#coda di volpe
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Fox at the Foxhole pickup counter at Coda di Volpe (the Fox’s Tail) in Southport, which is across the street from a Foxtrot Market. I may need to move there.
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I wore my sequin skirt and we had oysters and bouillabaisse and Dover sole and almond tart and it was a wonderful ten years and I’m excited for ten and ten and ten and ten and ten and ten (??) more.
#shockingly good food in winnetka#from the owners of coda di volpe and buck Russell and Sophia steak so I thought it would be good
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- “Cosa vuol dire addomesticare?” disse il principe.
- “È una cosa da molto dimenticata. Vuol dire creare legami” disse la Volpe.
- “Creare dei legami?”
- “Certo” disse la volpe, “tu, fino ad ora, per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l'uno dell'altra. Tu sarai per me unico al mondo, io sarò per te unica al mondo.
- “Comincio a capire”, disse il piccolo principe.
- “E poi, guarda! Vedi, laggiù in fondo, dei campi di grano? Io non mangio il pane e il grano, per me è inutile. I campi di grano non mi ricordano nulla. E questo è triste! Ma tu hai dei capelli color dell'oro. Allora sarà meraviglioso quando mi avrai addomesticato. Il grano, che è dorato, mi farà pensare a te. E amerò il rumore del vento nel grano.”
La volpe tacque e guardò a lungo il piccolo principe:
- “Per favore... addomesticami”, disse.
- “Che cosa bisogna fare?” domandò il piccolo principe.
- “Bisogna essere molto pazienti”, rispose la volpe. “In principio tu ti sederai un po' lontano da me, così, nell'erba. Io ti guarderò con la coda dell'occhio e tu non dirai nulla. Le parole sono una fonte di malintesi. Ma ogni giorno tu potrai sederti un po' più vicino.”
(Antoine de Saint-Excupéry, Il piccolo Principe)
Buonanotte⭐️
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Drago, volpe, corvo - cap. I
For @danmei-december, Set Gold, day 2, Lan Xichen (I'm late so what)
If this keeps going beyond the first chapters I'll probably translate it to English.
Titolo: Drago, volpe, corvo - cap. I: caduta
Rating: pg 13ish
Personaggi: Meng Yao, Lan Xichen, Wen assortiti
Genere: AU, fantasy, avventura, animali mitologici. In sostanza mi serviva una scusa per scrivere la mia versione di dragon!chen e fox!yao
Wordcount: 2718
Lan Xichen, un drago celeste in fuga dal Clan Wen, allo stremo delle forze cerca rifugio nella foresta. Meng Yao, che assiste alla sua fuga, decide di aiutarlo.
"Del resto, gli Wen si aspettavano di trovare un drago, non una volpe."
Con un ringraziamento a @yukidelleran per il confronto e il betaggio!
Capitolo I - caduta
Uno strato di nubi basse offuscava la luce del sole, ancora alto sopra l’orizzonte del grigio cielo invernale. Il vento aveva l’odore asciutto e pungente che precede una nevicata.
Meng Yao si arrampicò su una roccia che sporgeva dal limitare del bosco. Da lì, lo sguardo spaziava sulla valle sottostante e sui tetti già mezzi ricoperti di bianco della cittadina di Yunping. Il cielo a est si era fatto livido e una cortina grigia oscurava l’orizzonte. Presto, avrebbe iniziato a nevicare anche lì.
Chiedendosi se sarebbe riuscito a rientrare a casa prima di venire sorpreso dalla neve, Meng Yao fece per ridiscendere verso il folto degli alberi, quando il vento gli portò un distinto odore di bruciato. Si voltò di scatto - forse veniva dal centro abitato, pensò, ma non vide nulla al di fuori dell’ordinario sopra i tetti di Yunping. Allora, il suo sguardo ansioso spaziò sulla distesa di alberi attorno a lui, senza però notare nulla che potesse allarmarlo ulteriormente, fino a che non lo scorse: un guizzo di fumo, uno sbuffo bianco contro il grigio delle nubi.
Meng Yao aguzzò la vista, ma l’aveva perso. No, eccolo, era ricomparso, era… non era fumo. Si contorceva fuori e dentro le nuvole, e andava facendosi sempre più vicino e più grande. Era inseguito da quelle che sembravano fiamme, fiamme nel cielo…
Meng Yao sentì il pelo rizzarglisi sulla schiena.
Fiamme con le ali - fenici dalle piume scarlatte, avvolte da lingue di fuoco, che guizzavano intorno alla sagoma sinuosa di un drago dei cieli. Il suo corpo era dello stesso colore delle nuvole, ricoperto di scaglie opache che non riflettevano la luce del sole. Pur nella disperazione della sua fuga, il drago fendeva il cielo con eleganza tale che pareva dare forma al vento.
Le fenici lo circondavano e lo ghermivano con becchi e artigli. Di nuovo, l’odore acre di carne bruciata e sangue raggiunse il naso di Meng Yao.
Nonostante la velocità del volo del drago, questo non riusciva mai a distanziare a sufficienza i suoi inseguitori. Cercava di allontanarli con gli artigli, ma tra le zampe anteriori sembrava stringere qualcosa, ed era chiaro che la sua priorità era quella di seminarli. Le fenici - sei, ne contò Meng Yao - però, non demordevano.
Stavano perdendo altitudine e, per un istante, Meng Yao li vide piombare su Yunping, ma il drago si risollevò all’ultimo, riguadagnando quel poco di altezza che gli consentì di non rovinare tra le case, per puntare poi diritto verso il bosco.
Una delle fenici, troppo intraprendente, gli calò sulla fronte e cercò di beccargli gli occhi, ma il drago si liberò di lei con uno schiocco di fauci. Dal cielo iniziarono a piovere cenere e piume scarlatte, che si disfacevano in sbuffi di fumo.
Il drago e i suoi inseguitori sfrecciarono sopra la testa di Meng Yao, facendo stormire i rami degli alberi alle sue spalle e arruffandogli la coda. Qualche istante dopo, si udì lo schianto, la confusione di rami spezzati e lo stridere delle fenici.
La volpe si voltò. Un attimo dopo, sparì nel sottobosco.
❄️❄️❄️
Per un po’, le fenici rimasero a osservare la devastazione provocata dall’impatto, volando in cerchio come uno stormo di avvoltoi. Il drago si era schiantato sulla foresta, lasciando dietro di sé una scia di tronchi divelti, che si assottigliava fino a sparire nel fitto degli alberi. Della bestia, però, non c’era alcuna traccia.
Si appollaiarono sui rami ancora interi di un alto pino, scrutando le ombre al di sotto delle chiome. Ora che non erano avvolte dalle fiamme, il loro piumaggio era di un color mogano scuro, screziato di riflessi dorati. Erano una vista lugubre, con i colli sottili arcuati e le lunghe code che si allungavano tra le sagome dei rami spezzati, scuri contro il cielo sempre più plumbeo.
“Tu, tu e tu,” stridette il capo, indicando col becco i tre sotto di lui. “Setacciate il sottobosco. Quando lo trovate, lanciate un segnale in aria.”
Le tre fenici prescelte calarono a terra. A toccare il suolo, però, non furono i tre uccelli dal piumaggio scarlatto, ma tre uomini dalle lunghe vesti color rosso porpora, con un motivo di soli dorati lungo gli orli. I loro lunghi capelli corvini erano trattenuti sulla nuca da fermagli alti e dorati, appuntiti come lingue di fiamma. Ai loro fianchi pendevano i foderi di spade lunghe, anch’essi decorati d’oro.
Con fare deciso, iniziarono a perlustrare la confusione di corteccia e fronde, muovendosi con attenzione per non rimanere impigliati nei moncherini dei rami che sporgevano ovunque.
“Ancora niente?” La voce risuonò arrogante nel bosco muto, ancora frastornato dallo schianto. L’uomo più massiccio dei tre si guardò attorno con disprezzo. Sarebbe stato praticamente impossibile trovare tracce del drago in quel disastro.
“Qua!” Gli altri due compagni richiamarono la sua attenzione e lui si mosse per raggiungerli, prendendo a male parole le ramaglie del sottobosco che intralciavano i suoi passi e suscitando la reazione irritata degli altri.
“Wen SuZhang, chiudi quel becco! Ci sentirà arrivare.”
Wen SuZhang non badò al richiamo, osservando con una smorfia di derisione il ritrovamento. Era una scaglia perlacea, grande come una mano, insozzata di fango e sangue.
“E se anche fosse? Non andrà tanto lontano, conciato com’è.”
I tre si rimisero a frugare, finché non si imbatterono in un lembo di terra ancora imbiancata di neve intonsa. In bella vista, in mezzo all’erba secca, c’erano delle inconfondibili orme di stivali, imperlate di sangue ancora rosso.
Con un ghigno soddisfatto, Wen SuZhang e gli altri le seguirono a passo svelto, utilizzando la spada per sfalciare le fronde e i rampicanti secchi che gli impedivano l’avanzata.
Dopo poco tempo, raggiunsero un piccolo torrente. I bordi erano ghiacciati ma, al centro, la corrente fuggiva veloce su un fondo di ciottoli scuri. Le orme finivano sulla sponda. Bastò una ricognizione veloce per capire che non riprendevano nelle immediate vicinanze, sulla riva opposta.
“Maledetti i Lan e la loro ossessione con le acque gelide,” ringhiò Wen SuZhang, rifiutandosi di entrare in acqua e bagnarsi i piedi.
Gli altri due, che avevano perlustrato quel tratto di torrente al suo posto, scrollarono le spalle.
“Dovrà uscirne, prima o poi,” commentò uno dei due. “Noi seguiremo la corrente, tu esplora a monte. Il primo che lo trova lanci un segnale.”
Wen SuZhang grugnì un assenso e si voltò dall’altra parte. Se avesse trovato il drago, avrebbe potuto benissimo affrontarlo da solo. Sicuramente anche il fuggitivo avrebbe dovuto mantenere la sua forma umana per continuare a nascondersi nel folto del bosco e, ferito com’era, non aveva dubbi che avrebbe avuto la meglio su di lui.
Riprese le sembianze di fenice, Wen SuZhang spiccò il volo. Sopra il corso del torrente gli alberi si aprivano, lasciando spazio sufficiente alle sue ali. In quella forma, sarebbe stato più efficiente nella perlustrazione e, soprattutto, avrebbe evitato di insudiciarsi ulteriormente le vesti nel sozzume del sottobosco. Fosse stato per lui, avrebbe appiccato fuoco a tutto per dare bella ripulita a quel posto e per stanare il drago, come già avevano fatto una volta.
Volava basso, completamente concentrato a scrutare gli argini del torrente sotto di lui per localizzare le orme del drago - doveva pur uscire da quel rigagnolo presto o tardi! - perciò si avvide solo all’ultimo momento dell’improvviso guizzo nel sottobosco al suo fianco.
Intuì appena, con la coda dell’occhio, la sagoma fulva che gli balzò addosso, mandandolo a schiantarsi contro la sponda ghiacciata del torrente. Sentì una fitta lancinante al collo e il sapore improvviso del sangue che gli riempiva la gola. Istintivamente, avvampò di fiamme, ma non ebbe nemmeno la soddisfazione di sentire un lamento di dolore da parte del nemico, prima che tutto diventasse definitivamente nero.
❄️❄️❄️
Meng Yao soffocò un guaito, ritraendosi dalla fenice avvolta dalle fiamme. Affondò il muso nell’acqua gelida del torrente e si forbì il naso, mentre osservava il fuoco finire l’opera che lui aveva iniziato. Non sapeva se era più sgradevole l’odore del suo stesso pelo appena strinato che gli riempiva le narici o il sapore del sangue del maledetto Wen che aveva ancora sulla lingua.
In ogni caso, era uno di meno, considerò mentre osservava le fiamme spegnersi, tramutandosi lentamente in una pila di ceneri fumanti.
Si davano tante arie, questi Wen, e agivano sempre come se tutto fosse loro, ma anche la loro arroganza, alla fin fine, si riduceva a un mucchietto di polvere.
Le ceneri erano ancora calde quando Meng Yao ci affondò le zampe. Incurante del fastidio, si dedicò a scavare di buona lena, spargendo tutto quello che restava della fenice nel torrente alle sue spalle, lasciando che venisse trascinato via dalla corrente.
Risorgi dal fango, se ci riesci, pensò Meng Yao, calpestando gli ultimi resti nella fanghiglia che si era creata sulla riva, dove il fuoco aveva sciolto il ghiaccio.
Finito il lavoro, la volpe drizzò orecchie e naso, sempre sull’attenti, ma il bosco era tranquillo. Quando aveva lasciato la scia di impronte nella neve, aveva scommesso sul fatto che si sarebbero divisi al torrente. Quanto avrebbero perseverato gli altri due nella loro ricerca a valle, prima di ritornare indietro?
Avrebbero senz’altro notato i segni di colluttazione sulla sponda del torrente, ma, con un po’ di lavoro, Meng Yao poteva trasformare quei segni nelle tracce dell’inseguito che usciva dal torrente. Del resto, gli Wen si aspettavano di trovare un drago, non una volpe.
❄️❄️❄️
Lan Xichen riaprì gli occhi. Sapeva di aver perso conoscenza per qualche tempo, ma non capiva per quanto a lungo.
La luce si era offuscata, complice il tramonto ormai prossimo e la neve che aveva iniziato a scendere. Sotto di lui, il terreno era duro e gelato. Lentamente, cominciò a muovere le membra intirizzite per alzarsi in piedi, puntellandosi contro la parete rocciosa che gli aveva dato rifugio fino a quel momento.
Come si mosse, venne attraversato da fitte di dolore. Le sue vesti candide erano stracciate in più punti, annerite da bruciature, lerciume e sangue, ma era ancora vivo e, soprattutto, ancora libero.
Non si era allontanato poi tanto dal luogo in cui aveva terminato la sua caduta, era strano che gli Wen non l’avessero ancora trovato. Forse, con il calare della notte, avrebbe avuto una possibilità di allontanarsi e far perdere le sue tracce…
Un fruscio dietro di lui, e Lan Xichen si voltò di scatto in quella direzione, la fedele spada Shuoyue in mano, tutti i muscoli tesi.
Quando si rese conto di chi aveva causato il rumore, però, la sua espressione si ammorbidì. Gli occhi scuri di una volpe lo sbirciavano dal sottobosco, le orecchie ritte sopra il muso fulvo.
“Vai via, piccolo amico,” disse, con voce rauca ma gentile. “Non è posto per te.”
La volpe sembrò capire, perché abbassò le orecchie ai lati della testa e scomparve.
L’istante dopo, dall’altra parte, provenne un improvviso tramestio di foglie, e due voci maschili spezzarono il silenzio della nevicata.
“Maledizione a questa neve, finirà col coprire tutte le tracce. Quei due faranno meglio a trovarli in fretta, sia il drago che Wen SuZhang.”
“Quel SuZhang fa sempre di testa sua.”
“Meglio che mi porti la testa del Lan, o sarà la sua a cadere.”
Lan Xichen si appiattì contro la parete. A giudicare dai rumori, i due Wen stavano venendo proprio verso di lui, forse attirati dal riparo offerto dalla roccia.
Lan Xichen fu loro addosso prima che potessero rendersi conto della sua presenza.
La lama di Shuoyue balenò e si conficcò nel petto del primo Wen, che cadde riverso con un rantolo soffocato. Prima che Lan Xichen potesse ritrarla per affrontare il secondo, però, questo lo attaccò con furia.
Per un soffio, Shuoyue sviò l’affondo del nemico, ma Lan Xichen subì il contraccolpo, barcollando all’indietro. Solo l’impatto con la parete di roccia alle sue spalle gli impedì di cadere ma, ora, non aveva più spazio di manovra. Fece appena in tempo a rendersene conto che si ritrovò la punta della lama del guerriero Wen a un soffio dalla gola.
“Dimmi dove hai nascosto quello che hai rubato, e ti concederò una morte rapida,” gli ringhiò quello in faccia.
Lan Xichen deglutì, fissando di rimando il nemico da sotto le ciocche di capelli che gli si erano incollati al volto. Poteva prendersi la sua vita, ma non quello che aveva portato in salvo da Gusu.
“Non posso rubare ciò che già appartiene al mio clan.”
“Quello che ancora non avete capito,” sibilò l’altro, premendo la lama contro la gola di Lan Xichen, che avvertì distintamente il metallo graffiargli la pelle, “è che se gli Wen decidono che qualcosa è di loro proprietà, questa lo diventa.”
“Dovrai impegnarti a cercarla, allora,” rispose Xichen, gelido come la nevicata.
Il viso del guerriero Wen si contrasse in una smorfia di rabbia. L'istante dopo, i suoi occhi si dilatarono improvvisamente.
Lan Xichen sentì il rumore soffice di una lama che affondava nella carne e l’odore del sangue che sgorgava, accompagnato da un rantolo e da un’improvvisa sensazione di bagnato sulle vesti. Solo quando il guerriero Wen si afflosciò di fronte a lui, si rese conto che non era stata la sua gola ad essere tagliata.
Al posto del suo nemico comparve un ragazzo snello, di bassa statura, avvolto in una veste color sabbia. Il nuovo venuto osservò il guerriero rantolare qualche istante ancora e poi rimanere immobile ai suoi piedi. Allora sollevò gli occhi su Lan Xichen e si produsse in un profondo inchino, le mani che ancora stringevano il pugnale sanguinante unite di fronte a sé.
“Vi chiedo umilmente perdono per avervi sporcato le vesti con il sangue del vostro nemico.”
Lan Xichen sbatté le palpebre, colto alla sprovvista. Istintivamente, allungò una mano per sfiorare il gomito del giovane e bloccarlo.
“Come potrei fartene una colpa?” Lan Xichen lanciò un’occhiata ai suoi vestiti, ora quasi completamente scarlatti. “Se non fosse stato per te, sarei ricoperto nel mio, di sangue.”
Rialzando lo sguardo, incontrò quello del suo salvatore. Aveva due grandi occhi neri, che lo scrutavano intenti. Si rese conto di aver già visto quello sguardo, ma mentre cercava di capire dove, venne colto da un giramento di testa.
Fu l’altro, ora, ad afferrarlo per i gomiti per non fargli perdere l’equilibrio e guidarlo mentre appoggiava la schiena alla parete.
“E’ tutto a posto, devo solo recuperare le forze,” ma la sua voce risuonò debole alle sue stesse orecchie.
Il ragazzo si voltò a guardare il bosco attorno a loro, e Lan Xichen ebbe l’impressione che fiutasse il vento.
“Con tutto il rispetto, penso che dovremmo andare via da qui al più presto,” disse, tornando a rivolgersi al drago con il capo chino ma con una certa urgenza della voce. “Se vorrete seguirmi, conosco un posto sicuro; non è lontano.”
Lan Xichen annuì, rendendosi conto di stare usando Shuoyue per puntellarsi e rimanere in equilibrio. Un’improvvisa debolezza gli aveva pervaso tutto il corpo e gli rendeva difficile anche soltanto tenere gli occhi aperti.
“Dovremmo prima liberarci di questi due corpi. Sarebbe saggio bruciarli, ma il fumo e il fuoco attirerebbero l’attenzione degli Wen rimasti. Li nasconderò, se avrete la pazienza di attendermi. La neve coprirà le nostre impronte,” stava dicendo il suo salvatore, e Lan Xichen lo sentiva affaccendarsi là attorno, impegnato a rovistare nei cespugli, forse per trovare un nascondiglio consono.
Quando l’altro giovane gli passò davanti per andare a prendere uno dei due corpi, Xichen si allungò per sfiorargli una manica e richiamare la sua attenzione.
“Ascoltami, c’è… c’è una cosa…” ma le parole gli vennero meno tra le labbra. Ebbe appena la consapevolezza di un braccio che gli circondava la vita, prima di ripiombare nell’incoscienza.
❄️❄️❄️
Lan Xichen si risvegliò qualche tempo dopo, avvolto dal buio e dal tepore.
Nonostante non riuscisse a vedere nulla, ebbe la netta impressione di trovarsi in un posto molto angusto. La sensazione, però, non era spiacevole, anzi, gli dava un senso di sicurezza.
Su di sé sentiva il peso confortante delle coperte e avvertiva distintamente qualcosa di caldo premuto contro il suo fianco. Allungò una mano, con cautela - tutti i suoi sensi erano offuscati dal dolore e dalla stanchezza - fino a che le sue dita non sfiorarono una folta pelliccia. Ne seguirono il contorno tracciando un cerchio, indovinando il contorno aguzzo di un paio di orecchie abbassate.La volpe del bosco, pensò Lan Xichen nel dormiveglia. Rasserenato da quella conclusione, si riaddormentò, cullato dal buio e dal tepore.
#danmeidecember24#fanfiction#mdzs#xiyao#meng yao#jinguangyao#fox!yao#dragon!chen#to be translated perhaps
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è possibile vederli? o se ti va dirci come sono
Le foto non le faccio perché non ho voglia. Comunque ne ho di diversi tipi e dimensioni. Anche quello con la coda da volpe. Il mio prefe 🤍
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ho aperto questa nota testo, ma in realtà non ho idea di cosa scrivere. Mi manca scrivere, mi manca tanto. L'ultima poesia che ho scritto parla di te, ancora una volta. Stanotte ti ho sognata, ho sognato che ti amavo ancora, che ti stringevo la mano, che ti abbracciavo. Ma niente di tutto questo al mio risveglio ritorna. Ho aperto questa ennesima nota di diario, ma non so cos'è che voglio dire. Immagino di disegnare ogni giorno, ad ogni ora, perché le parole sono difficili: la mia poesia è difficile, ora come ora.
Vivo in infinite sovrapposizioni temporali, vivo alla ricerca della mia realtà: il passato mi divora. Vedo le luci della città sbiadirsi, sfocarsi, appiattirsi... non c'è coda di volpe a illuminare la mia volta stellata. S'è aperta la stagione delle nebbie e tu - mia debole pioggia - non fai altro ch'avvolgerti nelle tenebre di questa macabra teatralità. Sei la strofa difficile che si frammenta sulla mia pagina
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Ortica Simpatica, rugiada sulla coda di volpe gialla.
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Nel parco di un castello in Calabria si è tenuta una finta caccia alla volpe
Un gruppo di cavalieri, membri di un circolo esclusivo e vestiti secondo il cerimoniale, doveva inseguire un altro cavaliere con una coda di volpe legata al braccio. Lo fanno ogni anno dal 2006
Fonte: https://www.telemia.it/la-caccia-alla-volpe-simulata-a-cavallo
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Alcoolici di consumo
Dopo l’era dello spritz … Fiano, greco, falanghina, aglianico, piedirosso, coda di volpe, casavecchia, pallagrello bianco o nero, pepella,��biancolella e tanti altri sono i nostri vini sempre più contemporanei e richiesti. Oggi si giudicano prezzi sempre più a rialzo, nonostante abbiano un marketing poco pensato, spesso con atteggiamenti poco accogliente nei confronti di neofiti, quella del…
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· · ⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀ ⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀ ⤹ 𝐞𝐭𝐡𝐚𝐧 𝐡𝐮𝐠𝐡𝐞𝐬 ⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀ ⠀⠀ ⠀ ‧‧‧‧ ʟɪғᴇ ᴘɪʟʟs › ⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀ ⠀eccleston, uk ‧‧‧ 18.09.2024 ─── ㅤㅤ ㅤㅤ ㅤ Una tonalità di verde brillante spicca davanti ai miei occhi, una radura che avrebbe potuto ospitare infinite partite di polo ma che ora si colora dei colori dell'arancio, del rosso e del giallo. Ah, l'autunno. Silenzio s'espande, non un movimento che possa distogliere la mia concentrazione, quell'unico momento in cui mi sembra di essere tornato in me. Ed eccolo, lo vedo, un movimento indistinto a svariati metri di distanza, una coda arancione che muove i rami, e tutto si ferma. Un colpo. Un solo colpo e tutto tace. Lo sento nel formicolio al braccio che sorregge il fucile, il peso di quell'arma che ora giace fumante tra i miei arti, e lo sento ancora nel cuore che batte all'impazzata, martellando furiosamente così come per la caccia, così come per la lotta alla sopravvivenza. Vale la legge del più forte, così mi è stato insegnato, così ho imparato sulla mia pelle prima di riuscire a ribellarmi, ma vale anche quella del più furbo, del più scaltro, di chi non si lascia manovrare. In fondo, non sempre la forza è la risposta a tutti i problemi. E allora perché sono qui? Scivola il fucile sul mio avambraccio, un movimento automatico che non facevo da troppo tempo, come se la stagione della caccia alla volpe fosse il richiamo della mia mente a un tempo passato. Freddo è il metallo a contatto con la mia pelle scoperta, come freddo è il ricordo delle bugie. Così tanti segreti che ora, come al tempo, soffocano, opprimono, oscurano ogni cosa. Il rinculo del fucile tedia il mio braccio stanco, la mente è focalizzata sulla propria preda, un gioco che va avanti da generazioni e generazioni. Eppure mi piace il rumore delle fronde degli alberi mossi dal vento. Scote le mie membra stanche facendomi avanzare, un passo alla volta. Ho lasciato andare la mente, non esiste più preda e predatore, vittima e carnefice. Vuota è la distesa di pensieri, come vuota è la mia anima errante. I colori vengono sempre accostati alle cose, ma se così fosse anche per le persone? Forse sarebbe tutto più semplice? 𝑫𝒊 𝒄𝒉𝒆 𝒄𝒐𝒍𝒐𝒓𝒆 𝒆̀ 𝒍𝒂 𝒎𝒊𝒂 𝒂𝒏𝒊𝒎𝒂? Caldi sono i colori dell'autunno, come è caldo il sole della mattina, del nuovo giorno all'orizzonte, ma lo so, tutto comincia con una fine.
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Teresa De Sio
La musica folk è il rock del popolo. Con il folk si impara a rispettare gli uomini e le donne del nostro mondo, a riconoscerne il passato e grazie a quello guardare al futuro.
Teresa De Sio, cantautrice e ricercatrice musicale è portavoce di una tradizione culturale che abbraccia i Sud del mondo. Musicista simbolo di un pensiero libero e indipendente viene appellata La Brigantessa.
Con oltre due milioni e mezzo di dischi venduti, nel 2000 ha fondato la sua etichetta indipendente, la C.O.R.E., sottraendosi ai contratti delle multinazionali, in cambio della garanzia di un’assoluta libertà artistica.
Nata a Napoli il 3 novembre 1952, ha trascorso l’infanzia a Cava de’ Tirreni, in provincia di Salerno. Sua sorella è l’attrice Giuliana De Sio. Ha iniziato la carriera artistica con la danza, a diciassette anni si è trasferita a Roma per studiare recitazione ed è stato in ambito teatrale, alla fine degli anni settanta, che ha incontrato il cantautore Eugenio Bennato con cui ha fondato Musicanova, che in quegli anni ha rifondato e riscoperto la tradizione popolare napoletana. Questa storica esperienza è culminata nel 1978 con l’album Villanelle popolaresche del ‘500 in cui Teresa De Sio si è distinta per il timbro molto particolare che le conferiva genuinità e raffinatezza al tempo stesso.
Dopo la prima fase di recupero della tradizione, ha sperimentato altre strade musicali, si definisce una cantautrice folk-rock.
Nel 1980 ha pubblicato il suo primo album da solista Sulla terra sulla luna in cui, poco più che ventenne, ha affrontato tematiche e sonorità più moderne iniziando la scalata verso un ruolo di prestigio nell’ambito della canzone d’autore nazionale. Nel 1982 ha pubblicato l’omonimo album Teresa De Sio che ha venduto oltre un milione di copie vendute restando per 25 settimane nei primi tre posti in classifica.
L’anno successivo ha pubblicato Tre, vendendo 800.000 copie. Nel 1983 ha partecipato al programma televisivo Fantastico cantando la sigla di coda O sole se ne va e tenuto il primo concerto dal vivo ripreso interamente dalla televisione nazionale.
Nel 1985 è uscito Africana, in collaborazione con Brian Eno, per la prima volta ha cantato in italiano abbracciando atmosfere più vicine al rock. L’anno successivo è tornata alla passione per la musica partenopea di fine Ottocento e inizio Novecento con l’album Toledo e regina.
Nel 1988 ha pubblicato un doppio album dal titolo Sindarella suite al cui interno è compresa una suite vera e propria dal titolo La storia vera di Lupita Mendera, musicata ancora una volta in collaborazione con Brian Eno e cantato con Piero Pelù. Nello stesso anno ha interpretato il brano La volpe nell’album La pianta del tè di Ivano Fossati.
Nel 1991 è uscito Ombre rosse, in cui hanno suonato musicisti da diversi paesi del mondo.
Con La mappa del nuovo mondo del 1993, l’impegno e la tematica sociale sono entrati a far parte del suo mondo poetico in composizioni come Teresa stanca di guerra e Io non mi pento. Nel 1994 ha portato in giro lo spettacolo Parole e musica in cui dialogava e interagiva col pubblico. Nel 1995 ha registrato in presa diretta l’album Un libero cercare a cui hanno collaborato anche Fabrizio De André e Fiorella Mannoia.
Nel 1997 ha pubblicato il live Primo viene l’amore contenente straordinarie riletture dei suoi grandi successi oltre a tre inediti.
Il progetto La notte del Dio che balla del 1999 è un viaggio tra tradizione e tecnologia che l’ha portata ad avvicinarsi alla musica popolare pugliese e alla taranta da cui è nato CRAJ, spettacolo a metà tra musica e teatro circense che l’ha vista lavorare accanto a Giovanni Lindo Ferretti poi diventato un film che ha vinto il Premio “Lino Miccichè” per la miglior opera prima ha vinto alla 62ª edizione della Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia.
Nel 2004 con A Sud! A Sud! è tornata a celebrare in forma ancora più compiuta la musicalità mediterranea.
L’album successivo Sacco e fuoco contiene storie di briganti e rivoluzione.
Il progetto Riddim a Sud contiene interpretazioni diverse della stessa musica eseguite da più persone a cui hanno partecipato anche Roy Paci, Raiz e Ginevra di Marco.
Nel 2009 ha pubblicato il suo primo romanzo Metti Il Diavolo A Ballare, noir ambientato nella Puglia del dopoguerra che ha vinto il premio Rapallo come migliore opera prima ed è diventato uno spettacolo che mescola musica e teatro.
Nel 2011 è stata la volta di Tutto cambia in cui spicca l’omonima versione in italiano del brano di Mercedes Soza e Na Strada Miezzo ‘o Mare rielaborazione in dialetto napoletano di Crêuza de mä di Fabrizio de André. Con questo disco è stata in tour fino al 2013, anno culminato con la collaborazione con Pino Daniele nei cinque storici concerti dal titolo Napule è tutta n’ata storia.
Nel 2015 è uscito il suo secondo romanzo L’Attentissima da cui è nato un reading musicale itinerante.
Due anni dopo ha pubblicato Teresa Canta Pino che contiene O’ Jammone, canzone scritta apposta per il caro amico e il più grande musicista napoletano di tutti i tempi.
Continuando a girare l’Italia diffondendo la sua musica ha prodotto Puro Desiderio, un mix di ritmi acustici che a tratti sfiorano l’elettronica spaziando in universi musicali diversi dal rock al pop d’autore diventando quasi lisergico e progressive, senza mai tradire la scrittura diretta ed evocativa di testi intimi e profondi.
La Brigantessa continua inarrestabile a portare in giro il suo stile unico che unisce la canzone napoletana popolare a sonorità jazz fusion, folk e suoni della world music, perseguendo un percorso artistico che rifugge la ricerca del successo facile trattando temi di denuncia sociale in assoluta libertà creativa.
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LA VOLPE VOLANTE
Pteropus Erxleben, 1777 è un genere di pipistrelli della famiglia degli Pteropodidi comunemente noti come volpi volanti.
DIMENSIONI
Il genere Pteropus comprende le specie di pipistrelli più grandi del pianeta. La lunghezza dell'avambraccio va dagli 86 mm di P. personatus ai 220 mm di P. vampyrus. Quest'ultima specie può avere una apertura alare di circa 1,8 m. Alcune specie possono raggiungere un peso di 1,6 Kg.
CARATTERISTICHE CRANICHE E DENTARIE
Il cranio presenta ossa pre-mascellari non fuse ma in semplice contatto, la parte occipitale tubulare e distintamente deflessa. Le bolle timpaniche sono ridotte. Gli incisivi superiori sono disposti in una fila leggermente curva tra i canini, i quali sono semplici. Gli incisivi inferiori sono leggermente separati tra loro.
ASPETTO
La pelliccia può essere estremamente corta e rada oppure lunga e folta. Il colore generale del corpo può variare dal bianco argentato al nero. È sempre presente una parte della pelliccia sulle spalle, chiamata "mantello", di colore differente dal dorso, e generalmente più brillante. Alcune specie sono caratterizzate da maschere facciali. Il muso è lungo ed affusolato, gli occhi sono grandi. Le orecchie possono essere piccole e parzialmente nascoste nella pelliccia oppure lunghe ed appuntite. Il secondo dito della mano è sempre provvisto di un artiglio, mentre le membrane alari sono attaccate posteriormente al secondo dito del piede. L'uropatagio è scarsamente sviluppato nella maggior parte delle specie. È privo di coda, mentre il calcar è ben sviluppato.
fonte: wikipedia
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Coda di Volpe
Rượu vang được làm từ những trái nho Coda di Volpe có hương vị từ trung bình đến đậm đà, bao gồm tổ hợp các hương vị cay với quế và nhục đậu khấu và hương trái cây với đào, cam quýt và dứa. Ngoài ra, Coda di Volpe còn mang đến phức hợp hương thơm rất dễ chịu của chanh, hạnh nhân và bưởi.
Coda di Volpe thường không có độ axit cao đây là một trong những nguyên nhân lý giải tại sao điều này giống nho này có thể tồn tại được trong đất núi lửa Vesuvius. Ngoài ra, người ta cũng rất dễ dàng phân biệt được hương vị của các loại rượu vang Coda di Volpe bởi hương thơm từ vỏ táo, lê kem, một chút cam chanh và đào trắng. Với sự kết hợp một cách tuyệt vời giữa kem chanh, lê chín và táo cùng một chút khoáng chất ở hậu vị, Coda di Volpe quả thực là một loại rượu tinh tế mà bạn chắc chắn không nên bỏ lỡ.
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"Pavoni con la coda di paglia"
di Riccardo Rescio
Se siete fra gli atleti più o meno bravi, che giocano al calcio nella squadra della parrocchia del paese o in una prestigiosa compagine di serie A, non sentitevi potenziali vincitori del pallone d’oro, quello al massimo potreste vincerlo al fantacalcio.
Questo vostro sentire, diviene modo di essere, attraverso atteggiamenti, comportamenti e condotte che vi omologano, autorelegandovi in una categoria, che non vi considera come individui diversi e come tali unici, ma come esseri intercambiabili, come pezzi tutti uguali realizzati industrialmente.
Se invece siete avvocati, principi del foro o patrocinatori di cause perse, non sentitevi dei Perry Mason, perché quello è solo frutto della fantasia di uno sceneggiatore di telefilm americani.
Questione più delicata è quella dei professionisti della informazione, redattori del giornalino della scuola, inviati speciali di moda e costume o autorevoli penne di quotidiani o riviste a tiratura nazionale, non sentitevi potenziali vincitori del premio Pulitzer, perché questo ambito riconoscimento viene assegnato annualmente solo a chi, ha realizzato inchieste di interesse pubblico di grandissimo rilievo nazionale e internazionale. L’atteggiamento di distacco e poca considerazione altrui vi rende poco inclini a suscitare le simpatie delle persone e dei lettori in generale.
Forse è anche questa una concausa della scarsa lettura dei quotidiani.
Non parliamo poi dei notai, degli architetti, degli ingegneri, dei geometri, degli informatici, dei dottori, degli imprenditori, degli uscieri degli uffici pubblici e così via per ogni e qualsiasi professione, con o senza albo.
Una mera, simbolica, appartenenza ad una compagine, di qualsiasi natura possa essere, a prescindere dalle singole capacità professionali è ben poca cosa.
Un modo di fare che accomuna molte persone a prescindere dalla professione, attività o lavoro svolto, il cui agire li rende tutti uguali, facilmente, individuabilidi membri di Club elitari, esclusivi, di cui tutti ignoriamo gli indirizzi della rispettive sedi istituzionali.
A chi si senta toccato, irritato, offeso, da questa superficiale generalizzazione, consigliamo di leggere la storia della volpe e della sua coda di paglia.
La maggioranza degli appartenenti alle categorie nominate, certi della propria capacità professionale, non si sentiranno assolutamente toccati dalle considerazioni espresse, ai pochi restanti, irritati e indignati, invece ricordiamo che la coda di paglia”,
è tipica di chi teme ogni tipo di critica per un comportamento, una carenza, un difetto, una caratteristica, su cui si teme che gli altri possano infierire.
Come dice un proverbio toscano: “Chi ha la coda di paglia ha sempre paura che gli pigli fuoco”.
Ai suscettibili, a chi si senta quindi toccato, a chi è affetto da pirofobia, alle volpi e ai pavoni di turno, consigliamo di sostituire la paglia della propria coda con qualcosa di meno appariscente e molto più consistente, per la loro stessa incolumità e per la maggiore affidabilità e credibilità, nei confronti dei rispettivi potenziali clienti.
Abbiamo bisogno, ora più che mai, di meno, pavoni e volpi e di più persone capaci di fare e non di mostrare, ciò che non saranno mai.
Firenze 22 luglio 2021
Pubblicato su WordPress "I&f RotoWeb Illustrato" nel luglio del 2021 https://italiaefriends.wordpress.com/2021/07/11/if-rotoweb-illustrato-luglio-2021/?preview=true
Credito immagine https://www.zooabruzzo.it/zooabruzzo/pavone/
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this is amazing help. (Did i do them all in 30 minutes? Yes. Do i care that it's a 30 days challenge? No. Will I change it? No. Am I happy to do this? Yes, thank you, lifenconcepts)
TW for some answers, they're not the prettiest (coff coff n.4 coff coff)
1. Literally everywhere. Red foxes are one of the animals that can adapt incredibly well to their surroundings, but they're mostly found in forests/mountains
2. probably a dead pigeon or white fluffy covers to make the bed look like a snow field
3. growl, hide or attack
4. i want to sink my teeth in some flesh and rip it from the body it comes from.
5. very
6. charcoal or anything it can find. It would turn out incredibly messy but somehow accurate
7. jdjwojd idk?
8. depends? The max a male red fox can weight is almost 8kg
9. brown. any shade of brown
10. yay
11. dive in head first
12. sniff the air is the first step along with listening to whatever is around. Everything goes from there
13. it falls. Comically, I'd add.
14. odds
15. p r e y i s n e a r
16. run. Run as fast as you can little fox and go hide in your den
17. i think we've all seen the photo of foxes in the subways of London
18. Let's say it's food. I divide it into various parts and bury them separately, so that if someone finds it, they'll never find all of it.
19. running, hunting, going back to the den to give its partner and kits the food, go jump in the river. The usual peaceful life
20. (*prays in Apollon devotee*)
Sotto il cielo rosso di sera, un volpe rossa danza leggera. Nel bosco silente e antico, il suo sguardo vivo e simpatico.
Corre veloce tra le fronde, la volpe rossa, astuta e pronta. Con la sua coda folta e soffice, incanta la natura, dolce e complice.
Le sue prede non hanno scampo, si tuffa di testa nella caccia e c'è solo un guizzo del suo manto rosso come il fuoco, la preda non ne vede la faccia
La notte è sua compagna, lei corre veloce senza fare alcun rumore, in montagna, città o campagna è astuta, non prova terrore
21. the per store. So many birds and bunnies...
22. "what's that?" And goes checking it out. (Stupid thing to do.)
23. i can't draw :( sorry
24. Platonic: bite bite lick bite bite i love you
Romantic: wary, depends on many many things.
25. can bite. Good.
26. like, Celsius or Fahrenheit? I'm European guys don't hate me pls
27. that's a giant ass fox. I take it in the forest, I guess?
28. Yapping. I love yapping.
Yapping>>>
29. literally any loud and sudden noise
30. hunt, play in the forest, run as fast as you can.
SILLY 30 DAY OTHERKIN QUESTIONS!!
credit to @obligatorycoffee for the idea :3
Same as the goober’s questions, feel free to do them however you like and whenever you like! Add details or reply plainly, up to you!
I’ll be referring to kintype as KT in these for efficiency sake xP sorry if you prefer other terminology
Where would your KT feel most comfortable?
If your KT received a package in the mail, what would it likely be of?
How would your KT react to a robber.
Opinion on the entire concept of eating.
Stinky?
Your KT must draw a picture of themselves, how does it turn out/what do they use?
Plasterboard or fibreglass.
How heavy are they?
Which colour is joy to them.
Vulnerability - yay or nay?
Reaction to puddles ? !
The sky is an eerie blue and the sun is covered behind a large cloud, the surroundings are wrapped in a heavy mist and everything is silent. What does your KT do/feel?
Rollerskating. Your KT is wearing roller skates (however that works) and is now on a skating ring. What happens next?
Even numbers or odd?
Do bird chirps and tweeting hold any significance to you?
Your KT is in a duel with a knight on horseback, how do they respond/get out of the situation?
Trouble and fun awaits those who search for it! Are you curious enough to test the waters of the unknown?
Must you wield the high ground or low, baring the responsibility of keeping watch, which do you choose and how do you protect the object of said watchfulness? For an extra challenge, what is it that you are protecting?
Dreams are lovely.. aren’t that? What does your KT dream of, I wonder.
Make a small poem describing the most significant experience you had with your KT (if possible. If not, just make a poem inspired by them).
Your KT is in the mall! Where do they go and what do they do?
Seeing floating orbs falling from the sky, how does your KT respond to such an event and what do they think?
Silly time! Make a doodle with your KT doing their most favourite thing!
Somebody just announced their love towards your KT, what’s their initial reaction and final verdict for their opinion? (Platonic or romantic, any)
Stance on furniture. Good or meh?
Seven degrees or seventeen?
Your KT has suddenly grown 5 feet taller! How do they deal with that ?
Noise of preference. (Yapping , growling, squeaks, squeals, clicking, purring, etc)
What would it take to startle your KT?
What does the best way of spending a day, in your KT’s opinion?
thanks for participating!! Would love to see your responses :))
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A Milano una Masterclass sulla denominazione dei vini sanniti
Falanghina del Sannio DOC Spumante di qualità (metodo Martinotti), Falanghina del Sannio DOC Spumante di qualità (metodo classico), Falanghina del Sannio DOC, Sannio DOC Coda di Volpe, Falanghina del Sannio DOC Vendemmia tardiva, Aglianico del Taburno DOCG Rosato e Aglianico del Taburno DOCG Rosso o Riserva: queste le denominazioni dei vini sanniti degustate qualche giorno fa nella ormai storica…
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