#con grammatica
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♠️_Il desiderio è il linguaggio segreto dell'anima. Non c'è corpo che non si arrenda alla sua grammatica..🖤🌹
©️Licaonia Lupe
#desiderio#linguaggio#segreto#anime#corpo umano#arrependimento#grammatica#ti aspetto#ti penso#ti desidero#ti voglio con me#ti voglio qui#ho voglia di te#ti voglio abbracciare#fare l'amore#passioni#avvenire#appartenersi#volersi bene#mind control#legami#peccati#emozioni#amore#romantic#cuore#seduce my mind#trasgressione#seduce me#eccitazione
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*points at u* italiana?
nop ma parlo italiano 👍 vengo dalle filippine
#non parlo bene però.. ho ancora difficoltà con la grammatica 💀#vivo in italia :] ma nn voglio dire quale citta aha#its nice to flex my italian for a bit heheheheh im getting rusty tho#funnily enough i speak better italian when im drunk i think its cause idgaf if im wrong or not but when im sober i tend to overthink things#franswers
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Teoria che me venuta così a caso
È se sto famoso Libro in realtà è il manga di dog?
Mi è venuto un po a caso in mente e per avere dei veri pro e contro dovrei vedere meglio il manga. Quindi sì, sto scrivendo così a caldo.
Però nel capitolo (120 mi sembra) DI QUELLO CHE HO CAPITO + COSE CHE HO LETTO Atsushi è un po il "segnalibro" e Fyodor fa tutta quella scena di parlare di Dazai e poi strappa una pagina, come se anche Dazai è stato creato dal libro.
Il potere del libro è modificare la realtà ma in un modo sensato/realisticamente possibile, quindi è un po per far mantenere la storia del manga sensata e lineare (lasciando perdere le piccole piccole cose un po osé, prima poi farò un post con delle cose che sinceramente non capisco del manga)
E poi Dazai in Beast con il Libro modifica la storia più volte per stare con Oda, modificando anche la storia del manga.
Ps. Atsushi è il "segnalibro" perché una storia non può stare senza un protagonista (anche se forse si 🤔). Nella serie, non ce lui, non ce storia.
Alcuni contro di questa teoria è appunto:
Il fatto che Dazai e Oda non posso stare vivere insieme, o muore Dazai o Oda. Lo considero un po come un contro per la mia teoria anche se non è proprio una ragione valida. Ma mi sento comunque di accennare la cosa.
Anche il fatto che Fukuchi si porta a spasso le pagine mi fa sempre un po strana sta teoria, anche se (non ho capito il perché le ha in primo luogo ste pagine) qui il mio errore è prendere sto Libro come "la storia di bsd già scritta", quando in realtà sto Libro è più un quaderno visto che ci si scrivono le cose al suo interno.
Sinceramente dovrei vedermela meglio sta teoria, può essere che lentamente riesco a dargli un senso.
#teoria di bsd#bsd#mi sento il dovere di mettere un oo di tag seri#anche per trovarla meglio nel futuro quando la farò per bene 😞#ora ho scritto così un po per non scordarmela e anche perché se magicamente ci azzecco mi sentirò intelligente#con che grammatica lol#bsd teoria
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scusami l'anonimato, ma sono giusto un po' insicura e per il momento voglio nascondermi. sento di non appartenere a questo corpo. quando ero bambina, feci un sogno che ricordo perfettamente ancora oggi: ero ad una festa con i compagni di classe, seduta al tavolo, quando sento uno strano prurito tra le gambe. apro la cerniera dei pantaloni e scopro con stupore di avere il p3n3. ho sempre odiato il mio corpo, sia nell'aspetto generale (viso per niente dai tratti "tipicamente" femminili), che per tutto il resto (fianchi enormi, il seno che più mangio e più diventa grosso, il ciclo - soprattutto- e così via). secondo la tua esperienza, come valuti il mio non appartenere a questo brutto involucro che mi contiene? te lo chiedo in forma di confidenza tra amici, anche perché nella vita al di fuori di tumblr conosco solo persone ultra cishet super felici del loro corpo e della loro vita, totalmente ignoranti sull'argomento.
Grazie di cuore ❤️
Oh salve anon, non ti preoccupare per l'anonimato, se è quello che ti sei sentita di fare hai fatto benissimo.
Allora, sai, ti dirò, ho parlato di questo messaggio con un po' di persone che conosco e siamo in realtà tutty arrivaty circa alla stessa conclusione: quello che descrivi (prendici con le pinze, nessuno di noi è psicologo / psichiatra / psicanalista) è sicuramente parli di te stessa con un certo tipo di malessere riguardante il tuo corpo e delle caratteristiche sessuali primarie e secondarie associate ad esso (uso il femminile perché è quello che hai usato tu nell'ask, se mai vorrai rettificare sono sempre pronto a modificare), che potrebbe, come non potrebbe, essere un certo tipo di disforia che, anche qui, potrebbe come non potrebbe essere di genere. Ma io non sono davvero nessuno, anzi, sono meno di nessuno per dirtelo.
La cosa che io, come tutte le persone con cui ho parlato di questa ask, sentiamo di dirti è che al posto di ricercare questo tipo di risposte in questo dolore che tu provi, prova a cercarle nelle cose che invece che ti fanno / ti farebbero stare bene.
Cerco di spiegarmi con un aneddoto puramente autoreferenziale.
La disforia di genere ha aiutato ben poco a farmi capire se fossi uomo o meno, c'erano tante cose che potevano spiegare il mio disagio in questo corpo: per esempio, il mio fisico è molto discostante rispetto a quello che viene considerato canonicamente bello, m'è stato fatto notare in più occasioni e ti dirò, un seno importante e un certo tipo di forme difficilmente non vengono commentate, in positivo e in negativo, questo può portare a non avere particolare apprezzamento per dei caratteri secondari specifici. E mi sembra proprio l'esempio che hai portato tu, no?
Quello che in realtà mi ha aperto gli occhi è stata la scelta del nome e susseguentemente, durante una vacanza nel lontano 2018 2014 (madonna come passa il tempo), per la prima volta tutti mi chiamarono Frà e usarono maschile con me: urca, quello mi ha davvero fatto capire che sono un uomo, perché dopo tanto tempo di dolori che potevano essere attribuiti a qualsiasi altra cosa che non fosse il mio genere, mi sentivo felice ad essere percepito in quel modo, è stata proprio la risposta delle risposte.
Tutto questo per dire, sperando che questo messaggio abbia senso perché arriva dopo una giornata lavorativa relativamente movimentata, se riesci e se sei nelle condizioni mentali per farlo, trova qualcosa che pensi potrebbe farti stare bene e prova a metterle in pratica, che sia di iniziare a salutare le persone con la stretta di mano piuttosto che un bacio, che sia tagliare di qualche centimetro i capelli o smettere di usare vestiti percepiti come femminili, provare a trovare un nome che ti piace e usarlo su internet (anche come nickname), insomma, tutte queste aiutano molto di più che rimanere a fare il macero nel dolore.
E ti auguro la migliore delle fortune: se sei una persona trans ben venga, se sei una persona cis ben venga uguale, è sempre crescita!
#frà risponde#e che risposte signori#ho fatto del mio meglio per rispondere spero che davvero abbia senso#a una certa ho perso il senso della grammatica e della sintassi non me ne volere#un consiglio che metto nei tag è anche di riferirti a te stessa con parole meno dure so che sembra una cazzata ma non ti meriti queste#parole chiunque tu sia e qualsiasi sia il tuo corpo#nessun 'involucro' è brutto! ci sono solo corpi e questi corpi li puoi agghindare come vuoi puoi cambiarli come vuoi ma sono solo corpi#spero di non suonare patronizing l'ultima cosa che vorrei è cercare di controllare le parole degli altri è solo un consiglio davvero#ti auguro davvero le migliori delle fortune e le migliori risposte del mondo nel più breve tempo possibile#spero che l'aneddoto possa aiutarti a cercare qualcosa che ti possa fare stare meglio
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Buongiorno a tutti tranne al sms truffa del 'ciao papà ho il telefono rotto', cascato malissimo perché non manderei di certo un sms da numero x di scrivermi a numero y, non cambio numero che mi ci sono voluti anni a impararlo, ero nell'altra stanza rispetto a mio padre e, soprattutto, non scrivo ciao papà dal 2004.
#ciao truffy se però volete regalarmi un telefono nuovo fate pure#grazie almeno di averlo scritto con una grammatica giusta#givemeanorigami
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Ieri con la mia compagna e il figlio quindicenne siamo andati a vedere "Fuori" di Martone. Goliarda me la ricordavo, certo non conoscevo le sue dinamiche di vita se non sommariamente, ma amavo la sua riflessione e la sua scrittura a tratti illuminante.
Però più di quello, il film mi ha fatto emergere la nostalgia di quegli anni in cui ero un adolescente. E non perché fosse un periodo bello della mia vita, ma per il tessuto sociale in cui si viveva. La relazione viva, fisica, spontanea, quotidiana. Gli incontri al muretto, le lettere, l'attesa, i rapporti di vicinato, una grammatica affettiva più lenta, molto spesso più attenta e umana.
Non era necessariamente tutto rose e fiori, anzi, ma c'era un ritmo diverso, una densità nelle relazioni che permetteva di sedimentare i legami. Di valorizzarli. Di cercarli.
Oggi l'affermazione dell'individualismo più spregiudicato sembra concepire queste dinamiche come una debolezza: "ce la devi fare da solo" è il sacro adagio. Quanto mi fa sorridere questa cosa, come se non fossimo tutti interconnessi. Oggi al più si è sempre "presenti" ma mai connessi e l'interesse è effimero, funziona a "scroll".
La solitudine è aumentata, nonostante l’apparente accessibilità reciproca. Per lo meno la mia. Quelli di allora non ci sono più, qualcuno definitivamente. Non riconosco più i posti, non c'è più la casa di famiglia, e neanche la famiglia, se non alcuni dei membri sparsi che non hanno modo e tempi di riunirsi.
Insieme al tessuto sociale si è sfilacciata anche la geografia emotiva in cui siamo cresciuti. A cavallo della transizione verso il mondo di internet, non c'è stato un ricambio di legami, come poteva apparire naturale, ma una brusca interruzione di una modalità di vita sostituita da una parvenza liquida e sfuggente che a noi orfani di un'epoca, devo dire, lascia un po' l'amaro in bocca.
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sopravvissuta a questo martedì infernale con pochissima sanità mentale
appena realizzato che io domani attacco alle 13 finisco alle 20 poi dalle 20.30 ho un'ora e mezza di lezione del master e martedì ho una sostituzione la mattina quindi inizio alle 9 e finisco alle 17.30

#in compenso mi sono arrivati i manga scontatissimi che avevo ordinato su libraccio quindi mi posso consolare con quelli#oggi veramente tremendo non tanto la sostituzione della mattina ma la mia classe del pomeriggio è stata devastante e a un certo punto stavo#a un certo punto stavo spiegando grammatica e non capivo nemmeno io quello che dicevo
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"I tre puntini di sospensione sono il far west della punteggiatura.
Bistrattati, abusati, ignorati… eppure amati da chi scrive con cura. Così ho scritto questo decalogo per far riposare in pace Céline.
I puntini di sospensione vanno usati per l’appunto per creare aspettativa, o per enfatizzare: per uno di questi motivi o – come per tutti gli altri segni di interpunzione – per altri motivi di cui ti assumi la responsabilità di una licenza poetica (se possibile, non assumerti questa responsabilità).
I tre puntini sono TRE!
Non due, non quattro o cinque ma tre.
Contali, si fa presto.
Uno, due (non fermarti!) e tre (fermati!).
Gadda ne metteva quattro; lui poteva, noi mortali no!
Non va lo spazio prima dei tre puntini.
Credici, è proprio così.
Dopo i tre puntini va uno spazio (uno solo), a meno che il carattere successivo non sia una parentesi di chiusura o un punto interrogativo.
I tre puntini possono precedere un punto interrogativo o esclamativo (…?!), ma non seguirlo.
So che è strano, ma la grammatica a volte lo è più di noi.
Dopo i tre puntini si usa la maiuscola se con essi termina un periodo.
Ma prima della maiuscola metti lo spazio.
Ti stai perdendo? Allora non usarli.
Non abusarne.
I tre puntini, assieme al punto e virgola, sono tra i segni più raffinati ma anche più difficili da gestire bene.
Abusarne è come mettere troppo sale sulla bistecca o spargersi troppo profumo: dà fastidio.
Solo Céline è stato in grado di farlo senza disgustare il lettore.
Non usare i tre puntini solo perché non sai che altro segno di interpunzione mettere.
Se è un tuo tic letterario, curalo!
Le regole scritte sopra valgono anche se stai scrivendo un messaggio o un post sui social. La lingua italiana in quei casi è ancora più letta (ahimè) che sui libri, perciò contribuisci anche tu a non deturparla.
La lingua è viva, muta, si trasforma — altrimenti oggigiorno scriveremmo tutti come Leopardi (se fossimo capaci). Perciò puoi anche fregartene delle regole… Ma nel tuo piccolo sarai responsabile della nuova forma che la lingua prenderà.
Non ti spaventa questo?
Infine, ricordati sempre questa frase di Oscar Wilde: "Sono stato tutta la mattina per aggiungere una virgola, e nel pomeriggio l'ho tolta".
(Luca Zivelonghi)
UN'ALTRA COSA A CUI TENGO TANTO, VI PREGO, TRE...
FACILE NO?!
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IL GIORNALISTA PERFETTO PER UN MONDO IMPRESENTABILE: ENRICO MENTANA E IL CONSENSO.
di Lavinia Marchetti
C’è un motivo per cui ho scelto Enrico Mentana come caso di studio. Non perché sia il peggiore, ma perché è il più rappresentativo. Perché nel suo giornalismo si condensa un’intera sintassi dell’egemonia, per dirla con la scuola di Francoforte. Mentana è lo specchio brillante, e dunque deformante, di un sistema mediatico che ha smesso di informare per iniziare a costruire consenso. L’egemonia, oggi, non si annuncia né si proclama: si installa. Non è una vera e propria censura, ma una selezione. Funziona come una specie di grammatica segreta che ti fa parlare la sua lingua mentre credi di scegliere la tua, la concretizzazione di una pensiero magico in atto. Così il frame diventa destino. E Mentana, in questo sistema, non è il più servile, ma il più raffinato. Il più rappresentativo. È lì che risiede il suo potere: nella perfetta simulazione della libertà, nella competenza a selezionare ciò che può esistere nello spazio della parola pubblica.
La domanda è: "lui ne è consapevole?". L'intellettuale che dirige opera una specie di sospensione dell'incredulità. Ci crede e non ci crede allo stesso tempo. Il concetto di sospensione dell’incredulità, che nasce in ambito estetico, viene qui trasposto alla politica e al giornalismo: come lo spettatore che decide di credere a una finzione cinematografica per goderne appieno, Mentana sembra stringere un patto ambiguo con la narrazione dominante. È troppo intelligente per non sapere, ma abbastanza funzionale da accettare, forse anche con sincerità, il gioco della selezione, dell'evocazione, del frame costruito. È questa ambiguità morale e cognitiva che lo rende il caso perfetto per mostrare la funzione sistemica del giornalismo italiano in tempo di guerra e genocidio.
Il caso Mentana è solo la punta dell’iceberg. Dietro di lui si muove una macchina più vasta, fatta di testate, redazioni, agenzie stampa, interessi energetici e accordi politici. Eni, Israele, Meloni, i media mainstream: tutto si tiene. Questo testo è un tentativo di mappare quel potere. Di mostrare, fotogramma per fotogramma, come l’informazione italiana sia diventata un’arma di distrazione e di consenso.
La figura di Mentana, celebrata per decenni come baluardo della "libertà di stampa" in Italia, merita oggi una riflessione radicale. Perché ciò che si dispiega nel suo discorso pubblico non è semplicemente una linea editoriale: è un modello egemonico, nel senso pieno e gramsciano del termine. Non un'opinione tra le altre, ma il tentativo di costruire consenso attorno a un ordine mondiale dove Israele viene eretto a bastione occidentale, Gaza a zona d'eccezione e i crimini contro il popolo palestinese a effetto collaterale.
L'egemonia che non si vede: Gramsci nell'era della post-verità
Nel Quaderno 13, Gramsci definiva l'egemonia come "direzione intellettuale e morale" che il blocco storico dominante esercita attraverso la cultura e i media, prima ancora che con la forza. In questa chiave, Mentana non è un semplice giornalista: è un funzionario dell'egemonia, un attore che produce senso, normalizza lo stato delle cose, rende dicibile e accettabile l'inaccettabile.
Non è un caso che nei primi giorni dopo il 7 ottobre 2023, mentre si contavano i morti del rave israeliano, Mentana abbia parlato di "crimine contro l'umanità" con una rapidità e una veemenza mai riservata, nei mesi successivi, ai 37.000 palestinesi uccisi dai bombardamenti israeliani. La notizia dei "bambini decapitati", mai confermata, è stata rilanciata da Mentana con toni drammatici: "Non vi mostriamo le immagini perché sono scioccanti". Il contenuto visivo, inesistente, veniva così convertito in verità emozionale. Non c'è bisogno di mostrare ciò che si vuole far credere: basta evocarlo con lo statuto simbolico della tv.
I silenzi come strumento ideologico
La seconda strategia è la selettività narrativa. La strage di Gaza è stata narrata da Mentana come rumore di fondo. Lo speciale su La7 del primo anniversario dell'attacco di Hamas, intitolato significativamente L'orrore di un anno, ha mostrato tre quarti d'ora di immagini del 7 ottobre senza quasi mai menzionare l'assedio, le distruzioni, i bambini palestinesi sepolti vivi sotto le macerie.
Questa operazione non è un errore. È una costruzione. È il volto nuovo della violenza simbolica (Bourdieu): ciò che non viene detto, in un contesto di monopolio del discorso, vale quanto ciò che viene mostrato. L'inquadratura è già gerarchia morale. Il montaggio televisivo è già geopolitica.
Il frame della democrazia ferita
Ancora più significativa è l’introduzione che Mentana fece all’intervista a Netanyahu trasmessa da La7 nell’ottobre 2023: “È giusto ascoltare anche la voce della democrazia ferita”. In quella frase si condensa tutto il potere mitopoietico del discorso giornalistico come apparato. Israele viene innalzato al rango di soggetto sovrano della ferita, titolare legittimo del dolore, mentre Gaza è dissolta nel fuori campo simbolico, ridotta a rumore morale, priva di parola, di volto, di statuto. È così che opera la sintassi dell’egemonia: costruisce il dolore selezionabile e getta nell’irrappresentabilità l’eccesso dell’ingiustizia. Il frame si fa dispositivo pedagogico, che addestra il pubblico alla compassione selettiva e all’indifferenza strategica. Il risultato è una macchina affettiva di rimozione e normalizzazione che ricorda da vicino ciò che Adorno chiamava "barbarie della cultura".
Reazioni, critiche e l'effetto di ritorno dell'egemonia
A questa gestione asimmetrica della realtà hanno risposto voci dissidenti. Mario Capanna, su l’Unità, ha parlato di "notizie tendenziosamente antipalestinesi e antiarabe". Piero Sansonetti ha accusato Mentana di rilanciare bufale e di screditare chiunque ponesse una narrazione alternativa. Il sito Contropiano ha definito la sua trasmissione una "porcata" giornalistica. Ma l'aspetto più interessante è stato il dissenso che è emerso dal suo stesso pubblico. Commenti social, lettere aperte, centinaia di utenti che accusavano Mentana di "parzialità morale", di "coprire i crimini israeliani", di "far scomparire Gaza dalla scena del dolore".
Ciò rivela che l'egemonia non è mai totale: genera crepe, scarti, contro-narrazioni. Eppure, il dispositivo resiste. Quando a Dogliani, nel maggio 2025, Mentana affermò che "quello che accade a Gaza è un crimine di guerra, ma non un genocidio", mise in scena l'ultimo atto della sua strategia: riconoscere una minima parte della verità per salvare il frame dominante. Il frame in cui Israele è ancora il civilizzato, e i palestinesi ancora i sacrificabili.
La gerarchia morale del diritto: la CPI come banco di prova
Nel maggio 2025, la Corte Penale Internazionale ha chiesto l’arresto di Benjamin Netanyahu per crimini contro l’umanità. Mentana, nel suo editoriale serale, ha commentato: “Una decisione che certamente farà discutere. Ma non dimentichiamoci da dove è partito tutto: dal massacro del 7 ottobre”. È il paradigma perfetto del rovesciamento narrativo: anche quando la giustizia internazionale prende posizione, il frame mediatico restituisce la parola d’ordine che salva l’ordine simbolico. Il frame resta integro, e Gaza rimane invisibile. Concretizzazione del pensiero magico.
La gestione delle parole: eufemismo, riduzione, traslitterazione
Un altro aspetto decisivo è la gestione lessicale del conflitto. Quando Mentana definisce i coloni che hanno aggredito il regista Hamdan Ballal come "settler, persone che vivono una vita di confine armato", attua una traslitterazione conciliante. Il termine "coloni" viene tradotto in "abitanti armati". Il concetto di apartheid viene sostituito da "conflitto". L'embargo umanitario diventa "assedio militare". Ogni parola è depotenziata, e con essa la capacità di vedere.
oltre il caso Mentana, la forma Stato-Informazione
Mentana non è l'origine del problema. È la sua epifania. Il suo giornalismo mostra come, nell'attuale capitalismo cognitivo, il consenso si costruisca non più col manganello, ma con la selezione dei fotogrammi, la scelta dei verbi, la gerarchia dei corpi. Il "buon giornalismo" diventa così forma-Stato: ripete, rafforza, protegge l'ordine simbolico dell'Occidente.
Come ricordava Chomsky, "la propaganda è alla democrazia ciò che la violenza è alle dittature". In questo senso, il TG La7 è una delle forme più sofisticate di questa propaganda. Non perché menta, ma perché sceglie.
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Sarà un mio enorme limite, ma proprio non ce la faccio a proseguire una conversazione con chi ignora le più elementari regole di ortografia e di grammatica.
È più forte di me: in presenza di un apostrofo preceduto da uno spazio o di un soggetto non concordato col relativo verbo, mi si congelano le sinapsi.
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Ipotesi
un grazie a tutti quelli che risponderanno!
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Prof dell'uni che mentre fa lezione parla di chatgpt perché mo lo usano tutti ma tanto dice cose sbagliate e allora proviamo a chiedergli cose della materia ma tanto dirà cazzate e allora vediamo cosa scrive e commentiamo ogni virgola che scrive perché non è mai precisa, sempre generica, perché potrebbe dirlo meglio e a ogni punto facciamo la risatina perché tu sei una divinità di professore
Ma che problemi hai?
Se ti fa schifo chatgpt non lo usare
Non sei pagato per chatgpt, fai lezione in modo normale
Che poi sto prof in particolare quando spiega, soprattutto gli esercizi, davvero non si capisce un cazzo, dice tutto e niente con una grammatica e logica discutibile
E allora io da studente a questo punto preferisco chatgpt a te che piuttosto dovresti essere in disoccupato se ti comporti così.
#professori di merda#all'università#chatgpt#il problema è chatgpt mica voi deficienti#zibaldone di pensieri#zdp#italia
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Ciao sono nata in Italia ma il mio italiano fa comunque schifo è incomprensibile. Vorrei migliorare il mio lessico la scrittura e quando parlo ho problemi.
Come posso migliorare? Dovrei avere un tutor?
Ciao!
Da quello che hai scritto non mi sembra che tu abbia grossi problemi, anzi. Vivi sempre in Italia, giusto? Lo sai che noi stessi siamo i primi a non parlare correttamente la nostra lingua, a metterci dentro errori e via dicendo...
Quello che posso suggerirti è di provare a lavorare sulla punteggiatura quando scrivi, e anche quando parli: non ti ho ascoltata e non ti conosco, per cui non so se sia questo il problema, ma non preoccuparti se devi prenderti delle pause per pensare prima di esprimerti. Abbiamo preso la brutta abitudine di fare tutto di corsa, sembra che non abbiamo mai tempo per nulla, invece ne siamo pieni e finiamo anche con l'avanzarlo... Quindi davvero, non preoccuparti.
Per migliorare il lessico (ma anche il tuo parlato/scritto) leggi (dai giornali, ai libri, alle riviste, alle poesie... lo so a scuola ce ne fanno leggere molte, ma ce ne sono di più belle: cerca anche quelle straniere tradotte, prova a capirne le sfumature e cerca di capire se tu avresti usato parole differenti); se non ti piace leggere, guarda serie tv o film anche storici, o documentari (non tutti sono noiosi... prova con argomenti che sono di tuo interesse, anche video su youtube vanno bene). Se trovi parole complesse o sconosciute, cercane il significato sul dizionario e usale in un paio di frasi. Studia la grammatica anche se è noiosissima: diventa curiosa sul perché qualcuno abbia usato quelle parole, quella punteggiatura, quel tempo verbale invece che un altro. Trova gli errori dei giornalisti, per esempio: non per qualcosa, ma per ricordarti di ciò che sai tu. Da quello che ho capito con questo blog, a scuola non ci insegnano molte cose in maniera diretta, ma solo in maniera indiretta: le apprendiamo con la pratica, vivendo, interagendo con gli altri e aprendoci ai nostri errori, che, come detto, ci stanno. Italians are imperfect beings! :P. Ah, vale anche aprire il dizionario a caso e leggere le definizioni di un paio di parole ogni tanto, e provare ad usarle sia in alcune frasi di prova che mentre parli. La decisione finale è la tua, ma non credo che tu abbia bisogno di un tutor: credo che tu possa ancora concederti del tempo, no? Prova a scrivere un diario giornaliero, anche poche parole su quello che hai fatto o inventando storie di poche righe, magari appunto usando parole nuove. Tra un mese dimmi come va, se è cambiato qualcosa oppure no. E poi decidi. :)
Continua a provare ad esprimerti, non chiuderti. Non convincerti di non essere capace di fare qualcosa: questo è il blocco più grande che ci possa essere. Sei tu che ti controlli, e se ti convinci di qualcosa, sarà difficile non seguire quella tua convinzione inconsciamente. Le tue paure e insicurezze prenderanno il sopravvento e ti bloccherai, trovando solo conferme sulle tue incapacità. In poche parole, se ti convinci di non essere abbastanza brava a comunicare o di essere incomprensibile (specialmente se per qualsiasi motivo qualcuno te lo ha detto e tu hai iniziato a crederci), finirai davvero per esserlo perché l'ansia di voler comunicare al meglio ma non sapere come farlo (in realtà lo sai, ma magari hai smesso di fidarti di te), ti saboterà fino a farti balbettare o avere dubbi su qualsiasi cosa. Tante volte le persone si chiudono nelle loro paure, e nel chiudersi ci chiudono fuori a nostra volta. Non sempre hanno ragione però. Non aver paura di essere te stessa, di prenderti del tempo, di parlare a modo tuo con le tue sfumature. Chi vuole aspettarti ti aspetta comunque. Gli altri, lasciali andare. E datti tempo anche tu. ...Forse mi sono lasciata prendere dal momento qui, ti chiedo scusa se ho detto qualcosa che non dovevo o che non c'entra con la tua situazione. Ma succede che ciò che non va sul piano emotivo si rifletta sul piano comunicativo. Siamo esseri complessi...
In bocca al lupo!
#it#italian#langblr#italiano#italian language#italian langblr#languages#lingua italiana#grammatica italiana
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L'amore per la grammatica
è nato in me in una sola ora di lezione, rimasta nella memoria in maniera indelebile..
Il nostro insegnante di latino era malato e come supplente venne il Direttore, Cornelius Hölk, molto intelligente, ma molto temuto a causa del suo sarcasmo graffiante. Quella volta volle affrontare con metodo socratico argomenti che esulavano un po' dal programma scolastico, (ma che a lui dovevano sembrare più importanti di quelli previsti) con metodo socratico: chiese in quale relazione le frasi potevano stare l'una con l'altra.
Sulla base dell'esempio "piove, diventa bagnato", noi tentavamo le differenti forme della coordinazione e della subordinazione, come "piove, quindi diventa bagnato", o "se piove diventa bagnato", o "sebbene piova non diventa ancora bagnato", o "è bagnato quindi ha piovuto". Dovevamo trovare dove tutte queste frasi si distinguevano le une dalle altre, e imparavamo con nostro stupore, che tutte queste combinazioni si basavano su un unico e ugual principio: che alla pioggia e al bagnato bisognava applicare la relazione di causa e effetto.
Non intuivamo ancora come il pensiero scientifico si basi proprio su questo, nello scoprire gli elementi simili e identici che si celano sotto fenomeni di tipo diverso. In quella circostanza, in maniera quasi giocosa, eravamo arrivati da noi stessi a scoprire ciò, e in modo magico ci si rivelò qualcosa che dava alla grammatica un senso nuovo. Qualcosa di essenziale nella lingua e nel pensiero divenne evidente.
Ma avvenne anche altro. Rimaneva la frase finale: "piove affinché diventi bagnato". Aveva senso questa frase? Era possibile dire così? L'insegnante di fisica non ce lo avrebbe permesso. Al massimo potevamo parlare così nell'ora di religione. Ora si cercava dove si potevano usare in modo innocuo e in pace con se stessi delle frasi finali: "prendo un coltello per tagliare il pane", "imparo il latino per superare l'esame di maturità". E così giungemmo alla frase "io pianto una castagna affinché nel mio giardino cresca un castagno". Ma si è sicuri che da una castagna cresca un castagno, così come si può essere sicuri che diventi bagnato se piove? Dov'è quindi la causa per la quale da una castagna viene fuori un albero?
La causa apparentemente non dovrebbe esistere! Nella castagna vi è però certamente qualcosa che la porterà a svilupparsi in un albero, una determinazione, o come si vuole chiamare, che però non dovrebbe aver nulla a che fare con la causalità! Gli studiosi di scienze naturali sono oggi per lo più troppo sciocchi per capirlo e troppo poco istruiti; essi infatti non devono aver letto Aristotele, altrimenti saprebbero che non si può comprendere ciò che vive senza ammettere una entelechia, una teleologia.
Così quest'uomo, con un metodo drasticamente efficace per i bambini, seppe aprire i nostri occhi ai seri problemi della filosofia e in un'ora ci sapeva trasmettere dei contenuti che ci avrebbero ordinato i pensieri per tutta la vita.
-Bruno Snell (Noi e gli antichi greci- nove giorni di latino)
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Tutte le arti, anche il silenzio,
hanno una grammatica.
Ma prima bisogna sintonizzarsi
con il corpo, con il cuore, con lo sguardo.
- Marcel Marceau
Dimitri Finko photographer
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L' arte d'insultare:
D’Annunzio su Marinetti
Cretino fosforescente.
Marinetti su D’Annunzio
Idiota con lampi di imbecillità.
Gore Vidal su Truman Capote
È in tutto è per tutto una casalinga del Kansas, pregiudizi compresi.
Truman Capote su Jack Kerouac
Quello non è scrivere, è battere a macchina.
Oscar Wilde su Alexander Pope
Ci sono due modi per disprezzare la poesia: uno è disprezzarla, l’altro è leggere Pope.
D.H. Lawrence su Herman Melville
Nessuno riesce a essere più buffonesco, sgraziato e sentenziosamente di cattivo gusto come Herman Melville, persino in un grande libro come Moby Dick… Uno sforzo immane. Ma c’è qualcosa di finto. Ed è Melville. Oh Dio, quando il solenne asino raglia, raglia raglia!
Charles Baudelaire su Voltaire
Mi sono annoiato in Francia – e la ragione principale è che tutti assomigliano a Voltaire… il re degli imbecilli, il principe dei superficiali, l’anti-artista, il portavoce delle portinaie, il padre Gigogne dei redattori del “Siècle”.
Vladimir Nabokov su Fëdor Dostoevskij
La mancanza di gusto di Dostoevskij, il suo monotono trattare di personaggi sofferenti di complessi pre-freudiani, il suo modo di sguazzare nelle tragiche sventure dell’umana dignità – tutto ciò è difficile da ammirare.
William Faulkner su Ernest Hemingway
Non risulta aver adoperato mai parola che costringesse il lettore a consultare il dizionario.
Ernest Hemingway su William Faulkner
Povero Faulkner. Davvero crede che i paroloni suscitino forti emozioni?
William Faulkner su Mark Twain
Uno scribacchino che in Europa non sarebbe stato considerato nemmeno di quart’ordine, e che ha agghindato qualche vecchio schema letterario di provato successo con la giusta dose di regionalismo per affascinare i superficiali e i pigri.
D.H. Lawrence su James Joyce
Dio mio, che minestrone è James Joyce! Nient’altro che avanzi, torsoli di citazioni bibliche, e tutto il resto cotto nel brodo di una deliberata, giornalistica lascivia.
Virginia Woolf su Aldous Huxley
Completamente rozzo, immaturo e oppositivo.
Friedrich Nietzsche su Dante Alighieri
Una iena che scriveva poesie sulle tombe.
Gustave Flaubert su George Sands
Una muccona piena di inchiostro.
Elizabeth Bishop su J.D. Salinger
L’ho odiato [Il giovane Holden]. Mi ci sono voluti giorni per leggerlo, una pagina alla volta, con cautela, imbarazzandomi per lui a ogni frase ridicola. Come hanno potuto permetterglielo?
Mark Twain su Jane Austen
Non ci guadagno nulla a stroncare libri, e non lo faccio a meno che non li odii. Spesso ho provato a scrivere di Jane Austen, ma i suoi libri mi fanno diventare matto a tal punto che non riesco a nascondere la mia furia al lettore; perciò devo fermarmi ogni volta che comincio. Tutte le volte che leggo Orgoglio e Pregiudizio mi viene voglia di disseppellirla e colpirla sul cranio con la sua stessa tibia.
Henry James su Edgar Allan Poe
Provare entusiasmo per Poe è segno di uno stadio di pensiero decisamente primitivo.
Gertrude Stein su Ezra Pound
Lui descrive villaggi. Sarebbe eccellente se tu fossi un villaggio, ma nel caso non lo fossi, allora non lo sarebbe.
Thomas Bailey Aldrich su Emily Dickinson
Una reclusa eccentrica, sognatrice, di un villaggio fuori mano del New England (o di qualunque altro posto del mondo) non può impunemente disprezzare le leggi della gravità e della grammatica. L'oblio è in attesa nelle immediate vicinanze.
Bernhard su Heidegger
Ridicolo filisteo nazista con calzoni alla zuava, ciarlatano, ruminante, imbecille delle Prealpi.
Giacomo Puccini su Richard Wagner
Non si può giudicare l'opera di Wagner dopo averla ascoltata una sola volta, e non ho nessuna intenzione di ascoltarla una seconda
Lord Byron su John Keats
Ecco qui la poesia di Keats piscia-a-letto, e tre romanzi da iddio sa chi… Non più Keats, vi supplico: scorticatelo vivo; se qualcuno fra voi non è disposto a farlo, lo dovrò fare io in persona: non c’è posto per quelle schifezze idiote nel genere umano.
Céline su Proust
Sì, sarà anche bravo ma vorrà ammettere che scrivere 300 pagine per dire che lo vuoi prendere nel culo sono un pochino troppe.
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