#carolina amoretti
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eroserotique · 1 year ago
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corpo feminino é arte
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serenacongiu-mua · 4 years ago
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Gentilezza x Glamour
by Carolina Amoretti
Styling Alice Monfroni
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mademoiselleclipon · 5 years ago
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Carolina Amoretti
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monstermgmt · 7 years ago
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ELENA SEREBRIAKOVA / HUNTER FASHION MAGAZINE PHOTOGRAPHY: CAROLINA AMORETTI STYLING: YOSEPHINE MELFI
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persinsala · 7 years ago
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Re-Mark - Arcaico / Fabbrica Europa
Re-Mark – Arcaico / Fabbrica Europa
A Fabbrica Europa l’eccesso di barocchismo e la proliferazione dei linguaggi non aiutano l’arte coreutica a trovare nuovi sentieri percorribili. (more…)
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boudhabar · 7 years ago
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carolina amoretti
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fashioncurrentnews · 6 years ago
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FANTAGIRL, I am the woman I am
Fantagirl è un progetto ideato dal brand “Fantabody” fondato da Carolina Amoretti nel 2015 con l’intento di creare nove sinergie e interazioni tra le donne partendo dal suolo natale, Milano.  
Il progetto fotografico è realizzato in collaborazione con Giustina Guerrieri, giovane contributor del marchio da sempre interessata a dar voce a storie reali, 
esplorando i confini della femminilità.
Un’ ode al corpo  femminile, in qualsiasi tipo di forma e colore esso possa presentarsi; una ricerca che incoraggia l’accettazione della “diversità” come  punto di partenza per  affrontare temi come la disabilità, l’immigrazione, le sex worker, raccontati con un approccio inclusivo, curioso e affascinato, privo di pregiudizio. 
Ogni soggetto rappresentato nella sua seducente unicità ha l’occasione di raccontare la sua storia e rivelare la sua natura con orgoglio.
Una collaborazione tutta al femminile dove i soggetti in questione vengono coinvolti dalle fotografe selezionate dal brand e intervistate attraverso  un intimo scambio di aneddoti ed esperienze vissute.
Tra le tematiche care al progetto, quella di smentire l’idea per cui una donna vittima di una malattia o affetta da disabilità debba perdere la sua componente di sana vanità femminile. 
Ma il progetto vuole anche focalizzarsi sulle scelte delle donne il cui corpo diventa strumento di lavoro e capire come cambia il rapporto con la propria intimità.
Cosa fa sentire bella una donna di cultura islamica? E come vive il rapporto con il proprio corpo una donna orientale? Indagare sulla cultura, gli usi e costumi dei paesi lontani dal mondo occidentale è un esigenza che porterà il progetto a una ricerca worldwide.
Anche per questo motivo, “I AM THE WOMAN I AM” vede il coinvolgimento di  fotografe appartenenti a diverse etnie, affinchè possano esprimere la loro sensibilità artistica in toto, servendosi anche della propria matrice culturale e sociale.
#3 Intervista a Esta James
Intervista a cura di Giustina Guerrieri.
Foto di Nicky Woo.
Esta James indossa “Carolina Yellow” e “Lya Turchese” della collezione SS18 di Fantabody.
Ciao Esta, ti va di parlarmi un pò di te, della tua vita e di come ti piace trascorrere il tuo tempo?
Il mio nome è Esta James, ho 19 anni e vengo dal villaggio di Kiteto vicino ad Arusha, in Tanzania. È un villaggio di medie dimensioni. I miei genitori sono morti alcuni anni fa. Prima mio padre e poi un paio d’anni fa mia madre mentre stava ancora allattando il mio fratellino più piccolo. Fortunatamente, i miei nonni sono ancora vivi, quindi siamo andati a vivere con loro. Quando i miei genitori sono morti ho smesso di frequentare la scuola, sebbene tutti i miei fratelli e sorelle maggiori andassero alla scuola primaria e secondaria, in quanto la mia anziana nonna credeva che fosse meglio per me restare in casa ad occuparmi dei miei fratellini più piccoli e a lavorare con il bestiame. Tuttavia mio fratello e mio zio, da sempre colpiti dalla mia intelligenza brillante e dalle mie capacità mnemoniche hanno pensato che per me fosse meglio vivere in una realtà più grande e dinamica come Zanzibar, dove potessi apprendere informazioni utili sulla gestione delle piccole imprese e guadagnare, in modo da poter aiutare anche la mia famiglia del villaggio. Nel tempo libero adoro leggere storie d’avventura.
Sei nata e cresciuta in una tribù Maasai. Cosa significa per una ragazza? Puoi parlarmi un po ‘della vita nella tribù, specialmente da un punto di vista femminile?
Il villaggio Masai è chiamato Boma. Nella società Boma gli uomini svolgono tutte le attività pesanti come l’agricoltura, l’allevamento di animali, andare in città per fare acquisti ecc. La donna  invece si occupa principalmente della costruzione e gestione della casa (fatta di legname, piccoli ramoscelli e fango), di allevare i bambini, esattamente come faccio io con i miei fratelli,  e di creare collane e gioielli nel tempo libero.
La collana colorata che indossi è davvero bella. Le donne Masai hanno modi particolari per sentirsi belle, come indossare collane o abiti speciali? Li crei da sola?
Le grandi collane come quella che indosso io nella foto vengono chiamate “oturehe”, e di solito le indossiamo per le occasioni speciali, preferendo gioielli più piccoli per la vita di tutti i giorni. In alcune occasioni o festività speciali poi indossiamo collane di taglie diverse tutte insieme, in modo che emettano suoni diversi ogni volta che danziamo o camminiamo. Quella che indosso in queste foto è stata fatta da mia madre per me, ma ogni donna può creare personalmente i gioielli che preferisce.
Nicky mi ha detto che per queste foto sei andata al mare per la prima volta. Com’è stato il contatto con l’acqua, ti è piaciuto? Il mare suscita sempre sentimenti forti, potresti spiegarmi cosa hai provato?
L’acqua mi è veramente piaciuta! Quando siamo saliti sulla barca per raggiungere la piccola isola dove abbiamo fotografato, sono rimasta molto sorpresa dalla sensazione di dondolio e dalla consapevolezza che sotto di me non vi fosse la terra ferma, ma al tempo stesso non ho avuto paura. Alla fine, quando mi sono sdraiata in acqua, mi sono sentita davvero bene! Era anche la prima volta che indossavo un vero costume da bagno. Ora non mi resta che imparare a nuotare, deve essere davvero bello!
Puoi spiegarmi le tue cicatrici circolari sulle gambe?
Per noi Maasai, le cicatrici sono un segno di forza e bellezza. Indicano che hai imparato a sopportare il dolore e a superarlo senza gridare. Quelle sulle mie gambe le ho fatte io stessa, tenendo il fuoco molto a lungo sulle mie gambe. La gente ti considera più bello perché prova rispetto per te, perché non hai avuto paura. Ci sono anche piccole cicatrici rotonde sulle mie braccia che ho creato con tappi di bottiglia di coca-cola bollenti.
Perché non hai i due denti anteriori?
Anche questo è considerato un segno di bellezza, un tratto distintivo della nostra tribu. Una dottoressa viene da te due volte per rimuoverli. Una volta quando sei molto piccolo e poi di nuovo quando si formano i denti adulti. Tutti i Maasai li hanno rimossi. Non sei Maasai altrimenti.
Ti piace vivere la tua vita a contatto con la natura? Hai mai avuto paura di qualcosa?
Dove viviamo nel Boma, non è così selvaggio. È per lo più terra piatta e polverosa. Raramente vedo elefanti o persino giraffe. Certo, puoi incontrare dei serpenti, ma nessun problema, posso ucciderli. Una volta ho visto un uomo quasi essere inghiottito da un’enorme serpente, ma è fuggito, così ho imparato a non aver paura di loro.
Com’è il rapporto con i ragazzi della tua tribù? Vivete a stretto contatto o conducete vite separate?
Nel mio villaggio interagiamo liberamente tra noi, uomini e donne, ma la maggior parte delle famiglie sono tutte strettamente imparentate tra loro quindi è raro trovare un compagno lì. I ragazzi devono avere rispetto per le ragazze, ma a parte questo siamo tutti insieme. Al momento non penso assolutamente a sposarmi. Se mi sposo, dovrò lasciare i miei giovani fratelli e la mia famiglia per vivere con mio marito.
Le donne possono scegliere liberamente i propri mariti, ma la sua famiglia e in particolare il padre / i fratelli devono essere d’accordo. Di solito ogni futura moglie ha una dote di 12 mucche.
Sei molto giovane. Se dovessi pensare al tuo futuro, ti piacerebbe vivere nella tribù per sempre o ti piacerebbe vivere altrove?
Adoro avere la mia indipendenza. Mi piace fare affidamento su me stessa e vivere senza che nessuno mi dica cosa fare, ma sarebbe anche bello che qualcun altro mi aiuti a prendermi cura di me stessa pur continuando a permettermi di essere indipendente. Mi piacerebbe continuare a vivere nella mia comunità, con la mia famiglia e i miei fratelli, ma sarebbe bello un giorno poter sperimentare ancora maggiore libertà. La cosa interessante di vivere a Zanzibar è che qui si ha l’opportunità di lavorare  e guadagnare i propri soldi, potendoli investire in altre piccole imprese ed aiutando economicamente la propria famiglia. Spero di poter lavorare sempre ed essere completamente libera ed indipendente.
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mademoiselleclipon · 5 years ago
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Lina Giselle / Carolina Amoretti
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fashionbuzz · 5 years ago
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Food Vendor List from the Metro Cooking DC Show From Saturday December 1, 2018 Initiated by Monday December 17, 2018 and posted by Tuesday December 18, 2018 by Stella Carrier
Food Vendor List from the Metro Cooking DC Show From Saturday December 1, 2018 Initiated by Monday December 17, 2018 and posted by Tuesday December 18, 2018 by Stella Carrier I promised my husband that I would hand over multiple catalogs that he pledged to share with a coworker and I am saving a multiple number of the websites for both present and future reference. I admit that I am a little competitive compared to how I was even 3 years ago. However, sharing this listing is done with competition-free intent and I am sharing it for free though I do keep an open mind to men and women who may share various kinds of resources for money. Rather, I am sharing these websites to be a little candid in some of the multiple windows I look through for an increase in my knowledge for either present andor future reference whether for spiritual, professional andor personal reasons offline andor online. Additionally, I truthfully have a money goal that I intend to fulfill by December 2020 andor sooner that involves increasing my savings and increasing my awareness of more food companies for both present and future reference as I also work to gather knowledge on how certain company investments such as food relates to basic stock market trends. There are so much different food purchases from even a few years ago that I wish I would have kept a more frequent written track of to relate to some of the current trends of today and I am determined to wisely and creatively learn from that lesson and keep certain information I collect today for information I can use either in the present andor future (2 years from now andor even later beyond that). However, due to my logical and intuitive awareness that what I am doing even for professional and personal knowledge enhancement is going to naturally be judged andor scrutinized I am also aware that it is wiser and more practical for me to share this posting on my googleplus, tumblr, wordpress for now as I work to both expand my knowledge and horizons on what is allowed via even for an increase of my personal andor professional knowledge. I intend to strive to get some rest within 26 minutes or less of this written post though I am open to any present andor future feedback andor questions as long as they are civil and mature and I humbly continue to have gratitude for all who take the time to view my online writings, photos, andor posts.Food Vendor List from the Metro Cooking DC Show From Saturday December 1, 2018 Initiated by Monday December 17, 2018 and posted by Tuesday December 18, 2018 by Stella Carrier Honestly Cranberryhttps://www.honestlycranberry.com/Brooklyn Craftedhttps://www.drinkbrooklyncrafted.com/Route 11 Potato Chipshttp://www.rt11.com/Miyoko’s  Tomorrow’s Creamery Vegan Roadhouse Cheesehttps://miyokos.com/pages/tomorrow-creameryClark + Hopkinshttps://clark-and-hopkins.myshopify.com/pages/our-standards-1https://clark-and-hopkins.myshopify.com/products/virginiametro cooking dc cataloghttps://www.metrocookingdc.com/Amoretti Pastry Beverage Companyhttps://amoretti.com/Smoked Seafood Company Ducktrap River Mainehttp://ducktrap.com/Amazi Foods Companyhttp://amazifoods.com/John WM. Macy’shttps://www.johnwmmacys.com/Bunker Hill Cheesehttps://bunkerhillcheese.com/Passanante’s Home Food Serviceshttp://www.homefoodservices.com/Buf Creamery Fresh mozzarella listed to be headquartered in Charlottesville, Virginiahttps://www.bufcreamery.com/Celestial Cocoahttp://www.celestialcocoa.com/Cookology Recreational Culinary SchoolListed to be currently headquarted in Sterling Virginia and listed to be located in Arlington Virginia by autumn 2018 in Dulles Towne Centerhttps://cookologyonline.com/Skinny Salamis Landover Marylandhttp://www.skinnysalamis.com/Norrskyr Icelandic food product websitehttp://norrskyr.com/products/current contact info for the  company is in Cary, North Carolinahttps://www.slateplate.com/some apron websitehttps://waypron.com/Sasya Foods  online address is currently listed in Washington DChttps://sasyafoods.com/recipes/?v=7516fd43adaaappears to be an organic food company headquartered in Germanyhttp://www.herbaria.com/6/0/2/unternehmen.htmla food company that appears to sell dried raspberries, strawberries, blueberries and cherries etc.http://www.stoneridgeorchards.com/royal-ridge-fruitsThe Honey Bun Cake Factory listed to be headquartered in Washington DChttp://www.thehoneybuncakefactory.com/website of a cake company listed to be owned by a business owner born on the eastern shore of Marylandhttps://www.sweetdelessweettreats.com/about-us/#our-storyLe Bon MagotListed to stock different preserves james chutneyshttps://www.lebonmagot.com/contact/
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persinsala · 7 years ago
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Xebeche
A Spam! continua la Rassegna sulla danza italiana che guarda l’Europa, con il Gruppo Nanou, che presenta Xebeche – ossia, “colui che parla ad alta voce senza dire nulla”. (more…)
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cinquecolonnemagazine · 3 years ago
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Le fotografe episodio 5
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LE FOTOGRAFE è la nuova serie Sky Original in onda su Sky Arte (canali 120 e 400) e disponibile anche on demand e in streaming su NOW. La docu-serie, creata e diretta da Francesco G. Raganato eprodotta da Terratrema Film in collaborazione con Seriously, ha come protagoniste otto fotografe italiane che trattano temi legati al femminile. Ogni episodio è dedicato a una fotografa, al suo originale punto di vista e a un tema specifico – dall’amore alla sessualità, dal ruolo della donna nella società al body positivity – uniti dalla concezione dellafotografia come strumento di indagine, di racconto e di espressione artistica. Le protagoniste – Guia Besana, Ilaria Magliocchetti Lombi, Sara Lorusso, Carolina Amoretti, Maria Clara Macrì, Roselena Ramistella, Zoe Natale Mannella e Simona Ghizzoni – non affrontano solo temi strettamente femminili, ma svelano mondi complessi in cui ognuna porta avanti la sua ricerca, cresce nel suo lavoro, afferma la sua presenza nel contesto della cultura visiva, contribuisce a cambiare e arricchire l’immaginario fotografico italiano. Lunedì 14 giugno andrà in onda il quinto episodio, dedicato a Maria Clara Macrì. Maria Clara Macrì ci racconta la nascita del suo progetto fotografico In Her Rooms, che trae il titolo dal saggio di Virginia Woolf Una stanza tutta per sé: una serie di immagini di ragazze all’interno delle loro stanze, nei loro micromondi in cui sono libere di esprimersi senza condizionamenti, che ha portato l’artista a scattare in giro per il mondo, da New York a Marsiglia. La scelta delle ragazze avviene tramite quello che la fotografa definisce emphaty shot, una sorta di riconoscimento istantaneo nell’incrociarle per strada. Vediamo poi Maria Clara scattare La Niña, una giovane cantante napoletana, nei quartieri spagnoli della sua città, per spostarci successivamente nella casa-studio della fotografa a Reggio Emilia dove incontriamo l’illustratrice ZUZU, che realizza con lei opere a quattro mani disegnando sui ritratti che Maria Clara le scatta. La fotografa ci racconta della sua passione nello scattare l’amore giovanile mentre ritrae giovani coppie di innamorati che provengono da due culture, etnie, estrazioni sociali lontane. Maria Clara ritrae poi due ragazze che hanno espresso il bisogno di essere scattate per stare bene col proprio corpo e ci presenta la fotografia come processo di riconoscimento e trasformazione, attraverso il crollo degli stereotipi e dei filtri esterni. L’episodio si chiude con Maria Clara che ritrae una bellissima donna dai tratti indiani e ci spiega che le sue ragazze non sono perfette, ma sono la perfetta rappresentazione della donna con tutte le sue sfaccettature. I PROSSIMI EPISODI 21 giugno alle 21.15 | Episodio 6: ROSELENA RAMISTELLA – L’isola delle femmine Sinossi: Roselena presenta Deepland con cui ha vinto il Sony Photo Award e il Vogue Italia Prize, dove racconta la sua Sicilia, in un viaggio a dorso di mulo. Deepland l’ha portata poi a un progetto sulla “mafia dei pascoli” sui Monti Sicani dove incontra le sorelle Napoli, due donne che hanno subito pesanti minacce mafiose. Con Be Twins il concetto di identità, con I giochi di Sofia, una bambina che affronta la separazione dai genitori, ma si torna presto alla Sicilia e alle sue donne, con il racconto di un progetto dedicato alle mogli dei pescatori di Mazara del Vallo, rapiti e incarcerati in Libia. 28 giugno alle 21.15 | Episodio 7: ZOE NATALE MANNELLA – Intimità Sinossi: Zoe emerge dalle lenzuola di una camera da letto dopo aver scattato alcuni ritratti per il progetto Sotto le Lenzuola, dedicato alle ragazze nel loro letto, in un’intimità sognante. Parla di amicizia e di confidenza, di una fotografia istintiva, da cui nascono foto pop, colorate, ironiche e dei suoi esordi con il progetto Taxidì, dedicato a giovani ragazze in vacanze al mare. Poi in un appartamento anni ’70 Zoe scatta un ritratto alla madre, pittrice e art director che ha lavorato nella pubblicità milanese negli anni ’90: le due donne si confrontano tra diversi canoni estetici, classico e contemporaneo. 5 luglio alle 21.15 | Episodio 8: SIMONA GHIZZONI – Tutto parla di me Sinossi: Nel suo casolare in provincia di Rieti, Simona racconta il suo percorso artistico che parte dall’autoritratto come ricerca di sé. I suoi autoritratti sono divisi in serie: Aftermath indaga l’aspetto più animale della donna, Rayuela intreccia ritratti e elementi vegetali; in Rêve Géologique rappresenta l’elemento della terra. Una trilogia che racconta la nostra permanenza nel mondo, mentre Isola, progetto scattato sull’Appennino Emiliano narra il rapporto dell’uomo con il mondo. Simona racconta i suoi disturbi alimentari interpretati con la serie Odd Days, che le è valsa il 3° posto al World Press Photo 2008 e un Award al Photo Espana 2009. La fotografa racconta anche del suo interesse per le arti performative e per il reportage, e del suo impegno nei diritti civili delle donne. Read the full article
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tempi-dispari · 7 years ago
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Al Teatro Vascello, Festival Internazionale di danza Contemporanea, Fuori Programma dal 9 al 26 luglio
A Roma, al Teatro Vascello prende forma un Festival Internazionale di Danza contemporanea: Fuori Programma, un festival necessario per la capitale, per il nostro teatro e per gli operatori impegnati a promuovere la danza contemporanea italiana e internazionale. Un’attività inserita in un periodo lontano dalle programmazioni canoniche dei teatri, un’ulteriore offerta culturale per rafforzare l’immagine di Roma, non meno importante delle principali capitali europee.
Il programma di luglio 2017 è un timido ma forte segnale che ci auguriamo possa crescere negli anni, soprattutto se troverà consenso e interesse da parte del pubblico romano e nei tanti turisti di tutto il mondo che affollano nel periodo estivo questa meravigliosa città.
Il Teatro Vascello per la sua vocazione, da sempre orientata alla contemporaneità, con una spiccata attenzione alla scena coreutica avvia un nuovo progetto, in collaborazione con European Dance Alliance di Valentina Marini, per riportare la danza al centro delle programmazioni estive nella città di Roma.
FUORI PROGRAMMA nasce con l’intenzione di aprire uno sguardo sulla scena internazionale, raccogliendo una gamma di creazioni ed espressione di linguaggi differenti, legate a una geografia altrettanto variegata per portare in scena in cinque appuntamenti, durante i diciotto giorni di Festival, una sintesi delle più interessanti e recenti produzioni coreografiche su scala europea.
Siamo sempre stati convinti che la danza, per il linguaggio che esprime e per la sua universalità, possa rappresentare la chiave di volta per aggregare il pubblico, nonostante la sua apparente complessità di fruizione possa invece raggiungere tutti.
L’approccio alla danza contemporanea deve diventare un atto di fiducia per rinnovare i propri interessi, per la poetica e il senso estetico che appartiene alla nostra civiltà, lo strumento per riscoprire, attraverso l’uso del corpo e la musica, la sensibilità che si cela in ognuno di noi.
  9 luglio – domenica h 21 PRIMA NAZIONALE
LA VERONAL (Spagna)
KOVA ¬ GEOGRAPHIC TOOLS
Regia, messa in scena, costumi: Marcos Morau / La Veronal.
Coreografia: Marcos Morau in collaborazione con il corpo di ballo.
Ballerini: Laia Duran, Lorena Nogal, Marina Rodríguez, Manuel Rodríguez, Sau Ching Wong.
Assistente coreografo: Lorena Nogal.
Consulenza drammaturgica: Roberto Fratini.
Space e light design: La Veronal & Enric Planas
Produzione esecutiva: Juan Manuel Gil Galindo
Assistente di produzione: Cristina Goñi Adot
Première: 21st – 22nd October 2016 / SaT! – Sant Andreu Teatre, Barcelona.
KOVA on TV: https://vimeo.com/191043736
“Il cammino di coloro che temono di raggiungere l’obiettivo si trasformerà molto facilmente in un labirinto.” Walter Benjamin
Durante il suo percorso La Veronal si è distinto, per coreografie e composizione, attraverso un linguaggio unico e personale, per l’interazione tra la danza e una combinazione variegata di discipline che si sono arricchite, ingrandite e, nel tempo, hanno acquisito potere. Marcos Morau ha dato vita al suo catalogo, guidato da un desiderio di esplorare la natura di alcuni specifici luoghi del pianeta. Il modus operandi si è rivelato un celato tentativo di ricerca del territorio enigmatico che nasconde la geografia del corpo umano e dei movimenti. In questo lavoro di composizione coreografica, che dura da ben cinque anni, Marcos Morau e il suo team di ballerini hanno sviluppato uno specifico codice di movimenti chiamato KOVA, un manuale, una mappa che include un set di regole che coordina il linguaggio coreografico. Così, dopo aver definito una topografia specifica, sorge chiaro il bisogno di presentare KOVA per la sua validità di strumento di ricerca. A fronte di questa presa di coscienza, in questo nuovo lavoro, con KOVA- Geographic Tools, La Veronal abbandona il carattere più drammatico, testuale, iconico e rappresentativo delle sue creazioni, per focalizzarsi nella pura dinamica del movimento espresso attraverso KOVA. In questo modo si rende un ritratto istantaneo della composizione, un ritratto di plasticità fisica, liberando la danza di un altro strato, quello dato dal testo e dall’immagine.  KOVA trasmette una tensione attraverso una serie di regole dell’azione coreutica, che genera continui impedimenti e problemi, nei confronti del fisico del performer. In questo contesto, il ballerino che combatte per risolvere queste sfide auto-imposte, è capace di comunicare un interessante senso di libertà e di vastità di possibilità. Gli spettatori si trovano di fronte a un panorama coreografico ricco e complesso, un labirintico linguaggio del corpo, liberi da temi e forme programmate riconoscibili dentro uno schema figurativo. Geographic Tools vuole rendere le possibilità interpretative d’avanguardia e sceglie il corpo dei ballerini come unica immagine per comunicare con gli spettatori e con la danza, come unico testo possibile.  In questo modo, KOVA esplora il territorio semiotico del movimento astratto.
Kova ¬ Geographic Tools è il risultato della fusione di codici di creazione di movimento, sviluppato da La Veronal negli ultimi cinque anni, come risultato di ricerca e combinazione di decisioni che permettono di riempire il buio/libertà/ vaste possibilità che si offrono ad un ballerino durante una performance. Sulla base di questa pura astrazione la forma si collega allo spazio e al tempo per provare a generare/complicare/risolvere i problemi che essa provoca. La Veronal lavora e sviluppa questi meccanismi e questi sistemi in maniera continuativa.
Il fatto che KOVA formi una fraseologia labirintica non implica solo che il movimento dettato dalla fraseologia è particolarmente ricco in direzioni, tendenze, divergenze, separazioni, diramazioni, perdite ma anche la sua logica, come qualsiasi altro labirinto, è allo stesso tempo chiaro e nascosto dalla sovrabbondanza, dalla ridondanza dei segni e delle indicazioni date. Essendo “intelligente” per definizione, il labirinto è una trappola per la percezione. Qui la vista d’insieme è nascosta da mille altre prospettive, mille immagini, mille svolte che il labirinto offre a chi lo attraversa. Per questo stesso motivo, si può dire che il labirinto sta alle regole della costruzione come la retorica sta alla grammatica. Se KOVA realizza queste costruzioni complesse, così difficili per chiunque provi a decodificarle attraverso i dettagli, è perché la grammatica di KOVA, che potrebbe dar delineare un discorso monotono, preferisce invece proliferare in fenomeni di alto contenuto retorico, in una grammatica che non nasce dal linguaggio comune ma direttamente dalla poesia. Anche quando il poeta scrive con la stessa grammatica del reporter o dello scienziato, il ruolo della poesia è esattamente uno: nascondere in maniera enigmatica quella grammatica (in un labirinto fatto di figure sfuggenti e ingannevoli), che si risolve ad un livello più alto, più frenetico e più oscuro e che perde le sue tracce nel groviglio del cambiamento, dove tutto è identico perché è tutto differente, dove lo stesso posto sembra essere un altro, mentre ci avventuriamo attraverso le curve della struttura, o dove l’altro luogo sembra essere lo stesso luogo. Roberto Fratini
  11 luglio – martedì h 21 PRIMA REGIONALE
Gruppo Nanou (Italia – Ravenna)
Xebeche [csèbece]
coreografia Marco Valerio Amico Rhuena Bracci
coreografia: Marco Valerio Amico, Rhuena Bracci
con: Carolina Amoretti, Sissj Bassani, Marta Bellu, Rhuena Bracci, Enrica Linlaud, Marco Maretti, Rachele Montis, Davide Tagliavini
suono: Roberto Rettura
light design: Fabio Sajiz
produzione: E / gruppo nanou, Ravenna Festival
con il sostegno di: L’Arboreto – Teatro Dimora di Mondaino, Cantieri, Centrale Fies, Olinda – Ex Ospedale Psichiatrico Paolo Pini, Santarcangelo dei Teatri
con il contributo di: FONDO PER LA DANZA D’AUTORE della Regione Emilia Romagna 2015/2016, MIBACT, Regione Emilia-Romagna Assessorato alla Cultura
Video promo https://vimeo.com/174812285
Il mio nome è Xebeche “colui che parla ad alta voce senza dire nulla”.
Preferisco essere chiamato Nessuno. Jim Jarmush, Dead Man (1995)
Attraverso la negazione dell’identità, la sua scomparsa, il suo limarne i confini, il problema fondamentale è quello di produrre inconscio e, con esso, nuovi enunciati, altri desideri. Gilles Deleuze / Felix Guattari, Millepiani
Per la prima volta, Nanou si confronta con la struttura coreografica dell’ottetto attraverso il procedimento rigoroso di una strategia creativa, giocata sulla formalizzazione della figura e del recinto che la perimetra Il corpo è forma antropomorfica inevitabilmente in conflitto con il recinto geometrico.
La geometria del recinto assume l’esperimento retorico della perfezione, in quanto funzionale allo scatenamento prodotto sulla figura interna spaesata in un centro impossibile. La struttura coreografica è una continua mutazione che segue diversamente il passaggio del corpo e la trasformazione che questo dà al luogo.
Un infinito piano sequenza che si intreccia e si riversa su sé stesso fino a diventare nodo e quindi a scoppiare. Première dal 08 al 10 giugno 2016
  14 luglio – venerdì h 21 PRIMA REGIONALE
Zerogrammi (Italia – Torino)
Jentu
progetto, regia e coreografia Stefano Mazzotta
creato con Chiara Guglielmi
interpreti Chiara Guglielmi, Stefano Mazzotta
drammaturgia e collaborazione all’allestimento Fabio Chiriatti
luci Alberta Finocchiaro
produzione ZerogrammieStoriedivento
coproduzione Pim O” (It), LUFT casacreativa (It)
un ringraziamento a Chiara Michelini, Villa Cultura (It), Tersicorea
T.O” (It)
con il sostegno di Regione Piemonte, MIBACT – Ministero per i Beni e le Attività Culturali e del Turismo.
anno di produzione 2016
genere teatrodanza
durata 50 min. pubblico + 10
link video:
vimeo
Tutto solito. Nient’altro mai. Mai tentato. Mai fallito.
Fa niente.
Tentare di nuovo. Fallire di nuovo. Fallire meglio.
(S. Beckett)
  JENTU è una creazione ispirata al “Don Quijote” di Miguel Cervantes. Nella lettura attenta dell’opera l’interesse per le gesta del protagonista e dei suoi compagni di viaggio (da Sancho Panza a Dulcinea) si è spostato sul senso che tali imprese possono ancora avere per noi oggi. Azioni senza lieto fine, inutili, consumate nella penombra di una stanza. Azioni capaci di prefigurare una nuova etica e un nuovo modello di eroe senza poteri speciali, senza gloria né squilli di tromba ad annunciarne la fragile umanità. I colori più accesi si diluiscono acquarellando la scena attraverso coreografie, soli e duetti, azioni e silenzi pervasi di un umore delicato. Si disegna con tratto leggero e sfuggente la figura di un eroe emblema di un’etica del fallimento che rilancia la sfida a provare di nuovo, daccapo, con coraggio. Che ci parla della capacità di cadere, di esistere persistendo nell’inseguire un ideale, il proprio, dell’incapacità di volersi arrendere a ciò che è dato e deve essere accettato così com’è perché il senso di ogni azione non sia tanto il risultato quanto la tensione necessaria per tentare di raggiun- gerlo riscoprendo la meraviglia di farsi viaggio. Così i personaggi di JENTU. Esiliati da un tempo cui non corrispondono o da un luogo che gli è stato sottratto, sospesi, stranieri, abitano un paesaggio leopardiano che ha per soglia la resa, unico possibile luogo di appartenenza e senso. (Chiara Michelini)
(…) Semplicemente il viaggio verso le proprie aspirazioni, le proprie passioni, la propria bellezza. Così tentano, falliscono, ricominciano, senza mai perdersi d’animo i due protagonisti di Jentu. Novelli Don Chisciotte, anti-eroi contemporanei, che perseguono i propri ideali, viaggiando insieme, paralleli, spronandosi a vicenda. È racchiusa in questa metafora poetica del viaggio e della non resa al mondo la riuscita di Jentu (…) (Maria Luisa   Buzzi, DANZA&DANZA)
(…) un racconto a tappe, composto da una potente gesticolazione e da larghi passi danzanti, quasi tesi e protesi ad elastico da una finestra, luogo d’incontri e partenze. L’hidalgo è un anti-eroe, combatte contro illusioni, glorie e potere mondani. Jentu nella sua forma rotonda e compiuta riesce a raccontare tutto ciò con poesia. (…) (Marinella Guatterini, IL SOLE 24 ORE)
(…) Le coreografie ideate da Stefano Mazzotta evocano diversi stati d’animo, donandosi all’occhio e al cuore di chi guarda. (Miriam Arensi | LA VOCE)
(…) La partitura fluida di contatti e prese, di complicità e fratellanza (che rarità vedere un duo che non evochi l’amore tra l’uomo e la donna!) si alterna a malinconici momenti di sospensione alla finestra: quasi la realtà, impossibile da ignorare, finisse sempre per richiamare a sé stessa i due eroi. E anche se Chiara/Sancho non cessa si spronare il suo cavaliere (“alzati! corri! combatti!”), Stefano/Chisciotte, appeso il cappotto al chiodo, si allontana. Ma fuori dal palco, si sa, è ben più difficile dar corpo ai sogni. (Maddalena Giovannelli | STRATAGEMMI)
  18 luglio – martedì h 21 PRIMA REGIONALE
Compagnia Zappalà Danza (Italia – Catania)
Romeo e Giulietta 1.1
la sfocatura dei corpi
coreografia e regia Roberto Zappalà
Musica Pink Floyd, Elvis Presley, Luigi Tenco, José Altafini, Mirageman, John Cage, Sergei Prokofiev
Interpreti Maud de la Purification, Antoine Roux-Briffaud
Testi a cura di Nello Calabrò
Luci e costumi Roberto Zappalà Direzione tecnica Sammy Torrisi Management Maria Inguscio
Una produzione Scenario Pubblico/Compagnia Zappalà Danza – Centro di Produzione della Danza
in coproduzione con Orizzonti Festival. Fondazione
In collaborazione con “Le Mouvement Mons” Festival (Belgio)
Prima nazionale 5/6 agosto 2016 Orizzonti Festival, Chiusi
con il sostegno di Ministero dei Beni e delle Attività Culturali – Regione Siciliana Ass.to del Turismo, Sport e Spettacolo
Video https://www.youtube.com/watch?v=fBAO0xM5Wx8
Dopo la festa/compleanno del quarto di secolo e gli ultimi anni ricchi d’intensa produttività Roberto Zappalà inizia un nuovo progetto dal titolo Antologia. Con Antologia si intende recuperare i lavori più interessanti che hanno lasciato un segno nel tempo e nella costruzione della linea coreografica di Zappalà e della compagnia. Il progetto non ha soltanto il compito di “recuperare” e di “rivisitare”, ma anche quello di originare attraverso un nuovo “contatto” nuove visioni; dove anche il “semplice” cambiamento degli interpreti può fare da primo mobile per un diverso approccio alla creazione da parte del coreografo. Tutto ciò non solo determinerà una riflessione sul passato ma inevitabilmente porterà a riflettere sul futuro.
“La sfocatura dei corpi” era il titolo del Romeo e Giulietta del 2006 che Roberto Zappalà ha deciso di riprendere e riportare in scena come primo spettacolo di Antologia.
Una revisione che è anche e soprattutto un rinnovamento. Un romeo e giulietta 1.1
Cosa ci fa sentire sfocati, quando ci sentiamo sfocati ? Tecnicamente, (in ottica, fotografia, cinema), la sfocatura è una questione di distanza. La distanza tra il centro focale dell’obiettivo è l’oggetto inquadrato; se questa distanza è inferiore o superiore ad una certa misura l’oggetto risulta, appunto, sfocato.
Riportando tutto ai due amanti di Verona ci sentiamo sfocati quando “percepiamo” che la distanza tra noi e il mondo, tra noi e l’amato non è quella giusta; quando la distanza che ci separa dall’essere amato è condizionata dal proprio essere nel mondo; quando siamo, ci sentiamo, crediamo di essere, troppo vicini, o troppo lontani. Siamo tutti Romeo e Giulietta.
Nella versione 1.1 il coreografo ha spostato la propria messa a fuoco, concentrandola più che sulla coppia di innamorati, sulla loro individualità di esseri che vivono singolarmente un disagio soprattutto sociale. Nelle note vicissitudini scespiriane si arriva all’amore sublimato dalla morte (e viceversa), la versione 1.1 vuole riflettere e al contempo “ribellarsi” ad un tempo storico (oggi) dove la pulsione di morte è sublimata solo da se stessa e contrapporle passione e rispetto nei confronti della vita.
Una riproposizione di Romeo e Giulietta che non vuole “parlare” d’amore ma essere un atto d’amore verso la vita.
Si ringrazia Simone Viola per i movimenti di danze da sala e Stefano Tomassini per aver seguito in qualità di studioso l’inizio del percorso di ripresa e rilettura dello spettacolo.
  26 luglio – mercoledì h 21 PRIMA NAZIONALE
Company Chameleon (Inghilterra)
OF MAN AND BEAST
Coreografia: Anthony Missen
Musiche originali: Miguel Marin; Ocote Soul Sounds, Rage Against The Machine
Costumi: Company Chameleon
Performers: Anthony Missen, Theo Fapohunda, Lee Clayden, Taylor Benjamin, Thomasin Gülgec
Direttore prove: Anthony Missen
Commissionato da: Without Walls, Ageas Salisbury International Arts Festival and Merchant City Festival Glasgow
Durata: 30 min – Anno: 2015
  Indimenticabile pièce di danza che esplora e svela le molte face della virilità, Of Man And Beast, offre uno sguardo sensibile e potente al comportamento e alle dinamiche di gruppo tra uomini.
La spavalderia e l’aggressività riempiono i diversi scenari, perché se vuoi far parte di una gang devi essere forte, veloce e divertente. Il cambiamento della scala gerarchica porta ad una rottura del gruppo e subito, i protagonisti sono chiamati ad interrogarsi sulle proprie identità individuali, su come adeguarvisi e farle proprie.
Carico e volutamente veloce, lo spettacolo, dal forte carattere innovativo, dimostra lo stile fisico unico della Company Chameleon e il ricco mix di danza e tecnica. La coreografia di Anthony Missen emerge, allo stesso tempo, grezza e raffinata, attraverso l’imponente abilità atletica dei cinque eccezionali performer. A tratti altamente comici, scuri e minacciosi in altri, l’opera è uno specchio emotivo e provocatorio dei nostri tempi
Commissionato da: The Lowry, DanceXchange & Live at LICA.
Trailer https://vimeo.com/132338564
  Spellbound contemporary ballet (Roma Italia)
The hesitation day – The divided self
“THE HESITATION DAY”
Coreografia   Mauro Astolfi
Musica   Norn   Amon Tobin
Disegno Luci   Marco Policastro
Interpreti   Fabio Cavallo   Giovanni La Rocca   Mario Laterza   Giacomo Todeschi
Una produzione Spellbound realizzata con il contributo del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e del Turismo, in collaborazione con The Egg-Albany-NY/USA
The Hesitation day, una produzione Spellbound con il contributo del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e del Turismo in collaborazione con The Egg/Albany di NY, ha debuttato in prima mondiale il 23 ottobre 2015 al The Egg/Albany di NY, con la coreografia Mauro Astolfi, musica di Norn, Amon Tobin e il disegno Luci Marco Policastro.
“È quel giorno, quel momento dove c’è una sospensione temporanea di un’azione, di un pensiero o di un giudizio. In realtà è un momento prezioso, quasi un reset dove ricordare cosa vogliamo portare di noi nel mondo esterno. L’altro significato di “esitare” è di trasportare qualcosa, di farlo arrivare a destinazione proprio questo doppio e apparentemente opposto significato della parola ha innescato questo lavoro a volte il non sapersi (apparentemente) decidere, sta comunque portando delle nostre informazioni da qualche parte e, di certo, qualcuno le avrà qualcuno ci comprenderà. Ma per molti rimarremo illeggibili e indecifrabili, per tutti quelli che sapranno leggere solo il movimento continuo e non tutto che è subito prima e subito dopo l’azione.”
Studio: https://vimeo.com/143480005
  PRIMA REGIONALE
THE DIVIDED SELF
Coreografia Mauro Astolfi
Interpreti Serena Zaccagnini, Maria Cossu
Musica Rival Consoles Oto Hiax Nils Frahm Òlafur Arnalds
Una produzione Spellbound, prima assoluta Vitebsk Festival of Modern choreography, novembre 2015.
“The Divided self descrive alcuni gradi della difficolta’e della limitazione della liberta’ che inevitabilmente impone la presenza di qualcuno vicino a noi.
Cambia tutto quando non si devono spiegazioni del nostro modo d’essere, tutto’ scorre’ diversamente …cosi come è bello avere qualcuno con cui condividere…è altrettanto bello sentire il proprio silenzio e trasformarlo in azione.”
Questo duetto al femminile, inizialmente creato per due allieve dei corsi professionali del Daf Dance Arts Faculty di Roma ha debuttato il 21 novembre 2015 in Bielorussia a Vitebsk nell’ambito dell’international Festival of Modern Dance e si inserisce in un percorso di piccole creazioni e progetti volti a creare un trampolino di lancio e un avvio professionali ai migliori talenti cresciuti nelle fila del Daf di Roma sotto l’egida produttiva di Spellbound Contemporary Ballet.
La creazione è poi passata al repertorio della compagnia principale dal 2017.
vimeo
Biglietteria:
Intero € 18,00
Ridotto over 65 e studenti € 13,00
Servizio di prenotazione € 1,00 a biglietto
Abbonamento speciale Festival Internazionale 5 spettacoli 50,00 euro
  TEATRO VASCELLO
via Giacinto Carini, 78 – 00152 Roma
Tel. 06.5881021/06.5898031
www.teatrovascello.it [email protected]
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cocoetlavieenrose · 8 years ago
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fashioncurrentnews · 6 years ago
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FANTAGIRL, I am the woman I am
Fantagirl è un progetto ideato dal brand “Fantabody” fondato da Carolina Amoretti nel 2015 con l’intento di creare nove sinergie e interazioni tra le donne partendo dal suolo natale, Milano.  
Il progetto fotografico è realizzato in collaborazione con Giustina Guerrieri, giovane contributor del marchio da sempre interessata a dar voce a storie reali, 
esplorando i confini della femminilità.
Un’ ode al corpo  femminile, in qualsiasi tipo di forma e colore esso possa presentarsi; una ricerca che incoraggia l’accettazione della “diversità” come  punto di partenza per  affrontare temi come la disabilità, l’immigrazione, le sex worker, raccontati con un approccio inclusivo, curioso e affascinato, privo di pregiudizio. 
Ogni soggetto rappresentato nella sua seducente unicità ha l’occasione di raccontare la sua storia e rivelare la sua natura con orgoglio.
Una collaborazione tutta al femminile dove i soggetti in questione vengono coinvolti dalle fotografe selezionate dal brand e intervistate attraverso  un intimo scambio di aneddoti ed esperienze vissute.
Tra le tematiche care al progetto, quella di smentire l’idea per cui una donna vittima di una malattia o affetta da disabilità debba perdere la sua componente di sana vanità femminile. 
Ma il progetto vuole anche focalizzarsi sulle scelte delle donne il cui corpo diventa strumento di lavoro e capire come cambia il rapporto con la propria intimità.
Cosa fa sentire bella una donna di cultura islamica? E come vive il rapporto con il proprio corpo una donna orientale? Indagare sulla cultura, gli usi e costumi dei paesi lontani dal mondo occidentale è un esigenza che porterà il progetto a una ricerca worldwide.
Anche per questo motivo, “I AM THE WOMAN I AM” vede il coinvolgimento di  fotografe appartenenti a diverse etnie, affinchè possano esprimere la loro sensibilità artistica in toto, servendosi anche della propria matrice culturale e sociale.
#2 Intervista a Paula Rey Jiménez
Intervista a cura di Giustina Guerrieri.
Foto di Maddalena Arcelloni.
  Ciao Paula, ti va di parlarmi un pò di te, della tua vita, di ciò che ti piace fare. O anche di quello che detesti se preferisci.
Ciao, mi chiamo Paula Rey Jiménez e sono una fotografa professionista spagnola con base a New York. Sono una fotoreporter e al momento lavoro nel dipartimento marketing della New York Film Academy.
Sono nata a Cadice, in Andalusia, anche se ho vissuto gran parte della mia vita in una città del nord della Spagna, La Coruña. La mia passione per il giornalismo mi ha portato a trasferirmi prima a Madrid, dove ho studiato, e successivamente in California, dove ho avuto modo di migliorare il mio inglese, e soddisfare la mia voglia di conoscere il mondo “reale”. La mia voglia di esplorare mi ha portato sempre a cambiare il luogo in cui vivevo, fino a quando mi sono trasferita a New York. Qui ho trovato l’uomo della mia vita, mio marito Dante, e con lui vivo a Brooklyn, insieme al nostro cane Lue.  La mia casa con mio marito e il mio cane, sono la dimensione che ho sempre cercato. Adoro cucinare con mio marito, uscire con lui e crescere insieme, imparare sempre l’uno dall’altro. Mi piace fare foto, mi piace ballare, amo la musica ed ogni genere di cibo.
Come è accaduto l’incidente? Ricordi cosa hai provato in quel momento, anche se eri molto piccola? O cosa hai provato nel periodo immediatamente successivo, che è spesso anche il più difficile? Come può un bambino riuscire ad affrontare tutto questo?
In realtà non ricordo nulla di quel momento. Avevo due anni, ero in macchina con i miei genitori, e un’altra macchina ci ha colpiti facendo rotolare la nostra giù per una collina più e più volte. Mia nonna dice sempre che sono stata molto fortunata: ero talmente piccola che mi sono stretta su di me come una piccola palla, coprendomi gli occhi con i palmi delle mani.  Non ricordo nulla e non lo farò mai, c’è solo il corpo a ricordarmi quello che ho subito. Dopo un lungo periodo in coma ed una serie di interventi chirurgici, alla fine mi sono svegliata come una bambina nuova di zecca; stavo bene, avevo solo un’aspetto un po’ diverso. Quando ero piccola è stato molto facile per me ignorare la cosa: con i bambini è semplice, gli racconti quello che ti è successo e loro ci passano sopra con naturalezza, per loro sei solo una compagna di giochi come tante altre.
Quanto gli effetti che l’incidente ha avuto sul tuo corpo hanno influenzato il tuo percorso di crescita? In particolare il periodo dell’adolescenza.
Durante l’adolescenza è stato un po’ più complesso: era difficile per me sentirmi parte di un gruppo specifico, ai tempi le ragazze facevano cose da ragazze e i ragazzi cose da ragazzi. Io amavo giocare a calcio ma volevo anche sentirmi carina e femminile. Quando mi sono affacciata alla pubertà ero il classico maschiaccio in tuta e coda di cavallo. Poi ho cominciato ad osservare le mie compagne di classe super femminili, e ho realizzato che anche a me sarebbe piaciuto indossare abiti rosa e un lucidalabbra. Ma non ho mai rinnegato la mia personalità, credo che una ragazza possa essere entrambe le cose, essere un tipo sportivo che ama il calcio e non disdegnare un bel paio di scarpe. Detesto le categorizzazioni.
Quando poi ho iniziato il college, uno dei nostri insegnanti ci chiese di provare ad andare molto indietro con la memoria, di ricordare qualcosa di molto remoto, di quando eravamo molto piccoli. Beh per quanto potessi scavare indietro nel passato, la mia memoria si fermava a quando avevo 10/11 anni. Tutto quello che è avvenuto prima, quando ero molto piccola, è stato totalmente rimosso. Penso che anche il mio lavoro abbia molto a che fare con questo: sono una fotoreporter, faccio delle foto, catturo i momenti, perché non voglio che niente vada dimenticato.
Qual’è stata, se c’è stata, la tua forza, la tua spinta fondamentale per superare al meglio il trauma?
Senza ombra di dubbio i miei genitori sono stati la mia più grande forza. Credo che se sono in grado di stare da sola e di  “bastarmi” lo devo soprattutto ai miei genitori, che mi hanno educato a questo. Ringrazio mio padre per non avermi  mai permesso di approfittare della mia “condizione”,  mi ha cresciuto come una ragazza normale che faceva cose normali. Mia madre invece è sempre stata più apprensiva. Ricordo che si arrabbiava molto con le persone che mi osservavano e chiedevano cosa mi fosse successo, ma ho capito che il suo comportamento era un modo per proteggermi. Il primo anno che sono andata via di casa mi telefonava tutte le sere e lo ha fatto per circa due anni. Poi ha capito che doveva lasciarmi andare.
Quanto importante è stata la presenza delle persone che ami nella tua vita?
La presenza delle persone care nella propria vita è sempre importante. Come ho già detto prima, la mia famiglia ha avuto un ruolo fondamentale per la mia crescita come essere umano. Loro ci sono sempre stati, ogni volta che ho avuto degli alti e dei bassi, quando ero in sovrappeso, quando ero più magra, a loro non importa tutto questo, semplicemente sono li per te e amano trascorrere del tempo con te. Anche se sono una persona abituata a stare da sola, quando poi ho conosciuto quello che è diventato mio marito, ho realizzato quanto sia bello avere qualcuno con cui condividere la vita, qualcuno che ti ami e ti accetti per quello che sei, a prescindere dalla tua forma fisica e da ciò che indossi. Mio marito, insieme alla mia famiglia, è uno dei miei più grandi punti di riferimento.
Il rapporto con la tua femminilità. Con il tuo corpo, con lo specchio. Ma anche il rapporto con la tua parte femminile non visibile all’occhio esterno, quella che riguarda la tua vita e le tue esperienze. Te lo chiedo perché sono fermamente convinta che essere una donna sia molto più che un’immagine riflessa.
Credo che essere donna non abbia a che fare tanto con l’appartenenza biologica a questo sesso. Non penso che se fossi nata uomo sarei stata diversa da come sono adesso,  sarei sempre e comunque io, con i miei pregi e difetti. Non credo nelle differenze di genere, credo nelle differenze in quanto esseri umani con una specifica personalità. Quando ero più giovane ero molto più concentrata sul dimostrare la mia femminilità a tutti costi: tacchi alti, gonne e trucco. Ero convinta che per essere femminile dovevo conformarmi all’accezione più classica e stereotipata di essere donna, che se volevo sentirmi donna dovevo fare “le cose da donna”. Crescendo ho capito che sentirsi donna è molto piu di tutto questo, è sentirsi in equilibrio con se stesse ed essere coerente con la propria persona ed i propri desideri.  Non c’è nulla di più femminile che accettare se stesse per ciò che si è.
L'articolo FANTAGIRL, I am the woman I am sembra essere il primo su Vogue.it.
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