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#convento della croce
abatelunare · 24 days
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Di film che bisogna assolutamente sconsigliare (attenzione: spoiler)
Oggi vi devo assolutamente sconsigliare un film. Perché io robe balorde a quel modo le ho viste davvero poche volte. Vi dirò anche come va a finire, perché altrimenti non si può comprendere il mio disgusto. Quindi abbiate pazienza. Cecilia è una suorellina tanto piccina, tanto bellina e tanto ammodino. Si reca in Italia per prendere i voti e iniziare una nuova vita. Nel convento che la ospita c'è però qualcosa di bizzarro. Tanto è vero che la nostra rimane incinta. E senza aver conosciuto uomo, come si dice in gergo. Tutti gridano al miracolo. Ma la realtà è ben più raccapricciante. Nel convento vive un prete con un passato da genetista. Ha fatto venire lui Cecilia in Italia perché l'ha prescelta. Dovete sapere, infatti, che in una teca custodiscono uno dei chiodi con cui Gesù venne fissato alla croce. Il folle religioso ne ha ricavato il DNA e ha tentato di ingravidare diverse suore perché mettessero alla luce il Salvatore. Con Cecilia l'insano progetto ha avuto successo. Lei, però, non ci sta. Ammazza madre superiora, prete, vescovo e finanche neonato. Come si può constatare, trattasi di cagata siderale. La regia non è nemmen disprezzabile. Ma la storia è immangiabile. Tanto più che verso la fine la vicenda imbocca la Via della Truculenza. Sangue ne scorre decisamente tanto. E la suorellina, che sembrava così remissiva, si rivela una tigre di quelle che graffiano assai. Ultima notazione: chi decida di farsi del male e guardare Immaculate, sappia che dovrà servirsi dei sottotitoli. Perché la predestinata intuisce vagamente l'idioma nostro, ma non ne spiccica mezzo termine. Di consegenza, lei parla inglese e gli altri parlano inglese a lei. Non so come, ma dopo questa immondizia dovrò rifarmi la bocca. Per fortuna basterà poco. Per fortuna.
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gcorvetti · 1 year
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“Senza deviazione dalla norma, il progresso non è possibile.”
Recita una frase, una delle tante, dello Zio Frank (Zappa) come tante altre che si trovano nelle ore ed ore di interviste che sono online e sicuramente ne esistono altre che non sono online. Analizzando la frase la parola "norma" si riferisce a tutto quello che viene normalizzato o sdoganato nella società, ma tutto quello che noi singolarmente sappiamo lo abbiamo acquisito dai libri, da qualcuno che ce l'ha spiegato o dalla nostra esperienza personale, oltre a concetti che vanno inculcati attraverso regole non scritte nella società. Tutto questo è una norma, in alcuni casi un dogma vero e proprio insito nella nostra mente. Oggi leggevo un post di un contatto di FB su Alda Merini e i manicomi come luoghi dove le persone 'diverse' venivano rinchiuse perché considerate pazze, sappiamo che anche lei ha subito questa angheria, ricordo il film The Magdalene sisters storia vera di reclusione di ragazze che non si adattavano alla società, se non erro, Irlandese e venivano infilate in questo convento dove venivano fatte lavorare come schiave e maltrattate. La società odierna è basata su delle norme non scritte che determinano l'andamento del vivere pacifico, norme a dir poco stupide, di inquadramento di castrazione verso l'individuo, certo non tutti hanno un carattere forte o il coraggio di agire di testa propria e chi ha questo elemento viene in qualche modo messo al confino, esiliato, additato come matto. Chi non si conforma alle regole viene escluso, non da un ordine superiore ma dalla società stessa che altre non sono che le persone che ci circondano, spesso quelle che conosciamo o almeno crediamo di conoscere. Nell'ambito musicale la norma è il mainstream, il flusso principale, che è dettato dai mass media, da quando esiste la radio più o meno, determinando il gusto dell'ascoltatore, ma chi lo dice che è così? Se un ascoltatore medio sente Pithoprakta di Xenakis, posto la composizione alla fine, dopo una trentina di secondi dice "questa non è musica", ultimamente c'è la famosa frase in bocca a tutti "che musica di merda". Questo perché tale composizione esce dal raggio di azione della norma imposta dai media, certo sappiamo benissimo che un ascoltatore attento e aperto a nuove sonorità non dirà mai una cosa del genere, ma nell'omologazione alla norma sonora in pochi oramai hanno l'ardire di un ascolto senza preconcetti, ci sono per carità ma sono pochi, pochi che hanno anche il tempo (parola che ha un significato fortissimo) di sedersi e ascoltare con attenzione quello che viene proposto o consigliato, tanti tantissimi sono rinchiusi in un loop di genere, il rock, il metal, il blues, e non vedono altro, ci sono quelli che vivono nel passato alla frase "non c'è più musica buona e l'unica è quella di una volta", quelli che guardano al tecnicismo del musicista spesso virtuoso e pensano che la musica sia una gara di velocità, quelli che se c'è una distorsione saltano per aria, quelli delle fanbase che sono come i tifosi di una squadra di calcio che se tocchi i loro idoli parte la shit-storm, ecc ecc. Ma tutto questo è norma, è rinchiuso nel dogma e nelle menti, chi può dire che quella è musica e un'altra no?
"Ma i gusti sono gusti e devi rispettarli" frase di convenienza detta da chi ha capito che sta davanti a chi ne sa di più e non vuole più discutere perché non ha più argomenti, un pò come "il cliente ha sempre ragione" come se il cliente ha mai lavorato in un ristorante e sa cosa vuol dire; il tuo gusto è determinato da quello che ascolti, se ascolti 100 band mainstream in croce dai vari media di distribuzione, spotify incluso, il tuo gusto è limitato a quello, quindi cazzate che i gusti sono da rispettare, ti rispetto se prima di parlare ti ascolti centinaia e centinaia di ore di musica, senza schippare, come ho fatto io, o se ascolti con attenzione e senza pregiudizi quello che ti consiglio, come faccio io se tu mi consigli un brano. Ieri nel solito video di Silvestrin lui parlava di coraggio, ci vuole coraggio a sperimentare, a proporsi con musica che non è la solita solfa, ecc ecc, ha tirato anche in ballo Battiato che negli anni 70 faceva sperimentazione, nulla di nuovo per le tecniche che usava, cose che venivano fatta nei decenni precedenti, ma con la particolarità che erano fatti in Italia in un periodo storico musicale importante, appunto gli anni 70. Penso che a distanza di 50 anni, più o meno, siamo esattamente in quella fase dove ci vuole coraggio a fare e proporre sonorità diverse da quelle che la norma impone, è vero ho fatto un giro larghissimo per arrivare a questa frase :D, magari senza inventarsi la ruota o senza proporre nulla che non sia stato fatto ma semplicemente non è mai stato ascoltato dalle persone che ci sono in questo momento, l'umanità ha una progressione generazionale quelli che c'erano 100 anni fa non ci sono più quindi è logico che le persone che vivono ora magari non hanno mai ascoltato Stockhausen per esempio. Ma con tutto questo coraggio che mi sento di avere in questo momento della mia vita mi sorge il dubbio che il lavoro che sto portando avanti di ricerca e sperimentazione vada in fumo semplicemente perché sono uscito dalla norma, che non è la pasta o l'opera di Bellini (anche se ci potrebbe stare ho fatto il liceo musicale Vincenzo Bellini, coincidenze? :D hahahah). Nel dubbio mi sento comunque di stare percorrendo la strada giusta e per non saper ne scrivere e ne leggere vado avanti come un mulo coi paraocchi, anche solo semplicemente per andare contro corrente, per anticonformismo. La parola a Xenakis, ci metto anche Stockhausen
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personal-reporter · 1 year
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Custodi di arte e fede: Basilica di Santa Croce a Firenze
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Il cuore della storia della città del Medici e una delle chiese più amate del mondo… La Basilica di Santa Croce è da sempre la chiesa dei fiorentini, infatti fu proprio la cittadinanza a finanziare i lavori di costruzione alla fine del Duecento. Alle origini collocata fuori dalle mura cittadine, la basilica venne  edificata su una chiesa francescana,  molto probabilmente su progetto di Arnolfo di Cambio. Se la facciata, in stile gotico rivisitato, risale alla metà dell’Ottocento, l’interno della chiesa ospita la cappelle riccamente affrescate dedicate alle prestigiose famiglie  che ne finanziarono la costruzione e molti monumenti funebri di illustri fiorentini. Fra le tante opere della Basilica la più importante è il Crocifisso di Donatello, causa di una disputa fra l’artista e Brunelleschi che, trovandolo “rozzo e contadino”, ne fece uno più bello. Altre importanti opere sono l’Annunciazione Cavalcanti di Donatello e il Pulpito di Benedetto da Maiano, oltre a una Cappella Medici, opera di Michelozzo. La Basilica di Santa Croce,luogo di sepoltura di benestanti cittadini di Firenze, divenne dall’Ottocento un vero e proprio Pantheon di artisti e letterati, con nomi come Michelangelo, Galileo, Leon Battista Alberti, Vittorio Alfieri, Ugo Foscolo che riposano nella chiesa. Fu progettato un grandioso monumento per il più grande dei poeti della città di Firenze, Dante Alighieri, ma la sua salma restò nella città di Ravenna dove era morto in esilio. Da vedere sono il Monumento funebre di Carlo Marsuppini, realizzato da Desiderio da Settignano, la tomba di Michelangelo disegnata dal Vasari, il Monumento funebre di Vittorio Alfieri di Antonio Canova, il Monumento a Niccolò Machiavelli, un esempio di neoclassicismo fiorentino. Il Museo dell’Opera di Santa Croce è parte integrante del complesso della chiesa e dei chiostri adiacenti, fu istituito nel 1959 in spazi precedentemente occupati dal convento e accuratamente restaurato dopo i danni provocati dall’alluvione del 1966, e ospita splendide opere d’arte di scuola fiorentina. Capolavoro assoluto della storia dell’arte è il Crocifisso di Cimabue collocato nel Refettorio trecentesco, simbolo del passaggio alla pittura moderna, mentre gli interventi cinquecenteschi alla chiesa avevano coperto splendidi affreschi di Taddeo Gaddi e dell’Orcagna, che ora è possibile ammirare nel museo. Arricchiscono il patrimonio di Santa Croce una collezione di terracotte invetriate dei Della Robbia, una scultura in bronzo dorato raffigurante San Lodovico di Tolosa di Donatello, alcuni dipinti e arredi lignei. Gioiello architettonico del complesso è la Cappella Pazzi realizzata da Brunelleschi, un gioiello rinascimentale che vanta anche decorazioni di Desiderio da Settignano e Luca e Andrea della Robbia, cui si accede dallo splendido chiostro trecentesco del convento. Read the full article
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italiaefriends · 9 days
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"La Scuola del cuoio di Firenze dove l'antica arte della lavorazione del cuoio continua" di Riccardo Rescio
La Scuola del Cuoio di Firenze è un’istituzione storica che incarna l’eccellenza italiana nella lavorazione del cuoio.Fondata nel 1950 da Marcello Gori e da suo cognato Silvano Casini, si trova in Via San Giuseppe 51, alle spalle della Basilica di Santa Croce, in quello che era il noviziato dei Frati Francescani, sempre all’interno del convento di Santa Croce.La scuola, oltre a offrire corsi di…
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lamilanomagazine · 3 months
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Palermo: restaurati gli affreschi della Caserma Ruggero Settimo e la "Cavallerizza" di Palazzo dei Normanni
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Palermo: restaurati gli affreschi della Caserma Ruggero Settimo e la "Cavallerizza" di Palazzo dei Normanni. Completati i lavori di recupero in due edifici di valore storico a Palermo. Grazie alla collaborazione tra l'Esercito Italiano e la Soprintendenza per i Beni culturali e ambientali del capoluogo siciliano, nell'ex convento di San Francesco di Paola, oggi caserma Ruggero Settimo, è stato possibile restaurare cinque dei nove affreschi rinvenuti sulle pareti dell'ingresso della sala della Congregazione dell'Immacolata, ricoperti da uno spesso strato di intonaco. Giunti a conclusione anche i lavori di recupero della "Cavallerizza" di Palazzo dei Normanni, ubicata all'interno del bastione che accoglie i giardini pensili dell'Assemblea regionale siciliana e attualmente in uso al Comando militare Esercito "Sicilia". L'immobile torna al suo antico splendore dopo un'importante opera di riqualificazione, che ha consentito lo sgombero del grande spazio interno dalle strutture prefabbricate e la riqualificazione della scuderia reale in un salone monumentale per le conferenze. «Grazie alla proficua collaborazione tra istituzioni civili e militari – ha detto l'assessore regionale ai beni Culturali e identità siciliana Francesco Paolo Scarpinato - siamo riusciti a recuperare nell'ex convento di San Francesco le decorazioni di importante valore storico e artistico, che si pensava fossero perdute. La disponibilità e sensibilità degli uomini dell'Esercito Italiano e il lavoro svolto con professionalità e dedizione dalla Soprintendenza, ci incoraggia a proseguire questa fruttuosa collaborazione. Per quanto riguarda il recupero della Cavallerizza di Palazzo dei Normanni, grazie al progetto redatto dalla Soprintendenza è stato possibile dare corso ad una definitiva sistemazione e valorizzazione degli spazi». Nel caso della Caserma Ruggero Settimo, le scene raffigurate rappresentano momenti della passione e resurrezione di Cristo: Gesù nell'orto degli ulivi, la flagellazione, la crocifissione, Gesù muore sulla croce, Cristo risorto, Cristo risorto appare alla Madonna, ascensione di Gesù Cristo, la Pentecoste, la morte della Vergine. Per quanto riguarda la Cavallerizza del Palazzo Reale ci sono voluti 265 giorni per completare il restauro, eseguiti dalla ditta Cassano srl di Mazara del Vallo. I lavori, finanziati con 720 mila euro attinti dalle risorse del "Piano sviluppo e coesione 2014-2020 " della Regione Siciliana, sono stati svolti nell'ambito dell' accordo sottoscritto nel 2020 tra l'Assemblea regionale siciliana – Fondazione Federico II e il Comando militare Esercito "Sicilia" per la valorizzazione e la fruizione culturale degli ambienti, sino ad oggi inaccessibili, grazie al progetto redatto dalla Soprintendenza per i Beni culturali e ambientali di Palermo. Gli interventi hanno riguardato il rinvenimento di una pavimentazione cinquecentesca, mantenuta a vista; l'adeguamento energetico dell'edificio, oltre alla spazzolatura, pulitura e consolidamento delle pareti, con la collocazione di nuovi infissi in legno e degli impianti. Nel corso degli scavi archeologici all'interno della Cavallerizza sono state trovate tracce di pavimentazione preesistente, ancora in corso di studio. «Grazie a quest'intervento - ha detto la Soprintendente di Palermo Selima Giuliano - è stato possibile consolidare le strutture, recuperare l'autenticità del luogo, migliorandone l'accessibilità, ma soprattutto arricchire l'offerta culturale della città che si riappropria di un bene storico».... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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carmenvicinanza · 6 months
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Odette Brailly
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Odette Brailly è stata la più famosa agente dei servizi segreti britannici, passata alla storia per i suoi atti eroici durante la seconda guerra mondiale, è stata una delle donne più decorate di tutto il conflitto.
Insignita della Croce di George, ha ricevuto diverse medaglie al valore, era stata nominata Dama dell’Ordine dell’Impero Britannico e in Francia, aveva ricevuto la Legion d’Onore, la più alta onorificenza del paese.
Nata ad Amiens il 28 aprile 1912, quando suo padre perse la vita nella battaglia di Verdun, venne affidata a un convento dove a otto anni si ammalò di poliomielite che la rese quasi cieca per molti mesi.
Nel 1931 aveva sposato Roy Patrick Sansom, con cui si era trasferita in Gran Bretagna, dalla loro unione erano nate tre figlie.
Quando il marito venne richiamato in guerra, rispose a una richiesta dell’Ammiragliato che invitava chiunque fosse in possesso di cartoline o foto  delle coste francesi a inviarle per scopi militari.
Aveva allora spedito le sue foto di Boulogne sur Mer, dove aveva abitato per lungo tempo, insieme a una lettera di accompagnamento in cui spiegava di essere francese e di conoscere bene la zona. Per un errore di indirizzo la lettera era finta in mano al SOE (Special Operations Executive), che l’aveva reclutata come agente segreta.
La sua prima identità era stata quella della vedova Odette Métayer, col nome in codice di Lisa, ebbe l’incarico di trovare a Auxerre una casa sicura per accogliere e aiutare gli agenti di passaggio. Ha condotto operazioni di spionaggio e sabotaggio nelle aree occupate dalle potenze dell’Asse.
Nel 1942 aveva lavorato come corriere agli ordini del capitano Peter Churchill, che era a capo dell’organizzazione Spindle. Si era occupata di procurare viveri e al mercato nero e di paracadutare armi ed equipaggiamenti destinati ai vari gruppi di resistenza. 
Quando i tedeschi occuparono la zona sud della Francia, venne arrestata.
Rifiutatasi di parlare venne portata a Parigi, nella sede dell’SD, il Sicherheitsdients tedesco che si occupava del servizio di spionaggio, dove venne interrogata e torturata per due settimane di fila.
Nella sua biografia racconta che le vennero strappate le unghie dei piedi, che venne bruciata sulla schiena con un ferro rovente e che a torturarla fu sempre un giovane francese, probabilmente malato di mente.
Le spie non erano tutelate dalla Convenzione di Ginevra, non erano prigioniere di guerra, potevano essere giustiziate in qualunque momento.
Nel maggio 1944, dopo più di un anno di detenzione a Fresnes, indebolita e ammalata, venne trasferita in Germania insieme ad altre sette agenti. Era l’operazione ‘Nacht und Nebel’ (Notte e nebbia), faceva parte dei prigionieri politici condannati a morte che sparivano senza lasciare traccia.
Nel luglio dello stesso anno, venne trasferita a Ravensbrück da sola, le sue compagne erano state tutte uccise. La lasciavano in vita soltanto perché aveva millantato una parentela col primo ministro inglese e i tedeschi volevano giocarsi la carta di un possibile scambio.
Per molti mesi, da sola in una cella buia e fredda, viveva lo stress di sapere che ogni mattina poteva essere quella dell’esecuzione.
Liberata il 1° maggio 1945, aveva impiegato più di un anno per ristabilirsi.
Nel 1946 è stata la prima donna insignita della George Cross, la massima onorificenza britannica per i civili. Dopo aver ottenuto il divorzio dal primo marito, nel 1947 aveva sposato Peter Churchill da cui aveva divorziato nel 1955, anno in cui ha sposato Geoffrey Hallowes, un altro agente del SOE in Francia.
È morta nel 1995 a 82 anni il 13 marzo 1995, a Walton-on-Thames.
La sua storia ha ispirato il famoso film Odette, del 1950, che aveva personalmente supervisionato per impedire che venisse falsata la storia.
Alle vicende che l’hanno vista protagonista insieme alla collega Violette Szabo sono stati ispirati i romanzi Fortitude di Larry Collins e Le gazze ladre di Ken Follet.
Nel 2012 è stato emesso un francobollo che la ritraeva.
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bergamorisvegliata · 7 months
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I LUOGHI DELL'ANIMA
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I luoghi dell'anima oggi ci riportano in Toscana, in provincia di Arezzo, ad Anghiari...
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Anghiari è un piccolo borgo immerso nella splendida campagna toscana a pochi chilometri da Arezzo, nella Valtiberina Toscana. Per la sua posizione strategica Anghiari rivestì un ruolo molto importante nel Medioevo. Nella pianura appena sottostante il borgo, il 29 giugno 1440, si svolse la famosa Battaglia di Anghiari, nella quale le truppe fiorentine sconfissero quelle milanesi, permettendo così a Firenze di assumere il governo della città. Il celebre affresco della Battaglia di Anghiari di Leonardo da Vinci, andato purtroppo perduto, fu commissionato proprio per onorare questa storica vittoria. Anghiari inoltre è annoverato tra i Borghi più belli d’Italia e Bandiera Arancione del Touring Club Italiano, si sviluppa lungo la ripida e caratteristica "ruga" che lo attraversa rendendolo unico.
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Arrivando al paese dalla pianura, la prima cosa che appare davanti agli occhi del visitatore è il Borghetto, vale a dire il più antico insediamento medievale poi circondato da possenti mura cinquecentesche. Un altro elemento capace di catalizzare l’attenzione di ogni visitatore è l’imponente torre medievale del Campano, che con la sua maestosa mole orienta i viaggiatori quasi come un faro. Sempre nel centro storico vale poi una sosta l’antica chiesa rupestre della Badia, fondata dai monaci camaldolesi intorno all’anno 1000.
Nel centro storico si trova inoltre il Palazzo Taglieschi, sede del Museo Statale in cui sono custodite opere di pregio, tra cui una Madonna in legno policromo di Jacopo della Quercia,
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alcune terrecotte robbiane e un organo positivo da tavolo del Cinquecento ancora funzionante. Tra gli altri, sono da segnalare il Museo della Battaglia e di Anghiari, che ospitato in Palazzo Marzocco offre la possibilità di conoscere e approfondire la storia dello scontro e la vicenda artistica che ha legato Leonardo a questo luogo. Si prosegue la visita al Museo della Misericordia, che ripercorre la storia della Confraternita della Misericordia di Anghiari, grazie a documenti e oggetti molto particolari. Da non perdere inoltre il Convento e della Chiesa della Croce di Anghiari, fortemente legata alla personalità di San Francesco.
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La Valtiberina Toscana è il lembo più orientale della regione e trae il nome dal Tevere che l'attraversa in tutta la sua lunghezza, fino al confine con l'Umbria.
Nelle immediate vicinanze del paese, gli amanti della natura avranno occasione di scoprire la singolare conformazione geologica della Riserva Naturale dei Monti Rognosi; mentre chi preferisce gli scenari medievali imperdibile una visita all’antico Castello di Sorci e a Sansepolcro, borgo medievale che ha dato i natali a Piero della Francesca.
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Per chi volesse proseguire la conoscenza di questo grazioso borgo toscano, ogni informazione è reperibile al link:
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jacopocioni · 8 months
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Andrea del Sarto, pittore
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Andrea Vannucci detto del "Sarto" d'Agnolo, meglio conosciuto come Andrea del Sarto mestiere esercitato dal padre. Non c'è sicurezza sul cognome. A volte si trova scritto Vannucci altre con Vannucchi, ma forse il suo cognome è Lanfranchi, come è scritto in un documento riguardante suo fratello. Vi è scitto: Francesco detto "Spillo" Lanfranchi pittore. Nacque a Firenze nel 1486. Al tempo in cui iniziò il suo periodo di apprendistato come narra nelle "Vite" il Vasari presso una bottega di orafo, presto in quell'ambiente manifestò la sua inclinazione per il disegno. Venne mandato a formarsi nella bottega del pittore Gian Barile. Ma questo dopo poco tempo si accorse di non essere all'altezza delle capacità di Andrea e lo convinse ad andare dal pittore Piero di Cosimo. All'inizio del XVI° secolo nella nostra città si trovavano artisti del calibro di Leonardo e Michelangelo, ai quali si affiancò superandoli in poco tempo. Fu influenzato dal Perugino, Raffaello, Fra Bartolmeo e Mariotto Albertinelli. Abitando in Santa Maria Novella fece amicizia con un altro pittore Francesco di Cristofano detto "Franciabigio". I due giovani nel 1516 aprirono una bottega in piazza del Grano, dopo poco tempo si trasferirono vicino alla Basilica della Santissima Annunziata e come tutti i pittori, per poter lavorare dovette iscriversi all'Arte Maggiore dei Medici e Spezali.
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I frati Serviti nel 1509 lo incaricarono di affrescare il Chiostrino dei Voti con le storie di San Filippo Benizzi. Iniziò con i frati un rapporto di lavoro distinato a protarsi nel tempo. Ebbe rapporti di committenza con gli Eremitani Agostiniani di San Gallo e i Benedettini Vallombrosani dove già lavorava il "Franciabigio". Nella loro bottega aprirono la "scuola dell'Annunziata" dove ebbero come discepoli Jacopo Carucci detto "Il Pontormo" e Giovan Battista di Jacopo di Gaspare detto "Il Rosso Fiorentino". Nel 1515 insieme al "Franciabigio" inizia a dipingere un ciclo decorativo delle Storie del Battista al Chiostro dello "Scalzo" nella chiesa della Compagnia dei Disciplinati di San Giovanni Battista detta dello "Scalzo" (durante le processioni il portatore della croce sfilava a piedi nudi), il lavoro venne terminato nel 1526.
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Per la chiesa di San Francesco dei Macci, dipinge la Madonna delle Arpie (oggi conservata agli Uffizi), sposa Lucrezia di Bartolomeo del Fede, divenuta in breve tempo la modella delle sue opere. Realizza i dipinti per la camera nunziale Borgherini; Le Storie di San Giuseppe; l'Infanzia, Giuseppe interpreta i sogni del Faraone. Per Francesco I° in Francia realizza molte opere quasi tutte andate perdute, rimane solo "la Carità" conservata nel Museo del Louvre. tornato a Firenze riprende a dipingere al Chiostro dello "Scalzo".
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Per la villa Medicea di Poggio a Caiano inizia l'affresco "Il Tributo di Cesare", rimasto incompiuto e finito da Alessandro Allori. Dipinge per i Convento di San Salvi "Il Cenacolo" iniziato nel 1519 e terminato dopo dieci anni nel 1529. Su questo bellissimo affresco c'è un aneddoto che racconta: durate l'assedio di Firenze con l'approssimarsi delle truppe dell'Imperatore Carlo V°, venne deciso di abbattere il convento di San Salvi come era stato fatto con San Gallo e San Giusto. Ma i guastatori incaricati della demolizione, si rifiutarono di abbatterlo colpiti dalla bellezza dei suoi colori. Andrea è ricordato per essere come il più bravo fra i grandi artisti dei suoi tempi. Il Vasari nelle "Vite" lo ricorda cone il "Pittore senza errori", le sue figure erano di somma perfezione, per la capacità di creare composizioni formalmente ineccepibili armoniose e ben bilanciate. Fu un eccellente decoratore di affreschi e autore di bellissime Pale d'Altare e ritratti. Morì di peste causata dall'assedio il 29 settebre 1530, solo e abbandonato dalla moglie.
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Alberto Chiarugi Read the full article
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mine-haha · 1 year
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Sì, ora vedeva tutta la sua vita ai suoi piedi come da una cima altissima. La sua strada calava ora in una valle oscura, ma prima le era stata concessa la grazia di capire che alla soglia della morte, nella solitudine del convento, l'attendeva qualcuno che aveva sempre guardato alla sua vita, che guardava la vita di tutti gli uomini da una vetta eccelsa. Il peccato, la sofferenza, l'amore, l'odio che si celano nei cuori, Egli li vedeva come un altro può vedere le ricche fattorie, i campi ondeggianti di messi, gli aridi terreni: tutto quanto la terra contiene. Egli era sceso in quella valle di lacrime; i Suoi piedi Lo avevano portato tra gli uomini; bussava alle porte dei palazzi e delle capanne, accoglieva i dolori e i peccati dei ricchi come dei poveri; li scontava tutti sulla croce. Dolce Signore mio, non la mia felicità, ma le mie pene, le mie mancanze Tu accogli.
Sigrid Undset, Kristin figlia di Lavrans
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beppebort · 1 year
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«Al mio funerale potrete venire solo se felici»
La mattina di sabato, il giovane salmantino, Pablo Alonso, è morto nel Convento carmelitano di San Andrés de Salamanca, come riportato dalla diocesi di Salamanca sulle sue reti. A soli 21 anni, Pablo soffriva del sarcoma di Ewing da sei e l’aspettativa di vita era quasi zero. Per questo motivo, è stato considerato in articulo mortis grazie a una dispensa che non era stata concessa a Salamanca per duecento anni, quando il giovane ha deciso di far parte della comunità dei Carmelitani sotto il nome religioso Pablo María de la Cruz. Alla fine di giugno si è svolto il suo noviziato nella chiesa Carmen de Abajo, presieduta da Salvador Villota.
«Quello che volevo comunicare è quanto sia incredibilmente bella la morte in Cristo, che è qualcosa che non fa paura, che è allucinante, e che è un tabù che penso debba essere rotto», così il giovane ha dato la sua testimonianza di fede attraverso la malattia. Diceva che gli sembrava sempre «molto tempo» prima di esaudire il desiderio di «incontrare il Padre».
Stamattina alle 10 è stato celebrato il funerale. «Pace nel Signore risorto», inizia la dichiarazione sulle sue esequie, che ricorda che fra Paolo «ha insistito che la vita è Vita se celebrata» e quindi «desidera che il suo funerale, e l’incontro con Dio Padre, fosse una festa al banchetto delle Nozze dell’Agnello». Viene poi sottolineata la felice sovrapposizione del giorno del suo dies natalis e la Solennità della Vergine del Carmine, che si celebra ogni 16 luglio. Mantenendo il senso dell’umorismo fino alla sua fine terrena, Fra Pablo ha lasciato alcune istruzioni per il suo funerale:
– Al funerale, niente lutto, niente nero, fa molto caldo.
– All’ingresso del funerale ci sarà uno scanner per controllare il volto di ognuno e solo quelli che sono allegri saranno lasciati entrare, voglio che siate allegri.
– Chi può, porti il suo fiore preferito alla veglia. Il nostro Signore Gesù Cristo trasformò il legno della croce in Albero della vita eterna e per questo frate Paolo esclamava: «La croce è la mia gioia, non il mio dolore».
– Chi può, porti al cimitero vasi con fiori, per trasformare la sua sepoltura in un Carmelo, nel Giardino di Dio.
«Che Maria, Fiore del Carmelo, che frate Paolo Maria amava invocare come Vergine della Primavera, ci insegni a guardare il suo Figlio Gesù», conclude la nota.
(Fonte 1) (Fonte 2) Fonte foto: Facebook, il giorno dell’ordinazione il 25 giugno)
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edicoladelcarmine · 2 years
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CHIESE DEL TERRITORIO DEDICATE ALLA MADONNA DEL CARMINE
Il Santuario della Madonna del Carmine si trova in Via Pietro Corvi nel Comune di Ceprano (FR) ed insieme all’annesso Convento dei Padri Carmelitani Scalzi, è stato edificato nel 1897 per desiderio di Mons. Pietro Corvi, nativo di Ceprano, Nunzio Apostolico in Polonia. L’intento del fondatore era quello di dotare di una sede definitiva il Collegio Teologico della Provincia Romana dei PP. Carmelitani Scalzi, di cui rimase privo a partire dal 1873, anno in cui lo Stato italiano soppresse il convento di Santa Maria della Vittoria. La Chiesa conventuale, che dipende dalla Parrocchia di Santa Maria Maggiore, è opera dell’architetto bolognese Prospero Sarti è in stile rinascimentale, presenta una pianta a croce latina ed è a navata unica. La facciata è ornata da elementi decorativi in terracotta, realizzati degli scultori perugini Francesco Biscarini (1838 – 1903) e Raffaele Angeletti (1842-1899). Le numerose opere di pregio presenti nel Santuario sono state eseguite su disegno dello stesso Sarti, mentre quelle in legno appartengono all’estro dell’artista Carlo Magni di Ceprano. Le decorazioni pittoriche sono state eseguite da noti artisti dell’epoca, tra i quali Alberto Albani ed Ettore Ballerini. Mons. Carlo Livraghi, Vescovo della Diocesi di Frosinone-Ferentino-Veroli, il 21 Gennaio 1962 elevò la chiesa a Santuario Mariano Diocesano e, in ricordo di tale evento, sulla piazza del santuario fu inaugurata la monumentale fontana dedicata alla Madonna. Per saperne di più: https://edicoladelcarmine.suasa.it/Ceprano.htm lPer aggiungere informazioni: [email protected]
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vittorioballato · 2 years
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personal-reporter · 1 year
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Il lupo di Gubbio, amico di San Francesco d’Assisi
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Vicino ad un parco ricco di ulivi, lecci e platani, che scende lungo un leggero declivio poco fuori dal centro storico di Gubbio, si trova la chiesa di Santa Maria della Vittoria, o della Vittorina dove si racconta che, attorno al 1220, san Francesco d’Assisi abbia ammansito il lupo di Gubbio. Quando un giorno San Francesco si recò in vista nella città di Gubbio, vide che non c’era nessuno ne animali ne persone, infatti tutti i cittadini su erano chiusi nelle loro case per paura di un lupo molto pericoloso e grande. Ma molte persone nella cittadina conoscevano il santo di Assisi e gli chiesero se poteva aiutarli. San Francesco accettò e si reco nella foresta, dove vide arrivare lentamente il lupo e gli disse ”Fratello Lupo , in nome di Dio ti ordino di non farmi male a me e a tutti gl’uomini” poi fece il segno della Croce e continuò dicendo   “Fratello Lupo perchè hai fatto del male ai  tuoi fratelli uomini?Tutti ti odiano Fratello Lupo,hanno paura tutti di te, devi smetterla. Ma io sono tuo fratello e voglio che ci sia pace fra te e gli uomini, cosi sarete tutti tranquilli in questa città”. Il lupo capì il suo errore e scrollò la testa, poi Francesco disse agli abitanti di Gubbio “Il lupo vuole vivere in pace con voi, lo desidera veramente .L’importante che mi promettete che  voi gli darete  da mangiare, al vostro nuovo Fratello”. Da quel giorno,  grazie a Francesco,  a Gubbio  tornò la pace e il lupo passava a trovare gli abitanti,che gli davano da mangiare e divenne   anche  amico dei bambini. Quando il lupo mori, alcuni anni dopo,  tutti gli abitanti piansero perché avevano perso il loro Fratello Lupo. Si racconta che la conversione del lupo avvenne fronte alla chiesa di Santa Maria della Vittoria, le cui origini risalgono al IX secolo, quando fu  costruita sotto il vescovo Erfo per celebrare, secondo la tradizione, una vittoria degli eugubini contro un’incursione saracena. San Francesco ebbe il permesso di utilizzare la chiesa nel 1213 dal vescovo Villano e dai monaci benedettini che la gestivano, e il santo si trasferì assieme ai suoi compagni, dando vita al primo insediamento di frati francescani che si sarebbero in seguito trasferiti, nel 1241, nel vicino convento di San Francesco, lasciando Santa Maria della Vittoria alle clarisse, l’ordine fondato da Francesco con santa Chiara. L’importanza della chiesa crebbe nel Seicento, dopo che papa Paolo V permise alla Compagnia della Vittorina, a cui le clarisse avevano concesso dal 1538 l’edificio in enfiteusi, di concedere indulgenze a chiunque visitasse la chiesa il giorno della Divina Maternità di Maria e risalgono proprio al XVII secolo gli affreschi delle storie francescane che completano le decorazioni dell’interno. Read the full article
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pettiveria · 2 years
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Il Santuario della Verna La Verna, montagna sacra nel cuore del Casentino, fu donata a San Francesco dal conte Orlando Cattani di Chiusi nel 1213.  Si narra che quando San Francesco andò per la prima volta sulla montagna venne accolto da uno storno di uccelli che con il loro battere di ali mostravano grandissima festa e allegria. Francesco vide in quel gesto un segno Divino, così la Verna divenne uno dei romitori nei quali ogni anno amava passare prolungati periodi di ritiro.  In questo stupendo posto immerso nel verde il 17 settembre 1224, San Francesco d’Assisi ricevette il sigillo delle stigmate.  La prima costruzione del complesso fu la cappella di Santa Maria degli Angeli, detta anche “la Chiesina” sorta tra il 1216 e il 1218 e dedicata, per espressa volontà di San Francesco, alla Vergine degli Angeli, la quale, apparendo al Santo, aveva indicato il luogo e le dimensioni della prima chiesetta della Verna.  La costruzione della Basilica maggiore fu iniziata a ridosso della chiesetta di Santa Maria degli Angeli soltanto nel 1348.  Si entra nel complesso attraverso un portico rinascimentale. L’interno a croce latina è a navata unica dove sono custodite alcune delle opere più belle della famiglia di scultori fiorentini Della Robbia che nel XV secolo abbellirono il convento con le loro terrecotte.  Contraddistinta da una cancellata in ferro battuto troviamo la Cappella delle Reliquie dove sono conservati il saio del santo, una teca con la reliquia del sangue di San Francesco, più altre reliquie custodite sotto vetro.  Può essere definito il cuore del Santuario la Cappelle delle Stimmate la cui parete centrale è ricoperta interamente dalla “Crocefissione” di Andrea della Robbia.  #santuariodellaverna #chiusidellaverna #iluoghidelsilenzio #santuarifrancescani #sanfrancescodassisi (presso Santuario della Verna) https://www.instagram.com/p/CkbwwxkNldc/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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lamilanomagazine · 4 months
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Sicilia: Notte europea dei musei, la Regione ha aperto i luoghi della cultura
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Sicilia: Notte europea dei musei, la Regione ha aperto i luoghi della cultura. Si è tenuto l'appuntamento con la "Notte europea dei musei". L'iniziativa nasce con il patrocinio dell'Unesco, del Consiglio d'Europa e dell'Icom (International council of museums) per incentivare e promuovere la conoscenza del patrimonio artistico e culturale nazionale ed europeo. Musei, parchi archeologici e siti storici della Regione hanno aperto le porte, al costo simbolico di un euro, offrendo visite guidate, mostre speciali, performance artistiche, laboratori per bambini e tanto altro. Un'opportunità unica per esplorare le collezioni permanenti e le esposizioni temporanee, arricchendo così la propria conoscenza dell'arte e della storia siciliana. Partita da Palermo, sono state aperte le porte il Museo Archeologico Salinas (ore 19-23) con percorsi guidati e con visita al cantiere aperto di restauro della statua di "Diana cacciatrice"; il Museo d'arte contemporanea a Palazzo Belmonte Riso con visite guidate alla scoperta di sessant'anni di storia dell'arte da Jannis Kounellis, Richard Long, Christian Boltanski, ai siciliani Carla Accardi, Pietro Consagra, Antonio Sanfilippo e Emilio Isgrò; il Villino Florio e il Villino Favaloro e, ancora, il Centro regionale progettazione e restauro, che ha aperto la propria sede di Palazzo Montalbo, con laboratori di diagnostica e di restauro, oltre che alla biblioteca. Nella provincia, hanno aperto il Parco archeologico di Himera, Solunto e Monte Iato con l'Antiquarium e il museo Pirro Marconi di Himera, l'Antiquarium di Solunto, quello di Monte Iato, il Museo archeologico della Valle dell'Eleuterio a Marineo, le Terme arabe a Cefalà Diana. Ad Agrigento ha aderito il Museo archeologico regionale Pietro Griffo: ha ospitato un inedito percorso teatralizzato con i ragazzi del liceo classico Empedocle di Agrigento che ha come filo conduttore il mito di Achille e Pentesilea, tra Eros e Thanatos; in provincia, il Museo archeologico della Badia di Licata, con un laboratorio per i piccoli ispirato al ricchissimo patrimonio di vasi preistorici ed uno spettacolo "Il tesoro dal passato. A Caltanissetta sono state organizzate visite al Museo archeologico di Marianopoli e all'area archeologica delle Mura Timolontee di Gela dove sarà possibile assistere a rappresentazioni teatrali itineranti sulla storia della città. A Catania c'è stata un'apertura straordinaria del Teatro Antico e di Casa museo Giovanni Verga, con una visita condotta dallo storico dell'arte Gaetano Bongiovanni sul tema "Giovanni Verga e Catania". In provincia, ha partecipato all'iniziativa anche il Museo della ceramica di Caltagirone e il Museo archeologico di Centuripe. Nell'Ennese ha aderito all'iniziativa la Villa romana del Casale a Piazza Armerina. A Messina ha aperto il Museo regionale; nella provincia, invece, visite all'Antiquarium di Milazzo, all'area archeologica di Tindari, alla Villa romana di Patti, alle Terme romane di Bagnoli a Capo d'Orlando ed ancora all'area archeologica di Halaesa Arconidea a Tusa. Nel Ragusano sono state organizzate visite serali al complesso monumentale ex Convento della croce a Scicli, al Museo archeologico regionale di Camarina, al Museo archeologico Ibleo di Ragusa e al Parco della Forza di Ispica. In provincia di Trapani hanno aderito il Parco archeologico Lilibeo di Marsala, con un programma che ha previsto una conversazione sul tema "La poesia come presente alternativo", mentre, la visita al museo è stata accompagnata da performance musicali.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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sciclivideonotizie · 6 years
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Ascensore sulla collina della Croce: prima la declassificazione del rischio del costone roccioso SCICLI – E’ stata una settimana particolarmente importante per la città in termini di valorizzazione e rivalutazione dei suoi siti culturali.
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