#catalogo scientifico
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storiearcheostorie · 2 months ago
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Libri / Collezione Strada, presentato al Museo Archeologico della Lomellina il catalogo scientifico dei materiali (presto anche in Open Access)
Libri / Collezione Strada, presentato al Museo Archeologico della Lomellina il catalogo scientifico dei materiali (presto anche in Open Access)
Redazione Ieri, sabato 16 novembre, al Museo Archeologico nazionale della Lomellina di Vigevano (Pavia) Rosario Maria Anzalone, archeologo e direttore regionale Musei nazionali Lombardia, ha presentato il catalogo scientifico della Collezione Strada, edito per i tipi di SAP Società Archeologica s.r.l. Il volume, curato da Rosanina Invernizzi, già direttrice del Museo che dal 2023 conserva ed…
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diceriadelluntore · 11 months ago
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Storia Di Musica #315 - Blackfoot, Strikes, 1979
Per le Storie di Marzo ho individuato un metodo scientifico infallibile per scegliere la tematica che legherà i dischi di questo mese: ho preso a caso con gli occhi chiusi, un bottone nella scatola in cui tengo quelli di riserve, e ho pescato un bottone nero. Di per sè, il colore nero poteva aprire una infinità di opzioni, ma seguendo il principio della scoperta, in questo 2024, di band dimenticate, ho optato per dischi di band che hanno "nero" nel nome. Tralasciando le scelte più ovvie, il viaggio musicale marzolino inizia nella Florida di fine anni Sessanta, quando stava per prendere il volo il Southern Rock. Siamo a Jacksonville, capitale dello stile, e come molti stavano facendo in quei mesi, dei giovani mettono su una rock band: Rickey Medlocke (batteria, voce) e Greg T. Walker (basso) incontrano il newyorkese Charlie Hargrett (chitarra) e danno vita al gruppo Fresh Garbage Band con Ron Sciabarasi alle tastiere. Da qui inizia una serie infinita di cambi di formazione intorno ai primi tre che seguirà per decenni il destino dei nostri: infatti il primo a lasciare è Sciabarasi, si aggiungono altri musicisti provenienti da un'altra band, i Tangerine, cambiano nome in Hammer e con questa formazione per 6 mesi sono la resident band del più popolare topless club di Gainsville, in Florida, il Dub's. Provano ad andare a New York, e lì si accorgono che esiste già una più affermata band con lo stesso nome, quindi decidono di chiamarsi Blackfoot, in omaggio al popolo dei Nativi americani, dato che Jakson Spires, entrato dai Tangerine, è parte Cherokee, Medlocke parte Sioux, e Walker parte Creek. Ma la loro strada è ancora lunga: la band si scioglie diverse volte, alcuni di loro vanno a suonare con i Lynyrd Skynyrd (Medlocke e Walker, per alcuni mesi nel 1971, uscirà solo nel 1978, dopo l'incidente aereo che colpì il leggendario gruppo, il materiale registrato in quel frangente), si trasferiscono in New Jersey, dove con una formazione stabile registrano delle canzoni, che dopo varie peripezie nel 1975 vengono pubblicate dalla Island, che cercava nel proprio catalogo un gruppo Southern Rock, con il titolo No Reservation, e nel 1976 Flying High, stavolta per la Epic: sono due dischi di southern rock che non lasciano il segno e sopratutto non vendono quasi nulla. La band è sempre in fermento, e passano 3 anni (tra scioglimenti, defezioni per problemi alle corde vocali, dissidi) quando passano alla Atco, che suggerisce loro un approccio diverso alla scrittura. Ne esce fuori il disco di oggi, Strikes (1979), con il cobra sfocato in copertina, che li fa conoscere, dopo dieci anni, al grande pubblico. Merito è di una formazione finalmente definita (almeno per il momento) composta da Rickey Medlocke, Charlie Hargrett (chitarra ritmica), Greg T. Walker (basso) e Jakson Spires (batteria) ed una scaletta che alterna pezzi propri, tra cui i loro due maggior successi, e una scelta azzeccatissima di cover, suonate in maniera originale rispetto alle versioni degli autori. Il suono è più hard o AOR (che sta per adult oriented rock, il genere che maggiormente passavano le radio), e ha una sua natura interessante, per quanto costruita nei canoni del genere senza tante innovazioni.
Mi piace molto la scelta delle cover: I Got A Line On You fu un grande successo dei favolosi Spirit di Randy California, band mitica del rock Californiano del decennio precedente, e qui viene resa più groovy e tosta rispetto all'originale; Pay My Dues fu un successo dei Blues Image, altra band della Florida, di appena qualche anno prima dei nostri, che fu uno dei pochi esempi non californiani di rivisitazione del blues, alla maniera "europea", e che come i Blackfoot era famosa come resident band, non di un topless bar, ma di un famoso locale di Miami, il Thee Image, aperto alla sperimentazione; Wishing Well fu invece un successo dei Free, la band inglese di Paul Rodgers che prima di sciogliersi (lui andrà ai Bad Company) scrisse questa hit. Di tutte e tre, i Blackfoot ne fanno una versione particolare, dove i cambiamenti seppur minimi sono quelli incisivi, regalando alle nuove versione un vestito particolare e riconducibile al loro nuovo stile. Tra gli autografi, segnalo le loro due canzoni più famose: Train Train, scritta dal nonno di Rickey Medlocke, Shorty, che diventerà una hit anche per Dolly Parton e per un'altra band dell'heavy metal, i Warrant. Ma la loro canzone simbolo è Highway Song: oltre 7 minuti spericolati, dalla costruzione epica e imperiosa e che finiscono con sensazionali duelli di assoli alla chitarra, con all'inizio anche belle melodie vocali, canzone che è un grande omaggio all'epopea dei gruppi che dalla Florida hanno messo mattoni importanti all'edificio della Storia del Rock. Il successo arriva, quasi inaspettato, e la band fa da spalla a grandi nomi in tour nel 1979 negli Stati Uniti: fondamentale per loro quello in apertura ai The Who. La band cavalca l'onda e in due anni sforna altri due dischi niente male, Tomcattin (1980, con una Pantera in copertina) e Marauder (con un falco, 1981) e fa due tour seguitissimi. Qui però finisce la loro fortuna: l'arrivo, come uno tsunami, dell'estetica MTV li taglia fuori: il rock del sud è visto come un genere passato e addirittura la ATCO non accettò il loro disco che sarebbe dovuto uscire nel 1984, Vertical Smiles. La band conseguentemente va in crisi e si scioglie per l'ennesima volta. Va detto che non saprei nemmeno contare i vari avvicendamenti, ma considerando che tentano una reunion prima nel 1990 (pubblicando un nuovo disco, Medicine Man) e poi addirittura nel 2004 e nel 2021 sono sicuro che nelle varie formazioni hanno girato almeno 40 musicisti diversi, a dimostrazione di una voglia di musica francamente ammirevole.
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blogexperiences · 2 months ago
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Collezione Archeologica Strada | Presentato oggi il Catalogo dei Materiali 
Sabato 16 novembre alle ore 15 al Museo Archeologico nazionale della Lomellina di Vigevano Rosario Maria Anzalone, archeologo e direttore regionale Musei nazionali Lombardia, ha presentato il catalogo scientifico della Collezione Strada, edito per i tipi di SAP Società Archeologica s.r.l. LA COLLEZIONE ARCHEOLOGICA STRADACATALOGO DEI MATERIALI Il volume, curato da Rosanina Invernizzi, già…
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micro961 · 4 months ago
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Angelo Iannelli: “DAG”
Il 20 settembre arriva in radio il nuovo singolo del cantautore romano, secondo estratto dall’ album “Vicini margini”
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“DAG” è il secondo singolo estratto da “Vicini margini”, il nuovo album del cantautore romano Angelo Iannelli. Questo brano, ricco di suggestioni e dall’andamento nostalgico, racconta emozioni di vita vissuta. 
La canzone narra la ricerca di se stesso da parte dell’Io narrante, raffigurando la solitudine in cui la mancanza di calore è rappresentata da una sigaretta che brucia, l’unica “cosa accesa” che ha accanto.
“DAG” è un viaggio emotivo che invita l’ascoltatore a riflettere sulle proprie esperienze e a trovare un senso di connessione in un mondo spesso desolato. 
Il testo del brano è dello stesso Iannelli, mentre la musica è stata scritta a quattro mani con Riccardo Corso. 
Il singolo è stato arrangiato, suonato e mixato da Alessandro e Francesco Cosentino (Fratelli Cosentino), poi masterizzato in analogico da Riccardo Parenti presso l’Elephant Mastering. Il video che accompagna la canzone, diretto e montato da Iannelli, è stato girato in una desolata Roma notturna.
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DICONO DEL SUO DISCO
«Morbido, malinconico anche dentro dinamiche più presenti, antico ma non vecchio.» RaroPiù
«Un disco da leggere, un disco che cerca di condurmi in quei “margini” che sono i limiti che definiscono lo spazio tra la nostra zona di comfort e il resto del mondo. E la voce di Iannelli ci tiene spesso ad emancipare questo stato di quiete e cerca non solo la pacata ragione ma anche l’irruente tempismo di un istinto.» Bravo On Line
«Si percepisce la dimestichezza di un cantautore che sa cogliere i segni dietro ai quali si celano emozioni e sentimenti, del resto non a caso è anche uno scrittore che ha affinato la sensibilità di chi coglie e trasmette a chi ascolta o legge il suo “sentire”.» Musica Mag
«Angelo Iannelli è sempre a due passi dal confine, come una sfida ma anche come un bisogno per guardare tutto. “Vicini margini” sembra potente nella sua semplicità. Di sicuro non è un disco per far scivolare il tempo» Mondo Spettacol
Angelo Iannelli vive a Roma da quando è piccolo. Cantautore, scrittore, attore, nonché autore teatrale e cinematografico è una figura poliedrica nel mondo artistico contemporaneo. 
Autore del testo dello spettacolo teatrale “Dalla notte del mito all’Eneide, nei luoghi e nei tempi di Virgilio”, interpretato insieme a Michele Placido e Alessandro Haber, ha recitato in numerose serie tv, tra cui “Squadra antimafia”, “R.I.S.”, “L’onore e il rispetto”, “Che Dio ci aiuti” e “Il clandestino” (2024).
Ha pubblicato il romanzo “Bar Binario” (Aracne editrice, 2016), il saggio scientifico “L’Io diviso. Dai medici-filosofi alla letteratura, al teatro e al cinema del Novecento” (Aracne, 2013) – presente nel catalogo di alcune tra le più prestigiose Università e biblioteche internazionali (Sorbonne Université, Harvard, Princeton, Library of Congress, New York University) – e il saggio “Il Metodo V.D.A.M. Una pedagogia attorica” (2023).
È autore del documentario “Intervista a Carlo Merlo, il maestro delle Star” – in cui sono approfonditi i più importanti metodi contemporanei di recitazione – e di diversi cortometraggi indipendenti di cui ha curato la sceneggiatura e la regia.
Nel 2016 è uscito il suo primo album musicale, “Il cannocchiale”, seguito da numerosi singoli tra i quali “Il bambino di Aleppo”, “Comico dell’arte”, “GPB”, “Poema vocale”, “Malbene”, “Così scappi da te” e “Come a Hollywood” (2023). 
Ha collaborato, tra gli altri, con l’illustratore, animatore e regista Michele Bernardi (Colapesce, Vasco Brondi/Le luci della centrale elettrica, Tre allegri ragazzi morti), che ha realizzato il videoclip de “Il bambino di Aleppo”, con Alessandro Canini (Venditti, De Gregori), con Riccardo Corso (Cristicchi) e con i Fratelli Cosentino (Ariete, Franco 126).
Dei brani di Iannelli hanno parlato, mediante recensioni, interviste, live in diretta e brani in rotazione: RAI Isoradio, RAI Sport radio, Tgcom24, Mediaset Infinity, Radio Lattemiele, Il giornale, La Repubblica, Il messaggero, Leggo, TGR Lazio e diverse altre testate.
Attualmente insegna Lettere in una scuola superiore di Roma ed è Docente di discipline cinematografiche nell’ambito del “Piano Nazionale Cinema”.
Il 10 maggio 2024 esce in radio “Elettronica”, singolo estratto dal suo nuovo album “Vicini Margini”, pubblicato il 24 maggio dello stesso anno per Matilde Dischi / Artist First. Il 20 settembre 2024 esce in radio “DAG”, secondo singolo estratto dal disco.
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usmaradiomagazine · 1 year ago
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𝑳𝒂 𝑩𝒊𝒃𝒍𝒊𝒐𝒕𝒆𝒄𝒂 𝒅𝒆𝒍 𝑪𝒐𝒏𝒕𝒆 - spreaker.com/show/la-biblioteca-del-conte un programma di Adriano Ercolani
𝐀𝐥𝐞𝐬𝐬𝐚𝐧𝐝𝐫𝐨 𝐎𝐫𝐥𝐚𝐧𝐝𝐢, 𝐮𝐧𝐚 𝐦𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐫𝐢𝐧𝐚𝐬𝐜𝐢𝐦𝐞𝐧𝐭𝐚𝐥𝐞 𝐜𝐨𝐧𝐭𝐞𝐦𝐩𝐨𝐫𝐚𝐧𝐞𝐚 🎧 ASCOLTA
In questa nuova puntata de "La Biblioteca del Conte" Adriano Ercolani ci offre un ritratto di Alessandro Orlandi, in occasione dei suoi 70 anni.
Orlandi è una mente rinascimentale contemporanea: è matematico, collaboratore scientifico del C.N.R., museologo, fondatore e curatore per vent'anni dell'ex Museo Kircheriano, saggista, esperto di tradizioni ermetiche, editore, compositore e musicista. Ha pubblicato "La Fonte e il Cuore – Cristianesimo e Iniziazione" con Alberto Camici, (Appunti di Viaggio 1998), "Le Sette teste del Drago, favola alchemica ispirata ai Misteri di Mitra" (Irradiazioni, 2007), "Dioniso nei frammenti dello specchio" (Mimesis, 2007), "L'Oro di Saturno" (Mimesis, 2010). Per Stamperia del Valentino ha pubblicato negli ultimi anni: "I due volti del tempo", "Genius Familiaris, Genius Loci, Eggregori e Forme Pensiero", "Le costellazioni dello Zodiaco in Alchimia", "Cielo interiore e guarigione" (proprio con Adriano Ercolani e Stefano Riccesi", "Lampi di Tenebra. Manifestazioni del Kali Yuga nel mondo moderno". Come compositore e musicista è leader e front man del gruppo Saturn's Children, il cui video "In a Tamasic World" ha vinto oltre cento premi internazionali.
Dal 2007, inoltre, Orlandi è fondatore della casa editrice La Lepre, che vanta un catalogo di decine e decine di pubblicazioni, tra romanzi, saggi e testimonianze biografiche, nell'ambito dell'esoterismo e della ricerca spirituale.
Buon ascolto!
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gaetaniu · 1 year ago
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I primi risultati scientifici della Galaxy Cruise
Figura 1: Galaxy Cruise, il primo progetto giapponese di citizen science per l’astronomia, salpato nel novembre 2019. L’obiettivo è quello di capire perché le galassie presentano i vari colori e forme che vediamo oggi. La prima stagione di Galaxy Cruise è durata fino ad aprile 2022. È stato pubblicato il primo articolo scientifico basato sul catalogo della morfologia delle galassie, contenente…
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personal-reporter · 1 year ago
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Libri da regalare a Natale
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Scegliere libri da regalare a Natale è un modo per dimostrare affetto sincero. I libri sono un regalo davvero ‘pensato’ e sentito. Quando si deve scegliere un libro da regalare bisogna valutare 3 cose che, fuse tra loro, diventano il dono perfetto per veicolare un messaggio e un sentimento. Di quali cose sto parlando? - Il gusto di chi regala il libro: non so voi, ma io non riesco a regalare un libro che non mi piace. Ogni volta che devo scegliere un libro da regalare lo faccio col brivido dell’attesa di scoprire se sarà gradito e quali emozioni riuscirà a suscitare. - Il gusto di chi riceve il libro: evitate di comprare l’ultimo best seller il libreria senza nemmeno guardare di cosa parla! Rischiereste di regalare un fantasy ad un amante del verismo o un libro horror alla zia ipersensibile e appassionata di storie d’amore. Donare un libro significa dire “queste parole mi hanno fatto pensare a te”, che poi si traduce in ho pensato a te perché ti voglio bene o, comunque, sei una persona per me cara. - Il messaggio del libro: in un periodo in cui le cose vanno tutte storte, scegliere di regalare un libro positivo e dal lieto fine certo potrebbe essere un modo per donare speranza. Ci sono libri in grado di scaldare anche il cuore più triste. Ma non solo! Pensate a quanto sarebbe felice di ricevere un libro tematico chi ha un hobby o un interesse molto specifico. Ci sono libri di moda con la storia dei grandi brand come Chanel o Prada, libri di arte, libri con le collezioni degli orologi di lusso, libri sul giardinaggio… Ad ognuno il suo! Quali libri regalare a Natale? Per chi ama leggere ricevere un libro per Natale è sempre una gioia. La scoperta, il dono, la possibilità di approfittare del periodo natalizio per tuffarsi nella lettura in compagnia di un buon thè caldo e una fetta di panettone… Si crea un’atmosfera davvero magica! Se anche tu vuoi essere l’artefice di un dono così speciale ma, purtroppo, non sei un avido lettore e non sai da che parte iniziare, ascolta i nostri consigli. Vedrai, non te ne pentirai! Libri da regalare a zia, mamma o nonna Vuoi regalare un libro ad una donna amante della cucina e della casa? Punta su due grandi novità da regalare a Natale in catalogo su librerie coop: La scienza delle pulizie. La chimica del detersivo e della candeggina, e le bufale sul bicarbonato Dario Bressanini ci svela tutti i segreti che si nascondono dietro detergenti in commercio o fai da te; il tutto con un approccio rigorosamente scientifico! Come risparmiare energia e impattare meno sull’ambiente? Quali sono i metodi realmente efficaci per pulire o disinfettare? Quali le bufale rifilate dalle pubblicità o dal passaparola? Ci spiega tutto Bressanini. E se, invece, dovete regalare un libro ad un’amante della cucina non vi resta che scegliere… Benvenuti in casa mia! Tante ricette facili e consigli semplici per risparmiare in cucina e in casa L’ultimo libro di Benedetta Rossi sarà sicuramente un omaggio gradito per tutti coloro che amano cimentarsi in stuzzicanti antipasti, primi piatti golosi, gustosi secondi e accattivanti dolci. In questo libro troverete tantissime ricette veloci, l’ideale per chi ama mangiare bene anche se è sempre di fretta. Libri da regalare a papà, zio o nonno Fare un bel regalo ad un uomo non è mai facile ma, con un buon libro non si sbaglia mai. Che ne dite dell’ultimo di Donato Carrisi? Beh, l’autore italiano è una vera e propria garanzia! La casa delle luci In La casa delle luci di Donato Carrisi troverete un mistero da svelare, un passato da dipanare e un futuro da costruire. Toglie il fiato e lascia incollati alle pagine fin da subito, fin dal momento in cui viene introdotta la piccola Eva, che vive sempre sola, in una grande casa. Certo, c’è il suo amico immaginario ma… è un aiuto o cela un pericolo? Mussolini il capobanda. Perché dovremmo vergognarci del fascismo Per gli amanti della storia, delle strategie e delle grandi battaglie sarà sicuramente un dono gradito. È l’ultimo romanzo di Aldo Cazzullo che ci racconta la storia di Mussolini. Inizia così… «Cent'anni fa, in questi stessi giorni, la nostra patria cadeva nelle mani di una banda di delinquenti, guidata da un uomo spietato e cattivo. Un uomo capace di tutto; persino di far chiudere e morire in manicomio il proprio figlio, e la donna che l'aveva messo al mondo». Con un libro denso e avvincente si vuole veicolare un concetto che fa riflettere e che spesso viene considerato con troppa superficialità: non tutti gli italiani sono stati fascisti e, secondo l’autore, l’antifascismo dovrebbe essere un valore comune a tutti. E tu, che libro leggerai a Natale? Read the full article
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maddalenafragnito · 1 year ago
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MODULO ARTI | MASTER STUDI E POLITICHE DI GENERE 2023 unruly bodies / corpi insorgenti — coreografie politiche
dal 13 al 17 settembre, coordinato da Ilenia Caleo e Maddalena Fragnito
Quali sono, di cosa parlano i corpi che insorgono oggi? Gli ultimi anni sono caratterizzati da una dinamica intermittente di presenza di corpi insorgenti nello spazio pubblico, con intensità estreme – dalle insurrezioni e le rivolte attorno al 2019 alla scomparsa dei corpi durante il Covid e insieme l’emersione di lotte/presa di parola di soggetti altrimenti invisibilizzati (lavorat* logistica, cura, badanti, riders…), e di nuovo alle insorgenze dell’ultimo anno. Quali nuove pratiche, linguaggi e strategie possiamo mappare osservando questi corpi nello spazio pubblico? Quali gesti sono emersi? Come corpo e azione si fanno discorso? Cosa comporta mettere politicamente in scena i corpi? 
Metodologia: abbiamo proposto alle* docenti che interverranno una piccola pratica: portare un catalogo di immagini e partire da quelle, per costruire insieme un catalogo comune, delle sequenze.
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PROGRAMMA  Giornata 1 – Mercoledì 13 settembre 2023 @Pelanda Teatro 2 ore 14:30 > 17:00 Ilenia Caleo + Maddalena Fragnito  
Federica Castelli | Ricercatrice in Filosofia Politica presso l’Università Roma Tre. Si occupa di femminismi, città, studi urbani. È autrice di Corpi in Rivolta. Spazi urbani, conflitti e nuove forme della politica (Mimesis, Milano 2015), Lo spazio pubblico (Ediesse 2019), Comunarde. Storie di donne sulle barricate (Armillaria 2021) e Bruci la città. Generi, transfemminismi e spazio urbano (con G. Bonu Rosenkranz e S. Olcuire, 2023). 
Giornata 2 — Giovedì 14 settembre @Pelanda Teatro 2 ore 14:30 > 17:00 Maria Edgarda Marcucci | Scrittrice, traduttrice, attivista. Dal 2011 è attiva in diversi movimenti sociali; tra il 2017 e il 2018 si è unita alle Ypj, unità combattenti femminili fondate nel 2013 in Rojava (Kurdistan). Ha pubblicato Rabbia proteggimi (Rizzoli).
Judith Revel (da confermare) | Professoressa di Filosofia contemporanea e membro del laboratorio di ricerca Sophiapol presso l’Université Paris Ouest Nanterre La Défense. Membro del comitato scientifico del Centre Michel Foucault e dell’Institut mémoires de l’édition contemporaine, in italiano ha pubblicato: Foucault, le parole e i poteri. Dalla trasgressione letteraria alla resistenza politica (Roma 1996); Michel Foucault. Un’ontologia dell’attualità (Soveria Mannelli 2003); Fare moltitudine (Soveria Mannelli 2004).
Giornata 3 —- Venerdì 15 settembre 2023 @Carrozzerie NOT ore 14:30 > 17:00 Helena Silvestre | Scrittrice e studiosa afro-indigena nata nella periferia della regione metropolitana di San Paolo, militante delle lotte per la casa e il territorio. Ha fondato la Escuela feminista Abya Yala e la rivista Amazonas. Ha pubblicato Notas sobre a fome (Notas sobre el hambre), Cochichos de amor e outras alquimias (Susurros de amor y otras alquimias).
Giornata 4 —– Sabato 16 settembre 2023 @Teatro India Sala Oceano ore 10:00 > 13:00 Mackda Ghebremariam Tesfau’ | Dottoressa in Scinze sociali, docente a contratto presso Iuav Venezia, Stanford Florence e Fondazione UniverMantova. Fa parte del direttivo di Refugees Welcome, dell’associazione Razzismo Brutta Storia e resident curator presso Centrale Fies.
+ Esercizio / Un momento di laboratorio a gruppi, creare una sequenza di immagini, leggerle, dicarle collettivamente partendo da un archivio comune.
extra —– Domenica 17 settembre 2023 @Angelo Mai dalle ore 18:00  𝗟𝗼𝘂𝗶𝘀𝗮 𝗬𝗼𝘂𝘀𝗳𝗶 presenta il suo libro dialogando con 𝗜𝗹𝗲𝗻𝗶𝗮 𝗖𝗮𝗹𝗲𝗼 e 𝗠𝗮𝗱𝗱𝗮𝗹𝗲𝗻𝗮 𝗙𝗿𝗮𝗴𝗻𝗶𝘁𝗼, in convergenza con il Modulo Arti del Master in Studi e Politiche di Genere di Roma Tre. 𝙍𝙚𝙨𝙩𝙖𝙧𝙚 𝙗𝙖𝙧𝙗𝙖𝙧𝙞. 𝙄 𝙨𝙚𝙡𝙫𝙖𝙜𝙜𝙞 𝙖𝙡𝙡’𝙖𝙨𝙨𝙖𝙡𝙩𝙤 𝙙𝙚𝙡𝙡’𝙞𝙢𝙥𝙚𝙧𝙤, 𝘋𝘦𝘳𝘪𝘷𝘦 𝘈𝘱𝘱𝘳𝘰𝘥𝘪, 2023
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°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° MODULO ESPANSO Un formato allargato del Modulo oltre la settimana intensiva di settembre, che si attiva tramite collaborazioni con altre realtà che mettono a fuoco la relazione arti / pratiche femministe / politica / lavoro culturale. Momenti di incontro con artist^, laboratori pratici, discussioni e conversazioni aperte prima di tutto all^ partecipanti del Master.
18/20 settembre 2023, Museo della Civiltà
LA COLLEZIONE IN TUMULTO – PRATICHE DI AUTOCOSCIENZA–– Workshop di Adelita Husni Bey a cura di LOCALES (Sara Alberani, Marta Federici) in collaborazione con Museo delle Civiltà (If Body 2023)
All’interno del programma If Body, LOCALES presenta il workshop La Collezione in Tumulto – Pratiche di Autocoscienza, guidato dall’artista Adelita Husni Bey, secondo episodio di un percorso avviato nel 2022 nel contesto del programma Hidden Histories a cura di LOCALES. In continuità con l’esperienza del laboratorio precedente – focalizzato su discussioni e visite alle collezioni di provenienza coloniale conservate presso il Museo delle Civiltà, e su una riflessione volta ad analizzare come il museo possa interrogare se stesso in relazione al suo patrimonio – questo secondo appuntamento apre alla domanda: cosa succederebbe se il museo praticasse forme di autocoscienza?
18 settembre 2023, ore 20:00 Incontro informale e cena di presentazione del gruppo
19, 20 settembre, ore 11:00–13:30 e 15:00–17:30 Workshop presso Museo delle Civiltà
3 novembre, luogo da definire  
Segnali di avvertimento: immaginare tattiche di resistenza collettiva contro l’esaurimento –– Workshop a cura di Manual Labors
Il workshop fa parte di HALT! The Politics of Exhaustion and Extraction in the Contemporary Art Field, un progetto di ricerca che cerca di esplorare l’articolazione economica, psichica e culturale dell’esaurimento nel campo dell’arte contemporanea di Fabiola Fiocco.
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SPAZI @La Pelanda, Teatro 2 | Mattatoio, Piazza Orazio Giustiniani 4 (Testaccio) Roma  >> Per arrivare:  metro B / Piramide autobus da Termini: 75 / 170 tram 3
@Teatro India, Sala Oceano | Lungotevere Vittorio Gassman, 1, 00146 Roma RM – Entrata: ingresso artistx: via Luigi Pierantoni, 6 >> Per arrivare: fermata Piramide Metro B Stazione Ostiense (20 min. a piedi) / Stazione Trastevere (10 min. a piedi)
Carrozzerie NOT | Via Panfilo Castaldi 28, 00153 Roma
>> Per arrivare: 
metro B / Piramide
autobus da Termini: H / 170 
@Angelo Mai | Viale delle Terme di Caracalla, 55, 00153 Roma RM  >> Per arrivare:
Metro più vicina: B, fermata Circo Massimo
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firewalker · 4 years ago
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Di specie estinte e di come riportarle in vita. Oppure no.
Sono un grande appassionato di audiolibri, mi permettono di conoscere un’opera sfruttando momenti che normalmente non potrei dedicare alla lettura. Giorni fa cercavo qualcosa dai toni cupi, volevo un horror, ma Audible è colpevolmente povera di questo tipo di narrazione. Decido di sfogliare il catalogo cliccando sulle voci dei lettori, trovo Daniele Crasti, che ho conosciuto per Nevernight chronicles, un ciclo fantasy che consiglio a chiunque. Ricordo che mi piacque la sua interpretazione delle avventure di Mia Corvere e del suo gatto fatto d’ombra, Messer Cortese, così decido di vedere se ha letto qualcos’altro di interessante. Ed ecco che mi spunta davanti questo:
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La malinconia del mammut.
Conosco Massimo Sandal da anni, anche se solo virtualmente, è un biologo, ha due dottorati di ricerca e oggi fa il divulgatore scientifico dalla Germania. Trovato questo libro, ho deciso che l’horror poteva aspettare, avevo scelto. Lo stile è semplice, Massimo riesce a spiegare anche robe complicate con la dovuta precisione senza appesantire il discorso né essere troppo complicato, ma... man mano che mi addentravo nel libro, ho avuto l’impressione di aver comunque scelto un libro horror. L’argomento è l’estinzione: il prima di noi, il durante noi, il dopo noi. Un racconto terrificante, culminato in un epilogo senza via d’uscita per il nostro pianeta, capace di sconvolgermi come solo il miglior Stephen King ha potuto farlo. Con la differenza che qui, purtroppo, è tutto vero.
Mi ha anche fatto pensare. In un punto racconta l’ipotetica scena della morte dell’ultimo dodo sulla Terra, ripresa dalle parole del naturalista David Quammen (David Quammen, The Song of the Dodo, Simon & Schuster, New York 1996, p. 275.). Mi ha commosso, ma poi mi ha fatto pensare ad altre parti del libro. Massimo dice che abbiamo una sorta di sciovinismo tassonomico (i vertebrati valgono più degli altri esseri viventi) e che risulta difficile pensare all’estinzione come qualcosa di così importante, generalmente (già è difficile immaginare la morte, figuriamoci quanto sia difficile immaginare un processo che dura migliaia di anni e riguarda specie lontanissime da noi). Ed è vero: io non ero commosso perché quel dodo era l’ultimo della sua specie, lo ero perché era morto male, nel racconto di Quammen. E questo fatto, queste impostazioni mentali, sono un fatto naturale per la mente umana.
Siamo all’interno di una nuova estinzione di massa cominciata con la nascita dell’uomo e non ce ne rendiamo nemmeno conto, e chi se ne rende conto non ha alcun potere per cambiare le cose o far capire la questione a chi potrebbe avere un minimo di quel potere. Anche se, ovviamente... ma ha poi importanza la preservazione delle specie? Chiedetelo a Massimo, perché il libro parla pure di questo.
Vorrei possedere questo libro in italiano, in latino, in greco antico, in gaelico, in inglese, in tedesco, in cinese, in russo, in giapponese, in coreano, in swahili, in spagnolo, in polacco, in rumeno, in greco moderno, in esperanto per riempirci un’intera libreria (non in francese, non mi piace il francese). Spero venga tradotto e diffuso ai quattro angoli del globo, perché questo Horror vacui deve essere conosciuto da tutti.
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crossroad1960 · 3 years ago
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Raccapricciante catalogo di menzogne nauseanti, senza alcun fondamento scientifico o riscontro anche solo statistico. Menzogne diffuse per terrorizzare la gente con calunnie e mistificazioni demenziali, che sarebbero ridicole tanto sono assurde, ma purtroppo qualcuno ci crede e finisce nella rete di questi talebani nazistalinisti che manipolano le menti deboli con la propaganda più faziosa.
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sangha-scaramuccia · 4 years ago
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Plexiglas, Religio & Buddhismo
È sempre misterioso vedere un uso politico o emotivo di quanto si scrive/legge e vedere come i secoli ci abbiano sollevato sopra una coltre di strati di plexiglas, sempre in aumento.  Tutti noi, sia chiaro, nessuno escluso, anche i narcisisti, sia quelli più evidentemente lanciati che quelli che si propongono dalla parte dei bottoni avendo un dottorato, con il relativo setting & aplombe.
Chi non legge con attenzione può non capire (capita a tutti) ma rifiuto convintamente ogni compassione ed equanimità alla page, in quanto è sempre meglio sfidare se stessi e gli altri fino a capire; il taoismo – inteso come ‘la spontaneità è tutto’- forse nemmeno viene dalla Cina ma da uno di quegli ultimi strati, probabilmente quello fra romanticismo ed esistenzialismo. La spontaneità buddhica deve essere politically correct già sul catalogo dei saldi?
Immaginiamo ora, strato su strato, questa pila di plexiglas che sta sotto di noi: - romanità – Paolo di Tarso - medioevo - crociate - distruzione dell’Ordine del Tempio - eliminazione di Frate Elia dall’Ordine Francescano - Alfonso X e Federico II che restaurano la cultura d’Occidente - Gutemberg - Paracelso - Giordano Bruno in Inghilterra - Rogo di Giordano Bruno - (facciamola breve) - illuminismo - romanticismo - esistenzialismo - scientismo - materialismo > marxismo > dittature > liberismo selvaggio> plutocrazie prima monetarie e poi sanitarie > stradominio delle multinazionali e tentativo di “riduzione a comparsa” degli stati sovrani + svendita all’impero cinese > Trump…
Sopra questi strati di plexiglas noi possiamo certamente diagnosticare e/o essere diagnosticati, perché no, queste sono sia necessità che possibili malattie (vedere i giochi transazionali come spiegati da E. Berne). Ma ribadisco il problema degli strati di plexiglas, altrimenti non ci si capisce.
Sopra a questi strati possiamo parlare di buddhismo quanto ci pare.  Ognuno si tenga la propria opinione, vorrei vedere!,  ma è che la mia opinione testé espressa non sarebbe così interessante se non venisse presa in considerazione la stratificazione storica dei plexiglas sovrapposti, dalla quale ogni convincimento umano viene. Perché non dovremo accorgerci del plexiglas e quindi non dovremmo capire la questione dello zen in quanto religione oppure tradizione e se no, al contrario, metodo (techne) fruibile da chiunque? Forse perché nello zen dovremmo fare a meno del pensiero (tranne quello riduzionista)?
Lo so, mi rendo conto, è troppa roba, si fa fatica e già ci sono i koan. Barocco = poco scientifico, quindi è quasi una lebbra l’episteme che non sia resa in stringa. Perché il Dharma dovrebbe essere scientifico? Oppure perché dovrebbe rispondere ad una lettura xxxxxxana della mente, del mondo e della malattia? O magari dover essere inscatolato in un tradizionalismo qualsiasi? Forse, voi due, non ce la farete ora a rispondermi. Io per averne una idea sono dovuto scomparire.
Ma quando sono ricomparso gli strati di plexiglas erano ancora lì, ma li vedevo.
Leo Reiyo
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diceriadelluntore · 10 months ago
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Farine
Ogni anno, quando ci sono gli sconti Adelphi (tra Fine Gennaio e Fine Febbraio), compro un libro che sta in una ormai ingiallita lista di titoli, alcuni irrecuperabili, altri fuori catalogo e altri non ancora presi per vari motivi (disponibilità, tempo, anche a volte economiche).
Tra questi c'era questo libro
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Nella presentazione sinottica di Adelphi, c'è scritto: Il libro che finalmente ci ha fatto capire che cosa vedessero gli antichi nel cielo.
Giorgio De Santillana è stato un fisico italiano, nato a Roma nel 1901, e costretto dalle leggi razziali a fuggire dal nostro Paese nel 1938 verso gli Stati Uniti. Lì insegnò a lungo al MIT di Boston, occupandosi soprattutto di Storia del Pensiero Scientifico.
E quando nel 1969 l'uomo sbarca sulla luna pubblica un saggio, insieme alla etnologa tedesca Hertha von Dechen, dal titolo suggestivo: Il Mulino Di Amleto. Saggio sul mito e sulla struttura del tempo.
La tesi di fondo degli autori è affascinante: la mitologia antica non è solo un racconto epico, ma è il modo in cui dei saggi arcani hanno trasmesso le loro idee e conoscenze sul cosmo e sulla misurazione del tempo. Un pensiero come quello antico non poteva che esprimere in termini mitici quelle che sono verità razionali, matematiche: in una parola, scientifiche. Per questo lo fa attraverso animali nei cieli, storie di Giganti, maghi, fiumi, oceani. Per dimostrare ciò, De Santillana e von Dechen si prodigano in un colossale, erudito e sorprendentemente ricco tesoro di miti, storie, brani che vanno dai miti Norreni a quelli Greci e Romani, da quelli babilonesi a quelli Indiani, dalla Cina fino ai miti Polinesiani e delle grandi civiltà sudamericane, alla ricerca di un fattore comune, una "tragedia cosmologica" che gli antichi erano stati capaci di individuare: la lenta ma inesorabile trasformazione del cielo delle stelle fisse causata dalla precessione degli equinozi. Questa capacità secondo gli autori era già presente in "arcaici saggi" circa 5 mila anni fa, e la saggezza del mito simbolico è stata una pratica che si è perpetuata almeno fino a Platone, secondo loro ultimo "discendente" di questi saggi astronomi.
Invito chiunque sia arrivato a leggere fino a qui a vedere i commenti che il libro ha sui siti sia di lettori che di vendita dei libri. Nella quasi totalità dei casi è considerato un libro capolavoro, un geniale saggio che scardina gli studi del settore, un classico di mitologia comparata.
Quello che invece ho sentito io è che, nonostante lo studio francamente gigantesco e ammirevole delle fonti (che farà aumentare la ingiallita lista di almeno una cinquina di raccolte di racconti mitologici) la tesi del libro (che è di 420 pagine, più 120 di Appendice e 100 di bibliografia) non solo non è dimostrata, ma non è affatto dimostrabile. Detto che è dal punto di vista filologico molto discutibile la qualità e la scelta delle traduzioni e gli autori che sono stati usati per rafforzare l'ipotesi di base, ci sono almeno tre punti storico-critici incontrovertibili:
non è mai stato dimostrato che la precessione degli equinozi sia stata scoperta prima di Ipparco, nel 127 A.C., cosa che invece il saggio pone almeno due millenni prima;
la divisione dello zodiaco in dodici segni da trenta gradi ciascuno, altro punto centrale di tutto il discorso astronomico del saggio, è quasi certamente una convenzione che inizia soltanto nel V secolo a.C. a Babilonia, e non ci sono a 60 anni di distanza dalla pubblicazione di questo libro ipotesi che sia stata architettata 3 mila anni prima;
l’ipotesi di un unico Ur-mito di migliaia di anni fa di natura astronomica è essa stessa un mito, nato nell’Ottocento e ormai improponibile in ambito accademico.
Credo sia la prima volta che parlo di un libro che, per quanto mi abbia stuzzicato e in molti punti anche provocato ammirazione, è davvero complicato, in molti punti intellegibile sotto la cascata infinita di citazioni in lingue più o meno morte, e di rimandi che molto spesso è palese fossero prese per i capelli, e niente affatto evidenti le corrispondenze. A tale riprova, va detto che il libro non uscì mai in ambito accademico, che di per sé non è un male, ma che alla fine è diventato il testo "culto" di un certo fanatismo occultista.
Non mi resta che spiegare il titolo. Amleto prima di essere il protagonista indimenticabile della tragedia di William Shakespeare, è stato uno dei miti fondativi delle popolazioni scandinave. Il racconto più bello è quello che fa Saxo Grammaticus nel De Gesta Danorum (XIII secolo), ma probabilmente si rifà a miti molto più antichi: infatti è possibile risalire da Amleth a Amblothæ, Amladhe ed Amlaighe fino alle saghe islandesi di Amlóði il quale, secondo quanto si racconta nel medievale discorso sull’arte scaldica, “fuori dall’orlo terrestre” possedeva un crudele “mulino di scogli”, mosso da nove fanciulle: per questo una delle kenning – le avviluppate metafore della lirica norrena – per significare il mare è Amlóða kvren, il mulino di Amleto.
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fashionbooksmilano · 5 years ago
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La tessitura del Bauhaus 1919/1933
nelle collezioni della Repubblica Democratica Tedesca
Elke Wolf
Marsilio Editore, Venezia 1985, 96 pagine, ISBN  978-8876930133
euro 90,00
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Catalogo di mostra, Pesaro, Palazzo Ducale, 3 agosto/15 settembre 1985. . . .  "I progetti furono elaborati in modo scientifico, l'oggetto d'uso fu analizzato e collaudato a fondo. Gli elementi base della progettazione - armatura, colore, materiale e possibilità del tessuto - furono analizzati in tutta la loro complessità. A seconda della stoffa si teneva quindi conto della sua resistenza, lavabilità, elasticità, permeabilità alla luce e tenuta dei colori. L'economia della produzione assuse in questo la massima importanza. Le stoffe del Bauhaus, i tessuti per ambienti, conquistarono un mercato che era già orientato verso la produzione di massa."
21/05/20
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micro961 · 8 months ago
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Angelo Iannelli: “Elettronica”
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In radio un nuovo singolo per l’artista romano d’adozione, estratto dal nuovo album “Vicini margini” previsto per la fine di maggio
«In un famoso film di Godard, “Fino all’ultimo respiro”, la protagonista Patricia, citando il libro “Le palme selvagge” di William Faulkner, domanda a Michel cosa sceglierebbe lui tra “il dolore” e “il nulla”. Lui risponde che sceglierebbe il nulla, perché “il dolore è idiota” e rappresenta “un compromesso”: “o tutto o niente”, aggiunge Michel. Da questa scena è scaturita una riflessione interiore che mi accompagna da tanto tempo: forse proprio da qui è nata “Elettronica”, la cui protagonista, tra il dolore e il nulla, sceglierebbe una terza via: sé stessa. E non ci pensa più.» Angelo Iannelli
La riflessione interiore di Angelo Iannelli ha portato alla creazione di "Elettronica", un brano che esplora la terza via tra il dolore e il nulla: l'affermazione di sé stessi senza esitazioni, che conduce, inevitabilmente, a “guardare” di meno gli altri; è da qui, infatti, che nasce il grido dell’Io narrante: “Ma ogni tanto guarda pure me”.
Il brano, scritto dallo stesso Iannelli, è stato prodotto dai Fratelli Cosentino, già noti per le loro collaborazioni con artisti come Ariete e Franco 126, e sarà incluso nel suo prossimo album "Vicini margini". L'album è previsto in uscita il 24 maggio 2024 e sarà pubblicato da Matilde Dischi, con distribuzione a cura di Artist First.
Angelo Iannelli è nato a Benevento ma vive a Roma da molti anni. Cantautore, scrittore, attore, nonché autore teatrale e cinematografico è una figura poliedrica nel mondo artistico contemporaneo. Autore del testo dello spettacolo teatrale “Dalla notte del mito all’Eneide, nei luoghi e nei tempi di Virgilio”, interpretato insieme a Michele Placido e Alessandro Haber, ha recitato in numerose serie tv, tra cui “Squadra antimafia”, “R.I.S.”, “L’onore e il rispetto”, “Che Dio ci aiuti” e “Il clandestino” (2024). Ha pubblicato il romanzo “Bar Binario” (Aracne editrice, 2016), il saggio scientifico “L’Io diviso. Dai medici-filosofi alla letteratura, al teatro e al cinema del Novecento” (Aracne, 2013) – presente nel catalogo di alcune tra le più prestigiose Università e biblioteche internazionali (Sorbonne Université, Harvard, Princeton, Library of Congress, New York University) – e il saggio “Il Metodo V.D.A.M. Una pedagogia attorica” (2023). È autore del documentario “Intervista a Carlo Merlo, il maestro delle Star” – in cui sono approfonditi i più importanti metodi contemporanei di recitazione – e di diversi cortometraggi indipendenti di cui ha curato la sceneggiatura e la regia. Nel 2016 è uscito il suo primo album musicale, “Il cannocchiale”, seguito da numerosi singoli tra i quali “Il bambino di Aleppo”, “Comico dell’arte”, “GPB”, “Malbene”, “Così scappi da te” e “Come a Hollywood” (2023). Ha collaborato, tra gli altri, con l’illustratore, animatore e regista Michele Bernardi (Colapesce, Vasco Brondi/Le luci della centrale elettrica, Tre allegri ragazzi morti), che ha realizzato il videoclip de “Il bambino di Aleppo”, con Alessandro Canini (Venditti, De Gregori), con Riccardo Corso (Cristicchi) e con i Fratelli Cosentino (Ariete, Franco 126). Dei brani di Iannelli hanno parlato, mediante recensioni, interviste, live in diretta e brani in rotazione: RAI Isoradio, RAI Sport radio, Tgcom24, Mediaset Infinity, Radio Lattemiele, Il giornale, La Repubblica, Il messaggero, Leggo, TGR Lazio e diverse altre testate. Attualmente insegna Lettere in una scuola superiore di Roma ed è Docente di discipline cinematografiche nell’ambito del “Piano Nazionale Cinema”. Il 10 maggio 2024 esce in radio “Elettronica”, singolo estratto dal suo nuovo album “Vicini Margini”, in uscita il 24 maggio per Matilde Dischi.
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#Ioleggoacasa
Cari, affezionati lettori, in questo momento così difficile per tutti, noi delle biblioteche vogliamo esservi vicini, tenendovi compagnia con le nostre rubriche e continuando con i nostri consigli di lettura e non solo. Oggi vorremmo invitarvi alla lettura dei cosiddetti ‘tomi’, ossia i volumi ponderosi, quelli di cui abbiamo sempre rimandato la lettura, quelli che o si leggono negli anni del liceo, oppure mai più. La nostra biblioteca digitale MediaLibraryOnLine #MLOL ci viene in aiuto. E se già non siete iscritti, ora potete farlo online.
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Alla ricerca del tempo perduto raggiunge il ragguardevole numero di 5033 pagine, ma tutte di primissima qualità. Citiamo dall’abstract del nostro catalogo: “La qualità di Proust, scriveva Virginia Woolf, è l’unione dell’estrema sensibilità con l’estrema tenacia. E resistente come il filo per suture ed evanescente come la polvere d’oro di una farfalla. Su questa sensibilità e su questa tenacia, e su molto altro ancora, è costruito il fascino della Recherche, colossale romanzo-mondo (l’unico che l’autore abbia dato alle stampe) frutto di quindici anni di tormentata gestazione. Usciti a partire dal 1913, i sette libri che compongono in un tutto unitario la Recherche esplorano una moltitudine di temi: il senso del tempo, la memoria, il sogno, l’abitudine, il desiderio, il rapporto tra arte e realtà, l’interagire di rituali ed emozioni. Memorabili i personaggi che il lettore incontra tra queste pagine, dal Narratore, figura dai fortissimi tratti autobiografici, alle donne da lui amate. Attorno al tema della memoria involontaria, le cosiddette intermittenze del cuore della celeberrima scena della madeleine, vive tutta la società francese dei decenni a cavallo del Novecento, quelli della vita di Proust, dalla sconfitta di Sedan agli anni delle avanguardie, passando per l'affaire Dreyfus e la Grande Guerra”. Sembra impossibile poter trarre un film da quest’opera, eppure è stato fatto nel 1984, con Ornella Muti nei panni della ‘disinvolta’ Odette de Crécy, Alain Delon e Jeremy Irons.
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Con Guerra e pace scendiamo sensibilmente: sono soltanto 1454 pagine, scritte in sei anni, di un romanzo storico i cui personaggi assurgono però ad archetipo universale: ci si possono trovare tutti i tratti dell’essere umano descritti in mirabile stile. Il film del 1956 è il classico colossal hollywoodiano con un cast stellare: Audrey Hepburn, Mel Ferrer, Henry Fonda, Vittorio Gassman, Anita Ekberg.
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L’uomo senza qualità, ovvero uno degli incipit più belli della storia della letteratura, e pensare che si tratta di un passo dal contenuto scientifico-meteorologico: non dimentichiamo che Musil era un ingegnere (come Carlo Emilio Gadda). Conta 1487 pagine, in cui succede ben poco, ma raccontato in maniera semplicemente sublime. In questo video il prof. Guido Davico Bonino spiega il ruolo del romanzo nella letteratura del Novecento.
Sono 741 le pagine dell’Ulisse di Joyce. Testo impegnativo ma ricco di soddisfazioni, indispensabile per chi vuole farsi un bagaglio culturale di livello. Con la tecnica del ‘flusso di coscienza’ (usata anche da Virginia Woolf in Mrs Dalloway, Arthur Schnitzler ne La signorina Else, Giuseppe Berto ne Il male oscuro, ma in nuce presente anche ne I Malavoglia), l’autore descrive la giornata dublinese del suo ‘eroe’, Leopold Bloom: ogni capitolo si collega in maniera antifrastica a un episodio del poema omerico, creando un senso di straniamento anti-epico. I continui richiami a Freud e all’inconscio denunciano che il processo di dissoluzione del romanzo di tipo naturalistico è ormai definitivamente compiuto.
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Underworld, di Don DeLillo (885 pagine): così tristemente profetica la copertina con la croce di un vecchio campanile che si staglia in mezzo alle Twin Towers, ma il libro è un vero capolavoro. Con la tecnica della Ring Composition l’autore narra le vicende dei suoi personaggi dagli anni ’50 ai ’90 attraverso le evoluzioni di una palla da baseball. Imperdibile.
I fratelli Karamazov: nelle 1125 pagine di questo libro c’è tutto, dinamiche di conflittualità genitori/figli, di sudditanza servo/padrone, passioni travolgenti e distruttive, spiritualità religiosa, elucubrazioni filosofiche, analisi del contesto sociale, giallo poliziesco e legal thriller. Non si può proprio omettere di citare il celebre sceneggiato Rai di Sandro Bolchi, in cui trionfava una nutrita schiera dei nostri più grandi attori: Umberto Orsini, Corrado Pani, Lea Massari, Salvo Randone, Orso Maria Guerrini, Carla Gravina, Sergio Tofano. Da leggere, ma anche da rileggere.
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Il mulino del Po racconta in 3 volumi (1294 pagine in tutto) la saga di una famiglia di mugnai sul Po, dal fondatore della stirpe, Lazzaro Scacerni, ai discendenti, Dosolina, Coniglio mannaro, Cecilia. Questo romanzo storico, che copre l’età compresa fra la ritirata di Napoleone e la Grande Guerra, ha molto in comune con I Malavoglia: entrambi sono una vera “epopea degli umili”, ricordano l’invisa tassa sul macinato, usano un linguaggio molto vicino al parlato, con abbondante ricorso ai proverbi popolari, come “Dio manda l’inverno secondo i panni”, “Dove men si crede, rompe Po”, “La strada conosciuta sembra più corta”. Un vero capolavoro, amato, tra gli altri, da Croce e Montanelli.
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Veniamo ora a due opere decisamente più recenti: La scuola cattolica di Edoardo Albinati, tomo del 2016 di 1294 pagine. L’autore, compagno di scuola degli studenti di liceo implicati nell’efferato crimine, cerca di ricostruire un avvenimento che ebbe molta risonanza nelle cronache dell’Italia degli anni ’70: il delitto del Circeo. “Adolescenza, sesso, religione e violenza; il denaro, l’amicizia, la vendetta; professori mitici, preti, teppisti, piccoli geni e psicopatici, fanciulle enigmatiche e terroristi. Mescolando personaggi veri con figure romanzesche, Albinati costruisce una narrazione che ha il coraggio di affrontare a viso aperto i grandi quesiti della vita e del tempo e di mostrare il rovescio delle cose”. Le valutazioni su questo libro sono molto discordi: attendiamo la vostra.
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Un po’ più breve (‘solo’ 839 pagine), ma sicuramente coraggioso e molto richiesto nelle biblioteche, M: il figlio del secolo di Antonio Scurati, ci presenta la storia di Benito Mussolini in forma di romanzo, ma basato sulle fonti più autorevoli e documentate. “Raccontando il fascismo come un romanzo, per la prima volta dall’interno e senza nessun filtro politico o ideologico, Scurati svela una realtà rimossa da decenni e di fatto rifonda il nostro antifascismo”. La versione audiolibro letta da Marco Paolini è accessibile a tutti nelle Risorse Open di #MLOL.
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Gli ambienti ottico-cinetici di Pino Pascali
Riuscire a scrivere un post al giorno per questo blog si è rivelata un’impresa più ardua del previsto. Questa quarantena diventa ogni giorno più pesante... Sono esattamente 15 giorni che sono recluso in casa, di cui 12 da quando sono rientrato a Lauria, e non vedo l’ora di tornare alla normalità. Normalità, che parola strana... Tra una giornata di reclusione e l’altra, l’ennesimo bollettino delle 18:00 e la voglia di riprendere le normali attività, oggi ho deciso di parlarvi di un’artista molto particolare e nello stesso tempo molto affascinante, che più volte nella mia carriera ha catturato la mia attenzione, ovvero uno dei massimi esponenti dell’arte povera, vale a dire Pino Pascali e la sua opera 32 metri quadrati di mare circa. 
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Pino Pascali nasce a Bari il 19 ottobre 1935, da genitori di Polignano a Mare. Trascorre l’adolescenza a Bari, dove frequenta il liceo scientifico, ma, già ripetente, si trasferisce a Napoli dove si diploma al liceo artistico. Nel 1956 si trasferisce a Roma, dove si iscrive all'Accademia di Belle Arti e frequenta le lezioni di Toti Scialoja. Dopo il diploma comincia a lavorare come aiuto scenografo alla RAI. Nel contempo inizia una collaborazione, che diventerà poi continuativa, con Sandro Lodolo, realizzando Caroselli, spot pubblicitari e sigle televisive.Negli anni sessanta partecipa a varie mostre collettive, e nel 1965 realizza la sua prima personale presso la galleria romana La Tartaruga. L'anno successivo espone alla Galleria L'Attico. In soli tre anni ottiene un notevole riscontro da parte della critica e viene notato da influenti galleristi italiani e internazionali. Proprio all'apice della sua carriera, mentre alcune sue opere erano in mostra alla Biennale di Venezia, muore prematuramente a Roma nel 1968 per le conseguenze di un grave incidente in motocicletta, sua grande passione. La sua tomba si trova nel cimitero di Polignano a Mare.Artista eclettico, Pascali fu scultore, scenografo e performer. Nelle sue opere riunisce le radici della cultura mediterranea (i campi, il mare, la terra e gli animali) con la dimensione ludica dell'arte: un ciclo di opere è dedicato alle armi, veri e propri giocattoli realizzati con materiali di recupero (metalli, paglia, corde) e molti suoi lavori ripropongono le icone e i feticci della cultura di massa. Nella serie Ricostruzione della natura, iniziata nel 1967 Pascali analizza il rapporto tra la produzione industriale in serie e natura. È ritenuto uno dei più importanti esponenti dell'arte povera, insieme a Michelangelo Pistoletto, Jannis Kounellis, Mario Merz, Eliseo Mattiacci, Renato Mambor, Sergio Lombardo e Cesare Tacchi. Fu il primo a formalizzare le pozzanghere con l'acqua vera, da cui nacque la mostra Fuoco immagine acqua terra avvenuta all'Attico nel maggio 1967.
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La mostra a Palazzo Trinci di Foligno, si caratterizza principalmente di opere d’arte programmata, in cui lo spazio architettonico è utilizzato come campo di azione allargata per interventi di natura ottico-cinetica (con elementi modulari, dispositivi luminosi e giochi di colore) finalizzati a coinvolgere dinamicamente lo spettatore all’interno di nuove strutture percettive con effetti retinici e psicologici spiazzanti, tali da mettere in crisi la normale percezione della realtà spazio temporale. L'opera “32 metri quadri di mare circa”, esposta per la prima volta alla mostra "Lo spazio dell'Immagine", fa parte della serie degli "Elementi naturali", a cui Pascali aveva iniziato a lavorare dall'inizio del 1967. In questo nuovo ciclo la ricerca dell'artista si estende verso l'enviroment, riducendo a misura sostanze organiche come la terra o, in questo caso, l'acqua. Disposti in forme geometriche di estremo rigore, gli "Elementi naturali" di Pascali sfuggono al puro strutturalismo (distanziandosi così dall'arte minimal) per porre in evidenza un primario carico di tensione antropologica, radicato in quella cultura agraria e mediterranea propria dell'artista. Lo stesso artista dichiarava, nel catalogo della mostra di Foligno: "ho deciso di usare gli elementi più semplici che esistono, l'acqua e la terra, forse perché spero di avere un pezzo di terra che si specchi nel mare un domani". Nella razionalizzazione e nella standardizzazione del mondo naturale e nell'uso di materiali industriali come l'eternit o le lamiere di alluminio Pascali introduce inoltre la problematica del rapporto con l'attualità tecnologica.  
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L’opera di Pascali consiste in  30 vasche di alluminio zincato, ognuna contenente 78.5 l. di acqua colorata con blu di metilene, per un totale di 2400 l. Nell'allestimento concepito da Pascali, le vasche formano un quadrilatero con cinque vasche sul lato lungo e quattro sul lato breve. Su un lato del quadrilatero, le 7 vasche più esterne (3 su ogni lato e una centrale) hanno una collocazione leggermente staccata dall'insieme. La colorazione dell'acqua nelle sue diverse gradazioni di azzurro è stata ricreata dal laboratorio di restauro G.N.A.M. sulla base di un disegno di Pascali intitolato "Il colore dell'acqua di mare inteso come plastica del liquido"
Valerio Hank Vitale
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