#cingolati
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“Sto qui da quattro mesi,per una traduzione che consegnerò a fine ottobre.Questo libro era del mio nonno Resio:due dei suoi fratelli furono spediti dal Duce a combattere nella campagna di Russia. Erano contadini veneti. Ogni tanto,per lavoro,incrocio qualche accomodato fautore dell'education che mi osserva con aria bovina e mi dice "non capisco da dove venga questa tua rabbia". La mia è tutto fuorché rabbia, proprio perché ho ereditato dal nonno il desiderio, la fede nella pace e nell'umanità dopo un mondo raso al suolo. Se però ci siamo venduti la capacità di leggere dentro le righe, che è la missione basilare della scuola, ed è pura e semplice, per quante menate ci raccontino sulle skills, le STEM, l'IA, l'apprendere ad apprendere e le fantomatiche professioni del futuro, significa che qualcuno, sopra quei cristalli rotti dell'intero mondo ci marcia ancora, ci specula, ci guadagna, calza gli stivaloni cingolati dell'indifferenza, la certezza, da generazioni, di salvare sempre e solo il proprio culo, "de retomber sur ses pieds".
(Non so come, la notte, questa gente riesca a dormire)”
https://x.com/monicarbedana/status/1706954530783440924?s=46&t=34dYe_n2Br4FRHOah3j69Q
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27 gennaio giorno della memoria
Ma la memoria non è fatta solo di giuramenti, parole e lapidi,è fatta di gesti che si ripetono ogni mattino del mondo.
E il mondo che vogliamo noi va salvato ogni giorno, nutrito,tenuto vivo.
Basta mollare un attimo e tutto va in rovina”.
Baruch scrutò verso i monti, come se cercasse le orme dei suoi passi, e di quelle dei suoi compagni.
“Torneranno” disse tristemente ” tra vent’anni o trenta ma torneranno.
Non vedremo cingolati entrare in paese, non parleranno tedesco.
Sorrideranno e avranno delle belle auto ammirate da tutti.
Vestiranno giacche di sartoria invece della divisa di ordinanza.
Non gireranno le squadracce, ma si sparirà in silenzio, cancellati in qualche nuovo modo elegante.
Così sarà.
Stefano Benni "saltatempo"
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Nei primi anni della Seconda guerra mondiale, i cani sovietici anticarro rappresentarono una grossa minaccia per l’avanzata tedesca. Legati a sistemi esplosivi, venivano usati per distruggere gli armamenti nemici. Una tattica atroce, che potrebbe oggi indignare gli attivisti per i diritti degli animali. Ma non bisogna dimenticare il contesto in cui questa pratica veniva applicata: erano infatti anni di disperazione, con il nemico quasi alle porte del Cremlino. Le mitragliatrici sui carri armati tedeschi erano posizionate troppo in alto per poter colpire i “cani suicidi” e, grazie alla copertura della fanteria sovietica, i nazisti non riuscivano a uscire con facilità dai propri carri armati per fermare a colpi di fucile i pericolosi animali in avvicinamento. Talvolta le truppe nemiche si affidavano all’utilizzo di un lanciafiamme.
Le origini dei “cani suicidi”
Archivio di Ninel Ustinova/russiainphoto.ru
L’Unione Sovietica iniziò a utilizzare i cani anticarro ben prima dell’invasione nazista del 1941: iniziarono infatti ad addestrare questi animali già negli anni Trenta, prima dello scoppio della Grande guerra patriottica. I cani venivano addestrati a gattonare sotto i carri armati nemici mentre trasportavano esplosivi legati al corpo, solitamente 12 kg di TNT. Venivano poi tenuti a digiuno per vari giorni in modo da provocare una fame tale da spingerli alla ricerca di cibo, solitamente sistemato in fase di addestramento sotto i carri armati. Così gli animali si abituavano a strisciare sotto i cingolati. Veniva inoltre insegnato loro a muoversi in maniera da evitare il fuoco nemico e a non temere l’artiglieria pesante. I primi cani anticarro furono introdotti nell’Armata Rossa nel 1939. Parteciparono ai primi combattimenti due anni dopo.
La prima disastrosa battaglia
I cani anticarro del primo battaglione speciale (212 cani e 199 addestratori) furono utilizzati per la prima volta in un combattimento nei pressi di Mosca. Il primo attacco dei soldati a quattro zampe si rivelò un totale disastro, perché gli animali non erano coperti dalla fanteria sovietica e i tedeschi riuscirono a eliminarli con facilità. Inoltre gli addestratori commisero un grave errore: ammaestrarono i cani utilizzando carri armati sovietici, che, a differenza di quelli tedeschi, erano alimentati a gasolio, anziché a benzina. Una differenza di odori che confuse terribilmente i cani sul campo di battaglia.
I combattimenti
Anche se il Primo battiglione fu spazzato via, l’Urss continuò a utilizzare i cani anticarro per combattere i tedeschi. Vennero cambiate le tattiche e l’addestramento. Alla fine del 1941, oltre 1.000 cani combattevano sul fronte e l’anno successivo il numero superò le 2.000 unità. Il 21 luglio 1942 i cani suicidi contribuirono a ottenere la vittoria durante una grande battaglia che si svolse vicino a Taganrog, sul Mar di Azov. Durante l’assedio di Leningrado, un gruppo di cani fece esplodere i carri armati e le fortificazioni nemiche, riuscendo a farsi strada intorno al filo spinato e identificando le posizioni del nemico. Riuscirono a far saltare in aria diversi bunker e un deposito munizioni.
Il contributo alla vittoria
Verso la metà del 1943, la situazione era alquanto diversa. L’Armata Rossa iniziò a ricevere un cospicuo rifornimento di armi anticarro, insufficienti all’inizio della guerra. Fu così che i cani anticarro vennero “mandati in pensione”. In totale questi soldati a quattro zampe riuscirono a distruggere 304 carri armati nemici, contribuendo a spostare l’ago della bilancia verso la vittoria dell’Unione Sovietica e la sconfitta del nazismo. Con la fine dei combattimenti, i cani restanti vennero riqualificati e addestrati per missioni di rilevamento mine. Molti di loro sopravvissero ben oltre la fine della guerra.
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L’Armata rossa attaccò Berlino con una manovra a tenaglia: 163 divisioni, 32.143 cannoni e mortai, 6.460 carri armati e mezzi cingolati, 4.772 aeroplani, per un totale di oltre due milioni di soldati, divisi tra il Primo fronte della Bielorussia, comandato dal maresciallo Gregorij Konstantinovic Zhukov, e il Primo fronte dell’Ucraina del maresciallo Ivan Stepanovic Konev. Dei due era Zhukov il predestinato, colui che doveva prendere il centro della città e catturare Hitler. Del suo entourage faceva parte il generale Vasilij Ivanovic Ciujkov, l’eroe della battaglia di Stalingrado: «Il mio aiutante non dormiva. Taceva. Neppure io pronunciavo una sola parola, eppure ci comprendevamo l’un l’altro, e assai bene». «La porta si aprì e Vishnevskij si precipitò nella stanza. Non era solo. Dietro di lui si infilò Dolmatovskij, che era stato anche lui sul Volga, ed era pertanto un testimone vivente della grande battaglia e della capitolazione dell’armata di Von Paulus. Anche Blanter non restò indietro». «Stavolta, però, non riusciva ad avviare il discorso. Ognuno pensava agli avvenimenti che stavano per accadere e li giudicava a modo suo. Tutti fumavano come tante ciminiere e camminavano su e giù per la sala dalle nere colonne, scambiando di tanto in tanto qualche parola…» «Finalmente alle 3 e 50 minuti del mattino bussarono alla porta ed entrò un generale tedesco con la croce di cavaliere al collo e una croce uncinata sulla manica». «Di media statura, tarchiato, i capelli rasi a zero, cicatrici sul viso e un naso da vino di Porto. Con la destra fece il saluto hitleriano e con la sinistra mi porse il libretto militare. Era il generale Krebs. Insieme a lui erano venuti il colonnello di stato maggiore generale Dufving, il capo dello stato maggiore del Cinquantaseiesimo corpo d’armata corazzato e un interprete. Senza attendere domande da parte nostra, il generale Krebs cominciò a parlare: “Il colloquio è strettamente confidenziale. Siete i primi stranieri ai quali comunico che il 30 aprile Hitler ci ha lasciato di sua spontanea volontà, e si è suicidato”». «Dopo queste parole, Krebs fece una pausa. Quasi volesse controllare l’effetto su di noi della sua comunicazione sensazionale. Probabilmente si attendeva che lo subissassimo di domande, palesando un ardente interesse». «“Lo sappiamo già”, dissi tranquillamente…». «Tacqui un po’. Quasi volessi fargli ben capire che per me la notizia non costituiva una novità. Quindi, chiesi a Krebs di comunicarmi in modo preciso quando era accaduto». «Krebs appariva evidentemente imbarazzato. Mai si sarebbe aspettato che la sua dichiarazione sensazionale altro non fosse che un proiettile inesploso. «“È accaduto oggi verso le 15”. E quando vide che guardavo l’orologio si corresse e precisò: “Ieri, 30 aprile, verso le 15”». «Perché mai risposi a Krebs che per noi il suicidio di Hitler non costituiva affatto una novità?». «Debbo senz’altro confessare che la morte di Hitler mi era del tutto ignota, e che nulla di simile mi aspettavo dalla bocca di Krebs. Mentre mi preparavo all’incontro con lui, mi ero tuttavia proposto di accogliere con la massima tranquillità qualsiasi sorpresa, senza palesare la benché minima meraviglia, e soprattutto senza trarne affrettate conclusioni definitive». «La morte di Hitler per me, e per tutti i presenti al colloquio, costituiva naturalmente una notizia sensazionale: era la vittoria sul nazismo. Le sorti di Hitler erano strettamente legate alle sorti del conflitto. A Krebs serviva, invece, per coprire diplomaticamente quella che era la questione principale: la resa».
Franco Fracassi - Hitler 1945 La fuga, i segreti, le bugie
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Iveco Defence Vehicle si accorda con Leonardo per la produzione dei nuovi veicoli cingolati da combattimento destinati all'Esercito Italiano IDV parteciperà nella produzione di veicoli cingolati di nuova generazione da combattimento terrestre del Esercito Italiano con Leonardo e Rheinmetall
#Forze_Armate#Forze_Terrestri#AICS#esercito_italiano#italia#IVECO_Defence_Vehicles#KF51_Panther#Leonardo#rheinmetall#Rheinmetall_Italia
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Varia umanità
È un periodo che non indovino più il momento giusto per andare alla ‘oppe. Ieri, dopo una riunione a scuola, sotto il diluvio universale, sono arrivata al supermercato e ho subito capito che non ne sarei uscita tanto facilmente. Un intasamento di cartelli, liste, famiglie, single, coppie di ogni ordine e grado. Tutti alla ‘oppe. Anziani cingolati, lui col foglietto e il carrello, lei ad…
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La spinta russa per l’offensiva e le difficoltà di Kiev. Tra robot cingolati e droni, il conflitto entra in una fase cruciale
I russi avanzano lottando per ogni metro, perché incontrano una resistenza ostinata. I combattimenti sono stati feroci anche nella domenica di Pasqua cattolica, mentre gli ortodossi la celebrano tra una settimana. Ma le due interviste contemporanee rilasciate dal presidente Zelensky e dal generale Syrsky, nuovo comandante delle forze armate, sulla “situazione dell’approccio difensivo” sono…
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#aggiornamenti da Italia e Mondo#Mmondo#Mmondo tutte le notizie#mmondo tutte le notizie sempre aggiornate#mondo tutte le notizie
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Kässbohrer Italia è official supporter dei giochi olimpici e paralimpici invernali di Milano Cortina 2026
Kässbohrer Italia è official supporter dei giochi olimpici e paralimpici invernali di Milano Cortina 2026 La Fondazione Milano Cortina 2026 e Kässbohrer Italia hanno annunciato l’avvio di una collaborazione in vista dei prossimi Giochi Olimpici e Paralimpici Invernali di Milano Cortina 2026. L’ingresso di Kässbohrer Italia, in veste di Official Supporter nella squadra di Milano Cortina 2026, evidenzia l’impegno del Comitato Organizzatore nel voler affrontare con ambizione e professionalità le sfide legate alla realizzazione della massima manifestazione sportiva. La sigla della partnership conferma quanto l’immagine dei Giochi Olimpici e Paralimpici Invernali, unita alla forza dello sport e dei valori Olimpici e Paralimpici, venga condivisa dalle aziende e descrive, inoltre, l’ambizioso percorso di costruzione dell’evento sportivo più grande al mondo: una sfida che il Comitato Organizzatore sta affrontando con successo grazie a un team di partner composto da imprese di alto livello. Efficienza e affidabilità contraddistinguono da sempre Kässbohrer, che metterà a disposizione le sue migliori macchine per la preparazione delle piste e dei percorsi dove si svolgeranno le competizioni Olimpiche e Paralimpiche dei Giochi Invernali di Milano Cortina 2026. Più di 50 anni di esperienza nella produzione di battipista e veicoli cingolati: è questo il valore aggiunto della realtà tedesca che opera in più di 100 Paesi e che si è affermata a livello internazionale per la qualità dei suoi mezzi ad elevata innovazione tecnologica. “Siamo davvero lieti di poter accogliere Kässbohrer tra i supporter del Comitato Organizzatore dei prossimi Giochi Olimpici e Paralimpici Invernali”, ha dichiarato Andrea Varnier, Amministratore Delegato della Fondazione Milano Cortina 2026. “L’ingresso di Kässbohrer può essere riassunto con una parola: affidabilità. Si avvia in questo modo un percorso fondato sulla condivisione di valori e competenze che culminerà nel 2026. Sono convinto che grazie all’esperienza e alle tecnologie di questa importante realtà, saremo in grado di garantire le migliori condizioni possibili sui campi di gara che ospiteranno i Giochi”. Christof Peer CCO Kässbohrer Geländefahrzeug AG: “È un grande onore essere un Official Supporter di Milano Cortina 2026, per cui metteremo a disposizione 40 mezzi Pistenbully, oltre alla nostra esperienza nella preparazione delle piste da sci. Siamo onorati di essere stati scelti per gli straordinari Giochi Olimpici e Paralimpici Invernali che si svolgeranno in Italia ma siamo anche consapevoli che questa collaborazione implica per noi una responsabilità, considerando che dovremo garantire le migliori condizioni competitive per gli atleti del mondo sui vari campi di gara Olimpici e Paralimpici, per le tante discipline: sci alpino freestyle e snowboard fino agli eventi nordici. Piste, trail e Kicker devono essere sempre perfettamente preparati e nel modo più sostenibile possibile”. FONDAZIONE MILANO CORTINA 2026 L’obiettivo della Fondazione Milano Cortina 2026, in accordo con il Comitato Olimpico Internazionale (CIO), il Comitato Paralimpico Internazionale (IPC), il Comitato Olimpico Nazionale Italiano (CONI), il Comitato Italiano Paralimpico (CIP), le Città di Milano e di Cortina d’Ampezzo, la Regione del Veneto e la Regione Lombardia, le Province autonome di Trento e Bolzano, è quello di pianificare, organizzare, finanziare e realizzare i Giochi Olimpici e Paralimpici Invernali di Milano Cortina nel 2026. Istituita il 9 dicembre 2019, la Fondazione Milano Cortina 2026 è guidata dal Presidente Giovanni Malagò e dal CEO Andrea Varnier KÄSSBOHRER GELÄNDEFAHRZEUG AG Kässbohrer Geländefahrzeug AG Impiega tecnologia innovativa, passione e creatività per padroneggiare le condizioni di utilizzo estreme in montagna, in valle, in spiaggia e fuoristrada. L'azienda sviluppa e produce veicoli per la preparazione delle piste da sci e delle piste nordiche, battipista e veicoli cingolati speciali per l'utilizzo su terreni difficili e superfici particolarmente sensibili. Kässbohrer è presente con i suoi prodotti in oltre 110 paesi – dal Polo Nord al Polo Sud. L'azienda è leader mondiale nel settore della preparazione delle piste e della pulizia delle spiagge. La maggior parte dei ricavi proviene dal settore del turismo invernale e sciistico. A livello globale, Kässbohrer Geländefahrzeug AG conta oltre 800 dipendenti in Germania, Austria, Svizzera, Italia, Francia e Stati Uniti. La produzione avviene esclusivamente presso la sede centrale di Laupheim, BadenWürttemberg, Germania.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Da "Il Fatto Quotidiano"
Una mobilitazione segreta – È di questi giorni la notizia che il Cremlino ha alzato la quota di soldati per il reclutamento annuale dai 250-260mila previsti prima della guerra a 420mila, numero messo nero su bianco nel piano annuale di reclutamento dei coscritti, anche se in precedenza era stato promesso di fermarsi a 300mila. Non si tratta, ovviamente, di una sola ma di più classi di età, dato che trovare quasi mezzo milione di potenziali soldati tra i 700 mila maschi nati nel 2005 sarebbe una missione impossibile: la Duma, il parlamento russo, ha votato per aumentare l’età massima alla quale gli uomini possono essere arruolati da 27 a 30 anni, aumentando il numero di giovani soggetti a un anno di servizio militare obbligatorio. Così, dal 1° gennaio 2024, i cittadini di età compresa tra 18 e 30 anni saranno chiamati al servizio militare e se rifiuteranno o ignoreranno la notifica dell’arruolamento, dovranno pagare una multa che per la maggior parte dei russi equivale a un mese di salario, oltre ad affrontare il carcere per le responsabilità penali connesse. La legge, che presto sarà firmata dal presidente Vladimir Putin, vieta inoltre di lasciare il Paese una volta ricevuta la chiamata alle armi. I coscritti, in teoria, non possono essere legalmente schierati per combattere fuori dalla Russia e sono esentati dalla mobilitazione del 2022: tuttavia, dato che la maggior parte delle battaglie avvengono in quattro regioni ucraine formalmente annesse dalla Russia, pur in assenza di riconoscimento a livello internazionale, mogli e madri hanno la certezza che i loro uomini, sia pure con scarso addestramento, possono essere inviati in battaglia senza alcuna possibilità di appello.
La spesa militare cresce – Per il prossimo anno il Cremlino sta pianificando la propria legge di bilancio pensando all’Ucraina, destinando il 38,6% del budget alle forze armate e alla guerra: si tratterà di un impegno non da poco in un paese in cui la spesa pubblica è due quinti di quella italiana e il cui Pil pro-capite è di un quarto inferiore a quello della Calabria. A mitigare il bagno di sangue (anche) finanziario contribuirà il keynesismo militare: l’aumento della produzione industriale a scopi bellici e l’impiego (forzoso) di molte centinaia di migliaia di disoccupati come soldati hanno avuto un impatto fino ad ora benefico sul mercato del lavoro, almeno dal punto di vista formale.
Le colossali perdite russe – Ma perché dopo aver chiamato alle armi quasi mezzo milione di soldati appena un anno fa, Putin ha ancora fame di truppe in grande quantità? La lettura dei dati raccolti e analizzati sulle perdite di equipaggiamenti russi e ucraini turba il Cremlino, ma mette in ansia anche le madri e le mogli dei soldati di entrambe le parti. Tuttavia si tratta soprattutto quelle dei russi per il semplice fatto che sono quasi tre volte e mezzo rispetto alle ucraine, pur essendo la guerra combattuta in Ucraina. Le perdite di materiali e mezzi conducono a una conclusione che lascia pochi dubbi: fare il militare è un lavoro pericoloso, ma farlo tra le truppe di Mosca lo è molto di più, dato anche il metodo di attacco con sanguinosissime meat wave (letteralmente, ondate di carne da cannone), veri e propri assalti di massa con perdite incredibili usati come niente fosse dagli ufficiali di Mosca. A vederli, uno capisce perché le guerre con gli zar e Stalin causarono perdite impressionanti. Così, osservare i campi di battaglia è come attraversare un immenso cimitero bianco, rosso e blu: se da decenni il rapporto tra ogni carro armato distrutto (o catturato o abbandonato) e le perdite di personale (intese come soldati morti, feriti gravemente, caduti prigionieri o dati per dispersi) è di uno a sei, allora gli oltre 2.400 tank russi distrutti e scoperti sul terreno hanno portato con sé la vita di quasi 15 mila uomini. Lo stesso hanno fatto i quasi 1.600 veicoli cingolati da combattimento di tipo BMP-1 e BMP-2 distrutti in Ucraina a danno di circa 13 mila combattenti russi. Per non dire degli 829 autocarri da trasporto tattico Ural-4320, la cui distruzione ha coinvolto come minimo 20 mila soldati dell’enorme paese euroasiatico. Fatte le somme, solo per i mezzi citati quasi 50 mila russi tra i diciotto e i sessant’anni hanno perso la vita o la salute fisica e mentale. Mancano da questo conto le perdite nelle trincee, negli assalti in campo aperto, nei combattimenti tra boschi e in aree urbane, nei depositi e nelle caserme colpite dai missili, sulle navi affondate da un paese, l’Ucraina, ufficialmente privo di Marina militare e di aerei ed elicotteri in missioni di combattimento o logistiche. Mancano nei numeri ma sono nelle menti di chi, madri e mogli, li attende a casa.
Guai a chi si lamenta – Tragedia si somma a tragedia: non esistono piani per la smobilitazione dei militari. Ultimamente, le lamentele per la mancanza di rotazione sono diventate più frequenti ma per forza di cose sono state limitate ai social media: le (pochissime) mogli dei mobilitati che hanno osato manifestare davanti agli uffici di reclutamento sono state duramente represse, così come sono state messe fuori gioco, definendole agenti stranieri, le associazioni di genitori e parenti dei soldati. Mentre in Ucraina decine di manifestanti hanno potuto radunarsi per le strade delle città per chiedere un limite di 18 mesi al servizio militare obbligatorio e la possibilità per i combattenti di “tirare il fiato”, in Russia ogni tentativo di protesta ha portato mogli e madri davanti ai tribunali col rischio di anni di prigione.
420.000 reclute sono molte o no? – Alla luce di tutto ciò, il numero enorme di coscritti non sembra destinato ad avere un impatto immediato sulla guerra, almeno fino all’estate del 2024: prima di tutto perché per formarli ci vorrà come minimo un anno. Poi, per la questione del morale: Ivan Ivanov – cioè il Mario Rossi russo – sa che più sono i suoi commilitoni più i generali pianificheranno le meat wave. Sentito sul tema, il generale americano Ben Hodges, uno dei massimi esperti sulla guerra russo-ucraina, ha subito messo le mani avanti: “Gli Stati Uniti, pur con una popolazione più numerosa di Vietnam e Afghanistan, hanno perso entrambe le guerre. In definitiva, si tratta tanto di volontà politica quanto di logistica e morale. Napoleone disse: “Il morale sta al numero come tre sta ad uno”.
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POESIE IN PROGRESS
Una volta c’erano i gabbiani nel volo radente sul mare
le aquile maestose a scalfire le cime innevate
adesso ci sono i droni guidati da terra
i missili ipersonici che cercano il bersaglio
c’erano gli uomini col loro passo sui campi arati
le donne ad infornare il pane e cogliere fiori
adesso ci sono i cingolati a calpestare le zolle
il fosforo bianco a bruciare canneti e arbusti
c’erano le feste di paese e le danze di primavera
adesso le rovine delle città distrutte e il fumo
ora gli uomini muti sono solo cadaveri
e bruciano al sole e gelano sotto le nevi
nell’infinito dolore che la terra non sa più nascondere.
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Cingolati 100% ITALIANI - Scaip Warrior
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Carri armati tedeschi: come cambia la guerra in Ucraina
Carri armati tedeschi stanno per arrivare in Ucraina. Nelle intenzioni dei Paesi Ue, i mezzi cingolati aiuteranno il popolo ucraino a resistere alla prossima offensiva russa prevista per la primavera. Gli esperti esprimono dubbi sull'efficacia di questi nuovi mezzi e reputano la scelta più di carattere politico che strategico. Sulle considerazioni regna un solo dato di fatto: la guerra è molto lontana dal finire in tempi brevi. Carri armati tedeschi: i Leopard 2 Perché sono così richiesti i carri armati tedeschi Leopard 2? Il Leopard 2 è il carro armato di punta dell'esercito tedesco e considerato tra i migliori a disposizione nell'era moderna. Entrato in battaglia nel 1979, ha visto costanti aggiornamenti che lo hanno messo al passo con i tempi per tecnologia e operatività. Ha una corazza rinforzata e una riserva di 42 munizioni. Veloce su qualunque terreno, spara a un raggio piuttosto lungo e può essere utilizzato con diversi tipi di munizioni, vale a dire può colpire bersagli diversi. Il suo sistema di controllo di tiro EMES 15 con visore termico, può colpire obiettivi mimetizzati e grazie al telemetro laser può abbattere elicotteri in volo a bassa quota. Frutto di un programma congiunto tra Germania e Stati Uniti successivi dissidi tra i due Paesi hanno messo la parola fine al progetto. Così Germania e USA hanno deciso di produrre carri armati ognuno per sé. Carri armati tedeschi in Europa Molti Paesi europei possiedono come dotazione ai propri eserciti i Leopard 2 di produzione tedesca. I contratti di fornitura, però, vincolano i Paesi che acquistano tali carri armati a chiedere alla Germania l'autorizzazione a trasferirli a un altro Paese. Negli ultimi mesi l'Ucraina ha più volte richiesto ai Paesi europei i carri armati. Paesi che non hanno potuto rispondere alla richiesta di Zelensky senza un preventivo via libera da parte della Germania. Dopo settimane di esitazione, il cancelliere tedesco Scholz ha sciolto le sue riserve e annunciato che la Germania invierà all'Ucraina 14 carri armati. Scholz ha anche autorizzato i Paesi europei a inviare i carri armati di sua produzione all'Ucraina. Qualche riflessione Il cancelliere tedesco ha tentennato nel dare il suo via libera per timore di provocare ulteriormente Putin. In effetti, la presenza dei carri armati porterà inevitabilmente a una nuova escalation nel conflitto tra Russia e Ucraina. Gli esperti precisano che ci vorranno mesi per addestrare i militari ucraini all'uso dei Leopard 2. Dal canto suo anche il presidente americano Joe Biden ha annunciato che invierà carri armati all'Ucraina: invierà gli M1 Abrams. Per questo invio ci vorranno mesi e altri mesi saranno necessati per l'addestramento. La riflessione è racchiusa in poche semplici domande. Quanto ancora durerà questa guerra? A che punto siamo con le trattative di pace? In copertina foto di Michal Kryński da Pixabay Read the full article
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USA pronti a inviare in Ucraina batterie di missili Patriot
Nuove richieste dal ministro degli Esteri Kuleba: "Servono sistemi di difesa aerea, veicoli blindati e cingolati"
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La vignetta di Mauro Biani è di otto anni fa, ma è evidente che siamo ancora lontani dal trovarla, la via di uscita.
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IFV cingolati per la Lituania Accanto al battaglione carri armati la Lituania schiererà due battaglioni di fanteria con veicoli da combattimento IFV cingolati
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