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ORVIETO CATHEDRAL
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Il duomo di Orvieto (La basilica cattedrale di Santa Maria Assunta) è un esempio dell’architettura gotica.
The cathedral of Orvieto (The cathedral basilica of Santa Maria Assunta) is an example of Gothic architecture.
Orvieto, Italy (by Giuseppe M)
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Di turismo e misticismo
Premessa
Quando il secondogenito aveva due anni e mezzo siamo entrati in una chiesupola montana di 35 m² (ad esser larghi). Era la prima volta che entrava in una chiesa; mentre ci guardavamo intorno abbiamo sentito canticchiare “tanti auguli attè, tanti auguli attè” e ci siamo voltati giusto in tempo per vederlo soffiare sulle candele votive spegnendone una mezza dozzina davanti agli occhi inorriditi di una vecchina devota. Già dalla prima volta, portarlo in chiesa regala sempre qualche perla inaspettata.
Prima parte
Un inedito quanto gradito interesse del piccolo per gli affreschi del (meraviglioso) palazzo Farnese di Caprarola è culminato con l’arrivo alla stanza degli angeli, nella quale siamo stati sommersi di domande tecnico-teologiche su gerarchie e poteri angelici a cui eravamo tutto sommato impreparati. Dopo un momento di silenzio che ci aveva illusi di averla sfangata, se n’è uscito con “ma sono più forti, gli angeli, i jedi o i pokemon d’acqua?”. La royal rumble culturale che non ti aspetti. Il dibattito ha tenuto banco per tutta la visita ai giardini esterni del palazzo (che sono grandini) senza arrivare ad una vera conclusione, spodestato solo alla vista di una fontana piena di lenticchie d’acqua che ha fortunatamente spostato il focus su “sembra prato, ma è acqua!”.
Seconda parte
Nel duomo di Orvieto la (meravigliosa) cappella di San Brizio ha inevitabilmente riacceso un certo interesse per angeli e dintorni. È stato particolarmente complicato spiegare il concetto di giudizio universale “ma perché gli angeli suonano la tromba?” “per annunciare la fine del mondo” “vuoi dire la fine dell’inferno, sono angeli” “no no, quella del mondo” “perché fanno finire il mondo? ma allora sono cattivi!” e così via.
Di nuovo, un attimo di quiete è stato mal interpretato come conclusione del dibattito teologico, e mentre girellavamo nei sotterranei della cattedrale è arrivato a bruciapelo un “Ma dio esiste?” una signora che stava passando a distanza d’orecchio si ferma, ci guarda e fa “Domanda impegnativa! Quasi resto per sentire la risposta.”
La mia consorte non si scompone e inizia a rispondere che alcune persone ci credono, altre no, proseguendo con un excursus sulla pacifica convivenza di credenze molto più positivista di quello che sarei stato in grado di trasmettere io. Il fatto che l’esistenza di un essere divino possa essere oggetto di dibattito scuote dal torpore il pragmatico primogenito (fanciullo di poche parole prevalentemente a causa della logorrea del fratello) che in maniera molto tranchant-razionalista commenta “ma scusa, se una cosa esiste in qualche modo si vede e uno lo sa che esiste” inconsciamente citandomi uno dei momenti migliori di Tim Minchin e guadagnando la stima imperitura dal su’ babbo.
Non ricordo più come ma dopo qualche tempo il discorso si sposta sui reperti storici del museo del duomo e (inevitabilmente) cade sui pokemon e il piccolo decide di precisare che “i pokemon sono gli antenati dei dinosauri”. Commetto il grossolano errore di mettere in dubbio la veridicità storica di questa affermazione. Il piccolo s’incazza, ma di brutto. “Voi avete detto che se uno crede in dio va bene anche se voi non ci credete e io non devo credere che i pokemon siano gli antenati dei dinosauri! Ma se io ci voglio credere?” Attimi di smarrimento. Il ragionamento non fa una grinza. Valuto brevemente se tirare fuori la teiera di Russel. Desisto. I dinosauri da programma ministeriale si fanno in terza elementare, abbiamo ancora un annetto e mezzo prima di fare figure di merda con le maestre. “Ok, se questo è quello che vuoi credere, va bene”
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Scarlato e Bonci, a Montepulciano il concerto per organo e coro unisce Italia e Uk
Di Pietro Nigro Al 49° Cantiere internazionale d'Arte in Valdichiana Sense, Il compositore Dimitri Scarlato e l'organsta Riccardo Bonci in un concerto per organo accompagnato dal Selwyn College Choir (direttrice Sarah MacDonald) per “O Nata Lux”, omaggio alla musica corale ispirata alla “Luce” dal Rinascimento ai nostri giorni. Scarlato e Bonci a Montepulciano, un concerto per organo italiano e coro britannico ispirato alla Luce Fino al 28 luglio il 49° Cantiere Internazionale d’Arte, festival musicale che si svolge in Valdichiana Senese, principalmente a Montepulciano, sotto la nuova direzione artistica di Mariangela Vacatello e la direzione musicale di Michele Gamba, vede la costruzione di nuovi network tra musicisti provenienti da ogni dove, allo scopo sia di esibirsi per regalare la chance di ascoltare dell’ottima musica, sia di creare nuove conoscenze, nuove collaborazioni, o di creare nuovi “accordi” su cui lavorare. Sempre, naturalmente, insieme. Ed è anche qui che, nuovamente, Italia e Regno Unito si incontrano per creare insieme qualcosa di nuovo, di estremamente creativo, e allo stesso tempo rinsaldare amicizie, musicali e non, senza tempo. E’ il caso del Maestro Dimitri Scarlato e del Maestro Riccardo Bonci. L’uno compositore, direttore d’orchestra, insegnante al Royal College of Music di Londra, autore di colonne sonore per cinema e tv, based in London; l’altro organista titolare della Cattedrale di Orvieto, studi musicali londinesi, che ha vissuto e lavorato nel settore musicale britannico per ben diciassette anni. E, adesso, dopo aver condiviso l’esperienza importante della Messa composta da Scarlato per la Cattedrale di Orvieto dello scorso Maggio, commissionata ed eseguita da Bonci, i due si sono ritrovati proprio al Cantiere Internazionale d’Arte, lo scorso 13 luglio, a Sinalunga, in Valdichiana Senese, presso la Chiesa Collegiata di San Martino per “O Nata Lux”, un omaggio alla musica corale ispirata alla “Luce” dal Rinascimento ai nostri giorni. Un concerto per organo eseguito dal Maestro Bonci, accompagnato dal Selwyn Colleg e Choir, direttrice Sarah MacDonald. Ci siamo fatti raccontare alcuni aspetti peculiari di questa esperienza proprio da loro due: Dimitri Scarlato e Riccardo Bonci. “Sinalunga – ci spiega Scarlato – è un paesino molto carino dove c’è una chiesa (la Collegiata di San Martino, n.d.r.) con un organo particolare, tipo italiano, ottocentesco, tradizionale, singola tastiera e piccola pedaliera, strumento importante, abbastanza grande, concepito e costruito per fare musica di stampo operistico, che andava tanto in quel periodo”. “Diversi compositori operistici dello stile di Donizetti e Bellini, Puccini, scrivevano musica per questo tipo di strumento”, spiega Bonci, che si è trovato quindi a suonare uno strumento raro e particolare, di una valenza storico-musicale davvero unica. “Per questo concerto – prosegue Scarlato - mi è stato commissionato un brano per solo organo, particolare perché a differenza della Messa nella Cattedrale di Orvieto che dava tantissime possibilità qui ci sono state limitazioni dettate dallo strumento, quindi è stato interessante creare qualcosa di un po' più contemporaneo, rispetto alla Messa che ha anche una funzione sociale, essendo cantata dai fedeli. In questo caso si è potuto spingere con una musica un po' più di ricerca, il brano si chiama ‘Ricercare’, in una forma molto comune nella tradizione organistica, dal Rinascimento in poi. Una forma che si basa sull’imitazione, ovvero c’è una frase musicale che poi viene imitata e sviluppata, senza essere troppo legata al concetto stesso di imitazione”. Bonci ha poi spiegato la scaletta della serata, basata su un’alternanza equilibrata “Tre-quattro brani col coro, tre-quattro brani con l’organo. Quest’anno poi cade il centenario della morte del compositore Giacomo Puccini, quindi a parte il brano di Dimitri il mio programma prevede tutto Puccini. Sono state ritrovate sue composizioni per organo, questo è un tipo di strumento che per quel repertorio va benissimo”. Oltre all’omaggio a Puccini e alla prima assoluta del brano di Scarlato, la serata si è snodata attraverso musiche di Thomas Tallis, Cecilia McDowall, Giovanni Pierluigi da Palestrina, Alexander Campkin, Robert White, John Rutter, Kerry Andrew, Eric Withacre, Tomas Luis da Victoria, Lucy Walker. ... Continua a leggere su
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CHIESE DEL TERRITORIO DEDICATE ALLA MADONNA DEL CARMINE
La Chiesa sussidiaria della Madonna del Carmine o Chiesa del Carmine è ubicata in Via Cassia nel Comune di Acquapendente (VT), procedendo lungo la strada regionale 2, meglio nota come via Cassia, in direzione di Viterbo. E' sotto la giurisdizione della Parrocchia di Santo Sepolcro. Orientata secondo l'asse che va da nord a sud, questo edificio di culto si erge isolato in mezzo a una delle zone industriali della comunità alto-laziale e si presenta estremamente ridotto in dimensioni. La storiografia inizia nel 1488, quando, con "breve" di Innocenzo VIII Cybo (1484-92) si autorizzano gli abitanti di Acquapendente a raccogliere offerte per erigere una cappella da dedicare al culto della Madonna, presso un sito in cui già esisteva una immagine della Vergine posta in un sacello molto frequentato dai fedeli. Successivamente, il 12/11/1517, la comunità di Acquapendente affida la cura della Chiesa ai Carmelitani. La consegna viene fatta al Padre "Jacobo de Averaria" delegato dei religiosi. Nel 1562, essendosi verificati dei disordini nel convento, la comunità di Acquapendente revoca la concessione ai padri carmelitani. Nel 1578, Papa Gregorio XIII,nato Ugo Boncompagni (1572-85), visita la Chiesa e il convento durante il suo viaggio verso Sforzesca. Il 09/10/1642, la comunità di Acquapendente viene saccheggiata dalle truppe di Odoardo Farnese (1612-46). Il 13/09/1644, Innocenzo X Pamphilj (1644-55), con la bolla “In supremo millantis Ecclesiae Throno”, trasferisce la sede episcopale dalla soppressa Castro ad Acquapendente, separando quest'ultima dalla diocesi di Orvieto e dichiarandola città e nel 1651, lo stesso Papa, sopprime il convento per dotare dei suoi beni alcuni canonicati della nuova cattedrale aquesiana. Nel 1748 il vescovo Bernardo Bernardi (1746-58) trasferisce nel convento il seminario con l'approvazione del Capitolo della Cattedrale. Nel 1815 la Chiesa e il Convento vengono demoliti per ordine del vescovo Florido Pierleoni (1802-29), perché minacciavano di crollare. Nel 1816 si erige una piccola struttura sempre dedicata alla Madonna del Carmine. Nel 1980 è stato adeguato il presbiterio con un intervento strutturale tenendo presente le nuove indicazioni. In particolare, si è realizzato un altare a isola su un piano rialzato di due gradini.
Per saperne di più: https://edicoladelcarmine.suasa.it/Acquapendente.html
Per aggiungere informazioni: [email protected]
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Il Duomo di Orvieto e le imperdibili opera d'arte
Il Duomo di Orvieto, conosciuto anche come la Cattedrale di Santa Maria Assunta, rappresenta una delle più straordinarie realizzazioni architettoniche e artistiche dell'intero panorama italiano, un vero e proprio gioiello incastonato nel cuore dell'Umbria. Questa magnifica cattedrale, che domina la città di Orvieto da una posizione elevata, è un esempio preminente di architettura gotica in Italia, ma con una fusione di elementi che vanno oltre un singolo stile, rendendola unica nel suo genere.
Storia e Costruzione La costruzione del Duomo di Orvieto iniziò nel 1290, voluta dal Papa Niccolò IV allo scopo di offrire una degna dimora terrena al Corporale del miracolo di Bolsena, e si protrasse per circa tre secoli. La leggenda narra che durante una messa a Bolsena, un sacerdote dubitante della reale presenza di Cristo nell'Eucaristia vide sgorgare sangue dall'ostia, macchiando il corporale. Questo evento miracoloso fu il motore che spinse la costruzione di una cattedrale che potesse ospitare tale reliquia sacra.
Architettura L'architettura del Duomo di Orvieto è un compendio di stili che si sono succeduti e integrati nel corso dei secoli, con un predominio del gotico che si fonde con elementi romanici e rinascimentali. La facciata, un capolavoro di mosaici, sculture e bassorilievi, è un libro aperto sulla fede cristiana, illustrando storie dell'Antico e del Nuovo Testamento. Particolarmente notevole è il grande rosone, che irradia luce e bellezza all'interno della cattedrale.
Interno All'interno, il Duomo di Orvieto si presenta con una navata centrale imponente, fiancheggiata da cappelle laterali ricche di opere d'arte. La più importante è la Cappella di San Brizio.
La cappella di San Brizio La Cappella di San Brizio nel Duomo di Orvieto è una delle opere più straordinarie e affascinanti del Rinascimento italiano. La cappella è nota per i suoi affreschi eccezionali e per la sua bellezza architettonica.
La cappella fu commissionata nel XV secolo dal vescovo di Orvieto, monsignor Giovanni di Andrea, che desiderava creare uno spazio sacro dedicato al culto di San Brizio, il santo patrono della città. L'incarico di decorare la cappella fu affidato a due dei più grandi artisti del Rinascimento italiano, Luca Signorelli e Fra Angelico.
Gli affreschi della cappella rappresentano scene della fine del mondo, del Giudizio Universale e dell'Apocalisse, con una maestria e una profondità emotiva che lasciano senza fiato. Le figure sono dipinte con una precisione e un realismo straordinari, e i colori sono vibranti e intensi. Ogni dettaglio è curato con estrema precisione, creando un'atmosfera di sacralità e misticismo che avvolge il visitatore
Ma non sono solo gli affreschi a rendere la Cappella di San Brizio così straordinaria. L'architettura della cappella è anch'essa di una bellezza senza tempo, con le sue volte a crociera e le sue colonne slanciate che si innalzano verso il cielo. L'intero spazio è pervaso da una luce dorata che filtra attraverso le finestre gotiche, creando un'atmosfera di magia e incanto.
La Cappella di San Brizio nel Duomo di Orvieto è un luogo che va visitato almeno una volta nella vita, per ammirare la grandezza dell'arte rinascimentale e per lasciarsi trasportare dalla bellezza e dalla spiritualità di questo luogo straordinario. Chiunque abbia la fortuna di visitare questa cappella non potrà che rimanere affascinato e rapito dalla sua bellezza e dalla sua potenza emotiva.
Importanza Culturale Il Duomo di Orvieto non è soltanto una meraviglia architettonica e artistica; è anche un simbolo della fede e della storia del popolo italiano. La sua costruzione, che ha coinvolto generazioni di artisti, artigiani e fedeli, testimonia la profonda spiritualità e il senso di comunità che hanno caratterizzato l'Italia medievale e rinascimentale. Oggi, il Duomo continua ad essere un luogo di culto attivo, oltre ad attrarre visitatori da tutto il mondo, affascinati dalla sua bellezza e dalla sua storia.
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Oltre 355 mila visitatori per il Duomo di Orvieto nel 2023
Sono stati oltre 355 mila le persone che nel 2023 hanno visitato il Duomo di Orvieto. Un numero che segna un record assoluto di accessi alla Cattedrale e ai musei dell’Opera del Duomo, superando in modo consistente anche i dati registrati negli anni precedenti la pandemia. Rispetto al 2022 si è registrato un aumento del 16%. Nel 2019 il conteggio degli accessi aveva sfiorato i 340mila…
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Auto: ad Orvieto si corre "La Castellana", regina delle gare in salita
Il favorito Simone Faggioli Nella serata di venerdì 13 ottobre, con la sfilata dei finalisti del Trofeo Italiano Velocità Montagna sulla prestigiosa passerella di Piazza Duomo, ha preso avvio a Orvieto, ai piedi della cattedrale tra le più famose al mondol, a 50^ Cronoscalata della Castellana, che ora attende il primo semaforo verde dell’esclusivo weekend che per la terza edizione consecutiva…
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Cattedrale di Santa Maria Assunta, Orvieto, Unbria, Italy
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La Scultura del giorno: la Pietà di Ippolito Scalza
La Scultura del giorno che vi propongo oggi è la Pietà realizzata da Ippolito Scalza fra il 1570 e il 1579 per la Cattedrale di Santa Maria Assunta di Orvieto. Fu l’Opera del Duomo a commissionare questo lavoro a Scalza. In realtà la realizzazione dell’opera era stata affidata nel 1565 a Raffaello da Montelupo ma purtroppo l’anno successivo passò a miglior vita. Così qualche anno dopo la…
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Agrigento è capitale della cultura italiana per il 2025
La città di Agrigento è Capitale italiana della Cultura 2025. La designazione è avvenuta presso la Sala Spadolini del MiC. Le città candidate per l'edizione 2025 erano: Agrigento, Aosta, Assisi (Perugia), Asti, Bagnoregio (Viterbo), Monte Sant'Angelo (Foggia), Orvieto (Terni), Pescina (L'Aquila), Roccasecca (Frosinone) e Spoleto (Perugia). Conosciamo Agrigento capitale della cultura italiana per il 2025 Agrigento è una città situata sulla costa meridionale della Sicilia, conosciuta in tutto il mondo per i suoi tesori archeologici. Il suo patrimonio culturale è stato riconosciuto dall'UNESCO nel 1997, quando l'intera Valle dei Templi è stata dichiarata Patrimonio dell'Umanità. La bellezza della Valle dei Templi La Valle dei Templi è un complesso archeologico che si estende su circa 1.300 ettari, comprendente un vasto insieme di templi e monumenti risalenti al periodo della Magna Grecia. Al suo interno si possono ammirare alcuni dei più importanti capolavori dell'arte greca antica, come il tempio di Hera, il tempio di Concordia e il tempio di Giove Olimpico. Il tempio di Concordia, in particolare, è uno dei templi meglio conservati al mondo, risalente al V secolo a.C. ed è considerato uno dei più grandi esempi di architettura dorica. Il tempio di Giove Olimpico, invece, era il più grande tempio della Valle dei Templi, ma oggi rimane solo una serie di colonne imponenti che testimoniano la grandezza dell'antico edificio. Il museo La città di Agrigento, inoltre, è famosa anche per il suo Museo Archeologico Regionale, che conserva alcuni dei più importanti reperti dell'area. Tra i pezzi più importanti si trovano il Telamone, una statua maschile alta quasi tre metri, e il sarcofago del principe di Agrigento, un capolavoro della scultura ellenistica. Oltre alla Valle dei Templi e al museo, Agrigento offre anche altri tesori culturali. La Cattedrale di San Gerlando, costruita nel XIV secolo, è uno dei simboli della città e ospita alcune opere d'arte di grande valore. La Chiesa di Santa Maria dei Greci, invece, risale all'epoca bizantina ed è un'importante testimonianza dell'influenza della cultura greca in Sicilia. Storia e cucina Agrigento è anche famosa per le sue tradizioni culinarie, che rispecchiano la ricchezza del territorio e la sua storia millenaria. La cucina agrigentina è basata su ingredienti freschi e di alta qualità, come il pesce fresco, la carne di maiale, i formaggi locali e gli agrumi. Foto di Sabine Kroschel da Pixabay Read the full article
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Uno dei capolavori dell’arte italiana e tra gli esempi più significativi di architettura gotica, il Duomo è stato il simbolo della città di Orvieto fin dal momento della sua costruzione.
Situato nel punto più alto dello sperone su cui poggia la città umbra, la cattedrale è il punto di riferimento per fedeli e turisti che da tutto il mondo giungono ad Orvieto per ammirarla.
Dopo aver visto il Duomo dall’esterno, si potrebbe tranquillamente dire che la facciata, alta ben 53 metri, sia una delle più belle mai viste in Italia. Un tripudio di colori, mosaici brillanti, bassorilievi e dettagli minuziosi che abbiamo trovato solo nelle chiese più belle di Palermo.
L’architetto della facciata del Duomo di Orvieto fu Lorenzo Maitani ma fino al 1500 si susseguirono diversi artisti che si occuparono di completarla, rimanendo fedeli al progetto del capomastro.
La facciata è composta da due ordini principali ed un terzo posto all’altezza delle cuspidi laterali.
La parte bassa, che funge da base per l’innalzamento dei 4 pilastri, è ricca di bassorilievi che raffigurano scene del Vecchio e del Nuovo Testamento e del Giudizio Universale. Sopra le decorazioni in marmo campeggiano 4 statue di bronzo che rappresentano gli evangelisti in sembianze animali. 🇮🇹❤👏👋
One of the masterpieces of Italian art and among the most significant examples of Gothic architecture, the Duomo has been the symbol of the city of Orvieto since its construction.
Located at the highest point of the spur on which the Umbrian city rests, the cathedral is the point of reference for the faithful and tourists who come to Orvieto from all over the world to admire it.
After seeing the Duomo from the outside, we can safely say that the facade, 53 meters high, is one of the most beautiful ever seen in Italy. A riot of colors, brilliant mosaics, bas-reliefs and meticulous details that we have found only in the most beautiful churches in Palermo.
The architect of the facade of the Cathedral of Orvieto was Lorenzo Maitani but until 1500 various artists followed one another who took care of completing it, remaining faithful to the master builder's project.
The facade is made up of two main orders and a third placed at the height of the lateral cusps.
The lower part, which serves as a base for raising the 4 pillars, is full of bas-reliefs depicting scenes from the Old and New Testaments and the Last Judgment. Above the marble decorations stand out 4 bronze statues representing the evangelists in animal form. 🇮🇹❤👏👋
Grazie: Complimenti a📷@instagram.com/nicola_tumino 💚🤍❤️
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Albero di Iesse, cappella degli Illustrissimi, Duomo di Napoli, 1315 c., Napoli, Campania, Italy (foto di Maurizio Goretti)
Lello da Orvieto pittore italiano (Orvieto, ... – ...; fl. 1315-1340) è stato un pittore e mosaicista italiano, attivo tra Napoli e il Lazio nella prima metà del XIV secolo.
A Napoli, nel solco di uno schietto cavallinismo, secondo la maggior parte della critica, Lello eseguì il dipinto murale con l'Albero di Jesse nel duomo (cappella degli Illustrissimi, già di S. Paolo), commissionato dall'arcivescovo Umberto d'Ormont tra il 1314 (conclusione dei lavori di ampliamento della chiesa) e il 1320 (data di morte del prelato).
biografia:
-sua formazione, avvenuta senza dubbio nell'orbita cavalliniana.
-lo stile di Lello da Orvieto è caratterizzato da un colore compatto, mai squillante, che conferisce alle figure l'impressione di viva plasticità
-a Napoli, dove è attestato intorno all'inizio del quinto decennio nell'affresco dinastico in S. Chiara - in cui si palesa chiaramente l'influsso giottesco - raffigurante il Redentore in trono
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Lello è menzionato nel mosaico della Cattedrale di Santa Maria Assunta a Napoli, raffigurante la Madonna in trono tra i santi Gennaro e Restituta datato 1322 (o 1313) e firmato Lellus de Urb(evetere).
Gli vengono attribuiti anche gli affreschi:
Albero di Iesse, nella cappella degli Illustrissimi nel Duomo di Napoli, 1315 c.
Redentore e santi, nella sala capitolare delle Clarisse nel complesso di Santa Chiara a Napoli, 1320-1340 c.
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Non si conoscono la data e il luogo di nascita di questo pittore e mosaicista, attivo tra Napoli e il Lazio nella prima metà del XIV secolo. La prova della sua esistenza e i suoi stessi dati anagrafici sono forniti solo dalla frammentaria sottoscrizione che corre lungo il margine inferiore del mosaico con S. Maria del Principioin trono tra i ss. Gennaro e Restituta in S. Restituta a Napoli, datato 1322, la cui decifrazione è stata ed è piuttosto controversa. All'ipotesi di Rolfs, che propendeva per un'improbabile origine veneta dell'artista, e alla ormai tradizionale interpretazione proposta da Bologna (1969, p. 129) il quale, leggendo "de Urbev" parte della firma, voleva Lello nativo di Orvieto, se ne affianca un'altra secondo la quale quello stesso brano potrebbe essere inteso più verosimilmente come "de Urbe", recuperando così l'origine romana di Lello., già avanzata da Morisani, e l'ambito della sua formazione, avvenuta senza dubbio nell'orbita cavalliniana. Intorno alla personalità dell'artista, ricostruita da Bologna (1969) e arricchita successivamente da altri contributi, è stato riunito, grazie ai soli confronti stilistici, un catalogo di opere, soggetto a continue variazioni attributive. Gli inizi della carriera artistica di Lello sono stati rintracciati ipoteticamente in un altarolo portatile del Museo Correr di Venezia (ibid.; critico, Boskovits, 1983) e proprio a Roma, ma ancora con dubbio, nella rovinata Dormitio Virginis di S. Saba; quest'opera mostra alcuni stilemi tipici dell'artista, ritrovabili in opere napoletane, nonostante il pessimo stato di conservazione suggerisca cautela nella valutazione (Romano, 1992, p. 113). Si è ipotizzato che Lello fosse nella città partenopea già dal 1314: ciò tuttavia sulla base dell'ipotesi di una sua origine orvietana e della generica documentazione attestante come Ramo di Paganello si procacciasse maestranze di mosaicisti a Orvieto per la corte angioina. A Napoli, nel solco di uno schietto cavallinismo, secondo la maggior parte della critica, Lello eseguì il dipinto murale con l'Albero di Jesse nel duomo (cappella degli Illustrissimi, già di S. Paolo), commissionato dall'arcivescovo Umberto d'Ormont tra il 1314 (conclusione dei lavori di ampliamento della chiesa) e il 1320 (data di morte del prelato). Nella Madonna già Centurione Scotto (oggi Bergamo, Galleria Lorenzelli), volta nella direzione di un recupero della cristianità dei primi tempi, si è individuata un'altra opera del pittore, identificata con la tavola della Vergine per l'altare della cappella di patronato dell'arcivescovo, in duomo (Leone de Castris, Arte di corte…, p. 267; Bologna, 1988). Diversi brani pittorici di S. Maria Donnaregina Vecchia (in controfacciata, lungo la navata, sull'arco absidale e nel coro), eseguiti entro il secondo decennio del XIV secolo, sono risultati accostabili ad alcune figure dell'Albero di Jesse: si è proposta così una strettissima somiglianza di mano, ma non l'identificazione con il "discusso" Lello (Paone); alla stessa maestranza, ove può riconoscersi perlomeno l'individualità di un maestro, sono stati attribuiti gli Apostoli seduti con lo strumento del martirio e il libro, dipinti nell'area superstite dell'antica basilica di S. Restituta (parete adiacente all'ingresso del battistero) e le miniature di alcuni manoscritti, quali quelli prodotti nello scriptorium dell'abbazia di Cava (Cava de' Tirreni, Biblioteca dell'abbazia, Mss., 25-26, del 1320 circa; Londra, British Museum, Add. Mss., 31032, collocabile tra il 1323 e il 1325: Paone). Nel catalogo dell'artista è stato inserito anche il Ritratto di Umberto d'Ormont (Napoli, arcivescovato), che portava la data 1320 (attribuito a Cavallini da Boskovits, 1983, p. 308, e da Tartuferi, pp. 44, 47). Un'autografia lelliana è stata inoltre ipotizzata nelle parti più antiche del mosaico del catino absidale di sinistra del duomo di Salerno, dove è rappresentata una Gloria di angeli (Leone de Castris, Arte di corte…, p. 270 n. 6).
Secondo la ricostruzione critica del corpus delle opere, con l'avanzare del terzo decennio Lello dovette lasciare Napoli per recarsi in terra pontificia. Nel 1324 si trovava ad Anagni, dove, nella cripta del duomo, eseguiva il murale con S. Pietro d'Anagni fra due sante e l'anno successivo la tavola della Madonna del presbitero Raynaldo, raffigurato ai piedi della Vergine con il Bambino (oggi nel Museo della cattedrale). L'attribuzione al Lello dei due dipinti anagnini, accolta dalla maggior parte degli studiosi (Bologna, 1969; Leone de Castris, Arte di corte…, p. 267; Musella Guida; Romano, 1989, p. 251; Id., 1992, pp. 114, 169 s.; Tomei, 1996, p. 27), è stata da altri negata a favore di un'autografia cavalliniana (Boskovits, 1979; Id., 1983, p. 311; Tartuferi). A Roma Lello potrebbe aver eseguito, a partire dal 1325, i mosaici della facciata di S. Paolo fuori le Mura (Gandolfo, p. 335; Romano, 1992, p. 114; ma si vedano le obiezioni avanzate da Tomei, 2000, p. 142), ora molto restaurati, ricollocati sul retro dell'arco di Galla Placidia e sull'arco absidale della basilica. Probabilmente in quel torno di anni Lello poté realizzare le Storie di s. Benedetto in S. Agnese fuori le Mura (staccate e conservate, ridotte in pannelli, presso la Pinacoteca Vaticana), con l'aiuto di qualche collaboratore (Romano, 1989, p. 251; Strinati, 2000, p. 159). La sua attività romana è ancora individuabile nelle piccole tavole di schietto gusto angioino con S. Ludovico di Tolosa e S. Antonio Abate in S. Francesco a Ripa, nella cella del santo. Lo stile di Lello, caratterizzato da un colore compatto, mai squillante, che conferisce alle figure l'impressione di viva plasticità, è stato rintracciato inoltre nel mal conservato brano pittorico rappresentante la Crocifissione nella chiesa di S. Biagio a Tivoli (distaccato dalle pareti durante i restauri del 1887 e oggi collocato nel retrocoro: Romano, 1989, p. 251; Id., 1992, pp. 174 s.). Sembra dunque che, a partire dal 1324 circa e per i successivi anni, Lello abbia lavorato in territorio laziale, per poi far ritorno a Napoli, dove è attestato intorno all'inizio del quinto decennio nell'affresco dinastico in S. Chiara - in cui si palesa chiaramente l'influsso giottesco - raffigurante il Redentore in trono affiancato da un lato dalla Vergine, ai cui piedi sono Roberto d'Angiò e il figlio Carlo duca di Calabria (Bologna, 1969), da s. Ludovico di Tolosa e da s. Chiara, e dall'altro da s. Giovanni Evangelista, ai cui piedi appaiono la regina Sancia e la principessa Giovanna, da s. Francesco e da s. Antonio. L'identificazione di Carlo duca di Calabria, morto nel 1328, è stata messa in discussione; e sembra più plausibile la proposta di riconoscere nel personaggio inginocchiato presso la Vergine Andrea d'Ungheria, sposo di Giovanna, la quale appare con la corona, che non compare sul capo del consorte, a ribadire la sua sovranità e a protezione dalle pretese del marito. Andrea e Giovanna si sposarono nel 1342, anno in cui potrebbe essere stato eseguito il dipinto (Abbate, p. 37). Non è noto quando Lello morì: il problematico catalogo delle sue opere, al momento basato - come si è detto - unicamente sui dati stilistici, non oltrepassa il quinto decennio del secolo.
#Lello da Orvieto#lellodaorvieto#gotico#pittura#affresco#arte#1300#medioevale#napoli#italy#biografie#biolellodaorvieto#campania
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Lezione del 19/05/2020
AUTORE: Arnolfo di Cambio e Lorenzo Maitani
NOME: Basilica Cattedrale di Santa Maria Assunta
DATA: 1290-1251
LUOGO: Orvieto
CONTESTO ORIGINALE: La chiesa fu costruita per volere di Papa Niccolò IV.
SCELTE TECNICHE E STILISTICHE: La facciata è decorata da 6 cuspidi e robusti contrafforti trasformati poi in guglie slanciate e sezioni mosaicate. All'interno dell'edificio vi è un utilizzo meno massiccio dell'arco a tutto sesto, rispetto agli stilemi gotici. La pianta infatti, di forma longitudinale, è coperta da capriate in legno.
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DUOMO DI ORVIETO
Nome🌹: Basilica Cattedrale di Santa Maria Assunta
Data🌹: 1290-1591
Luogo🌹: Orvieto
Autore🌹: Arnolfo di Cambio e Lorenzo Maitani
Contesto originale🌹: La costruzione della Chiesa fu avviata nel 1290 per volere del papa Niccolò IV. I lavori si protassero per moltissimo tempo, poiché negli anni si succedettero tanti diverso architetti.
Scelte stilistiche🌹: La facciata del Duomo di Orvieto si presenta armoniosa ed equilibrata: ha quattro contrafforti verticali a fasci, terminanti ciascuno con una guglia e dividono la facciata in tre settori. Ha uno schema molto semplice, con sei grandi cuspidi sistemati con ordine geometrico, i robusti contrafforti trasformati in guglie slanciate. Abbiamo anche la presenza di un rosone a opera di Andrea di Cione che realizzò anche le due cuspidi laterali che si trovano alla stessa altezza. I mosaici sono realizzati sia nel XIV secolo che nel XV e anche nel XVI secolo. Inoltre abbiamo quattro statue di bronzo che simboleggiano i quattro evangelisti. La pianta è di tipo basilicale: il corpo longitudinale ha tre navate ampie e luminose, coperte da un soffitto di capriate di legno
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Lello da Orvieto, Albero di Jesse (1315-20), Cappella degli Illustrissimi, Cattedrale di Santa Maria Assunta, Napoli.
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