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#castelli di jesi
clipstone · 10 months
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Villa Bucci
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Villa Bucci Verdicchio Classico Superiore Castelli di Jesi, Italy 2022 100% verdicchio Bucci grows his Verdicchio over six separate vineyards - the old vines and low yields give wines of great intensity.
High acidity, medium bodied, dry white. Quite floral but not too expressive, easy drinking Italian table wine.
Tasting notes: flint, lemon, green apple, almond
Pairing: lean fish, cured meat, burrata
Similar to: Picpoul
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wine-picks · 3 months
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🇮🇹 🍷 It's Wine Wednesday! Enjoying lovely organic & vegan 2021 Tenute Pieralisi Villaia Classico Superiore Verdicchio dei Castelli di Jesi (90+ pts, $25) from Marche tonight. Coming to LCBO VINTAGES this weekend. Full review: https://rebrand.ly/cz484su
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jamesthewineguy · 1 year
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Umani Ronchi CaSal di Serra Verdicchio dei Castelli di Jesi DOC Classico...
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matapetre · 1 year
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SAN BENEDETTO DEL TRONTO
42° 57' 16.35'', 13° 53' 22.43''
COM'È..
SAN BENEDETTO DEL TRONTO?
LA RIVIERA DELLE PALME...
San Benedetto del Tronto
..è una deliziosa località balneare situata lungo la costa adriatica dell’Italia centrale, non è solo famosa per le sue splendide spiagge e il clima mite, ma anche per la sua ricca tradizione enogastronomica.
Con una combinazione di pesce fresco, prodotti locali e specialità regionali, questa affascinante città offre un’esperienza culinaria indimenticabile per i visitatori che desiderano immergersi nella cultura gastronomica delle Marche.
Pesce fresco e frutti di mare: Essendo una località di mare, San Benedetto del Tronto vanta una vasta scelta di pesce fresco e frutti di mare.
Il porto locale è uno dei più importanti della regione e le barche dei pescatori tornano quotidianamente con una varietà di prelibatezze dal mare.
Gamberi, calamari, moscardini e triglie sono solo alcuni dei deliziosi frutti di mare che si possono gustare nei ristoranti locali.
I piatti tradizionali come il “brodetto alla sambenedettese” (zuppa di pesce) o l'”acciuga ripiena” (acciuga farcita) sono assolutamente da provare per apprezzare appieno la cucina di mare di San Benedetto.
Prodotti locali: L’enogastronomia di San Benedetto del Tronto si basa anche sulla ricchezza dei prodotti locali delle Marche.
L’olio d’oliva extravergine, i formaggi, le verdure fresche e le carni di alta qualità sono solo alcune delle specialità che caratterizzano la regione.
La zona circostante la città è conosciuta per le sue colline fertili, dove si coltivano uve prelibate per la produzione di vini di qualità.
Un bicchiere di vino marchigiano, come il famoso Verdicchio dei Castelli di Jesi, o l’Offida Pecorino Docg, si abbinano perfettamente a una cena a base di prodotti locali.
Specialità regionali:
Oltre ai prodotti locali, San Benedetto del Tronto offre anche alcune specialità regionali che meritano di essere assaggiate.
Le Olive Ascolane, ad esempio, sono una prelibatezza tipica delle Marche. Si tratta di olive farcite con una miscela di carne macinata, formaggio e aromi, che vengono poi impanate e fritte.
Un altro piatto imperdibile è la “vincisgrassi”, una lasagna marchigiana con ragù di carne, besciamella e formaggio fuso.
Ristoranti e trattorie:
San Benedetto del Tronto ospita numerosi ristoranti e trattorie che offrono una vasta gamma di piatti tradizionali e innovativi.
Dalle piccole trattorie familiari ai ristoranti gourmet, c’è qualcosa per tutti i gusti e le preferenze. Molti di questi locali si trovano lungo il lungomare, offrendo ai visitatori la possibilità di gustare prelibatezze culinarie mentre godono di una vista spettacolare sull’Adriatico.
San Benedetto del Tronto è una destinazione imperdibile per gli amanti dell’enogastronomia che desiderano scoprire le delizie culinarie delle Marche.
Con pesce fresco, prodotti locali di qualità e specialità regionali uniche, questa affascinante località balneare offre un’esperienza gastronomica indimenticabile.
Visitare i ristoranti e le trattorie locali è un modo perfetto per assaporare la cucina tradizionale e immergersi nella cultura enogastronomica di questa splendida città costiera.
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blissful-moontrip · 2 years
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abbinamento cibo21
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    Saltimbocca alla romana.
Uno dei piatti della cucina romana più riprodotti fuori dai confini regionali: fettine di vitello arrotolate con prosciutto e salvia, chiuse con uno stecchino e cotte in poco burro con una spruzzatina di vino. Si può scegliere, in cottura e in tavola, un bianco locale come il Marino, oppure, se si preferisce un rosso, il Velletri e il Cerveteri.
Sarde a beccafico.
Ricetta tradizionale siciliana: sarde passate in forno cosparse di pangrattato, acciuga, pinoli e uvetta. Abbinamento regionale con un bianco: Alcamo o Contessa Entellina.
Sarde a scapece.
È fra i piatti di pesce tipici del Meridione. Le sarde infarinate si friggono nell’olio e poi si coprono con una marinata realizzata facendo bollire insieme aceto, aglio e peperoncino. Si insaporiscono infine con delle foglioline di menta. Ci vuole un vino rosso leggero, fruttato e poco tannico, servito fresco: ad esempio un Vesuvio Rosso.
Sarde in savor.
Una delle più classiche ricette venete: sarde fritte, marinate con cipolla, aceto, pinoli e uvetta. L’uso dell’aceto è consistente, ma l’armonia del piatto è tale da fondere piacevolmente l’agro e il dolce, ‘chiamando’ un vino bianco dal bouquet floreale e fruttato. Il Veneto ne offre parecchi: ad esem-
pio Soave, Lugana, Pinot Bianco dei Colli Euganei. Il vicino Friuli suggerisce il Sauvignon del Collio. Chi vuole, d’estate può accostarci un rosso giovane servito fresco: Bardolino o Breganze.
Scaloppine alla pizzaiola.
Scaloppine cotte in una salsa fatta con olio d’oliva, pomodoro, sale, pepe e origano. Ottime in estate con un bianco fresco come Chardonnay del Collio, Frascati o Greco di Tufo. Per chi preferisce un rosso: Cabernet del Trentino, Sangiovese di Romagna o Refosco dei Colli Orientali del Friuli, tutti serviti freschi.
Scampi crudi.
L’importante è trovarli freschissimi. Per l’abbinamento, scegliere un Sauvignon dell’Alto Adige o del Collio, un Verdicchio dei Castelli di Jesi. C’è invece chi ama orientamento sulle bollicine: dal Prosecco di Coneqliano Valdobbiadene o i migliori Franciacorta.
Sciatt.
Sono delle specie di frittelle tonde di grano saraceno irnpast.iucon acqua, sale e grappa: al centro di ogni disco c’è un pezzetto di formaggio. Piatto tipico della Valtellina, lo si abbina coi rossi supe riori locali (Inferno e Sassella) o con lo Sfursat.
Scottiglia.
Un ricco stufato di carne aretino e maremmano: ne entrano a far parte pollo, coniglio, vitello, maiale e persino la cacciagione. S’accompagna col Chianti riserva o col Bolgheri Rosso. Le versioni più impegnative della scottiglia (col cinghiale in particolare) stanno col Brunello di Montalcino o col Bolgheri Sassicaia, oltre che coi grandi ‘supertuscans’.
Sorbir d’àgnoli.
La minestra dei giorni di festa in terra mantovana è costituita dagli agnoli in brodo, la forma locale dei ravioli. L’abbinamento è obbligatorio: il Lambrusco Mantovano. Chi non è schizzinoso non esiti a ricorrere al rituale del bevr’in vin, vuotando mezzo bicchiere di Lambrusco nel piatto colmo di brodo.
Spaghetti aglio, olio e peperoncino.
“Ci facciamo uno spaghettino aglio-olio?” Chi non ha mai trovato l’amico che gli ha fatto questa proposta? Ci vuole un bianco: ad esempio Collio Tocai, Biferno Bianco, Alcamo.
Spaghetti alla carbonara.
Un popolarissimo primo della cucina romana. Gli spaghetti sono conditi con uova fresche, Pecorino Romano e guanciale di maiale rosolato. Da servire con una bottiglia di Frascati superiore o di Velletri Bianco.
Spaghetti cacio e pepe.
Piatto povero del Lazio: spaghetti bagnati con un po’ dell’acqua di cottura e insaporiti con una generosa grattugiata di Pecorino Romano e di pepe. Per chi ama i bianchi: Frascati superiore. Per chi predilige i rossi: Cerveteri.
Spaghetti con l’acciuga.
Primo semplicissimo: spaghetti conditi con l’acciuga salata rosolata nell’olio d’oliva. Sta benissimo col Fiano di Avellino, col Verdicchio dei Castelli di Jesi o col Soave.
Spaghetti con la bottarga.
La bottarga è costituita dalle uova di muggine (o di tonno) salate, pressate e stagionate per qualche mese. Si usa per insaporire generosamente gli spaghetti: ottimo l’abbinamento con la Vernaccia di Oristano in versione secca.
Spaghetti con le vongole.
Un classico fra i primi della cucina marinara, nelle due versioni con pomodoro o senza. Quando gli spaghetti con le vongole sono in bianco vengono abbinati con un vino bianco come Collio Sauvignon, Pinot Grigio di Lison-Pramaggiore, Soave (giovane), Verdicchio dei Castelli di Jesi, Solopaca. Se c’è il pomodoro si accostano con un rosso morbido come il Colli del Trasimeno o con un rosé come il Salice Salentino Rosato, ma anche con un bianco come l’Ischia Forastera.
Speck.
Pane nero e speck rappresentano l’ideale spuntino d’una vacanza in Alto Adige.
Se lo speck è affettato sottilmente sta benissimo coi bianchi Gewurztraminer e Mùller Thurgau,
mentre in fette larghe almeno un centimetro da tagliare a cubetti sta meglio con dei rossi più o meno carichi: Alto Adige Schiava, Lagrein Dunkel e Santa Maddalena.
Spezzatino di vitello.
Vuole un rosso d’un certo corpo, ma non invecchiato: vanno benissimo Torgiano, Rosso (onero, Valpolicella e Gutturnio dei Colli Piacentini secco.
Spiedo bresciano.
Quando si dice un piatto monumentale: sul grande spiedo bresciano vengono cotti pezzi di coniglio, pollo, maiale e poi uccelletti e patate. I sapori si mescolano, creando un insieme di grande armonia. L’abbinamento migliore è col Garda classico Groppello. In alternativa un Botticino o un Capriano del Colle Rosso, anch’essi bresciani.
Strudel.
Il classico strudel di mele trentino-tirolese si abbina in maniera perfetta col Vin Santo del Trentino. Eccellente anche col Ramandolo dolce dei Colli Orientali del Friuli, con l’Aleatico di Gradoli e con l’Albana di Romagna passito.
Tagliatelle al ragù.
Non c’è trattoria dell’area padana che non ve le proponga. Si abbinano con dei rossi leggeri come Bardolino, Valdadige Rosso, Freisa d’Asti o con dei vini vivaci come Lambrusco Grasparossa di Castelvetro, Lambrusco di Sorbara o Bonarda frizzante dei Colli Piacentini.
Tajarin al tartufo bianco.
È semplicissimo, ma è un piatto da re: le tagliatelline piemontesi profumate col tartufo bianco di Alba sono una meraviglia. L’abbinamento classico è col Barbaresco, anche se questo comporta in genere un ulteriore sensibile esborso in aggiunta a quello dovuto al tartufo. In alternativa una buona Barbera d’Alba, preferibilmente invecchiata.
Taleggio.
Celebre formaggio lombardo da abbinare con un rosso come il Pinot Nero dell’Oltrepò Pavese. Chi opta per un bianco può scegliere un Gavi.
Torta pasqualina.
Questa torta salata ripiena di uova, ricotta ed erbette appartiene alla tradizione genovese. L’abbinamento può essere regionale, scegliendo fra due bianchi: un Cinque Terre o un Vermentino della Riviera Ligure di Ponente.
Tortelli di zucca.
Un classico della cucina mantovana: ravioli ripieni di zucca, amaretto, mostarda di mele e formaggio grana. Bene col Riesling delle Colline Mantovane del Garda o dell’Oltrepò Pavese. Ottimo abbinamento anche col Gewurztraminer dell’Alto Adige o col Mùller Thurgau del Trentino.
Tortellini in brodo.
Minestra classicissima della tradizione emiliano-romagnola. Date preferenza all’abbinamento regionale, scegliendo fra due opzioni: un rosso giovane ma di buon corpo e discreta acidità come il Sangiovese di Romagna o un vino brioso e vivace come il Lambrusco (Sorbara o Grasparossa di Castelvetro).
Trenette al pesto.
L’emblema della gastronomia ligure. I profumi del basilico e dell’aglio invitano all’abbinamento con un bianco giovane, fresco e morbido. Lo sposalizio è regionale: Cinque Terre, Vermentino dei Colli di Luni, Pigato di Albenga.
  un nuovo post è stato publicato su https://online-wine-shop.com/abbinamento-cibo21/
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toutsurlevin · 5 days
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Un savoureux duo de vins italiens
Ces deux succulents vins proviennent de deux régions italiennes voisines : un vibrant blanc originaire des Marches et un expressif rouge toscan. Avec eux, sont au rendez-vous beaucoup d’intensité aromatique et de caractère….. Et en bio en plus ! Par Mélanie Frappier, avocate/sommelière – Club de vins Jessica Harnois Filodivino Serra 46 Verdicchio Dei Castelli di Jesi, Italie En 2013, Alberto…
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cloudwine9 · 2 months
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Vino (IMT): Stoccaggio per DOC Verdicchio Castelli di Jesi
VINO (IMT): STOCCAGGIO PER DOC VERDICCHIO CASTELLI DI JESI BERNETTI (PRESIDENTE): MISURA NECESSARIA PER PRESERVARE DA SPECULAZIONI(Jesi – AN, 22 luglio 2024). Stoccaggio per Verdicchio dei Castelli di Jesi, aumento dei controlli in campo nella prossima vendemmia. Accolte a larga maggioranza, oggi in Assemblea dei soci, le proposte dell’Istituto marchigiano tutela vini (Imt) a salvaguardia del…
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ruou-tot · 3 months
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Marche
Marche từ lâu đã được coi là một trong những điểm du lịch nổi tiếng nhất ở Ý. Khu vực này quả thực có rất nhiều đặc điểm hấp dẫn: Vô số thị trấn cổ, đồi và núi Apennines xinh đẹp ôm lấy những bãi biển dài trên biển Adriatic. Không chỉ vậy, khu vực này còn là một cái tên có sức hút cực kì lớn đối với những người yêu mến rượu vang và ham tìm tòi, khám phá.
Vùng rượu vang Marche nằm ở đâu? Vùng đất Marche nằm ở phía đông nước Ý, giữa biển Adriatic và núi Apennine. Khu vực này tiếp giáp với các vùng đất được mệnh danh là viên ngọc rượu vang của Tuscany, Emilia-Romagna, Umbria và Abruzzo. Cảnh quan đặc trưng của Marche là các dãy đồi núi và những bãi biển đầy cát.
Nếu bạn khám phá sâu hơn một chút, đi vào sâu trong đất liền, bạn sẽ bị bất ngờ bởi vẻ đẹp nông thôn duyên dáng của nó. Nơi đây được bao quanh bởi những ngôi làng thời trung cổ, những cây ô liu xanh ngát và những vườn nho trải dài đến tận chân đồi.
Phía sau những ngọn đồi màu mở của đất nước Italia với những vườn nho rộng gần 18000 ha là lịch sử làm vang lâu đời của khu vực. Tiềm năng của vùng rượu vang Marche đã được khám phá bởi người Celt cổ đại và người Etruscans, những người đã trồng những cây nho đầu tiên. Và cũng giống với đa phần những vùng đất khác, Marche sau đó được mở rộng bởi người La Mã.
Tìm hiểu về phong cách rượu vang của khu vực Marche Hiện nay, trên thị trường rượu vang Việt Nam, có rất nhiều các loại rượu đến từ Marche được công nhận và yêu thích bởi người tiêu dùng cũng như các tín đồ chuyên nghiệp. Dưới đây là một vài những chai vang Marche mà bạn không nên bỏ lỡ:
Rượu Vang Ludi Velenosi DOCG 98 điểm
Rượu Vang Roggio Velenosi
Rượu Vang Visciole Velenosi
Rượu vang đỏ Marche Khu vực phía nam là nơi cho ra đời những chai vang đỏ có chất lượng tốt nhất ở Marche. Loại rượu vang đỏ quan trọng nhất và gắn liền với danh tiếng của khu vực là Rosso Piceno. Hỗn hợp rượu Piceno chứa ít nhất là 60% Sangiovese, trong khi đó Rosso Conero trong vùng lại có ưu thế thuộc về Montepulciano. Rượu vang này phải được làm từ 85% Montepulciano và có thể được thêm vào 15% nho Sangiovese dựa trên quyết định của các nhà sản xuất rượu.
Rượu vang trắng Marche Hầu hết các loại rượu vang trắng của Marche đều được lên men từ giống nho Verdicchio. Được biết đến nhiều nhất là Verdicchio dei Castelli di Jesi và Verdicchio di Matelica. Những chai vang này thường có các loại hương vị vô cùng đặc trưng như: Tươi mát, có vị trái cây với độ chua mạnh và các hậu vị thường kết thúc với các note hương hạnh nhân nồng nàn. Trong những năm gần đây, chất lượng của rượu Verdicchio đã tăng lên rất nhiều so với danh tiếng của một loại rượu nhẹ trước đó.
Giá rượu vang Marche tại Rượu Tốt Rượu vang Marche trên thị trường hiện nay có giá giao động từ 390,000vnđ đến vài triệu đồng/chai, tùy thuộc vào số lượng và loại sản phẩm mà giá thành có thể thay đổi. Tại Rượu Tốt, chúng tôi đảm bảo luôn offer mức giá bình ổn với chiết khấu hấp dẫn và nhiều chương trình quà tặng hấp dẫn.
Rượu vang Marche được cung cấp bởi rượu tốt với các loại mức giá rất đa dạng, phổ rộng từ giá rẻ đến phân khúc cao cấp. Nếu bạn đang có nhu cầu tìm mua rượu vang Marche hay các loại rượu vang Ý chính hãng nói chung tại Hà Nội, hãy liên hệ với chúng tôi ngay hôm nay để được tư vấn nhanh nhất.
Mua rượu vang Marche giá tốt ở đâu? Không quá khó để bạn có thể tìm thấy một địa chỉ cung cấp rượu vang từ Marche trên thị trường. Tuy nhiên, không phải đơn vị nào cũng có thể thực hiện những cam kết đảm bảo về chất lượng cũng như xuất xứ của sản phẩm. Đến với Rượu Tốt, bạn hoàn toàn có thể an tâm về vấn đề đó.
Không chỉ có rượu vang đến từ Marche, còn rất nhiều những cái tên khác nữa đều được bày bán với mức giá vô cùng phải chăng. Hãy liên hệ ngay hôm nay để nhận được những ưu đãi vô cùng hấp dẫn đến dành cho khách hàng mới.
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#wine #winelover #vangphap #Marche #ruoutot
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lamilanomagazine · 7 months
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Pesaro 2024, Che gusto! Giovedì 7 marzo la finale del concorso "Gioachino Rossini Grand Gourmet". A partecipare gli studenti di istituti alberghieri di tutta Italia
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Pesaro 2024, Che gusto! Giovedì 7 marzo la finale del concorso "Gioachino Rossini Grand Gourmet". A partecipare gli studenti di istituti alberghieri di tutta Italia. Si terrà giovedì 7 marzo, la finale del concorso per istituti alberghieri “Gioachino Rossini Grand Gourmet” ideato per diffondere il verbo della cucina rossiniana e manifestare la natura ‘operosa’ della cultura di Pesaro 2024. “Il concorso parte dalla conoscenza di base del paniere autentico di Rossini – spiega Daniele Vimini, vicesindaco assessore alla Bellezza -. Con questa sfida nazionale, e Capitale, chiediamo alle nuove generazioni di confrontarsi con il gusto del Maestro e, attraverso la formazione e analisi di ingredienti e abbinamenti che amava, fatta in aula, di cimentarsi con piatti che attingono dagli elementi del passato per attualizzarli e renderli gustosi ai palati odierni”. Gli studenti delle classi terze, quarte e quinte di enogastronomia, cucina, pasticceria, sala e vendita presenteranno alla giuria del concorso piatti originali e moderni, abbinati a un vino e a una musica rossiniana. A farlo saranno studentesse e studenti del Giancarlo De Carolis di Spoleto ("Tortelli in Crescendo" abbinato a un Altobella Doc 2022 dei Colli Maceratesi e a La gazza ladra); dell'Ipsseoa Severo Savioli di Riccione ("Filetto alla Rossini in Riviera adriatica", abbinato a un Verdicchio dei Castelli di Jesi Coroncino e a Sei sonate a quattro); l'istituto Ugo Mursia di Carini (PA) ("Falso cono alla stracciatella con cacao, perle e scaglie di cioccolato", abbinato a un Verdicchio dei castelli di Jesi classico riserva Docg “Rincrocca” 2020, La Staffa e all'ouverture da La Cenerentola); l'istituto Flora di Pordenone ("Overture Rossiniana" che servirà con un Verdicchio di Matelica Doc sulle note dell'ouverture dall’opera Guglielmo Tell); l'istituto Panzini di Senigallia ("Macaron Rossini", da pasteggiare con vino e visciole dell'azienda vinicola Landi Luciano ascoltando l'ouverture dall’opera Guglielmo Tell). A giudicare piatti e abbinamenti sarà la giuria composta da: Elsa Mazzolini de La Madia (presidente); Roberto Franca, dirigente scolastico dell’istituto alberghiero Santa Marta; lo chef Giuseppe Portanova; Eliana Mennillo, contitolare del Rossini Bistrot; Giuseppe Giovanetti, esperto su dimensione 'gourmet' di Rossini; Catia Amati, della Fondazione Rossini; Raffaele Papi, sommelier. Presente alla giornata conclusiva della gara, anche una delegazione dell’istituto alberghiero di Novi Grad Sarajevo. Gli alunni vincitori si aggiudicheranno il titolo di “Gioachino Rossini Grand Gourmet” e avranno l’opportunità di svolgere uno stage presso il ristorante Portanova di Urbino mentre il loro istituto riceverà 1000 euro in attrezzature da laboratorio di cucina o di sala. A tutti i partecipanti verrà rilasciato l’attestato di partecipazione all’iniziativa.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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rinaldofan · 8 months
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Castelli di Jesi Verdicchio Classico Riserva Docg
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personal-reporter · 1 year
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Ancona: una perla marchigiana da scoprire
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Ancona è una città situata nella regione Marche, affacciata sul Mar Adriatico. Fondata dai Greci nel V secolo a.C., la città ha una storia millenaria e offre ai visitatori un mix di cultura, arte e bellezze naturali che la rendono una meta turistica imperdibile. Per iniziare la visita alla città, una delle prime tappe è sicuramente il Duomo di San Ciriaco, situato in cima al Colle Guasco. Questo monumentale edificio romanico-gotico, costruito nel XII secolo, è uno dei simboli di Ancona e offre una vista spettacolare sulla città e sul mare. Dalla piazza antistante il Duomo si può inoltre ammirare la statua del Papa Clemente XII, che riformò la città nel Settecento. Proseguendo il tour del centro storico, si possono incontrare numerosi altri monumenti e palazzi di grande valore artistico e storico. Tra questi si segnalano il Palazzo degli Anziani, sede del Comune, la Chiesa di Santa Maria della Piazza, antica cattedrale della città, il Lazzaretto, costruzione settecentesca utilizzata per isolare i malati di peste, e il Teatro delle Muse, uno dei più importanti teatri italiani del XIX secolo. Ma oltre alle opere d'arte e ai monumenti, Ancona offre al visitatore anche la possibilità di immergersi nella natura, grazie alle sue spiagge e ai suoi parchi naturali. A pochi chilometri dal centro storico si trova infatti il Parco del Conero, una riserva naturale che si affaccia direttamente sul mare. Qui si possono fare lunghe passeggiate tra boschi di lecci e pini marittimi, oppure raggiungere le spiagge di Sirolo, Numana e Portonovo, tra le più belle dell'Adriatico. Ancona è inoltre una città che conserva la propria identità enogastronomica, grazie alla produzione di diverse specialità locali, come il vino Verdicchio dei Castelli di Jesi, il brodetto all'anconetana, una zuppa di pesce dal sapore intenso, e la crescia sfogliata, un pane tipico della cucina marchigiana. La città offre anche numerose opportunità di svago e intrattenimento. Oltre alle serate in spiaggia o alle visite ai monumenti, si possono trascorrere piacevoli momenti nei locali della movida anconetana, oppure partecipare a eventi e manifestazioni che animano la città durante tutto l'anno, come il Festival della Musica Antica, il Summer Jamboree o il Palio della Voga. Insomma, Ancona è una città capace di soddisfare le aspettative di tutti i visitatori, dai cultori dell'arte e dell'architettura agli amanti della natura, passando per i buongustai e gli appassionati di adrenalina. Una metà da scoprire e apprezzare, che regala emozioni uniche e indimenticabili. Foto di Laurentiu Adrian Cretu Read the full article
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wine-picks · 2 years
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🇮🇹 🍷 It's Thirsty Thursday and I'm enjoying lovely organic 2020 Casal di Serra Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore (89 pts, $20) from Marche tonight. Arrived in LCBO VINTAGES last weekend. Full review: https://bit.ly/3RJ81sN
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jamesthewineguy · 1 year
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L'A.O.P. Verdicchio dei Castelli di Jesi (Italie).
En marche vers le centre-est de la Botte : les Marches (Marche).   Le lien historique entre la vigne et la région de Marca Anconetana commence avec  l’arrivée des moines bénédictins. Le verdicchio est cultivé dans les Marches depuis le XIV° siècle, à tout le moins : il en est devenu le cépage phare. Au début des années 1500, l’Espagnol Herrera, professeur à Salamanque, décrit les cépages les…
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belle-et-inspirante · 2 years
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Uova, riso, salmone affumicato, salumi, verdure e selvaggina; quali vini abbinare?
Uova, riso, salmone affumicato, salumi, verdure e selvaggina; quali vini abbinare?
C’è chi dice che col riso si debba bere solo acqua e non il vino, ma francamente pare una sciocchezza. Molto meglio rispettare il motto che assicura che “il riso nasce nell’acqua e muore nel vino”. Anzi, proprio perché il riso può essere confezionato in mille maniere e nelle più svariate associazioni con altri alimenti (col pesce, con la carne, coi salumi, con le frattaglie, con le verdure) si presta a essere una specie adatto per sperimentare l’abbinamento cibo-vino. A determinare la scelta della bottiglia sono i condimenti, i sughi o gli aromi utilizzati nella preparazione del risotto o della minestra di riso.
Cominciamo con i risotti. Il caso in genere più semplice è quello del risotto cucinato col vino (si pensi ad esempio al risotto all’Amarone o allo stesso risotto alla milanese che in cottura può prevedere anche del vino rosso, che finisce per incidere sul sapore finale molto di più dello zafferano): si porta in tavola lo stesso vino adoperato in cottura, al limite (cantina e tasche permettendo) utilizzandone un’annata diversa.
I risotti a base di verdure o di legumi si caratterizzano in genere per una notevole delicatezza (si pensi al risotto con i piselli). In questo caso in genere la scelta migliore sembra essere quella di un bianco leggermente aromatico, non particolarmente impegnativo: ce ne sono di eccellenti in Alto Adige e nel Trentino (il Muller Thurgau, il Sylvaner, il Pinot Bianco o il Gewurztraminer), ma anche in molte altre regioni italiane (si pensi ad esempio ai vari Riesling, oppure al Tocai italico).
I risotti con i funghi sono fra le delizie della cucina autunnale: in genere si sposano a meraviglia con un Merlot (ce ne sono di ottimi nel Triveneto). Dai funghi ai tartufi il passo è breve: in questo caso la tradizione piemontese offre buoni abbinamenti con la Barbera o col Dolcetto. I risotti con i salumi appartengono a molte tradizioni regionali. Diffusissimo in area padana, pur in molte variegate versioni, è per esempio il risotto con la pasta del salame.
Risotti da sapori rustici, decisi, robusti, più o meno untuosi vogliono la compagnia di vini rossi d’un certo carattere, se abbastanza giovani: dal Bardolino al Raboso del Piave, alla Bonarda dei Colli Piacentini alle varie tipologie piemontesi senza contare ovviamente le tradizioni regionali: il risotto alla pilota, un classico della cucina mantovana, vuole il Lambrusco Mantovano, vivace e rosso cupo.
Altra tipologia di risotti è quella col pesce o coi frutti di mare. In questo caso la ricchezza di sapori e di profumi del piatto fa pensare a dei vini bianchi d’una certa struttura, come possono esserlo un Lugana o un Verdicchio dei Castelli di Jesi in versione superiore, oppure un Tocai o uno Chardonnay friulani (ma le casistiche possono essere parecchie: si pensi ai bianchi siciliani o campani, in genere perfetti con questo genere di risotti).
Le minestre di riso in genere sono piuttosto delicate e vogliono quindi dei vini bianchi leggeri non troppo profumati. Le insalate estive di riso gradiscono invece la compagnia dei vini rosati: ottimi quelli trentini tratti da uva schiava. Il riso è anche nei dessert (l’esempio più banale è quello dei risini preparati da moltissime pasticcerie). In questo caso ovviamente si sceglie nel panorama dei vini da dessert, partendo dai Moscati (quelli astigiani, trentini o veneti) per arrivare sino ai passiti bianchi man mano che si eleva la complessità del piatto.
Salmone affumicato e vino
In fatto di abbinamento cibo-vino, per quanto riguarda il salmone affumicato ci sono due scuole di pensiero. La prima, più drastica, capitanata da Veronelli, non consente alcun abbinamento: il salmone affumicato rifiuta di essere accostato a qualunque vino. La scuola più tollerante ammette invece degli spumanti importanti come lo Champagne, oppure dei bianchi corposi come il Sauvignon del Collie.
Stabilire chi abbia ragione è materia che riguarda il gusto personale.
Salumi e vino
Con le carni si usa dire che stanno bene i vini rossi. Il che è verissimo, con le dovute eccezioni. E fra le eccezioni ci sono i salumi, fondamento dei tipici antipasti all’italiana. I salumi sono prodotti a base di carne, certamente, e si sposano a meraviglia con numerosi vini rossi o rosati, ma da parte di molti appassionati c’è una crescente valorizzazione dell’abbinamento salumi vino bianco. Questo perché la spiccata acidità di alcuni bianchi crea spesso un perfetto equilibrio coi grassi di parecchi salumi. Al punto che c’è addirittura chi vuole (e non a torto) nobilitare la mortadella servendola con lo Champagne.
Ma prendiamo i salami. Con quelli a pasta grossa, come le tipiche soppresse venete, vanno benissimo i rossi, anche se alcuni bianchi particolarmente pieni di sapore non hanno nulla da invidiare nell’accostamento. Diverso è il discorso dei salami a pasta fine (il salame Milano, per fare un esempio): in questo caso possono anche starci dei rossi leggeri, magari vivaci, ma la sensazione dolciastra lasciata sul palato dal grasso del salame finisce per snaturare il vino.
Occorrerebbe allora usare un grande rosso, capace di vincere l’untuosità lasciata dal grasso del salume, ma se siamo solo all’antipasto diventa poi un guaio continuare il pranzo. Meglio dunque puntare su un bianco leggero (e magari anche frizzante), capace di ‘pulire’ egregiamente la bocca.
E il prosciutto? Un buon crudo può stare egregiamente con dei vini rossi o rosati d’una certa morbidezza, ma la sapidità delle carni e la dolcezza del grasso di questi tipici salumi italiani vanno benissimo a nozze anche con dei bianchi aggraziati come il Pinot Bianco del Trentino o la Ribolla friulana.
Lo stesso dicasi per lo speck: ottimo col Lagrein rosato, sta benissimo anche con dei bianchi aromatici come il Sylvaner e il Gewùrztrarniner. Diversa la questione del cotechino e dello zampone: il sapore marcato delle cotenne di maiale chiama un bel bicchiere di vivace Lambrusco. E con le salamelle ai ferri, simbolo del barbecue e delle feste di piazza va benone un rosso vivace: ancora Lambrusco, ma anche la Bonarda dell’Oltrepò Pavese.
Selvaggina
Sono due le categorie in cui viene generalmente divisa la selvaggina: quella da piuma (ad esempio fagiani, beccacce, pernici) e quella da pelo (cinghiale, cervo, capriolo, lepre). In entrambi i casi la scelta del vino da abbinare deve cadere nel panorama dei rossi.
Con dei distinguo essenzialmente legati alla maggiore o minore complessità dei piatti. Incominciamo dal caso in cui la selvaggina venga usata per condire la pasta o per costituire la farcia dei ravioli. Se il ragù o il ripieno sono a base di selvaggina da piuma, si opterà tendenzialmente per un rosso di corpo moderato, mentre se il sugo o la farcia sono costituiti da selvaggina da pelo (lepre e cinghiale soprattutto) occorre passare a dei rossi un po’ più impegnativi, anche se non eccessivamente corposi, magari invecchiati un paio d’anni (un Chianti, un Nobile di Montepulciano o un Cannonau di Sardegna, ad esempio).
La selvaggina da piuma cucinata arrosto vuole vini d’un certo corpo, ma anche sufficientemente morbidi (un Rosso di Montalcino può andare benissimo), mentre se la cottura è in umido occorre passare a un rosso di buona struttura, sapido ma anche vellutato, invecchiato almeno due o tre anni.
Per gli arrosti di selvaggina da pelo occorrono dei rossi di medio invecchiamento, dal sapore pieno e armonico (appartengono a questa categoria le riserve di Chianti, Barbera d’Alba, Valpolicella). L’intensità di sapori degli umidi di selvaggina da pelo vuole infine grandi rossi, di notevole corpo e buon invecchiamento: siamo nel mondo del Barolo, del Barbaresco, del Brunello di Montalcino, dell’ Amarone, o del Sassicaia del Taurasi.
Uova
Dicono che un buon cuoco lo si vede da che cosa riesce a inventare partendo da un semplice uovo. In tavola le uova (strapazzate, alla coque, al tegamino ) e le frittate si associano con dei vini bianchi asciutti più o meno strutturati a seconda degli eventuali altri ingredienti uniti in cottura (una frittata con le verdurine dell’orto vuole un bianco più leggero di quello che accompagna un’omelette al formaggio). Si passa a un rosato o a un rosso leggero se le uova sono servite con la pancetta, oppure se l’omelette è col prosciutto.
Verdure
Spesso le verdure sono servite come semplice contorno dei vari piatti. In questo caso, avendo cura di scartare le insalate con abbondante aceto e i carciofi crudi, che in genere non vogliono vini, gli ortaggi e i loro sapori non incidono particolarmente nella scelta del vino. Ma le erbe dell’orto sono spesso anche coprotagoniste di molti piatti. E allora la scelta del vino deve tener conto della tipologia delle verdure che hanno maggior impatto sul piatto: ci sono infatti ortaggi che tendono al dolce, altri che hanno vene amarognole, altri ancora che combinano acidità e dolcezza, altri infine tendenzialmente aciduli.
Al mondo dell’acidulo appartiene il pomodoro: in linea di massima sposa vini bianchi. Il connubio fra acidità e dolcezza è tipica dei piatti a base di cipolla, aglio e scalogno: in questo caso sembra consigliabile un bianco secco, morbido, moderatamente acido. Alla categoria degli ortaggi di tendenza dolce appartengono le carote, i piselli e le patate, con i quali ci si orienta soprattutto verso vini secchi che in qualche modo attenuino la dolcezza della verdura.
Alla serie delle erbe amarognole possono ascriversi sedano e cicorie, cui pare opportuno associare dei bianchi dal bouquet floreale più o meno intenso. Sin qui abbiamo visto le verdure sposate con dei vini bianchi, quasi questa fosse una regola comune.
Ma ecco pronta l’eccezione: la tipica, rustica bagna caoda piemontese. Questo piatto vuole che ciascun commensale intinga dei grossi pezzi di verdure in una salsa a base di olio, aglio e acciughe. In questo caso la tradizione non transige: ci vogliono una Barbera o un Dolcetto, rossi piemontesi giovani, poco tannici, dal bouquet vinoso.
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mantruffles · 2 years
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Uova, riso, salmone affumicato, salumi, verdure e selvaggina; quali vini abbinare?
Uova, riso, salmone affumicato, salumi, verdure e selvaggina; quali vini abbinare?
C’è chi dice che col riso si debba bere solo acqua e non il vino, ma francamente pare una sciocchezza. Molto meglio rispettare il motto che assicura che “il riso nasce nell’acqua e muore nel vino”. Anzi, proprio perché il riso può essere confezionato in mille maniere e nelle più svariate associazioni con altri alimenti (col pesce, con la carne, coi salumi, con le frattaglie, con le verdure) si presta a essere una specie adatto per sperimentare l’abbinamento cibo-vino. A determinare la scelta della bottiglia sono i condimenti, i sughi o gli aromi utilizzati nella preparazione del risotto o della minestra di riso.
Cominciamo con i risotti. Il caso in genere più semplice è quello del risotto cucinato col vino (si pensi ad esempio al risotto all’Amarone o allo stesso risotto alla milanese che in cottura può prevedere anche del vino rosso, che finisce per incidere sul sapore finale molto di più dello zafferano): si porta in tavola lo stesso vino adoperato in cottura, al limite (cantina e tasche permettendo) utilizzandone un’annata diversa.
I risotti a base di verdure o di legumi si caratterizzano in genere per una notevole delicatezza (si pensi al risotto con i piselli). In questo caso in genere la scelta migliore sembra essere quella di un bianco leggermente aromatico, non particolarmente impegnativo: ce ne sono di eccellenti in Alto Adige e nel Trentino (il Muller Thurgau, il Sylvaner, il Pinot Bianco o il Gewurztraminer), ma anche in molte altre regioni italiane (si pensi ad esempio ai vari Riesling, oppure al Tocai italico).
I risotti con i funghi sono fra le delizie della cucina autunnale: in genere si sposano a meraviglia con un Merlot (ce ne sono di ottimi nel Triveneto). Dai funghi ai tartufi il passo è breve: in questo caso la tradizione piemontese offre buoni abbinamenti con la Barbera o col Dolcetto. I risotti con i salumi appartengono a molte tradizioni regionali. Diffusissimo in area padana, pur in molte variegate versioni, è per esempio il risotto con la pasta del salame.
Risotti da sapori rustici, decisi, robusti, più o meno untuosi vogliono la compagnia di vini rossi d’un certo carattere, se abbastanza giovani: dal Bardolino al Raboso del Piave, alla Bonarda dei Colli Piacentini alle varie tipologie piemontesi senza contare ovviamente le tradizioni regionali: il risotto alla pilota, un classico della cucina mantovana, vuole il Lambrusco Mantovano, vivace e rosso cupo.
Altra tipologia di risotti è quella col pesce o coi frutti di mare. In questo caso la ricchezza di sapori e di profumi del piatto fa pensare a dei vini bianchi d’una certa struttura, come possono esserlo un Lugana o un Verdicchio dei Castelli di Jesi in versione superiore, oppure un Tocai o uno Chardonnay friulani (ma le casistiche possono essere parecchie: si pensi ai bianchi siciliani o campani, in genere perfetti con questo genere di risotti).
Le minestre di riso in genere sono piuttosto delicate e vogliono quindi dei vini bianchi leggeri non troppo profumati. Le insalate estive di riso gradiscono invece la compagnia dei vini rosati: ottimi quelli trentini tratti da uva schiava. Il riso è anche nei dessert (l’esempio più banale è quello dei risini preparati da moltissime pasticcerie). In questo caso ovviamente si sceglie nel panorama dei vini da dessert, partendo dai Moscati (quelli astigiani, trentini o veneti) per arrivare sino ai passiti bianchi man mano che si eleva la complessità del piatto.
Salmone affumicato e vino
In fatto di abbinamento cibo-vino, per quanto riguarda il salmone affumicato ci sono due scuole di pensiero. La prima, più drastica, capitanata da Veronelli, non consente alcun abbinamento: il salmone affumicato rifiuta di essere accostato a qualunque vino. La scuola più tollerante ammette invece degli spumanti importanti come lo Champagne, oppure dei bianchi corposi come il Sauvignon del Collie.
Stabilire chi abbia ragione è materia che riguarda il gusto personale.
Salumi e vino
Con le carni si usa dire che stanno bene i vini rossi. Il che è verissimo, con le dovute eccezioni. E fra le eccezioni ci sono i salumi, fondamento dei tipici antipasti all’italiana. I salumi sono prodotti a base di carne, certamente, e si sposano a meraviglia con numerosi vini rossi o rosati, ma da parte di molti appassionati c’è una crescente valorizzazione dell’abbinamento salumi vino bianco. Questo perché la spiccata acidità di alcuni bianchi crea spesso un perfetto equilibrio coi grassi di parecchi salumi. Al punto che c’è addirittura chi vuole (e non a torto) nobilitare la mortadella servendola con lo Champagne.
Ma prendiamo i salami. Con quelli a pasta grossa, come le tipiche soppresse venete, vanno benissimo i rossi, anche se alcuni bianchi particolarmente pieni di sapore non hanno nulla da invidiare nell’accostamento. Diverso è il discorso dei salami a pasta fine (il salame Milano, per fare un esempio): in questo caso possono anche starci dei rossi leggeri, magari vivaci, ma la sensazione dolciastra lasciata sul palato dal grasso del salame finisce per snaturare il vino.
Occorrerebbe allora usare un grande rosso, capace di vincere l’untuosità lasciata dal grasso del salume, ma se siamo solo all’antipasto diventa poi un guaio continuare il pranzo. Meglio dunque puntare su un bianco leggero (e magari anche frizzante), capace di ‘pulire’ egregiamente la bocca.
E il prosciutto? Un buon crudo può stare egregiamente con dei vini rossi o rosati d’una certa morbidezza, ma la sapidità delle carni e la dolcezza del grasso di questi tipici salumi italiani vanno benissimo a nozze anche con dei bianchi aggraziati come il Pinot Bianco del Trentino o la Ribolla friulana.
Lo stesso dicasi per lo speck: ottimo col Lagrein rosato, sta benissimo anche con dei bianchi aromatici come il Sylvaner e il Gewùrztrarniner. Diversa la questione del cotechino e dello zampone: il sapore marcato delle cotenne di maiale chiama un bel bicchiere di vivace Lambrusco. E con le salamelle ai ferri, simbolo del barbecue e delle feste di piazza va benone un rosso vivace: ancora Lambrusco, ma anche la Bonarda dell’Oltrepò Pavese.
Selvaggina
Sono due le categorie in cui viene generalmente divisa la selvaggina: quella da piuma (ad esempio fagiani, beccacce, pernici) e quella da pelo (cinghiale, cervo, capriolo, lepre). In entrambi i casi la scelta del vino da abbinare deve cadere nel panorama dei rossi.
Con dei distinguo essenzialmente legati alla maggiore o minore complessità dei piatti. Incominciamo dal caso in cui la selvaggina venga usata per condire la pasta o per costituire la farcia dei ravioli. Se il ragù o il ripieno sono a base di selvaggina da piuma, si opterà tendenzialmente per un rosso di corpo moderato, mentre se il sugo o la farcia sono costituiti da selvaggina da pelo (lepre e cinghiale soprattutto) occorre passare a dei rossi un po’ più impegnativi, anche se non eccessivamente corposi, magari invecchiati un paio d’anni (un Chianti, un Nobile di Montepulciano o un Cannonau di Sardegna, ad esempio).
La selvaggina da piuma cucinata arrosto vuole vini d’un certo corpo, ma anche sufficientemente morbidi (un Rosso di Montalcino può andare benissimo), mentre se la cottura è in umido occorre passare a un rosso di buona struttura, sapido ma anche vellutato, invecchiato almeno due o tre anni.
Per gli arrosti di selvaggina da pelo occorrono dei rossi di medio invecchiamento, dal sapore pieno e armonico (appartengono a questa categoria le riserve di Chianti, Barbera d’Alba, Valpolicella). L’intensità di sapori degli umidi di selvaggina da pelo vuole infine grandi rossi, di notevole corpo e buon invecchiamento: siamo nel mondo del Barolo, del Barbaresco, del Brunello di Montalcino, dell’ Amarone, o del Sassicaia del Taurasi.
Uova
Dicono che un buon cuoco lo si vede da che cosa riesce a inventare partendo da un semplice uovo. In tavola le uova (strapazzate, alla coque, al tegamino ) e le frittate si associano con dei vini bianchi asciutti più o meno strutturati a seconda degli eventuali altri ingredienti uniti in cottura (una frittata con le verdurine dell’orto vuole un bianco più leggero di quello che accompagna un’omelette al formaggio). Si passa a un rosato o a un rosso leggero se le uova sono servite con la pancetta, oppure se l’omelette è col prosciutto.
Verdure
Spesso le verdure sono servite come semplice contorno dei vari piatti. In questo caso, avendo cura di scartare le insalate con abbondante aceto e i carciofi crudi, che in genere non vogliono vini, gli ortaggi e i loro sapori non incidono particolarmente nella scelta del vino. Ma le erbe dell’orto sono spesso anche coprotagoniste di molti piatti. E allora la scelta del vino deve tener conto della tipologia delle verdure che hanno maggior impatto sul piatto: ci sono infatti ortaggi che tendono al dolce, altri che hanno vene amarognole, altri ancora che combinano acidità e dolcezza, altri infine tendenzialmente aciduli.
Al mondo dell’acidulo appartiene il pomodoro: in linea di massima sposa vini bianchi. Il connubio fra acidità e dolcezza è tipica dei piatti a base di cipolla, aglio e scalogno: in questo caso sembra consigliabile un bianco secco, morbido, moderatamente acido. Alla categoria degli ortaggi di tendenza dolce appartengono le carote, i piselli e le patate, con i quali ci si orienta soprattutto verso vini secchi che in qualche modo attenuino la dolcezza della verdura.
Alla serie delle erbe amarognole possono ascriversi sedano e cicorie, cui pare opportuno associare dei bianchi dal bouquet floreale più o meno intenso. Sin qui abbiamo visto le verdure sposate con dei vini bianchi, quasi questa fosse una regola comune.
Ma ecco pronta l’eccezione: la tipica, rustica bagna caoda piemontese. Questo piatto vuole che ciascun commensale intinga dei grossi pezzi di verdure in una salsa a base di olio, aglio e acciughe. In questo caso la tradizione non transige: ci vogliono una Barbera o un Dolcetto, rossi piemontesi giovani, poco tannici, dal bouquet vinoso.
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