#corsa in pigiama
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mynameis-gloria · 1 year ago
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Cose di questa settimana che voglio fissare qui:
-domenica 21 visto concerto di Sam. Paz ze sco
- lunedi 22 andata a trovare mia sorella, è stato bello. Camminato, fatto cose da "pigiama party" ma nel pomeriggio, come unghie, maschera ecc ed è stato carino perché queste cose non le abbiamo mai fatte prima. Girato nella sua città, provato piatti squisiti, staccato la spina.
- martedì 23 sempre da lei, trekking e giornata in mezzo alla natura, post pranzo ripartenza verso casa.
-sempre martedì 23 nel pomeriggio, tra una corsa e l'altra per fare in tempo ed esser anche presentabile visto S, parlato e stati un po insieme. È stato bello ma anche strano, la mia testa è tornata a pensare. Dopo discussioni, rabbia, piantini, una pizza e dolcezza, la mia mente credo abbia fatto davvero chiarezza per la prima volta. Troppe emozioni quel giorno
- mercoledì 24 decisamente non la giornata migliore. Poche parole e voglia di star sola, possibilmente in un letto con tutti i miei pensieri. Bisogno di elaborare
-giovedì 25 riunione lavorativa, vecchi e nuovo volti, tornare è stato piacevole, buon umore e quasi curiosità. In fissa con Citadel
-venerdì 26 finito la fantastica signora maisel, ancora sono ferma lì. Tanta energia, un sole pazzesco, il mio corpo su lettino, mille commissioni, mille notifiche e un gran mix di vibezzz
-sabato 27, nonché oggi, iniziato ufficialmente a lavoro, felice e stanchina; Trovato scarpe da battaglia per affrontare questa stagione! Mangiato dei super coockies però alla fine niente spritz :(
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lamilanomagazine · 2 months ago
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Trieste: presentata la "Pigiama Run", corsa benefica del 20 settembre per sostenere i bambini dell'ospedale Burlo
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Trieste: presentata la "Pigiama Run", corsa benefica del 20 settembre per sostenere i bambini dell'ospedale Burlo  La mattina di lunedì 16 settembre in Sala Giunta è stata presentata in conferenza stampa la "Pigiama Run Trieste", evento sportivo benefico in programma venerdì 20 settembre. Sono intervenuti l'assessore alle Politiche del Patrimonio Immobiliare e dello Sport Elisa Lodi; la presidente LILT Trieste Sandra Dudine; per l'IRCCS materno infantile Burlo Garofolo Paola Toscani (... Leggi articolo completo su La Milano Read the full article
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viola-che-pensa · 6 months ago
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08 maggio 2024
Questa notte dovevo partire per andare in vacanza con Mamma e Elettra e Elena Vittoria e arrivavamo in Sicilia e in un piccolo hotel tipo Villa Maria tenuto da una famiglia all’hotel era molto vecchio e antico aveva delle camere molto belle con dei soffitti affrescati ma era tenuto abbastanza male Con pochissimi servizi per la colazione dovevamo portarci noi le tazze da casa. in quell’hotel avevo trovato una persona una della mia età che poteva essere del 69 che mi parlava dei suoi figli e mi chiedeva di Vittoria e di quanti anni avesse e io guardavo Vittoria che era piccola e dicevo che non me lo ricordavo, Simona Bonalumi (sembrava lei) mi chiedeva in quale anno fosse nata e io non me lo ricordavo. Poi guardavo EV, la accarezzavo, e mi stupivo di non ricordare niente. Poi rientrando in camera per vestirmi vedevo che la nonna aveva rimesso a posto tutti i bagagli e aveva lasciato la porta aperta, noi che eravamo in pigiama dovevamo riaprire le valigie per vestirci e io mi arrabbio tanto perché aveva lasciato la porta aperta e quindi c’erano tutti i documenti e i soldi a disposizione a rischio.
Noi dovevamo ripartire e andare a Roma a ritirare le chiavi di un appartamento in costiera amalfitana quindi ci vestiamo di corsa ma io non sapevo cosa mettere, mettevo sotto i vestiti un costume da bagno sopra volevo mettere dei bermuda ma il costume da bagno aveva dei pantaloni che erano sotto al ginocchio e non sapevano che scarpe mettere, chiedevo ad Elena Vittoria un consiglio. Poi andavamo a fare una colazione ad un tavolo rotondo e la cameriera invece di portarci il cibo ci portava via le poche cose che erano sul tavolo e allora mamma cominciava ad insultarla e la trattava malissimo e diceva un mare di parolacce e io lì pensavo che Mamma poteva avere quella malattia che toglie i filtri 
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cinquecolonnemagazine · 10 months ago
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Ho visto la Befana
I ricordi, si manifestano per associazioni. Ritornano dopo lunghe assenze, richiamati dal desiderio o dalla necessità di rivivere, di riappacificarci con il passato, con noi, o chissà perché. Questa mattina, mi sono svegliata nel 1958, in una casa in via Olivi, a Treviso. Casa modesta con piccolo giardino, tipica costruzione del dopoguerra. La cucina economica, smaltata, riscaldava quell'unica parte, il cuore, lo stomaco della casa. Gli inverni erano gelidi, ricordo un pigiama di flanella, mamma lo riscaldava ponendolo accanto al fuoco, mi spogliava e me lo faceva indossare. Poi, avvolta in una coperta, salendo di corsa la scala, mi accompagnava nel mio letto, precedentemente riscaldato con la boule d'acqua bollente. Mi svegliavo, durante la notte, con il naso ghiacciato, mentre il resto del corpo, era protetto da un piumone blu, gonfio, enorme, lo aveva confezionato mia nonna, sacrificando un discreto numero di oche. Oche che una volta arrostite, venivano conservate in vasi di vetro, coperte dal loro grasso. I vasi, sistemati nella stanzetta più a nord, un vero frigorifero! Solo nel 1962, arrivò a casa un mitico Zoppas… sogno di molte famiglie di allora. E vengo alle associazioni. Nella notte della befana, si svolgeva un rituale a casa mia. Prima di quella corsa verso il sonno, si preparava l'accoglienza per la vecchietta. Mamma quindi, lasciava sopra la stufa, una tazza di latte e un bicchiere di vino rosso (diceva che la befana avrebbe scelto, secondo gusto) e una bella fetta di pinza, dolce tipico per quella festa, tutt'ora in uso. Tutto ciò, serviva a rinfrancare la befana, prima che proseguisse nelle consegne… appesa al filo di ferro, sopra la cucina economica, si lasciava una lunga calza di lana rossa, confezionata a mano, la mattina seguente, per la mia gioia, la ritrovavamo piena di cose deliziose, sempre le stesse, ma molto desiderate e attese. Trovavamo anche un foglietto, con il ringraziamento della vecchia signora, per il dolce e il vino (il latte non l'aveva bevuto)… Momenti di gioia autentica, che costituiscono un deposito prezioso, inestimabile, assieme a molto altro. Un passato di cose semplici, di avvenimenti cardine, soprattutto di parole e insegnamenti trasfusi. L'anno dopo, un'amichetta, pensò fosse necessario avvertirmi che la befana non esisteva, come pure babbo Natale e la cicogna. Per me fu un duro precipitare dalla fantasia. E, ancora una volta, mamma corse ai ripari. Giusto o meno che fosse, dal punto di vista pedagogico, nella notte dell'epifania del 1959, mi provò che la befana era una realtà. Io la vidi! Entrò nella mia cameretta… e dal sacco, in via eccezionale, trasse una bellissima bambola di pezza, che lasciò sul comodino. Io finsi di dormire, il cuore andava a mille! La luce fioca dal corridoio, illuminava appena il suo viso, uno scialle nero le copriva i capelli, se i suoi tratti mi sembrarono quelli di mamma, accantonai subito l'idea. Quando chiuse la porta alle spalle, gridai con quanta voce avevo: "mammaaaa! La befana!!! Io l'ho vistaaaa". I miei genitori si precipitarono da me… papà in pigiama, mamma vestita a metà… condivisero la mia gioia e quella epifania, il meraviglioso dono di lasciarsi sorprendere, ancora. Foto generata con Copilot per Cinque Colonne Magazine Read the full article
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Alla Pigiama Run di Lilt 11mila di corsa contro tumori dei bimbi
Quasi 11mila persone in tutta Italia hanno corso o camminato ieri per le strade, in pigiama, per portare un messaggio di solidarietà e vicinanza ai bambini malati di tumore e alle loro famiglie. Ha battuto il suo record di iscritti la Pigiama Run, la corsa solidale promossa da Lilt che in questa edizione ha raccolto fondi per quasi 400mila euro.     Ieri la corsa-camminata ha riempito 24 piazze…
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astrawberrysguidetolife · 2 years ago
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05.04.79
“You change your name, you change your mind, and leave this fucked up place behind, but I'll know. Yeah, I'll know.”
Ellen sparisce dietro l'angolo col corridoio, una carezza sulla testa della figlia che sancisce l'inizio della fine.
«Lo faccio, Ash. E poi ce ne andiamo».
La bambina le sorride. Fa finta di starsene rannicchiata sul suo letto, le cuffie più grandi di lei a premerle sulle orecchie e proteggerla dai rumori della vita che va. Ma non dura molto. Appena la madre scompare dalla sua vista ecco che il corpo intorpidito si muove da solo, i calzini spaiati incontrano il pavimento gelido della stanzetta e le mani s'ancorano allo stipite della porta, e se potesse lancerebbe gli occhi in soggiorno come potessero diventare le stelle del gigante Thjazi tanto tempo fa.
È solo un mormorio sopito, un ruscello che riposa d'estate. All'inizio. È l'eco dei passi scalzi di una ragazzetta bionda che capisce e no, che interviene e no, che mantiene il tuo segreto con tutto ciò che ha invece di chiedere aiuto, la voce cadavere in una gola asciutta quando anche solo ci pensa.
E quando il tonfo sordo di ossa, pelle, muscoli, le parti morbide, deboli, fragili di un essere umano che si scontrano col freddo e col male e col buio, le arriva all'orecchio subito scatta in una corsa che pur di pochi metri le incendia i polmoni. Piccola contro la soglia in chiaroscuro del soggiorno, una figura che vorrebbe stagliarsi ma tremola come fiammella in autunno.
Lo sbattere d'ali della civetta in camera contro le sbarre le ricorda che deve fare qualcosa, foss'anche urlare, foss'anche...
Qualcosa. Non gelare come corpo morto. Stringere i pugni. Parlare, che Ronan ha paura del rumore delle corde vocali consumate.
«LASCIALA STARE» e prenditela con me, vorrebbe dire, che non ho la tua taglia ma forse ho il tuo fuoco,
la tua rabbia,
i tuoi occhi.
Il volto si tinge del freddo di Londra che sua madre ha voluto per lei, due borse piene e che non si chiudono sui sedili posteriori della macchina in vialetto.
Quel qualcosa che vola le sembra quasi un UFO o un presagio, ma lo allontana, dopo quel colpo di mano con cui a ferirla è la fede, uno scherzo del destino che è da vent'anni che porta al dito tutti i santi giorni.
Come un film disgraziato Ellen è l'eroe che con le tempie gonfie e le ginocchia che tremano la prende in braccio e la porta via, e tampona il sangue con le mani, con le maniche, con quello che può.
È un attimo, un sogno che quando apre gli occhi si scorda che è reale e le fa fare domande. La vede sorridere tra le palpebre socchiuse e sorride anche lei, anche se il labbro le brucia. Il frullio delle ali di Pearl e il nuotare sereno di Romeo le chiedono di voltarsi e accorgersi che va tutto bene, anche se è in pigiama a sorvolare l'autostrada, un'aranciata grande nel sottobicchiere dell'auto.  
«Che è successo, mamma?».
«Ce ne siamo andate».
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acciaiochirurgico · 2 years ago
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pensieri intrusivi insistenti che sto cercando di contrastare ogni giorno:
non lavarti, che senso ha? tanto le tue giornate sono sempre uguali: casa, lavoro, lavoro, casa, chi ti deve vedere?
sbagliato! devo stare bene con me stessa e per me stessa, a volte è difficilissimo trovare la forza di entrare nella doccia ma ci tengo troppo e quindi mi sforzo e mi trucco ogni mattina.
vai a lavorare in pigiama, tanto dormi con una felpa, dovresti solo metterti i pantaloni ci vuole meno tempo e sei poi comoda...
ugualmente sbagliato, reb. ti ricordi quando hai inziato quella fasetta depressivetta dove per metà della quinta superiore andavi a scuola con le stesso pigiama quasi tutti i giorni? ti ricordi quanto preoccupato fosse il tuo vicino di banco? ecco, è un campanello d'allarme quindi resisti.
mettere un piede giù dal monopattino in corsa mentre vado a lavoro per vedere che succede, per farmi male.
!!!!!!🚩 Il tuo cervello ti vuole sabotare perché stai conducendo bene la tua vita ma non ti senti all'altezza e come al solito vuoi una scusa che funzioni da via di fuga! NO. stai andando bene, avanti!
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rosanna-favia · 2 years ago
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Stasera verrei da te. Verrei da te. Verrei da te. Da te. Da te. Da te. Subito. Di corsa. No. Non subito, subito. Giusto il tempo di mettere un vestitino carino, il tacco alto, un po' di profumo... quei piccoli gesti che, ogni volta, si ripetono e ti ripetono, in silenzio: “Lo faccio per te, solo per te". Attenzioni celate da abitudini. "Dove sei?", ti direi. Una chiamata al volo. Seguita da un: "Se ti va.. Vengo". Parto. Vengo. Arrivo. Chissenefrega delle distanze, dell’ora, della Notte e il lavoro e la sveglia e... Cosa vengo a fare? Giura che non me lo domandi. Che domanda stupida! Inutile. Lo vuoi proprio sapere? Te lo devo proprio dire? Ok. Vengo ad annusarti. Vengo per rimanere fuori dalla macchina a parlare, per poi farti smettere di parlare perché ho solo voglia di baciarti. Vengo per farti dimenticare i problemi e per ricordarti l'urgenza di un "facciamo l'amore ovunque... anche qui. Dovunque sia.". Vengo perché, con gesti così, facciamo vent'anni in due e, ogni tanto, é bello avere vent'anni. Vengo per vederti sorridere e per sorridere insieme. Per sovvertire i pronostici e perché fare l'amore fa bene al corpo e all'anima e... Vengo perché l'URGENZA é vita che scorre, é adrenalina di averti, é desiderio che accende. Lontano da abitudini, obblighi e...
Ok. Faccio la doccia. VERREI, ma resto. Mi manca il coraggio. E poi c'è la paura che tu non sia lì, dove sono io. Allora mi spoglio, mi lavo, mi metto in pigiama e faccio la brava. Manco te lo dico che VERREI da TE. Ed é un peccato. Sarebbe stato Figo. Stanotte. La Notte. Te la saresti ricordata per sempre, una cosa così. Ti sono debitrice di un ricordo. La prossima volta, pago pegno.
Ciao. 'Notte.
(Letizia Cherubino, regalati frammenti d’Amore: La MIA Amante, Anche in versione DELUXE)
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a-dreamer95 · 3 years ago
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Come al solito, anche oggi mi sono dimenticata che sarebbe passato il corriere. Mi suona il campanello, esco di corsa ad aprire il portone, mi consegna il pacco e mi saluta: "Ciao bella!".
Io rimango sbigottita un attimo. Era oggettivamente un bell'uomo, così solare e sereno che è riuscito a mettermi di buon umore in quel momento, facendomi dimenticare in che "stato" fossi: sebbene fosse già il primo pomeriggio, indossavo ancora il pigiama, avevo i capelli scompigliati e sporchi e, ovviamente, portavo le pantofole ai piedi nonostante il tiepido caldo di primavera.
"Sai che... forse era ironico?" penso. "Forse voleva dirmi in modo gentile che stavo proprio messa male!". Oppure si rivolge così a tutte le donne, cosa molto probabile. Credo che, dopo i miei genitori e il mio ragazzo, chi mi abbia vista nelle peggiori condizioni siano proprio i corrieri. Beh dai, ci saranno abituati😂
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tulipanico · 4 years ago
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C'erano i panni stesi sul terrazzo quando ha iniziato a povere fortissimo. Sono corsa fuori per raccoglierli, dato che erano quasi asciutti, e mentre stavo staccando le mollette dell'ultimo indumento, mi sono fermata. Così, col busto e la testa protratti in avanti, verso il fuori, mi sono lasciata accarezzare dalle gocce fredde e sottili di pioggia. Le ho sentite infilarsi, come piccole dita, al di sotto della maglia del pigiama. Sono tornata dentro, i panni appena umidi tra le braccia e i capezzoli evidenti sotto al tessuto. Basta poco per farmi sentire viva e ci sarei voluta stare un'ora sotto quella pioggia. Ora mi sono concessa un cioccolatino sciolto dentro al caffè prima di farmi una lunga doccia calda.
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lamilanomagazine · 2 months ago
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Bari: il 20 settembre torna la "Pigiama Run" la corsa in pigiama organizzata dalla LILT - Lega Italiana per la Lotta con i Tumori
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Bari: il 20 settembre torna la "Pigiama Run" la corsa in pigiama organizzata dalla LILT - Lega Italiana per la Lotta con i Tumori.... Leggi articolo completo su La Milano Read the full article
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alepagni · 4 years ago
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La rana, la guardia e lo scorpione
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15/04/2021
La corsa di due giorni fa, dall'inizio alla fine, è stata la conferma di quanto il mio corpo rigetti questo genere di attività, come fosse un organo trapiantato che il sistema immunitario classifica come estraneo.
Non conta la passione che ci metto.
Dolori all'anca, fitte alla coscia e al ginocchio, il piede destro da metà percorso comincia a coprirsi di formiche, i polmoni si spalancano solo quando manca un chilometro alla fine. Un disastro.
Da quanti anni è che va così?
Comincio a correre, prendo sicurezza, riesco a farlo con un minimo di regolarità, poi puntualmente esagero, mi faccio male e sono costretto ancora a fermarmi per settimane. Mi rimetto in sesto, ricomincio e la forma sembra quella inesistente del primo giorno.
Tutto si azzera quando ti fermi, tutto il lavoro accumulato si smaterializza, evapora, come se non avessi mai corso. Alla fine stare all'erta è diventata la condizione di ogni uscita e questa specie di tensione si mangia grossi bocconi di quel piacere che spettava a me.
Forse c'entra o forse non c'entra, ma mentre soffrivo per l'infinita salita che sbuca a pochi metri da San Giovannone, mi è venuto in mente Ettore, che è scomparso pochi giorni fa.
Una vita intera passata a stare esattamente nel posto in cui intendeva stare, facendo solo ciò che voleva. Prima con il piglio irresistibile dello spregiudicato che se la gioca e poi con gli occhi arresi di chi guarda con tenerezza l'inevitabile ostinazione della propria natura. Così mi sono sempre immaginato che fosse, le poche volte che ho intercettato il suo cammino. E così ho sentito parlare di lui in paese, con altre parole, ma il senso restava lo stesso.
Era la favola della rana e dello scorpione, per intenderci.
Visto da angolazioni diverse vestiva i panni del barbone, del ricco finito in rovina, del matto, o del custode silenzioso di un vecchio paese al confine fra tre province. Chiunque lo guardasse, con qualsiasi sentimento, non poteva negare di avere davanti un essere libero, nel senso più animale del termine.
Il mio primo incontro con lui risale ai tempi del liceo quando andavo a studiare nella biblioteca comunale.
Quel giorno ero solo nell'ultima sala di lettura in fondo al corridoio. Mancava poco più di un'ora alla chiusura e il tardo pomeriggio di gennaio somigliava già alla notte.
Entrò quest'uomo alto, di un'età che non avrei saputo dire, barba incolta e un cespuglio di capelli che somigliava a un nuvolone pronto a vomitare acqua e bestemmie. Il parka militare che gli copriva le spalle senza calzare le braccia come un mantello, era in condizioni migliori del mio. I pantaloni di velluto a coste lasciavano intravedere attraverso piccole finestre sfrangiate altra stoffa sotto, una calzamaglia, un pigiama, qualcosa buono per sopportare il freddo.
Si guardò intorno tenendo in mano un grosso dizionario, poi si mise seduto a un tavolo al centro della stanza. Inforcato gli occhiali cominciò a sfogliare una pagina dopo l'altra senza soffermarsi mai per più di un paio di secondi su una definizione.
A un tratto si bloccò e alzò il capo nella mia direzione, in realtà senza rivolgersi a me, ma a qualcosa di invisibile che doveva trovarsi a un metro dalla mia postazione.
«Guardi, qua occorre fare silenzio per cortesia. Stiamo cercando di quagliare, ecco», assertivo e con voce misurata rimproverò pacatamente il nulla che occupava la sua traiettoria.
Io alzai gli occhi perplesso e mi guardai attorno cercando indizi di una qualche presenza. Eravamo gli unici utenti della stanza, immersi in un silenzio quasi totale.
Ripresi il filo di quello che stavo leggendo, cercando di schiacciare una risata fra i denti. Ma dopo pochi minuti con la coda dell'occhio lo vidi alzare di nuovo la testa dal suo tomo.
«Allora non ci siamo capiti», tolse gli occhiali e li appoggiò sul tavolo per dare consistenza alle parole, «io le ho chiesto di fare piano e lei disturba? Questo è un luogo per famiglie. Così proprio non va. Come la mettiamo?».
Con gli occhi completamente aperti, cercavo di individuare il suo interlocutore senza alzare il naso dal libro. Mi resi conto che si stava rivolgendo allo stesso vuoto indifferente di prima, a uno sputo da me, mentre intorno a noi non volava una mosca.
«Lei capisce che è una questione di educazione? Io le chiedo una cortesia e lei che fa? Ignora sfacciatamente le mie istanze!», stavolta alzò di qualche tacca il volume della voce sbattendo sul legno la mano aperta.
Ignorando chi fosse, ricordo che pensai: «ecco, ora questo mi ammazza…e siamo pure soli».
Ma era la persona meno pericolosa sulla terra, lo capii col tempo.
Una volta gli regalarono un'auto usata, una station wagon, una roba abbastanza spaziosa mi pare, forse una Passat – non c'ho mai capito un cazzo di macchine – in ogni caso una carcassa che fungeva da casa. Un amico mi raccontò che il benzinaio vicino al cimitero, di notte, per un breve periodo, lo lasciò sostare con l'auto nella sua stazione di rifornimento. Questo fino a quando, una sera, non si dimenticò di spegnere le pompe prima di chiudere.
Passata l'ora della cena, Ettore tornò alla sua casa a quattro ruote e cominciò ad aggirarsi intorno al distributore (è così che me lo sono immaginato. Come si fa quando una storia è troppo bella e non si hanno tutti gli elementi fra le mani, ma la si vuole comunque raccontare?). Forse prese a vagabondare fra i pochi oggetti lasciati incustoditi, a toccare un po’ qua e un po’ là, a premere pulsanti a caso, non saprei dirlo, ma si rese conto che una delle pompe era sbloccata e si mise di vedetta in attesa di clienti.
Il primo fu uno dei ragazzi del bar: «Oh Ettore, che fai?»
«Ciao bimbo, quanto ti metto?»
Dopo qualche secondo di perplessità il giovane gli chiese venti euro di benzina, sicuramente con un sorriso incredulo stampato sulla faccia e gli allungò una banconota blu.
Lui col fare un po’ sornione di chi manda avanti la baracca da anni, gli buttò lì un, «ma dammi cinque euro e siamo a posto», alzando le spalle per sottolineare che per lui non c'era alcun problema.
Il cliente ben contento si fece subito aggiungere altro carburante e corse a telefonare agli amici per informarli che al distributore del cimitero c'era Ettore che regalava benzina a prezzi ridicoli.
Nel giro di mezz'ora una fila di macchine aveva completamente invaso l'area di sosta e un pieno non veniva negato a nessuno.
«Dammi dieci euro e facciamola finita!»
«Bah, quanto mi vuoi dare? Facciamo venti via.»
«Per te stasera offro io. Insisto!»
E così via, per buona parte della notte. O almeno così si diceva in giro, quasi venti anni fa.
Va da sé che fu invitato a trasferirsi con la sua Passat (o quello che era) altrove e nei primi anni dell'università, quando la mattina presto prendevo il treno per Firenze, lo trovavo parcheggiato dietro la Stazione a dormire al posto di guida, con a fianco, sdraiata sul sedile reclinato del passeggero, la marmitta dell'auto, da tempo divenuta inutilizzabile.
Una delle ultime volta che l'ho incontrato, prima di trasferirmi a Siena, ci trovavamo entrambi di nuovo in biblioteca. Io collaboravo con loro per quanto riguardava le visite guidate, i corsi di alfabetizzazione informatica e la catalogazione libraria; lui era un utente fisso delle sale di lettura: arguto e simpatico, a volte intratteneva i presenti, altre volte gli assenti, sempre con le tasche piene di verità universali e massime di vita che avrebbero fatto impallidire il più navigato fra i filosofi.
Quel giorno stava seduto a un tavolo davanti al bancone del reference dando un'occhiata al giornale, mentre chiacchierava con l'allora responsabile dell'ufficio cultura.
«Come va Ettore?», gli domandò lui, non per cortesia, ma con sincera curiosità.
Ettore alzò gli occhi da una pagina di cronaca e visibilmente compiaciuto per ciò che stava per dire, rispose: «Eh Luigi, come va? A dire bene è abbassare la guardia!». E poi si rimise a leggere.
E oggi quella risposta, più o meno, è diventata il mantra pessimista per le mie corse e per troppe altre cose.
Godersi il momento, quando è un buon momento, sarebbe forse la scelta migliore.
Ma siamo fatti come siamo fatti, sia rane che scorpioni. E a volte non c'è rimedio a questo.
Alessandro Pagni
Ascolto: The Black Angels, Currency
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dudewayspecialfarewell · 4 years ago
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Correre Ho fatto la seconda operazione nel dicembre del 2015. Il mio scheletro ha sempre avuto la tendenza a deformarsi inspiegabilmente, e i pali che erano stati installati quando avevo 16 anni si erano rotti a causa di quella deformazione e dovevano essere cambiati.Ho fatto le auto donazioni di sangue da solo, andando a Rimini a donare il sangue che poi mi sarebbe stato rimesso dentro. Non dimenticherò mai il controllore che mi prendeva per tossico quando, sulla strada del ritorno, senza energie non riuscivo a parlare, nè a tirare fuori dalla tasca il biglietto che diligentemente avevo timbrato. O la faccia dei miei coinquilini che si rifiutavano di toccare quella montagna di carne che avevo comprato con i primi soldi guadagnati per rifare il ferro.In quel semestre avevo fatto 2 parziali per ciascun esame da dare nel semestre ( cioè 3). Purtroppo scoprì poco prima dell’ intervento che quei 6 parziali sarebbero valsi niente e avrei dovuto ridare gli esami al completo, come se non avessi fatto i parziali.Per fortuna sono stato operato, l’ intervento è andato bene. Potete cercare operazione T1 T2 scoliosi, su YouTube, ci sono i video. Non sono uno di quelli che si lamenta, ma per vari mesi dopo l’ intervento non ho avuto la sensibilità a tre dita e inoltre non riuscivo a muovere un braccio.Sono stato rimandato a casa con un buco sulla schiena, che senza mio padre non sarebbe mai guarito.Avevo 9 esami in nove mesi da fare per laurearmi in tempo. Al primo esame che ho fatto mi hanno chiesto un argomento che non era in programma e non muovevo un braccio. Ho preso 29 e prima ho salutato e poi ho preso i libri perché non riuscivo a fare le due cose insieme. Lezione numero uno: La vita è ingiusta. O impari a relazionarti con questo o perdi. La scelta sta a te: o ti lamenti, te ne vai, oppure setti traguardi ancora più altri in modo da sorpassare le aspettative, le ingiustizie, la supposta preparazione fisico/ mentale che dovresti avere. Se temi il dolore, tranquillo quello ci sarà sempre e comunque. Tanto vale renderlo utile.Come ho già detto mi avevano cancellato gli esami e ora ne dovevo fare 9 in nove mesi. Per fortuna per “ cambiare aria” avevo fatto domanda per l’ Erasmus a Praga ed ero stato accettato. Potevo aggiungere una sessione di esami in più e poter effettivamente dare un esame al mese.Sono andato a Praga senza muovere bene un braccio, terrorizzato dall’idea di cosa poteva fare il freddo alla mia schiena. Ricordo i ragazzi che andavano in discoteca e io che avevo il terrore di essere toccato dietro. Al mio arrivo a Praga l’ 8 Febbraio non erano passati due mesi dall’intervento.Fu in quel periodo che incontrai Michulas Pichanich. Ex manager della general Motors e di Disneyland Orlando, insegnava alla VSE.Insegnava International management e lo faceva di mercoledì Mattina, la prima ora dopo l’ Erasmus party della sera prima. Non sono mai andato ad un Erasmus party. Io avevo bisogno di passare gli esami.Andavo a letto alle 10.00 il martedì per svegliarmi alle 7.00 e arrivare puntuale a lezione. Ricordo una sera alle 3/4 am il coinquilino con cui dividevo la stanza è rientrato con una ragazza, e come da accordi me ne sono uscito, sul pianerottolo a ripassare con un libro. C’ erano delle persone di fronte che mi sfottevano per il fatto che avevo un libro, il pigiama ed evidentemente non avevo fatto ‘ festa” come loro. Molti di loro poi non avrebbero passato gli esami a fine trimestre. Lezione due. Non esistono scelte giuste. Ogni scelta ha un costo. Vuoi 30? Studia e non andare ai party. Vuoi andare a tutti i party? Non aspettarti di passare la sesssione.In quel periodo iniziai con una nuova abitudine. Camminare la sera. Camminavo fino a sudare, ogni sera sempre di più. Ero disabile. Non riuscivo a correre. Non potevo fare pesi. Non riuscivo a camminare, quindi decisi di camminare tanto. Ogni giorno. Alla fine del mio soggiorno a Praga facevo tranquillamente anche 12 km in una sera, e mediamente mai meno di 5.Continuai a camminare a Recanati, e poi in Slovacchia, e di nuovo a Recanati. Finché una sera di due anni dopo, c’ era la neve e avevo gli scarponi da montagna. Stavo come sempre tornando a casa a piedi quando decisi di provare a correre.Avevo “ A little prey for you” nelle orecchie e le scarpe sciolte. Dopo due passi caddi. Ma riuscivo a correre. Era possibile, il mio corpo lo reggeva. Per essere sicuro provai ad arrivare in fondo alla strada. Il mio corpo reggeva,Ho continuato ad allenarmi. In Romania iniziando anche a fare le flessioni e ho scoperto la montagna.Circa tre mesi fa, era una mattina di domenica come questa, ed ero molto arrabbiato così decisi di fare una passeggiata. Che decisi di allungare di 2 kilometri, poi di 10 e infine divenne una camminata di 48 kilometri. Non credevo di potercela fare. La sensazione di correre a metà percorso e sentirsi i polmoni scoppiare in petto è una cosa che non dimenticherò mai.Morale.Io ho meritato la corsa. Ho meritato di laurearmi con 91 con gli ultimi 9 esami fatti in 9 mesi con la media del 25. Do molta importanza nella mia vita a queste cose perché non era scontato le avessi. La gente mi guarda e dice “ eh ma adesso stai bene!”. Un fatto non scontato, Perché quello stare bene è stato determinato da una serie di passi, una serie di passi che non ho fatto stando bene.La verità è che stare bene non è affatto scontato. Lo stare bene è una continua condizione precaria, se non si settano obbiettivi più alti dell’ attuale condizione. Il benessere di una condizione in breve tempo diventa irrilevante, cancellata da problematiche o interventi esterni. Ai quali non si può dare una risposta giusta, o indolore, o bella. Semplicemente si cerca di non ignorare i problemi e risolverli al meglio ogni giorno.Pensare questo è stato un pò come ho fatto a mantenere quel “ adesso sto bene”
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mariposasky · 4 years ago
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Duck twins V
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                                SCENA V
- Che ti è successo?- fece preoccupata guardando la divisa del fratello sporca di fango.
- Niente, solo un incidente- fece lui tranquillo mentre scrollava il mantello.
- Incidente? E come sei finito in punizione?- fece scettica Della. Donald alzò lo sguardo un po' a disagio, voleva evitare di toccare quell'argomento.
Come spiegarle che il loro cugino e la sua combriccola di bulli avevano usato Levitazione su di lui per farlo cadere in una pozza di fango? E lui furioso si era scagliato contro di loro, ma un Prefetto era passato di lì giusto in quel momento, bloccandolo.
La fortuna di Gladstone lo aveva salvato ancora una volta rendendolo una vittima e Donald il bullo, quando invece era stato proprio il biondino a provocare.
E così Donald si era beccato una punizione, senza poter protestare.
- Donny, ricordi che avevamo promesso a zio Scrooge di non creare problemi?- disse lei con un sospiro intuendo la situazione.
- Io non ho promesso niente- affermò lui scocciato incrociando le braccia- Piuttosto, chi era quel tipo con te l'altro giorno a mensa?
Donald ricordò come lo studente e Della si divertissero insieme a mensa. Non aveva potuto fare a meno di scrutare con attenzione quel giovane falco.
- Uh?- sembrò smarrita, ma poi ci pensò su- Intendi Emil? È uno studente del terzo anno. Ci siamo soffermati a chiacchierare su alcune teorie.
- Non mi piace- commentò con una smorfia diffidente- Non sembra un tipo rassicurante.
Lei lo osservò e sorrise divertita.
- Donny, non sei cambiato, sei troppo apprensivo. Stavamo solo conversando, non ho mica intenzione di fare amicizia con lui. Mi ha accennato a un incantesimo in grado di raggiungere posti lontani in pochi istanti. Anche fuori dal nostro pianeta.
La frase catturò la curiosità del fratello, che la guardò intrigato.
- Tipo una Passaporta?
- Non credo, non ne esistono di così potenti. Una teoria dice che non sono stati i Babbani a raggiungere la Luna per primi, bensì uno stregone. Ne aveva parlato anche zio Scrooge, ricordi? Pensa se si riuscisse a scoprire questo incantesimo e metterlo in pratica.
- Vuoi andare sulla Luna?- la osservò sorpreso.
- Non solo- con gli occhi sognatori guardò un punto nel vuoto- Con un incantesimo simile, si potrebbe raggiungere anche gli altri pianeti. Ci pensi? Sarebbe fantastico! Scommetto che zio Scrooge ne sarebbe entusiasta.
- Pensavo che tu volessi esplorare questo mondo con me- commentò con un po' di delusione.
- La Terra è solo il primo passo- lei gli appoggiò una mano per tranquillizzarlo- Immaginati, saremo i primi paperi a esplorare nuovi orizzonti. La storia ci ricorderà per le nostre imprese straordinarie.
Donald scrollò le spalle.
- Per il momento mi interessa solo esplorare questo castello. Ho con me la mappa- tirò fuori dalla manica un rotolo di pergamena e la srotolò indicando dei punti segnati in rosso- Dobbiamo stare attenti o il Custode questa volta ci scoprirà.
- Tranquillo, porto sempre con me il Mantello dell'invisibilità.
- E io il Deluminatore- non era stato difficile portare l'accendino magico all'interno della scuola. Grazie al fatto che era caduto nel lago, non lo avevano perquisito il primo giorno.
I due paperotti ridacchiarono in maniera complice.
Era sempre stato così, da quando Donald aveva memoria. Solo lui riusciva a comprenderla appieno, e solo lei riusciva a capirlo senza parole. Lui e Della, complici e compagni di avventura, contro il mondo. Niente lo avrebbe cambiato.
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- Sono sicuro di aver sentito delle voci!- fece il Custode al professore.
- Tu dici sempre di sentire voci- commentò il professore con aria stanca e trascinandosi con la sua lunga tunica nera.
- Ma è la verità! E poi le cose si spostano, in continuazione!
- Siamo in una scuola di magia, mi sembra ovvio- fece sarcastico.
- Le dico che ho visto due figure muoversi nei corridoi poco fa. E mi hanno mangiato pure la torta che avevo lasciato sulla mia scrivania.
- Ed era anche disgustosa- sussurrò una vocina nel vuoto. Ricevette una gomitata dalla paperotta insieme a lui.
- Shhh- fece cenno di zittirsi e non muoversi. Erano a pochi passi da loro. Un soffice telo trasparente li nascondeva.
- Deve controllare, io... !
- … Devo?- ripeté il professore inarcando il sopracciglio.
- Volevo dire... potrebbe verificare la presenza di qualche intruso?- si corresse il Custode intimidito. Il professore di pozioni non era certo quel tipo di persona che gli si poteva ordinare qualcosa senza finire trasformati in una rana.
- Che sia l'ultima volta- fece il professore estraendo la sua bacchetta- Odio essere disturbato quando sono nella mia stanza.
- Don, dobbiamo andarcene subito- disse Della al fratello e tenendo il mantello sulle loro teste, lo trascinò via. Donald nella fretta andò a sbattere contro un'armatura causando del frastuono.
- Ha sentito?- esclamò la voce del Custode poco lontano- C'è qualcuno che si nasconde! Sicuro che è qualche studente!
- Ora vediamo...- il professore si avvicinò a passo veloce.
- Presto, presto!- esortò Della correndo con il fratello. Arrivarono al bivio dove si separavano le strade per le loro Case. Dietro di loro arrivavano i due uomini- Cosa facciamo?
- Di qua- Donald prese sua sorella e raggiunsero i sotterranei da dove si entrava ai Serpeverde. Si fermarono davanti all'ingresso di pietra- Presto, entra! Non deve vederti uscire dal mantello!- Donald spinse la sorella ad andarsene.
- Ma... tu come farai?- fece preoccupata Della mentre pronunciava la parola d'ordine.
- In qualche modo me la caverò. Non riusciranno mai a trovarmi con questo mantello.
- D'accordo, stai attento!- Della entrò nella sala comune dei Serpeverde prima che arrivassero i due uomini.
- Le tracce portano qui- fece il professore e si guardò intorno.
Donald rimase immobile sotto il mantello, poi appena i due guardarono altrove, lui sgattaiolò via, su per le scale. Cercò di raggiungere il dipinto che portava alla sala comune dei Grifondoro. Sussurrò la parola d'ordine, ma i due uomini che lo avevano raggiunto videro aprirsi l'ingresso. Donald si precipitò con il fiato in gola. Non doveva farsi beccare. Non era solo per l'ennesima punizione che gli avrebbero affibbiato, ma anche perché avrebbero scoperto del mantello magico e gliel'avrebbero confiscato. Impedendogli quindi di poter perlustrare il Castello senza problemi. Senza contare che lo zio Scrooge sarebbe stato informato dell'accaduto e avrebbe scoperto che gli avevano preso il mantello dal suo baule.
Donald raggiunse il dormitorio e si sfilò il mantello nella corsa nascondendolo sotto la camicia. Una volta dentro cercò di infilarsi sotto le lenzuola del suo letto con tutti i vestiti addosso.
Mickey, che aveva il letto vicino al suo, si svegliò al suono della porta che si apriva e lo vide passare come una saetta.
- Donald?- bisbigliò- Ma cosa... ?
Nel giro di qualche secondo la porta si spalancò bruscamente svegliando gli altri tre studenti.
- In piedi!- fece il professore in tono autoritario e accendendo le luci.
- Cosa succede professore?- fece Mickey alzandosi e mettendosi davanti al letto di Donald come cercando di coprire il fagotto sotto le lenzuola. Il paperotto nel frattempo era sotto le coperte e cercava di cambiarsi velocemente.
- Ho motivo di credere che ci sia un intruso o qualcuno che si diverte a girare per il castello durante il coprifuoco- disse l'uomo scrutando la stanza.
Un gallo rosso mormorò di malumore in spagnolo con gli occhi che gli si chiudevano. Anche il pappagallo verde teneva a fatica gli occhi aperti.
- Professore, qui non c'è nessuno- disse Mickey facendosi l'ignaro- Lo avremmo sentito.
- Yawn- sbadigliò Goofy stiracchiandosi- Chi? Cosa?
- Allora ho modo di pensare che qualcuno di voi cinque era in giro stanotte- poi però si accorse che solo quattro studenti erano in piedi, un topo, un cane, un pappagallo e un gallo- Dov'è il vostro compagno?
- Donald? Yuk, sta dormendo- fece Goofy ignaro di quanto stesse accadendo- Se vuole lo sveglio.
- No, non è il caso!- fece subito Mickey dando un colpetto a Goofy e bloccandolo gli fece l'occhiolino- Donald ha il sonno pesante e si infuria quando viene svegliato- il professore cercò di avvicinarsi, ma Mickey cercò di braccarlo con un sorriso titubante- Mi creda, ha un pessimo carattere.
- Non m'interessa!- il professore si avvicinò al bozzolo nel letto- Duck, svegliati!
Passarono qualche secondo, prima che dalle lenzuola uscì la testa del paperotto. Aveva le piume arruffate e gli occhi assonnati. Non disse niente, ma si vedeva che era di malumore quando si alzò dal letto con indosso il suo pigiama.
Il professore lo scrutò con attenzione toccandosi i lunghi baffi.
- Quindi mi confermi che c'eravate tutti?- chiese al topo. Mickey annuì.
- Certo, stavamo giocando a... Spara Schiocco! E poi siamo andati a dormire- fece un largo sorriso e diede un colpetto al cane spilungone- Vero Goofy?
- Eh? Oh sì... Donald è pessimo a Scacchi, quindi abbiamo optato per Spara Schiocco.
Donald dalla sua postazione fece una smorfia offesa, ma cercò di non farsi notare. Il gallo e il pappagallo li osservarono in silenzio.
- Voglio credervi. Per il momento- disse il professore, mentre si avviava fuori dalla stanza- Ma sia chiaro che se scopro che mi hai mentito, Mouse, sia tu che tutti gli altri finirete in guai seri.
Detto questo, il professore se ne andò.
- Ma che gli è preso?- fece il gallo rosso sbadigliando e tornando a dormire. Lo seguì anche il pappagallo.
Donald guardò Mickey con interrogazione. Aveva mentito al professore, era chiaro a tutti, Donald non si univa mai a loro per giocare. Ma allora perché inventarsi quell'assurdo alibi? Forse voleva qualcosa in cambio?
- Non ho idea perché eri fuori, però sta tranquillo, il tuo segreto è al sicuro- gli bisbigliò il topo- Ma la prossima volta sta più attento.
Poi sia Mickey che Goofy tornarono a dormire. Donald li osservò sorpreso.
Forse... non erano così male, dopotutto.
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giovaneanziano · 5 years ago
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Daniele cosa ti spinge ad andare a fare la corsa della befana con un cappello improbabile a -1? Dimmi Daniele, cosa ti spinge ad uscire col freddo che in pigiama a giocare con la switch si stava DA DIO DANIELE PORCAPUTTANA
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infinitoneimieipensieri · 5 years ago
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Capitolo 1:
Era una giornata di merda, avevo litigato con mia madre e con mio fratello! Nessuno mi capiva.
L’unica mia speranza era ritrovarmi in Margherita, la mia migliore amica. Con lei passavo tutte le mie giornate.
La chiamo. “Ehi Marghe a che ora vieni da me?” - “pizza e Netflix alle 19.30, la solita wustel e patatine?” - “Come farei senza di te. “ le dissi.
Lei era l’unica che c’era sempre stata, l’unica che mi comprendeva anche quando il mondo intero mi stava voltando le spalle! Non è facile trovare un’amica come lei al giorno d’oggi.
Erano le 19 , mi misi la mia tuta-pigiama da drago, verde, con la zip davanti e l’enorme coda a zigzag dietro; anche Marghe l’aveva come la mia ! L’avevamo comprata da H&M un anno fa.
Arrivarono le 19.30 e suonò il citofono! Urlo “Filippo vai ad aprire”, Phil era mio fratello, più piccolo! Lui non era come Leonardo, il primogenito! Phil era sempre dalla mia parte, forse perché anche io sono sempre stata dalla sua. Poi mi ricordo che ero sola in casa, quindi andai ad aprire. Un uragano di gioia entrò in casa. La mia Marghe! Pronta sempre a risollevarmi, ogni volta che le mie giornate sembravano buie. Ci mangiammo la nostra pizza special e vedemmo una serie tv su Netflix. Stavo bene. La conosco da quando eravamo minuscole perchè mia nonna abita alla casa accanto alla sua. Eravamo come sorelle da piccine, avendo la stessa età facevamo i compiti insieme, ci scambiavamo vestiti, trucchi etc. Finita la nostra pizza special, tra un pettegolezzo e un altro, mi arriva una notifica.
“Francesco ha iniziato a seguirti.”
Andiamo io e Marghe a vedere il suo profilo. Si trattava di un gran pezzo di gnocco. Addominali da paura, occhi verdi e un ciuffo biondo. Scorsi un po’ di foto e me ne innamorai a prima vista. Fatto un po’ di stalking sul tizio in questione, scoprii che abitava su un paesino accanto al nostro. Pensai: “ma dove ti sei nascosto per tutto questo tem....”
NUOVO MESSAGGIO DA FRANCESCO
Apro immediatamenteDopo i primi classici messaggi ci iniziamo a conoscere.
Si erano fatte le 2.00 di notte, Marghe già stava sognando sul divano mentre io, accovacciata sul pavimento cercavo di autoconvincermi che il ragazzo non mi stava “prendendo”, ma sbagliavo. Già fantasticavo un futuro insieme a lui.
La sveglia suonò! Erano le 8.15 di mattina! CAVOLO HO DORMITO SUL PAVIMENTO! CHE MAL DI SCHIENA ACCIPICCHIA! E MARGHE DOV’È?
Mi alzai, andai in cucina e la trovai a sfornare pancake con la Nutella! La adoravo. Mentre li mangiavo mi sono infilata il primo costume che ho trovato nell’armadio e scappai di corsa fuori casa. Ovviamente prima salutai Marghe.
Lavoravo nella piscina comunale del mio paese, non perché mi servivano soldi, anzi! La mia famiglia è sempre stata assolutamente presente in questo! Lavoravo per mettere i soldi da parte nel mio conto in banca. Mi piaceva sapere di avere soldi tutti miei li.
Arrivata in piscina, iniziai a pulire come tutte le mattine. Era particolarmente caldo quella mattina, ma non potevo non farlo! Finito il mio dovere mi andai a godere un bellissimo succo alla pesca. Il mio preferito.
Dopo pranzo, verso le 15, iniziarono ad arrivare molte persone! Erano le 15.35, avevo appena mandato un sms a Marghe quando arrivò un gruppo di ragazzi e ragazze. Mai visti prima d’ora.
Di solito quando arrivano persone nuove mi chiedono sempre informazioni su pagamento, spogliatoi, regolamento etc, ma questi non lo fecero.
Arrivò l’ora di chiusura e arrivò anche il mio capo! Mi diede i soldi della giornata e mi disse una cosa insolita: “Quando hai fatto, chiamami che dobbiamo parlare.” Annuii e mi misi a fare le ultime cose.
Avevo fatto, lo raggiunsi, ero un po’ titubante su ciò che doveva dirmi.
Vidi il mio capo seduto su un tavolo con un ragazzo, di spalle, non era un ragazzo qualunque. Anche se stava di schiena sembrava che già lo avevo visto da qualche parte o incontrato!
“Devo dirti che da oggi non sarai più sola a gestire la piscina, ti affiancherà questo ragazzo: Francesco; è nuovo nel mestiere quindi i primi 10 giorni starà insieme a te ad imparare. “
Era proprio lui! Non potevo credere ai miei occhi
E ora?
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