#cosa assai rara
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per contro ho comprato un cappottino di misto cashmere adorabile su vinted!! can't wait che arrivi
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E ricorda che l’amicizia fra una donna è un uomo è cosa rara e preziosa, assai più dell’amore: l’amore è in fondo una cosa piuttosto rustica, financo grezza, al confronto con l’amicizia. L’amicizia ha in sé anche una misura di finezza intellettuale, e di disponibilità generosa, e un sofisticato senso della misura.
Amos Oz - Una storia di amore e di tenebra
Ph Kees Scherer
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Libri che vanno letti 51
Quando ero ragazzino avevano trasmesso in televisione un vecchio film intitolato I peccatori di Peyton. Una mia amica dell'epoca, con l'aria di chi la sa lunga perchè ha scoperto un segreto di qulli succulenti, mi aveva confidato che era stato tratto da un romanzo - I peccati di Peyton Place - abbastanza esplicito per non dire porno. Ma va' là, le avevo detto io. Ma lei mi aveva portato le prove. E in effetti c'era un passo in cui un uomo diceva a una donna qualcosa circa i suoi capezzoli duri come diamanti. Molti anni dopo ho scoperto che il romanzo è opera di una certa Grace Metalious, morta prematuramente (di cirrosi epatica, se ricordo bene). Ha scritto quattro soli romanzi. Due su una cittadina chiamata, appunto, Peyton Place e due che con Peyton Place non c'entrano una beneamata. Io li ho trovati tutti e quattro. E li ho letti. L'ultimo s'intitola Senza paradiso.
Ed è quello che vi consiglio cumulativamente. (Nel senso che dovreste leggerveli tutti e quattro, mica solo questo). La Metalious non era da Nobel, certamente no. Ma scriveva bene, con rara onestà intellettuale. Ed è assai meno "spinta" di quanto abbiano voluto far credere, sebbene per l'epoca (anni Cinquanta-Sessanta) fosse quanto meno audace. Credo sia una di quelle autrici da recuperare. Se non altro per vedere a cosa porta il saper fare qualcosa. Che diventa sempre più raro. E non soltanto in letteratura.
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E ricorda che l’amicizia fra una donna e un uomo è cosa
rara e preziosa, assai più dell’amore: l’amore è in fondo
una cosa piuttosto rustica, financo grezza, al confronto
con l’amicizia. L’amicizia ha in sé anche una misura
di finezza intellettuale, e di disponibilità generosa, e
un sofisticato senso della misura.
Uhm......senso della misura....no...direi siamo tanto...in tutto😚😚😍
Fonte : Web
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Dicono sia necessario scrivere a questo mondo per poter star bene con sé stessi. È complicato parlare di quello che si prova, soprattutto perché implica una persona che stia ad ascoltare. E trovare qualcuno che si limiti ad ascoltare è cosa assai rara. Allora è giusto buttare giù parole apparentemente sconnesse tra loro, ma che alleggeriscono l'anima, senza nessun giudizio o sguardo assertivo.
Solitudine, stanchezza, cambiamento.
Sognare.
Queste le mie, al momento.
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esiste l'amore vero o sono tutte stupidaggini come diciamo noi sempre?
e bene, l'amore vero esiste, ed è una cosa meravigliosa. ma come tutte le cose preziose e di valore, è risorsa assai rara e scarsa.
è raro trovare una persona disposta a dare amore vero, com'è raro trovare qualcuno disposto a riceverlo. non è mica che ricevere un amore così puro sia meno complicato che darlo. bisogna reggere alle incertezze, ai problemi, bisogna stringere i denti e i pugni e andare avanti, ma la chiave è farlo insieme. se uno resta indietro, il diamante si è rotto.
e un diamante rotto non si aggiusta. in quel caso cosa fai? beh, mia cara anima vagabonda, cerca un altro diamante, uno di cui ti puoi prendere cura meglio di quello che si è rotto.
"e gli sbagli del passato?", mi dirai
non curartene, ciò che è scritto, è scritto. piuttosto, sfruttali come esperienza per essere più preparato e consapevole. rimedia sempre ai tuoi errori, ama fino alla fine, whatever it takes. perché tanto, che scelta hai? sei fatto così, lo faresti lo stesso? vero?
"..già."
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I LUOGHI DELL'ANIMA
L'anima ci porta in Calabria, in uno dei paesi che apparentemente non dice molto alla "spiritualità" di queste "esplorazioni", ma che invece significa molto per la quiete e per la suggestione che evoca e quindi forse ancora molto più "spirituale" di quello che possa sembrare...
Amantea, splendido borgo calabrese non troppo distante da Cosenza e Catanzaro, ad appena una manciata di chilometri dall’altrettanto nevralgica città di Paola, è uno dei più bei gioielli della costa tirrenica.
Rinomata località balneare della costa tirrenica, Amantea è ricca di tradizioni culturali, manifestazioni, opere e monumenti di interesse storico artistico.
Amantea possiede tre anime, ciascuna delle quali ha un’identità forte e ben radicata che contribuiscono al fascino del borgo.
La città si presenta con una parte alta che ospita l'antico centro abitato arroccato su un colle roccioso e una parte bassa adagiata lungo la costa. Particolarmente suggestivi sono i vicoli e le stradine del borgo antico e passeggiando per le vie del centro storico si può notare il forte contrasto esistente tra i maestosi palazzi della nobiltà e le umili abitazioni del popolo. Amantea possiede tre anime, ciascuna delle quali ha un’identità forte e ben radicata. Il centro storico abbarbicato sulla rupe del castello; la zona pianeggiante, che trova nel Viale Margherita il suo principale punto di forza; infine, la Marina, che si sviluppa attorno al lungomare e a ridosso delle incantevoli spiagge, vanto e orgoglio degli amanteani. La città vecchia regala ai visitatori l’atmosfera propria di quei borghi incantati di una volta. Si snoda in mezzo a case ottocentesche e giardini affascinanti, lungo un percorso di vicoli e stradine acciottolate che favoriscono le passeggiate. Dall’alto il panorama è assolutamente incredibile e abbraccia in uno sguardo l’arco in pietra che affaccia sui tetti spioventi delle case poste ai piedi della rupe e l’orizzonte del Tirreno maestoso ed immenso.
Il Castello di Amantea resta appollaiato nel verde incontaminato, distante da un borgo che brulica vita a qualunque ora del giorno e della notte ed è raggiungibile solo se si è patiti del trekking. I suoi stessi resti sono sufficienti a rendere l’idea di quanto fosse maestoso ed imponente da un punto di vista architettonico. Della chiesa dedicata a San Francesco d’Assisi restano solo dei ruderi che vale comunque la pena ammirare, anche perché per raggiungere l’area in cui sorgeva l’edificio è necessario attraversare dei suggestivi sentieri che s’inerpicano in mezzo a una natura aspra e selvaggia. Merita una visita anche il Palazzo delle Clarisse,
ora convertito in residenza turistica e un tempo sede di un convento confiscato e rivenduto ai tempi della dominazione francese. Da visitare a tutti i costi è la grotta che sembra fare da pilastro alla città vecchia. Si tratta a tutti gli effetti di un luogo storico, essendo stato appurato che di fronte ad essa erano solite approdare le navi mercantili che giungevano sulla costa tirrenica dopo mesi di viaggio. La grotta di Amantea aveva anche un’importanza strategica, dato che al suo interno è stato scoperto un passaggio segreto che permetteva di raggiungere il castello e di oltrepassarne le mura fortificate.
La zona pianeggiante è quella più commerciale e maggiormente popolata, una città in miniatura vivace e ricca di servizi che è cosa assai rara lungo le coste calabresi. Sebbene questa zona sia più moderna rispetto al centro storico, il corso passa in mezzo a splendide case antiche con le ringhiere in ferro battuto e i comignoli che svettano nel cielo. Lungo il percorso che conduce a Piazza Commercio
sono soliti esporre le proprie opere gli artisti autoctoni, sempre impegnati a rendere immortali sulle loro tele il castello, i vicoli e le spiagge di questo borgo così autentico. Durante l’estate il lungomare di Amantea è un continuo viavai di turisti. Nel corso del tempo la zona della Marina si è evoluta sino a diventare la vera attrazione di Amantea. Le spiagge non hanno nulla da invidiare a quelle di località ben più blasonate, mentre i locali disseminati sul lungomare della strada contribuiscono a vivacizzare la movida notturna. Qualche anno fa è stato inaugurato il porto turistico di Campora San Giovanni, punto di partenza dei battelli per le isole Eolie e ottima idea per escursioni di grande fascino.
Per altre informazioni su Amantea, andate al link:
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Un tuffo nel passato.
Ciao a tutti, amici, oggi vi porto con me indietro nel tempo, a quando più di venti anni fa (oddio ormai sono 26, sono vecchiotta 🙈) quando mi affacciavo per la prima volta alla mia passione, i manga e gli anime, in maniera seria e non solo guardandoli in tv, ma cercando materiale, info, e soprattutto fumetti. Cosa assai rara all’epoca, perché parliamo dei primi anni novanta, internet si era…
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#il mondo di shioren#la mia adolescenza#la mia infanzia#manga dal passato#nostalgia portami via#pollyanna manga#sprea editori#un tuffo nel passato#yoroiden samurai troopers
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GRASINDA
Duerme Grasinda en medio de tesoros con sueño impuesto por gravoso hechizo. Y la íntima dulzura de las cosas a ella trasmuda con rumores vagos.
Treman en torno árboles canoros, lloviendo rosas de cabal concento, como si por virtud muy misteriosa reverberase el son en raras flores.
Tardo, el cuerpo dormido cede al ritmo: lábiles miembros van formando un arco como creciente de cornuda lira.
Se tensan bajo el pie vivos cabellos que dan a los pulgares raro encargo; y vibra el alma en semejante cuerda.
*
GRASINDA
Dorme Grasinda in mezzo a’ suoi tesori, ove l’incanto un sonno alto le impose. E l’intima dolcezza de le cose ver lei migra in assai vaghi romori.
Fremono a torno li alberi canori, da la grande armonia piovendo rose quasi che per virtù misteriose si rispandano i suoni in rari fiori.
Lento il corpo ne ’l sonno a ’l ritmo cede; compongonsi le membra agili in arco e prendon forma di lunata lira.
Si tendono le chiome argute al piede facendo strano a’ due pollici incarco; e su tal corda l’anima sospira.
Gabriele D’Annunzio
di-versión©ochoislas
#Gabriele d’Annunzio#literatura italiana#poesía decadentista#sonetti delle fate#Grasinda#encantamiento#sinestesia#armonía#di-versiones©ochoislas
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Signs Preyer, 'ricomincio da 3'
Una carriera lunga costellata da due dischi, tour a supporto di diversi big e tanti concerti. Ma anche da momenti difficili, non ultimo l’abbandono del secondo chitarrista dopo 10 anni insieme. In questa intervista a Tempi-Dispari i Signs Preyer raccontano della loro ultima fatica discografica, del passaggio da quartetto e trio e mille altre cose. Da non perdere
Una presentazione per chi ancora non vi dovesse conoscere
Ciao a tutti, noi siamo i Signs Preyer, un trio nato ad Orvieto (Umbria) nel 2005 composto da Corrado “Ghode” Giuliano alla chitarra e voce, Giacomo “Mapo” Alessandro alla batteria e Andrea “Viktor” Vecchione Cardini al basso.
Abbiamo fatto molti opening act con artisti internazionali come Corrosion of Conformity, Dave Lombardo, Helmet, T.M. Stevens, Paul Di Anno, Lafaro, Killing Touch, e molti altri, e qualche tour in giro per l’Europa.
Il 12 Novembre 2022 è stato pubblicato il nostro terzo album, ma il primo in trio, in quanto Enrico Pietrantozzi (ex secondo chitarrista) ha deciso di lasciare la band nel 2016.
Ringraziamo moltissimo voi di TempiDispari per la recensione stupenda per III e per le parole che avete speso per noi e la nostra musica.
Un libro di Terzani si intitola: La fine sarà il mio inizio. Possiamo adattare questa frase alle vicende che vi hanno colpito come band e che hanno poi portato alla creazione di III?
Assolutamente si! E’ stato un album molto travagliato, ma assolutamente positivo e divertente tra le negatività che cercavano di colpirci.
Come accennato prima, Enrico lasciò la band nel 2016 per motivi personali. Avremmo dovuto fare un tour in est Europa da lì a un mese. Saltò tutto.
Ci riunimmo subito e non volevamo sostituire Enrico, volevamo mantenere il nome e la formazione originale. Ci guardammo negli occhi e da subito iniziammo ad arrangiare i brani di Signs Preyer I e Mammoth Disorder (i nostri 2 album precedenti), affinché potessero funzionare anche con una chitarra sola. Unito a diverse crisi di identità, problemi personali eccetera era già trascorso un anno…Nel frattempo volevamo subito uscire con un nuovo album, andammo a registrare in presa diretta dal vivo al Bonsai Recording Studio di Andrea Mescolini e…COVID…
Tra un autocertificazione e un tampone siamo riusciti comunque a fare le prove al minimo 1 volta a settimana e i brani li abbiamo stravolti e modificati, quindi andavano registrati di nuovo…e… seconda ondata…quando ci siamo rivisti abbiamo registrato di nuovo tutto con le ulteriori modifiche e sempre dal vivo ed ecco qui che è nato SIGNS PREYER III, terzo album, in trio, registrato 3 volte e ostacolato 3 volte, non potevamo chiamarlo in altro modo ahaha.
Il disco è molto potente sia per il songwriting sia per i suoni. Il non ‘suonare italiani’ è stata una scelta o è accaduto e basta?
Tutti e 3 siamo cresciuti ascoltando musica prevalentemente estera. I nostri genitori ascoltavano band come Black Sabbath, Led Zeppelin, Deep Purple, The Doors, Joe Cocker, James Brown, eccetera. O comunque quei pochi artisti italiani che ascoltavano anche essi avevano delle forti influenze e sonorità estere come il Banco del Mutuo Soccorso, PFM.
Da sempre per noi è più semplice pensare e sentire la musica in questo modo, siamo cresciuti così. E’ difficile per noi esprimerci in un modo più “italiano”. Quindi si, crediamo che sia una cosa accaduta e basta, senza volerlo e in un modo molto naturale.
Siete sulla scena da molto tempo, come è cambiata, aspetti positivi e negativi?
Abbiamo vissuto e visto diverse fasi, e anche molto complesse da un punto di vista sociale. Quando abbiamo iniziato noi era molto semplice suonare, il “pay to play” esisteva ma era cosa assai rara e c’era prevalentemente nei grandi festival. I locali erano veramente molti e c’era una buona propensione all’ascolto e la ricerca della band emergente che spaccava!
Abbiamo fatto un sacco di amicizie in quel periodo che ancora esistono e dureranno sicuramente. Però anche se si suonava molto, il pubblico era molto locale, allo stato attuale invece sembra si sia ribaltato tutto. Internet e la potenza che esprime, fa arrivare il nome di una band e la sua musica potenzialmente alle orecchie di tutti, ma i locali e le occasioni di suonare dal vivo in situazioni ben organizzate e attrezzate sembra essere leggermente più difficile. Per il nostro genere forse c’è poco rinnovo generazionale anche nei gestori dei locali oltre che per il pubblico. Abbiamo visto ragazzi che ci seguono da poco avere tra i 18-25 anni, anche se non molti, la cosa ci fa molto piacere e dà speranza che ci sia futuro prossimo e non remoto per questi generi di musica.
Se doveste decidere ora, fondereste ancora una band o vi orientereste verso altre formule espressive?
Si! La forma della band ci permette di avere più orecchie e anime verso lo stesso obiettivo comunicativo. Unire poi i nostri stati emozionali verso la creazione di un nuovo brano o album, ci porta verso un processo creativo più complesso ma più soddisfacente. In più con la formula del trio, come ora nel nostro caso, permette un ascolto e un feeling migliore tra noi. Anche la resa sonora sembra migliore e paradossalmente anche il muro di suono. Tutto diventa più omogeneo ma leggibile nello stesso tempo, riempiendo in modo più funzionale tutta la gamma sonora che cercavamo.
Da dove proviene il vostro disco? Rabbia, denuncia di una società in crisi, cercare di dare una sferzata ai giovani? Da dove?
I temi che trattiamo nell’album sono davvero tanti e diversi. Attraversiamo tutte le emozioni primarie: gioia, paura, disgusto, tristezza e rabbia. Avendo trascorso 3 fasi distinte, attraversiamo il significato del pensiero dicotomico e del dialogo interiore. Spesso si trovano significati duali ma che possono convivere. Oppure giochi di parole che appunto riportano al loop, un uroboro dal quale è difficile uscire se non guardandosi da un terzo punto di vista (si, ci sono molti 3 in questo terzo album).
La spinta iniziale è indubbiamente arrivata dopo l’abbandono di Enrico e quindi abbiamo attraversato, dopo 10 anni insieme, molta tristezza, rabbia e malinconia. Parliamo anche di politica, dei diritti delle persone tutte. C’è un brano dove ci sono riferimenti ad alcuni poteri che forse sono chiari a chi un minimo conosce l’argomento.
Abbiamo scritto su molte cose, eravamo carichi di doverci esprimere.
Ci sono brani che vi siete pentiti di non aver inserito nella track list?
In realtà ci sono un 2-3 brani che volevamo inserire, ma non siamo pentiti di non averlo fatto. Sarebbero risultati troppo outsider rispetto al concetto della tricotomia e dicotomia, abbandonando i tre momenti differenti all’interno dell’album. In special modo volevamo inserire una vera e propria ballad, ma visto il tema che tratta e la sonorità che ha, non gli avrebbe dato forse la giusta importanza che merita per noi.
Non vi preoccupate, arriveranno presto, non sappiamo se come singoli o nel prossimo album che già stiamo scrivendo. Siamo in una grande fase creativa, pieni di idee, a volte anche troppe haha.
Qual è stata la cosa più difficile nel doversi ripensare come trio?
Il livello organizzativo è stato quello più difficile. Avevamo compiti ben distinti, ma grazie alla nostra crew siamo riusciti a sopperire anche alla mancanza di una persona in organico. Pensavamo che dal punto di vista di riproduzione live dei vecchi brani sarebbe stato un problema, invece con un po’ di creatività e adattabilità siamo riusciti anche ad arrangiare i brani dei 2 album precedenti in quartetto.
Una domanda che non vi hanno mai fatto ma vi piacerebbe vi fosse posta?
Di cosa parlano nello specifico i nostri testi. Spesso noi italiani non approfondiamo i testi delle band emergenti, ma è capitato più di una volta nelle chiacchiere di backstage analizzare i testi delle proprie e altrui canzoni…ci sono mondi sconosciuti e meravigliosi pronti ad essere vissuti. Testi che farebbero invidia a Bob Dylan.
Foste voi ad intervistare, ipotizzando di avere anche una macchina del tempo a disposizione, chi intervistereste e perché?
Oh mamma mia…troppe persone ahaha. Jimi Hendrix, Ronnie James Dio, John Bohnam, David Bowie, Robert Johnson, Freddie Mercury, Prince, ma forse l’intervista che realmente faremmo è ai Black Sabbath appena prima del loro primo album omonimo. Capire cosa stavano vivendo, cosa li ha portati a creare quei suoni e sapere se stavano capendo che avrebbero influenzato e cambiato non solo il mondo della musica, ma il modo di vivere e pensare di generazioni e generazioni.
Un saluto e un invito a chi vi legge
Intanto ci teniamo a ringraziare voi di TempiDispari per la vostra disponibilità e per la fantastica recensione fatta. Il vostro contributo ci aiuta ad arrivare a più persone, sperando che queste si ritrovino nelle nostre canzoni.
Invitiamo tutti coloro che attuano processi creativi, a non vivere con ansia e frustrazione alcuni avvenimenti della propria vita. Come è successo anche a noi, a volte sono sliding doors che vanno verso una via che non era stata neanche lontanamente pensata, e non essendo tale questa strada è immensamente creativa e stimolante.
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Qui troverete tutti i link per seguirci, anche un modo per contattarci via mail o sul nostro canale telegram: https://linktr.ee/signspreyer
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E ricorda che l’amicizia fra una donna e un uomo è cosa
rara e preziosa, assai più dell’amore: l’amore è in fondo
una cosa piuttosto rustica, financo grezza, al confronto
con l’amicizia. L’amicizia ha in sé anche una misura
di finezza intellettuale, e di disponibilità generosa, e
un sofisticato senso della misura.
Amos Oz
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E ricorda che l’amicizia fra una donna e un uomo è cosa
rara e preziosa, assai più dell’amore: l’amore è in fondo
una cosa piuttosto rustica, financo grezza, al confronto
con l’amicizia. L’amicizia ha in sé anche una misura
di finezza intellettuale, e di disponibilità generosa, e un
sofisticato senso della misura.
Amos Oz “Una storia di amore e di tenebra" Raymond Prunin - Four Boys Meeting Around a Baguette, Paris 1950
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Amica di penna in difficoltà
Io ho un’amica di penna. Corrispondiamo fra noi da molti anni. Prima per lettera. Ora tramite mail. La mia amica ha un problema enorme che si può suddividere in quattro sotto-problemi.
Primo problema. Soffre di una rara patologia che la rende allergica a qualunque cosa. Se a scuola fanno le pulizie, si sente male. Se si trova in un edificio dove tinteggiano o ristrutturano, sta male. Deve vestirsi in un certo modo, mangiare in un certo modo, eccetera, altrimenti sta male. E potrei andare avanti chissà per quanto.
Secondo problema. Lei vive in Campania, regione che non riconosce la sua patologia. La riconosce, invece, se ricordo bene, il Lazio. Ma lei non vive in Lazio. E i medici campani pensano abbia delle balle. Cosa che non.è.
Terzo problema. Lei il vaccino non può - anzi, non deve - farlo. Perché ci resta secca. Ma siccome, la sua regione non riconosce la sua patologia, l’esenzione se la scorda.
Quartro problema. Lei insegna inglese a scuola. E visto che non può vaccinarsi è assai probabile che perda il lavoro, e quindi la sua fonte di sostentamento.
La mia amica è incazzata nera. Non si vaccina non per partito preso, per convinzioni sue o altro. Non si vaccina perché non vuole morire. Spera di prendere il Covid e di guarire, mi ha scritto. Così magari le danno il Green Pass e le permettono di tornare a lavorare.
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Cioè mio fratello ha sfondato un mobile con un pugno perché l'altra sera in gameplay si è incazzato "eh scusa mi è partito ma non capisco perché te la prendi tanto, ci mettiamo su un poster".
Ma seriamente? Hai sfondato un cazzo di mobile perché eri rabbioso e stai cercando di far passare la cosa come se fosse normale.
Cioè io quando mi arrabbio, cosa per fortuna assai rara, do completamente di matto e un tempo urlavo, lanciavo le cose, le distruggevo e anni di terapia a controllare sta cosa e tu sfondi un cazzo di mobile e poi "non capisco perché te la prendi, è solo un mobile".
Non capisco perché non capisci che il problema non è il mobile, dio porco.
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La fiducia è cosa assai rara.
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Ieri ho passato diverso tempo sulle librerie digitali online. Che mondo meraviglioso. Il problema ora è come.dimenticarsene e fare il proprio lavoro. Ringrazio anche se non mi sentono tutti i ricercatori, programmatori, studiosi archivisti etc, nonché tutti gli altri benefattori che si sono dedicati e si dedicano a questo lavoro immane e di inestimabile portata e che senza saperlo, mi hanno fatto felice, che' di questi tempi è cosa assai rara.
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