento, con la lettura di poesie, teatro, ballo. Il lavoro che loro svolgono è fondamentale, in un paese come il nostro, dove l’età media della popolazione è molto alta”.
I criteri di valutazione sono stati la presenza scenica, l’originalità, la creatività e l’ingegno. La giuria è stata composta, oltre a Livia Malcangio, da: Marcia Sedoc (cantante, attivista per i diritti delle donne), Michelangelo Letizia (giornalista PaeseRoma), Dott. Roberto Rosati (Medico, Dentalcare), Massimo Meschino (patron del concorso "Una Ragazza, un Ragazzo, un Bambino per lo Spettacolo"- e promotore dell’inclusione sociale), Zoriana Belei (Miss Badante Web 2021), Roberto Mercuri (co - fondatore FashionLuxury.info).
Ionela Mihaela Dumitru, consulente fiscale che svolge da anni campagne di informazioni sui diritti delle badanti, in qualità di presidente della giuria Web, ha annunciato così la vincitrice: “Olesea Ciubotaru, della Repubblica Moldavia, ha vinto, con 19 punti, la gara online. Voglio sottolineare che hanno partecipato signore da sette nazioni: Ucraina, Romania, Albania, Rep. Moldavia, Georgia e Perù. Il nostro compito non è stato per niente facile. Ringrazio tutte le partecipanti, e soprattutto alla signora Elena Rodica Rotaru che ha dato atto di questa opportunità di valorizzare questo lavoro difficile, della badante”. Dalla giuria web hanno fatto parte anche Marianna Soronevych, giornalista ucraina (Gazeta Ukrainska) e Rodica Ciobotaru, assistente familiare e collaboratrice di testate romene.
Ecco i premi assegnati: 3° Premio - Una cena presso il Ristorante “Le mille e una notte” offerto dal Ristorante, 2° Premio - Un soggiorno per un fine settimana nel borgo medievale della Sabina a San Polo di Tarano, offerto dall’organizzatrice Elena Rodica Rotaru e lo sponsor Salvatore Braca (presso Holiday House by Elena Rodica Rotaru), 1° Premio WEB e 1° Premio in presenza - Un soggiorno per un fine settimana sulla splendida Isola di Ventotene, offerto da Pandataria Film e Elena Rodica Rotaru. Nell’ambito del concorso sono state assegnate anche delle fasce di accesso alla finale regionale Lazio del Concorso Nazionale "Una Ragazza, un Ragazzo e un Bambino per lo Spettacolo" nella categoria OVER consegnate a: Elisangela Dos Santos Santana, Ana Dragan, Natalya Zhovnir. Inoltre è stata consegnata la fascia di accesso diretto alla finale nazionale del suddetto concorso, che si svolgerà dal 1 al 3 dicembre p.v. a Fiuggi (FR), a ZORIANA BELEI che rappresenterà la regione Emilia Romagna per la categoria LADY.
Sponsor: Pandataria Film, Dentalcare, Pasticceria Cardone 1846 Bagnara Calabra, Elena Rodica Rotaru Fashion, Hairstyle by Bacanu Marilena, Ristorante “Le Mille e una notte”, C4 Premiazione di Roberto Costantini (Guidonia)
Partner Media: Paese Roma Quotidiano, Fashionluxury.info, LikaRotaruFashion
Ufficio Stampa: Media XTE/ Miruna Cajvaneanu
Dj e foto di Lilian Ioniță.
Articolo di @likarotarublogger @elenarodicarotaru-blog
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Non ho più tempo da
da perdere per gente
che crede di essere
superiore o eletta .
Non ho più tempo né
voglia di giustificare
chi sono .
Non ho più tempo per
la gente falsa .
Non ho più tempo per
tutto ciò che non ha
un’anima
Non ho più tempo da
sprecare !
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Pordenone:
“Qui non puoi entrare” Ilaria Salis, lo strepitoso cartello con la sua faccia messo in vetrina da un commerciante
Dalla prima tappa della tournée nelle piazze con Zerocalcare alle vetrine. Ilaria Salis, faro di una certa fetta della sinistra e paladina delle occupazioni abusive, è finita al centro di una storia “virale”.
I social sono in subbuglio per la foto che ritrae la vetrina di un negozio di Pordenone. “Io non posso entrare“: è la scritta sovrapposta a una fotografia dell’eurodeputata.
Il titolare:
“Un conto è essere antifascisti, un altro è prendere a martellate dei ragazzi durante una manifestazione. Occupa le case nonostante la famiglia ricca, piange con i compagni, viene eletta senza alcun merito e con delle condanne all’attivo. E sono fatti”
Fonte: ri-esistenza
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Lila De Nobili
a cura di Vittoria Crespi Morbio
Testo di Vittoria Crespi Morbio, Polline di luce. L’arte di Lila De Nobili
Testimonianze: Gianandrea Gavazzeni; Carlo Maria Giulini; Franco Mannino.
Apparati: nota biografica e cronologia delle opere a cura di Emilio Carcano e Vittoria Crespi Morbio; catalogo delle opere realizzate per il Teatro alla Scala.
Ed.Teatro alla Scala, Milano 2002, 139 pagine, 24x29cm
euro 40,00
email if you want to buy [email protected]
Mostra Palazzo Busca Milano 2 ottobre 2 dicembre 2002
Nasce il 3 settembre 1916 a Castagnola (Lugano)
da una famiglia di origine ungherese da parte di madre, sorella del pittore Marcel Vertès, e ligure da parte di padre, un uomo d’affari che tra le varie iniziative produceva sigari toscani, che esportava negli Stati Uniti.
Le sue residenze durante l’adolescenza sono i grandi alberghi delle capitali europee e di New York. A Roma, dove studia presso l’Accademia di Belle Arti, abita con la madre al Grand-Hotel. Ma
la sua dimora eletta sarà Parigi dove trascorre la maggior parte della sua vita, dalla fine degli anni Quaranta fino al giorno in cui si spegne, il 19 febbraio 2002.
A Parigi frequenta l’Académie Ranson e debutta negli anni Quaranta come disegnatrice di moda e decoratrice d’interni. Collabora per Vogue (disegna i figurini per le collezioni Molyneux) e progetta memorabili vetrine per Hermès.
Si dedica casualmente alla scenografia nel 1947, per compiacere un’amica attrice, Françoise Lugagne, il cui marito, il regista Raymond Rouleau, insisteva nel chiedere di dipingere una scena. Con la rappresentazione di La rue des anges (Angel Pavement) di Jolm Boynton Priestley al Théâtre de Paris, comincia a dedicarsi al teatro con assoluta dedizione fino agli anni Sessanta, quando sceglierà di concentrarsi esclusivamente sulla pittura.
27/08/24
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