#chiesa delle Anime Purganti
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pier-carlo-universe · 7 days ago
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La Pietra al Collo di Carlo Barbieri: Un Intricato Thriller Siciliano con il Commissario Mancuso. Recensione di italianewsmedia.com
Carlo Barbieri ci guida tra le strade di Palermo in un'avvincente caccia all'assassino tra misteri, rituali e colpi di scena
Carlo Barbieri ci guida tra le strade di Palermo in un’avvincente caccia all’assassino tra misteri, rituali e colpi di scena La Pietra al Collo, romanzo di Carlo Barbieri, è il primo episodio della serie siciliana che vede protagonista il commissario Mancuso, un poliziotto palermitano immerso in un caso di omicidio dai tratti inquietanti e complessi. La vicenda inizia in un agosto che sembra…
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neapolis-neapolis · 5 years ago
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Paolo De Matteis, Madonna delle Grazie con le anime purganti (1710), Chiesa dello Spirito Santo, Ischia, Napoli.
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freedomtripitaly · 5 years ago
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Il romantico borgo di Cavernago si trova adagiato tra le valli bergamasche a soli 12 chilometri da Bergamo ed è abbracciato dallo splendido Parco Regionale del Serio, una riserva naturale protetta che si sviluppa da Seriate lungo il corso dell’omonimo fiume Serio, sino alla sua foce nell’Adda. Cavernago è un villaggio dall’atmosfera unica ed è conosciuto anche come “il paese dei due castelli”, poiché all’interno del suo seppur limitato perimetro è possibile ammirare ben due meravigliosi manieri. Pur affondando le sue radici nell’epoca romana ed aver assistito al passaggio di diverse popolazioni sulle sue terre, Cavernago è stata plasmata nelle sue attuali sembianze da vicende storiche di epoca feudale, medievale e rinascimentale, che ne hanno definito il ruolo strategico e le esigenze difensive. Il territorio di Cavernago lega inoltre il suo nome a quello dell’antica famiglia Colleoni: fu proprio un membro della stirpe Colleoni infatti, il capitano di ventura Bartolomeo, a ricevere dalla repubblica di Venezia il possedimento della zona di Cavernago nel 1456 ed il delicato compito di garantirne la stabilità e la sicurezza. Sono numerose le tracce lasciate nel borgo da questa nobile casata ed infinite le scoperte di interesse storico ed artistico che si possono fare tra le mura di questo piccolo gioiello bergamasco. Cosa vedere e cosa fare a Cavernago Cavernago è celebre per essere caratterizzata dalla presenza di due splendidi castelli, il Castello di Malpaga ed il Castello di Cavernago. Il Castello di Malpaga è il luogo dove Bartolomeo Colleoni decise di stabilire la sua residenza una volta ricevuto in feudo questi territori lombardi e pur essendo la struttura nata con esigenze difensive, venne eccezionalmente ingentilito da opere d’arte, affreschi e decorazioni per renderlo perfetto come residenza nobiliare. È oggi possibile visitare il castello ed apprezzarne tutti gli scorci e le sale, ed è oltretutto possibile farlo indossando bellissimi abiti d’epoca del periodo Colleoni. Tali preziosi capi sono stati tutti realizzati a mano prendendo come ispirazione gli affreschi del castello e permettono di vivere un’esperienza davvero particolare. È oltretutto possibile dormire all’interno delle mura del castello, nella Locanda dei Nobili Viaggiatori, una struttura ricettiva situata nella corte e pensata per gli amanti della storia e dei soggiorni suggestivi, che offre letti e piatti tipici della tradizione lombarda. Ogni anno in agosto inoltre, la rievocazione storica a Malpaga apre una breccia sul passato e mette in scena lungo la via del castello personaggi in abiti tradizionali, menestrelli, principesse e baldi cavalieri oltre che cantori e musici, per un’atmosfera tipicamente medievale e assolutamente imperdibile. Il secondo castello di Cavernago è anch’esso legato alla casata Colleoni, ed è il Castello di Cavernago, detto anche Martinengo Colleoni. Venne edificato tra il 1597 e il 1610 da Francesco Martinengo Colleoni, discendente di quarta generazione di Colleoni. Come il suo predecessore, Francesco era un abile condottiero ma anche un uomo di cultura e riuscì a creare un edificio sicuro ma incredibilmente ricco di opere artistiche e delicati abbellimenti. Nel corso del XIX secolo, il ramo della famiglia Colleoni di cui Francesco era erede purtroppo si estinse e la fortezza subì diversi passaggi di mano, fino a entrare a far parte delle proprietà dei dei Principi Gonzaga di Vescovato. Ad oggi il maniero è ancora una proprietà privata della famiglia ed è però messo a disposizione in occasione di visite guidate ed eventi importanti: è infatti possibile coronare il sogno di un matrimonio principesco tra le sale del castello e sposarsi immersi in atmosfere d’altri tempi per una cerimonia degna delle più romantiche favole. Cavernago non è solo rappresentata dai suoi nobili castelli, ma ospita anche viuzze tra cui è un piacere perdersi e graziose chiese meritevoli di una visita. La Chiesa Parrocchiale di Cavernago risale al XVI secolo ed era un tempo una chiesa privata della famiglia Martinengo-Colleoni, mentre la Chiesa di San Giovanni Battista, situata in frazione Malpaga, risale al XV secolo e custodisce al proprio interno opere di pregio come la Trinità, la Vergine e Anime Purganti, del pittore Vincenzo Angelo Orelli, dipinta nel 1772. Cavernago tra natura e tradizioni culinarie Ogni esplorazione di Cavernago che si rispetti dovrebbe includere un’escursione nella stupenda Oasi Naturalistica del fiume Serio, che accoglie un ecosistema unico e funge da polmone verde del territorio: al suo interno è possibile passeggiare, gironzolare in sella ad una bicicletta oppure sostare per rilassanti picnic nel verde. Per chi ama associare invece la visita di un territorio alla scoperta della sua tradizione enogastronomica, Cavernago offre infinite opportunità per deliziare il palato. A partire dai più classici casoncelli, imperdibili e squisiti ravioli ripieni, fino ad arrivare ai formaggi DOP della bergamasca, come, solo per citarne alcuni, il formai de mut dell’alta Valle Brembana, il bitto o il quartirolo lombardo. Sia nella stagione calda che in inverno, Bergamo è poi sinonimo di polenta, nella sua versione più classica o in quella denominata taragna, intrisa di deliziosi prodotti caseari. Non mancano i dolci tipici locali come la torta Donizetti, creata dalla pasticceria Balzer in onore del compositore e la polenta e osei, un dolcetto che riproduce con pan di Spagna e creme il celebre piatto in versione salata. Cavernago è insomma la meta ideale per buongustai, romantici e amanti della storia, oltre che per chi cerca il contatto con la natura e per chi vuole immergersi nell’arte più raffinata: ce n’è davvero per tutti i gusti in questa perla del bergamasco. https://ift.tt/2UXpl1B Cavernago, il romantico borgo lombardo Il romantico borgo di Cavernago si trova adagiato tra le valli bergamasche a soli 12 chilometri da Bergamo ed è abbracciato dallo splendido Parco Regionale del Serio, una riserva naturale protetta che si sviluppa da Seriate lungo il corso dell’omonimo fiume Serio, sino alla sua foce nell’Adda. Cavernago è un villaggio dall’atmosfera unica ed è conosciuto anche come “il paese dei due castelli”, poiché all’interno del suo seppur limitato perimetro è possibile ammirare ben due meravigliosi manieri. Pur affondando le sue radici nell’epoca romana ed aver assistito al passaggio di diverse popolazioni sulle sue terre, Cavernago è stata plasmata nelle sue attuali sembianze da vicende storiche di epoca feudale, medievale e rinascimentale, che ne hanno definito il ruolo strategico e le esigenze difensive. Il territorio di Cavernago lega inoltre il suo nome a quello dell’antica famiglia Colleoni: fu proprio un membro della stirpe Colleoni infatti, il capitano di ventura Bartolomeo, a ricevere dalla repubblica di Venezia il possedimento della zona di Cavernago nel 1456 ed il delicato compito di garantirne la stabilità e la sicurezza. Sono numerose le tracce lasciate nel borgo da questa nobile casata ed infinite le scoperte di interesse storico ed artistico che si possono fare tra le mura di questo piccolo gioiello bergamasco. Cosa vedere e cosa fare a Cavernago Cavernago è celebre per essere caratterizzata dalla presenza di due splendidi castelli, il Castello di Malpaga ed il Castello di Cavernago. Il Castello di Malpaga è il luogo dove Bartolomeo Colleoni decise di stabilire la sua residenza una volta ricevuto in feudo questi territori lombardi e pur essendo la struttura nata con esigenze difensive, venne eccezionalmente ingentilito da opere d’arte, affreschi e decorazioni per renderlo perfetto come residenza nobiliare. È oggi possibile visitare il castello ed apprezzarne tutti gli scorci e le sale, ed è oltretutto possibile farlo indossando bellissimi abiti d’epoca del periodo Colleoni. Tali preziosi capi sono stati tutti realizzati a mano prendendo come ispirazione gli affreschi del castello e permettono di vivere un’esperienza davvero particolare. È oltretutto possibile dormire all’interno delle mura del castello, nella Locanda dei Nobili Viaggiatori, una struttura ricettiva situata nella corte e pensata per gli amanti della storia e dei soggiorni suggestivi, che offre letti e piatti tipici della tradizione lombarda. Ogni anno in agosto inoltre, la rievocazione storica a Malpaga apre una breccia sul passato e mette in scena lungo la via del castello personaggi in abiti tradizionali, menestrelli, principesse e baldi cavalieri oltre che cantori e musici, per un’atmosfera tipicamente medievale e assolutamente imperdibile. Il secondo castello di Cavernago è anch’esso legato alla casata Colleoni, ed è il Castello di Cavernago, detto anche Martinengo Colleoni. Venne edificato tra il 1597 e il 1610 da Francesco Martinengo Colleoni, discendente di quarta generazione di Colleoni. Come il suo predecessore, Francesco era un abile condottiero ma anche un uomo di cultura e riuscì a creare un edificio sicuro ma incredibilmente ricco di opere artistiche e delicati abbellimenti. Nel corso del XIX secolo, il ramo della famiglia Colleoni di cui Francesco era erede purtroppo si estinse e la fortezza subì diversi passaggi di mano, fino a entrare a far parte delle proprietà dei dei Principi Gonzaga di Vescovato. Ad oggi il maniero è ancora una proprietà privata della famiglia ed è però messo a disposizione in occasione di visite guidate ed eventi importanti: è infatti possibile coronare il sogno di un matrimonio principesco tra le sale del castello e sposarsi immersi in atmosfere d’altri tempi per una cerimonia degna delle più romantiche favole. Cavernago non è solo rappresentata dai suoi nobili castelli, ma ospita anche viuzze tra cui è un piacere perdersi e graziose chiese meritevoli di una visita. La Chiesa Parrocchiale di Cavernago risale al XVI secolo ed era un tempo una chiesa privata della famiglia Martinengo-Colleoni, mentre la Chiesa di San Giovanni Battista, situata in frazione Malpaga, risale al XV secolo e custodisce al proprio interno opere di pregio come la Trinità, la Vergine e Anime Purganti, del pittore Vincenzo Angelo Orelli, dipinta nel 1772. Cavernago tra natura e tradizioni culinarie Ogni esplorazione di Cavernago che si rispetti dovrebbe includere un’escursione nella stupenda Oasi Naturalistica del fiume Serio, che accoglie un ecosistema unico e funge da polmone verde del territorio: al suo interno è possibile passeggiare, gironzolare in sella ad una bicicletta oppure sostare per rilassanti picnic nel verde. Per chi ama associare invece la visita di un territorio alla scoperta della sua tradizione enogastronomica, Cavernago offre infinite opportunità per deliziare il palato. A partire dai più classici casoncelli, imperdibili e squisiti ravioli ripieni, fino ad arrivare ai formaggi DOP della bergamasca, come, solo per citarne alcuni, il formai de mut dell’alta Valle Brembana, il bitto o il quartirolo lombardo. Sia nella stagione calda che in inverno, Bergamo è poi sinonimo di polenta, nella sua versione più classica o in quella denominata taragna, intrisa di deliziosi prodotti caseari. Non mancano i dolci tipici locali come la torta Donizetti, creata dalla pasticceria Balzer in onore del compositore e la polenta e osei, un dolcetto che riproduce con pan di Spagna e creme il celebre piatto in versione salata. Cavernago è insomma la meta ideale per buongustai, romantici e amanti della storia, oltre che per chi cerca il contatto con la natura e per chi vuole immergersi nell’arte più raffinata: ce n’è davvero per tutti i gusti in questa perla del bergamasco. Cavernago è uno dei borghi lombardi della zona bergamasca assolutamente da visitare, tra castelli storici, tradizioni enogastronomiche e molto altro.
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bozzesdfghjk · 2 years ago
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Campania In certe zone della Campania quella sorta di «capodanno», perlomeno agrario, che in altre parti d’Italia si incentrava sul giorno di San Martino presentando la scadenza delle affittanze rurali, era anticipato a Ognissanti. I contadini, osserva Gaetano Amalfi nel 1890, escono dai fondi il 1° novembre […]. Anche lo sgombero delle case è a Tutt’i Santi […]. Ciò naturalmente quando il fitto è ad anno. Curioso è vedere il trasporto della roba, e l’affaccendarsi della gente. Non mancano dei facchini assai fidi675. Scarseggiano in regione informazioni relative a rituali di accoglienza riservati al «ritorno» dei morti. Presente però la credenza in una loro circolazione nella notte della ricorrenza che li riguarda. Ad esempio a Villamarina (Avellino), secondo una testimonianza del 1932, molti credono che i morti, la notte del 2 novembre, si rechino nella chiesa parrocchiale, per ascoltare la messa, la quale viene celebrata da un sacerdote, anch’egli defunto. Altri collocano una catinella, piena d’acqua, sulla finestra e, se c’è la luna, aspettano la mezzanotte, per vedere sfilare [riflessa] nella catinella la processione dei morti, tutti vestiti di bianco, preceduti da un sacerdote676. Del resto la credenza in una simile manifestazione delle anime dei trapassati, inquieta e inquietante, fa largamente parte del folklore campano. Gaetano Amalfi scrive: vi hanno anime dannate, purganti, scordate, pezzentelle, e che so io. Alcune stanno sopra, altre sotto terra: alcune in alto, altre a mezz’aria […]. Quei preti che in vita mancarono di recitar le messe, devono restare sulla terra finché non abbiano rimediato al malfatto. Escon di notte nelle chiese dirute di campagna col pallor della morte nelle guance allampanate. Celebrano messe silenziose senza suoni di campanelli, od al di più con lieve strepito di tabelle. Le ascoltano quanti in vita neppure pensarono ad udirle677. Numerose sono le testimonianze riguardanti questue, offerte e doni rituali relative al periodo 31 ottobre-2 novembre. Troviamo in un articolo anonimo del 1889: La vigilia de’ morti in Napoli dura quarantott’ore. Il giorno 31 ottobre è tutto a beneficio d’ ‘o pazzariello, di altri pubblici banditori e degli appaltatori di suffragi per le anime purganti. La lugubre circolazione delle strenne dura tre giorni e spesso accade sentirsi augurare a proposito di morti: dente ‘e chiste juorne678 . L’estensore ricorda inoltre i questuanti che nell’occasione, «muniti di una borsa per le elemosine, girano per le case, e gridano per le vie: Refriscate ll’aneme d’ooooo Purgatorio! Ovvero più semplicemente: Purgatorie! » E ancora informa che, nel vernacolo napoletano dell’epoca, l’espressione i muorte assume, in quei giorni, anche il significato di «donativo grazioso»: 675 G. Amalfi, Tradizioni ed usi nella penisola sorrentina, Pedone Lauriel, Palermo 1890, p. 86. 676 A. D’Amato, Nuovo contributo al folklore irpino, in «Il Folklore italiano», VII (1932), pp. 229-68: 254. 677 G. Amalfi, Tradizioni ed usi nella penisola sorrentina cit., pp. 117- 18. 678 Morti e muorte. Usi popolari napoletani, in «Archivio per lo studio delle tradizioni popolari», IX (1890), pp. 119-20: 119 (la nota 1 di p. 120 informa che il brano è tratto «Dal Frate Rocco, Napoli, 1° novembre 1889»). Se rientrate in casa l’onesto portinaio vi dirà certamente: Sìgnò, dateme ‘e muorte! Morti, vi chiederà il lustrascarpe, morti la lavandaia, morti il cameriere del restaurant, morti il venditore di scatolette senza malizia, morti tutte quelle appendici umane necessarie a mettere in evidenza i concetti del nostro cervello: dalla casa al caffè, dall’ufficio alla stamperia, un grido persistente, acuto, selvaggio v’intronerà l’orecchio: I muorte! I muorte! 679 . Del resto, ancora nel 1951, il Lancellotti può riportare che a Napoli, nel giorno dei Morti, i monelli assalgono i passanti di ogni via per avere qualche soldo che mettono in certe scatoline di cartone rettangolari, rustici salvadanai adorni dei simboli della morte. E non solo i monelli ma il portiere della casa, i fattorini della posta e ogni dipendente ha, per consuetudine, diritto alla mancia… Vi è poi, a Napoli, un dolce caratteristico, all’uovo battuto, che ha la forma d’un osso umano e si vende proprio di questi giorni680. Roberto De Simone e Annabella Rossi, trattando anch’essi del 2 novembre nelle tradizioni partenopee, registrano che in questo giorno i morti possono apparire ai vivi, consigliarli, aiutarli, in cambio di preghiere e di offerte che accorciano la loro permanenza in purgatorio681. E del 1937 la testimonianza secondo cui a Morcone (Benevento) «nel giorno di tutti i Santi si dispensano ai poveri legumi, granturco cotto, fichi secchi, noci. I questuanti gridano: “Cicciotti per l’anima dei morti!”»682. Sempre relativamente al circuito questue-offerte-doni, da ricordare che, nel Napoletano, i fidanzati si scambiavano regali nel giorno di San Martino683. La stessa data dell’ 11 novembre prevedeva, oltre ai suddetti doni, festeggiamenti, banchetti, libagioni, dolci particolari. Gaetano Amalfi annota alla fine dell’Ottocento: si suol dire: « Santo Martino ha messo bannera», perché tutte le botteghe sono a festa, anche con piccole bandiere […]. Ed hanno in mostra de’ dolci e delle vivande, che, veramente, fanno venir l’acquolina in bocca: zuccari, barattoli, conserve, cedronate, torrone, torte, copete, pignolate, confetti, fosticelli, percocate, nocatoli, pizzette, mostacciuoli, ovetarache, graffioli e simili684. Non solo dolci, comunque: «Si costumava mangiare il filetto di porco, la porcella lattante, il lacerto di vitella arrostito con singolare industria, il migliaccio napoletano, eccetera»685. Le tradizioni dell‘11 novembre, anche in Campania, prevedevano di celebrare in qualche modo i «cornuti». Ancora da Gaetano Amalfi: Si susurra, in questo giorno, esservi un’immaginaria processione di tutt’i devoti, uomini ammogliati, dove i più meritori hanno il posto d’onore, ed il più famoso fa da priore, e precede gli altri col gonfalone. Quando ve ne sono di pari merito, si tien conto dell’anzianità, o si estrae a sorte il fortunato. Mancando qualcuno ad un appuntamento in detto di, si giustifica subito: «Già, tu andasti alla processione! » E se corre: «Sicuro, vai di fretta; la processione ti aspetta!» E simili! 679 5 Ibid., pp. 119-20. 680 A. Lancellotti, Feste tradizionali, II cit., p. 223. 681 R. De Simone e A. Rossi, Carnevale si chiamava Vincenzo cit., p. 52. 682 A. D’Amato, Filippo Gretti e le tradizioni popolari meridionali, in «Archivio per la raccolta e lo studio delle tradizioni popolari italiane», XII (1937), pp. 63-74: 71. 683 G. Amalfi, La festa di S. Martino nel Napoletano cit., pp. 229-49: 229. 684 ID., Tradizioni ed usi nella penisola sorrentina cit., p. 35. 685 G. Amalfi, La festa di S. Martino nel Napoletano cit., p. 230. Talvolta si appiccicano de’ cartelli, o si fanno degli inviti ai più reputati, nella vigilia, o al mattino di buon’ora, di non mancare al congresso. Si ricorre, perfino, a degli inviti a stampa ed in carta colorata e profumata, secondo il grado dell’individuo. Si distribuiscono e si vendono pure de’ foglietti stampati, allusivi all’occasione, e che so io! Questa magna processione corre il paese, o la città, e si arresta sotto gli archi, non potendo oltrepassarli, a causa delle fronti ramose. Non mancano anche degli scherzi poco piacevoli. Si suol dire: «Corne ‘e sore, corne r’ oro; corne ‘e marito, corne sapurite; corne ‘e frate, corne ‘ngrate; corne ‘e mugliere, corne vere!» Ovvero: «Corne ‘e sore e come ‘e frate, Simme tutte ‘ncorneciate»686. Ancora oggi una grande «festa dei cornuti» si tiene nel giorno di San Martino a Ruviano (Caserta). 686 Ibid., p. 234.
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hinotorihime · 3 years ago
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i think regularly about how Chiesa di Santa Maria delle Anime Purganti ad Arco in naples is like. smaller than my apartment. the name is longer than the building!!! this is what all churches should aspire to
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#novenaanimedelpurgatorio Padre Santo, m'immergo nel tuo Voler Divino, prendo e faccio mio tutto il suo Potere, l'immensità del suo Amore; faccio mio il valore immenso delle pene del tuo Figlio Gesù, tutta la sua Passione, ogni sua piaga, ogni sua spina, ogni goccia del suo Sangue e faccio mia tutta la sua Umanità SS., ogni suo atto, tutti i suoi meriti, la sua Santità e la sua Divinità; prendo tutte le Qualità Divine, tutti i beni che sono nella Volontà Divina; prendo tutti gli atti di Maria SS., tutta la sua santità, i suoi meriti e le sue pene e, facendo tutto mio questo capitale infinito, lo verso tutto sulle anime del Purgatorio, ( particolarmente sull'anima di ... N.N. ), perché, immerse in questi bagni di un potere ed un'immensità divina, vengano di molto abbreviate le loro pene e possano essere al più presto ammesse alla tua Presenza a lodarti nella Patria Celeste. Signore, nella tua Divina Volontà, per il suffragio delle anime purganti, io Ti offro il Sangue Divino, che venne sparso per esse, il Sacrificio della Vittima per eccellenza, la mediazione potente di Maria e dei Santi, le umili suppliche della tua Chiesa, le preghiere e le opere meritorie dei suoi figli. Appoggiato a questo io spero tanto dalla tua misericordia, o mio Dio, per quelle anime che Ti furono care, e che ci fai un dovere di amare e di soccorrere ancora. Gesù, nel tuo Volere Ti bacio, Ti compatisco, Ti adoro, Ti ringrazio e Ti prego per i colpi che ricevi e per gli acerbi dolori che soffri mentre Ti conficcano i chiodi, di concedere in questo momento alle anime purganti la loro liberazione dal Purgatorio. Sì, per il Sangue che spargi, o Gesù, Ti prego di estinguere le fiamme che bruciano quelle anime; e questo Sangue sia a tutte di refrigerio e bagno salutare da purgarle da qualunque macchia e disporle alla visione beatifica. (Cfr. Le Ore della Passione di N.S.G.C.) Recitare le preghiere per nove giorni consecutivi #defunti #purgatorio #suffragiodefunti #DivinaVolontà #LuisaPiccarreta #FiatVoluntasTua https://www.instagram.com/p/CGuuqWmDKQK/?igshid=1k8oym5vqodgc
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edicoladelcarmine · 4 years ago
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DIPINTI DEL TERRITORIO DEDICATI ALLA MADONNA DEL CARMINE
Nel parlare, ancora una volta, dei dipinti presenti nel territorio, raffiguranti la Madonna del Carmine o del Carmelo, è possibile imbattersi, nella Chiesa delle Anime Sante di Porto San Giorgio (FM), dove dietro l'Altare Maggiore, si trova il quadro "Madonna del Carmelo in Gloria con i Santi Giovanni Evangelista e Nicola da Tolentino Intercedenti per le anime purganti”, realizzato nel 1695 da Francesco Trevisani. A San Benedetto del Tronto (AP), nella Chiesa di S.Benedetto Martire, è possibile trovare il quadro "Madonna del Carmelo" del pittore ascolano Nicola Antonio Monti datato 1780. Un'altra "Madonna del Carmelo con San Simone Stock e Santa Teresa d’Avila", del pittore fermano Natale Ricci, è esposta presso il Monastero di Santa Chiara di Fermo. Sul retro del quadro vi è impresso "·N·R·P/1736", firma e data, vergate con colore bruno piuttosto diluito. Nella vicina Ostra (AN), presso la Pinacoteca Comunale, è esposta un'opera d'arte dal titolo "Madonna del Carmelo" di Anonimo. Una tela/pittura a olio risalente al XVIII secolo con le seguenti misure: altezza cm. 66, larghezza cm. 48,5... Per saperne di più: https://edicoladelcarmine.suasa.it/Dipinti.html Per aggiungere informazioni: [email protected]
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fondazioneterradotranto · 5 years ago
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Nuovo post su https://is.gd/vBswLn
Spigolature sulla chiesa Madre di Spongano
di Giuseppe Corvaglia
  La chiesa Madre di Spongano è dedicata a San Giorgio Martire. In origine era costituita da un’unica navata; così fu riedificata nella seconda metà del ‘700, mentre le due navate laterali furono edificate soltanto verso la metà del 1800; l’abside è posta a oriente e la chiesa è orientata sull’asse est-ovest.
Alla fine del ‘700 l’altare maggiore era dedicato all’Immacolata Concezione; venne poi rifatto nella forma attuale e dedicato a San Giorgio nel 1830. Di pregio sono gli stucchi dorati modellati da Vito Tedesco da Monopoli.
  Sul lato destro della chiesa antica, a navata unica, c’erano tre altari: il primo, all’ingresso, eretto nel 1684, era dedicato a Santa Teresa ed era di patronato della famiglia Scarciglia; il secondo era dedicato a Sant’Antonio, di patronato della famiglia Bacile, ed era adorno di un quadro che raffigurava il Santo con il Bambino Gesù e una statua di pietra che ora è posta di fianco alla porta di ingresso laterale destra; il terzo altare era dedicato alla Madonna del Rosario ed era di patronato della famiglia Morelli.
La navata sinistra fu edificata successivamente, verso la metà del 1800, a spese della famiglia Bacile fino alle volte e fu completata, con le volte e gli altari, con il contributo della popolazione e il fattivo interessamento dell’Arciprete don Pietro Scarciglia.
Gli altari, in origine, erano tre: il primo altare, oggi sostituito dal Battistero, era dedicato alla Madonna Assunta con un quadro che può essere osservato sopra il Battistero stesso e raffigura, ai piedi della Vergine, San Giorgio che sottomette il drago e San Luigi Gonzaga; il secondo altare è dedicato a Santa Vittoria e il suo patronato apparteneva alla Confraternita della Buona Morte; il terzo è l’altare dedicato a San Giuseppe.
Proprio di quest’altare vi voglio parlare. È l’altare della navata più prossimo all’altare maggiore ed è dedicato, come detto, a San Giuseppe o alla Sacra Famiglia.
Fu costruito nel 1843, con il medesimo stile di quello dedicato a Santa Vittoria che è coevo.
Altare di San Giuseppe
Altare di San Giuseppe, dipinto della Narività
  Il dipinto centrale è posto in mezzo a due colonne con capitelli corinzi, come in un proscenio di teatro, abbellito da elementi floreali e ghirlande, e rappresenta la Natività con l’adorazione dei pastori.
San Giuseppe, quasi defilato rispetto al centro del dipinto, mostra, con candido e genuino stupore, ai pastori e al popolo dei fedeli, il piccolo Gesù, vero centro dell’attenzione, su cui convergono gli sguardi di tutti gli astanti.
Ai lati vi sono due statue in pietra leccese, raffiguranti Sant’Anna e Santa Lucia, di recente fattura. L’ovale sulla mensa raffigura San Lazzaro, in abiti vescovili, ruolo che, dopo la morte di Gesù, può aver ricoperto.
Intorno all’effigie si legge l’epigrafe “LAZARUS FUERAT MORTUUS QUEM SUSCITAVIT JESUS” ([Sono] Lazzaro colui che era morto e fu resuscitato da Gesù Cristo).
Altare di San Giuseppe, San Lazzaro
Lecce, statua di San Lazzaro
  Il Santo era venerato nel Salento. Qui, durante il periodo che precedeva la Pasqua, piccole compagnie improvvisate di musici e cantanti usavano proporre, in giro per le masserie, in una specie di questua di prodotti della terra, un canto chiamato “Santu Lazzaru” che, partendo dalla resurrezione dell’amico di Gesù, narrava la sua Passione e la sua Resurrezione.
Lazzaro morì giovane e fu resuscitato da Gesù, poi assistette alla sua dolorosa passione e dopo l’Ascensione del Signore, quando i discepoli si dispersero, con le sorelle Marta e Maria, secondo la Legenda aurea di Iacopo da Varagine, approdò a Marsiglia, dove si conservano ancora le sue reliquie. Qui Lazzaro convertì e battezzò molti pagani e resse, quale vescovo, la chiesa di quella città. Morì in età molto avanzata, ricco di meriti e di virtù. Un’altra fonte lo colloca a Cipro, a Cizio (oggi Larnaca), sempre come vescovo. Secondo questa versione le sue reliquie sarebbero state ritrovate a Cipro e portate in Francia dai Crociati.
In alto, nell’altro ovale, collocato sulla sommità dell’altare, è raffigurata la Sacra Famiglia.
Negli ultimi anni, proprio su questo altare, aveva trovato posto una pregevole statua in cartapesta della Sacra Famiglia fatta dall’artista salentino Antonio Papa e fortemente voluta e donata da Don Vittorio Corvaglia.
Sommità dell’altare di San Giuseppe
         Chiesa del Carmelo a Loano: ai lati S. Teresa e S. Giovanni della Croce
  Sempre sulla sommità dell’altare ci sono altre due statue che non hanno indicazioni.
Le statue sono rappresentate con abiti talari e un rosario in vita. Quella alla destra dell’osservatore rappresenta una religiosa con un angelo che la ispira, evidenza che si tratta di una donna Dottore della Chiesa, mentre quella alla sinistra rappresenta un religioso con una croce in metallo davanti.
Si può ipotizzare che siano raffigurati San Domenico e Santa Caterina da Siena: il primo, raffigurato con una croce nell’atto di predicare, e la seconda ispirata da un angelo.
Consideriamo però che la Santa senese è già effigiata da una delle statue in pietra, poste ai lati dell’altare di Sant’Antonio, e San Domenico viene in genere rappresentato con un giglio, una fiaccola o un cane.
In realtà sembra più plausibile identificarli con due mistici della famiglia carmelitana: San Giovanni della Croce e Santa Teresa d’Avila che riformarono l’ordine del Carmelo e che spesso si trovano raffigurati insieme, anche a Spongano, nella cappella del Carmine, di patronato della famiglia Ruggeri e ora di proprietà della famiglia Rini.
La devozione verso la Vergine del Carmelo a Spongano era molto sentita. Lo testimoniano la presenza di quadri, una statua processionale fatta modellare da Urbano Corvaglia e poi fatta restaurare negli anni ’50 da Emanuela Falco, edicole votive e altre espressioni della devozione popolare.
  statua processionale della Madonna del Carmine
                                           A Lei si rivolgevano preghiere e suffragi per la salvezza delle anime del purgatorio e Lei si invocava per non morire nel peccato in caso di morte improvvisa.
Un’espressione della devozione popolare era una giaculatoria rivolta a Lei per chi era in punto di morte o anche per sé stessi, pensando a quel momento di trapasso.
La Giaculatoria diceva:
“Madonna del Carmine,
mia bella Signora,
assistetemi Voi
nell’ultima mia ora .”
oppure “assistete – e qui si citava il nome dell’agonizzante – nell’ultima sua ora”.
Particolarmente devote alla Vergine del Carmine erano due famiglie patrizie di Spongano: i Ruggeri e gli Scarciglia che hanno annoverato fra i loro congiunti diversi parroci.(1)
Gli Scarciglia avevano patronato sul primo altare della parete di destra, nell’antica chiesa a navata unica, dedicato a Santa Teresa d’Avila e ornato da un quadro, oggi collocato nel cappellone con l’altare del Santissimo Sacramento che fu costruito dall’arciprete Pietro Scarciglia (2), figlio di Gerolamo, con il contributo della madre e del fratello, dottor Fisico Giuseppe, proprio per trasporre il patronato dell’altare di Santa Teresa.
Nel quadro la Santa in estasi viene raffigurata nell’atto di ricevere il velo monastico da San Giuseppe e dalla Madonna.
Santa Teresa riceve il velo dalla Madonna e da San Giuseppe
  Ritratto di Don Pietro Scarciglia
  Un altro quadro della stessa famiglia si può ammirare in sacrestia e raffigura la Madonna del Carmine con le anime purganti fra San Giovanni Battista e S. Oronzo.
I Ruggeri dedicarono alla Madonna del Carmine la propria cappella gentilizia che si trova in via Carmine, di fronte al loro palazzo, Ruggeri ora Rini.
particolare di Palazzo Ruggeri
  Il tempio fu costruito da Francesco Antonio Ruggeri, padre di Giovanni Tommaso che fu Arciprete di Spongano dal 1714 al 1751, e la consacrò nel 1690. Per costruirla, Francesco Antonio aveva comprato, nel 1687, due fondi e la dotò pure di due vigneti e tre orte di vigna, oltre ad altri fondi, che costituivano un legato per 52 messe delle quali una parte doveva essere celebrata con canti, primi e secondi vespri, nei giorni in cui si festeggiava la Madonna.Nelle visite pastorali viene sempre lodata per arredi e paramenti; ancora oggi, dopo i restauri voluti dal Dottor Gaetano Rini e dalla moglie Anna Rizzelli, mostra nella sua bellezza quello stile barocco con cui era stata concepita.
Della Dedicazione alla Madonna del Carmelo è attestazione l’epigrafe posta sulla porta di ingresso (D(EO) O(PTIMO) M(AXIMO)/ DIVAE MARIAE A CARMELO/ D(OMINUS) IO(ANN)ES THOMAS ROGGERIUS DICAVIT/A(NNO). D(OMINI). MDCXC – Traduzione: A Dio Ottimo Massimo/ E alla Madonna del Carmelo/ Don Giovanni Tommaso Ruggeri dedicò (questo tempio) / Nell’Anno del Signore 1690).
Don Bernardo Ruggero
  Don Scipione Ruggero
  All’interno si nota la volta a botte in pietra viva e un altare barocco, sfarzoso per stucchi e colori, che accoglie un quadro che raffigura la Madonna con il bambino mentre porge lo scapolare a due santi in ginocchio: San Giovanni della Croce, con una Croce adagiata presso le sue ginocchia, e Santa Teresa d’Avila che reca i simboli della passione di Cristo, fra cui la canna con alla sommità una spugna, infilzata per dissetare il Redentore sulla Croce, e la lancia con cui i romani ne trafissero il costato.
  Note
(1) Nella famiglia Ruggeri, oltre a Giantommaso, parroco dal 1714 al 1751, ricoprirono il ruolo di Parroco a Spongano anche Scipione e Bernardo (1771-1779), mentre nella famiglia Scarciglia, oltre a Pietro, fu parroco anche Girolamo dal 1679 al 1684.
(2) Il quadro raffigura Don Pietro Scarciglia, parroco di Spongano dal 1826 al 1836. L’epigrafe recita: D(ON) PETRUS SCARCIGLIA ARCHIPRESBYTER SPONGANI, PIETATIS AC RELIGIONIS LAUDE MAXIME ENITENS, OMNIBUS DESIDERATISSIMUS. OBIIT DIE 18 NOVEMBRIS 1836 AETATI- che vuol dire “Don Pietro Scarciglia, arciprete di Spongano che merita la lode più grande per pietà e religione, ricercatissimo da tutti. Morì il 18 novembre 1836 all’età di …” (Il libro aperto cita la lettera di San Paolo agli Ebrei). Don Pietro Scarciglia fu Arciprete per quasi tre decenni, in due periodi, dal 1808 al 1825, quando decise di dimettersi dalla carica per poi riaccettarla nel 1826 fino al 1836, anno della sua morte. Questi furono anni intensi per la progettazione e la costruzione della navata sinistra con gli altari citati. La Famiglia Scarciglia, originaria di Minervino, si stabilì a Spongano nel ‘600 con Pompomio Scarciglia, che fece costruire la cappella di San Teodoro. Il palazzo principale della famiglia è quello che si trova di rimpetto alla chiesa e fu costruito nel 1620 ma anche gli altri palazzi a sinistra sullo stesso lato di via chiesa, sono della famiglia Scarciglia. Su questo palazzo è posta una epigrafe che recita Hic sunt patera frondes.
  Si ringraziano Antonio Corvaglia e Mirella Corvaglia per le foto che mi hanno fornito e si ringrazia l’Ufficio diocesano per l’arte Sacra e i Beni Culturali per le autorizzazioni alla pubblicazione delle immagini
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neapolis-neapolis · 5 years ago
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Dionisio Lazzari, Architettura e decorazione marmorea (1669)
Giacomo Farelli, Sant'Anna che offre la Vergine bambina al Padre Eterno (1670);
Massimo Stanzione, Madonna delle Anime Purganti (1638-42);
Abside, Chiesa di Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco, Napoli.
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#novenaalleanimedelpurgatorio Padre Santo, m’immergo nel tuo Voler Divino, prendo e faccio mio tutto il suo Potere, l’immensità del suo Amore; faccio il valore immenso delle pene del tuo Figlio Gesù, tutta la sua Passione, ogni sua piaga, ogni sua spina, ogni goccia del suo sangue e faccio mia tutta la sua Umanità SS., ogni suo atto, tutti i suoi meriti, la sua Santità e la sua Divinità; prendo tutte le Qualità Divine, tutti i beni che sono nella Volontà Divina; prendo tutti gli atti di Maria SSA., tutta la sua santità, i suoi meriti e le sue pene e, facendo tutto mio questo capitale infinito, lo verso tutto sulle anime del Purgatorio. (particolarmente sull’anima di …N. N.), perché, immerse in queste bagni di un potere ed un’immensità divina, vengano di molto abbreviate le loro pene e possano essere al più presto ammesse alla tua Presenza a lodarti nella Patri Celeste. Signore, nella tua Divina Volontà, per il suffragio delle anime purganti, io Ti offro il Sangue Divino, che venne sparso per esse, il Sacrificio della Vittima per eccellenza, la mediazione potente di Maria e dei Santi, le umili suppliche della tua Chiesa, le preghiere e le opere meritorie dei suoi figli. Appoggiato a questo io spero tanto dalla tua misericordia, o mio Dio, per quelle anime che Ti furono care, e che ci fai un dovere di amare e di soccorrere ancora. Gesù, nel tuo Volere Ti bacio, Ti compatisco, Ti adoro, Ti ringrazio e Ti prego per i colpi che ricevi e per gli acerbi dolori che soffri mentre Ti conficcano i chiodi, di concedere in questo momento alle anime purganti la loro liberazione dal Purgatorio. Sì, per il Sangue che spargi, o Gesù, Ti prego di estinguere le fiamme che bruciano quelle anime; e questo Sangue sia a tutte di refrigerio e bagno salutare da purgarle da qualunque macchia e disporle alla visione beatifica. (Cfr. Le Ore della Passione di N.S.G.C.) Recitare le preghiere per nove giorni consecutivi #defunti #preghiere #purgatorio #suffragiodefunti https://www.instagram.com/p/CGuslftjHY1/?igshid=ouzfkyr3dof4
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#novenaanimepurgatorio Padre Santo, m’immergo nel tuo Voler Divino, prendo e faccio mio tutto il suo Potere, l’immensità del suo Amore; faccio mio il valore immenso delle pene del tuo Figlio Gesù, tutta la sua Passione, ogni sua piaga, ogni sua spina, ogni goccia del suo Sangue e faccio mia tutta la sua Umanità SS., ogni suo atto, tutti i suoi meriti, la sua Santità e la sua Divinità; prendo tutte le Qualità Divine, tutti i beni che sono nella Volontà Divina; prendo tutti gli atti di Maria SS., tutta la sua santità, i suoi meriti e le sue pene e, facendo tutto mio questo capitale infinito, lo verso tutto sulle anime del Purgatorio, (particolarmente sull’anima di........), perché, immerse in questi bagni di un potere ed un’immensità divina, vengano di molto abbreviate le loro pene e possano essere al più presto ammesse alla tua Presenza a lodarti nella Patria Celeste. (Cfr. Vol. 12 - 14.3.1919) (Signore) Per le vie del tuo Divino Volere, Ti offro, Signore, in suffragio delle anime purganti, il Sangue Divino sparso per esse, il Sacrificio della Vittima Divina, la mediazione di Maria e dei Santi, le suppliche della tua Chiesa, le preghiere e le opere meritorie dei suoi figli. Appoggiato a tutto questo, confido tanto, o mio Dio, nella tua misericordia per quelle anime che Ti sono care, e ci fai un dovere di amare e di soccorrere ancora. Gesù, Ti bacio, Ti compatisco, Ti adoro, Ti ringrazio con la Tua Volontà. Per i colpi che ricevi e per gli acerbi dolori che soffri mentre Ti conficcano i chiodi, Ti prego, Gesù, di concedere alle anime purganti una sollecita liberazione dal Purgatorio. Per il Sangue che spargi, o Gesù, Ti prego di estinguere le fiamme che bruciano quelle anime; e questo Sangue sia a tutte di refrigerio e bagno salutare da purgarle da qualunque macchia e disporle alla visione beatifica. (Cfr. Le Ore della Passione di N.S.G.C.) #DivinaVolontà #LuisaPiccarreta https://www.instagram.com/p/BpTurqpnQIX/?utm_source=ig_tumblr_share&igshid=1ru2zrtmzqhxi
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