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viaggipartime · 26 days ago
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antennaweb · 8 months ago
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freedomtripitaly · 5 years ago
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L’aurora boreale è uno degli spettacoli naturali più belli e affascinanti da vedere nella vita: bande luminose e colorate che danzano nel cielo, a volte per solo pochi minuti. Per vedere l’aurora boreale bisogna raggiungere l’estremo nord del mondo e cercare luoghi poco illuminati. Fondamentale per potere vedere l’aurora boreale è infatti trovarsi in una condizione di buio totale: dal momento in cui il buio cala completamente, è possibile ammirare lo spettacolo dell’aurora boreale. Inoltre, è fortemente consigliato scegliere luoghi in cui l’inquinamento ambientale e luminoso siano ridotti al minimo. Ecco i luoghi migliori per vedere l’aurora boreale nel 2020. Che cos’è e come si forma l’aurora boreale L’aurora boreale, o australe, è un fenomeno ottico dell’atmosfera terrestre, caratterizzato da bande luminose di diverse forme e colori. In particolar modo, la forma di un’aurora boreale è molto varia: enormi archi e raggi luminosi si innalzano fino a 100 km dalla superficie terrestre, lungo tutto il campo magnetico. È molto interessante ricordare come, dopo la mezzanotte, l’aurora possa prendere una forma a macchie, ognuna delle quali lampeggia ogni 10 secondi circa, assumendo un colore giallo/verdognolo. L’attività del sole è ciclica ed un ciclo dura undici anni e generalmente le aurore rimangono attive per circa 3 anni dall’ultimo picco di attività solare. Anche se il colore che viene solitamente associato all’aurora boreale è il verde, sono in realtà sono molte le colorazioni che le luci possono assumere. Il colore, appunto, dipende dall’altitudine e dal gas presente in quello strato: i colori verde e blu si originano negli strati più bassi dell’atmosfera grazie alla presenza dell’ossigeno atomico; mentre il rosso, seppur molto raro, si manifesta negli strati più alti a causa dell’interferenza dell’ossigeno molecolare. Per godere di questo spettacolo è necessario raggiungere i 60-70 gradi di altitudine a Nord, lungo la cintura che collega Alaska centrale, Canada, la punta sud della Groenlandia, Islanda e la parte settentrionale della Scandinavia. Spesso l’aurora boreale è visibile anche in zone meno vicine ai poli, come la Scozia o in alcune aree della penisola scandinava. Inoltre, si tratta di un fenomeno più frequente durante i periodi di intensa attività solare; periodi in cui il campo magnetico interplanetario può presentare notevoli variazioni in intensità e variazione. Le luci del Nord sono visibili solo quando il cielo è limpido e chiaro, senza nuvole e, a tal proposito, è molto importante scegliere con cura e attenzione il luogo dal quale osservare questo spettacolo naturale. In inverno, sicuramente, le zone interne sono molto più indicate rispetto a quelle costiere; il mare influenza fortemente il clima e, mitigandolo, rende molto più difficile l’avvistamento delle aurore boreali, molto frequenti nelle zone secche. Durante l’apparizione di un’aurora boreale, è possibile intercettare alcuni suoni che assomigliano a sibili. L’origini di questi suoni è al momento ignota: gli scienziati sostengono che essi siano dovuti a perturbazioni del campo magnetico terrestre, causate dall’aumento della ionizzazione dell’atmosfera. Essendo un fenomeno molto particolare ed imprevedibile, è necessario avere pazienza: le luci seguono il corso naturale, anche se in minima parte è possibile monitorare l’attività solare da cui esse dipendono. Esistono, infatti, numerosi siti ed applicazioni in grado di informare in maniera rapida riguardo alla possibile manifestazione delle aurore. Tra questi ricordiamo Aurora Service e Aurora Forecast, i due più in uso. Non potrete certamente non scattare fotografie per il troppo freddo: la prima regola è vestirsi a strati, quattro più precisamente. Nello strato a contatto con la pelle è importante indossare capi che siano fatti di un materiale in grado di trattenere il calore, dunque termici. Per quanto riguarda lo strato esterno, invece, è bene procurarsi capi che siano waterproof, che garantiscano impermeabilità e protezione dal freddo allo stesso tempo. Non dimenticate di proteggere anche mani e piedi, due parti molto sensibili e molto esposte al freddo: una cuffia pesante, guanti e calze invernali saranno l’ideale. Agli occhi dell’essere umano, però, l’aurora boreale è magia: un fenomeno che desta stupore sin dall’antichità, privo di qualsiasi spiegazione tecnica e scientifica. I luoghi migliori per osservare l’aurora boreale L’aurora boreale è uno spettacolo da vedere almeno una volta nella vita. Dove? In tutto il nord della Scandinavia: Svezia, Norvegia e Finlandia. Alaska e Groenlandia sono i due luoghi privilegiati dai quali osservare l’aurora australe, ma anche i più difficili da raggiungere. È molto interessante ricordare come in Islanda l’aurora boreale si verifichi tutto l’anno, anche in estate, in cui il cielo risulta essere molto chiaro. Il periodo migliore per osservare il fenomeno, in questa fredda terra, è sicuramente quello che va da settembre a metà aprile: a Reykjavik lo spettacolo è meraviglioso. Fare trekking o campeggiare negli altipiani islandesi costituisce un altro modo perfetto per avvistare le aurore boreali: l’assenza di luci artificiali e la tranquillità del luogo garantiscono un’esperienza indimenticabile. L’area di Landmannalaugar è la meta più popolare e preferita dai turisti per l’avvistamento delle aurore insieme a Vik, caratterizzata da una suggestiva spiaggia e da onde che si infrangono nelle rocce. Con l’auto, in soli 15 minuti, è possibile raggiungere la residenza presidenziale di Bessastadir, nel villaggio di Alftanes: qui potrete ammirare l’aurora boreale da una baia. In Islanda, inoltre, è stato inaugurato un osservatorio a circa 12 km a sud dalla capitale: si chiama Aurora Basecamp ed sia osservatorio, sia centro educativo. Questo centro spesso ospita tour organizzati e ospita migliaia di visitatori alla ricerca di un punto ideale per osservare la danza dei cieli. Questo centro è costituito da igloo che permettono ai turisti di osservare l’aurora boreale da una prospettiva privilegiata; all’interno dello stesso, i visitatori, possono scattare fotografie e parlare con le guide, nonché gustarsi una cioccolata calda osservando lo spettacolo della natura. Aurora Basecamp è aperto tutti i giorni, dalle 18.00 alle 22.00 ed il costo è di circa 28 euro per gli adulti e 13 per i bambini. Altri luoghi ideali per vedere l’aurora boreale: Norvegia, Svezia, Finlandia e Irlanda In Norvegia, il periodo migliore per osservare l’aurora boreale va da settembre a marzo e, in particolar modo, dalle 18.00 del pomeriggio fino all’una di notte. In Svezia, invece, l’aurora boreale può apparire da metà settembre a fine marzo nella località di Kiruna. Uno dei posti privilegiati per avvistare l’aurora boreale è l’osservatorio Aurora Sky Station situato nel Parco Nazionale di Abisko. Magica è sicuramente l’aurora boreale avvistata al Polo Nord: è fortemente consigliato soggiornare al North Pole Igloos, l’hotel più a nord del mondo per potersi garantire una vista mozzafiato. Infine, anche l’Irlanda offre la possibilità di godere dello spettacolo dell’aurora boreale: il primo posto da citare è sicuramente la contea di Donegal, famosa per i suoi paesaggi selvaggi e molto amata da migliaia di visitatori. In particolare, la zona ideale per poter vedere l’aurora boreale nella contea, è la penisola di Inishowen. Si tratta dell’area più remota del territorio, un luogo molto selvaggio e scarsamente popolato. Al secondo posto, sempre in Irlanda, vogliamo ricordare la contea di Antrim: è la zona costiera che va da Portrush a Cushendun. Questo è il punto più a Nord dell’omonimo Paese, poco lontano dal circolo polare artico, e famoso per le sue selvagge lande e per la scarsa presenza di abitanti. In Italia, purtroppo, non è molto facile riuscire a vedere le aurore boreali anche se è molto interessante ricordare che, nella notte tra il 17 ed il 18 novembre 1848, il fenomeno fu così esteso da essere visibile anche a basse altitudini. A Napoli, più precisamente, il fenomeno venne osservato dagli astronomi dell’Osservatorio Astronomico di Capodimonte; anche a Roma riscosse grande successo e l’evento venne descritto in maniera dettagliata in molti articoli. Il periodo ideale per vedere l’aurora boreale: a caccia della Regina dei cieli Il 2020 sarà un anno con una buona probabilità di poter vedere l’aurora boreale nelle destinazioni sopra citate, vi basterà solo organizzarvi con un po’ di anticipo per potervi garantire lo spettacolo migliore. Spesso ci si chiede quale sia il periodo migliore per poter ammirare l’aurora boreale: tra febbraio e marzo e tra settembre e ottobre, più o meno in corrispondenza degli equinozi. Questo è il periodo più sfruttato ed affollato e, di conseguenza, una maggiore possibilità di trovare molti più tursiti, nonché prezzi più alti rispetto ad altri periodi dell’anno. Purtroppo non esiste la garanzia di poter vedere l’aurora boreale, in quanto essa è legata alle condizioni meteo e all’attività solare, entrambi non controllabili dall’uomo. Nonostante ciò, essendo un fenomeno che si manifesta 2 giorni su 3, la possibilità di potervi assistere è molto alta. Nelle ultime stagioni autunnali le aurore boreali sono state particolarmente intense e hanno regalato forti emozioni anche nella bassa stagione. Il nostro consiglio è dunque quello di verificare sempre le condizioni meteorologiche ed il calendario lunare prima di prenotare il vostro soggiorno. https://ift.tt/34RTfpE I luoghi più suggestivi per vedere l’Aurora Boreale nel 2020 L’aurora boreale è uno degli spettacoli naturali più belli e affascinanti da vedere nella vita: bande luminose e colorate che danzano nel cielo, a volte per solo pochi minuti. Per vedere l’aurora boreale bisogna raggiungere l’estremo nord del mondo e cercare luoghi poco illuminati. Fondamentale per potere vedere l’aurora boreale è infatti trovarsi in una condizione di buio totale: dal momento in cui il buio cala completamente, è possibile ammirare lo spettacolo dell’aurora boreale. Inoltre, è fortemente consigliato scegliere luoghi in cui l’inquinamento ambientale e luminoso siano ridotti al minimo. Ecco i luoghi migliori per vedere l’aurora boreale nel 2020. Che cos’è e come si forma l’aurora boreale L’aurora boreale, o australe, è un fenomeno ottico dell’atmosfera terrestre, caratterizzato da bande luminose di diverse forme e colori. In particolar modo, la forma di un’aurora boreale è molto varia: enormi archi e raggi luminosi si innalzano fino a 100 km dalla superficie terrestre, lungo tutto il campo magnetico. È molto interessante ricordare come, dopo la mezzanotte, l’aurora possa prendere una forma a macchie, ognuna delle quali lampeggia ogni 10 secondi circa, assumendo un colore giallo/verdognolo. L’attività del sole è ciclica ed un ciclo dura undici anni e generalmente le aurore rimangono attive per circa 3 anni dall’ultimo picco di attività solare. Anche se il colore che viene solitamente associato all’aurora boreale è il verde, sono in realtà sono molte le colorazioni che le luci possono assumere. Il colore, appunto, dipende dall’altitudine e dal gas presente in quello strato: i colori verde e blu si originano negli strati più bassi dell’atmosfera grazie alla presenza dell’ossigeno atomico; mentre il rosso, seppur molto raro, si manifesta negli strati più alti a causa dell’interferenza dell’ossigeno molecolare. Per godere di questo spettacolo è necessario raggiungere i 60-70 gradi di altitudine a Nord, lungo la cintura che collega Alaska centrale, Canada, la punta sud della Groenlandia, Islanda e la parte settentrionale della Scandinavia. Spesso l’aurora boreale è visibile anche in zone meno vicine ai poli, come la Scozia o in alcune aree della penisola scandinava. Inoltre, si tratta di un fenomeno più frequente durante i periodi di intensa attività solare; periodi in cui il campo magnetico interplanetario può presentare notevoli variazioni in intensità e variazione. Le luci del Nord sono visibili solo quando il cielo è limpido e chiaro, senza nuvole e, a tal proposito, è molto importante scegliere con cura e attenzione il luogo dal quale osservare questo spettacolo naturale. In inverno, sicuramente, le zone interne sono molto più indicate rispetto a quelle costiere; il mare influenza fortemente il clima e, mitigandolo, rende molto più difficile l’avvistamento delle aurore boreali, molto frequenti nelle zone secche. Durante l’apparizione di un’aurora boreale, è possibile intercettare alcuni suoni che assomigliano a sibili. L’origini di questi suoni è al momento ignota: gli scienziati sostengono che essi siano dovuti a perturbazioni del campo magnetico terrestre, causate dall’aumento della ionizzazione dell’atmosfera. Essendo un fenomeno molto particolare ed imprevedibile, è necessario avere pazienza: le luci seguono il corso naturale, anche se in minima parte è possibile monitorare l’attività solare da cui esse dipendono. Esistono, infatti, numerosi siti ed applicazioni in grado di informare in maniera rapida riguardo alla possibile manifestazione delle aurore. Tra questi ricordiamo Aurora Service e Aurora Forecast, i due più in uso. Non potrete certamente non scattare fotografie per il troppo freddo: la prima regola è vestirsi a strati, quattro più precisamente. Nello strato a contatto con la pelle è importante indossare capi che siano fatti di un materiale in grado di trattenere il calore, dunque termici. Per quanto riguarda lo strato esterno, invece, è bene procurarsi capi che siano waterproof, che garantiscano impermeabilità e protezione dal freddo allo stesso tempo. Non dimenticate di proteggere anche mani e piedi, due parti molto sensibili e molto esposte al freddo: una cuffia pesante, guanti e calze invernali saranno l’ideale. Agli occhi dell’essere umano, però, l’aurora boreale è magia: un fenomeno che desta stupore sin dall’antichità, privo di qualsiasi spiegazione tecnica e scientifica. I luoghi migliori per osservare l’aurora boreale L’aurora boreale è uno spettacolo da vedere almeno una volta nella vita. Dove? In tutto il nord della Scandinavia: Svezia, Norvegia e Finlandia. Alaska e Groenlandia sono i due luoghi privilegiati dai quali osservare l’aurora australe, ma anche i più difficili da raggiungere. È molto interessante ricordare come in Islanda l’aurora boreale si verifichi tutto l’anno, anche in estate, in cui il cielo risulta essere molto chiaro. Il periodo migliore per osservare il fenomeno, in questa fredda terra, è sicuramente quello che va da settembre a metà aprile: a Reykjavik lo spettacolo è meraviglioso. Fare trekking o campeggiare negli altipiani islandesi costituisce un altro modo perfetto per avvistare le aurore boreali: l’assenza di luci artificiali e la tranquillità del luogo garantiscono un’esperienza indimenticabile. L’area di Landmannalaugar è la meta più popolare e preferita dai turisti per l’avvistamento delle aurore insieme a Vik, caratterizzata da una suggestiva spiaggia e da onde che si infrangono nelle rocce. Con l’auto, in soli 15 minuti, è possibile raggiungere la residenza presidenziale di Bessastadir, nel villaggio di Alftanes: qui potrete ammirare l’aurora boreale da una baia. In Islanda, inoltre, è stato inaugurato un osservatorio a circa 12 km a sud dalla capitale: si chiama Aurora Basecamp ed sia osservatorio, sia centro educativo. Questo centro spesso ospita tour organizzati e ospita migliaia di visitatori alla ricerca di un punto ideale per osservare la danza dei cieli. Questo centro è costituito da igloo che permettono ai turisti di osservare l’aurora boreale da una prospettiva privilegiata; all’interno dello stesso, i visitatori, possono scattare fotografie e parlare con le guide, nonché gustarsi una cioccolata calda osservando lo spettacolo della natura. Aurora Basecamp è aperto tutti i giorni, dalle 18.00 alle 22.00 ed il costo è di circa 28 euro per gli adulti e 13 per i bambini. Altri luoghi ideali per vedere l’aurora boreale: Norvegia, Svezia, Finlandia e Irlanda In Norvegia, il periodo migliore per osservare l’aurora boreale va da settembre a marzo e, in particolar modo, dalle 18.00 del pomeriggio fino all’una di notte. In Svezia, invece, l’aurora boreale può apparire da metà settembre a fine marzo nella località di Kiruna. Uno dei posti privilegiati per avvistare l’aurora boreale è l’osservatorio Aurora Sky Station situato nel Parco Nazionale di Abisko. Magica è sicuramente l’aurora boreale avvistata al Polo Nord: è fortemente consigliato soggiornare al North Pole Igloos, l’hotel più a nord del mondo per potersi garantire una vista mozzafiato. Infine, anche l’Irlanda offre la possibilità di godere dello spettacolo dell’aurora boreale: il primo posto da citare è sicuramente la contea di Donegal, famosa per i suoi paesaggi selvaggi e molto amata da migliaia di visitatori. In particolare, la zona ideale per poter vedere l’aurora boreale nella contea, è la penisola di Inishowen. Si tratta dell’area più remota del territorio, un luogo molto selvaggio e scarsamente popolato. Al secondo posto, sempre in Irlanda, vogliamo ricordare la contea di Antrim: è la zona costiera che va da Portrush a Cushendun. Questo è il punto più a Nord dell’omonimo Paese, poco lontano dal circolo polare artico, e famoso per le sue selvagge lande e per la scarsa presenza di abitanti. In Italia, purtroppo, non è molto facile riuscire a vedere le aurore boreali anche se è molto interessante ricordare che, nella notte tra il 17 ed il 18 novembre 1848, il fenomeno fu così esteso da essere visibile anche a basse altitudini. A Napoli, più precisamente, il fenomeno venne osservato dagli astronomi dell’Osservatorio Astronomico di Capodimonte; anche a Roma riscosse grande successo e l’evento venne descritto in maniera dettagliata in molti articoli. Il periodo ideale per vedere l’aurora boreale: a caccia della Regina dei cieli Il 2020 sarà un anno con una buona probabilità di poter vedere l’aurora boreale nelle destinazioni sopra citate, vi basterà solo organizzarvi con un po’ di anticipo per potervi garantire lo spettacolo migliore. Spesso ci si chiede quale sia il periodo migliore per poter ammirare l’aurora boreale: tra febbraio e marzo e tra settembre e ottobre, più o meno in corrispondenza degli equinozi. Questo è il periodo più sfruttato ed affollato e, di conseguenza, una maggiore possibilità di trovare molti più tursiti, nonché prezzi più alti rispetto ad altri periodi dell’anno. Purtroppo non esiste la garanzia di poter vedere l’aurora boreale, in quanto essa è legata alle condizioni meteo e all’attività solare, entrambi non controllabili dall’uomo. Nonostante ciò, essendo un fenomeno che si manifesta 2 giorni su 3, la possibilità di potervi assistere è molto alta. Nelle ultime stagioni autunnali le aurore boreali sono state particolarmente intense e hanno regalato forti emozioni anche nella bassa stagione. Il nostro consiglio è dunque quello di verificare sempre le condizioni meteorologiche ed il calendario lunare prima di prenotare il vostro soggiorno. Nel 2020 lo spettacolo dell’Aurora Boreale con i suoi affascinanti colori sarà visibile in molti Paesi, per incantare coloro che vorranno ammirarla.
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jgmail · 5 years ago
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Entrevista a los árbitros del libro: "El cadáver de la literatura sigue siendo fértil"
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Traducción de Juan Gabriel Caro Rivera
 El último número de Livr’arbitres es un gran homenaje a la literatura rusa y a Edward Limonov, también es una gran oportunidad para descubrir esta publicación, que siempre es fascinante de leer.
 A / ¿Puedes hablarnos de L'A?
 La revista literaria no conformista Livr’Arbitres es fruto de una lenta maduración. Conoció varios nombres antes que éste (¿quizás sus lectores más antiguos habrán visto una copia del Baucent?). En definitiva, hemos tardado varias décadas en construirnos, en encontrar nuestro ritmo, nuestro equipo. Lo que me da más placer es que desde el núcleo inicial, ¡pocos nos han dejado desde entonces! Esto demuestra que hemos cambiado poco en sustancia y somos mejores. La revista nació en Metz, en el campus, como parte del sindicato de estudiantes Renouveau. Por tanto, tiene sobre todo un objetivo "militante". Estábamos en la Facultad de Letras, en Historia, queríamos compartir nuestras lecturas, nuestras convicciones, pero sin encerrarnos nunca en una capilla, de ahí el título que se impondrá después de "bibliotecario". Nuestro objetivo es doble. Por un lado, para honrar a los autores desaparecidos, abandonados en la acera, abandonados en viejos estantes. Por otro lado, ofrecer nuevas plumas, descubrir nuevos talentos. El cadáver de la literatura todavía es fértil, todavía produce algunas figuras hermosas y jóvenes (desde Bruno Lafourcade hasta Thomas Clavel, incluido el maravilloso Olivier Maulin)
 R / Su último número pone la literatura rusa en el centro de atención. ¿Cuál es para usted la especificidad de los escritores de la patria de León Tolstoi y Fyodor Dostoyevsky?
 ¡Un lugar aparte, por supuesto! Es una tierra más radical que nuestra pacífica tierra de llanuras y arboledas, un territorio inmenso que habrá conocido tremendos trastornos. ¡Es difícil imaginar hoy los cataclismos del siglo XX en una sociedad marcada hasta entonces por la inmovilidad (hay que leer sobre este tema el Oblomov de Gontcharov, pero también a Sanine de Artsybachev), congelada en una tradición que ella creía inmutable! Una aristocracia sin aliento frente a una burguesía “ilustrada”, moderna y progresista. El mismo principio que prevaleció entre la monarquía francesa...
 Pero Rusia es también y sobre todo una naturaleza magnífica, desde la estepa hasta la Taiga pasando por majestuosos ríos, una tierra de extremos que habrá marcado a su población y que sigue habitando en ellos. ¡Los poetas y escritores tienen aquí una gran herramienta de trabajo! Finalmente, la religión, la Ortodoxia tan exótica para nosotros, que a pesar de toda flota en el remanso actual: el poder confiscado y la corrupción aceptada; fomento del liberalismo en las costumbres y de un marco tradicional. Al tocar o repasar estos temas, y volver a su pregunta, no creo que la literatura rusa sea más o menos específica que la de Portugal o Irlanda. ¡Una tierra, un pueblo, una literatura! El temor a la arbitrariedad, a la deportación, marca inevitablemente a un escritor, a un intelectual; pero en la tierra de la dictadura mediática, de la corrección política, no es más fácil expresarse, abiertamente, sobre temas "desafortunados" estos días, ¡incluso en forma de ficción!
 R / Recientemente fallecido, Edouard Limonov está en el centro del caso. ¿Qué opinas de la figura y obra de este escritor que fue a la vez aventurero y soldado político?
 Limonov fue una "revelación" para mí. Siempre he tenido un tropismo por Oriente. Mi descubrimiento de Mitteleuropa al principio, luego un paso por Siberia en segundo lugar, siguiendo los pasos de Michel Strogoff, Corto Maltèse y Sylvain Tesson, solo lo confirmaron.
 Limonov, hablando más en serio, lo descubrí con Mi Prisión. Hace más de veinte años, me recomendaron sus libros. Cuando escribió el Idiota International. Empecé a comprarlos en pequeñas cantidades, luego los dejé en un estante de mi biblioteca. Finalmente, recientemente, cuando conocí a su actual editor, Charles Ficat, volví a él a través de las publicaciones de esta valiente casa [Bartillat]... Tomando otros temas, la idea de una entrevista con Limonov fue rechazada varias veces, hasta más tarde. Finalmente, vi a Limonov en su última visita a París. ¡Fue una segunda sorpresa! ¡El hombre era tan atractivo como el escritor! ¡Aún más! Podemos entender su éxito político, aunque no condujo a ninguna victoria real. En eco, el movimiento cultural italiano propuesto por Casapound parece parecerse más, su visión política y sus iniciativas… ¡pero esta es otra historia!
R / De Alexander Dugin a Thierry Marignac, ¿cómo reunió a los colaboradores y los testimonios sobre él?
 ¡Con el tiempo, los árbitros entregados se han convertido en una verdadera máquina de guerra! Finalmente, digamos que a partir de un pequeño núcleo de estudiantes hace veinte años, ahora se encuentra rodeado por unos cincuenta contribuyentes "potenciales". Dependiendo del tema, puedo pedir tal y cual. A través de Internet, a través de las editoriales, también puedo ponerme en contacto con personas que desconozco por completo. Por casualidad, también me encontré con ellos (para conocer a Dugin, pasé por su hija). Me presentaron a Marignac hace varios años. Es un hombre completo al que tienes que aprender a domar, ¡pero con el tiempo nos hicimos amigos! Esta es también una reseña literaria, ¡encuentros en la carne! ¡Y qué placer compartirlos con nuestros lectores! Marignac era cercano a Limonov, una amistad de cuarenta años que data de su estancia en París, de sus años en el Idiota International… Marignac también es traductor, es decir contrabandista, y entre otras cosas, tradujo La guerra de Vladimir Kozlov, que se puede encontrar en la colección Zapoi de la Fábrica de libros, pero también traduce poetas rusos, Canciones para las sirenas (Essenine, Tchoudakov, Medvedeva). Su última novela, El icono, también es una puerta de entrada al universo mental ruso.
 R / Edouard Limonov es una referencia para toda la vanguardia rusa contemporánea. ¿Qué autores contemporáneos te llaman la atención?
 He leído muy poco a Zakhar Prilépine hasta ahora. Para algunos, es un poco como el Bruto de Limonov, el traidor, para otros, habrá querido valerse por sí mismo y superar al maestro. ¡Tendrás que hacerle la pregunta! ¿Quizás en una futura entrevista? Claro, volveremos a eso en alguna ocasión... Creo que, a pesar o debido a sus compromisos, tiene algo que decirnos. No sé si los escritores se deben a sí mismos ser contratados, pero sé que prefiero un hombre de pie, brazos en mano para defender su ideal, que uno “escondido” … Prilépine tiene algo que ver con esta imagen consagrada de un tipo de hombre notable definido por su calidad de soldado, poeta o monje, ¡pero podría estar equivocado!
 Entre los autores rusos contemporáneos, también se puede citar a Sergueï Chargounov (cercano a la línea de Limonov y Prilepine) o, en otro campo, menos político, Mikhaïl Tarkovski. Tienes que leerlo. ¡El clima helado es realmente la imagen que tengo de este enorme e inconsolable país! Es un escritor inspirador, como Sylvain Tesson, pero él, a diferencia de Tesson, ha elegido vivir en una cabaña y no solo usarla como un escenario temporal. Tesson es un habitante de la ciudad, enamorado de los espacios abiertos. Él no es "tierra", sin duda lo lamenta, ¡pero eso le da mucha libertad a cambio! Sobre Rusia, un autor al que también podría aconsejar sería Cédric Gras, su cuaderno de viaje Le Nord, c’est l’Est: aux confins de la Fédération de Russie (Phébus, 2013), una maravillosa introducción.
https://livrarbitres.com/
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paoloxl · 8 years ago
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Morirono in 14. Quasi tutti stavano fuggendo o aiutando i feriti, alcuni furono uccisi mentre erano a braccia alzate Era il 30 gennaio del 1972, una domenica pomeriggio. Nella città di Derry, in Irlanda del Nord, durante una manifestazione per i diritti civili il Primo Battaglione del Reggimento Paracadutisti dell’esercito britannico sparò contro la folla di manifestanti colpendone 26. Ne morirono 14, quasi tutti molto giovani e disarmati. La carneficina passò agli annali col nome di “Bloody Sunday” (la domenica insanguinata), una delle pagine più inquietanti della storia europea recente. La situazione politica L’Irlanda del Nord fu costituita nel 1920, quando il governo britannico, di fronte alle richieste divergenti dei Nazionalisti irlandesi (che volevano un parlamento indipendente dal Regno Unito che governasse l’isola) e degli Unionisti (che volevano che il controllo rimanesse sotto la corona britannica), divise l’Irlanda in due parti: quella del sud (l’Eire), indipendente, e quella del nord (l’Ulster), sotto la Gran Bretagna. Ciò non comportò comunque anche la divisione delle popolazioni, e nella regione settentrionale rimasero quindi a dover convivere coloro che (i due terzi circa) erano favorevoli all’appartenenza della provincia al Regno Unito con il residuo terzo che invece era fautore della riunificazione all’Irlanda. La situazione nell’area aveva quindi una conflittualità congenita già in partenza, e verso la fine degli anni ’60 il clima diventò molto violento. Nel 1970 l’organizzazione indipendentista irlandese IRA (Irish Republican Army) aveva cominciato un’intensa azione di guerriglia contro l’esercito britannico e la polizia nordirlandese, ma gli scontri si susseguivano, spessissimo a colpi di arma da fuoco, anche fra le formazioni paramilitari unioniste (l’Ulster Volunteer Force e l’Ulster Defence Association) e i giovani indipendentisti. bloody2La manifestazione La manifestazione del 30 gennaio 1972 era stata indetta dalla Northern Ireland Civil Rights Association per protestare contro le norme speciali repressive del governo unionista, fra cui una delle più pesanti era quella che prevedeva l’internment, ossia la possibilità per le forze di polizia di imprigionare una persona a tempo indeterminato e senza processo, tanto che in quel periodo centinaia di nordirlandesi si trovavano in carcere senza alcuna prospettiva di essere rinviati a giudizio o rilasciati. La manifestazione però non era autorizzata e i paracadutisti, con l’ordine di disperdere i manifestanti, aprirono inspiegabilmente il fuoco. Chi sparò per primo? La commissione Widgery, subito varata da Londra, disse che i colpi erano venuti dalla folla. Non era vero e quel verdetto fu ritrattato. Allora si disse che erano state lanciate bombe coi chiodi verso i paracadutisti, ma anche questa tesi fu subito smentita. Fu una carneficina. Morirono in 14. Otto avevano meno di 23 anni, quasi tutti stavano fuggendo o aiutando altri feriti, e alcuni addirittura furono uccisi mentre sventolavano un fazzoletto bianco o gridavano “non sparate!” con le braccia alzate. Le conseguenze Il Bloody Sunday provocò lo scioglimento del parlamento di Belfast, l’incendio dell’ambasciata britannica a Dublino e in Irlanda del Nord un’ondata di adesioni all’Ira. Nacque così la lunga guerra civile, che tra le sue conseguenze ebbe anche la morte per sciopero della fame di Bobby Sands. Di recente il primo ministro inglese Cameron ha reso pubblico (presentando le scuse ufficiali del governo di Londra) l’esito dell’inchiesta sui fatti del 30 gennaio 1972: i civili che morirono quel giorno erano tutti innocenti, non armati e non rappresentavano alcuna minaccia per i soldati, che intervennero seguendo un ordine sbagliato e che furono indubbiamente i primi a sparare. La religione In quasi tutte le cronache che si sono susseguite negli anni sul Bloody Sunday emerge l’elemento religioso come fattore scatenante del conflitto, con i cattolici indipendentisti da una parte e i protestanti fedeli al Regno Unito dall’altra. Si tratta però in realtà di una raffigurazione molto limitativa. E’ vero infatti che storicamente i discendenti degli antichi irlandesi sono di nascita cattolica, ma il conflitto nordirlandese non può essere certo per questo rappresentato come una guerra di religione. Una dimostrazione sta oggi ad esempio nel fatto che il fortissimo partito di riferimento degli indipendentisti nordirlandesi è il Sinn Féin, organo politico dell’Ira: un partito assolutamente laico i cui membri al Parlamento Europeo appartengono al gruppo della sinistra radicale del Gue/ngl. (da senza soste)
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giancarlonicoli · 7 years ago
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lunedì 23 novembre 2009
Solo la storia di un pezzo della mia vita
Sono partito perché mi sentivo un essere che nascondeva dentro di se una perdita, una scomparsa nella quale si rispecchiava il mio personale annientamento. Volevo vivere, essere in mezzo ad altri, ma come in un letargo invisibile. Comunque sono partito, di notte, in aereo, verso il Nord.
Sono passati 32 mesi dal mio arrivo a Dublino. Esattamente 12 mesi dal mio ultimo post. E arrivata forse il tempo di fare il punto della situazione e di spiegare come è andata a finire. Ma prima un avviso ai naviganti. Potrà sembrare strano quel che scrivo, ma mi sembra un atto dovuto.  Da quando ho dato una svolta intimistica e emotiva al blog ho ricevuto molti contatti dai lettori, alcuni trasformati in amicizie, alcuni in qualcosa di più. Molti hanno continuato a scrivermi anche dopo aver sospeso il blog nell'ultimo anno. Devo dirvelo, perciò: non sono così. Vi ringrazio per avermi attribuito la sensibilità, la tenerezza, l'ironia e tutto il resto. Le mie sono parole. Scrivere è un mestiere facile: scegliere la cosa giusta non costa fatica. Vivere è un'altra storia, piena di errori. Non sto dicendo che quello che vi ho raccontato è frutto di fantasia; i luoghi, le persone, le emozioni che ho descritto sono reali. Quello che cambia tra la mia vita reale e il mio blog è quello che non ho raccontato. Chiunque mi venga a cercare avendomi letto fa una passeggiata verso la disillusione. Per questo rispondo volentieri alle email dei lettori di utopie irlandesi ma non amo incontrare di persona nessuno, frequento soltanto chi non ha mai cliccato su questo blog, ma si è iscritto altrove. Ci vuole poco a coniare una frase che apra il cuore. E' fare qualcosa il vero problema.
Che è successo l’ultimo anno? Sono sempre a Dublino, sono sempre nella mia casa nella Old Distillery di Smithfield con i suoi  soffitti a volte e i suoi muri in pietra. Ho passato la “probation period” e sono sempre online marketing manager di una azienda irlandese.  Ho continuato i miei viaggi in Irlanda e ormai ho visitato tutte le 32  conteee irlandesi meno una.  Ho continuato a fare i “viaggi overseas”: negli occidentali paesi dell’est, nella accogliente penisola iberica e nella steppa russa e nelle montagne mongole lunga la transiberiana alla ricerca di sciamani. Ho continuato a scrivere e ho trovato un piccolo e temerario editore interessato  pubblicare le parole che in parte ho scritto in questo blog. Ho fatto corsi di teatro con terrificanti monologhi finali in inglese. Ho imparato a giocare a golf e a fare l'Irish Stew. Ho frequentato corsi di chakra yoga e fatto deliranti sessioni di tribal dance. Mi sono comprato una vecchia Vespa e adoro sentire l’odore del mare percorrendo la Dublin Bay. Continuo ad amare Dublino, l’Irlanda e gli irlandesi.
Quali altre novità? Una dolce ragazza irlandese che tenta inutilmente di insegnarmi l'inglese e il gaelico, una fattoria biologica che con alcuni amici vorrei trasformare in ecovillaggio, alcuni amori vitali e tormentati  e un mondo intorno a me che continua a cambiare. Non solo negli amici che continuano a lasciare l’Irlanda, ma nel clima generale del paese. A volte mi sento come un passeggero che balla sul ponte mentre la nave affonda sperando che l'imbarcazione non vada a picco troppo presto. Non è questo il luogo adatto per parlare del tracollo dell’economia   irlandese. Segnalo solo due dati personali. Crisi economica e disoccupazione. Nella mia azienda quando sono stato assunto io c’erano 32 dipendenti ora siamo rimasti in 27. Nessuno dei 6 licenziati ha trovato lavoro nell'ultimo anno.  Crollo dei prezzi. Il precedente inquilino del mio appartamento pagava 1.150 euro al mese, io  ho pagato 950 euro per un anno, con il recente rinnovo contrattuale ora ne pago 800.
Sono tempi difficili. Non solo per l'economia irlandese. Da qualche mese l’insonnia mi colpisce sempre più spesso, non una o due volte alla settimana, ma anche quattro, cinque volte. Che cosa devo fare quando questo accade? Io faccio lunghe passeggiate aspettando l'alba. Non c’è una persona che penso possa capirmi abbastanza per disturbarla con una chiamata. Eppoi cosa dovrei dirle? È una questione di silenzi, non di parole.  Ma poi torno a casa e a volte la trovo che mi aspetta preoccupata seduta sul mio letto. Allora senza parlare preparo due cappuccini. Accarezzo la sua mano posata sulla mia, e ne vedo l'immagine riflessa, dalle prime luci dell’alba, nelle cups in ceramica. Siamo stanchi, ma mi sento in quei momenti con tutta l'approssimazione umana del termine, felice. Sento che tra le mie ansie esistenziali, esiste un punto di riferimento e che posso fidarmi di quello. Poi lei mi dice alcune parole che non comprendo e capisco che è tutta una illusione. Che alcune differenze non è facile ignorarle.
Che altro? Vivo, m'innamoro, spero. E anche se capisco che il risultato della mia partita è segnato, che stanno barando sotto i miei occhi vado avanti. Perchè a volte si riesce ad elaborare, anche nella più intricata crisi, qualcosa di vitale: l'idea di un nuovo assestamento. Una posizione, nel mondo, che non riproduce più quella infantile, che non tende più verso la quiete iniziale, ma che accetta di giocarsi nell'incognita del presente.  E allora mi sento soddisfatto della mia vita e del mio percorso irlandese. Arrivato senza lavoro e con una conoscenza  poco più che elementare dell’inglese ora ho un buon stipendio, una bella casetta, un buon lavoro, una ragazza che mi ama,  degli amici a cui voglio bene. Ma era quello che veramente cercavo in Irlanda? Non rimpiango i primi mesi in iperaffollate case abitate da lerci francesi e  casinisti spagnoli o il mio primo lavoro irlandese in un alienante dipartimento supporto tecnico di una multinazionale americana collocata nella periferia della citta'. Forse, dopo quasi tre anni a Dublino, che ormai considero la mia casa, rimpiango l'entusiasmo dei primi mesi e forse mi manca il piacere di nuovi incontri e di nuovi paesaggi.
Finito il blog e come se ora fosse finita una fase della mia vita, ma la nuova fase ha contorni ancora sfumati. Per un anno e mezzo ho dedicato del tempo seduto di fronte a un computer, a descrivere il panorama della mia vita ogni settimana, battendo sui tasti la riproduzione della mia esistenza. Volevo raccontare frammenti della mia vita all'estero in questi difficili anni. Frammenti che sono diventati una storia. Una storia che non è né un successo né un fallimento. Solo la storia di un pezzo della mia vita. Che ho voluto condividere con voi.
Video: Dawns in Ireland
Song: Krishna Das - Govinda Hare
Link:
www.mauriziopittau.it
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ilaonmars · 7 years ago
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E anche questa volta è arrivato il momento di tirare le somme dell’anno passato e programmare il prossimo! 
Il 2017 è passato velocissimo, per quanto mi riguarda, ed è stato ricco di emozioni. Ricordo con chiarezza i primi mesi dell’anno in cui programmavo, in preda all’ansia, il primo viaggio da sola in Irlanda. Nel travel dreams dell’anno scorso avevo parlato di questo piccolo sogno e sono felice di poter spuntare una voce su più liste. E, presa dall’emozione di esserci riuscita, ne ho programmato anche un altro in tempo record per settembre! Tra i due viaggi irlandesi, sono riuscita a tornare a Londra per accompagnare la mia amica Valentina e vedere il suo di sogno realizzarsi!
  Solo nel mese di dicembre, qualche settimana fa, ho chiuso l’anno scoprendo qualche città italiana. Ho passato 4 giorni in Emilia Romagna e 4 in Toscana, assaggiando, camminando e prendendo appunti ( scriverò di ogni cosa ovviamente).
COSA MI RISERVERA’ QUESTO 2018?
L’Italia
Non ho ancora programmato nulla, lo ammetto! Vorrei riuscire a portare a termine dei progetti fotografici che ho a cuore e per questo ho bisogno di raggiungere altre città italiane, una su tutte Venezia. Ci sono già stata ma ho bisogno di un clima particolare quindi mi devo organizzare per andarci al più presto possibile.
  Per quanto riguarda l’Italia, ho notato che mi mancano molte regioni come Liguria, Piemonte, Val d’aosta, Trentino Alto Adige, Puglia, Basilicata, Sicilia e Sardegna; quindi vorrei spuntarne di nuove non limitandomi ad una sola città per regione!
Europa
La prima cosa che ho mente è finire il giro dell’Irlanda, mi manca quella del Nord e la zona del Donegal. Vorrei vedere le Isole Faroe che punto da almeno da 7 mesi e magari approfittare dello scalo a Copenaghen per vedere anche lei; mi affascina tantissimo!
Vorrei tornare in Belgio perchè l’ho amato e, detto questo, sulla lista rimangono ancora, dall’anno scorso: Amsterdam, Budapest e Cracovia; che dovrò infilare da qualche parte anche solo per pochi giorni! Vediamo se riesco eh!
  Il resto del mondo…
La Nuova Zelanda è sempre stata lì in un angolino, ogni tanto bussa per attirare l’attenzione ma io cerco di ignorarla perchè non dovrei partire per almeno un anno per potermela permettere. Mai dire mai, potrei sempre vincere qualche soldo alla lotteria! Se doveste vedere improvvisamente che posto foto della Nuova Zelanda, saprete cosa c’è sotto! XD
Al momento il blog si ferma per qualche giorno, lo so che non ho postato granchè nell’ultimo mese ma avevo bisogno di più tempo per me stessa e  riordinare le idee dopo un lutto familiare che mi ha lasciata un po’ stordita; ora mi godo le feste natalizie ed il tepore che solo loro riescono a regalare. Rimarrò attiva ovviamente sui social (facebook, instagram ) e ne approfitterò per preparare i nuovi articoli del 2018, lavorare alle tante foto scattate negli ultimi viaggi e cercare qualche offerta vantaggiosa per i travel dreams del 2018!! 😀
  BUONE FESTE A TUTTI e….non smettete mai di sognare!
TRAVEL DREAMS 2018 E anche questa volta è arrivato il momento di tirare le somme dell'anno passato e programmare il prossimo! 
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sportpeople · 8 years ago
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Al “San Marino Stadium” è di scena l’incontro valevole per le Qualificazioni ai mondiali di Russia 2018 tra la nazionale locale e la rappresentativa dell’Irlanda del Nord. Già nei giorni precedenti alla partita, sul lungomare di Rimini, negli “irish pub” più famosi della zona erano ben visibili numerosi supporter con addosso le loro maglie verdi e appeso il loro armamentario di bandiere e stendardi.
Un numero stimato attendibile parla di oltre 2.000 tifosi ospiti, molti solo per assistere alla partita che si disputa in orario serale, ma altrettanti che, sfruttando i prezzi abbordabili, hanno preferito soggiornare in riviera, godendosi qualche giorno di mare e corpose bevute di birra a tutte le ore del giorno, senza comunque creare nessun problema di ordine pubblico.
Guardando un po’ l’universo che compone la tifoseria ospite c’è davvero di tutto, da compagnie di ragazzi, coppie più o meno giovani, anche con figli al seguito, persone di una certa età e ragazze, tutti appassionati della loro nazionale. Anche all’interno dello stadio lo spirito è quello della goliardia e dell’allegria più pura e semplice. Molti indossano dei travestimenti, oppure semplicemente delle parrucche, collane di fiori, finendo con cappelli in stile pirata con il logo di un noto pub locale: evidentemente devono essere stati clienti assidui nei giorni precedenti e aver bevuto parecchie birre per essersi guadagnato quel trofeo.
Sul fronte locale il pubblico non è mai tanto numeroso, per fortuna a creare un minimo di colore ci pensano i ragazzi della “Brigata mai 1 gioia” che incitano la squadra del Titano pur non essendo neppure residenti a San Marino, ma per essersi presi a cuore questa squadra e, incuranti del divario tecnico e della classifica, cercano di non farla sentire mai sola.
Nel secondo tempo un gruppo di tifosi nord-irlandesi che non aveva trovato posto nel settore ospite andato tutto esaurito, si spostano e si mescolano con la tifoseria locale, visto il clima disteso e di festa che c’era sugli spalti.
Solo per la cronaca calcistica, la squadra ospite vince per 3 reti a 0, con tutti i goal segnati nel finale di partita, mentre sugli spalti i suoi supporter si sono divertiti per 90′ minuti tra cori rivolti alla squadra e balli collettivi sulle note di canzoni da hit che gli altoparlanti dello stadio, a più riprese, hanno proposto.
Gilberto Poggi.
San Marino-Nord Irlanda, Qual. Mondiali: conciliare utile e dilettevole Al "San Marino Stadium" è di scena l'incontro valevole per le Qualificazioni ai mondiali di Russia 2018 tra la nazionale locale e la rappresentativa dell'Irlanda del Nord…
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viaggipartime · 1 month ago
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Irlanda del Nord in 3 giorni: itinerario magico tra Belfast e la Giant’s Causeway
Scopri l’Irlanda del Nord in 3 giorni: Itinerario perfetto tra Belfast, Giant’s Causeway e storia! ✨ Hai voglia di un viaggio indimenticabile tra paesaggi mozzafiato, storia affascinante e avventura? L’Irlanda del Nord è la destinazione perfetta per un weekend lungo o una fuga di 3 giorni! In questo itinerario troverai: ✅ Cosa vedere a Belfast: dal Titanic Museum ai famosi murales storici ✅ Giant’s Causeway, il sito UNESCO dalle formazioni basaltiche uniche ✅ Carrick-a-Rede Rope Bridge, il ponte sospeso più emozionante ✅ Castelli da fiaba come Dunluce Castle e Carrickfergus Castle ✅ Location di Game of Thrones, tra foreste incantate e scenari da film 📍 Perché scegliere l’Irlanda del Nord a febbraio? ✨ Meno folle e prezzi più bassi ✨ Paesaggi ancora più suggestivi con il clima invernale ✨ Un viaggio ricco di storia, cultura e natura selvaggia 👀 Vuoi scoprire tutti i dettagli dell’itinerario? 📖 Leggi il post completo e organizza il tuo viaggio da sogno! 💬 Hai già visitato l’Irlanda del Nord?Raccontaci nei commenti la tua esperienza o tagga un amico che vorresti portare con te! 🏞️❤️ 🔁 Condividi questo post per ispirare altri viaggiatori! 🌎✈️
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freedomtripitaly · 6 years ago
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Gli italiani tornano a prenotare i viaggi organizzati. Secondo i dati pubblicati dall’Osservatorio ASTOI Confindustria Viaggi, l’associazione che rappresenta oltre il 90% dei tour operator italiani, quest’estate è aumentato fino al 10% il numero di coloro che si sono rivolti a un’agenzia viaggi, online e offline. “Non è un dato scontato”, commentano in Astoi in una nota. “Le prenotazioni per quest’estate sono iniziate con grande vigore e alte percentuali di crescita da gennaio fino al 31 marzo, seguite da un forte rallentamento, contingente e fisiologico, in aprile e maggio, causato dal boom delle prenotazioni delle vacanze primaverili di Pasqua e ponti (paragonabili all’alta stagione), dal brutto tempo, che ha caratterizzato tutta la Penisola e anche dalle elezioni politiche europee”, spiegano dall’associazione. “Nonostante l’andamento discontinuo delle vendite, grazie agli alti volumi realizzati entro il 31 marzo, che hanno assicurato una buona parte del fatturato estivo dei tour operator, e alla ripresa della domanda e delle prenotazioni tra fine maggio e inizio giugno, le previsioni per l’estate 2019 restano positive e in crescita”. Tra le mete top dell’estate 2019 ci sono gli Stati Uniti. Nella foto: The Vessel, nel nuovo quartiere di Hudson Yards a Manhattan La durata di viaggi e vacanze del periodo estivo va dai classici 7 ai 13 giorni al massimo. Un tempo le vacanze estive erano più lunghe, ma oggi gli italiani preferiscono diluire i giorni liberi in più periodi dell’anno. Le politiche di prenotazione anticipata (“advance booking”) hanno generato alte performance di vendita, in particolare nei primi tre mesi dell’anno. Si riconferma, quindi, in crescita anche quest’anno la tendenza, di una parte degli italiani, ad anticipare le decisioni e l’acquisto della vacanza per garantirsi migliori prezzi e soluzioni di viaggio. Un dato importante è l’allungamento delle stagioni cosiddette “di spalla��: maggio e ottobre, per esempio, che non sono propriamente mesi estivi, piacciono molto come periodi per partire per un viaggio. Merito anche del Mar Rosso, che rappresenta una destinazione con prezzi allettanti e un clima ideale anche in questi mesi. Ma dove vanno gli italiani in vacanza quest’estate? Secondo le prenotazioni analizzate da Astoi per chi ama il mare c’è tanta Italia, specie del Sud, ma anche Africa e Oceano Indiano. Le più richieste sono la Sardegna, la Sicilia, la Puglia e la Calabria. Però piacciono anche le città d’arte come Venezia, Firenze e Roma. La spiaggia di Dune Campane, nel Sud della Sardegna In Europa hanno ottenuto grande consenso i tour in Bulgaria, Russia e Serbia. Bene anche Germania, Irlanda e Gran Bretagna. Il medio raggio ha visto ripartire, dopo alcuni anni di stasi, la Turchia e, dal punto di vista dei soggiorni balneari, la Tunisia; si riconferma l’alta richiesta per il Mar Rosso egiziano, ormai in forte ripresa da oltre un anno, con numeri molto importanti e un innalzamento della qualità. La Grecia non ha mostrato cambiamenti significativi rispetto alle estati passate ed è sempre super gettonata, mentre la Spagna ha sempre una buona richiesta, ma è in calo rispetto allo scorso anno a causa di prezzi più alti. Per le mete a lungo raggio, si conferma il grande interesse di destinazioni come gli Stati Uniti, tour dei parchi in particolare (quest’anno sono tantissimi i nuovi voli diretti che collegano l’Italia agli Usa), e il Giappone, che ha un inarrestabile trend positivo. Il mare lontano non è più una tendenza esclusivamente invernale: agli italiani piace abbronzarsi anche d’estate nell’Oceano Indiano specialmente a Zanzibar, in Kenya, in Madagascar e alle Maldive ma anche in Estremo Oriente, sulle spiagge della Malesia. Buona anche la richiesta di tour di scoperta, abbinati al relax, per mete come il Sudafrica con estensione sulle spiagge esotiche di Mauritius e Seychelles. La celebre Boulders Beach, alle porte di Cape Town, in Sudafrica Tra le nuove mete che gli italiani andranno ad esplorare quest’anno hanno preso piede la Colombia, le crociere che abbinano isole Baleari e Sardegna e anche quest’anno l’Islanda, declinata però in modi alternativi (trekking, tenda, self drive oppure di gruppo o con una guida). E poi piace sempre di più il viaggio personalizzato, per il quale serve un esperto che lo organizzi: fare surf alle Maldive, partire in compagnia di fotografi professionisti o per tour d’élite, con un alto livello di servizi e ristoranti con menu à la carte e guide a disposizione. Per i giovani stanno riscuotendo molto successo le vacanze-studio a tema, dove si abbinano corsi di lingua alla pratica di uno sport, allo studio del giornalismo, così come i combinati con viaggi avventura/natura, viaggi culturali che prevedono visite a prestigiose università locali. E infine ci sono le crociere, che muovono ancora tantissimi passeggeri: tra le rotte preferite dagli italiani ci sono il Mediterraneo Orientale, le Capitali Baltiche e il Nord Europa. Le destinazioni dove, invece, si sono rilevate flessioni nella richiesta rispetto al passato sono il Messico, lo Sri Lanka e i Caraibi, tranne che per la Repubblica Dominicana. “Come associazione, da tempo abbiamo avviato un’importante campagna di comunicazione per trasmettere il valore di una vacanza organizzata”, ha commentato Nardo Filippetti, Presidente Astoi Confindustria Viaggi “e l’importanza delle garanzie e della sicurezza che tour operator e agenzie di viaggi offrono, anche in virtù di precisi obblighi di legge”. Il Parco nazionale di Wadi el Gemal, a Sud di Marsa Alam https://ift.tt/2Ju71Y4 Dove vanno in vacanza gli italiani quest’estate Gli italiani tornano a prenotare i viaggi organizzati. Secondo i dati pubblicati dall’Osservatorio ASTOI Confindustria Viaggi, l’associazione che rappresenta oltre il 90% dei tour operator italiani, quest’estate è aumentato fino al 10% il numero di coloro che si sono rivolti a un’agenzia viaggi, online e offline. “Non è un dato scontato”, commentano in Astoi in una nota. “Le prenotazioni per quest’estate sono iniziate con grande vigore e alte percentuali di crescita da gennaio fino al 31 marzo, seguite da un forte rallentamento, contingente e fisiologico, in aprile e maggio, causato dal boom delle prenotazioni delle vacanze primaverili di Pasqua e ponti (paragonabili all’alta stagione), dal brutto tempo, che ha caratterizzato tutta la Penisola e anche dalle elezioni politiche europee”, spiegano dall’associazione. “Nonostante l’andamento discontinuo delle vendite, grazie agli alti volumi realizzati entro il 31 marzo, che hanno assicurato una buona parte del fatturato estivo dei tour operator, e alla ripresa della domanda e delle prenotazioni tra fine maggio e inizio giugno, le previsioni per l’estate 2019 restano positive e in crescita”. Tra le mete top dell’estate 2019 ci sono gli Stati Uniti. Nella foto: The Vessel, nel nuovo quartiere di Hudson Yards a Manhattan La durata di viaggi e vacanze del periodo estivo va dai classici 7 ai 13 giorni al massimo. Un tempo le vacanze estive erano più lunghe, ma oggi gli italiani preferiscono diluire i giorni liberi in più periodi dell’anno. Le politiche di prenotazione anticipata (“advance booking”) hanno generato alte performance di vendita, in particolare nei primi tre mesi dell’anno. Si riconferma, quindi, in crescita anche quest’anno la tendenza, di una parte degli italiani, ad anticipare le decisioni e l’acquisto della vacanza per garantirsi migliori prezzi e soluzioni di viaggio. Un dato importante è l’allungamento delle stagioni cosiddette “di spalla”: maggio e ottobre, per esempio, che non sono propriamente mesi estivi, piacciono molto come periodi per partire per un viaggio. Merito anche del Mar Rosso, che rappresenta una destinazione con prezzi allettanti e un clima ideale anche in questi mesi. Ma dove vanno gli italiani in vacanza quest’estate? Secondo le prenotazioni analizzate da Astoi per chi ama il mare c’è tanta Italia, specie del Sud, ma anche Africa e Oceano Indiano. Le più richieste sono la Sardegna, la Sicilia, la Puglia e la Calabria. Però piacciono anche le città d’arte come Venezia, Firenze e Roma. La spiaggia di Dune Campane, nel Sud della Sardegna In Europa hanno ottenuto grande consenso i tour in Bulgaria, Russia e Serbia. Bene anche Germania, Irlanda e Gran Bretagna. Il medio raggio ha visto ripartire, dopo alcuni anni di stasi, la Turchia e, dal punto di vista dei soggiorni balneari, la Tunisia; si riconferma l’alta richiesta per il Mar Rosso egiziano, ormai in forte ripresa da oltre un anno, con numeri molto importanti e un innalzamento della qualità. La Grecia non ha mostrato cambiamenti significativi rispetto alle estati passate ed è sempre super gettonata, mentre la Spagna ha sempre una buona richiesta, ma è in calo rispetto allo scorso anno a causa di prezzi più alti. Per le mete a lungo raggio, si conferma il grande interesse di destinazioni come gli Stati Uniti, tour dei parchi in particolare (quest’anno sono tantissimi i nuovi voli diretti che collegano l’Italia agli Usa), e il Giappone, che ha un inarrestabile trend positivo. Il mare lontano non è più una tendenza esclusivamente invernale: agli italiani piace abbronzarsi anche d’estate nell’Oceano Indiano specialmente a Zanzibar, in Kenya, in Madagascar e alle Maldive ma anche in Estremo Oriente, sulle spiagge della Malesia. Buona anche la richiesta di tour di scoperta, abbinati al relax, per mete come il Sudafrica con estensione sulle spiagge esotiche di Mauritius e Seychelles. La celebre Boulders Beach, alle porte di Cape Town, in Sudafrica Tra le nuove mete che gli italiani andranno ad esplorare quest’anno hanno preso piede la Colombia, le crociere che abbinano isole Baleari e Sardegna e anche quest’anno l’Islanda, declinata però in modi alternativi (trekking, tenda, self drive oppure di gruppo o con una guida). E poi piace sempre di più il viaggio personalizzato, per il quale serve un esperto che lo organizzi: fare surf alle Maldive, partire in compagnia di fotografi professionisti o per tour d’élite, con un alto livello di servizi e ristoranti con menu à la carte e guide a disposizione. Per i giovani stanno riscuotendo molto successo le vacanze-studio a tema, dove si abbinano corsi di lingua alla pratica di uno sport, allo studio del giornalismo, così come i combinati con viaggi avventura/natura, viaggi culturali che prevedono visite a prestigiose università locali. E infine ci sono le crociere, che muovono ancora tantissimi passeggeri: tra le rotte preferite dagli italiani ci sono il Mediterraneo Orientale, le Capitali Baltiche e il Nord Europa. Le destinazioni dove, invece, si sono rilevate flessioni nella richiesta rispetto al passato sono il Messico, lo Sri Lanka e i Caraibi, tranne che per la Repubblica Dominicana. “Come associazione, da tempo abbiamo avviato un’importante campagna di comunicazione per trasmettere il valore di una vacanza organizzata”, ha commentato Nardo Filippetti, Presidente Astoi Confindustria Viaggi “e l’importanza delle garanzie e della sicurezza che tour operator e agenzie di viaggi offrono, anche in virtù di precisi obblighi di legge”. Il Parco nazionale di Wadi el Gemal, a Sud di Marsa Alam Secondo i dati dell’Osservatorio ASTOI Confindustria Viaggi, che rappresenta i tour operator italiani, sono aumentati fino al 10% coloro che si sono rivolti a un’agenzia.
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sportpeople · 8 years ago
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Prima di raccontarvi il mio derby di oggi, vorrei farvi una piccola introduzione, un piccolo cenno storico, fondamentale per spiegarvi perché l’ “Old Firm”, non è una normale stracittadina, ma un match fatto di odio sociale, politico e religioso; non so se sia il derby più importante e sentito al mondo, ma sicuramente è il più antico ed il più giocato.
Per fare ciò mi sono affidato al mio amico Scozzese Sean, grande tifoso dei Celtic, che vanta oltre 300 presenze al seguito della squadra cattolica di Glasgow.
In molti pensano, come mi dice Sean, che i semi della rivalità extracalcistica nacquero persino nel XVI secolo, quando Enrico VIII (Re d’Inghilterra e d’Irlanda), dopo un irrecuperabile rapporto con Papa Clemente VII, pose un veto alla Chiesa Cattolica Romana, creando una riforma teologica vera e propria, riguardante il matrimonio ed il divorzio (fu sposato ben sei volte), dando vita a quella che poi sarà la chiesa Anglicana (una via di mezzo tra quella Cattolica e Protestante).
Ma le radici di questo odio, risalgono ufficialmente alla “battaglia del Boyne” attorno alla fine del XVII secolo, quando sulle rive del fiume Boyne si affrontarono a nord di Dublino, in Irlanda, da una parte Guglielmo d’Orange (un protestante Olandese che era stato da poco incoronato re d’Inghilterra, Scozia e Irlanda) e dall’altra Giacomo II (ultimo monarca Cattolico a regnare sui tre regni britannici) che cercava di recuperare il suo trono, perso appena un anno prima.
La vittoria di Guglielmo d’Orange su Giacomo II segnò l’inizio del passaggio dalla monarchia degli Stuart (casa reale della Scozia) al casato di Hannover (dinastia reale tedesca).
Da qui nacque il soprannome dei tifosi dei Rangers Glasgow, “gli Hanns” derivante dalla città tedesca di Hannover.
I fondatori dei Rangers infatti, erano dei grandissimi sostenitori del protestantesimo, con una grande passione per il rugby. Nel 1872, un giorno quasi per caso, scoprirono il gioco del calcio e restando stupiti in positivo dalla bellezza di questo sport, decisero di fondare una squadra, e la chiamarono Rangers, prendendo il nome da una squadra inglese di rugby.
Al contrario tifare Celtic, è stato sin dall’inizio un vero e proprio atto di fede religiosa, oltreché calcistica.
Infatti nel 1887, un frate cattolico irlandese decise di fondare a Glasgow un club di calcio, in modo tale da poter raccogliere dei soldi per i poveri della città, che in larga parte erano Irlandesi ed ovviamente cattolici.
Il club prese il nome di Celtic Glasgow, per le origini celtiche delle popolazioni Irlandesi e Scozzesi e lo stemma con impresso un quadrifoglio voleva essere un segno di riconoscimento ancor più forte del trifoglio di San Patrizio, simbolo dell’Irlanda.
La prima partita del Celtic Glasgow fu giocata nel 1888 e fu vinta per 5-2 proprio contro quelli che poi sarebbero stati i rivali di sempre, i Rangers Glasgow; questa vittoria fu accolta come un evento pazzesco, da qui nacque quell’odio calcistico che fino ad ora si “limitava” ad un odio politico e religioso.
Ci si mise anche il fiume “Clyde” a dividere la città in due: cattolici da una parte e protestanti dall’altra.
Che poi i primi anni, questa rivalità per quanto fosse accesa, si limitava al rettangolo di gioco, non facendo registrare scontri calcistici; ma col passare del tempo ci fu sempre più accanimento e allora o sei Celtic o sei Rangers, cattolico o protestante, proletario o borghese, indipendentista (Repubblica) o unionista (Regno Unito).
Questi i punti principali di questo odio profondo, che c’è ancora oggi fra le due squadre principali di Glasgow (dove il clima di guerriglia urbana sarà più o meno sempre presente), dando vita a violente risse e scontri “naturali”, che nel corso della storia hanno registrato un numero cospicuo di persone morte a causa proprio dell’Old Firm.
Si, Old Firm, tradotto come “vecchio affare”, riguardante i Celtic da una parte e i Rangers dall’altra; senza soffermarmi su tutti gli altri aneddoti accaduti in passato, vi racconterò proprio di questo “vecchio affare” come io l’ho vissuto oggi.
Ore 9 di Domenica mattina, vado al punto di ritrovo dei tifosi del Celtic a Dumfries (dove alloggio), per fare il viaggio in pullman insieme a loro, di circa due ore, verso “Hampden Park”.
E già dalle prime ore del mattino si rompe il ghiaccio iniziando a bere whisky tipico scozzese, Buckfast (alcolico scozzese simile al nostro passito) e ovviamente fiumi di Tennent’s (“fortunatamente” al di fuori dello stadio gli alcolici sono vietati fino alle ore 12, orario d’inizio della partita).
In viaggio il clima è spaventoso, si canta e si inneggiano “gli Hoops” con cori riguardanti sia i propri beniamini come Sinclair, Dembelè e l’allenatore Rodgers, sia contro i cugini acerrimi rivali dei “Gers” (diminutivo di Rangers).
Inizio a parlare con un ragazzo (forse il più sano) e chiedendomi cosa ci facessi su quel pullman, inizio a raccontare la mia esperienza di “gira-stadi per l’Europa”: quella di oggi sarà la mia partita numero 342.
Arriviamo nei pressi di “Hampden Park” e subito mi accorgo che c’è qualcosa di strano.
Fuori dallo stadio vedo solo tifosi del Celtic e insospettito provo a fare un giro attorno.
La tensione è altissima e infatti a metà stadio è tutto transennato e nessuno può passare.
Da una parte dunque i tifosi, le auto e i pullman del Celtic, dall’altra quelle dei Rangers, una sorta di divisorio per far sì che nessuna persona venga a contatto.
Come detto in precedenza, la vendita di alcolici è proibita fino alle ore 12, ma non posso di certo dire che la maggior parte dei tifosi del Celtic fossero già ubriachi alle 11 del mattino!
Entrando all’Hampden Park, il clima è surreale e mi accorgo di cosa voglia veramente dire il derby a Glasgow, molto più di una semplice partita di calcio.
Anche dentro, lo stadio è diviso a metà, alla mia destra tutti verdi, alla mia sinistra tutti blu.
Coreografie all’ingresso in campo dei giocatori con i “Bhoys in Green” che formano quattro strisce bianco e verdi con qualche migliaio di bandierine e un lungo striscione che campeggia dietro la porta: “A uniform so simple in it’s style” (una divisa così semplice nel suo stile).
La coreografia è, forse, un riferimento all’IRA (Irish Republican Army), con la frase principale usata come doppio senso di divisa militare, ma anche di divisa da calcio; dico forse perché dal 2012 sono severamente vietati cori, bandiere e striscioni, riguardanti l’IRA, ma anche il settarismo e l’unionismo: chi trasgredisce questa prescrizione rischia fino a cinque anni di carcere.
Rispondono i “Gers”, con il settore tempestato di cartoncini rossi bianco e blu, una coppa in mezzo e un lungo striscione per incitare la propria squadra, con la scritta “We’re here to stake our claim, we’re the greatest in the game” (siamo qui per sostenere la nostra richiesta, siamo i migliori in gioco).
Segnalo un paio di fumogeni verdi accesi nella zona delle “Green Brigade” del Celtic Glasgow.
Green Brigade, unica tifoseria nel Regno Unito a contraddistinguersi rispetto alle altre, in quanto si definisce “ultras” e non “hooligan”.
Sono tantissime le bandiere Irlandesi presenti, a rimarcare le origini del club.
Al contrario, nella curva dei Rangers, la “Inter City Firm”, vengono esposte molte Union Jack (bandiera del Regno Unito), a favore dell’unionismo britannico.
La partita inizia, il tifo è assordante, nessuno vuole smettere di cantare nemmeno per un attimo.
Dopo dieci minuti di gioco, come da pronostico, è il Celtic a trovare subito il vantaggio e, come potete immaginare, i tifosi bianco verdi vanno in delirio.
Il primo tempo è un susseguirsi di emozioni, col Celtic che sfiora più volte il doppio vantaggio e i tifosi sugli spalti che inneggiano i propri idoli.
Verso la fine del primo tempo, i tifosi dei Rangers srotolano uno striscione per Ugo Ehiogu, ex giocatore dei “Teddy Bears”, a seguito della sua tragica morte di qualche giorno fa (che ha visto l’ex tecnico delle giovanili del Tottenham morire al campo d’allenamento): “R.I.P. Ugo Ehiogu – Once a Ranger, always a Ranger” (Una volta Ranger, per sempre un Ranger).
Inizia il secondo tempo e sono proprio i Gers a partire forti, incitati dai propri tifosi al grido di “C’mon Rangers, C’mon Rangers”.
Ma dopo soli quattro minuti cìè un calcio di rigore a favore dei Bhoys, trasformato dall’idolo del Celtic Park, Scott Sinclair.
Un 2-0 che taglia completamente le gambe ai Rangers che da lì in poi si fanno vedere ben poco in zona offensiva.
Il doppio vantaggio rinvigorisce ancor di più gli Hoops, i quali non sono mai stati in silenzio per un solo secondo: una bolgia continua, con i classici cori e le classiche canzoni del nord Europa a farne da cornice, a mio parere “diverse” dai cori latino americani importati anche negli ultimi anni in Italia, ma allo stesso tempo molto più casual ed affascinanti (Depeche Mode – Just Can’t Get Enough, per fare un esempio).
Dopo un’ora di gioco, l’intero settore dedicato ai tifosi del Celtic fa partire una sciarpata bellissima, a stento si intravede qualche buco!
Il minuto 67, come in ogni partita giocata dai Green, è da brividi, quando tutto il settore si alza in piedi ricordando la magica notte di Lisbona, quando nel 1967 il Celtic vinse la sua prima ed unica Champions League; il coro rimbomba in tutto lo stadio: “Nel caldo di Lisbona, i Celtics vennero in migliaia, per vedere i Bhoys diventare campioni!”. Davvero da pelle d’oca.
Implacabili davvero, e dopo l’ennesima ovazione per Sinclair con il fantastico coro “Lui è Scott Sinclair, lui è meraviglioso, quando segna un goal è bello, è magico… Quando corre sulla fascia è veloce, è leggero, è spaventoso e noi Bhoys cantiamo dodododododododododododo” (sulle note di The Logical Song degli Scooter), è l’ora di Brendan Rodgers: l’ex tecnico del Liverpool è ormai un vero e proprio idolo per i tifosi del Celtic (forse anche perché è Nordirlandese).
La presa in giro ai cugini dei Rangers “Can you hear the Rangers sing? nooo nooo! Can you hear the Rangers sing? nooo nooo!”, sulle note di “Everybody sing a song” dei Cartoons è da apoteosi.
Match che giunge al termine, Gers che abbandonano lo stadio e tutti i tifosi biancoverdi che cantano ancora “Questo è quello che vuol dire essere Celtic, siamo ancora campioni come sapete, Brendan Rodgers è qui per vincerne 10 di fila, 10 di fila”.
Si conclude nel migliore dei modi (per me e per i miei amici) l’Old Firm numero 407, il derby più antico e più giocato in tutto il mondo.
Federico Roccio.
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Le emozioni del primo derby: Celtic Glasgow-Rangers Glasgow, Premier League Scozia Prima di raccontarvi il mio derby di oggi, vorrei farvi una piccola introduzione, un piccolo cenno storico, fondamentale per spiegarvi perché l' “Old Firm", non è una normale stracittadina, ma un match fatto di odio sociale, politico e religioso; non so se sia il derby più importante e sentito al mondo, ma sicuramente è il più antico ed il più giocato.
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