#creare la reltà
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Quello che c'è nella tua casa ora, è la manifestazione di quello che c'è nella tua vita....e viceversa. Inizio sempre così i miei corsi ed i miei seminari dedicati allo Yoga della Casa.
Stai lottando per attrarre prosperità e abbondanza nella tua vita? Scopri come i colori giusti possono attirare energie positive e aiutarti a raggiungere i tuoi obiettivi finanziari.
Stai cercando di migliorare la tua autostima e la tua fiducia in te stesso? Crea un ambiente che ti valorizzi e ti faccia sentire bene con te stesso attraverso lo Yoga della Casa e i colori.
Vuoi attirare amore e romanticismo nella tua vita? Scopri come i colori possono influenzare l'attrazione e creare un'atmosfera propizia all'amore.
Ebbene si: nello Yoga della Casa ci sono dei colori specifici che possono essere utilizzati solo in alcuni ambienti della casa. Altri che vanno bene in qualsiasi ambiente.
Quando senti che qualcosa blocca la tua crescita personale, finanziaria o spirituale, la prima cosa che devi fare è osservare la tua casa. Perché è sicuramente lì che si nascondono questi blocchi.
#barbaramenegazzo#yogadellacasa#vastu#vastuexpert#manifestazione#legge di attrazione#creare la reltà
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adolescenza.
cara futura amber, in questo momento sono seduta sul letto pensando al significatto di quest'età. sedici anni. il traguardo che fin da bambina sognavo di raggiungere , pensando innocentemente che avrei incontrato l'amore della mia vita e avrei vissuto un avventura fantastica proprio come nei film americani che tanto mi piacevano. peccato che la reltà sia un altra . sono italiana e sicurtamente non mi chiamo hope e non mi sono trasferita a los angeles per il lavoro di mio padre, dato anche , che il padre non ce l'ho. però , anche se non sembra io cerco sempre di cogliere i lati positivi di tutto e ancora , malgrado le mia esperienza, continuo a romanticizzare in qualche modo la mia vita, proprio come sto facendo ora. questo sarà il periodo della mia vita che racconterò di più ai miei figli, ma che dire, sto vivendo come altri miliardi di persone una pandemia mondiale, quindi tecnicamente non c'è molto da raccontare, dato che mi sto perdendo gli anni da film , ma come ho detto prima, cerco sempre di raccogliere del materiale per il mio romanzo della vita . e ci sto riuscendo. ho attraversato periodi orribili , e allo stesso tempo ho scoperto molto, come la natura,la sua anima e l'amore che provo per la spiritualità. i compiti, le interrogazioni da incubo, pur restando in dad, le crisi con il mio ragazzo quando penso di meritare di meglio,il sognare la mia vita da adulta,il voler creare e fare cose nuove, essere entusiasta dei giorni che verranno. essere grata di vivere.
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I&f Comunica
"Marchio Italia"
di Riccardo Rescio
Il Brand di una nazione, il suo marchio di riconoscibilità, d’identificabilità può essere facilmente paragonato a quello di una qualsiasi altra marca di prodotto o di servizio comunemente commercializzato.
I fattori che determinano la forza del Brand sono certamente molteplici, ma quelli che contribuiscono in modo sostanziale all’affermazione di un Brand di un Paese, sono senza dubbio riscontrabili nel sistema dei valori che quella stessa nazione riesce a esprimere, nella qualità della vita, nelle possibilità di far business, nel Patrimonio Territoriale, Culturale, Artistico. Determinante sarà soprattutto la capacità degli stessi Stati di creare, realizzare e utilizzare strategie adeguate alla promozione delle proprie specifiche peculiarità.
Il Brand di una nazione sarà la risultante di un sapiente mix tra i punti di forza posseduti, che trovano la loro sintesi comunicativa nel proprio Marchio, che contribuisce concretamente a dare forte identità allo stato di cui è simbolo. Identità, appartenenza, riconoscibilità.
Se le prerogative, le peculiarità, le caratteristiche di uno Stato fossero, in un regime autarchico ad esclusivo uso degli stessi abitanti, molto probabilmente non sarebbe così tanto necessario creare un marchio d’identità nazionale. In tutti gli altri casi, nella stragrande maggioranza delle nazioni, la realizzazione o il rafforzamento di un “Country Brand”, è assolutamente indispensabile. Le specifiche peculiarità, le varietà attrattive del singolo Paese, la massima diffusione delle informazioni, la semplice accessibilità e il facile uso delle stesse, costituiranno il presupposto indispensabile per la diffusione, la conoscenza, l’apprezzamento, di un Brand nazionale.
Valutare la forza di un Marchio è questione complessa, capire come, quanto e cosa sia percepito all’estero, della nostra variegata diversità territoriale, storico/culturale, agroalimenta e Vitivinicola, implicherebbe indubbiamente uno studio analitico molto approfondito. Si può comunque invece sottolineare quanto poco sia stato fatto per far conoscere, accreditare e promuovere, l’Italia nella sua complessa vastità. Si può riscontrare quanto poco si sia fatto per promuovere tutte le innumerevoli straordinarietà, che caratterizzano e individuano le “Terre Uniche”, delle nostre 20 incantevoli Regioni, con le tante località, belle, affascinanti e altrettanto poco conosciute. Quell’immenso patrimonio, che rende tutta la “Penisola delle Meraviglie” un Luogo straordinario, particolare, di origini lontane e antiche consuetudini, tramandate, conservate, ma non del tutto valorizzare. L’Italia è il più grande giacimento di Bellezza e il maggiore concentrato di Storia, Arte, Territori, pertanto il Brand Nazionale dovrà esprimere tutto quello che ci identifica e che nessun altro Paese al mondo può vantare di avere.
L’Italia, unica e indivisibile, la grande nazione in cui tutti noi ci riconosciamo, senza riserva alcuna, è nella sua forma istituzionale una Repubblica, ma si voglia o no, nella sostanza, soprattutto sotto il profilo degli originali retaggi, per Tradizioni, per Cultura, Arte e Territorio, è una vera e propria confederazione di piccolissimi stati, identificabili nelle nostre 20 straordinarie Regioni, con Territori ben definiti ricchi di specifiche valenze.
Da 150 anni uniti sotto un’unica bandiera, questi Territori definiti e identificabili da tempo immemorabile, custodiscono immensi patrimoni e inestimabili tesori, molto spesso poco conosciuti, sia in Italia che all’estero.
La considerazione e la preferenza fino ad ora accordata all’Italia sono una piccola cosa in confronto a ciò che si potrebbe realmente ottenere se si riuscisse a far conoscere al mondo quanto il nostro Paese veramente vale e quanto realmente merita.
La condivisione di tutto questo deve avvenire attraverso una maggiore e migliore divulgazione dell’Italian Brand, attraverso una comunicazione Promozione Istituzionale completa, diffusa, mirata e soprattutto più facilmente accessibile al grande pubblico, utilizzando nuove strade, nuove tecnologie, innovative attività di Marketing Territoriale, mirate e dirette, per rendere il “Marchio Italia” il mezzo attraverso il quale il nostro Paese possa essere maggiormente conosciuto, apprezzato, amato e valorizzato nel mondo. La presunzione che l’Italia sia talmente conosciuta da non avere alcun bisogno di ulteriori promozioni comunicazionali, contrasta fortemente con la reltà, poichè non esiste cosa alcuna che sia talmente conoscita da rimanere per sempre nella memoria collettiva, a maggiore conferma di questo, i due più famosi Brand al mondo, come quello della Ferrari e della Coca Cola, sono di parere diverso, visto che il primo continua a far correre le proprie monoposto sui circuti internazionali e il secondo continua la comunicazione della propria bevanda su tutti i Media di ogni latitudine del mondo, al solo scopo di promuovere i rispettivi prodotti.
“Chi non comunica scompare”
citazione da StrateCo http://www.chinoncomunicascompare.it
Riccardo Rescio Presidente Assaggia l’Italia ApS Associazione di Promozione Sociale #comunichiamoalmondolitalia #tuttoilbelloeilbuonochece #sistemaitalia #nessundorma
Pubblicato da italia&friends su WordPress aprile maggio 6, 2020
Sistema Italia, Turismo&Territorio
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Il ponte pedonale dell'isola
La ferrovia detta delle Varesine (linea Milano-Varese), con motrici elettriche alimentate da una terza rotaia con corrente ad alta tensione, taglia una fetta della zona nord di Milano creando un quartiere abbastanza isolato dal resto della città: l’Isola Garibaldi. Giuseppe Garibaldi e i suoi soldati si fermarono in Via Pietro Borsieri al n. 16, dove in seguito partirono per la capitale: una lapide ne è testimone. Il territorio del rione è racchiuso a nord da Viale Zara e Piazzale Istria, a ovest dal Ponte della Sorgente, Via Carlo Farini, la Dogana e Via Guglielmo Pepe, ad est dal Naviglio della Martesana (ora Via Melchiorre Gioia che copre il Naviglio fino a Greco), a sud, nel cuore mio e dell’Isola, convergono le tre vie Guglielmo Pepe, Pietro Borsieri e Gaetano De Castillia. Lì avvenne il “misfatto”. C’era un ponte di ferro che scavalcava per ottanta metri i binari e portava in Corso Como e verso il resto della città; il ponte costruito da un’azienda svizzera nel 1870, fu demolito nel 1946 per far posto alla nuova stazione Garibaldi. La stessa sorte subirono le case di coloro che abitavano sopra quel collegamento sotterraneo che congiungeva la nuova stazione alla stazione Centrale, lasciando isolato quel quartiere che li aveva ospitati per tanto tempo. Per quale scopo? Perchè creare a soli due chilometri di distanza una nuova stazione e lasciare la vecchia stazione delle linee Varesine, in Via Galileo Galilei, demolendola e destinandola come area per ospitare le giostre o a disposizione del circo Togni? E perchè non sfruttare l’area dopo la Dogana, non più utilizzata, totalmente libera, evitando di smembrare un intero quartiere soprattutto per le ripercussioni umane e sociali che ciò ha comportato (per non parlare del lato economico della vicenda soprattutto in termini di risparmio costi!)? La popolazione “isolana” era prettamente milanese, parte di una comunità fortemente integrata che trovava una propria espressione anche nelle case di ringhiera che caratterizzavano il quartiere. Il ponte di ferro venne sostuito da una strada-cavalcavia che sorpassa la stazione da Via Maurizio Quadrio, scende in Via Pietro Borsieri, senza eliminare i disagi di un quartiere “isolato” dal resto della città. Ma l’Isola c’è ancora… 22/03/2012 di vecchiamilano di Sergio Codazzi La ferrovia detta delle Varesine (linea Milano-Varese), con motrici elettriche alimentate da una terza rotaia con corrente ad alta tensione, taglia una fetta della zona nord di Milano creando un quartiere abbastanza isolato dal resto della città: l’Isola Garibaldi. Giuseppe Garibaldi e i suoi soldati si fermarono in Via Pietro Borsieri al n. 16, dove in seguito partirono per la capitale: una lapide ne è testimone. Il territorio del rione è racchiuso a nord da Viale Zara e Piazzale Istria, a ovest dal Ponte della Sorgente, Via Carlo Farini, la Dogana e Via Guglielmo Pepe, ad est dal Naviglio della Martesana (ora Via Melchiorre Gioia che copre il Naviglio fino a Greco), a sud, nel cuore mio e dell’Isola, convergono le tre vie Guglielmo Pepe, Pietro Borsieri e Gaetano De Castillia. I bagni pubblici di via De Castillia Lì avvenne il “misfatto”. C’era un ponte di ferro che scavalcava per ottanta metri i binari e portava in Corso Como e verso il resto della città; il ponte costruito da un’azienda svizzera nel 1870, fu demolito nel 1946 per far posto alla nuova stazione Garibaldi. La stessa sorte subirono le case di coloro che abitavano sopra quel collegamento sotterraneo che congiungeva la nuova stazione alla stazione Centrale, lasciando isolato quel quartiere che li aveva ospitati per tanto tempo. Per quale scopo? Perchè creare a soli due chilometri di distanza una nuova stazione e lasciare la vecchia stazione delle linee Varesine, in Via Galileo Galilei, demolendola e destinandola come area per ospitare le giostre o a disposizione del circo Togni? E perchè non sfruttare l’area dopo la Dogana, non più utilizzata, totalmente libera, evitando di smembrare un intero quartiere soprattutto per le ripercussioni umane e sociali che ciò ha comportato (per non parlare del lato economico della vicenda soprattutto in termini di risparmio costi!)? La popolazione “isolana” era prettamente milanese, parte di una comunità fortemente integrata che trovava una propria espressione anche nelle case di ringhiera che caratterizzavano il quartiere. Il ponte di ferro venne sostuito da una strada-cavalcavia che sorpassa la stazione da Via Maurizio Quadrio, scende in Via Pietro Borsieri, senza eliminare i disagi di un quartiere “isolato” dal resto della città. Ma allora l’Isola c’è ancora? Il cavalcavia così come venne fatto è a tutt’oggi l’opera più brutta, più fredda, più deturpante della città di Milano vale davvero la pena dargli un’occhiata! E perchè poi dargli il nome di Don Eugenio Bussa, eroe del quartiere Isola… e non invece di un certo assessore al demanio dell’epoca, Attilio Schembari o forse Schemmari, come venne chiamato da un certo momento in poi? Il fumo delle candele in Chiesa non è che mi faccia molto bene ma Don Eugenio e pochi altri preti hanno conquistato il mio cervello, perciò voglio scrivere quattro righe in sua memoria su questo giornaletto. E' nato in Via Confalonieri al civico n. 6. Ha dedicato 49 anni della sua vita ai giovani presso l’oratorio di Sant’Antonio in Via Borsieri al 2 e presso la Chiesa del Sacro Volto, in Via Sebenico, dove è stato sepolto. Commemorato dallo Stato di Israele con la medaglia dei Giusti, come pochissimi uomini al mondo, per aver salvato durante il periodo fascista decine e decine di giovani in pericolo, molti di loro ebrei, portandoli a Serina a 970 m, sulla strada per il Gavia. Li costruirono una baita con l’aiuto della popolazione e soprattutto del commendator Borghi, fondatore della Ignis, del commendatore Delle Piane e del commendator Michelangelo Virgillito. Don Eugenio fu arrestato dalle milizie fasciste e liberato dopo qualche settimana grazie all’insorgere della popolazione. Essendo nato nel quartiere penso di poter fare qualche riflessione, sperando che gli amministratori futuri evitino gli errori del passato e siano più coerenti con la reltà e i bisogni della gente. Penso che questa speranza risulterà vana, addirittura una utopia, visto che gli uomini di adesso non hanno nel cuore nessuna “milanesità”. Eh si, l’Isola ne ha vista passare di gente, nata o vissuta in questo quartiere Silvio Berlusconi – ex Presidente del Consiglio, mio compagno alle scuole elementari di Via Jacopo dal Verme, Fedele Confalonieri – amministratore delegato Finivest, Giovanni Borghi – fondatore della Ignis, Pierangelo Belloni – primario di chirurgia polmonare all’ospedale di Niguarda, Claudio Peregrini – primario chirurgo all’ospedale Niguarda, Nello Pagani – campione del mondo di motociclismo, Romolo Ferri campione del mondo di motociclismo categoria 125, i pugili Bassano Zanoletti – campione italiano dei medi juniores, Nazareno Giannelli – campione europeo dei pesi mosca, i Brutos – complesso musicale, Gino Bramieri – artista di teatro, Roberto Massari esponente di spicco del PSI, Bosio (del quale non ricordo il nome) – presidente dello IOR e anche Enzo Barbieri e Sandro Bezzi protagonisti nella rivolta nel Carcere di San Vittore. Chissa'quanti altri ancora se ne potrebbero aggiungere più o meno conosciuti, più o meno importanti che hanno ancora nel cuore (forse!!!) il tempo in cui nelle osterie dell’Isola si ordinavano i bianchini lavorati come il “Saragat” e il “Nenni” e si giocava a “Cirulla” con le carte, tempi non molto lontani che sono però già storia! Foto 3:I bagni pubblici di via De Castillia Foto 4:Il ponte della Sorgente in via Farini Foto 5: Il Ponte Pedonale di Via Borsieri
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