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Lega Alessandria: "Amag compra spazi pubblicitari per minacciare querele a chi avanza critiche: è un metodo inaccettabile"
"AMAG ha scelto la strada peggiore per tutelare gli alessandrini: una pagina pubblicitaria per minacciare querele a chiunque si permetta di criticare le 'magnifiche sorti e progressive', come amavano dire i compagni una volta citando Leopardi, intraprese dall'azienda da due anni e mezzo a questa parte.
“AMAG ha scelto la strada peggiore per tutelare gli alessandrini: una pagina pubblicitaria per minacciare querele a chiunque si permetta di criticare le ‘magnifiche sorti e progressive’, come amavano dire i compagni una volta citando Leopardi, intraprese dall’azienda da due anni e mezzo a questa parte. Sperano di mettere così il bavaglio all’opposizione, ai media locali, ai sindacati, ai…
#accuse Amag#acqua pubblica#Alessandria cronaca#Alessandria today#Alessandro Rolando#Amag Alessandria#ARERA#attacco Lega ad Amag#centrodestra Alessandria#ciclo idrico integrato#conflitti politici Alessandria#conflitto politico Alessandria#crisi idrica Alessandria#critiche alla gestione pubblica#fondi PNRR#gestione Amag 2012-2019#gestione Amag 2022-2025#gestione multiutility#gestione partecipate#Gestione rifiuti#Google News#intimidazioni politiche#italianewsmedia.com#lavoratori AMAG#Lega Alessandria#libertà di critica#minacce di querela#multiutility Alessandria#opposizione politica#Partecipate pubbliche
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LA CENSURA AI TEMPI DEI REGIMI DEMOCRATICI
Di Ivan Surace
In perfetto stile orwelliano la neolingua ha coniato un nuovo termine per la censura tanto di moda nei secoli passati: standard della community.
Suona bene vero?
Un termine inc(u)l(o)sivo, comunitario, che ci fa sentire tutti membri dello stesso gregge in maniera allegra e positiva, contro un non meglio precisato nemico che non rispetta gli standard.
D’altronde un secolo di studi e applicazioni di public relations alla Bernays ha portato i suoi frutti, soprattutto da parte di chi ha capito come funziona la massa e che quindi, senza troppi scrupoli, utilizza tutti i mezzi che ha a disposizione per manipolarla a suo piacimento censurando, o meglio facendo scomparire, chiunque e qualunque cosa possa mettere In dubbio la propaganda di regime, la narrazione dominante.
Come ultimo esempio in questi giorni abbiamo la questione climatica.
Vi sarete resi conto di come la propaganda su questo argomento sia cresciuta in maniera esponenziale in questi ultimi anni, parallelamente alla cosiddetta transizione green, che porta con se il passaggio al “tutto elettrico” in ogni campo e alla sostituzione con l’IA, di gran parte della gestione sociale, politica economica e sanitaria della popolazione.
Stiamo assistendo alla conversione coatta della società in un grande allevamento intensivo di ultima generazione, in cui ogni singolo capo di bestiame, trasformato in un pezzo di carne senza personalità né anima, viene controllato in maniera totale e continuativa.
Comunque la si pensi, questo è il futuro che immaginano per l'umanità e che si sta progressivamente attuando in maniera totalitaria, a cominciare dai grandi centri urbani, trasmormati in vere e proprie aziende zootecniche per umani.
Ma torniamo alla questione climatica, l’intesificarsi della propaganda su questo argomento serve a giustificare e a far accettare all’opinione pubblica l’entrata in vigore di leggi e restrizioni normalmente inaccettabili in qualsiasi società democratica.
Quindi la questione climatica é il pretesto, lo storytelling, la fiction, su cui si basa la ricerca di consenso da parte del potere, per imporre il cambiamento antropologico necessario, per realizzare i loro piani di controllo totale della popolazione.
Affinché la fiction sia credibile e possa essere sostituita alla realtà, occorre eliminare tutte le eventuali prove, critiche, controversie, che contrastano, anche minimamente, con la narrazione dominante.
È in ossequio a questa logica che negli ultimi mesi su FB, in maniera discreta e disinvolta, con vera tecnica da desaparecidos, sono stati rimossi diverse pagine e profili che facevano informazione sul clima in maniera non allineata al pensiero unico e dove venivano condivisi studi, grafici e informazioni scientifiche di fondazioni come Clintel o di scienziati come Prestininzi, Scafetta, Prodi, Curry, Lindzen, Spencer, ecc.
La pagina 'Klima e scienza', solo per fare un esempio recente, é stata fatta evaporare non appena raggiunti i 10mila iscritti.
Stessa sorte a profili di privati cittadini e di gestori dei profili sopra menzionati, anch’essi fatti sparire da un giorno all’altro con estrema discrezione, al punto che se uno non ci fa caso, neanche se ne rende conto e tutto continua come se niente fosse accaduto.
La situazione é estremamente pericolosa perche da un lato si procede con le epurazioni senza sosta e dall’altro non vi è nessuna presa di coscienza di quanto stia succedendo.
Se e quando la massa si renderà conto di tutto ciò, sarà già troppo tardi.
Al limite avverrà quando l’identità digitale, il portafoglio digitale e tutte le restrizioni ad essi legate, saranno già legge e routine quotidiana e non penso si dovrà attendere molto.
Se non ci sarà un totale cambio di passo da parte della minoranza non allineata nel lottare contro questo regime, tra i più subdoli e raffinati della storia, la fine della società e dell’umanità per come l’abbiamo sempre vissuta percepita e immaginata sarà certa come la morte.
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visto oppenheimer / barbie? che ne pensi?
Hey!premessa che aspettarsi una recensione tecnica da me è aspettarsi che io non cazzeggi, impossibile.
Allora,per barbie sono diviso tra due opinioni onestamente:
1) come film commedia, l'ho davvero apprezzato,ryan gosling è divino,ha buoni tempi comici e battute semplici ma che rendono anche come punzecchiatura verso di noi,abbastanza gestito bene nei ritmi.
2) come film serioso rivoluzionario che doveva essere per l'opinione pubblica,per me è no, perché mi è sembrato non avesse nulla da dire che non sia stato detto in dialoghi,battute o film interi precedenti sull'argomento onestamente.
Alterna buone critiche alla società,al ruolo subalterno delle donne(riuscita con il capovolgimento della cosa nei ken,che ha triggerato mezzo internet) alla stessa cosa che leggeresti in 292838 tweet sull'argomento (mi riferisco al monologo del personaggio umano verso fine film),che onestamente mi ha dato l'impressione di essere banalotto.
Poi il finale l'ho apprezzato visto che nella società è stato dato un buon ruolo anche ai ken,magari manco volutamente è stata una strizzata d'occhio al femminismo intersezionale.
Quello che mi ha urtato, è che la mattel che ha la classica storia da multinazionale di merda dietro si metta a scherzare e banalizzare sulla propria figura "eh si siamo cattivi ma il ceo è goffo ahahahah l'inventrice della Barbie ed ex ceo ha evaso le tasse ahahahahah il carcere ahahahah, però scordatevi tutto questa roba non è seria". La cosa mi infastidisce anche perché come tutte le battaglie,senza lotta sociale che si focalizzi sulle magagne e approfittarsi sistematico della holding/ricconi di turno valgono zero.
Ecco,se devo pensarci bene barbie mi ha dato l'impressione di essere un bellissimo e colorato post femminista della ferragni,che non è becero mezzo misandrico come freeda,non evirerebbe gli uomini come le radicali,ma non prende manco una posizione seria, ti dice "si la situazione nostra è questa,non è bella come sapete e bisogna far qualcosa" ma non ti dice cosa e piuttosto ti vende una bellissima felpa fatta in cina di plastica a 60 euro🫰.
Oppenheimer mi è piaciuto tanto,ma su nolan non mi sento di far recensioni perché dalla mole di critiche che gli piovono addosso per montaggi,scrittura e gestione delle storie mi sento un po' scemo io a non percepirle mai del tutto,a capire senza problemi il film,quindi non mi sento in grado.
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Il ** Digital Services Act (DSA) ** è una regolamentazione dell'UE di riferimento in vigore dal 2024, progettato per migliorare la sicurezza, la trasparenza e la responsabilità online. Ecco una panoramica strutturata:
### ** obiettivi chiave **
1** Protezione utente **: salvaguardare i diritti fondamentali degli utenti, compresa la privacy e la libertà di espressione.
2. ** Trasparenza **: garantire un chiaro rapporti sulla moderazione dei contenuti e sui processi algoritmici.
3.** Responsabilità **: detenere piattaforme, in particolare quelle grandi, responsabili di rischi sistemici e contenuti illegali.
### ** Ambito e applicabilità **
- ** Obiettivi **: tutti i servizi digitali nell'UE, inclusi ISP, servizi di hosting, piattaforme online e "piattaforme online molto grandi" (VLOPS) con ≥45 milioni di utenti mensili dell'UE (ad esempio, Facebook, Amazon).
-** REACHE EXTRARIVITORIAL **: si applica alle società non UE che operano nel mercato dell'UE, simili al GDPR.
### ** Disposizioni fondamentali **
1. ** Obblighi a più livelli **:
- ** intermediari ** (ad es. ISP): trasparenza di base.
- ** Servizi di hosting ** (ad es. Provider cloud): deve agire su contenuti illegali.
-** piattaforme online ** (ad es. Social media): implementare sistemi di avviso e azione e meccanismi di reclamo.
- ** VLOPS **: regole più rigorose, comprese le valutazioni del rischio, gli audit e l'accesso ai dati per i ricercatori.
2. ** MODERAZIONE DEL CONTENUTO **:
-** Avviso e azione **: rapida risposta ai rapporti di contenuto illegale.
- ** Meccanismi di ricorso **: gli utenti possono sfidare la rimozione dei contenuti.
- ** Rapporti di trasparenza **: le piattaforme devono divulgare azioni e criteri di moderazione.
3. ** Responsabilità algoritmica **:
- VLOPS deve spiegare i sistemi di raccomandazione (ad es. "Perché vedi questo post") ed evitare "motivi oscuri" manipolativi.
4. ** Pubblicità e utilizzo dei dati **:
- ** divieto di annunci mirati **: per i minori e l'uso di dati sensibili (etnia, religione, ecc.).
- ** AD Transparency **: divulgare sponsor di annunci e parametri di destinazione.
5. ** Mitigazione del rischio **:
- VLOPS valutare e affrontare rischi come disinformazione, minacce alla salute pubblica e integrità elettorale.
### ** EPLERENZA E PENALTITÀ **
- ** Oversight **: autorità nazionali per la maggior parte delle piattaforme; La Commissione europea supervisiona VLOPS.
- ** multe **: fino al 6% del fatturato annuale globale per non conformità.
### ** sfide e critiche **
- ** ENUO operativo **: le piattaforme più piccole possono lottare con i costi di conformità.
- ** Variabilità giurisdizionale **: definizioni diverse di "contenuto illegale" in tutti gli stati dell'UE.
- ** Complessità di applicazione **: il monitoraggio dei giganti della tecnologia globale richiede un solido coordinamento.
### ** Impatto più ampio **
- ** Influenza globale **: può ispirare regolamenti simili in tutto il mondo, come ha fatto il GDPR.
- ** Leggi complementari **: lavora a fianco del Digital Markets Act (DMA) per la concorrenza e il GDPR per la privacy dei dati.
### ** conclusione **
Il DSA segna uno spostamento verso la regolamentazione digitale proattiva, dando la priorità ai diritti degli utenti e alla responsabilità sistemica. Mentre pone sfide per l'implementazione, la sua attenzione alla trasparenza e alla gestione dei rischi stabilisce un nuovo standard per l'ecosistema digitale globale
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"Oggi lascio la Fondazione, anzitempo, su richiesta del sindaco Francesco Miccichè per favorire un avvicendamento squisitamente politico". Così, in una nota, il presidente della Fondazione Agrigento 2025, Giacomo Minio che riportiamo integralmente qui di seguito... Con senso di responsabilità e spirito di servizio verso la mia collettività ho accettato la carica onoriϐica di Presidente della Fondazione Agrigento 2025, per realizzare, insieme al territorio, un grande sogno tra arte, economia, bellezza ed integrazione, profondendo l’esperienza maturata. Una sϐida epocale. Ho lavorato con impegno e lucidità, dando autorevolezza e credibilità ad un ente appena costituito. Sono soddisfatto del lavoro svolto seppur tra non poche difϐicoltà, per aver messo una Fondazione nelle condizioni di essere pienamente operativa, con una sua dotazioni economica ed una gestione particolarmente attenta al rispetto della ϐinanza pubblica. Queste sϐide vanno affrontate con razionalità e forte motivazione sentimentale. Oggi, lascio la Fondazione, anzitempo, su richiesta del Sindaco Dott. Miccichè per favorire un avvicendamento squisitamente politico. E’ superϐluo sottolineare, come tutte le critiche in questi giorni emerse sui mass media, nulla hanno a che fare con le attività proprie della Fondazione Agrigento 2025, la quale, ai sensi del dello statuto vigente, deve esclusivamente occuparsi della realizzazione di attività culturali. Esulano infatti dagli scopi della Fondazione le manutenzioni del territorio, dei siti e la sua infrastrutturazione a vari livelli (cartellonistica, reti stradali ed altro). Le attività della Fondazione partono ufϐicialmente dal 18 gennaio di quest’anno, data della inaugurazione di Agrigento capitale della cultura avvenuto presso il teatro Pirandello alla presenza del Capo dello Stato professor Mattarella ed i cui progetti artistici saranno realizzati e spesati nel corso del 2025. Auspico che la visione per questo territorio, le possibilità di connessione, di innovative reti relazionali, capacità di vedere oltre, la valorizzazione dei giovani, dei talenti, delle intelligenze non vada vaniϐicata, ma resti nel territorio perchè si possano innervare programmi destinati a durare negli anni. Desidero porgere i sensi del mio vivo apprezzamento al Sig. Ministro Giuli, a S.E. Prefetto Caccamo ed al Suo impareggiabile Ufϐicio, a S.E. l’Arcivescovo Damiano con il quale stavamo lavorando all’incontro tra le religioni abramitiche e ad una possibile visita del S. Padre in Agrigento. Un ringraziamento lo rivolgo al Comandante dei Carabinieri Col. De Tullio ed al Comandante della Guardia di Finanza Col. Moro per gli stimoli e il supporto umano ricevuto. Ringrazio i responsabili dei vari Enti ed i miei Concittadini che hanno creduto in questo sogno, per la stima, l’incoraggiamento e la piena ϐiducia manifestatami in questi mesi di intensa attività, volta a traguardare le direttrici di un nuovo scenario sociale. Prof. Giacomo Minio Read the full article
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Il Fronte del Dissenso ha attaccato Roberto Speranza, l'ex ministro della sanità from Umbria Journal TV on Vimeo.
Il Fronte del Dissenso ha attaccato Roberto Speranza, l'ex ministro della sanità Contestazioni a Roberto Speranza, le vittime del vaccino assediano ex ministro Contestazioni a Roberto Speranza – Il tour promozionale del libro autocelebrativo di Roberto Speranza, intitolato “Perché Guariremo“, si trasforma in un’esperienza travagliata e carica di tensione e un vero e proprio autogol per lui e per chi ha organizzato l’evento. Da San Benedetto del Tronto a Perugia, le voci delle vittime degli effetti avversi del vaccino si fanno sentire, chiedendo risposte e responsabilità.
Le Voci Discordanti Intorno a Roberto Speranza: L’Ex Ministro Contestato dalle Vittime del Vaccino L’ex Ministro della Salute, attivo durante i governi Conte II e Draghi, si trova ad affrontare una serie di contestazioni e critiche mentre cerca di promuovere il suo libro in giro per l’Italia. A San Benedetto, Forlì e ieri a Perugia, persone danneggiate dagli effetti collaterali del vaccino, compreso un uomo rimasto paralizzato, si sono fatte avanti per chiedere spiegazioni e rendiconti.
Tuttavia, Speranza sembra preferire evitare o eludere queste richieste, rifugiandosi dietro la dichiarazione “Non sono più ministro“. Le sue apparizioni pubbliche sono state accolte da cori di protesta e insulti, con persone che scandivano slogan come “In galera, in galera”.
Anche a Perugia, mentre Speranza cercava di promuovere il suo libro, le voci dissenzienti non hanno smesso di farsi sentire. All’esterno del Palazzo Cesaroni, sede del Consiglio regionale dell’Umbria, si potevano udire grida come “Speranza vai via, sei tu la pandemia“.
Le contestazioni non si limitano solo alla sua presenza fisica, ma riguardano anche il contenuto del suo libro. Alcuni lo accusano di non assumersi la responsabilità degli errori commessi durante la gestione della pandemia da Covid-19. Un gruppo denominato Fronte del Dissenso dell’Umbria ha dichiarato che Speranza è colpevole di aver causato danni economici e sociali enormi, oltre a aver istituito politiche liberticide e terroristiche durante il suo mandato.
Le critiche, come riporta La Verità di oggi, sono state particolarmente aspre da parte di coloro che hanno subito gravi conseguenze a causa del vaccino anti-Covid. Daniela Di Marco, insieme ad altri manifestanti, ha espresso indignazione per il fatto che Speranza continui a promuovere il suo libro anziché chiedere scusa per gli errori commessi. Anche Floriano Innocenzi di Foligno ha sollevato interrogativi sulla condotta di Speranza e ha messo in discussione il finanziamento del suo tour politico-letterario.
Tra le voci dissonanti, emerge il racconto di Niccolò Conti, uno studente universitario colpito da neuropatia delle piccole fibre dopo la vaccinazione. Conti, insieme ad altri danneggiati, ha chiesto a Speranza di assumersi la responsabilità di quanto accaduto anziché negare o minimizzare i problemi causati dal vaccino.
Tuttavia, Speranza sembra restare saldo nella sua difesa dei vaccini anti-Covid, sottolineando il ruolo positivo che hanno avuto nel salvare vite durante la pandemia. Nonostante le critiche e le contestazioni, l’ex ministro continua a sostenere la sicurezza e l’efficacia dei vaccini, nonostante le voci contrarie che si fanno sempre più forti.
In conclusione, il tour di Speranza si trasforma in un confronto acceso tra sostenitori e critici dei vaccini anti-Covid, mettendo in evidenza le profonde divisioni e preoccupazioni riguardanti la salute pubblica e le politiche sanitarie del paese.
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Il Codacons si scusa con Fedez Botta e risposta tra Fedez e il Codacons. L'associazione pubblica il testo integrale della lettera inviata ai legali di Fedez dopo la richiesta di rimozione del comunicato dove l'associazione informava dell'esposto alla Guardia di finanza circa gli asset societari del rapper. "Apprendiamo del comunicato diffuso oggi da Fedez dove finalmente il rapper sembra capire che l'esposto alle Fiamme gialle era un atto doveroso per il Codacons - spiega l'associazione - Considerata la sua 'coda di paglia', con la nostra lettera abbiamo anche informato Fedez che noi non siamo soliti offendere nessuno, ma andremo a fondo per accertare che uso fa di tutte quelle società". Questo il testo integrale: "Cari Colleghi, Abbiamo letto con la massima attenzione la Vs. diffida e vogliamo precisare quanto segue. In primo luogo il motivo per il quale l'associazione ha pubblicato il comunicato in questione é legato alle stesse iniziative del Sig. Fedez in cui lui stesso ha parlato delle modalità attraverso le quali gestisce i suoi patrimoni (ricordiamo sul punto, a ogni buon conto, la seguente dichiarazione pubblica: "non ho intestato nulla a nome mio e dunque sono tecnicamente nullatenente perché é tutto intestato alle società della mia famiglia, come avviene per molti imprenditori e imprenditrici di questo paese."). A tal riguardo sicuramente non vi sfuggirà la considerazione secondo la quale il Vs. assistito é un personaggio pubblico con rilevanza pubblica. Lo stesso discorso sarebbe valso se determinate esternazioni fossero state proferite da un Ministro. Il Sig. Fedez ha un seguito che inevitabilmente lo rende influente sul pubblico e, come tale, inevitabilmente, si espone ancor di più a eventuali critiche, riflettori puntati e controlli. Atteso che il Sig. Fedez si rivolge a milioni di persone va da sé che lo stesso, al pari degli altri personaggi di rilevanza pubblica, debba essere cristallino e trasparente perché si rivolge, appunto, a milioni di giovani di cui spesso e volentieri é preso come modello di vita e di crescita. Vogliamo ricordare, sul punto, come fu l'allora Premier Giuseppe Conte a incaricare il Sig. Fedez e sua moglie a sensibilizzare, attraverso le proprie stories, i giovani a indossare la mascherina nel corso dell'emergenza pandemica proprio per il seguito di cui gli stessi possono fregiarsi. Non vi sfuggirà altresi' la funzione del CODACONS che, si rammenta, é associazione di consumatori che ha tra i propri fini statutari il diritto di presentare esposti alle autorità relativamente a fenomeni di rilevanza sociale. Segnatamente lo Statuto del CODACONS, all'art. 3 prevede che "L'Associazione, anche in adempimento dei principi fissati dall'art. 101 del TFUE - persegue il prioritario fine di tutelare i consumatori finali dai pregiudizi derivati da decisioni, accordi o pratiche concordate, ovvero da qualsivoglia tipo di attività illecita posti in essere da soggetti pubblici o privati e volti a falsare la concorrenza in materia di fornitura di beni o servizi nonché turbare aste pubbliche o ostacolare organi pubblici di vigilanza su banche e intermediari finanziari,()" e che "Vigila sulla corretta gestione del mercato mobiliare per contrastarne l'alterazione e la manipolazione da parte di soggetti privilegiati;" Con riferimento in particolare al diritto di critica del CODACONS sempre lo Statuto prevede che l'associazione "Promuove iniziative di informazione per la tutela degli utenti dei servizi finanziari, bancari o assicurativi. "Dunque il diritto di informazione e di critica - si legge sempre nella missiva del Codacons - rientra tra le funzioni specifiche statutarie dell'associazione che persegue la trasparenza assoluta nei comportamenti dei contribuenti. Diritto di critica qualificato del CODACONS che é stato espressamente riconosciuto, fra le tante pronunce, dalla Corte di Cassazione, Sez. V penale: "La Corte d'Appello avrebbe dovuto limitarsi a riscontrare il nucleo di verità incontestato insito nei comunicati Codacons, pertinente alla materialità dell'investimento effettuato presso la società Lehman e alla sussistenza di legami familiari tra la parte lesa e Terenzio Cugia, provvisto di un ruolo gestionale preminente presso la società emittente dei titoli acquistati dalla Siae, concretizzando l'esercizio del diritto di critica la manifestazione di interrogativi in proposito, sia pure in forma ironica e allusiva. Ciò tanto più considerata la funzione del Codacons, ente preposto a tutela delle esigenze dei consumatori. Sulla scorta delle considerazioni fin qui esposte si deve pertanto procedere all'annullamento della sentenza impugnata perché il fatto non costituisce reato". (Cassazione penale sez. V, 25/01/2017, (ud. 25/01/2017, dep. 14/03/2017), n.12265). Dunque il CODACONS ha un diritto di critica più ampio rispetto all'italiano medio. Posto quanto sopra, attesi i suddetti scopi statutari del CODACONS, ci permettiamo di ribadire come sia indubitabile che un fatto del genere, ovvero l'amministrazione di un ingente patrimonio attraverso diverse società che sono state oggetto di diverse operazioni, potrebbe condurre a una, ancorché non voluta, elusione fiscale (non evasione) che potrebbe impedire o rendere arduo alle Autorità l'accertamento dei redditi. Dopo tutto questo vorremmo precisare che non era nostra intenzione assolutamente di accusare il Sig. Fedez né di evasione fiscale né di altre ipotesi che possano sussumersi in fattispecie penalmente rilevanti o fiscalmente rilevanti. Piuttosto era nostra intenzione limitarci a una semplice esposizione dei fatti. Vi sarà senz'altro noto, e non vogliamo di certo insegnarvelo noi, che, ai sensi del combinato disposto degli artt. 684 c.p. e 114 e 329 c.p.p., l'esposto alle Autorità non é un atto coperto dal segreto e di cui sia vietata la pubblicazione a mezzo stampa non essendo un atto formato dal P.m. nel corso delle indagini e sottoposto dunque al segreto ("Ai fini dell'integrazione del reato di pubblicazione arbitraria di atti di un procedimento penale, non rientra nel divieto di pubblicazione di cui all'art. 114 c.p.p. una denuncia presentata al pubblico ministero o alla polizia giudiziaria, in quanto non atto di indagine compiuto da costoro." Cassazione penale , sez. I , 02/02/2017, n. 21290). Posto dunque che da parte nostra, si ribadisce, non vi era alcun intento accusatorio, se il Sig. Lucia ha avuto tale impressione noi ci scusiamo e sicuramente toglieremo questo comunicato dal sito web. Inoltre valuteremo, dopo avere ricevuto il parere che stiamo chiedendo oggi stesso all'Agcom e all'Agenzia delle Entrate, per maggiore trasparenza e chiarezza dei nostri scopi sociali, se pubblicare integralmente l'esposto. Quindi ci scusiamo per l'equivoco e per gli eventuali toni utilizzati. Vi salutiamo con cordialità E vi invitiamo alle prossime iniziative del CODACONS, come doveroso, che avranno a oggetto il Vostro assistito".
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La costruzione del ponte e i relativi costi sono ampiamente criticate dall'opposizione. Nel 2012, i costi di costruzione del ponte sono stati stimati in più di 1 miliardo di dollari americani, mentre la capacità di transito del ponte è pari a 50.000 veicoli al giorno (il che appare non proporzionato alla popolazione residente sull'isola). Ulteriori critiche anche per il fatto che la strada asfaltata, durante il primo anno dopo la costruzione, terminava in un vicolo cieco appena oltre il ponte, mentre i residenti locali che vivono dall'altra parte dell'isola non hanno neppure possibilità di accesso a telefoni, illuminazione pubblica o acqua corrente. La sproporzionata opera è stata definita un white elephant, appellativo anglo-sassone che viene dato a lussuosi beni o a imponenti progetti i cui eccessivi costi di realizzazione e gestione non siano compensati dai benefici che ne derivano.
Si parlava del ponte dell'isola Russkij, a cosa stavate pensando?
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Riparte il negoziato tra Israele e Hamas per il rilascio degli ostaggi
AGI – Israele è alle prese con una crescente pressione internazionale per mettere fine alla strage di civili nella Striscia di Gaza, mentre prosegue la sua guerra contro Hamas. Nel mirino anche delle critiche della sua opinione pubblica interna per la gestione della crisi degli ostaggi, il governo di Benjamin Netanyahu ha riavviato gli sforzi per un nuovo accordo col gruppo palestinese per il…
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4. Limiti delle posizioni antiautoritarie Dicevamo: le critiche antiautoriatrie al Green Pass. Ciò che le accomuna tutte (ma anche critiche sulle stesse linee ad altre misure di contenimento) è che non sono propositive, nel senso che essendo basate su argomenti extra-sanitari, non propongono, né potrebbero farlo, mezzi sostitutivi per perseguire i fini di sanità pubblica che giustificano le misure messe in discussione. La retorica del sentire comune ha dunque gioco facile nell’ignorarle in quanto inefficaci, prive di realismo. Questo tipo di risposta non è diffuso solo tra chi condivide o almeno considera parzialmente giustificati, data l’emergenza, i mezzi usati, ma anche tra chi non li condivide e non li considera giustificati, ma ritiene così importanti i fini (la sanità pubblica), da valutare, più o meno consapevolmente, miglior cosa tacere che porre critiche non costruttive. Il risultato è una posizione autocontraddittoria, una sorta di menopeggismo sanitario. Non solo. Chi denuncia le esternalità autoritarie si vede spesso rispondere, da persone di perfetto buonsenso, che si tratta appunto di misure propagandistiche, e che di conseguenza non c’è da aver timore che verranno fatte rispettare con severità: una volta ottenuto l’effetto persuasivo, lo Stato si disinteresserà della regola e non farà più controlli. Spesso questa replica si tinge di stereotipi, ora ironici, ora indignati, sulla debolezza o stupidità dello Stato italiano (“basta usare il QR code della nonna”) e il familismo degli italiani (“fatta la legge trovato l’inganno”). Si è visto questo tipo di atteggiamento nei confronti del coprifuoco (“tanto non lo rispetta nessuno”) come del Green Pass (“farà la fine di Immuni”). Dunque per queste persone le misure non sono realmente autoritarie, perché si tratta solo di autoritarismo di facciata: Stato che abbaia non morde. Anche in questo caso, il risultato è che sia inutile opporsi alle misure che pure si ritengono sbagliate. Infine, vi è chi, pur facendo proprie alcune delle critiche, ritiene che non valga la pena mobilitarsi contro misure temporanee destinate a scadere alla fine dello stato di emergenza – che nel momento in cui scrivo, salvo ulteriori proroghe, avverrà il 31 dicembre 2021. Ma il Covid e i morti quotidiani non se ne andranno con lo stato di emergenza, a maggior ragione se, come pare, l’immunità di gregge con la variante Delta possa non essere possibile nemmeno se tutti fossero vaccinati, e di conseguenza altre misure dovranno essere prese, forse in una forma legale diversa dai decreti a cui ci siamo abituati ma che andranno pur sempre a intervenire sugli stessi nodi. Ora, è vero che il pensiero paranoico non è un buon consigliere, e dunque non è il caso di lanciarsi in fantasie distopiche che hanno la bizzarra proprietà di non avverarsi mai. Ma è altrettanto vero che ormai ci troviamo davanti a una cronologia di politiche che, da due anni a questa parte sembrano abbastanza coerentemente improntate a un caposaldo di policy: rovesciare i costi della crisi sulla cittadinanza generale e quindi in particolare sui più deboli; perseguito, data la sua chiara impopolarità, con il metodo di fomentare la prassi sistematica dei media e di parte della popolazione di colpevolizzare capri espiatori per nascondere (e nascondersi) gli errori e le contraddizioni etiche e politiche; con il risultato di presentare un’azione di governo incomprensibile e a tratti dall’apparenza francamente delirante perché mescola opportunisticamente ogni possibile ratio sanitaria, economica, propagandistica e performativa, particolaristica, ecc. Non ho nessun motivo di pensare che la fine dello stato di emergenza cambierà questa traiettoria. Uno può anche tranquillamente aspettare dicembre prima di iniziare a lamentarsi per l’iniquità dei provvedimenti che allora verranno presi o per l’assenza dei provvedimenti che davvero vorrebbe, ma abbiamo già visto com’è andata nell’aspettare fino a luglio 2021 per iniziare a reclamare un (timido) riequilibrio dei costi con i test gratuiti. Il fatto è che l’aspetto che prendono quasi tutte le misure sanitarie che finora si sono viste è intriso della direttiva aurea dei governi Conte e Draghi: aspettare la fine dello stato di emergenza significa aspettare che l’ultimo chiodo sia stato piantato sulla bara. A parte le diverse sfumature, il vero problema comune sia delle critiche antiautoritarie, sia delle contro-critiche svalutanti (al di là dell’identico immobilismo verso cui queste convergono) è che si attengono tutti a una lettura semplicistica del tipo di politica in atto. Da un lato, sia che la rifiuti sia che la si accetti, si prende la propaganda troppo alla lettera. Dall’altro, si risponde sostenendo che è “solo propaganda” e in quanto tale non va presa sul serio. È uno stallo sterile che cancella e impedisce di sviluppare il tratto comune che potrebbe unire le due parti: la critica delle politiche pandemiche. Tuttavia, non credo la via migliore per risolvere questa impasse sia recidere ogni rapporto rifiutando in toto il punto di vista antiautoritario, che anzi, se ben specificato, si rivela una risorsa. Vediamo come. Un primo punto di riferimento può essere la versione della posizione che hanno elaborato lungo i due anni pandemici i Wu Ming, che intreccia una critica di classe con un forte accento antiautoritario interpretando la politica governativa come una colossale opera di distrazione. Ciò che i governi rimuovono sarebbero le loro responsabilità nella gestione della crisi, e in particolare, gli effetti negativi, per la popolazione nel suo complesso e per le categorie più deboli in particolare, di misure di difesa della salute pubblica gravemente compromissorie rispetto agli interessi economici della classe padronale e di ordine sociale della classe politica. Questa critica in sostanza cerca di ricondurre l’interpretazione ai parametri classici del disvelamento dell’ideologia e della ricerca dei fili nascosti di una “politica reale” sommersa dalla propaganda ufficiale. È un approccio che svetta sugli altri per gli spazi di interpretazione che apre, ma proprio perché ne colgo il valore, non posso fare a meno di percepirvi un fianco scoperto, una posizione di debolezza che è la conseguenza di una concettualizzazione imperfetta del tipo di comunicazione politica che intende mettere a nudo. (Proprio mentre ultimavo questo articolo, è uscita su Giap una esposizione della loro contrarietà al Green Pass, che contiene anche un riepilogo delle loro posizioni precedenti. Quanto scrivo qui non è dunque una risposta a quel testo, sebbene molte delle considerazioni che faccio possano essere considerate in dialogo con i loro punti di vista.) Infatti, come detto, non è una propaganda classica, cioè non si potrebbe definire semplicemente come una comunicazione ufficiale falsa, tendenziosa o distorta che nasconde una “politica reale” del Governo, perché in questo caso la “politica reale” è esplicita nell’uso di mezzi propagandistici. Se ci sono dei fini eterogenei che la propaganda lascia in ombra puntando i riflettori su fatti secondari e nemici costruiti, e non vedo come si potrebbe dissentire dai Wu Ming sul fatto che ci siano, il loro disvelamento non può prefigurare in sé l’apertura di spazi per la una politica di contrapposizione. Infatti, qualsiasi discorso critico, qualsiasi proposta alternativa (delle quali comunque bisognerebbe occuparsi più assiduamente di quanto si è fatto finora), come abbiamo visto, incappa fatalmente nel Jolly delegittimante. Nemmeno disvelare lo stesso funzionamento del Jolly è sufficiente, perché è una trappola retorica pervasiva che condiziona ogni discorso pubblico in cui appare la parola “Covid”. Il Jolly può essere superato solo smontandolo, e per smontarlo bisogna prima o poi mostrarne anche l’illegittimità. È su questo versante che certi discorsi antiautoritari potrebbero mostrarsi fecondi, ma solo se fosse possibile riportarli dall’attuale stato di astrattezza, di confusione – dovuta sì all’effetto di delegittimazione della retorica avversa, ma anche al loro eccessivo radicamento nelle proprie origini psicologiche che li mantiene politicamente catturati nel campo degli “irresponsabili” (rimando alla digressione su prudenti e coraggiosi) – a una dimensione più pragmatica che possa ricollegarli direttamente a rivendicazioni non contraddittorie rispetto ai fini sanitari che tutti condividono. Lo scopo ultimo sarebbe dimostrare che l’alternativa tra salute, eguaglianza e libertà è, almeno in qualche misura, un falso ideologico, ma è un problema che trascende le mie capacità. Posso, più modestamente, cercare di dare un contributo verso una specificazione più precisa di quali libertà siano effettivamente in gioco, e perché la riconfigurazione di tali libertà mette in pericolo anche la nostra salute.
Autoritarismo affettivo: come siamo finiti nella trappola fra comunitaristi e libertariani.
La distanza tra chi critica la gestione della crisi pandemica mettendo l’accento sull’aumento delle disuguaglianze, e chi invece addita la compressione dei diritti civili, è diventata un baratro. È una conseguenza della cattura psicologica da parte delle fazioni mediatico-politiche avverse dei “comunitaristi” e dei “libertariani”. Capire il senso delle innovazioni che la tecnologia sta apportando ai metodi di governo può aiutarci a trovare una via d’uscita
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Dieci, 20, 30, 70, 100 miliardi: l’asta di Salvini con 5 proposte in 15 giorni per l’emergenza coronavirus di GIANMICHELE LAINO Nell’emergenza coronavirus si è proceduto per gradi. Il governo italiano ha sempre cercato una soluzione di compromesso tra la garanzia della salute pubblica e il tentativo di non deprimere l’economia. Per questo si è partiti dall’individuazione delle zone rosse nelle aree di Codogno e degli altri 11 comuni tra Lombardia e Veneto, per poi allargarle all’intera Lombardia e ad altre 14 province e, infine, a tutta Italia. Per questo si è partiti da una proposta di correzione del bilancio da 7,5 miliardi di euro per poi passare a 25 miliardi nella giornata di oggi, man mano che la soluzione diventava sempre più grave. Matteo Salvini, invece, nella sua comunicazione relativa all’emergenza coronavirus è stato molto confusionario. Ben lungi dal procedere per gradi, è stato inizialmente incerto sul da farsi. Prima, dopo le misure restrittive, avrebbe voluto riaprire le città italiane. Poi, quando le misure restrittive si sono estese a tutta Italia, avrebbe voluto misure ancor più stringenti per Lombardia, Veneto e altre aree critiche. Insomma, non ha avuto propriamente lucidità nella gestione dell’emergenza e nonostante questo ha accusato il governo di confusione sul tema. Ma il capolavoro è stato fatto con le misure economiche necessarie ad aprire un paracadute per l’economia italiana. In 15 giorni ha fatto ben cinque proposte diverse sulla cifra che il governo avrebbe voluto stanziare per dare sollievo alla situazione produttiva, lavorativa e assistenziale nel nostro Paese. Una sorta di sfida al rialzo. Il governo aveva iniziato a gestire la crisi e lui aveva già parlato, il 25 febbraio scorso, di 10 miliardi di euro da mettere sul tavolo per l’emergenza: «Servono – twittava 15 giorni fa – 10 miliardi di euro per aiutare famiglie e imprese colpite dall’emergenza sanitaria». La situazione peggiorava e il pallottoliere continuava ad aggiornarsi. Il 29 febbraio, quattro giorni dopo la sua prima ricetta, Salvini chiedeva 20 miliardi per far fronte all’emergenza coronavirus. Il 6 marzo il governo stanziava 7,5 miliardi. Ma per Salvini – pur non essendo questa cifra tanto distante da quella che lui stesso aveva proposto solo qualche giorno prima – era soltanto un palliativo: in quella data, il leader della Lega aveva già rilanciato. Sarebbero serviti 30 miliardi. Che tre giorni dopo, il 9 marzo – contestualmente al decreto #iorestoacasa pubblicato dal governo Conte – erano già diventati 70 miliardi. Oggi, com’è noto, il governo ha messo sul piatto 25 miliardi di euro (di cui 20 in deficit) dopo aver chiarito con l’Unione Europea la portata dell’emergenza nel nostro Paese. Ma ieri Salvini aveva alzato nuovamente il tiro: «Il governo era partito con 3, poi 7, poi 10: perché non mettere subito direttamente 100 miliardi per far fronte all’emergenza?».
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Umanesimo Rinascimentale
DA ISTITUZIONI LINEE GUIDA PER IL BENE DEL MONDO LARGO
di Silvia Davite
Iniziano oggi gli "Stati Generali" promossi dal Premier Conte al quale, come Campania Returns, intendiamo offrire il contributo di quanti piu' o meno sconosciuti, non per questo con un più basso senso dello stato, si adoperano per l'interesse generale leali ai principi costituzionali.
Quale il mood di riferimento e i principali contenuti delle linee guida che ci piacerebbe emergessero, li affronteremo da oggi alla conclusione del programma previsto dalla Presidenza del Consiglio.

(On. Marco Minniti, componente delle delegazione italiana alla NATO)

On. Giancarlo Giorgetti (responsabile relazioni internazionali Lega Nord)
Prima di giungere ai protagonisti di questo “approfondimento del sabato”, ci preme esprime la nostra preferenza quanto all’organizzazione della giornata di oggi: ci sarebbe piaciuto un momento aperto, trasparente ed inclusivo. Non per contrattare su questo o quel provvedimento, bensì perché leadership, attori politici, economici, sociali e culturali potessero in prima istanza condividere direttamente con il popolo italiano gli effetti della fase acuta della crisi: gli errori, le eccellenze, le aspettative sui provvedimenti.
Una sorta di punto comune a tutti.
Ecco, fossimo stati noi gli organizzatori, la prima giornata sarebbe stata un grande momento di riflessione ragionata e partecipata per ritrovarci e riunirci come popolo secondo le parole del Presidente Mattarella.
Visto poi che a noi di Campania Returns sta a cuore l’interesse generale e come ricorda il Presidente dell’Università Luiss, Vincenzo Boccia: “essere scaramantici è da ignoranti, ma non esserlo porta male”, ci siamo uniti subito a Giancarlo Giorgetti che in una recente intervista ha espresso al Premier Conte alcune valutazioni a nostro avviso giuste: il momento di una riflessione ragionata per analizzare i punti di forza e di debolezza dell’Italia nella gestione dell’emergenza sanitaria accanto al rilancio di una iniziativa per la fiducia, la ripresa economica e la coesione sociale, è assolutamente opportuna, con un nome più propizio pure, ha aggiunto il leghista!
Al suo auspicio per le ragioni di cui sopra, ci siamo uniti proponendo: “Umanesimo rinascimentale, dalle istituzioni linee guida per il benessere del mondo largo”: se c’è una cosa che tutti dovremmo aver imparato, infatti, è che nel mondo largo i comportamenti di ogni persona ricadono immediatamente sugli altri.
In poche battute emerge come il “monomio” libertà-responsabilità torni trasversalmente fondamentale a tutti gli aspetti del patto sociale al fine di darci sicurezza, dunque presente, futuro; allo stesso modo è importante la comprensione della dimensione glocal delle relazioni internazionali: ovvero, come dice l’Ambasciatrice Belloni, “le relazioni internazionali hanno ricadute interne più quotidiane di quello che pensiamo e viceversa”.
Dunque ci chiediamo, che senso abbia per il centro destra tornare indietro di anni e chiudersi in un Aventino parlamentare non partecipando alla kermesse (“apriremo il Parlamento come una scatoletta di tonno” lo potrebbero dire altri in futuro non dimentichiamolo), senza considerare che solo pochi mesi fa si offrivano per la riduzione del numero di rappresentanti eletti alla Camere?
Se c’è la volontà politica di proporre un’opposizione costruttiva, come “sbandierato” da Matteo Salvini nella manifestazione di parte del 2 Giugno (l’iniziativa, per altro, ha messo in luce una scarsa cultura delle relazioni internazionali da parte dei leader del centro destra e in questa affermazione c’è tutto l’auspicio personale perchè i responsabili di settore di quei partiti ne possano riflettere), allora una riflessione di ampio respiro in Parlamento collegata a momenti di confronto in altre sedi, non toglie alcunchè alla veste istituzionale di chi da Ministro degli Interni stava giustamente spesso tra la gente, di chi da Parlamentare europeo, non altrettanto giustamente, ha mancato troppe sedute, di chi da politico avrebbe fatto bene ad ascoltare in passato i suggerimenti degli “anziani della Lega”: “Matteo fatti un’esperienza amministrativa prima del nazionale”.
Altrettanto sarebbe utile al Premier Conte raccogliere l’invito del centro destra ad un momento propriamente istituzionale: chi sa che, così, torni la consapevolezza dell’errore maturato tra tutti coloro che a più riprese, prima gli uni, poi gli altri, si sono dichiarati pronti a ridurre il numero di Parlamentari nel momento in cui invece l’armonizzazione tra i bisogni del quartiere, del comune, della città, del collegio con lo Stato, l’Europa e la dimensione internazionale appunto, si fa fondamentale.
Torniamo tutti a miti consigli superando un referendum che oggi ha davvero poco senso e trasformiamo il libretto informatico che verrà spedito nelle nostre case, in un opuscolo contenente raccomandazioni per i prossimi mesi, servizi e punti di riferimento sanitari, sociali, economici, riepilogo delle misure dirette indirette richiedibili adottate da qui alla legge di bilancio e sistema di segnalazione multi channel per ciascuna competenza.
Rendiamo più uniforme e accessibile a tutti una comunicazione e un’informazione di servizio che in questi mesti è giunte nelle case degli italiani confusa, scomposta alimentando e generando ansie, maggiori ancora del dovuto. La comunicazione pubblica è fondamentale, ha ragione il Sottosegretario Sibilia: per questo auspichiamo fondi e personale(anche comandato da altre strutture della PA se coi bandi non siamo ancora pronti) alle Prefetture per coordinare nelle città la comunicazione tra tutti gli attori locali istituzionali e non che sul territorio operano.
Ora non desideriamo passare per ripetitivi nell’esprimere la preferenza per Marco Minniti come miglior leader contemporaneo, tale indipendentemente dal ruolo che esercita: le poche interviste rilasciate anche ad inizio lockdown danno il senso dello spessore della persona, e certo l’uomo non ha bisogno di sponsor sebbene proprio lo stesso Giorgetti al Meeting di Rimini dell’Agosto 2018 fece notare, quanto sperasse tornasse ad essere importante il peso dei filosofi in politica; ricordo qui questo aspetto perché una parte della riflessione compiuta allora dal leghista ci appartiene proprio nel considerale l’ex Ministro degli Interni il profilo da prendere come esempio di leader contemporaneo: egli, tuttavia, non è solo un filosofo, è un insegnante, un figlio dello Stato, appassionato degli altri.
C’è di più in quell’appuntamento riminese citato: il Deputato leghista elencò nel corso del convegno pubblico con i rappresentanti dell’intergruppo parlamentare sulla sussidiarietà, alcuni punti che restano a nostro avviso ancora oggi, nodi da sciogliere ed il fatto che egli più volte vi sia tornato sopra dice qualcosa, a chi lo segue sistematicamente, s’intende!
Nei mesi scorsi Giorgetti ha ripetuto quei punti in qualche caso subendo critiche da più parti perché ci si aspetta sempre che “Il Giancarlo” sia misurato… ma insomma se ogni tanto si lascia prendere anche lui, non dobbiamo avere timore: quando si tratta di scrivere un provvedimento o di assumere una decisione egli torna riflessivo, attento e lungimirante.
Ma quali sono i punti che Giorgetti espresse allora?
Innanzitutto la necessità di un sistema sanitario equivalente, fondato sui presidi territoriali: quando egli disse e dice che nessuno va più dal medico non è più o meno la stessa richiesta di Marco Minniti nell’intervista a La Repubblica di Aprile scorso?
L’affermazione espressa in modo netto da Giorgetti, è come un coltello che fruga dentro. Ciascuno legge, si informa in modo autonomo, e questo è bene perché cresce il livello di consapevolezza di ognuno di noi, tuttavia senza un confronto con esperti rischiamo di presupporre di sapere tutto e questo non è possibile, neanche per il più dotto fra gli uomini.
Accanto a questa tendenza che ci ha reso supponenti, in modo direi speculare, abbiamo scelto nel passaggio tra ULSS e ATS di allentare il ruolo di coordinamento dei presidi sanitari territoriali, con il rischio che quell’importante funzione orizzontale in ambito socio-sanitario tra i bisogni di salute che emergono dalla popolazione (a partire dall’alimentazione), gli indirizzi e le politiche necessarie, risultasse meno aderente alla realtà; ancora, ci siamo fatti prendere dall’idea che gli italiani siano ipocondriaci ai danni delle casse pubbliche: la conseguenza? Indicazioni ai medici di base per maggior rigidità nel prescrivere visite, esami e prestazioni specialistiche ai danni della prevenzione; sempre ai medici di base spesso in questi mesi si è finito per non fornire quegli strumenti essenziali, ad esempio i saturimetri: semplici ma fondamentali per monitorare l’ossigeno ai pazienti a casa con febbre, dunque le possibili evoluzioni in polmonite così da poter decidere tempestivamente,e solo se necessario, il trasferimento in ospedale, evitando così di inviare i pazienti nelle strutture quando non serve. Chi vuole andare in ospedale e non restare a casa se può?
Occorre richiamare la tradizione del patto sociale europeo per riaffermare la centralità del sistema sanitario equivalente innanzitutto all’accesso: già oggi chi ha le possibilità economiche prenota alla sanità privata, chi non può attende mesi o ancora, nell’emergenza, i medici di base che hanno tutti gli strumenti sono nelle condizioni di fare bene il proprio mestiere, coloro che purtroppo non li hanno ricevuti, restano soli (chi acquista e distribuisce? È solo un ente locale o il funzionamento per la PA coinvolge tutti i livelli…).
La prevenzione come la diagnosi tempestiva rischiano di non essere accessibili a tutti, l’equivalenza del sistema sanitario rischia di essere sempre più traballante fin dalle sue fondamenta.
Quando studi la matematica impari che senza la solidità dei fondamentali, il risultato delle operazioni successive che provi a compiere non è scontato: per questo noi insistiamo a sottolineare come sia importante mentre rilanciamo l’economia, ridiamo fiducia e ci rimettiamo in moto, non sottovalutare gli aspetti fondamentali di tenuta durante questa o altre emergenze (facciamo corna !m!) che potrebbero affacciarsi in questo nostro mondo largo.
Buon lavoro Presidente del Consiglio, non consideri la gestione istituzionale gerarchica dell’emergenza come il modus operandi standard: è nell’alleanza città - imprese -istituzioni che proprio Marco Minniti da Ministro rese praticabile nei cosiddetti “decreti Minniti” che lei troverà la forza di far crescere l’Italia per un’ Europa più forte (coi i conflitti interni ed interregionali non sopiti, nella relazione tra leadership e popolo ancora da consolidare, nella comprensione del ruolo che il patto sociale europeo può giocare nel trascinare la ripresa globale, senza per questo sentirsi superiori ad alcuno).
#Conte Premier Italia Repubblica UmanesimoRinascimentale LineeGuida Giorgetti#politics#politique#politik#politica#ripresa#economia#lavoro umanità MarcoMinniti Minniti Marco filosofia matematica blog
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Più Solidarietà
CONTRATTO DI SERVIZIO 2019/2021 FRA L'AZIENDA SPECIALE CONSORTILE "MEDIO OLONA SERVIZI ALLA PERSONA" E IL COMUNE DI SOLBIATE OLONA
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A. Area Minori
Servizio tutela minori
Il servizio tutela minori garantisce interventi finalizzati alla protezione/tutela dei minori con provvedimento dell’autorità giudiziaria (sia civile che penale) e al sostegno/recupero delle competenze educative delle famiglie di appartenenza. Offre la consulenza in materia agli operatori dei servizi territoriali, la mediazione famigliare e la consulenza legale.
Servizio di Assistenza Domiciliare Minori
Il servizio di assistenza domiciliare minori, attraverso interventi di tipo educativo realizzati presso il domicilio del minore o presso servizi e strutture del territorio, per prevenire il disagio e riparare situazioni problematiche conclamate.
Servizio affidi
Il servizio affidi, collaborando con le realtà pubbliche e private che si occupano di affido, sensibilizza il territorio al tema fornendo formazione e informazioni.
Valuta le coppie al fine di abbinare minore e famiglia affidataria, accompagnando e monitorando gli stessi nel percorso di affido.
Servizio adozioni
Il servizio adozioni si occupa di informazione, sensibilizzazione e formazione sul tema. Svolge le indagini psico-sociali richieste dall’autorità giudiziaria e offre supporto ai genitori adottivi.
Tempo famiglia
Il servizio tempo famiglia offre occasioni di mutuo-aiuto e supporto professionale sulle strategie educative per indirizzare la famiglia ad un supporto psicopedagogico o ai servizi territoriali più adatti.
Servizi scolastici
Il servizio di assistenza ad personam e/o di gruppo fornisce interventi educativi (e/o assistenziali) sia in orario scolastico che extra scolastico. Si rivolge a studenti con diagnosi funzionale frequentanti gli istituti di ogni ordine e grado.
Il servizio di pre e post scuola garantisce la possibilità di anticipare l’ingresso o posticipare l’uscita da scuola degli alunni rispetto all’orario delle lezioni e favorisce la conciliazione tempo lavoro-vita.
Il servizio di facilitazione linguistica si rivolge ad alunni stranieri che presentano alcune difficoltà
Il servizio di accompagnamento nel trasporto scolastico garantisce personale dedicato durante il tragitto casa-scuola e scuola-casa.
Il servizio di assistenza alla mensa si concretizza in un’assistenza durante il tempo-mensa.
Il servizio di supporto/sportello psicologico e/o psicopedagogico si rivolge sia ai docenti sia ai genitori sia agli alunni per consulenze psicologiche e supporto in situazioni particolari.
Progetto V.Ol.O.
Il progetto V.Ol.O. è un intervento di orientamento verso la scelta della scuola secondaria di secondo grado
B. Area Anziani
Servizio di assistenza domiciliare
Il servizio di assistenza domiciliare offre assistenza diretta nella cura della persona, ma anche al suo ambiente di vita, e di supporto al contesto socio-relazionale, a persone anziane o in situazione di fragilità in un’ottica di prevenzione secondaria e di riabilitazione, nonché di reinserimento e mantenimento della persona nel proprio ambiente di vita.
Pasti a domicilio
Il servizio di pasti a domicilio si rivolge, di norma, a persone anziane (ultrasessantacinquenni) con ridotta autonomia funzionale e persone disabili incapaci di provvedere in modo autonomo alla preparazione dei pasti, che vivono sole o con familiari non in grado di provvedere a tale necessità.
Telesoccorso
Il servizio di telesoccorso risponde alla necessità di soggetti parzialmente non autosufficienti di chiedere aiuto in situazioni di emergenza garantendo un pronto intervento immediato 24 h su 24 h e viene attivato a favore di chi ne fa richiesta.
Trasporto Sociale
Il servizio ha lo scopo di favorire la mobilità delle persone con difficoltà di spostamento per il raggiungimento delle strutture socio-ricreative, sanitarie, socio-sanitarie e assistenziali, con trasporti abituali e/o occasionali, sostenendo l’accessibilità ai servizi di pubblica utilità e garantendo l’autonomia personale.
C. Area Disabili
Servizio di assistenza domiciliare
Il servizio di assistenza domiciliare offre assistenza diretta nella cura della persona, ma anche al suo ambiente di vita, e di supporto al contesto socio-relazionale, a persone anziane o in situazione di fragilità in un’ottica di prevenzione secondaria e di riabilitazione, nonché di reinserimento e mantenimento della persona nel proprio ambiente di vita.
Servizio Inserimenti Lavorativi – Progetto Giasone
Il servizio NIL realizza progetti di integrazione socio lavorativa i disabili e per la generalità dei cittadini che richiedono uno specifico intervento d’accompagnamento sociale.
Il servizio si fonda su una metodologia di intervento che prevede un lavoro di programmazione e di progettazione individuale con i Servizi Sociali Comunali, i Servizi territoriali Specialistici, i Centri per l’Impiego, le realtà produttive-industriali-artigianali, le Agenzie formative, gli Informalavoro comunali, il Collocamento Mirato provinciale e le Associazioni di Categoria.
D. Area Inclusione sociale
Segretariato sociale e Servizio sociale professionale
Il servizio offre informazioni e orientamento per facilitare l’accesso ai servizi nei diversi ambiti di intervento: famiglie, minori, anziani, disabili, utenza diversificata
L’azienda ha costituito nel 2017 un’equipe degli operatori che operano in questo servizio e nel SIA REI, quale occasione di confronto e scambio sui metodi di intervento, sulla gestione delle situazioni più critiche.
Sportello immigrati
Lo sportello immigrati offre ai cittadini italiani e stranieri informazioni e orientamento verso i servizi territoriali e assistenza per il disbrigo delle pratiche
E. Area progetti
Progetto PASS
L’Azienda ha elaborato e sta realizzando il progetto PASS che prevede l’apertura sul territorio dell’Ambito di diversi punti unici di accesso ai servizi socio sanitari e socio assistenziali e fornisce anche servizio di CUP e scelta e revoca.
L’equipe, formata da personale amministrativo e da un assistente sociale è specializzata sul sistema dei servizi rivolti a persone fragili, disabili e anziani, e in caso di bisogni complessi accompagna la persona/famiglia verso il servizio specialistico più adatto.
Con la realizzazione del PASS si attua anche la previsione normativa disciplinata dalla L.R. 15/2015, garantendo l’apertura dello sportello per l’assistenza familiare e l’istituzione/aggiornamento del registro territoriale degli assistenti familiari.
L’Azienda, in qualità di partner, svolge attività di promozione dei progetti realizzati dai Comuni dell’Ambito (es. progetto “Work life balance: crescere insieme cooperando”).
F. Progetti/attività dell’ente capofila
SIA REI
L’Azienda, come ente capofila dell’Ambito di Castellanza, gestisce le risorse di cui al finanziamento dell’Avviso 3/2016 per le annualità 2017-2018-2019 afferente al PON Inclusione 2014-2020. Attraverso tale finanziamento da Dicembre 2016 è garantito per 38 h settimanali il potenziamento del servizio di segretariato sociale dei Comuni dell’Ambito al fine di accogliere e supportare le famiglie in possesso dei requisiti che desiderano presentare domanda di accesso alle misure nazionali di Sostegno all’Inclusione Attiva e di Reddito di Inclusione. È garantita allo stesso tempo la presa in carico dei nuclei che hanno accesso alle misure al fine di elaborare il progetto personalizzato di inclusione sociale e attivazione lavorativa e monitorarne l’adesione, condizione necessaria al fine del mantenimento del beneficio economico concesso. Il finanziamento copre anche parte delle spese per l’implementazione della Cartella Sociale Informatizzata avviata nell’anno 2017, spese per l’acquisto di dotazione strumentale e informatica utile allo svolgimento del servizio e per iniziative formative rivolte agli operatori coinvolti nell’attuazione delle misure.
Reddito di cittadinanza (Fondo Povertà)
Il Fondo Povertà, istituito dalla Legge di Stabilità 2016, prevede l'impiego di risorse per la valutazione multidimensionale finalizzata ad identificare i bisogni del nucleo familiare e per i sostegni da individuare nel progetto personalizzato prevedendo un miglioramento progressivo delle condizioni di vita delle persone e delle famiglie che si trovano in stato di bisogno, attraverso la combinazione di 3 componenti: un adeguato sostegno al reddito, l’accesso ai mercati del lavoro in grado di favorire l’inserimento, l’accesso a servizi di qualità. Possono accedere alle risorse destinate dal Fondo Povertà:
1) Beneficiari della misura Reddito di Cittadinanza
2) Singoli o nuclei in condizione di povertà estrema che non rientrano tra i beneficiari del Reddito di Cittadinanza. Ai fini dell’individuazione delle famiglie in tale condizione, si tiene conto della disponibilità di denaro necessario a soddisfare i bisogni primari, cibo, vestiti, abitazioni, della possibilità di accedere ai beni ed ai servizi necessari per vivere.
Con i fondi assegnati all’Ambito tramite questo fondo si potenziano le attività di segretariato sui comuni e si offrono servizi per la realizzazione dei progetti attivati.
Fondazione del Varesotto
Progetto “welfare inclusivo: un'opportunità per tutti” in collaborazione con il Comune di Busto Arsizio, Fondazione del Varesotto e ASC. Il progetto si sostanzia in formazione svolta dalla Psicologa Marta Zighetti basata sul welfare aziendale inclusivo che si declina, in questo caso, in progetti di inserimento di adulti (rei e rdc) normodotati ma socialmente fragili. La fondazione del Varesotto finanzierà il tempo della formazione, il comune di Busto Arsizio e ASC si relazioneranno con le aziende interessate e finanzieranno il costo dei tirocini mentre il capofila del progetto elaborerà il progetto.
Progetto conciliazione
L’Azienda, come ente capofila dell’Ambito di Castellanza, è soggetto capofila del progetto “La conciliazione…pronti, via sperimentiamo…” che si propone di sensibilizzare il territorio sui temi della conciliazione dei tempi di vita con i tempi lavorativi e di sostenere le famiglie che fruiscono di servizi di conciliazione attraverso l’erogazione di buoni/voucher.
Rete antiviolenza – Centro ICORE
L’Azienda, come ente capofila dell’Ambito, ha aderito alla Rete Antiviolenza interistituzionale di Varese. La Rete, ai sensi della DGR 6714/2017, sta realizzando il progetto Chi. Ama (finanziato da Regione e attraverso il cofinanziamento degli Ambiti territoriali) che prevede di sostenere le attività e gli interventi assicurati dai Centri Antiviolenza
Dipendenza gioco d’azzardo
L’Azienda, come ente capofila dell’Ambito, ha aderito al Progetto #Azzardotivinco 2019 che prevede di realizzare una serie di iniziative finalizzate a sensibilizzare la cittadinanza sulla dipendenza generata dal gioco d’azzardo.
Ambliopia
Ai cittadini dell’Ambito è offerta informazione sull’ambliopia e la possibilità di prenotare visite gratuite di screening per bambini tra i 10 e i 22 mesi al fine di prevenire l’insorgere della patologia e di altri difetti macroscopici della vista.
Politiche abitative
Gestione di misure a sostegno delle famiglie per il mantenimento dell’abitazione in locazione o per la ricerca di nuove soluzioni abitative temporanee, volte al contenimento dell’emergenza abitativa con l’utilizzo di fondi regionali.
Gestione bandi per assegnazione/utilizzo Fondi regionali e nazionali
L’Azienda gestisce, sulla base delle indicazioni normative e della programmazione approvata dall’Assemblea dei Sindaci del Piano di zona, organo esterno all'Azienda, le risorse dei Fondi regionali e nazionali (FNPS, FSR, FNA, Fondo emergenza abitativa).
documentazione completa al link: http://www.solbiateolona.org/c012122/mc/mc_p_dettaglio.php
=====================================================
REGOLAMENTO DEL FONDO SOCIALE
COMUNE D I SOLBIATE OLONA

Art. 1 – Finalità
1.1. Il Comune di Solbiate Olona fonda la propria attività istituzionale anche sul principio della compartecipazione e della solidarietà ai soggetti più deboli
della società e considera di valore preminente tutte quelle iniziative rivolte al
sostegno della famiglia o del singolo individuo.
Sulla base di tali principi è istituito un Fondo di Solidarietà da destinarsi ai casi in cui singole persone o nuclei familiari si trovino a dover fronteggiare un’improvvisa e straordinaria situazione di disagio economico derivante da avvenimenti che mettono in crisi la capacità di reddito ed il menage familiare.
L’esigenza nasce anche in seguito alla valutazione che le risorse, a
disposizione dei servizi sociali sono insufficienti a fronteggiare le varie
emergenze del settore e che risulta improcrastinabile l’individuazione di
idonei strumenti a sostegno delle attività sociali svolte dal Comune.
Gli interventi sono rivolti ai cittadini italiani e stranieri regolarmente
soggiornanti e con residenza anagrafica nel Comune di Solbiate Olona da
almeno tre anni, come previsto dal vigente Regolamento comunale per
l’erogazione di contributi economici ai fini socio-assistenziali.
1.2. Il presente regolamento disciplina gli interventi a sostegno delle persone
che, per ragioni indipendenti dalla loro volontà, versino improvvisamente in
condizioni di gravissima emergenza sia essa di ordine sanitario che sociale e
non possano, quindi, usufruire dell’assistenza istituzionalmente intesa.
Art. 2 – Obiettivi del Fondo
2.1. Il Fondo di solidarietà è destinato oltre che al sostegno delle attività
sociali svolte dal Comune ad incentivare l’attività amministrativa nell’ambito
delle azioni ordinarie per la solidarietà sociale. In particolare il Fondo ha la
funzione di:
a) - integrare le azioni di sostegno per altre situazioni di disagio o di bisogno
non risolvibili con il normale intervento di assistenza sociale;
b) - consentire interventi di sostegno al reddito di natura straordinaria in
relazione a situazioni di crisi occupazionale acute alla cui gestione non si può
provvedere con gli strumenti disposti dalla vigente legislazione;
c) - integrare, laddove non sufficiente, l’assistenza agli anziani privi di parenti;
d) – consentire interventi a tutela e sostegno delle donne e ragazze madri
colpite da gravi disagi familiari (violenza, abusi, maltrattamenti, stalking etc.),
finalizzati a garantire per sé e per i figli una integrazione sociale e l’esercizio dei diritti fondamentali.
Art. 3 – Finanziamento del Fondo di Solidarietà
3.1. Il Fondo di Solidarietà è finanziato con le donazioni di privati cittadini,
imprese, enti, associazioni, società, banche, dai versamenti volontari del
cinque per mille
Allo scopo il Comune si dota di apposito C/C postale.
La donazione da terzi diviene quindi una delle modalità di incremento del
Fondo, al pari delle altre forme eventualmente previste dalle leggi. La sua
istituzione è disciplinata dalla costituzione di un apposito capitolo del bilancio
comunale. Il fondo può essere integrato anche con fondi di bilancio.
Art. 4 – Gestione del Fondo di Solidarietà
4.1. Il Fondo di Solidarietà costituisce parte integrante del Bilancio Comunale.
Per quanto riguarda l’individuazione dei beneficiari, le priorità negli interventi
di sostegno, i criteri generali per la determinazione del contributo, i contributi
temporanei, le modalità di calcolo, le esclusioni, le procedure per l’accesso ai
contributi, i controlli, la deroga ai requisiti previsti si rimanda al vigente
Regolamento comunale per l’erogazione do contributi ai fini socioassistenziali.
Art. 5 – Utilizzo straordinario del Fondo di Solidarietà
5.1. Il Sindaco e La Giunta possono su semplice richiesta dell’Assistente
Sociale anticipare parte delle somme presenti nel Fondo di Solidarietà ad
interventi che sono di pertinenza dell’Amministrazione Comunale,
esclusivamente in caso di interventi che richiedano una disponibilità
immediata di fondi che non sia possibile erogare con le normali procedure
amministrative e che rientrino nelle finalità di cui all’art. 1.
5.2. La richiesta dell’Assistente Sociale deve specificare: l’intervento da
finanziare e le motivazioni che giustificano l’utilizzo straordinario del Fondo di
Solidarietà con particolare riferimento alle caratteristiche di urgenza e reale
necessità.
5.3. Le somme così destinate sono in realtà solo anticipate dal Fondo e
devono essere immediatamente reintegrate non appena conclusosi l’iter
amministrativo che avrebbe dovuto finanziare l’intervento per cui è stata fatta
la richiesta.
Art. 6 – Rinvio alla normativa
6.1. Per quanto non previsto dal presente Regolamento si fa riferimento alle
leggi o ai regolamenti vigenti.
Art. 7 – Entrata in vigore
7.1. Il presente regolamento entra in vigore contestualmente alla raggiunta
esecutività della deliberazione inerente la sua approvazione.
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Un nuovo duo per la sicurezza delle reti stradali e ferroviarie

Reti stradali: l’Italia sarà il primo Paese in Europa ad avere un sistema integrato di monitoraggio del rischio delle infrastrutture critiche, grazie a un accordo tra ENEA, Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) e Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili (MIMS). È quanto prevede il protocollo di intesa firmato oggi dal direttore generale per Digitalizzazione, Sistemi Informativi e Statistici del MIMS, Mario Nobile, dal presidente dell’ENEA, Gilberto Dialuce e dal presidente dell’INGV, Carlo Doglioni. Reti stradali: obiettivi del nuovo duo L’obiettivo è di mettere in campo le tecnologie più avanzate per rafforzare la sicurezza di strade e ferrovie del nostro Paese e garantire la continuità delle infrastrutture nazionali e dei servizi di trasporto, mobilità e logistica in caso di incendi e di eventi naturali estremi, come terremoti e inondazioni, in linea con il programma internazionale EISAC.it (European Infrastructure Simulation and Analysis Centre), che ENEA e INGV stanno implementando nel nostro Paese. Nell’ambito dell’accordo con il MIMS, ENEA e INGV lavoreranno a stretto contatto con ANAS e RFI e con gli operatori privati in regime di concessione, per migliorare il livello di conoscenza e di controllo delle opere pubbliche e delle reti stradali e ferroviarie e costituire un patrimonio unico di informazioni che saranno messe a disposizione dei gestori delle infrastrutture per prevenire incidenti e danni da usura. Le parole dei protagonisti Il Ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili, Enrico Giovannini, ha espresso soddisfazione per la sottoscrizione del protocollo di intesa. “Innovazione e digitalizzazione sono valide alleate per creare un sistema infrastrutturale che sia sempre più sicuro”, afferma il Ministro. “In questo caso parliamo non solo di infrastrutture tradizionali, ma di una vera e propria info-struttura che permetterà, anche attraverso i dati – aggiunge il Ministro – di proseguire sulla strada della resilienza, non solo rispetto agli eventi naturali estremi, ma anche nell’ottica della mitigazione e adattamento al cambiamento climatico, su cui il Ministero ha posto una grande attenzione negli ultimi mesi”. “Quest’accordo consentirà di rafforzare ulteriormente le collaborazioni in corso tra i soggetti firmatari del protocollo in un ambito di azione strategico, ad iniziare dal sistema trasporti, a supporto della transizione energetica. ENEA già sviluppa modelli e sistemi di analisi e monitoraggio delle infrastrutture critiche (elettricità, acqua e gas, mobilità stradale e ferroviaria, telecomunicazioni), nonché sistemi e strumenti per la protezione da eventi naturali per la gestione delle emergenze e l’analisi del rischio. Svolge, inoltre, l’analisi delle dipendenze infrastrutture-territorio e tra le infrastrutture stesse, sviluppando sistemi di supporto alle decisioni, modelli di simulazione di eventi avversi, di propagazione di guasti e relative contromisure efficaci per ridurne l’impatto e la gestione efficiente delle crisi” sottolinea il Presidente di ENEA, Gilberto Dialuce. “L’INGV ha nel suo mandato istituzionale quello di assistere il Governo nel monitorare i rischi naturali, in particolare quelli sismici, vulcanici e da maremoto. La quantificazione della pericolosità naturale nelle aree dove sono collocate infrastrutture critiche e la sorveglianza h24 di queste zone aiuterà a valutare tutte le azioni che con ENEA e MIMS potranno essere adottate nell’interesse della sicurezza pubblica” ribadisce il Presidente dell’INGV, Carlo Doglioni. L'intesa Tra i punti più rilevanti del protocollo d’intesa, è previsto il supporto alla gestione e all’utilizzo dell’Anagrafe Nazionale delle Opere Pubbliche (AINOP), attraverso lo sviluppo di modelli digitali interattivi delle infrastrutture, corredati da dati sismici, idraulici, idrogeologici e meteorologici. L’Anagrafe sarà al centro del nuovo sistema di gestione della scurezza sia come ‘destinatario’ delle informazioni che verranno acquisite sulle opere, sia come ‘fornitore’ di dati per il supporto alle attività di monitoraggio e di previsione operativa del rischio. In questo contesto, l’ENEA renderà disponibile la piattaforma di supporto alle decisioni CIPCast, uno strumento tecnologico avanzato in grado di fornire previsioni di rischio ‘integrate’, connettendo le informazioni relative alle infrastrutture per la mobilità e i trasporti con quelle di reti elettriche e telecomunicazioni. “Sarà questo il primo caso in Europa in cui vi sarà uno strumento integrato a livello nazionale in grado di monitorare il rischio di tutte le Infrastrutture critiche del Paese. Quello delle infrastrutture è un sistema ormai totalmente interconnesso per cui è diventato necessario predisporre misure di 'protezione sistemica' e non più 'verticali'. Esattamente quello che si vuole iniziare a predisporre per il Paese, iniziando dal sistema della mobilità”, afferma il Professor Fabio Pistella, che avrà il compito di coordinare le attività di ENEA e INGV per l’attuazione del Protocollo e per la realizzazione del programma EISAC.it. Read the full article
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Ci sono alcuni dati che sulla Stampa, Repubblica e Corriere della Sera, non si leggono mai.
Anzi il “giornalone unico” (ottima definizione di Marco Travaglio) in questi giorni si distingue proprio come cassa di risonanza delle iniziative del fronte SI TAV, e per critiche insulse e pretestuose contro la Giunta Appendino accusata di “decrescita felice” (Molinari sulla Stampa), dimenticando la “crescita infelice” del duo Chiamparino-Fassino che han lasciato a Torino il debito pro capite più alto d’Italia, (cioè fino a 3.500 euro per ogni torinese e che ancora oggi si avvicina complessivamente ai 3 miliardi di €.); debito che è la causa del taglio dei servizi e del peggioramento della qualità della vita nella Città Metropolitana.
Del resto le linee editoriali SI TAV che rimandano ai Gruppi Finanziari che controllano l’economia del Paese e l’informazione, non lasciano margini di autonomia ai giornalisti, sempre più fedeli alla linea della formazione più che dell’informazione.
Primo: i dati sui flussi del traffico sono sempre stati gonfiati a dismisura per creare nell’opinione pubblica l’idea della necessità di una nuova linea ad Alta Velocità tra Torino e Lyon.
Nel 1991 Confindustria affermava che nel 1997 l’attuale linea, che nel corso degli anni è stata ammodernata come l’attuale tunnel del Frejus e su cui da tempo passano i TGV e i carri Modalhor per il trasporto dei camion, sarebbe stata satura.
Dopo 27 anni da quella analisi l’attuale linea ferroviaria risulta utilizzata al 32 % della sua potenzialità e il traffico passeggeri con meta Lyon è risibile e non giustifica certo l’Opera.
Secondo: in Francia come in Spagna le merci non viaggiano sulle linee ad Alta Velocità ma su quelle ordinarie che in Spagna come in Portogallo sono a scartamento ridotto: altro che arrivare Lisbona!
Terzo: la Francia (Sncf ha un debito di 50 miliardi in particolare proprio per la costosa gestione delle linee ad Alta Velocità) ha rimandato al 2038, e dopo la verifica dei flussi di traffico, la decisione se progettare oppure no la tratta ad Alta Velocità Modane-Chambery.
Quindi in sostanza oggi non si sta più parlando della Torino Lyon ma solo di un tunnel di base, lungo 52 KM, scollegato dall’Alta Velocità sia in Francia che in Italia e di conseguenza l’Opera dovrebbe essere chiamata linea ad Alta Velocità Susa-Saint Jean de Maurienne (cittadina francese 30 Km ad ovest di Modane).
Inoltre per convincere la Francia, da sempre tiepida rispetto a questo progetto, l’Italia si è “generosamente” accollata il 57,9% per cento della spesa per il tunnel di base e la Francia solo il 42,1% anche se ben 45 km del tunnel sono in territorio francese e solo 12 km in territorio italiano!
Un tunnel davvero inutile (se non per chi lo vuole costruire… con soldi pubblici) mentre, rispetto all’inquinamento atmosferico di Torino e della cintura metropolitana, sarebbe ben più indispensabile sviluppare una maggiore e migliore rete di trasporto pubblico e con almeno altre due linee di metropolitana, anche per decongestionare il soffocante anello della tangenziale che registra più di 400.000 passaggi giornalieri e che ha una gran quota di responsabilità sull’inquinamento atmosferico.
C’è anche un’altra questione, ancora sottovalutata nei suoi effetti dirompenti sul sistema trasportistico italiano, che dimostra come la Torino Lyon sia ormai fuori tempo massimo rispetto all’evoluzione del trasporto delle merci: le due statali valsusine, così come altre direttrici di traffico, sono sempre più percorse, sette giorni su sette, da decine di camioncini con targa polacca o rumena con una capacità di carico compresa tra i 15/18 quintali che guadagnano quote di traffico a danno dei TIR ed anche del trasporto ferroviario che, in Italia, manca di una logistica efficiente.
E’ un modello di trasporto, su scala internazionale, che risponde alle nuove e ormai consolidate esigenze produttive delle aziende, che hanno abolito o comunque ridotto il deposito nei magazzini e che hanno quindi necessità di un continuo e flessibile rifornimento ad hoc (che il trasporto ferroviario non può garantire) dei pezzi o materiali per le necessità produttive, e anche per il rifornimento delle attività commerciali di media o grande dimensione.
E c’è un altro motivo dietro l’irreversibile affermazione di questo modello di trasporto: i bassi costi per le retribuzioni degli autisti calcolate su parametri dei Paesi dell’Est, pernottamento degli stessi sul mezzo e pasti consumati lungo la strada, la non percorrenza delle autostrade a pagamento, la possibilità di circolare nei giorni festivi quando sono invece fermi i mezzi più pesanti, il non uso del cronotaghigrafo e quindi, a discapito della sicurezza, la possibilità di guidare anche 14/18 ore giornaliere.
Un modello di “trasporto selvaggio” che aggrava la situazione trasportistica in un Paese in cui, in assenza di un Piano Nazionale dei Trasporti, le infrastrutture e in particolare le Grandi Opere non vengono programmate nell’interesse del Bene Pubblico ma vengono decise dagli interessi di chi le vuole costruire con soldi pubblici per averne poi la gestione privata.
Di tutto questo non si parla ma si progetta una marcia SI TAV: 40.000 per la Stampa e 100.000 per Repubblica……
Per cosa? Per un tratto di 52 km in galleria che ovviamente non può essere percorso a velocità elevata e slegato, sia ad est che ad ovest, dalla rete ad alta velocità !
Evidentemente l’onestà intellettuale è scomparsa e prevalgono solo gli interessi finanziari dei Poteri Forti che già hanno in mano il debito di Torino.
I problemi di sviluppo e occupazione del nord ovest sono ben altri e rimandano al grave ridimensionamento del settore metalmeccanico e manifatturiero, penalizzato dalle continue delocalizzazioni.
L’eventuale marcia SI TAV è anche un pessimo richiamo alla storia di Torino e della FIAT, dimenticando che proprio con quella marcia e la sconfitta della lotta operaia, complice un sindacato ambiguo ed incerto, iniziò, in assenza di un’opposizione operaia e sociale, il percorso che ci ha portato all’oggi dove la FIAT non ha più il centro produttivo a Torino ma negli USA, le autovetture sono principalmente costruite all’estero, FCA paga le tasse in Inghilterra ed ha la sede legale in Olanda e il nuovo manager Manley concluderà, con minori problemi d’immagine di Marchionne, l’operazione di rendere sempre più periferico il comparto auto italiano a cui, malgrado i forti utili (divisi tra gli azionisti) rimangono da anni e in particolare a Mirafiori cassa integrazione (a carico dell’INPS), contratti di solidarietà e nessun concreto progetto produttivo.
In tutto questo divenire Chiamparino giocava a scopone con Marchionne e tranquillizava gli operai e Fassino, nel referendum FIAT del gennaio 2011, invitava a votare SI sulle proposte aziendali e sui sacrifici dei lavoratori ….in cambio di investimenti che poi non ci sono stati.
I due sono stati scavalcati persino da Cesare Romiti, ex uomo forte di Agnelli che, in una recente intervista al Corriere della Sera sulla nomina di Michael Manley, coglie la realtà del progressivo allontanamento dall’Italia del comparto automobilistico e la prossima scomparsa del marchio FIAT, e soprattutto coglie l’involuzione del passaggio da un’industria produttiva a una prevalenza della speculazione finanziaria “…mi dispiace constatare che gli interessi degli azionisti vengano sempre anteposti a quelli del Paese..”.
Tesi confermata dalla recente vendita della Magneti Marelli (l’azienda di componentistica di FCA) alla nipponica Calsonic Kansey ora di proprietà del fondo Usa Kkr, che sicuramente più che agli investimenti produttivi guarderà ai dividendi degli azionisti.
E questa operazione finanziaria già garantisce agli azionisti un dividendo straordinario di 2 miliardi di euro ma ai 10.000 operai del gruppo e a quelli del relativo indotto regala l’incertezza del futuro.
Chiamparino minaccia il Referendum…strana proposta da parte di un esponente del PD, partito che nulla ha fatto per rendere esecutiva la volontà espressa dagli Italiani nel Referendum del 2011 contro la gestione privata dell’acqua (95% dei votanti favorevoli per l’acqua bene comune).
Conta di avere il pieno appoggio mediatico del Giornalone Unico (Corriere della Sera La Stampa e Repubblica) e dei poteri forti della Città, alcuni dei quali, come già detto, hanno in mano il debito di Torino, in gran parte dovuto ai costi delle Olimpiadi del 2006, e che è la causa della difficoltà finanziaria e amministrativa del Capoluogo.
Questa è la realtà con cui Torino deve confrontarsi per trovare le giuste soluzioni di un positivo sviluppo, mentre è inutile e controproducente inseguire le sirene di una linea ferroviaria che, eventualmente, promette solo il trasporto di merci prodotte altrove per andare altrove: non sono i “corridoi di traffico” che possono produrre i posti di lavoro di cui ha necessità il nord ovest e in particolare la Città Metropolitana.
G.V.
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