#charon devo
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i don't remember why i wanted to do this, but i finally finished it! victory animations for all of the possible party members in devo! thank you to @allen-etcetera for suggesting what verin should do, bc i was stuck on that
things referenced under the cut! there'll be lots of gifs, watch out!
lilith- mario 64 victory pose
verin- russian step dance
asema- sailor mars henshin pose
horace- jingle playing the guitar in ham-ham heartbreak
charon- this kid dancing in the peanuts christmas special
driscoll- linus dancing in the peanuts christmas special
#gif /#gifs /#rosenfields ocs#rosenfields art#lilith devo#asema devo#verin devo#horace devo#charon devo#driscoll devo
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[Vendetta contro l'umanità - Intervista a Mavado Charon](https://blog.becomix.me/vendetta-contro-lumanita-intervista-a-mavado-charon/ "https://blog.becomix.me/vendetta-contro-lumanita-intervista-a-mavado-charon/")
Disclaimer: questo articolo è per un pubblico maturo. Perbenisti, maschietti repressi e rompicazzo in generale alla larga, please.
frontespizio di Dirty_L’arte di Mavado Charon è consacrata alla ricerca dell’eccesso e della libertà assoluta. Rientra in quella letteratura libertina che vede il Machese de Sade come capostipite (non a caso _Dirty ha vinto nel 2018 il prestigioso Prix Sade come libro d’arte). Prendiamo le scene finali di Salò, riportiamole in un futuro post apocalittico e dilatiamole ad libitum. Ci ritroveremo in un inesorabile e implacabile caos di sessualità deviata e violenza estrema. L’opera di Mavado Charon è un festino continuo. Il primo lavoro, Whore, è stato realizzato nel 2016 per United Dead Artist ma non è mai uscito ufficialmente. Homojustice (Hirnplatz) è del 2017 e verrà ristampato da ManiaPress nel 2021. Dopo il premiato Dirty (ManiaPress), l’autore ha realizzato le 208 pagine di Sluts, in uscita a settembre 2020. Attualmente Mavado Charon sta lavorando a Thurd. Seguivo il suo blog da un pezzo, ma per questioni che vertono su sadismo e omopornografia (dico solo Burroughs Quest) io e Mavado Charon siamo entrati in contatto. Dopo esserci scambiati libri e autoproduzioni, è nata questa intervista.
Sluts – AutoproduzioneMavado Charon è un nom de plume, vero? Ha qualche significato?
Sì, esatto! Ho inventato questo nickname quando stavo creando questo stile di disegno, ovvero per questi “affreschi” omo-pornografici e post apocalittici. «Mavado» è un ricordo del mio personaggio preferito dal videogioco Mortal Kombat V_, e Charon sarebbe il Caronte della mitologia greca. È lui il traghettatore di anime dell’Ade, che attraversa lo Stige o l’Acheronte._
Whore – AutoproduzioneLa tua arte è mai stata (senza considerare i social network) censurata o ostacolata? Per esempio da femministe radicali?
No, mai. Sono io a censurare i disegni nei post di Facebook e Instagram perché penso che quei social network non meritino di avere le mie opere integre! Inoltre il mio scopo non è quello di offendere, e sono sicuro che ci sia un sacco di persone pronte ad offendersi che passano tutto il loro tempo su FB e Instagram. Non parlo con loro…
Nel tuo lavoro c’è critica politica? Ci vedi della critica al capitalismo? I tuoi lavori rientrano in un discorso LGBT?
Mi piace l’idea che i miei disegni possano essere interpretati come critica politica. Per quel che mi riguarda, tutti quegli uomini gay che uccidono e torturano compiendo una sorta di vendetta contro l’umanità. I miei eroi sono felici, orgogliosi e pericolosi, e questo può essere un messaggio per il popolo LGBT: reagite e contrattaccate! Ma principalmente, per me è davvero molto divertente disegnare quelle scene.
_Thurd_ (wip) – p. 131C’è un lettore ideale dei tuoi lavori?
No, spero che siano per tutti coloro che amano i disegni in bianco e nero. Molto spesso i miei fan sono fumettisti. Fin da quando ho iniziato, la mia arte ha avuto grande successo nella scena gay: sono stato intervistato dalla mitica Butt magazine_, e i miei libri nella libreria LGBT_ Les mots à la bouche di Parigi vendono molto bene. Ma per rispondere bene alla tua domanda, il mio lettore ideale è qualcuno che capisce la parte umoristica che c’è nel mio lavoro. Questo è essenziale!
5 – In Homojustice l’umorismo e più riconoscibile. Cosa mi dici di Dirty****?
Non so. Io volevo solo che Homojustice fosse la storia di supereroi più assurda mai raccontata: questi ragazzoni usano i loro super poteri per stuprare e uccidere ragazzi giovani, questo è tutto. Come se i supereroi fossero dei serial killer psicopatici. Dal mio punto di vista Homojustice è il mio fumetto migliore che ho realizzato finora, forse per questo ci possono essere molte interpretazioni di questa storia.
_Homojustice_ – p. 53Nei tuoi primi lavori come il già citato Homojustice, Whore e Sluts c’è una sorta di plot. In Dirty la situazione si “dilata”. Ciò nonostante, se il fumetto è narrazione e l’illustrazione contemplazione, Dirty per quel che mi riguarda è un fumetto, perché si sente una sorta di plot. Cosa ne pensi?
Quando ho iniziato a disegnare i miei “affreschi” come Mavado Charon volevo solo fare dei disegni eccitanti, ma dato che sono un narratore nato ho cercato subito di fare qualche fumetto ambientato in questo oscuro universo. Ma immediatamente ho capito che per me è molto difficile raccontare le storie in questo modo. Forse Homojustice è un bel fumetto proprio perché è un po’ diverso: è una storia di supereroi e non una storia post apocalittica. Dirty è, in ogni caso, il mio libro migliore perché il mix tra disegni e storia è perfetto (grazie all’editor di Mania Press, il grande Sylvain Gérand, che mi ha aiutato). Ma devo ammettere che il fumetto in Dirty nasce da un fallimento: volevo fare un libro di 500 pagine intitolato Thurd_, e ho fallito. Il mio libro successivo_ Sluts è stato un altro tentativo di realizzazione di questo fumetto enorme. In questi giorni sto tentando di nuovo di disegnare questa grande opera da 500 pagine, ma forse sarà un altro fallimento. Anche se ho trovato delle nuove interessanti idee, come quella di non disegnare i personaggi nello stesso modo da una pagina all’altra. Sarà sorprendente, vedrete!
Nei tuoi fumetti ci sono solo ragazzi. Questa scelta mi ricorda quella dei registi italiani Ciprì e Maresco – gli ultimi registi del cinema italiano – dove anche nei loro film ci sono solo uomini. Inoltre tra il tuo lavoro e il loro ci sono altre analogia – la ripetizione, ambientazione apocalittica, la fine dell’umanità. Il “cinema cinico” di Ciprì e Maresco deriva dal Teatro dell’Assurdo, Carmelo Bene, Antonin Artaud e in linea generale dal radicalismo del XX secolo. Li conosci? Credi che la tua arte sia legata agli artisti radicali del 900? Penso anche a William Burroughs.
No, non conoscevo Ciprì e Maresco, ma le loro opere sembrano davvero molto interessanti! Non sono molto legato al teatro o al cinema, ma leggo molti romanzi e libri e vengo maggiormente ispirato dalla prosa rispetto al fumetto. William Burroughs è certamente una delle mie principali fonti di ispirazione. Adoro il modo unico e assurdo in cui mischia violenza e omosessualità. Di solito amo tutti quei libri “fuori di testa” che raccontano storie di sesso, morte, storie bizzarre, queer e di universi oppressi, come Hubert Selby Jr (_The Demon), Samuel Delany (Hogg) e gli autori gay francesi come Pierre Augérias, Tony Duvert, Pierre Guyotat… e certamente il Marchese de Sade!_ Aggiungo ancora che nella nostra società contemporanea il corpo della donna è considerevolmente mercificato e non disegnare le donne per me è un modo per evitare questo gioco. Credo che sia questo il motivo per cui non sono mai stato criticato da gruppi femministi radicali (molti dei miei amici parte di questi gruppi!). Ovviamente si può rintracciare femminilità (che è la metà di tutti noi) nei miei disegni, incarnato in transessuali e travestiti. Ma il corpo della donna è troppo “prostituzionalizzato” (come dice l’autore francese Pierre Guyotat) nella nostra società consumista, ed è per questo che preferisco escludere il corpo femminile nelle mie opere.
_Sluts_ – p. 16-17Quanto è importante il coinvolgimento emotivo e l’eccitamento sessuale del lettore?
Il piacere del lettore è molto importante per me, ma per me è ancora più il importante il mio, quando disegno i miei fumetti! Quando li immagino mi fomento molto, mi fa sentire molto eccitato. Ma la sensazione di aver realizzato un bel disegno, anche se non mostra nessuna pratica sessuale, è il piacere che voglio maggiormente raggiungere. Spero che le mie opere possano procurare piacere e eccitamento sessuale, ma per me è ancora più importante godere esteticamente nell’osservare disegni ben realizzati.
Per autori come Hayami Jun, la rappresentazione della violenza sulle donne ha una valenza catartica e di denuncia. C’è della denuncia nei tuoi lavori? Senti mai il peso del male sulle tue spalle per i fumetti che rappresenti?
Ahah, no, non ho mai sentito il “peso del male” sulle mie spalle! Dal mio punto di vista, l’arte è separata dall’etica. Questo mi permette di disegnare tutto, anche le peggiori scene di torture che si possono immaginare, con delizia… previsto che nella mia vita sono una persona gentile, onesta e amichevole! Cerco di essere esemplare nella vita di tutto i giorni, perché questa è la mia vera natura, ma voglio essere libero di disegnare nelle mie opere le cose più oscure, pazze e sporche. Non voglio particolarmente che il mio lavoro sia qualcosa di catartico, o di denucia delle violenze del mondo! Voglio solo fare disegni divertenti, unici ed eccitanti.
Immagine di copertina di Dirty De Sade ha posto il limite alla letteratura occidentale di cosa può essere narrato. Vuoi sfidare questo limite? Hai mai provato il senso di delusione di non aver raggiunto e superato quel limite?
Come fumettista, so perfettamente che non posso competere con De Sade. Fumetti e letteratura sono molto diversi, sotto tanti aspetti. Forse posso disegnare delle storie che ricordando certe scene che ho letto ne Le centoventi giornate di Sodoma_, per esempio, ma il risultato sarà necessariamente molto diverso. Io cerco solo di padroneggiare al meglio la mia arte, di raccontare le storie che voglio raccontare tenendo in testa la convinzione che De Sade non potrà mai venire superato, in ogni caso. Detto ciò, cerco di spingermi il più in là possibile, e immaginare scene di sesso e torture che neanche Sade aveva immaginato. Bella sfida, vero?_
Quali sono i tuoi artisti preferiti? E quali hanno influenzato di più le tue opere?
La mia principale fonte di ispirazione sono i romanzi, ma apprezzo molto anche molti fumettisti di universi che sembrano molto lontani dal mio! Per esempio, adoro Benjamin Marra, e considero il suo fumetto O.M.W.O.T. un capolavoro degli anni ‘10. Mi piacciono molto anche i manga di Yokohama Yuichi, sono così originali, così forti! In linea generale amo il pop e la outsider art, come le fanzine, i film di serie B degli anni 90, il wrestling, ecc.
Puoi consigliare ai nostri lettori qualcosa da ascoltare?
No, mi dispiace! Non ascolto musica! Ascolto molti podcast sulla permacultura, wrestling, videogiochi o fumetti, ma niente musica!
_Whore_ – p. 11L'originale è stato pubblicato su [https://blog.becomix.me/vendetta-contro-lumanita-intervista-a-mavado-charon/](https://blog.becomix.me/vendetta-contro-lumanita-intervista-a-mavado-charon/ "Permalink")
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GIRO II - BELÉM
A rota mudou quando recebi um email do Akt-Zent, centro aonde faria a próxima etapa do projeto em Berlim, informando que não mais iria realizar o curso do Dr Jurij Alschitz em 2017, pois seria adiado sem previsão. Deixando de lado as lamentações, tive que rapidamente reformular o projeto e submetê-lo à aprovação da FUNARTE. Por isso ao invés de seguir adiante a viagem resolvi voltar a Belém para me organizar. Assim, o II Giro foi em terras conhecidas.
Movida pelas experiências em Santiago voltei a Belém com três coisas em mente.
A primeira era de que gostaria de mover alguma energia em direção ao casarão do Boneco, por compreender cada vez mais a importancia que esse espaço tem na cidade.
A segunda era contaminar meus companheiros de BEC Bloco com a idéia de acrescentar uma ala de dança ao cortejo, encantada que estava com a referência das comparsas de carnaval que conheci no Chile.
E a última de compartilhar com minha rede de trocas, família artística, a experiência vivenciada com Ximena Dávila e Humberto Maturana sobre biologia cultural.
Em direção ao Casarão do Boneco, propus ao núcleo de pessoas que movimenta o Casarão, durante uma reunião, fazer um quarto para morar lá no período que estivesse em Belém e que depois ficaria disponível para receber artistas em trânsito pela cidade em forma de residência artística, ou ainda serviria aos ocupantes do Casarão como espaço de descanso, existe essa demanda inclusive para aqueles que moram mais distantes do centro e vez por outra precisam dormir pelo centro depois das atividades no Casarão por falta de transporte e segurança à noite. Assim reformei o quarto, tapando buracos nas paredes, limpando e pintando com ajuda de algumas mãos que transitavam pelo Casarão no momento.
Percebo com mais nitidez a cada dia que o processo criativo é coisa sem começo sem fim, sem feriados, sem folgas. Tudo que acontece, absolutamente tudo, interfere nessa criação e o processo de criação interfere em tudo mais em cada um dos meus dias. Assim, cada conversa que tive em Belém foi preciosa, e até mesmo as conversas que tentei mas não pude ter, suscitaram questões.
Essa máscara tem despertado em mim conteúdos pessoais desconhecidos, outros que há muito estavam silenciosos, o que me faz pensar cada vez mais que este não é um processo inventivo, mas sim de despertar. Falando em despertar meus sonhos tem sido guias, orientações, lições, advertências que recordo com assombrosa clareza e detalhe. As palavras de Maria, de Flori, de Deltrudes, de Heloisa, de Mariana, de Rita, a presença de Tereza, de Vilma, de Darcy, ecoam em mim, hoje as escuto com atenção, mesmo o que já foi dito há muito tempo. Não é tarde não. Sempre há tempo para entender as coisas e modificar nosso modos operandi. Quando olho para a máscara hoje vejo todas as mulheres que cabem ali, que estão ali antes de mim, minhas mães -pois tive algumas à exemplo das bruxas do teatro que conheci e me influenciaram, Charone, Lima, Franca, Jansen e muitas outras - minhas avós, bisavós e as antes delas. E falando nelas voltei de Santiago com a ideia que desde o começo me inquieta: Quero ter uma cobra! Uma cobra para construir um jogo de cena com a Bufa. Mas de onde vem essa ideia que serpenteia já há algum tempo em mim? Essa é uma das questões para o papel. Tenho um amigo mago Roosevelt que diz que nenhuma ideia vem à toa, nada é aleatório, então se a cobra surge para mim o que vem me dizer? Convicta da ideia de fazer uma cobra e estando em minha cidade, cercada de amigos de cena e da rede emocional/profissional que me ampara, pedi a um outro amigo mago e bonequeiro, Pacha, que me fizesse uma cobra. Mais que isso, me ajudasse com a sua magia particular. Dessa conversa que tivemos surgiu a Honorata (assim batizada em homenagem a minha bisavó indígena). Uma cobra coral, oráculo que me guia, a Bufa seria portanto, não sua proprietária, mas sua serva. Meu desejo hoje é construir um espaço de encontro na rua que esteja entre o terreno do ritual e do arte(o)fício, experimentar a provocação da cura pela arte, de forma declarada e até mesmo Charlatã.
Duas questões importantes surgem:
_ Como criar então um espaço onde a pessoa que passa se sinta convidada, ou no mínimo curiosa, para experienciar uma vivência artística ridícula?
_ Como criar um espaço de terreno do sagrado, onde um pequeno ritual vai acontecer com o intuito de liberar de algum sofrimento aquele que ali se dispôs; através do riso, da brincadeira e da alegria?
Sinto que tenho várias ideias mas não consigo transformá-las em ação, me falta sala de ensaio para colocá-las no corpo. Tenho me sentido congelada, pois não consigo acessar o humor na máscara. Pacha me ajudou a entender isso, estou com medo de com minha ação fazer com que as pessoas riam da miséria. Não é isso. Não pode ser. O intuito disso tudo é fazer com que as pessoas que são atravessadas por essa figura se sintam melhores do que antes, não gostaria que fosse o contrário. A impressão que gostaria de deixar ao espectador nessa relação com a figura que mora na rua é a de respeito mútuo, em lugar do asco, medo, raiva, pena e outros sentimentos depreciativos que comumente se vê no conflito social em direção à pobreza.
Então enquanto a cobra não estava pronta, resolvi aceitar o convite de um outro feiticeiro, chamado Nascimento, e vestir a Bufa para tomar um café pela cozinha do Casarão do Boneco e conversar. Conversa meio estranha porque percebi que em uma situação bastante cotidiana, como tomar um café, tenho mais dificuldade em acessar essa ânima. Nascimento me disse depois _ Engraçado que ela não te altera muito. Mas ela me fez falar...
É verdade, o estado um pouco vazio e rasteiro da Bufa naquele momento fez com que outros falassem mais do que eu, disse poucas coisas, não fiz muito mais do que comer e tomar café. Fiquei pensando nisso e rememorando outros momentos com ela em que a energia é bem diferente, à exemplo nas saídas coletivamente em cortejo pela rua (com Dirigível e Viramundo, especialmente no Bloco de Carnaval que inventamos este ano, o BEC BLOCO, que não tem data certa de sair e faz folia o ano inteiro). Quando saio de Bufão no BLOCO é sempre tocando uma alfaia, instrumento de percussão bastante pesado, forte e grande. Com ele o corpo com a máscara é outro, sinto que há uma diferença de tonicidade nesse corpo, que sinto próximo do corpo que sente a fissura pela abstinência da droga, um corpo vivo, muito vivo, quase morto de tão vivo, violento, veloz. Acho que a pergunta aqui a seguir não é como manter esta energia sem a alfaia, mas é, que outras energias devo acessar quando não estiver tocando alfaia para ainda assim manter a ânima da máscara?
Outro ponto importante da estada em Belém foi o treinamento de circo que fiz. Articulei junto com Trindade, jovem feiticeira, um grupo de treinamento em circo com o objetivo de desenvolver habilidades acrobáticas e fortalecimento do corpo do atuante. Ainda uma ação com o intuito de movimentar energias dentro do Casarão do Boneco. Pena que só fiquei em Belém por mais um mês e segui viagem, mas tenho me obrigado a manter uma disciplina de fortalecimento do corpo.
Tenho começado a entender a importância de guardar alguns segredos, por essa razão vou guardar o que também não consigo descrever, mas que tem a ver com um grande processo de autoconhecimento, de transformação, através dessa máscara.
Ah, a cobra está pronta mas ainda não teve uma aparição. Abaixo fotos da saída do Bec Bloco que por sincronicidade contou com uma linda parceria com uma turma de Dança Afro! E do bate-papo realizado no Casarão Viramundo.
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Jonathan - Vienna, Café Central 02/05/2017 - Aveva ricevuto un sms non appena sceso dall'aereo, era Charon che gli assicurava che il suo amico senza nome stesse bene e fosse tranquillo. Volare in prima classe, con tutti i comfort di chi presenta una moneta, metteva un certo appetito persino a John Wick, che quella settimana era ufficialmente in vacanza. Se solo Margot avesse saputo... Comunque, Mr Wick, si era abbottonato meglio la giacca, l'aria di Vienna era frizzante, ma comunque era pur sempre maggio e lui era abituato a climi ben peggiori. «Bitte, eine Tasse Kaffee. Danke.», aveva sussurrato John con un sorriso di cortesia, degno di chi è davvero piuttosto rilassato. «Sofort, Herr Wick. È qui per lavoro?», il cameriere gli aveva subito portato del caffé, un posacenere e un bicchiere d'acqua. «Viaggio di piacere.» aveva scosso la testa flebilmente, prima di avvicinare la tazza di caffè. «Ah, Filibert. Perdonami. Potresti portarmi una penna? Devo averla dimenticata nel bagaglio.» «Ja, una penna... Herr Wick, bitte.» Gli aveva subito appoggiato una comune penna da pochi centesimi sul tavolino e poi con un cenno cordiale si era allontanato per servire altri clienti. Si sentiva subito nell'aria il profumo tipico dell'Europa e John era già da parecchio tempo che non si fermava a goderselo. Se non fosse stato per Margot molto probabilmente avrebbe raggiunto il Continental a piedi. Bevve il caffè in tutta calma, accendendosi anche una sigaretta. I tavolini esterni ospitavano qualche collega di lavoro in procinto di fare colazione insieme dopo un giorno di festa nazionale. Com'era lunedì, quel martedì. I suoi occhi scuri come la notte avevano guardato in alto, un mezzo sorriso era spuntato sulle labbra. Aveva scosso leggermente la testa, per togliersi un ciuffo che ricadeva sulla fronte, dopo di che aveva spento la sigaretta e si era alzato, entrando nell'edificio per pagare. «FIlibert, senti. Mi potresti indicare la strada più lunga per il mio hotel?» «Ah, ja. Io se fossi in lei andrei verso i Volksgarten, proseguirei per gli altri giardini e svolterei verso destra solo appena prima dell'ultimo giardino.» «Ti ringrazio. Sono in vena di un giro panoramico oggi.» «È una bellissima giornata in effetti, Herr Wick. Auf wiedersehen.» Non era sicuro dell'effettiva capacità dell'arma di Margot né se fosse davvero già lì nei dintorni. Comunque, se avesse guardato con il mirino sul tavolino, avrebbe individuato un tovagliolo incastrato sotto tazza e piattino, con scritto: "Du bist langsam, Neuling" (Sei lenta, pivella)
Margot Forrester Era passata l'una di notte, quando il giovane uomo dalla pelle scura era rincasato, distrutto dalla lunga giornata di lavoro. Una volta uscito dall'ufficio, aveva deciso di farsi un paio di birre con i colleghi per distrarsi un po', prima di tornare al proprio appartamento di Brooklyn, ma solo in quel momento si stava rendendo conto di quanto pessima fosse stata quell'idea. Un pesante mal di testa aveva cominciato ad opprimerlo sulla via di casa e ora, davanti alla porta d'ingresso, stava sbuffando in preda al nervosismo, mentre le mani sudaticce e tremanti armeggiavano con il mazzo di chiavi per trovare quella giusta. Finalmente riuscì in quell'impresa titanica, dopo aver fatto cadere quegli infernali oggetti metallici che avevano prodotto un rumore tale da fargli pulsare le tempie doloranti. Aveva intuito subito che qualcosa non andava: si ricordava perfettamente di aver fatto più mandate, quella mattina, dopo essere uscito, ma in quel momento, i pistoni avevano fatto solo un paio di giri nella serratura prima che la porta si sbloccasse. Posò chiavi e portafogli nel cestino dell'ingresso e si tolse la giacca con un lamento, prima di avviarsi verso il suo studio con l'intenzione di controllare le e-mail prima di crollare sul letto e dichiarare conclusa quella giornata. Non appena ebbe varcato la soglia, una voce femminile lo colse di sorpresa facendolo trasalire. « Sei in ritardo. » L'uomo si afferrò il petto, terrorizzato, con il cuore che minacciava di esplodere. Corse ad accendere la luce e si voltò in direzione della voce: Margot era seduta con le gambe accavallate sulla scrivania, con il solito trucco scuro a disegnarle gli occhi ma con un abbigliamento meno casual del solito. Aveva abbandonato i jeans e le bandane colorate per un paio di pantaloni in pelle e dei tacchi vertiginosi. Era decisamente incazzata. « Forrester?! Come diavolo hai fatto ad entrare? » sbraitò lui in un primo momento, ma si convinse a cambiare immediatamente registro non appena il suo sguardo si posò sul grosso fucile che giaceva accanto alla donna. Impallidì: « Avevamo un appuntamento? » La ragazza sciolse l'abbraccio che le annodava le braccia al petto e aprì la mano sinistra: un piccolo mazzo di chiavi appeso ad un anello metallico le dondolava dall'indice: « La riserva sotto lo zerbino. Sei abbastanza stupido per essere un genio, Sam. » Il vecchio amico la guardò di traverso e si avviò verso un armadio per recuperare un antidolorifico: « Sono stanco, Margot. Dimmi cosa vuoi e vattene. » Lei scese dalla scrivania e gli rivolse un sorriso: « Molto volentieri. Ho bisogno che rintracci tutti gli hotel di questa catena, voglio una ricerca su piano internazionale; entri nel loro sistema e mi dici tutto quello che riesci a trovare. Tutto, voglio tutto: dai direttori, ai receptionist a quante volte possono andare al cesso gli inservienti. » Samuel afferrò il biglietto da visita che la donna gli stava allungando e cominciò a smanettare sul computer: « Nuovo incarico? Chi è il bersaglio? » « John Wick » rispose lei con un certo nervosismo. L'hacker le rivolse uno sguardo sorpreso: « Quel John Wick? » Margot scosse la testa con una risatina volta a mascherare l'irritazione: « Fa' quello che ti ho chiesto, Samuel. » La fronte dell'uomo si contrasse per la concentrazione: « Hanno un firewall di ultima generazione, ma chi sono questi tizi? » La ragazza si accese una sigaretta: « Non è un tuo problema. Quanto tempo ci vorrà? » Sam fece qualche breve calcolo mentale: « Qualche ora, direi. » La cicca quasi le sfuggì dalle labbra: « Ore?! Mi prendi per il culo! » L'altro la guardò sbalordito: « Forrester mi hai chiesto una ricerca su scala internazionale e io non ho un super computer della Nasa. Che ti ha fatto questo Wick, si può sapere? » In quel momento gli caddero nuovamente gli occhi sul fucile: « Ma è un giocattolo? » Margot tirò fuori una delle Vortek dalla fondina e la puntò alla tempia del malcapitato: « Questa no. Non ti pago per fare domande. » Samuel alzò le mani in segno di resa e protestò: « Tu non mi paghi affatto, è questo il punto! » Margot si allontanò di qualche passo, tenendolo sotto tiro: « E sarà sempre così se non comincerai ad abbracciare la filosofia del “meno chiacchiere e più lavoro”. Ora devo andare, mandami tutto quello che ti ho chiesto al solito numero. Ci vediamo, è sempre un piacere fare affari con te! » « Come no! » sbottò con tono sarcastico l'altro « Ti scaldi un po' troppo facilmente. » « Me lo dicono spesso, ultimamente! » rispose l'assassina sbattendosi la porta alle spalle. …. « Aspis » annunciò Margot, prendendo la chiamata. Uno dei suoi informatori, dall'altro lato della cornetta, le comunicò che il bersaglio aveva lasciato il territorio nazionale e che le telecamere a circuito chiuso dell'aeroporto lo avevano visto imbarcarsi alla volta dell'Austria. La donna ringraziò, terminò la conversazione e compose un nuovo numero: « Buongiorno, vorrei prenotare il primo volo per Vienna. » …. L'assassina si era piazzata su una terrazza poco distante dal Cafè Central e stava mirando a John, seduto ad uno dei tavolini esterni. Seguì incuriosita le sue mosse: lo vide scarabocchiare qualcosa su un pezzo di carta ed esporlo in bella vista. Non appena ebbe letto il messaggio, dovette infilarsi un pugno in bocca per non mettersi ad urlare dalla rabbia. Prese un paio di lenti respiri e decise di cambiare posizione: non l'avrebbe mai colpito da quella distanza con quell'affare di plastica. Poco male, lo avrebbe imbrattato, di vernice rosa glitterata, altrove.
Jonathan Wick Aveva camminato tranquillo lungo i marciapiedi del percorso indicatogli da Filibert. Stava sempre piuttosto attento a camminare davanti o di fianco a qualcuno a seconda dell'angolazione logica di una qualsiasi arma da fuoco. Il lavoro da cecchino doveva essere estenuante, pensò, era un continuo spostarsi se il bersaglio era in movimento.
Lui ci avrebbe messo molto meno tempo, la avrebbe inseguita probabilmente a piedi o con un altro mezzo più immediato. Attraversò la strada in direzione dei Volksgarten per attraversarli e godersi una passeggiata in tutta tranquillità. Mentre camminava lungo il sentiero di ciottoli un senzatetto sembrò fargli un cenno, che John ricambiò. Era una bella giornata, tranquilla e soleggiata. "Ti sto aiutando un sacco Margot, sappilo." Si era fermato a un chiosco, in bella vista, ma solo per il tempo di prendere un giornale e riprendere a camminare leggendolo. La prima pagina parlava di qualche arresto e di un traffico di droga sventato: l'Austria sapeva essere piuttosto noiosa rispetto agli Stati Uniti. Dal Volksgarten era passato di nuovo alla strada, per accostare gli altri giardini e fermarsi a un semaforo di un attraversamento pedonale. Non era sicuro di poter essere sotto tiro, ma nel dubbio aveva offerto a una vecchia un aiuto per attraversare la strada. La aveva presa sottobraccio, affiancandosi anche a un uomo al telefono in giacca e cravatta. Un sorriso soddisfatto sembrava permanere al di sotto della barba incolta.
Margot Forrester Margot stava tallonando John a distanza di sicurezza. Sentiva il peso dell'arma giocattolo infilata nella fondina legata alla cintura, coperta dal soprabito grigio. Colpire un bersaglio in movimento da quella distanza non era affatto facile, soprattutto se continuava a serpeggiare tra la folla come stava facendo Mr Wick. Quello scocciatore sapeva il fatto suo, doveva ammetterlo e oltretutto, il fatto che il paintball non prevedesse armi di piccolo calibro non la aiutava affatto. Non poteva usare un fucile del genere a viso aperto. Quando si trovò a costeggiare il parco, le cadde l'occhio su un gruppo di ragazzini in età scolare che stavano giocando poco più avanti, allora le balenò in testa un'idea. Si avvicinò ad uno di loro e lo chiamò: « Ehi! Ehi, tu! Sì, dico a te, capisci la mia lingua? » Il ragazzino che aveva chiamato le rivolse uno sguardo diffidente e annuì. « Ottimo. Senti, devo fare uno scherzo ad un mio amico. Vedi quell'uomo laggiù? Sì, quello vestito come mio nonno ai tempi d'oro, esatto. Dovresti usare la tua fionda per colpirlo, con... uno di questi... » Intanto aveva estratto il fucile giocattolo per recuperare una delle munizioni, aveva rotto leggermente una delle due estremità e l'aveva offerta al bambino. L'altro la studiò per qualche istante prima di scuotere la testa e girare i tacchi, ma Margot fu più svelta: lo afferrò per un braccio. Lo guardò per qualche instante, poi, sbuffando, infilò una mano nella tasca del soprabito e gli allungò una banconota. Il ragazzo la prese, la esaminò per bene e aprì nuovamente il palmo della mano. L'assassina lo guardò esasperata: « Hai voglia di scherzare? Quelli sono venti euro, è più di quanto ricevessi in un mese da mia madre, quando avevo la tua età. » Il moccioso scrollò le spalle e fece di nuovo per andarsene, ma la donna non glielo permise: « Senti, marmocchio, le vedi queste? » estrasse la confezione di cartucce con l'immagine della principessa stampata sopra « Se non fai come ti dico, te ne verso un'intera scatola sulla testa. Vuoi della vernice rosa de “La bella addormentata nel bosco” ad imbrattarti i capelli? A te la scelta. » Il bambino la guardò con astio ma scosse il capo. « Bene, vedo che ci capiamo. Potresti mh... dargli questa, sì. Gliela butti di fianco, lo chiami e gli dici che ha perso qualcosa, mi segui? Quando lui abbassa lo sguardo, lo colpisci. Tutto chiaro, Peter? Posso chiamarti Peter, sì? Hai una faccia da Peter. » disse passandogli la moneta del Continental che le aveva dato John. « Io ti aspetterò lì all'angolo. La moneta poi la rivoglio. » Il ragazzino le rivolse un sorriso furbo e le voltò le spalle, ma Margot lo intercettò per la terza volta: « Vedi di non fare scherzi o la mia amica Rosa Spina potrebbe decidere di venire a farti visita, stanotte. » La donna seguì la scena da lontano, come aveva detto: tutto stava andando secondo i piani, il marmocchio stava eseguendo gli ordini nei minimi dettagli, peccato che al momento clou mancò clamorosamente il bersaglio. « NO, MA SEI CIECO? » strillò Margot, mettendosi le mani nei capelli « No dico, ce l'avevi a 20 cm di distanza e l'hai mancato. Hai una pessima mira, Peter, pessima davvero. Quanto a te John, ti cancellerò quel ghigno divertito dalla faccia, puoi starne certo! Alla fine di questa settimana, sarai mio, fosse l'ultima cosa che faccio! » e se ne andò con un diavolo per capello.
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this alignment chart really spoke to me.
left to right, top to bottom-
asema, harbonah, florian
ramiel, clarence, tierney
charon, verin, serafina
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creatures!!!!
decided to rewatch gravity falls so ive been doing that while drawing talksprites
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[Vendetta contro l'umanità - Intervista a Mavado Charon](https://blog.becomix.me/vendetta-contro-lumanita-intervista-a-mavado-charon/ "https://blog.becomix.me/vendetta-contro-lumanita-intervista-a-mavado-charon/")
Disclaimer: questo articolo è per un pubblico maturo. Perbenisti, maschietti repressi e rompicazzo in generale alla larga, please.
frontespizio di Dirty_L’arte di Mavado Charon è consacrata alla ricerca dell’eccesso e della libertà assoluta. Rientra in quella letteratura libertina che vede il Machese de Sade come capostipite (non a caso _Dirty ha vinto nel 2018 il prestigioso Prix Sade come libro d’arte). Prendiamo le scene finali di Salò, riportiamole in un futuro post apocalittico e dilatiamole ad libitum. Ci ritroveremo in un inesorabile e implacabile caos di sessualità deviata e violenza estrema. L’opera di Mavado Charon è un festino continuo. Il primo lavoro, Whore, è stato realizzato nel 2016 per United Dead Artist ma non è mai uscito ufficialmente. Homojustice (Hirnplatz) è del 2017 e verrà ristampato da ManiaPress nel 2021. Dopo il premiato Dirty (ManiaPress), l’autore ha realizzato le 208 pagine di Sluts, in uscita a settembre 2020. Attualmente Mavado Charon sta lavorando a Thurd. Seguivo il suo blog da un pezzo, ma per questioni che vertono su sadismo e omopornografia (dico solo Burroughs Quest) io e Mavado Charon siamo entrati in contatto. Dopo esserci scambiati libri e autoproduzioni, è nata questa intervista.
Sluts – AutoproduzioneMavado Charon è un nom de plume, vero? Ha qualche significato?
Sì, esatto! Ho inventato questo nickname quando stavo creando questo stile di disegno, ovvero per questi “affreschi” omo-pornografici e post apocalittici. «Mavado» è un ricordo del mio personaggio preferito dal videogioco Mortal Kombat V_, e Charon sarebbe il Caronte della mitologia greca. È lui il traghettatore di anime dell’Ade, che attraversa lo Stige o l’Acheronte._
Whore – AutoproduzioneLa tua arte è mai stata (senza considerare i social network) censurata o ostacolata? Per esempio da femministe radicali?
No, mai. Sono io a censurare i disegni nei post di Facebook e Instagram perché penso che quei social network non meritino di avere le mie opere integre! Inoltre il mio scopo non è quello di offendere, e sono sicuro che ci sia un sacco di persone pronte ad offendersi che passano tutto il loro tempo su FB e Instagram. Non parlo con loro…
Nel tuo lavoro c’è critica politica? Ci vedi della critica al capitalismo? I tuoi lavori rientrano in un discorso LGBT?
Mi piace l’idea che i miei disegni possano essere interpretati come critica politica. Per quel che mi riguarda, tutti quegli uomini gay che uccidono e torturano compiendo una sorta di vendetta contro l’umanità. I miei eroi sono felici, orgogliosi e pericolosi, e questo può essere un messaggio per il popolo LGBT: reagite e contrattaccate! Ma principalmente, per me è davvero molto divertente disegnare quelle scene.
_Thurd_ (wip) – p. 131C’è un lettore ideale dei tuoi lavori?
No, spero che siano per tutti coloro che amano i disegni in bianco e nero. Molto spesso i miei fan sono fumettisti. Fin da quando ho iniziato, la mia arte ha avuto grande successo nella scena gay: sono stato intervistato dalla mitica Butt magazine_, e i miei libri nella libreria LGBT_ Les mots à la bouche di Parigi vendono molto bene. Ma per rispondere bene alla tua domanda, il mio lettore ideale è qualcuno che capisce la parte umoristica che c’è nel mio lavoro. Questo è essenziale!
5 – In Homojustice l’umorismo e più riconoscibile. Cosa mi dici di Dirty****?
Non so. Io volevo solo che Homojustice fosse la storia di supereroi più assurda mai raccontata: questi ragazzoni usano i loro super poteri per stuprare e uccidere ragazzi giovani, questo è tutto. Come se i supereroi fossero dei serial killer psicopatici. Dal mio punto di vista Homojustice è il mio fumetto migliore che ho realizzato finora, forse per questo ci possono essere molte interpretazioni di questa storia.
_Homojustice_ – p. 53Nei tuoi primi lavori come il già citato Homojustice, Whore e Sluts c’è una sorta di plot. In Dirty la situazione si “dilata”. Ciò nonostante, se il fumetto è narrazione e l’illustrazione contemplazione, Dirty per quel che mi riguarda è un fumetto, perché si sente una sorta di plot. Cosa ne pensi?
Quando ho iniziato a disegnare i miei “affreschi” come Mavado Charon volevo solo fare dei disegni eccitanti, ma dato che sono un narratore nato ho cercato subito di fare qualche fumetto ambientato in questo oscuro universo. Ma immediatamente ho capito che per me è molto difficile raccontare le storie in questo modo. Forse Homojustice è un bel fumetto proprio perché è un po’ diverso: è una storia di supereroi e non una storia post apocalittica. Dirty è, in ogni caso, il mio libro migliore perché il mix tra disegni e storia è perfetto (grazie all’editor di Mania Press, il grande Sylvain Gérand, che mi ha aiutato). Ma devo ammettere che il fumetto in Dirty nasce da un fallimento: volevo fare un libro di 500 pagine intitolato Thurd_, e ho fallito. Il mio libro successivo_ Sluts è stato un altro tentativo di realizzazione di questo fumetto enorme. In questi giorni sto tentando di nuovo di disegnare questa grande opera da 500 pagine, ma forse sarà un altro fallimento. Anche se ho trovato delle nuove interessanti idee, come quella di non disegnare i personaggi nello stesso modo da una pagina all’altra. Sarà sorprendente, vedrete!
Nei tuoi fumetti ci sono solo ragazzi. Questa scelta mi ricorda quella dei registi italiani Ciprì e Maresco – gli ultimi registi del cinema italiano – dove anche nei loro film ci sono solo uomini. Inoltre tra il tuo lavoro e il loro ci sono altre analogia – la ripetizione, ambientazione apocalittica, la fine dell’umanità. Il “cinema cinico” di Ciprì e Maresco deriva dal Teatro dell’Assurdo, Carmelo Bene, Antonin Artaud e in linea generale dal radicalismo del XX secolo. Li conosci? Credi che la tua arte sia legata agli artisti radicali del 900? Penso anche a William Burroughs.
No, non conoscevo Ciprì e Maresco, ma le loro opere sembrano davvero molto interessanti! Non sono molto legato al teatro o al cinema, ma leggo molti romanzi e libri e vengo maggiormente ispirato dalla prosa rispetto al fumetto. William Burroughs è certamente una delle mie principali fonti di ispirazione. Adoro il modo unico e assurdo in cui mischia violenza e omosessualità. Di solito amo tutti quei libri “fuori di testa” che raccontano storie di sesso, morte, storie bizzarre, queer e di universi oppressi, come Hubert Selby Jr (_The Demon), Samuel Delany (Hogg) e gli autori gay francesi come Pierre Augérias, Tony Duvert, Pierre Guyotat… e certamente il Marchese de Sade!_ Aggiungo ancora che nella nostra società contemporanea il corpo della donna è considerevolmente mercificato e non disegnare le donne per me è un modo per evitare questo gioco. Credo che sia questo il motivo per cui non sono mai stato criticato da gruppi femministi radicali (molti dei miei amici parte di questi gruppi!). Ovviamente si può rintracciare femminilità (che è la metà di tutti noi) nei miei disegni, incarnato in transessuali e travestiti. Ma il corpo della donna è troppo “prostituzionalizzato” (come dice l’autore francese Pierre Guyotat) nella nostra società consumista, ed è per questo che preferisco escludere il corpo femminile nelle mie opere.
_Sluts_ – p. 16-17Quanto è importante il coinvolgimento emotivo e l’eccitamento sessuale del lettore?
Il piacere del lettore è molto importante per me, ma per me è ancora più il importante il mio, quando disegno i miei fumetti! Quando li immagino mi fomento molto, mi fa sentire molto eccitato. Ma la sensazione di aver realizzato un bel disegno, anche se non mostra nessuna pratica sessuale, è il piacere che voglio maggiormente raggiungere. Spero che le mie opere possano procurare piacere e eccitamento sessuale, ma per me è ancora più importante godere esteticamente nell’osservare disegni ben realizzati.
Per autori come Hayami Jun, la rappresentazione della violenza sulle donne ha una valenza catartica e di denuncia. C’è della denuncia nei tuoi lavori? Senti mai il peso del male sulle tue spalle per i fumetti che rappresenti?
Ahah, no, non ho mai sentito il “peso del male” sulle mie spalle! Dal mio punto di vista, l’arte è separata dall’etica. Questo mi permette di disegnare tutto, anche le peggiori scene di torture che si possono immaginare, con delizia… previsto che nella mia vita sono una persona gentile, onesta e amichevole! Cerco di essere esemplare nella vita di tutto i giorni, perché questa è la mia vera natura, ma voglio essere libero di disegnare nelle mie opere le cose più oscure, pazze e sporche. Non voglio particolarmente che il mio lavoro sia qualcosa di catartico, o di denucia delle violenze del mondo! Voglio solo fare disegni divertenti, unici ed eccitanti.
Immagine di copertina di Dirty De Sade ha posto il limite alla letteratura occidentale di cosa può essere narrato. Vuoi sfidare questo limite? Hai mai provato il senso di delusione di non aver raggiunto e superato quel limite?
Come fumettista, so perfettamente che non posso competere con De Sade. Fumetti e letteratura sono molto diversi, sotto tanti aspetti. Forse posso disegnare delle storie che ricordando certe scene che ho letto ne Le centoventi giornate di Sodoma_, per esempio, ma il risultato sarà necessariamente molto diverso. Io cerco solo di padroneggiare al meglio la mia arte, di raccontare le storie che voglio raccontare tenendo in testa la convinzione che De Sade non potrà mai venire superato, in ogni caso. Detto ciò, cerco di spingermi il più in là possibile, e immaginare scene di sesso e torture che neanche Sade aveva immaginato. Bella sfida, vero?_
Quali sono i tuoi artisti preferiti? E quali hanno influenzato di più le tue opere?
La mia principale fonte di ispirazione sono i romanzi, ma apprezzo molto anche molti fumettisti di universi che sembrano molto lontani dal mio! Per esempio, adoro Benjamin Marra, e considero il suo fumetto O.M.W.O.T. un capolavoro degli anni ‘10. Mi piacciono molto anche i manga di Yokohama Yuichi, sono così originali, così forti! In linea generale amo il pop e la outsider art, come le fanzine, i film di serie B degli anni 90, il wrestling, ecc.
Puoi consigliare ai nostri lettori qualcosa da ascoltare?
No, mi dispiace! Non ascolto musica! Ascolto molti podcast sulla permacultura, wrestling, videogiochi o fumetti, ma niente musica!
_Whore_ – p. 11L'originale è stato pubblicato su [https://blog.becomix.me/vendetta-contro-lumanita-intervista-a-mavado-charon/](https://blog.becomix.me/vendetta-contro-lumanita-intervista-a-mavado-charon/ "Permalink")
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