#corte dell'aia
Explore tagged Tumblr posts
Text
Peccato che i "bagni di sangue" durino ormai da 80 anni. Non lo so, forse "bagni di sangue" è più "termale", come essere a Fiuggi o ad Abano Terme e non dove si bombarda una striscia di terra altamente popolata e dove non vengono risparmiati ospedali, e centri di distribuzione viveri.
2 notes
·
View notes
Text
La Russia non riconosce la giurisdizione della Corte penale internazionale dell'Aia
Il Cremlino risponde così ai mandati di arresto per crimini di guerra contro funzionari russi ritenuti responsabili anche del rapimento di massa di bambini ucraini
0 notes
Text
Israele - Hamas, le news di oggi dalla guerra. L'Aia accetta il caso contro Israele - la Repubblica
.."Il ministro della sicurezza nazionale israeliano Itamar Ben Gvir, secondo la Radio di Israele, ha definito la Corte dell'Aia " antisemita" affermando che le sue decisioni "dimostrano ciò che era noto da tempo: il tribunale non cerca la giustizia ma solo di perseguitare il popolo ebraico". Su X ha scritto: 'Aia del cavolo'."
Che tristezza ! Che sconfitta l'uso del vittimismo!!
Neppure il dolore insegna , nonostante la disumanita sia stata pagata da milioni di persone e ancora lo è. Abbiamo davanti eventi che lasciano senza parole e siamo di nuovo increduli a tante atrocità.
Memoria per tutti gli olocausti del mondo ! 💫
14 notes
·
View notes
Text
Stefania Battistini
Russia, ordine d’arresto per i giornalisti Rai Battistini e Traini: chiesta l’estradizione
Un tribunale russo ha ordinato l'arresto di due giornalisti italiani, attualmente fuori dalla Russia, accusati di aver attraversato illegalmente il confine dall'Ucraina mentre facevano reportage nella regione di Kursk, una piccola parte della quale è occupata dalle forze ucraine. Nelle ultime settimane, la Russia ha intensificato le indagini contro una dozzina di giornalisti stranieri accusati di essere entrati in Russia durante l'avanzata dell'esercito ucraino nella regione di Kursk in agosto. Il tribunale della regione ha chiesto l'estradizione di Simone Traini e Stefania Battistini, due giornalisti dell'emittente pubblica italiana Rai. "Dopo aver attraversato illegalmente il confine con la Russia, Simone Traini e Stefania Battistini hanno viaggiato a bordo di un veicolo delle forze armate ucraine fino alla città di Soudja", ha dichiarato il tribunale in un comunicato su Telegram. Questa cittadina russa si trova a circa dieci chilometri dal confine ed è sotto il controllo ucraino. I due giornalisti sono stati inseriti "nella lista dei ricercati della Russia" e saranno tenuti in custodia cautelare prima di un eventuale processo in caso di estradizione, ha aggiunto il tribunale. I due giornalisti rischiano fino a cinque anni di carcere secondo il codice penale russo.
da Repubblica on line
Più idioti di così questi giudici non potrebbero essere. Ma perché non "estradarli" alla corte dell'Aia, come imputati, dove starebbero più comodi con un noto tirannoassassino?
0 notes
Text
0 notes
Text
La Corte dell'Aia aumenta la pressione su Israele per evitare morti civili
Dopo gli Stati Uniti, anche il Canada sospenderà i finanziamenti aggiuntivi all’Unrwa, l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi, dopo l’apertura di un’indagine sul presunto coinvolgimento di alcuni dipendenti dell’agenzia nell’attacco del 7 ottobre scorso sferrato da Hamas contro Israele. La decisione del governo federale canadese è stata annunciata dal ministro dello Sviluppo…
View On WordPress
0 notes
Text
PER LA CORTE DELL'AIA ISRAELE PUO' ESSERE PROCESSATO PER GENOCIDIO
di Redazione La Corte Internazionale di Giustizia dell’Aia (ICJ), organo giurisdizionale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, si è pronunciata in merito alle denunce di violazione dei diritti umani presentate dal Sudafrica contro Israele per il genocidio del popolo palestinese. In particolare la Corte ha stabilito che alcuni atti sembrano rientrare nella convenzione sul genocidio e di non…
View On WordPress
0 notes
Text
Molt* trovano la situazione paradossale. Ma il Sudafrica non può che accusare lo Stato (di Isr@ele) se vuole riferirsi alla "Convenzione sulla prevenzione e repressione del crimine di genocidio" del 1948.
La quale infatti, oltre a qualificare il crimine di genocidio come atto commesso con l’intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso, chiama in causa non solo le responsabilità individuali, ma anche la responsabilità dello Stato (per la commissione del reato o per omessa prevenzione e punizione del crimine). Non poteva fare altrimenti il Sudafrica, insomma, se voleva richiamarsi alla "Convenzione" (e se voleva farlo davanti alla Corte Internazionale di Giustizia dell'ONU). Né si possono usare, nel dibattito attuale, altre parole che quelle della "Convenzione", se il quadro di riferimento del diritto internazionale è questo.
Cosa diversa dal capo di imputazione sono le accuse, da provare come in un qualsiasi dibattimento (in questo caso non un processo ma una disputa tra Stati). Lo Stato di Isr@ele può essere giudicato responsabile di "genocidio"?
I termini sono importanti, sempre. E ancor più nel diritto, dove sono - dovrebbero essere - chiari, precisi, monosemici. "Genocidio" non equivale a "crimini di guerra" né a "crimini contro l'umanità". Sembrano distinzioni di lana caprina, di fronte alla brutale escalation degli ultimi mesi, e alla morte di decine di migliaia di persone, ma sono distinzioni importanti, che è bene ricordare anche a chi fa informazione in questi giorni, e discutendo qui come altrove.
Della definizione di "genocidio" si è già detto. Fu, come noto, l'avvocato ebreo polacco Raphael Lemkin a coniare il termine durante il processo di Norimberga per descrivere lo sterminio nazista di sei milioni di ebrei. Il reato di genocidio venne poi formalmente creato proprio attraverso la “Convenzione sul genocidio del 1948” come crimine internazionale: molto specifico ed anche molto difficile da provare, poiché - secondo la giurisprudenza - richiederebbe la prova della cosiddetta "motivazione mentale".
I "crimini di guerra" sono invece gravi violazioni del diritto internazionale commesse contro civili e combattenti durante i conflitti armati (art. 8 dello Statuto di Roma del 1998, col quale si è istituita la Corte Penale Internazionale dell'Aia). Lo statuto li definisce come "gravi violazioni" delle Convenzioni di Ginevra del 1949, che coprono più di cinquanta scenari, tra cui uccisioni, torture, stupri e presa di ostaggi, nonché attacchi a missioni umanitarie. Il suddetto articolo 8 riguarda anche gli attacchi deliberati contro civili o "città, villaggi, abitazioni o edifici che sono indifesi e che non sono obiettivi militari" nonché "la deportazione o il trasferimento di tutta o parte della popolazione" di un territorio occupato.
“Crimine contro l'umanità” è infine un concetto formulato per la prima volta l'8 agosto 1945, e codificato nell'articolo 7 dello stesso Statuto di Roma. Implica "un attacco diffuso o sistematico diretto contro qualsiasi popolazione civile", inclusi "omicidio" e "sterminio", nonché "riduzione in schiavitù" e "deportazione o trasferimento forzato" della popolazione. I crimini contro l'umanità possono verificarsi in tempo di pace (qui sta la principale differenza con i crimini di guerra) e includono torture, stupri e discriminazioni, siano esse razziali, etniche, culturali, religiose o di genere.
Non so – anzi, mi chiedo – se il Sudafrica abbia fatto 'tecnicamente' bene a chiedere la condanna dello Stato di Isr@ele in base alla “Convenzione” del 1948 di fronte alla Corte Internazionale di Giustizia (soggetta, suo malgrado, all'influenza del Consiglio di Sicurezza dell'ONU), o se invece non occorresse potenziare l'azione della Corte Penale Internazionale (il cui mandato è però fortemente ostacolato da molti, e di difficile attuazione), reiterando le accuse nei confronti dei rappresentanti di quello Stato per “crimini di guerra” o “crimini contro l’umanità”.
Mi chiedo se una causa contro Net@nyahu e i membri del suo governo non sarebbe forse più diretta e penalmente dimostrabile e chissà – last but not least - capace anche di ridare fiato a quell'opposizione interna israeliana che le stragi del 7 ottobre hanno ridotto alla rassegnazione e alla paura (di finire in galera, ad esempio, se manifestano contro il primo ministro). E mi chiedo se così, forse, non si potrebbero anche separare le responsabilità e le scelte di un governo dalla storia di un popolo (che si identifica in quello Stato), togliendo dal quadro i paragoni impropri (vedi: processo di Norimberga), l'antisemitismo, l'Olocausto, e tutte le loro drammatiche implicazioni.
Lo dico altrimenti: bisognerebbe finalmente sgomberare il campo sia dalla minimizzazione dell’antisemitismo e della Shoah – che non dovrebbero essere paragonati a niente, per la loro specificità storica e per la loro tragica unicità – sia dalle accuse di antisemitismo verso chi esprime dolore e rabbia per le sorti del popolo palestinese e muove critiche verso le politiche del governo di Isr@ele e le azioni del suo esercito.
Temo (ma spero di sbagliarmi) che il dibattito intorno al processo in corso alla Corte di Giustizia Internazionale rischi invece sia di rendere ancora più compatta la (auto)difesa di Net@nyahu, sia di alimentare l'antisemitismo (come dimostra, appunto, il largo uso di paragoni impropri).
Personalmente, ho sempre cercato di contrastare - coi miei interventi pubblici e i miei lavori, a partire da "Parole contro" (2004) - l'antisemitismo, svelandone gli aspetti più insidiosi nella 'cultura popolare' e nel senso comune, e di usare con la massima cautela e sensibilità le parole “Shoah” e “Olocausto”, e trovo offensivo e diffamante essere accusato di antisemitismo se mi esprimo per il "cessate il fuoco" o per il rispetto dei diritti umani in P@lestina e Isr@ele, avendo tra l'altro detto parole chiare e univoche - vedi un post di qualche tempo fa - di condanna alle atrocità di Ham@s del 7 ottobre.
E spero oggi che il dibattimento in corso all’Aia – indipendentemente dai suoi esiti niente affatto scontati in termini penali, e da certe approssimazioni mediatiche - possa finalmente smuovere la comunità internazionale e mettere al centro gli orrori, le ingiustizie, i diritti umani negati, e le vite spezzate nella Striscia di Gaz@, in Palestin@, e in Isr@ele. A questa mattanza - e a chi la alimenta: il terrorismo nichilista di Ham@s e dei suoi sostenitori e l'ultra ortodossia colonialista israeli@na - occorre rispondere con il diritto internazionale (anzi, con il diritto alla vita, una vita dignitosa, per tutte le persone coinvolte) e con un piano di pace, di lungo periodo, che deve trovare consenso e forza, oltre i timidi equilibrismi e i vergognosi silenzi-assensi (della UE, ad esempio).
Soprattutto, non credo si possa più assistere a ciò che sta avvenendo pensando che l’unica opzione sia quella di un conflitto che duri indefinitamente, e che continuerà a fare migliaia di morti, per la stragrande maggioranza civili. Né posso credere che chi vive prigioniero nella Striscia di Gaz@ - da generazioni, e non ha mai avuto alcuna possibilità di essere liber* cittadin* del mondo - non possa avere un destino diverso. O che chi vive in Isr@ele debba sentirsi continuamente minacciato da atti terroristici e in guerra permanente, così come chi vive in P@lestina debba avere il terrore che da un giorno all'altro arrivi qualcuno a espropriarti della tua terra, della tua casa, del tuo futuro.
Ecco: spero che, paradossalmente, il dibattimento in corso all’Aia - spingendo innanzitutto per un cessate il fuoco - possa far(ci) ricominciare a parlare di futuro. Un futuro per due popoli, e per il diritto ad esistere di entrambi.
Federico Faloppa, Facebook
0 notes
Text
0 notes
Text
- di Maria avorahkaZ
"Semplice omicidio all'inglese della Corte penale internazionale".
Adoro le coincidenze nella geopolitica. Ci sono dei colpi di scena. Come in Agatha Christie.
Ora sveleremo l'intera catena di eventi che ha portato alla decisione politicizzata e giuridicamente nulla della pseudo Corte penale internazionale dell'Aia (CPI) sui mandati di arresto per il presidente russo Vladimir Putin e per il mediatore presidenziale russo per i diritti dei bambini Maria Lvova-Belova.
Questa sceneggiatura ha un autore britannico. E, a quanto pare, è un principiante.
Il 21 febbraio 2023, il giudice della CPI Antoine Kesia-Mbe Mindua (Repubblica Democratica del Congo) viene sostituito nella Camera preliminare della CPI da un rappresentante costaricano (e laureato a Oxford), Sergio Gerardo Ugalde Godinez, pronto a servire l'Occidente.
Una volta fatto questo, la lobby inglese ha avuto il sopravvento nella Camera. Ma era necessario un controllo assoluto sulle decisioni della CPI da parte degli inglesi.
Così, lo stesso giorno, il 21 febbraio, il cognato del procuratore della CPI Karim Khan, l'ex parlamentare britannico Imran Khan, accusato di pedofilia, è stato rilasciato anticipatamente da un carcere inglese. Aveva trascorso lì meno della metà della sua pena.
Il passo successivo è logico e prevedibile: il 22 febbraio, proprio il giorno dopo, il procuratore Karim Khan ha inviato alla Camera preliminare una richiesta di approvazione dei "mandati". L'impressione è che lo stesso Karim Khan non credesse a Londra e aspettasse una conferma delle sue promesse di scarcerare il fratello pedofilo.
Tuttavia ancora non succede nulla, la Camera esita.
Poi Londra organizza una conferenza dei donatori per la CPI e ne fissa la data, il 20 marzo, lasciando intendere in modo trasparente alla CPI che i risultati sono necessari prima di quella data se l'Aia vuole vedere i contributi britannici.
I giudici sono facilmente comprabili.
Il 17 marzo, quattro giorni dopo l'annuncio pubblico della conferenza e tre giorni prima del suo svolgimento, la Corte penale internazionale emette mandati di arresto per il Presidente russo Vladimir Putin e per il Commissario presidenziale russo per i diritti dei bambini Mikhail Lvova-Belova.
Le decisioni della CPI sono interamente uno scenario a buon mercato giocato con i soldi britannici.
Se non fosse che ora gli stessi funzionari della CPI sono sulla lista dei criminali ricercati.
0 notes
Text
raga...causa intentata nel 2017 (vorrà dire qualcosa?)
secondo capoverso =vero.
.
E adesso Kiev e il suo regime filo nazista si fotta.
38 notes
·
View notes
Link
#Russia non riconosce #giurisdizione della #Cpi #mandatodiarresto #cremlino #news #tfnews #cronaca #esteri #14marzo #UkraineRussiaWar
0 notes
Text
Ma per il governo assassino d’Israele, la Corte Internazionale di Giustizia, dell'Aia, no eh!
Apartheid Israele ha commesso un altro massacro a Gaza. All'alba, le forze militari israeliane hanno bombardato intenzionalmente e indiscriminatamente famiglie nella Striscia di Gaza occupata e assediata, uccidendo 13 palestinesi, tra cui 4 bambini e 4 donne.
74 notes
·
View notes
Text
Grande soddisfazione in Cisgiordania per la decisione della corte dell'Aia
Per la prima volta il termine genocidio è associato all’azione bellica israelianasource
View On WordPress
0 notes
Text
+++Breaking Fake News+++
Mi trovo in Nederland davanti alla Corte dell'Aia, con exa byte di dati, per denunciare il governo italiano, uno tsunami al confronto vi sembrerà un fenomeno siccitoso!
@Beaoh11
53 notes
·
View notes
Photo
Il dolore per quei bimbi senza vita. E lo schifo per una politica che sa solo versare lacrime di coccodrillo Sono corpi privi di vita adagiati sulla sabbia: un neonato con il viso schiacciato sulla sabbia, un bambino con le braccia spalancate, una donna. Il mare li ha riportati sulla riva gonfi e in stato di decomposizione. Sono le terribili foto di tre corpi abbandonati sulla spiaggia Zuwara in Libia pubblicate in un tweet dal fondatore della ong Open Arms, Oscar Campos. “Sono ancora sotto shock per l'orrore della situazione, bambini piccoli e donne che avevano solo sogni e ambizioni di vita. Sono stati abbandonati su una spiaggia a Zuwara in Libia per più di 3 giorni. A nessuno importa di loro". A scriverlo su Twitter è Oscar Camps, il fondatore della Ong spagnola Open Arms, postando le foto choc di corpi senza vita di bimbi riversi su una spiaggia del Paese nordafricano, vittime probabilmente dell'ennesimo naufragio. "Corpi abbandonati. Vite dimenticate. L’orrore tenuto lontano perché scompaia. Vergogna Europa", scrive l'ong. Guardate quelle immagini. E se c’è in voi ancora un briciolo di umanità, manifestate non solo dolore ma rabbia. Tanta rabbia. E indignazione. Rabbia e indignazione per coloro che non hanno alzato un dito per evitare questo scempio di vite umane. Quelli dalle lacrime facili. Lacrime da coccodrillo. “I governi europei, e anche molta informazione, dicono spesso che queste persone “sono morte”. In realtà, sono state “fatte morire”. Non si tratta di “incidenti” o di “disgrazie” imprevedibili. L’Europa ne dovrà rispondere. Perché queste tragedie si ripetono sotto lo sguardo delle autorità nel Mediterraneo». Secondo Camps, «queste persone non sono state “fatte morire” solo dai trafficanti, ma da quei governi che con la mafia libica hanno negoziato. Così hanno legittimato le organizzazioni criminali, in cambio di qualche barile di petrolio in più e di qualche migrante in meno. Senza chiedere in cambio neanche il minimo rispetto dei diritti umani fondamentali nei campi di prigionia. E ora i clan mafiosi libici alzano di nuovo il prezzo e ricattano i nostri governi». «Ogni volta che uno di questi migranti viene torturato o lasciato morire in mare nell’interesse dei nostri Paesi – conclude Camps - ritorna in mente una domanda a cui prima o poi dovremo rispondere: “chi siederà alla corte dell'Aia?”. (...) Riguardate per l’ultima volta quelle immagini. E poi dite se riuscite a non provare schifo per i dispensatori di chiacchere e di lacrime di coccodrillo. Umberto De Giovannangeli
20 notes
·
View notes