#come artista e come ragazzo
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JAGO - Venus (2018)
JAGO is an Italian artist working in the field of sculpture. He was born in Frosinone (Italy) in 1987, where he studied art high school and then the Academy of Fine Arts (left in 2010).
His artistic research is rooted in traditional techniques. Jago uses marble as a noble material, but he treats fundamental themes of the era he inhabits, establishing a direct relationship with the public through the use of video and social networks to share the production process.
#JAGO#Venere#the Michelangelo of the new era#Venus#contemporary art#contemporary artist#sculpture#contemporary sculptor#IO SONO ALLIBITA RAGA#seems real skin but it's FUCKING MARBLE#IO LO AMO FOLLEMENTE#come artista e come ragazzo#perchè è proprio gnocco#infatti è pelato :))))#women#beauty
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Oggi al bar c'era il tizio francese di cui ho scelto di non imparare il nome perché è un nome francese e io sono contrario all'imparare i nomi francesi, quindi lo chiamo "amico mio" che trasuda falsità ma poco importa. Non capisco cosa dice quando parla perché si barcamena un po' in tedesco e un po' in inglese ma si mangia le parole e le imburra con la lingua romanza più formaggiosa di tutte. Io annuivo ma ero concentrato a disegnare. La nebbia negli occhi c'è ancora. È un po' meno forte così mi sono messo fuori al sole all'aperto e il francese fumava e guardava il telefono e mi raccontava dell'appuntamento che avrebbe avuto la sera stessa con la propria fidanzata. Io continuavo a disegnare ma lui insisteva allora ho immaginato il loro appuntamento, in un bar come quello dove eravamo seduti. Ogni tanto emergevo dalle profondità di dove mi rintano quando disegno. Quando disegno esco dal pianeta, un processo molto simile a quello che attuo durante la scrittura. Abbandono il piano terreno e tutto cessa di esistere. I miei occhi funziano. Sto bene lì, sono sano, sereno. Capisco il francese e un po' vomito. Vedo dei topini intenti a ordinare una nuova bottiglia di vino. Il cameriere topino sale da una scaletta e gliela porge e loro siedono sul tavolino proprio di fronte al mio. Per disegnare i dettagli più minuscoli ho dovuto accendere la luce portatile della bici. In pieno giorno. Quando ho finito e sono tornato in superficie il francese se ne stava per andare. Ha pagato lui il conto ringraziandomi per la piacevole conversazione (non ho detto praticamente nulla ma rido sempre alle battute degli altri specialmente quando non le capisco). Ho guardato gli altri tavoli e ho visto una ragazza piena di pennarelli che disegnava diavoli rosa. Un signore di una certa età che scriveva a penna nel suo taccuino. Un ragazzo che provava a decifrare un file excel o forse era un programma di sintetizzatori formato dj techno. Poi io con i miei topini. Io non me lo posso permettere un atelier anche se mi do arie da artista. Mi posso permettere a malapena di stare in un bar sperando che qualcuno mi offra da bere. Ma qua è tutto così. Gli atelier sono per artisti con qualche mecenate, tipo un babbo ricco. Noi morti di fame paghiamo un caffè al giorno per sentirci meno soli, finire circondati da morti di fame come noi, costretti ad ascoltare il francese che diventa un salvagente mentre si sprofonda nella solitudine. Io ho i miei topini al momento a tenermi compagnia. Un giorno spero torneranno gli occhi.
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4 aprile 1951
Nasce a Roma Francesco De Gregori, il Principe dei cantautori. Molti di noi sono cresciuti con la sua musica che, fatto rarissimo, si è trasmessa anche alle generazioni più giovani.
Era un frequentatore del Folkstudio, locale capitolino dove capitava di veder suonare gente come Bob Dylan, ovviamente ancora ben lontani dalla notorietà.
Il primo a portare in scena le canzoni di Francesco sarebbe stato il fratello Luigi, cui è spettato l’onore di presentare al piccolo pubblico presente Buonanotte Nina.
Il successo insperato spinge Luigi a fare pressioni sul fratello perché vinca le sue titubanze e si esibisca in pubblico.
Più che la musica Francesco respira sin da piccolo l’aria della cultura.
Con il padre bibliotecario e la mamma insegnante di lettere il giovane De Gregori sembra più intenzionato alla lettura e alla scrittura che alla musica. Poi il colpo di genio: fonde le due cose al ritmo del folk e del rock e diventa unico.
L’incontro con la chitarra avvenne solo all’età di quindici anni e sembra che la prima canzone eseguita (con discreto successo) fosse Il ragazzo della via Gluck di Adriano Celentano.
Eppure la carriera musicale non era la prima scelta di Francesco De Gregori che tentò prima la sorte come attore partecipando a un casting per un film di Fellini.
Le doti non erano male ma l’aspetto estetico non era quello ricercato. L’appuntamento con il grande schermo è solo rimandato al 2003, quando partecipa al primo film da regista di Franco Battiato, Perdutoamor.
È spesso definito cantautore e poeta, sebbene egli preferisca essere identificato semplicemente come "artista".
È inoltre uno tra gli artisti con il maggior numero di riconoscimenti da parte del Club Tenco, con sei Targhe Tenco e un Premio Le parole della musica.
Nel 2022 è diventato protagonista di un grande tour italiano con il suo amico Antonello Venditti, l’artista con cui aveva iniziato la carriera.
Buon compleanno Francesco ❤️
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Anche se conoscevo Geolier come artista, non lo ascolto perché fa un genere di musica che non è nelle mie corde e che non capisco, lui come tanti artisti dello stesso tipo.
Ma umanamente parlando Emanuele è un ragazzo davvero speciale, e son contento che sia tornato adesso a casa, una casa che gli invidio tantissimo.
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ABBI CURA DELLE STELLE Ho smesso di essere ragazzo a Torre Guaceto, in Puglia, e nelle campagne intorno. Allora non sapevo che insieme a me stava crescendo qualcosa che aveva a che fare con le storie. Era una stagione libera di conversazioni con gente della terra, di passeggiate notturne tra i filari di pomodori. Li raccoglievamo al buio strada facendo per andare a cucinarli con le orecchiette a casa di Juan, un direttore d’orchestra che aveva trovato rifugio da quelle parti. Ci guidava Tonino che ha un alimentari di campagna dove ci passa il mondo. Crescevamo con i suoi ricordi di Berlino e le massime del suo libro dell’ I Ching. Avevamo grandi pene d’amore. Lui ci faceva sentire uomini navigati. Tutto era odore, salsedine e racconti.
Succedeva poi che qualcuno ci chiamava di fretta per fare una serata e accompagnare il cibo con le storie e io scrivevo di getto, poi rileggevo a Pinuccio, uno dei custodi del luogo, lui aggiungeva nomi, luoghi, soprannomi, ricordi. Rideva tanto anche lui. Passavamo pomeriggi interi sulla panca di pietra dietro al forno della sua casa bianca. La panca che dava sui campi. In quel periodo, senza saperlo, del raccontare ne stavo imparando anche il mestiere. Senza nessuna scuola se non quello che mi accadeva lì. Fuori da lì era tutto così inadeguato per me. Le prime orticarie per i pensieri, per i soldi, per la paura di non farcela ora che c’erano le figlie le ho avute lì. Il giorno che quasi prendevo un pugno in faccia ho camminato per un giorno intero senza fermarmi da Serranova, giù per gli ulivi fino ad Apani e poi lungo il mare, la torre, la spiaggia di Penna Grossa. Ricordo che una settimana dopo cominciammo a organizzare spettacoli nelle case dei contadini lì intorno. Quei primi spettacoli organizzati nelle case della gente che si prendeva così tanta cura degli oggetti, delle pareti di calce, dell’accoglienza erano un elogio della cura per me. Erano una cura per me. Abbi cura delle stelle, immaginavo che mi avesse detto mio nonno. Luigi è nato sotto le canne della palude, diceva Gianfranco. Non ricordo più chi mi ha raccontato tutto. Tutti i particolari. Il racconto di ‘ngiulina è misterioso anche a me. Il limite di questo mondo era la casa di Titina e Lino. Ricordo quando Lino mi faceva il movimento della scolopendra per farmi vedere come ballavano quelli che venivano pizzicati nella palude. Ho avuto molti doni. Sono pieno di gratitudine. Quando Titina e Lino sono volati via per altri mondi avevo già lasciato tutto questo. Una sera organizzammo uno spettacolo davanti all’alimentari di Tonino. Era di passaggio Antonio Catalano quei giorni. Un caro amico e artista. Dopo lo spettacolo ci regalò una canzone delle sue. Io lasciai il palco e andai a sedermi tra il pubblico. Lui cominciò a cantare. Io guardavo tutto quello che avevo intorno. Tutti i volti, gli alberi di quel giardino, i muri, la gente, i colleghi, le persone care, guardavo piano tutti. Arrivò una nostalgia. Era come se li guardassi dal futuro, da quella Memoria del futuro di cui parla Luis Ansa. Lì guardavo da quel giorno che ero già andato via. Lo realizzai in quel momento che stavo per andare via. Questi cinque racconti di fine estate, per me, arrivano da quel momento. Luigi D’Elia Bari, 20 ottobre 2020 ---- Luigi D’Elia voce narrante Stefano Delvecchio fisarmonica bitonica Davide Castiglia violino Giampiero Cignani clarinetto Simonetta Dellomonaco regia
#luigidelia#teatro#narrazione#puglia#torreguaceto#racconti#tales#bevanoest#simonettadellomonaco#brindisi#audioracconti
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Questa è una storia che nasce nel Bronx, al numero 1520 di Sedgwick Avenue, ma ha radici che partono da altri posti. Partono da New Orleans, da Detroit, dalla Giamaica. È in Giamaica, infatti, che Clive Campbell ha visto i primi sound system e le prime dance-hall. È un bambino, Clive, ma rimane subito affascinato da quelle casse enormi davanti a cui decine di corpi si muovono al ritmo del Rocksteady e dello Ska. Nelle orecchie rimbomba la voce degli uomini che al microfono sputano frasi su quei ritmi sincopati, su quel ritmo in levare che permetteva di dire tutto a tempo. Li chiamavano maestri di cerimonia perché, in fondo, quelle erano vere e proprie cerimonie e i Dj e i vocalist che provvedevano al suono erano visti come degli officianti. Clive ricorda tutto questo ora che la Giamaica è un posto lontano e lui è solo un altro ragazzo nero di New York. Ad esser precisi, Clive è un ragazzo nero del Bronx e la cosa, a metà anni 70, ha il suo triste rilievo. Il Bronx di quegli anni, infatti, non somiglia a Manhattan, non somiglia al Queens né tantomeno a Brooklyn o a Staten Island. Il Bronx del 1973, infatti, somiglia piuttosto alla Beirut della guerra civile. Incendi dolosi di interi distretti di quartieri controllati da bande ("I guerrieri della notte", per esempio, da qualche parte dovevano pur spuntare...), palazzoni sventrati diventati dimore di eroinomani, violenza ad ogni angolo di strada, violenza nelle stesse case. Clive cresce in mezzo a questo, perché da lì non si scappa, e si forma anche grazie a questo. Diventa un ragazzo che ama la musica e si ingegna per superare tutti gli ostacoli che la vita gli ha posto davanti. Uno di questi, paradossalmente, sta nel come riprodurre un suono "ballabile". I dischi Motown (grazie Detroit), i dischi Soul, Jazz e Blues (grazie New Orleans) vanno bene, ma fino ad un certo punto. I pezzi, infatti, partono con un break di batteria ma poi evolvono. A lui interessa quel break e interessa soprattutto che quel break possa durare a lungo. Più tempo uguale più ritmo. Per risolvere questa equazione ha una intuizione: due dischi dello stesso brano su due piatti. Quando il break finisce su di uno, fa partire il break dell'altro, e così via. Il tutto messo a tempo, il tutto con qualcuno che dice qualcosa al microfono. Clive ora si fa chiamare Dj Kool Herc e non lo sa ancora ma con quella festa che darà l'11 agosto 1973 al numero 1520 di Sedgwick Avenue darà una data, un indirizzo e una storia ad un genere musicale e ad una cultura, quella HIP HOP, che da un palazzone del Bronx arriverà in ogni angolo del Pianeta. Prima di Travis Scott, prima di Kendrick Lamar ma anche prima di Sfera Ebbasta, di Guè e di ogni altro artista che fa Rap, che ci piaccia o meno, che sia bravo o meno, c'è stato Kool Herc, c'è stato il black-out del 77, ci sono stati i Clash, Blondie, Grandmaster Flash, Africa Bambataa, Run DMC, KRS-One, EPMD, Dj Premier, Gangstarr, Pete Rock, Notorious Big, NWA, Ice-Cube, Snoop Dogg, Nas, Jay-Z, Outkast, Tupac Shakur, 50 Cent, the Lox, il southern, la trap, la drill, Griselda Records e tutto un universo musicale capace di mettere in rima ogni singolo aspetto della vita, dalle cose serissime alle autentiche cazzate. 50 anni di una sottocultura nata in strada e nutritasi di strada. It ain't hard to tell.
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CHIUSO IN CASA PER 6 ANNI, SALVATO DALLA MUSICA
Christian Sassaro è un ragazzo nato nel 2001 in una piccola cittadina sulle montagne vicino a Vicenza. A 15 anni ha abbandonato la scuola per ritirarsi completamente dalla società. Chiuso in casa in isolamento volontario, rimaneva sveglio tutta la notte e dormiva tutto il giorno. Nella sua stanza, ha ricominciato a suonare la chitarra che aveva studiato da piccolo e a creare canzoni con il computer. A causa della sua insicurezza, non faceva mai sentire a nessuno le sue canzoni ma, nel 2017, in seguito alla morte del suo musicista preferito Lil Peep, ha deciso di scrivere un pezzo per ricordarlo e lo ha pubblicato sui siti di musica online, senza mai uscire di casa. Affrontare la scomparsa di Peep lo ha portato a trovare il coraggio di caricare sui social network la sua prima canzone in assoluto, “How I Feel” (come mi sento), in cui esprime il suo dolore per la scomparsa della persona che lo ha accompagnato per tanto tempo nel suo isolamento.
La canzone ha avuto un enorme successo e con il nome d’arte Chris Rain il giovane è riuscito a sfondare nel mercato musicale fino a quando, nel 2022, ha deciso di lasciare l’isolamento e mostrare il suo volto. L’uscita del video di “Bloodless” rappresenta la sua rivelazione pubblica e la sua consacrazione come musicista.
Chris è oggi un artista famoso, si è trasferito ad Amsterdam e considera la sua carriera e i fan che l’hanno resa possibile come l’unica ragione per cui è ancora vivo e grazie alla quale ha superato anni di isolamento sociale.
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Fonte: Genius.com; Spotify; Marco Crepaldi; foto di Cottonbro Studio
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From Rome to Paris (andata e ritorno).
Marcello, per le strade romane in un febbraio del 1958.
Una stretta linea di fluido confine con la quale Marcello ha tessuto una storia di vita e arte, che ha attraversato i confini geografici e culturali, era la sua vita divisa tra Roma e Parigi. Non si trattava di una spontanea collocazione geografica, ma piuttosto di un percorso emotivo, che ha plasmato in qualche modo la sua identità, come uomo e come artista.
ROMA, cap 1.
Roma lo ha cullato. Ha assecondato tutti i sogni che portavano verso Cinecittà, è sempre stata la "casa madre" dove far ritorno non appena fosse stato possibile, permeando così, tra consuete abitudini e legami profondissimi, la sua esistenza. Sebbene fosse di origini ciociare, Marcello era riconosciuto come "il romano tranquillo", con ogni vizio e virtù del vero romano. A Roma respirava aria impregnata di bellezza, glamour, storia, arte, passione e tra le strade che celano i suoi ricordi e i vicoli pittoreschi, la sua predilezione per il cinema e per il teatro crescevano, e con lui, diventavano grandi. Qui Marcello, consolida le più importanti collaborazioni con i più rilevanti maestri del cinema italiano, pianta radici profondissime, legami inossidabili, costruisce quel rifugio sicuro, condiviso, chiamato casa.
Ma il suo mestiere lo porta lontano e lo fa sentire appartenente, europeo, cittadino, turista, uomo libero.
PARIGI, cap 1.
Per un "romano tranquillo" la fervente Metropolis creativa, la "ville de l' elegance", era fortemente attrattiva. Se Roma lo ha cullato e reso celebre, Parigi lo ha accolto, lo ha fatto innamorare, in tutti i sensi, dandogli opportuno spazio artistico, stimolando la sua sete di curiosità spontanea. Era per lui, la giusta collocazione dove cominciare, rimettersi in gioco, dove la sua immagine divistica era in qualche modo più ridimensionata ma non sottovalutata, dove nuove abitudini e meraviglie si fanno concrete. Parigi era un orizzonte allargato, che dilatava nel suo cuore quel confine di appartenenza. A Parigi Marcello, era il "docile ragazzo" con tutti i vizi e virtù di un comune italiano, che amava mescolarsi tra le strade del suo quartiere in rue de la Seine, e da buon italiano, prendere un caffè al mattino, nel suo solito bar, al suo solito tavolino, riservato amorevolmente per lui, dove ci sarebbe stato sempre spazio. Come Roma, Parigi ha custodito i suoi riti, le sue consuetudini, segreti, affetti, partenze e ritorni, arte e bellezza dal primo ciao, all'ultimo arrivederci.
#marcello mastroianni#attore#cinema italiano#biografia#best actor#my love#mastroianni marcello#mastroianni#best man#Spotify#telefonamitra20anni
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Marco Forti - Il nuovo singolo “Piove”
Il cantautore mette in musica l’omonima poesia di Marco De Alexandris
Il cantautore Marco Forti pubblica il suo nuovo singolo “Piove”, per LIFT Records e disponibile dal 15 novembre sugli stores digitali con The Orchard Music (Sony Group) e nelle radio in promozione nazionale. Il titolo del brano è ripreso dall’omonima poesia di Marco De Alexandris, un ragazzo di 39 anni su cui Marco Forti ha deciso di fondare un intero progetto discografico, per mettere in luce la sua storia e dargli voce, attraverso le poesie; De Alexandris, infatti, non può parlare. L’autore del brano conobbe Marco per casualità, in occasione di un evento socioculturale e, da lì, la sua storia, l’unione con la famiglia, la conoscenza di queste poesie e la voglia di raccontare. Come Marco Forti scrive, viviamo in un mondo che, seppur si muove, non si “smuove” più di fronte a certe storie, forse perché non c’è più spazio per le emozioni. <<Piove su questo mondo che si muove (…) piove odio e amore>> già dalle prime strofe si evince il fulcro del brano: la pioggia è il simbolo per antonomasia dei problemi nel mondo; allude alle lacrime di gioia, come di dolore, di sofferenza, di tristezza per una vita di solitudine, allontanati dalla società, perché “etichettati” e quindi esclusi. “Odio e Amore” per un <<mondo che non mi vuole>>, con quest’ultima frase, si conclude il brano, a conferma di questa realtà che appare sensibile al “diverso” quando, invece, lo “disprezza” e lo rinnega, perché intralcia la strada ed è scomodo. Questo brano vuole ritrovare tutte quelle “gocce salate” per donare un nuovo sapore al mondo. Potrebbe essere un obiettivo molto ambizioso ma, come dice anche il ritornello della canzone, “sognare costa poco”. “Piove” è, in realtà, uno stato d’animo, più che una semplice canzone; è il punto di ritrovo quando si sta passando un periodo grigio. Ma dalla pioggia non si ricavano solo dispiaceri e malumori; solo assaporando il male più profondo si riesce ad acquisire nuovamente quella forza per rialzarsi ed apprezzare il bene. Spesso, una goccia d’acqua non fa male, non bagna ma rinfresca e purifica. <<Odio chi crede senza capire, chi ascolta senza sentire. Le anime oneste, amo chi sceglie, chi fugge dalle caverne. Amo la vita immensamente>> questo, lo slogan di “Piove”, con la speranza che possa essere per tutti il motto della propria vita, della propria essenza.
Ascolta il brano
Storia dell’artista
Marco Forti è un artista italiano, nato a Roma il 13 luglio 1994 e che, attualmente, vive a Capena.
<<Se dovessi descrivermi in poche righe potrei riassumere tutto in 3 semplici parole: ARTE, SCRITTURA e CREATIVITA’>>
Sin da piccolo, Marco ha sempre avuto l’indole da artista: cantava tutto il giorno e aveva storie inventate sul momento da raccontare; si divertiva ad interpretare dei ruoli (sempre da lui inventati), fino al giorno che i suoi genitori non hanno deciso di iscriverlo ad una scuola di canto e, successivamente, di teatro. A 13 anni, durante un compito in classe di italiano, ha scoperto le sue capacità nella scrittura e ha continuato a coltivare questa passione. Fino ad oggi, ha scritto circa oltre un centinaio di canzoni, di cui 50 dichiarate in SIAE e, alcune, pubbliche.
<<Da quel giorno ho iniziato ufficialmente a scrivere testi di canzoni, poesie, opere teatrali, delle sceneggiature di cortometraggi che ho realizzato successivamente (…) insomma, tutto quello che per me è creatività mi dà forza e questa forza, la esprimo nella scrittura in generale, che mi permette di esorcizzare tutti i miei malesseri e stati d’animo>>
Ha lavorato per il tour nazionale di Jimmy Sax in qualità di vocalist e ha partecipato a vari concorsi, (sia di minor spessore che di maggiore importanza) stage e vissuto delle esperienze come quella del Tour Music Fest, del Cantagiro, di Area Sanremo o quando è stato premiato da Giuseppe Aletti e Mogol, al C.E.T. al VI concorso per AUTORI (con una sua poesia). Ha ricevuto varie premiazioni, come quella, al Teatro Ghione, a Roma, del Premio Eleonora Lavore dall’editore e regista Carmine Pelusi (Premio Music Web), per la collaborazione a Rete Tv Italia, diventando produttore e co-autore di alcuni programmi musicali televisivi e radiofonici per artisti emergenti. Inoltre, ospite in vari programmi televisivi e radiofonici, di emittenti locali e regionali, ha presentato i suoi inediti.
<<Una delle mie grandi fortune è stata quella di aver avuto la possibilità di prendere parte a due lavori che mi sono rimasti nel cuore, perché mi hanno permesso di unire le mie 2 grandi passioni!>>
Si tratta di aver interpretato due ruoli (uno tra questi, il principale) in 2 Musical e la possibilità di aver conosciuto diversi personaggi del settore, tra i quali Giò Di Tonno. Ad oggi, laureato in canto moderno presso “LONDON COLLEGE OF MUSIC - UWL” in qualità di performer ed insegnante in “Artists Academy”. Membro della “Symphonic Dance Orchestra”, diretta dal Maestro Vincenzo Sorrentino. Ultimamente, in tour nei teatri di Roma, per il suo “Dal Mio PunTOUR Di Vista” e la collaborazione con DCOD Communication, Social Artists e la firma con Lift Records per i suoi nuovi lavori discografici, a partire dal singolo “PAROLE”.
Facebook: https://www.facebook.com/marcofortiofficial/
Instagram: https://www.facebook.com/marcofortiofficial/
YouTube: https://www.youtube.com/user/ramnarf3
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Nuovo video sul mio canale YouTube....👇
https://youtube.com/shorts/vFEuKXExksY?si=jRGysYX3nK-3Knus
Parto subito dicendo che questo video NON vuole assolutamente essere una presa in giro nei confronti di @LiamPayneOfficial , tantomeno vuole offendere l'ex @onedirectionchannel ma vuole essere soltanto un saluto, un pensiero ed un omaggio alla sua musica.
Ci ho provato e riprovato più di una volta a beccare la totalità acuta della sua voce ma così fine non mi veniva quindi ho semplicemente cercato il campione vocale nella libreria dei contenuti audio disponibili per l'utilizzo negli shorts ed è venuta questa cosa, sicuramente simpatica (e spero non troppo di discutibile cattivo gusto).
Ci tenevo a lasciare qualcosa anche ul mio canale per ricordare questo giovane artista, spirato troppo presto (e da me scoperto troppo tardi perchè io non seguo le masse del mainstream ma, spulciando quà e la la discografica della band, ho scoperto che, senza saperlo, conoscevo molti dei loro brani che mi piacciono molto).
So che in molti, quindi, si domanderanno come mai ho voluto portare questo contenuto riguardante Liam Payne ma, tranquilli: è tutto on-topic; non c'è spam e non c'è divagazione...; semplicemente, salute mentale, droga, depressione, stati d'animo, bipolarismo, suicidio, tossicodipendenza, lotta/sensibilizzazione contro bullismo e musica si legano tutti e mi pare, in questi anni, di aver portato più volte questa tipologia di argomenti che mi toccano sia in prima che in terza persona quindi mi spendo per queste cause già da tempo e la tragica morte di #LyamPayne molti di questi argomenti li tocca; per questo trovo coerente portare questa tipologia di contenuti, soprattutto considerando anche il fatto che, prima che essere un personaggio pubblico, l'ex #onedirectionclasse 1993 è (stato) un ragazzo di 31 anni che da sempre si è fatto domande esistenziali.
Poi, beh: "TEARDROPS" è un brano che ho scoperto casualmente quando ho appreso del decesso dell'artista e mi ha colpito molto perchè SEMBRA UN PO' IL MIO STATO D'ANIMO SEPPUR, NEL MIO CASO, NON RIVOLTO AL SENTIMENTO D'AMORE PER UNA RAGAZZA!
L'amore per la vita non so più cosa sia... Lo cerco ma non lo trovo quando si attiva la modalità oscurità!
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Ecco la traduzione in italiano di "Teardrops" di Liam Payne...
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Le lacrime stanno cadendo
Giù sul tuo viso di nuovo, perché non so come amarti
Quando anch’io sono a pezzi
Forse le tue parole hanno senso
Potrei essere io il problema, mi dispiace tanto
So che potremmo essere solo amici
Ma non so come scendere da questa situazione in modo dolce
Controllando il mio telefono per cercare di capire cosa ho fatto la scorsa notte
Tesoro, mi odio perché odio quando ti faccio piangere
Le lacrime stanno cadendo di nuovo sul tuo viso
Perché non so come amarti quando
Anch’io sono a pezzi
Le lacrime stanno cadendo
Ti farò innamorare di nuovo di me, ma
Non so come amarti quando
Anch’io sono a pezzi
Tutto ciò che facciamo è spezzarci e piegarci
Sto facendo fatica a vedere l’alba ultimamente
Vorrei davvero poter riparare
Tutte le piccole cose che ti fanno impazzire
Controllando i miei amici per cercare di capire cosa ho fatto la scorsa notte (cosa ho fatto la scorsa notte)
Ultimamente, mi odio perché odio quando ti faccio piangere
Le lacrime stanno cadendo di nuovo sul tuo viso
Perché non so come amarti quando
Anch’io sono a pezzi
Le lacrime stanno cadendo
Ti farò innamorare di nuovo di me, lo giuro
Imparerò a essere un uomo migliore
Dimmi, c’è ancora spazio per amarti?
Spazio per abbracciarti?
Spazio per amarti?
Spazio per abbracciarti?
Spazio per amarti, amarti?
Spazio per abbracciarti?
Controllando il mio telefono solo per vedere cosa ho fatto la scorsa notte
Ooh, mi odio perché odio quando ti faccio piangere, io, oh
Le lacrime stanno cadendo di nuovo sul tuo viso (sul tuo viso)
Perché non so come amarti quando
Anch’io sono a pezzi (ooh)
Le lacrime stanno cadendo
Ti farò innamorare di nuovo di me, ma
Non so come amarti quando
Anch’io sono a pezzi
Link alla petizione pro legge per la salvaguardia della salute mebtale... 👇
https://www.change.org/p/enact-legislation-to-safeguard-artists-mental-health-in-the-entertainment-industry?fbclid=IwY2xjawGLRUVleHRuA2FlbQIxMAABHedSKdgBEImyiluX6klnNLlpU-gCzMdHY-PMK9XgS4De7Bba7k8PwwszZQ_aem_77n0GkNWHuMzzftoCyobjg
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Alessandro Villa official contact:
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https://linktr.ee/alessandrovillaofficial
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http://www.youtube.com/alessandrew82
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Se vi fa piacere, sono graditi like, commenti e condivisioni.
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#Liam Payne#molteno#brianza#amicizia#youtube#momenti#alessandrovilla#pensieri#bullismo#musica#alessandro villa#salute mentale
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Mi reputo un artista, e so di avere un occhio acuto e curioso… ogni volta che i miei occhi sono attirati da qualcuno o qualcosa inizio a immaginarmela più volte in mente, ricreando su di essa/o una descrizione accurata, ed è quello che voglio fare in questo post…
Come ogni mattina, ero ferma sul marciapiede, ad aspettare il pullman che mi porta a scuola, c’è ne sono almeno 4 che fanno il tragitto di cui ho bisogno, ma preferisco sempre scegliere quello con meno gente, così da poter starmene tranquilla per i fatti miei. Ricordo fosse un martedì mattina, il cielo era ancora scuro dalla notte prima, la luce delle macchine e dei lampioni filtrava attraverso i finestrini appannati del mio scadente pullman, ero stanca, con i capelli senza una forma: un po’ ricci un po’ mossi e gonfi, avevano una vita propria… le occhiaie “mi arrivano ai piedi “, continuano a chiedere permesso alla gente, nonostante il mio essere minuta e bassa ero ingombrante, perché ? Beh io e tutti gli studenti di un liceo artistico abbiamo bisogno di tanto materiale, quindi viaggiavo sempre con uno zaino enorme, e la mia fidata cartellina 50 x 70… Non appena riuscii a sistemami all’inizio dell’’corridoio, cercai un po’ di equilibrio visto che ero in piedi, e proprio in quel momento, l’autista frenò di colpo, senza pensarci appoggiai la mano sulla spalla di un ragazzo affianco a me, era seduto. Forse per lo spavento si voltò verso di me di scatto, ed è li che i nostri sguardi si incrociarono, e da lì che non dimenticai più quegli occhi…
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Chi è la madre del figlio di Renato Zero? Ecco tutto quello che c'è da sapere su Roberto Anselmi Fiacchini. Renato Zero, pseudonimo di Renato Fiacchini, è uno dei cantautori più amati e conosciuti dal pubblico italiano. L’artista è una persona estremamente riservata. Proprio per questo, nonostante la grande notorietà, fin dai suoi esordi ha sempre mantenuto la sua vita privata lontana dagli occhi indiscreti dei riflettori. In molti infatti non sanno che ha un figlio di nome Roberto Anselmi Fiacchini. Ma cosa sappiamo su di lui? Chi è la madre? Chi è Roberto Anselmi Fiacchini, il figlio di Renato Zero Roberto Anselmi Fiacchini ha 50 anni ed è nato il 5 luglio 1973. L’uomo non è il figlio naturale di Renato Zero. Il primo incontro tra i due avviene nel 1993, quando Roberto a soli 20 anni inizia a lavorare come guardia del corpo per il famoso cantautore romano. Un incontro, avvenuto quasi per caso, che gli ha cambiato veramente la vita. Renato Zero rimase fin da subito colpito dalla triste storia del ragazzo: la madre e il padre erano morti quando lui era ancora piccolo, finendo in orfanotrofio. Nel corso degli anni, il cantautore si affezionò sempre di più al ragazzo, tanto da decidere di adottarlo nel 2003. “Sono sempre stato portato a prediligere le persone sfortunate. Roberto aveva perso i genitori e ho sentito che era giusto potergli dare un supporto morale, poi diventato anche istituzionale“, ha raccontato il celebre artista. Renato Zero ha sempre desiderato avere un figlio e con l’incontro di Roberto il suo sogno si è avverato. La vita Roberto Anselmi Fiacchini, come già anticipato, ha iniziato ad affacciarsi nel mondo del lavoro come bodyguard di Renato Zero. Col tempo poi ha deciso anche lui di farsi strada nel mondo dello spettacolo. Si è fatto conoscere al pubblico nel 2019 grazie alla sua partecipazione all‘Isola dei Famosi nella categoria figlio d’arte. Non si hanno molte informazioni sulla sua vita privata prima dell’incontro con Renato Zero. Sappiamo che è convolato a nozze con Emanuela Vernaglia nel 2004. Dalla loro storia d’amore sono nate due bambine, Ada e Virginia. Nel 2010 poi la coppia ha deciso di separarsi, per poi riappacificarsi qualche anno dopo. Attualmente il figlio del cantautore vive a Roma con sua moglie e le sue due figlie. Renato Zero è un padre e un nonno molto presente, e non potrebbe essere più felice.
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Gli Arcade Boyz, youtuber da 550.000 iscritti, e il racconto dell’illusione della fama di Jordan Jeffrey Baby
Il 13 marzo, all'indomani della notizia della scomparsa di Jordan Jeffrey Baby, 27enne che si suicidato nel carcere di Pavia, gli Arcade Boyz, youtuber attivi dal 2016 con ben 550.000 iscritti, hanno deciso di dedicare un video decisamente serio ai suicidi in carcere, un problema di cui non si parla abbastanza.
Non è per caso che accade tutto ciò. Gli Arcade Boyz da tempo esplorano il disagio giovanile e la meccanica distorta dei social, offrendo una prospettiva originale, quella di persone che conoscono bene la scena musicale trap e hip hop e i problemi di una intera generazione.
Tra l'altro, la tragedia dei suicidi in carcere non riguarda solo i detenuti, che spesso in Italia sono innocenti in attesa di giudizio. "Dal 2012 ad oggi ci sono stati 85 suicidi nelle carceri italiane, ben 3 solo nel 2024... non parliamo di detenuti, ma di membri della Polizia Penitenziaria. Perché se il sistema spinge al suicidio i detenuti, non funziona affatto neppure per chi deve gestirli", spiegano nel loro video, con il loro linguaggio diretto, quello dell'hip hop e della trap, Fada e Barlow, ovvero gli Arcade Boyz.
Dal canale YouTube degli Arcade Boyz sono passati artisti come Caparezza, Dolcenera J-Ax ed i due hanno ospitato pure interventi di personaggi tv come Gerry Scotti e Michelle Hunziker. Ben quattro anni fa, hanno intervistato per la prima volta proprio Jordan Jeffrey Baby, un ragazzo che, a differenza di ciò che hanno scritto in molti, non era un trapper, ovvero un artista che viveva di musica.
Era prima di tutto una persona che cercava 'hype", ovvero cercava fama e like sui social facendo di tutto, andando purtroppo incontro a chiari problemi di depressione e dipendenze da sostanze e psicofarmaci, e come tale gli Arcade Boyz l'hanno sempre trattato.
Nello stesso video pubblicato il 13 marzo 2024 i due Youtuber accennano anche della loro evoluzione nel modo di comunicare nel tempo ed ai loro problemi giudiziari di qualche anno fa. E vanno oltre. "In Italia veicolare l'odio vende, ma non è una cosa bella, come le gogne mediatiche e la galera", raccontano.
Tra l'altro, gli Arcade Boyz, prima delle pandemia, hanno pubblicato anche interviste a psicologi incontrando ragazze e ragazzi nelle scuole e nei teatri. Lo scopo di questi incontri era parlare di uno dei problemi più gravi che può colpire i più giovani, ovvero il pensare che la popolarità sui social renda persone migliori, di successo.
Il video degli Arcade Boyz sulla vicenda di Jordan Jeffrey Baby, suicidatosi in carcere a 27 anni
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L'intervista degli Arcade Boyz ad Jordan Jeffrey Baby nel 2020
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Gli Arcade Boyz su YouTube
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Gli Arcade Boyz, youtuber da 550.000 iscritti, e il racconto dell’illusione della fama di Jordan Jeffrey Baby
Il 13 marzo, all'indomani della notizia della scomparsa di Jordan Jeffrey Baby, 27enne che si suicidato nel carcere di Pavia, gli Arcade Boyz, youtuber attivi dal 2016 con ben 550.000 iscritti, hanno deciso di dedicare un video decisamente serio ai suicidi in carcere, un problema di cui non si parla abbastanza.
Non è per caso che accade tutto ciò. Gli Arcade Boyz da tempo esplorano il disagio giovanile e la meccanica distorta dei social, offrendo una prospettiva originale, quella di persone che conoscono bene la scena musicale trap e hip hop e i problemi di una intera generazione.
Tra l'altro, la tragedia dei suicidi in carcere non riguarda solo i detenuti, che spesso in Italia sono innocenti in attesa di giudizio. "Dal 2012 ad oggi ci sono stati 85 suicidi nelle carceri italiane, ben 3 solo nel 2024... non parliamo di detenuti, ma di membri della Polizia Penitenziaria. Perché se il sistema spinge al suicidio i detenuti, non funziona affatto neppure per chi deve gestirli", spiegano nel loro video, con il loro linguaggio diretto, quello dell'hip hop e della trap, Fada e Barlow, ovvero gli Arcade Boyz.
Dal canale YouTube degli Arcade Boyz sono passati artisti come Caparezza, Dolcenera J-Ax ed i due hanno ospitato pure interventi di personaggi tv come Gerry Scotti e Michelle Hunziker. Ben quattro anni fa, hanno intervistato per la prima volta proprio Jordan Jeffrey Baby, un ragazzo che, a differenza di ciò che hanno scritto in molti, non era un trapper, ovvero un artista che viveva di musica.
Era prima di tutto una persona che cercava 'hype", ovvero cercava fama e like sui social facendo di tutto, andando purtroppo incontro a chiari problemi di depressione e dipendenze da sostanze e psicofarmaci, e come tale gli Arcade Boyz l'hanno sempre trattato.
Nello stesso video pubblicato il 13 marzo 2024 i due Youtuber accennano anche della loro evoluzione nel modo di comunicare nel tempo ed ai loro problemi giudiziari di qualche anno fa. E vanno oltre. "In Italia veicolare l'odio vende, ma non è una cosa bella, come le gogne mediatiche e la galera", raccontano.
Tra l'altro, gli Arcade Boyz, prima delle pandemia, hanno pubblicato anche interviste a psicologi incontrando ragazze e ragazzi nelle scuole e nei teatri. Lo scopo di questi incontri era parlare di uno dei problemi più gravi che può colpire i più giovani, ovvero il pensare che la popolarità sui social renda persone migliori, di successo.
Il video degli Arcade Boyz sulla vicenda di Jordan Jeffrey Baby, suicidatosi in carcere a 27 anni
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L'intervista degli Arcade Boyz ad Jordan Jeffrey Baby nel 2020
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Gli Arcade Boyz, youtuber da 550.000 iscritti, e il racconto dell’illusione della fama di Jordan Jeffrey Baby
Il 13 marzo, all'indomani della notizia della scomparsa di Jordan Jeffrey Baby, 27enne che si suicidato nel carcere di Pavia, gli Arcade Boyz, youtuber attivi dal 2016 con ben 550.000 iscritti, hanno deciso di dedicare un video decisamente serio ai suicidi in carcere, un problema di cui non si parla abbastanza.
Non è per caso che accade tutto ciò. Gli Arcade Boyz da tempo esplorano il disagio giovanile e la meccanica distorta dei social, offrendo una prospettiva originale, quella di persone che conoscono bene la scena musicale trap e hip hop e i problemi di una intera generazione.
Tra l'altro, la tragedia dei suicidi in carcere non riguarda solo i detenuti, che spesso in Italia sono innocenti in attesa di giudizio. "Dal 2012 ad oggi ci sono stati 85 suicidi nelle carceri italiane, ben 3 solo nel 2024... non parliamo di detenuti, ma di membri della Polizia Penitenziaria. Perché se il sistema spinge al suicidio i detenuti, non funziona affatto neppure per chi deve gestirli", spiegano nel loro video, con il loro linguaggio diretto, quello dell'hip hop e della trap, Fada e Barlow, ovvero gli Arcade Boyz.
Dal canale YouTube degli Arcade Boyz sono passati artisti come Caparezza, Dolcenera J-Ax ed i due hanno ospitato pure interventi di personaggi tv come Gerry Scotti e Michelle Hunziker. Ben quattro anni fa, hanno intervistato per la prima volta proprio Jordan Jeffrey Baby, un ragazzo che, a differenza di ciò che hanno scritto in molti, non era un trapper, ovvero un artista che viveva di musica.
Era prima di tutto una persona che cercava 'hype", ovvero cercava fama e like sui social facendo di tutto, andando purtroppo incontro a chiari problemi di depressione e dipendenze da sostanze e psicofarmaci, e come tale gli Arcade Boyz l'hanno sempre trattato.
Nello stesso video pubblicato il 13 marzo 2024 i due Youtuber accennano anche della loro evoluzione nel modo di comunicare nel tempo ed ai loro problemi giudiziari di qualche anno fa. E vanno oltre. "In Italia veicolare l'odio vende, ma non è una cosa bella, come le gogne mediatiche e la galera", raccontano.
Tra l'altro, gli Arcade Boyz, prima delle pandemia, hanno pubblicato anche interviste a psicologi incontrando ragazze e ragazzi nelle scuole e nei teatri. Lo scopo di questi incontri era parlare di uno dei problemi più gravi che può colpire i più giovani, ovvero il pensare che la popolarità sui social renda persone migliori, di successo.
Il video degli Arcade Boyz sulla vicenda di Jordan Jeffrey Baby, suicidatosi in carcere a 27 anni
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