#costruzioni su palafitte
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pier-carlo-universe · 6 months ago
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Il segreto di Venezia: come la città galleggiante si sostiene su colonne di legno. La straordinaria ingegneria dietro Venezia: perché i pilastri di legno che sostengono la città resistono da secoli?
Venezia è uno dei gioielli più preziosi del mondo, non solo per la sua bellezza artistica e culturale, ma anche per l'ingegneria straordinaria che la sostiene.
Venezia è uno dei gioielli più preziosi del mondo, non solo per la sua bellezza artistica e culturale, ma anche per l’ingegneria straordinaria che la sostiene. Costruita su un intreccio di isole nella laguna veneziana, la città sorge su migliaia di pilastri di legno affondati nel fondale, una tecnica che ha permesso a Venezia di “galleggiare” stabilmente per secoli. La costruzione di Venezia:…
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carmenvicinanza · 2 years ago
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Yasmeen Lari
https://www.unadonnalgiorno.it/yasmeen-lari/
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Yasmeen Lari è stata la prima donna a diventare architetta in Pakistan e la prima ad aprire il proprio studio.
Pioniera del brutalismo, è passata alla storia come colei che ha insegnato alle persone povere a costruirsi le case da sole.
La sintesi della sua filosofia progettuale risiede nel rispetto e recupero di tecniche tradizionali e materiali naturali, in un sistema strutturale efficiente e razionale, capace di emancipare le persone, coinvolte nei lavori di costruzione.
Una carriera divisa in due parti, per trentasei anni ha progettato edifici imponenti per poi dedicarsi alla realizzazione di migliaia di abitazioni per comunità colpite da disastri ambientali.
La sua è un’architettura a piedi scalzi rispettosa delle abitudini di vita delle comunità locali: bungalow che riprendono forme tradizionali, palafitte in bambù che resistono a inondazioni e terremoti, abitazioni con terrazze adatte a ospitare pollai.
Nata a Dera Ghazi Khan nel 1941, da bambina è stata ispirata dal lavoro del padre che si occupava di progetti di sviluppo con il servizio civile indiano.Si è laureata alla Oxford School of Technology nel 1964.
Tornata in patria ha dovuto affrontare pregiudizi e difficoltà. 
Ha iniziato a lavorare per una società di costruzioni britannica e poi aperto il suo studio, la Lari Associates che l’ha resa celebre in tutto il mondo.
Famosa e prolifica pioniera dell’architettura brutalista, ha costruito imponenti edifici su commissioni statali come la Pakistan State Oil House, il Finance and Trade Center di Karachi e le ABN Amro Bank a Lahore e Karachi.
Parallelamente, ha sperimentato un’architettura che andasse incontro alle esigenze delle fasce meno agiate della popolazione.Insediamenti informali a emissioni zero di carbonio e resistenti ai terremoti, restauro e conservazione di molti villaggi rurali che hanno contribuito a salvare il patrimonio storico e culturale pakistano.
Nel 1978, a Lahore, ha progettato Anguri Bagh Housing, il primo caso di edilizia popolare del paese e il Lines Area Resettlement, un quartiere diffuso composto da alloggi costruiti autonomamente dai residenti di Karachi.
Dal 2000, si occupa a tempo pieno della Heritage Foundation Pakistan, fondata nel 1984 per salvaguardare il patrimonio culturale attraverso progetti di natura sociale.
Dopo il terremoto del 2005, ha promosso programmi di formazione per l’autocostruzione 40.000 residenze a zero emissioni, realizzate in bambù, calce e fango.
Con l’aiuto di formatrici a domicilio, ha messo in condizione le donne delle campagne di costruirsi i chulah, cucine all’aperto in terra battuta e calce, il cui progetto ha vinto il World Habitat Award nel 2018.
È stata insignita anche con il Fukuoka Prize e il Jane Drew Prize. 
Consulente UNESCO è stata eletta tra le 60 donne che hanno contribuito maggiormente agli obiettivi dell’organizzazione.
Nel 2021, il Politecnico di Milano le ha conferito la laurea ad honorem in architettura per aver dedicato la sua vita ai diritti delle persone più indigenti, alle emergenze abitative e alla sostenibilità ambientale.
Il lavoro di Yasmeen Lari, per la ricerca paziente delle tecniche e della forma appropriata che pone con sapienza in relazione le tradizioni locali con uno sguardo sul futuro, è in grado di costituire una nuova idea di bellezza, di utilità, di solidità dell’architettura.
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freedomtripitaly · 5 years ago
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Chiunque sia mai stato in Abruzzo e abbia visto il suo bellissimo litorale, non potrà dimenticare lo splendido panorama dei trabocchi, insoliti giganti che emergono dalle acque. Le loro origini non sono ancora chiare, ma è certo che la loro presenza rende decisamente molto più suggestivo un paesaggio già di suo a dir poco fantastico. Siamo lungo la Costa dei Trabocchi, quel tratto di litorale del Medio Adriatico compreso tra Ortona e Vasto che ha ispirato anche Gabriele D’Annunzio. Nei pressi di San Vito Chietino, lo scrittore acquistò una casetta di pescatori che trasformò nel suo nido d’amore. E proprio i trabocchi, da lui descritti come “ragni colossali”, hanno fatto da sfondo ad almeno parte della storia narrata nel suo capolavoro Il trionfo della morte. Queste bizzarre costruzioni sono delle macchine da pesca su palafitte, che secondo alcune testimonianze andrebbero accreditate ai Fenici. In realtà non sappiamo con esattezza a quando risalgono i trabocchi, le fonti sono piuttosto incerte. Qualsiasi siano le loro origini, è certo che stiamo parlando di strutture davvero particolari, che offrono un panorama incredibile. Si stagliano sull’azzurro del mar Adriatico, e suscitano grandi emozioni. L’affascinante panorama dei trabocchi – Foto: 123rf Molti trabocchi sono stati restaurati e riportati alla loro bellezza originaria – alcuni di essi ospitano ristoranti dove potrete gustare qualche saporita pietanza locale, nel pieno rispetto delle tradizioni abruzzesi. Impossibile descriverli tutti: ciascuno di loro ha una storia lunga millenni da raccontare, e solo ammirandone la maestosità è possibile capire appieno quale meraviglia possa suscitare nei visitatori. Ma la Costa dei Trabocchi ha ancora molte altre bellezze da regalare ai turisti. Le sue spiagge, ad esempio, sono tra le più affascinanti dell’intero litorale dell’Adriatico, e hanno il vantaggio di non essere ancora molto conosciute al turismo di massa. Luoghi splendidi come la spiaggia di Ripari di Giobbe, oggi considerata area protetta, o come le piccole calette del Golfo di Venere meritano assolutamente di essere (ri)scoperte. Acque azzurre, sabbia fine e panorami mozzafiato sono garantiti. Se siete alla ricerca di una vacanza a contatto con la natura, poi, avrete solamente l’imbarazzo della scelta. La Costa dei Trabocchi – Foto: 123rf La Costa dei Trabocchi è rigogliosa dal punto di vista della vegetazione: siamo sicuri che rimarrete incantati dalla meraviglia della Lecceta di Torino di Sangro, una riserva protetta a ridosso della foce del fiume Sangro, che si affaccia proprio sul litorale abruzzese. E che dire della Riserva Naturale di Punta Aderci? Splendide distese verdi che alternano vigneti a campi di grano, magnifici colori e odori che lasceranno un segno indelebile tra i vostri ricordi. L’area si estende sino al promontorio di Punta Aderci, un balcone sul mare che domina la bellissima spiaggia di Punta Penna. È questo il luogo perfetto se volete concedervi un’esplorazione del territorio su due ruote. A Francavilla a mare aprirà a breve i battenti la nuova ciclostazione dei trabocchi, dove noleggiare bici da strada, mountain bike o bici elettriche per partire poi alla scoperta dell’affascinante paesaggio della costa abruzzese. E, perché no, potrete ammirare qualche piccolo paesino delizioso come il borgo medievale di Rocca San Giovanni o la splendida Ortona, la perla dell’Adriatico. Ortona – Foto: 123rf https://ift.tt/2RQYMZx La Costa dei Trabocchi, il meraviglioso litorale d’Abruzzo Chiunque sia mai stato in Abruzzo e abbia visto il suo bellissimo litorale, non potrà dimenticare lo splendido panorama dei trabocchi, insoliti giganti che emergono dalle acque. Le loro origini non sono ancora chiare, ma è certo che la loro presenza rende decisamente molto più suggestivo un paesaggio già di suo a dir poco fantastico. Siamo lungo la Costa dei Trabocchi, quel tratto di litorale del Medio Adriatico compreso tra Ortona e Vasto che ha ispirato anche Gabriele D’Annunzio. Nei pressi di San Vito Chietino, lo scrittore acquistò una casetta di pescatori che trasformò nel suo nido d’amore. E proprio i trabocchi, da lui descritti come “ragni colossali”, hanno fatto da sfondo ad almeno parte della storia narrata nel suo capolavoro Il trionfo della morte. Queste bizzarre costruzioni sono delle macchine da pesca su palafitte, che secondo alcune testimonianze andrebbero accreditate ai Fenici. In realtà non sappiamo con esattezza a quando risalgono i trabocchi, le fonti sono piuttosto incerte. Qualsiasi siano le loro origini, è certo che stiamo parlando di strutture davvero particolari, che offrono un panorama incredibile. Si stagliano sull’azzurro del mar Adriatico, e suscitano grandi emozioni. L’affascinante panorama dei trabocchi – Foto: 123rf Molti trabocchi sono stati restaurati e riportati alla loro bellezza originaria – alcuni di essi ospitano ristoranti dove potrete gustare qualche saporita pietanza locale, nel pieno rispetto delle tradizioni abruzzesi. Impossibile descriverli tutti: ciascuno di loro ha una storia lunga millenni da raccontare, e solo ammirandone la maestosità è possibile capire appieno quale meraviglia possa suscitare nei visitatori. Ma la Costa dei Trabocchi ha ancora molte altre bellezze da regalare ai turisti. Le sue spiagge, ad esempio, sono tra le più affascinanti dell’intero litorale dell’Adriatico, e hanno il vantaggio di non essere ancora molto conosciute al turismo di massa. Luoghi splendidi come la spiaggia di Ripari di Giobbe, oggi considerata area protetta, o come le piccole calette del Golfo di Venere meritano assolutamente di essere (ri)scoperte. Acque azzurre, sabbia fine e panorami mozzafiato sono garantiti. Se siete alla ricerca di una vacanza a contatto con la natura, poi, avrete solamente l’imbarazzo della scelta. La Costa dei Trabocchi – Foto: 123rf La Costa dei Trabocchi è rigogliosa dal punto di vista della vegetazione: siamo sicuri che rimarrete incantati dalla meraviglia della Lecceta di Torino di Sangro, una riserva protetta a ridosso della foce del fiume Sangro, che si affaccia proprio sul litorale abruzzese. E che dire della Riserva Naturale di Punta Aderci? Splendide distese verdi che alternano vigneti a campi di grano, magnifici colori e odori che lasceranno un segno indelebile tra i vostri ricordi. L’area si estende sino al promontorio di Punta Aderci, un balcone sul mare che domina la bellissima spiaggia di Punta Penna. È questo il luogo perfetto se volete concedervi un’esplorazione del territorio su due ruote. A Francavilla a mare aprirà a breve i battenti la nuova ciclostazione dei trabocchi, dove noleggiare bici da strada, mountain bike o bici elettriche per partire poi alla scoperta dell’affascinante paesaggio della costa abruzzese. E, perché no, potrete ammirare qualche piccolo paesino delizioso come il borgo medievale di Rocca San Giovanni o la splendida Ortona, la perla dell’Adriatico. Ortona – Foto: 123rf Spuntano dalle acque come misteriosi giganti che sorvegliano la costa: i trabocchi sono una delle peculiarità del bellissimo litorale abruzzese.
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annalisalanci · 6 years ago
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La Preistoria. Le prime forme di architettura
La Preistoria Le prime forme di architettura
I villaggi del Neolitico
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Veduta dei Sassi di Matera
Le prime forme di architettura risalgono al tempo in cui l'uomo si è stabilito in comunità sedentarie, dando origine a veri e propri villaggi. Villaggi palafitticoli, le cui case sono cioè elevate su piattaforme sostenute da pali conficcati nel terreno. Nella metà dell'Ottocento, il ritrovamento di palificazioni nel lago di Zurigo aveva suggerito l'ipotesi nei villaggi palafitticoli le case, allineate per le file parallele, sorgessero su piattaforme lignee erette su pali molto alti confitti nelle acque del lago. La distanza dalla riva sarebbe stata giustificata da ragioni di difesa e confermata dal buono stato di conservazione degli oggetti di legno, argilla e fibre vegetali ritrovati al loro interno. A partire dalla metà del Novecento, le palafitte non sarebbero state erette su laghi o zone paludose, ma in villaggi di terraferma. Ciò sarebbe stato dimostrato dal fatto che proprio il progressivo aumento del livello dei laghi e l'attenzione delle zone paludose avrebbe determinato l'abbandono dei villaggi, gradualmente sommersi dall'acqua. Dall'Età mesolitica sono frequenti i centri con abitazioni dal pavimento elevato su una palificazione. Tali soluzioni furono ampiamente diffuse nelle regioni alpine. Le Terramare. Generalmente quadrangolari, questi insediamenti erano delimitati da un argine e da un fossato. Risalgono alla media e recente Età del bronzo (1600-1200 a.C.), quando in Emilia si verificò una forte espansione demografica che determinò la fondazione di circa 60 villaggi. Un altro tipo di insediamento è ottenuto scavando in modo sistematico le abitazioni nella pietra e tra gli anfratti del terreno. L'esempio dei Sassi di Matera, composte da caverne scavate le tufo, parzialmente sovrapposte disposte lungo un ripido pendio. Il primo stanziamento risale a circa 10000 anni fa e divenne in poco tempo un vero e proprio villaggio. Le pareti scavate e quelle costruite si compenetrano, in modo che il tetto di un'abitazione diventi la strada di accesso all'altra superiore.
Le costruzioni megalitiche
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Carnac. Bretagna
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Dolmen di Bisceglie. Bari
All'ultima fase del Neolitico e alle successive età del rame e del bronzo risalgono le grandi costruzioni megalitiche (dal greco mégas grande, e lithos pietra). L'inizio della civiltà megalitica segnò la fine dell'Età neolitica e il principio di quella eneolitica, intorno al 4000 a.C. Tutti i tipi di megaliti più diffusi ricordiamo il menhir (dal bretone men, pietra, e hir. lunga), costituita da una pietra conficcata nel terreno, di forma troncoconica o parallelepipeda  posta probabilmente ad indicare un luogo di sepoltura. Sono alti mediamente da 2-3 mesi a 6 metri; possono tuttavia raggiungere altezze elevatissime, come il menhir di Kerloas in Bretagna (alto 9,5 metri, ma un tempo ancor più elevato) e quello di Locmariaquer (alto 23,5 metri). Il dolmen (dal bretone tol, tavola e men, pietra) è costituita, nella forma più semplice, da due blocchi, lapidei infissi nel terreno, cui è sovrapposta una lastra orizzontale. Fu utilizzato dal III al I millennio a.C. nell'Europa atlantica (dalla Scandinavia al Portogallo) e mediterranea. Il dolmen ha carattere sepolcrale che può essere una tomba intellettuale e collettiva. Questo sistema costruttivo è il primo utilizzato dall'uomo e prende il nome di trilico, perché composto da tre pietre: due verticali, i piedritti, che sostengono una terza orizzontale, l'architrave. I dolmen erano in origine ricoperti da un tumulo di pietrame o di terra (cairn). In Italia, i più antichi dolmen sono quelli rinvenuti in Sardegna, regione posta al centro di importanti traffici marittimi, nelle Puglia e, nell'Età del rame, nella regione alpina. I cromlech (dal bretone crom, rotondo, e lech, pietra), serie di dolmen disposti in modo da formare figure circolari concentriche. Nella penisola salentina sono i numerosi i menhir e i dolmen ritrovati nelle campagne. Per molti di essi si è verificato l'orientamento secondo precise direzioni astronomiche, riferite in particolare al Sole e alla Luna. Il dolmen di Bisceglie, il più imponente, è introdotto da un percorso d'ingresso orientato.
Aosta megalitica
Ad Aosta, nel quartiere, di San Martin de Corleans, si trova la più vasta area di resti megalitici mai rinvenuta in Italia. Databili a partire dall'inizio del III millennio a.C. testimoniano una società economicamente e culturalmente evoluta rispetto alle società coeve. Si tratta forse di un'area sepolcrale, in cui venivano celebrate anche cerimonie rituali. In venti anni di scavi sono state rinvenute tombe, reperti, stele antropomorfiche, dolmen ed altri segni, come buchi di palificazione ed arature sacre. Gli allineamenti seguono l'orientamento di un'area arata e rispondono a precise connessioni astronomiche, riferibili a cicli solari e lunari. Tutti sono rivolti, al sorgere del Sole nel solstizio d'inverno. I lati del basamento triangolare su cui poggia il dolmen denominato tomba II, sono orientati secondo direzioni astronomiche: il tramonto e l'alba al solstizio invernale, il tramonto della Luna nel sua massima declinazione. Particolarmente interessante è la disposizione delle stele antropomorfe. Accostate le une alle altre e quasi tutte di altezza compresa tra i due e i tre metri, seguono due allineamenti ortogonali, all'interno dell'area sacra.
I templi di Malta
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Ipogeo di Hal Saflieni
Dall'inizio del IV alla metà del III millennio a.C., l'arcipelago maltese fu interessato da un'intensa fase costruttiva, un momento di fioritura commerciale ed economica. Le testimonianze più importanti per la natività delle tipologie e per la quantità dei ritrovamenti, sono i complessi monumentali dei santuari. Al loro interno, i grandi templi (ne sono stati individuati circa trenta nell'arcipelago) derivano probabilmente dalle sepolture collettive ipogee, documentate a partire dalla fine del V millennio a.C. Nell'età dei complessi templari la popolazione nell'arcipelago, che era pari a circa 10000 abitanti, era organizzata in villaggi. I templi sorgevano su alture o presso guadi o approdi. In alcuni casi essi si concentrano in aree più densamente abitate. La prima di questo fenomeno, attestata tra il 3600 e il 3000 a.C., prende il nome dal sito Ggantija, ("Torre dei giganti"), nell'isola di Gozo. Si tratta forse del primo esempio di architettura templare con pianta a lobi: un corridoio centrale distribuisce simmetricamente locali absidati, dietro ai quelli tre ulteriori vani si dispongono attorno ad un cortile. Questa distribuzione è rimasta pressoché invariata nel tempo, anche se tra la fine del IV e la metà del III millennio ha acquisito una maggiore articolazione spaziale. Tutti i complessi sacri sono perimetrati da un possente muro a forma di D. Gli edifici templari potevano raggiungere i nove metri di altezza. Le facciate insistevano su ampi cortili, mentre i blocchi di pietre erano disposti ordinatamente su filari orizzontali in alto e verticali in basso. L'ingresso è di norma inquadrato da tre grandi monoliti. Gli interni erano spesso intonacati e dipinti, talvolta arricchiti da rilievi a motivi geometrici e figure animali che componevano un ricco apparato iconografico. Sono state rinvenute figure votive. Le figurine della dea obesa, distesa su un lettino e dormiente, come quella ritrovata nell'ipogeo di Hal Saflieni, capolavoro dell'arte preistorica maltese. Essa era forse rappresentazione del passaggio tra la veglia ed il sonno, quindi tra la vita e la morte.
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owaraiphotos · 6 years ago
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L’Itsukushima Jinja di Miyajima sorge su palafitte e con l'alta marea l'acqua arriva a ridosso delle costruzioni. Ha origini antiche e la forma attuale risale al 1168, anche se nel corso dei secoli è stato ricostruito o restaurato più volte perchè il fatto di essere così vicino al mare lo rende vulnerabile. Nel 2004 è stato seriamente danneggiato da un tifone e i lavori di ristrutturazione non sono ancora del tutto finiti.
Itsukushima Jinja in Miyajima stands on stilts and at high tide the water comes up against the buildings. It has ancient origins and its present form dates back to 1168, although over the centuries it has been rebuilt or restored several times because the fact of being so close to the sea makes it vulnerable. In 2004 it was seriously damaged by a typhoon and the renovations are not yet completely finished.
(Canon Eos 300V, Kodak Gold 200)
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tourthailandiaelaos · 7 years ago
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21-11-2017 2° giorno Bangkok
Mi sveglia per colazione -omelette- una gentile hostess. Atterriamo alle 10.21 (previsto 09.45). Eseguo il controllo passaporti con acclusa Visa già da me compilata e ritiro la valigia. Mi attende Ciu Ciu una ragazzina sveglia, incaricata dell'agenzia locale ad accogliere i clienti in aeroporto a Bangkok. “Bangkok è la capitale e la più grande città della Thailandia situata lungo il fiume Chao Phraya. La città ha conosciuto uno dei più rapidi sviluppi industriali e rappresenta una delle città economicamente più dinamiche del sud-est asiatico.” Alle 11.05 un pulmino con autista mi accompagna, da solo, in hotel.  Arriviamo in albergo alle 12.15. Ho il tempo per fare una doccia, scattare foto dalla mia camera con vista panoramica e mangiare qualcosa salvato dai pasti a bordo. All'appuntamento con la nostra guida thailandese -nome italiano corrispondente a Massimo e cognome chilometrico- conosco i primi 8 partecipanti al tour. Alle 14.10 ci trasferiamo a piedi al “molo antistante all'hotel, sul fiume Chao Phraya per la nostra prima visita. Imbarco su di una tipica motolancia (long tail boat) per un escursione sul fiume dove si ergono le caratteristiche case costruite su palafitte.” In direzione nord arriviamo fino al canale Klong Bangkok Noi e torniamo indietro. “Scendiamo dalla motolancia e visitiamo il famoso Wat Arun, nel distretto di Bangkok Yai. E' un complesso di costruzioni religiose che fungono da tempio buddhista. E' detto il Tempio dell’Aurora, a causa dei suoi meravigliosi effetti cromatici alle prime luci dell'alba, mentre il suo nome reale è Wat Arunratchawararam Ratchaworamahavihara, alto 86 metri in stile Khmer.” La sua altezza è apprezzabile soprattutto dalla sponda opposta o navigando il fiume. Tra le bellezze monumentali una modella bionda con vestito all'uncinetto. Siamo di ritorno in hotel alle 16.40. Faccio un veloce giro nel centro commerciale con ingresso dalla nostra hall e trovo uno sportello cambio valuta giusto per avere un riferimento. Poi faccio un riposino e mi preparo per uscire da solo alle 19.00. Durante il mio sonnellino ha piovuto, ma decido di uscire lo stesso. L'hotel mette a disposizione dei clienti un comodissimo shuttle/barca che parte dallo stesso molo della nostra visita pomeridiana. Esso collega l'hotel con l'altra sponda del fiume Chao Phraya con corse ogni 20'. Effettua due sole fermate: all'Asiatique Night Market-un molo turistico con mercato, negozi, ristoranti e ruota panoramica riconoscibile anche dalle mie prime foto dalla camera- e a Saphan Taksin -fermata della metro molto utile per girare Bangkok-. Alle 19.20 l'imbarcazione parte ed io voglio scendere all'Asiatique. Ma la prima fermata è quella più lontana, a Saphan Taksin, pazienza. Scendono pochi clienti e salgono in molti per tornare in hotel dopo avere bighellonato tutto il giorno per Bangkok. Tornando indietro la barca non trova spazio al molo dell'Asiatique. Invece di attendere uno spazio libero, il pilota decide di saltare la fermata e tornare in hotel per lasciare i nuovi clienti ultimi arrivati. Io protesto invano per la perdita di tempo. Riesco a sbarcare solo alle 20.10. Faccio un giro delle botteghe per rendermi conto dell'offerta di paccottiglia turistica. In un locale-bar stanno presentando uno scooter marchio Moto Parilla -Fashion of Italy-. Quattro ragazzi lo stanno ammirando. Io mi avvicino e chiedo se qualcuno di loro parla inglese. Le dita indicano un giovane. Parlicchiamo e ci capiamo abbastanza. Io gli confesso che la Moto Parilla in Italia non esiste. Ci restano male e mi dice che i rappresentanti della ditta sono presenti nel locale-bar. Auguro ai titolari fortuna per le future vendite e li lascio. -A casa faccio i compiti e scopro che Moto Parilla e un marchio italiano del primo ventennio del dopoguerra. Oggi, si trovano in vendita in Italia solo due bici con assistenza alla pedalata, ma niente scooter. Su Facebook si chiarisce che è un prodotto thailandese. Il modello Levriero 150 -quello in vendita all'Asiatique- è venduto a Baht 69.900 circa €1.900-. Torno al mio giro e trovo un cambio valuta Superrich, recensito su internet, che in effetti ha un miglior cambio -roba di decimi di Baht- rispetto a quello dell'hotel. Per l'operazione lo sportellista mi chiede il passaporto. Purtroppo, per prudenza, l'ho chiuso con il grosso dei soldi nella safety case della mia camera d'albergo. Contavo sul cambio per potere cenare senza usare le carte di credito, ma non mi resta che andare via. Poi ricordo di avere una fotocopia del passaporto nel marsupio. La trovo e torno al Superrich. L'operatore è soddisfatto ed io ancor di più. Scambio €20 contro 736 Baht thailandesi. Per eccesso di prudenza -non voglio rischiare la dissenteria già al primo pasto libero- mangio in un sicuro KFC: hamburger, coca e patatine (Baht 119). Mentre attendo la barca-shuttle, che mi riporta in albergo, inizia una pioggerellina che rinforza abbondantemente allo sbarco al molo dell'hotel alle 22.40. Meno male che ho con me l'ombrello. Bagnato per bagnato faccio un altra doccia veloce e mi infilo a letto per la nanna.
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carmenvicinanza · 3 years ago
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Yasmeen Lari
https://www.unadonnalgiorno.it/yasmeen-lari/
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Yasmeen Lari è stata la prima architetta del Pakistan e prima a aprire il proprio studio.
È passata alla storia come colei che ha insegnato ai poveri a costruirsi le case da soli.
Il suo lavoro si distingue per l’impiego di materiali naturali, il recupero di palazzi e tradizioni e il coinvolgimento delle comunità locali nei lavori di costruzione.
La sintesi della sua filosofia progettuale risiede nel rispetto e recupero di tecniche tradizionali in un sistema strutturale efficiente e razionale, capace di emancipare le persone.
La sua carriera è divisa in due parti, per trentasei anni ha progettato edifici imponenti per poi dedicarsi alla realizzazione di migliaia di abitazioni per comunità colpite da disastri ambientali.
Le sue costruzioni rientrano in quella idea di architettura “a piedi scalzi” rispettosa delle abitudini di vita delle comunità locali: bungalow che riprendono forme tradizionali, palafitte in bambù che resistono a inondazioni e terremoti, abitazioni con terrazze adatte a ospitare pollai.
Nata a Karachi nel 1941, aveva deciso di diventare architetta sin da piccola, osservando il padre lavorare ai progetti di sviluppo con il servizio civile indiano. Si è laureata alla Oxford College of Technology nel 1964. Tornata in patria ha dovuto sfidare pregiudizie superare molte difficoltà. I suoi primi lavori furono per una società di costruzioni britannica, l’anno successivo ha aperto il suo studio, la Lari Associates che l’ha resa celebre in tutto il mondo.Famosa e prolifica pioniera dell’architettura brutalista, ha costruito imponenti edifici su prestigiose commissioni statali come la Pakistan State Oil House, gigantesco quartier generale che osanna la potenza economica della compagnia petrolifera statale. Altre importanti realizzazioni sono state il Finance and Trade Center di Karachi e le ABN Amro Bank a Lahore e Karachi.Parallelamente, ha sperimentato un’architettura per andare incontro alle esigenze delle fasce meno agiate della popolazione. Insediamenti informali a emissioni zero di carbonio e resistenti ai terremoti, restauro e conservazione di molti villaggi rurali che hanno contribuito a salvare il patrimonio storico e culturale pakistano.Nel 1978, a Lahore, ha progettato Anguri Bagh Housing, il primo caso di edilizia popolare del paese e il Lines Area Resettlement, un quartiere diffuso composto da alloggi costruiti autonomamente dai residenti di Karachi.La sua carriera è stata pregna di successi e riconoscimenti fino a quando, nel 2000, ha chiuso lo studio per occuparsi a tempo pieno della Heritage Foundation Pakistan, associazione fondata nel 1984 con lo scopo di salvaguardare il patrimonio culturale attraverso progetti di natura sociale.Ha smesso i panni da archistar per dedicare la sua professionalità alle fasce deboli della popolazione, preferendo ai grandi progetti pubblici le case autoprodotte post calamità.Ha promosso programmi di formazione che hanno portato alla costruzione di migliaia di abitazioni a zero emissioni, realizzate adottando tecniche edili tradizionali.
Il suo progetto del chulah ecologico, un forno non inquinante all’aperto, ha vinto il World Habitat Award nel 2018.
Yasmeen Lari è nella lista delle sessanta donne che, in tutto il mondo, hanno contribuito maggiormente agli obiettivi dell’UNESCO.
Ha vinto numerosi premi, tra cui il Fukuoka Prize e il Jane Drew Prize.
Nel 2021, il Politecnico di Milano le ha conferito la laurea ad honorem in architettura per aver dedicato la sua vita ai diritti dei più indigenti, alle emergenze abitative e alla sostenibilità ambientale.
Il lavoro di Yasmeen Lari, per la ricerca paziente delle tecniche e della forma appropriata che pone con sapienza in relazione le tradizioni locali con uno sguardo sul futuro, è in grado di costituire una nuova idea di bellezza, di utilità, di solidità dell’architettura.
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