Tumgik
#canzoni della rivolta
garadinervi · 8 months
Text
Tumblr media
Mario Buffa Moncalvo – Luigi Nono, San Vittore 1969, SMRP 9080, Ricordi, 1971
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
«Documento e invenzione. Lotta pratica dall’interno e suo stravolgimento creativo di preciso significato umano, musicale, tecnico. Registrazioni originali e testi, canti, ambiente acustico provocati dal fatto reale avvenuto. Una rivolta, quella di San Vittore in Milano nel 1969, che trova in Buffa Moncalvo la testimonianza, la fantasia creatrice, l’invenzione aggressiva strutturale realizzate in nuovo rapporto dialettico, linguistico, espressivo del tempo-ritmo scardinante nei singoli momenti della rivolta stessa. Canto, voci, testi, rumori in violenta continuità significante di continua invenzione, scossa e straniata, su passioni umane in rivolta tendenti necessariamente a coscienza rivoluzionaria. Inoltre, la mutevole tensione della voce – canto e parlato – di Buffa Moncalvo: nuova intelligenza di efficacia espressiva.» – Luigi Nono
25 notes · View notes
vintagebiker43 · 2 months
Text
Tumblr media
«La "Storia di un impiegato" l'abbiamo scritta, io [De Andrè], Bentivoglio, Piovani, in un anno e mezzo tormentatissimo... "
...ed è proprio durante questo periodo di difficile gestazione che Fabrizio De Andrè e il produttore del disco Roberto Danè si imbattono in un brano trovato quasi per caso tra il numeroso materiale di propaganda politica che leggevano in cerca di ispirazione.
"C'era una ragazza che cantava questa canzone. Un inno del maggio parigino, anzi l'inno più famoso di quei giorni. Ce ne innamorammo subito e pensammo a una traduzione. Telefonai a Parigi, contattai amici discografici per avere la sub edizione di quel brano e poterlo così tradurre in Italia. Be', era strano, non si riusciva a stabilire un contatto preciso"
Tramite conoscenze nell'ambiente di estrema sinistra Roberto Danè riesce a trovare un contatto:
"Wolinski, che mi consegna con fare sospetto a una persona di sua fiducia. [...] Questa persona mi fa salire su un'auto malmessa [...] che a fatica riesce a muoversi [...] Bene, alla fine di un lungo giro che non finisce più, mi portano al quarto piano di una casa di periferia; e in quella stanza lontano da tutto e da tutti, vuota, incontro una ragazza, la ragazza della canzone, quella che cercavo. Era ricercata. Io non lo sapevo, l'ho scoperto lì; e ho scoperto anche che lei non voleva avere diritti su quella canzone.
Mi disse 'Ve la regalo, è una canzone di tutti'."
Quella ragazza che non volle nemmeno i diritti di autore si chiamava Dominique Grange, cantautrice militante nella Gauche Prolétairienne, e quel brano si intitolava "Chacun de vous est concerné" (Ognuno di voi è coinvolto), De Andrè ne fece "La Canzone del Maggio" e quando "Storia di un impiegato" viene pubblicato ci si limitò a scrivere: ''tratto da una canzone del maggio francese''.
Nella sua prima stesura De Andrè si era limitato a tradurre testualmente il brano, e solo successivamente vene introdotta la strofa:"Per quanto voi vi crediate assolti siete per sempre coinvolti" oscurando l'originale: "Voi non avete fermato il vento gli fate solo perdere tempo".
"Un impiegato ascolta, cinque anni dopo, una delle canzoni del maggio francese 1968. É una canzone di lotta: ricorda i fatti accaduti durante la rivolta nata dagli studenti e, rivolgendosi a quelli che alla lotta non hanno partecipato, li accusa e ricorda loro che chiunque, anche chi in quelle giornate si è chiuso in casa per paura, è ugualmente coinvolto negli avvenimenti."
(nella foto Dominique Grange)
7 notes · View notes
carmenvicinanza · 8 months
Text
Ana Tijoux
Tumblr media
Ana Tijoux, cantautrice e attivista femminista è l’autrice del rap Cacerolazo! che nel 2019, è stato l’inno della rivolta al caro vita che ha portato il Cile all’attenzione mondiale.
Considerata la miglior rapper di lingua spagnola, ha ricevuto otto nomination ai Grammy.
Il suo nome completo è Ana María Tijoux Merino ed è nata a Lilla in Francia il 12 giugno 1977, figlia di esuli fuggiti dopo il colpo di Stato di Pinochet nel 1973.
È cresciuta respirando l’impegno politico e gli interessi artistici coltivati in famiglia fra danza e fotografia..
La passione per l’hip hop e le culture di strada sono state le basi della sua carriera artistica.
Tornata in Cile nel 1993, sin da giovanissima suonava con diverse band.
A vent’anni aveva già inciso il primo disco Vida Salvaje con i Makiza seguito, a distanza di poco, da Aerolineas Makiza salito al top del mercato hip-hop latino-americano. La band si è sciolta nel 2006 e lei, che intanto collaborava a diversi progetti e incideva brani per colonne sonore di film, si è concentrata sul suo primo album da solista Kaos che ha visto la luce nel 2007, ricevendo le nomination ai Latino MTV Video Music Awards nelle categorie Best New Artist e Best Urban Artist.
Il successo internazionale è arrivato due anni dopo con 1977, che prende il titolo dall’anno della sua nascita. Il disco, in gran parte autobiografico, cantato in spagnolo e in francese, ha segnato un allontanamento significativo dalla musica pop e dalle collaborazioni precedenti, dimostrando una maturità artistica che l’ha portata a esibirsi in festival internazionali e a fare un tour in Nord America. Segnalato da Thom Yorke, cantante dei Radiohead, tra i migliori prodotti dell’anno, è stato usato per il videogioco FIFA 11 e nella famosa serie tv Breaking Bad.
L’album La Bala (uscito nel 2011), ha ricevuto la nomination al Grammy Latino nella categoria Música Urbana.
Nel settembre 2012, Ana Tijoux ha aderito al progetto multipiattaforma “30 Canzoni per 30 Giorni” in sostegno delle donne oppresse in tutto il mondo.
Nel 2019 le sue casseruole in versione rap sono diventate la canzone simbolo della protesta contro il presidente miliardario Sebastián Piñera in Cile.
L’anno seguente ha celebra nuovamente quel grande movimento con il brano Rebelion de octubre, che ci ricorda come la sua dimensione artistica sia molto più articolata e profonda, toccando diverse sonorità e ribadendo il suo attivismo femminista decoloniale.
La sua musica intende rompere i confini di genere e farci ballare come risposta di gioiosa ribellione contro le ingiustizie della società.
Il suo ultimo lavoro Antifa Dance è una bella azione sonora basata su ritmi urbani, rap e movimento, intrisa dalla coscienza politica espressa attraverso parola e azione.
Ana Tijoux trasforma le proteste in canzoni potenti che sono un’iniezione di incoraggiamento in questi tempi di emergenza globale.
4 notes · View notes
donaruz · 2 years
Text
Tumblr media
IL 7 OTTOBRE DEL 2002 MORIVA PIERANGELO BERTOLI
«Canterò le mie canzoni per la strada / ed affronterò la vita a muso duro / un guerriero senza patria e senza spada / con un piede nel passato / e lo sguardo dritto e aperto nel futuro.»
Il 7 ottobre del 2002 ci lasciava Pierangelo Bertoli, cantautore e interprete unico della musica popolare italiana. Uomo straordinario dentro e fuori dal palco ha sempre raccontato nelle sue canzoni gli ultimi, gli emarginati, i lavoratori e i ribelli di ogni sorta. Con il suo lavoro ha denunciato le storture della nostra società, l'oppressione e lo sfruttamento, le contraddizioni e la violenza del potere.
Artista profondissimo ha saputo dare un contributo eccezionale alla lunga tradizione delle ballate. Sempre in prima linea nell'impegno civile, sociale e politico, resta un punto di riferimento per tutti coloro che vogliono fare della musica uno strumento di lotta e di emancipazione collettiva.
"Nelle notti del tuo navigare quando i fuochi si spengono
Quando intorno non trovi che il mare e le rive ti mancano
Chissà se c'è un porto che ti attende, se una luce brillerà
Se il tuo regno solitario prima o poi mi attraccherà
Non so niente di quello che vuoi
Ma so che vorrei forse un attimo innocente che col tempo passerà
Una specie di rivolta contro questa società che ti toglie la vita che è in te
E tu...non lo sai."
Da Cannibali e Re
23 notes · View notes
micro961 · 10 months
Text
Francesco Dal Poz - 2106
Tumblr media
Il secondo singolo estratto dal nuovo album del cantautore e polistrumentista di Treviso
Una lettera da inviare al futuro. “2106” è il secondo singolo che anticipa il nuovo disco di Francesco Dal Poz, cantautore e polistrumentista trevigiano. Questo brano è una lettera rivolta ad un bambino del futuro.
«A lui racconto la mia infanzia a pieno contatto con la natura e come negli ultimi anni il mondo ha perso il suo equilibrio. Dopo il mio impegno a preservare il mio presente e, di conseguenza, il suo presente, immagino questo bambino guardare un cielo limpido in un mondo nuovamente in equilibrio». Francesco Dal Poz
Il brano anticipa il suo nuovo progetto discografico dal titolo “Uno”, album di carattere e di riscoperta di se, co-prodotto con Roberto Visentin, realizzato con la collaborazione diretta o indiretta di professionisti del settore e amici, primi tra i quali Marco Montanari (chitarre in “Cuore logico”), Pakay Simons e TCC Choir che sono intervenuti proprio in questo singolo “2106” rispettivamente con batteria e cori, Sean Lucariello (trombe in “Amore ragazzino”).
Francesco Dal Poz è un cantautore e polistrumentista di Treviso classe 1995. La musica lo accompagna da sempre: a 9 anni scrive le prime canzoni e passa l'adolescenza tra lo studio di registrazione e i palchi. Giovanissimo vince il “Premio della Bontà” per l'impegno sociale manifestato coni concerti. A 21 anni firma il suo primo contratto discografico con un’etichetta indipendente che produce il singolo “Te”, presentato successivamente ad Area Sanremo. Tra i 22 e i 24 anni pubblica sette singoli e si esibisce con la band in Veneto, Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna, Abruzzo, Marche, Puglia e Sardegna. Sul suo lavoro escono articoli in svariati giornali e portali tra cui SkyTg24 ed interviste e passaggi radiofonici in decine di radio a livello locale e nazionale tra cui Rai Radio1; viene inoltre ospitato su Rai 2 e su TV2000. Condivide il palco con Zero Assoluto, Iva Zanicchi, Ronnie Jones, Damien Mc Fly. A 26 anni pubblica l’album “Zero” con BeNEXT/Sony Music Italia, affiancato dal produttore artistico Roberto Visentin. Oggi continua il suo percorso come cantautore, autore e produttore, pubblicando il singolo “Penso a te” con ADA Music Italy/Warner Music primo estratto di quel che sarà il nuovo album di inediti dal titolo "Uno". Dal 20 ottobre 2023 in radio il secondo estratto dal titolo "2106".
CONTATTI E SOCIAL https://www.facebook.com/dalpozfrancesco/?locale=it_IT https://www.instagram.com/francescodalpoz/?hl=it
0 notes
atomheartmagazine · 11 months
Text
Nuovo post su Atom Heart Magazine
Nuovo post pubblicato su https://www.atomheartmagazine.com/giuliana-florio-dirette-npc-tiktok/
Chi è Giuliana Florio, la tiktoker che ha dato via al trend NPC in Italia
Giuliana Florio è da poco su TikTok. La 27enne di origine napoletana conta però già un seguito di quasi 300 mila persone.
La storia di Giuliana Florio è un esempio di come TikTok possa catapultare qualcuno alla celebrità virtuale in un battito di ciglia. La giovane di 27 anni, originaria di Napoli ma residente ad Amsterdam dal 2019, ha fatto il suo ingresso nel mondo dei social media in modo spettacolare, guadagnando rapidamente un seguito di quasi 300.000 persone e accumulando oltre un milione di “mi piace” sui suoi video. Ma cosa rende Giuliana così speciale e perché è diventata un’icona di TikTok in Italia?
Giuliana Florio e il tend NPC
Il segreto del suo successo di Giuliana Florio risiede nelle dirette chiamate “non playable character” (NPC). Si tratta di un trend che ha preso il via negli Stati Uniti e che Giuliana ha adattato con creatività e ingegno per il pubblico italiano. Nel corso delle sue dirette, Giuliana prende il ruolo di un personaggio tipico dei videogames, rispondendo agli input degli spettatori con risposte predefinite. Questo meccanismo di funzionamento è simile a quello dei personaggi non giocabili che si trovano nei videogiochi e che contribuiscono a creare la trama o ad accompagnare il protagonista. In questo contesto, Giuliana Florio ha introdotto un’atmosfera videoludica nell’ambiente dei social media, coinvolgendo il pubblico in un’esperienza interattiva e intrattenendolo con risposte predefinite e calibrate.
Uno dei risultati più noti è la creazione dell’espressione “frrr rha,” che è diventata un vero e proprio tormentone su TikTok. Giuliana ha dimostrato di avere una profonda comprensione della cultura di internet e ha sfruttato abilmente questo nuovo trend per ottenere notorietà. Il suo approccio unico e la sua capacità di riformulare il trend in modo adatto al pubblico italiano l’hanno resa una star delle piattaforme social.
Oltre a diventare un fenomeno virale, Giuliana Florio ha intrapreso diverse collaborazioni con noti brand, tra cui Ryanair, e ha visto i suoi video presenti sulle pagine social di squadre di calcio famose come il Milan e il Napoli. Questa popolarità l’ha trasformata in un’artista di tendenza, con un seguito di fan sempre più vasto e appassionato.
Gli haters
Tuttavia, con la notorietà arrivano anche le sfide e i commenti negativi. Giuliana ha dovuto affrontare i cosiddetti “haters” e le critiche online, ma ha mostrato grande resilienza. Come ha spiegato in una recente intervista a Il Messaggero, la sua preparazione psicologica l’ha aiutata a navigare in un mondo fatto anche di insulti.
Nell’intervista, ha condiviso il suo approccio alla critica online, sottolineando che “quando ho deciso di portare questo tipo di contenuti sui social, sapevo a cosa sarei andata incontro, anche perché conosco la cultura giudicante e spesso discriminante di noi italiani“. La sua capacità di mantenere il sangue freddo davanti alle critiche dimostra la sua maturità e il suo obiettivo principale su TikTok. “La chiave del mio successo?“, ha affermato Giuliana, “Non copiare altri creator, ma riformulare completamente il trend per sposare l’immaginario di riferimento del pubblico verso cui mi sarei rivolta“.
Giuliana Florio e la futura carriera musicale
Il successo di Giuliana Florio su TikTok è una testimonianza di come i social media possano trasformare la vita di una persona in breve tempo. La sua popolarità le ha aperto nuove opportunità, tra cui una possibile carriera musicale. Giuliana sta lavorando alla pubblicazione del singolo “Frrr rha,” che è diventato un autentico inno su TikTok.
“Sto lavorando all’uscita di ‘Frrr rha’, che ormai è diventata una hit ed è andate virale su Tik Tok, ma anche a canzoni più profonde. Cose che scrivo da tutta la vita”, ha dichiarato.
In definitiva, Giuliana Florio è un esempio di come la creatività e l’originalità possano emergere e trionfare sui social media. La sua abilità nel creare contenuti coinvolgenti per il pubblico con il suo personaggio da NPC, l’ha trasformata in una delle tiktoker più amate d’Italia. Questo apre la strada a nuove opportunità professionali e all’espressione di una creatività più profonda attraverso la sua musica.
0 notes
enkeynetwork · 1 year
Link
0 notes
lamilanomagazine · 1 year
Text
Milano: giovani, musica e periferie protagoniste nel segno di J-AX
Tumblr media
Milano: giovani, musica e periferie protagoniste nel segno di J-AX. Sono 40 i giovani artisti milanesi che si sfideranno il 23 e il 30 giugno per accedere alle finali di ‘Back to talent’ il nuovo contest musicale che, sotto la direzione artistica di J-Ax e in collaborazione con l’Amministrazione comunale, ha come obiettivo quello di scoprire voci nuove e aspiranti cantanti coinvolgendo gli 88 quartieri di Milano. A coordinare il progetto Matteo Forte, direttore dei teatri Lirico e Nazionale e ‘ideatore’ della piattaforma-social ‘heArt’, vetrina multimediale aperta a ogni forma d’arte. Presentato alla stampa tre mesi fa, alla presenza del sindaco Beppe Sala, dell’assessore alla Cultura, Tommaso Sacchi, e dell’attrice Stefania Rocca (che fa parte della Giuria), ‘Back to talent’ sta già producendo risultati molto importanti. Sono state infatti oltre 10.000 le nuove registrazioni su ‘heArt’ e 150 le candidature di giovani performer che hanno proposto le proprie canzoni ad una giuria per il 50% ‘popolare’ (che ha votato online) e per il restante 50% ‘professionale’. I semifinalisti si esibiranno in due gruppi da 20, rispettivamente venerdì 23 giugno in piazzetta Capuana a Quarto Oggiaro (Municipio 8) e venerdì 30 all’Anfiteatro della Martesana, nel Municipio 2. Perché, come aveva rilevato J-Ax presentando il contest “l’arte a Milano è sempre stata mantenuta viva dai suoi quartieri”. E ancora: “Ricordo la mia esperienza quando dalla periferia sentivo la bramosia e la fame di Milano, una fame che chi ha già raggiunto la circonvallazione non ha”. Nella valutazione dei giudici particolare attenzione è stata rivolta ai candidati che hanno presentato un brano inedito. La finale, nella quale si sfideranno i 18 artisti scelti, sarà invece il 3 settembre nel cortile del Castello Sforzesco nell’ambito della manifestazione ‘Estate al Castello". Il vincitore, come da regolamento, avrà in premio la produzione di un concerto che andrà inscena nella stagione 2023/24 al Teatro Lirico o al Nazionale. “Ancora una volta – conclude Matteo Forte – desidero sottolineare come la parola d’ordine di questa iniziativa sia stata innanzitutto ‘inclusività’. Che poi ciò avvenga attraverso l’arte e, in questo specifico caso con la musica, è un valore aggiunto significativo che rende Milano come sempre moderna e innovativa”.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
0 notes
maxysoundlabel · 2 years
Text
Jimmy & Scots Folk Band: esce oggi “Seven Irish Nights”, secondo album della band, per l'etichetta Maxy Sound.
Verona, 24 febbraio 2023. A poche settimane dalla festa di San Patrizio, la Jimmy & Scots Folk Band pubblica l'album "Seven Irish Nights", in formato fisico e su tutte le piattaforme digitali: 9 tracce prodotte da Max Titi per la label Maxy Sound.
La registrazione dell’album presso gli studi Maxy Sound ha richiesto sette notti, e da questo è nato il titolo dell’album stesso, “Seven Irish Nights”. L’album contiene molti brani della tradizione irlandese e si apre con una versione folk della "All for me Grog", una classica drinking song già interpretata da band storiche come i The Dubliners e gli Irish Rovers.
Questo brano racconta di come il protagonista perde tutto ciò che è davvero importante nella sua vita a causa del Grog, una bevanda alcolica composta di acqua e rum (questa bevanda fu introdotta nella Royal Navy dal Vice Ammiraglio Edward Vernon nel lontano 1740). L'album prosegue con canzoni di guerra storiche come "Johnny I Hardly Knew Ya", risalente ai primi del XIX secolo, quando le truppe irlandesi combattevano per la Compagnia Britannica delle Indie Orientali, e la "Erin Go Bragh", che esalta le gesta e il coraggio dei combattenti irlandesi durante La Rivolta di Pasqua del 1916.
Seguono canzoni più “festaiole”, come la "Seven Drunken Nights" o lo scioglilingua della "Rattlin’ Bog", alternate a brani più lenti e romantici, come l'immortale "I'm a Man You Don't Meet Every Day", già interpretata dai The Pogues in una memorabile versione del 1985. Seguono l'inedito "A Stout for Breakfast" e, in chiusura, un medley di tre brani: Wellerman/Drunken Sailor/Dead Man’s Chest.
La Sea Shanty "Wellerman" è stata recentemente riportata alla ribalta dal cantante scozzese Nathan Evans che ne ha fatto una versione divenuta celeberrima sulla piattaforma TikTok. Il titolo è probabilmente riferito ai fratelli britannici Weller, famosi costruttori di baleniere, vissuti nella prima metà dell'800.
La Jimmy & Scots folk Band nasce nel 2013 dalla passione di due amici che decidono di fare un viaggio a Dublino nella settimana di San Patrizio. Partita come duo, nel corso degli anni diventa una band di quattro componenti che si esibisce in giro per l’Italia e l'Europa. Durante i loro concerti il palco si trasforma in un pub accogliente, o un veliero dove il pubblico può interagire attivamente tra una ballata e un reel.
Gli strumenti utilizzati sono: voce, tin whistle e chitarra di Thomas Randazzo (Jimmy); voce, bouzouki, banjo, armonica e chitarra di Adrian Justyn (Scots); voce, violoncello e basso di Luca Fiorito; voce, percussioni, batteria e bodhran di Jack Viesti.
Così ci raccontano l'album i ragazzi della band: «Ciò che ci affascina della musica tradizionale è come per secoli sia stata tramandata prima oralmente, attraverso le generazioni, e poi per iscritto fino ad arrivare a noi. È incredibile che un brano tradizionale irlandese come lo conosciamo ora sia frutto di un’evoluzione nel tempo, sia in termini di melodia che di testo, e di come possa essere arricchito ogni volta che viene interpretato da qualcuno. Per questo ci piace reinterpretare e mantenere viva la musica tradizionale e dare il nostro contributo a queste ballate immortali. Seguendo questa secolare impronta abbiamo deciso di presentare in questo album la nostra prima “drinkin’ song” originale, portando quelle tradizioni nel mondo di oggi e compiendo un viaggio musicale in cui speriamo di coinvolgere chi ascolterà Seven Irish Nights.»
Attraverso la rivisitazione in chiave moderna di questo patrimonio culturale, anche le giovani generazioni possono godere delle emozioni, dei momenti ludici o rivivere importanti fatti storici, attraverso il meraviglioso linguaggio universale della musica e, perché no, la convivialità di una chiacchierata con una pinta di birra bevuta al pub in buona compagnia.
"Seven Irish Nights" è da oggi disponibile su tutte le piattaforme digitali accessibili dal link: https://bfan.link/seven-irish-nights
È possibile richiedere la versione su CD alla band tramite i canali social.
Track List:
All For Me Grog
Johnny I Hardly Knew Ya
Seven Drunken Nights
Blackwater Side
Erin Go Bragh
A Stout For Breakfast
I’m A Man You Don’t Meet Everyday
The Rattlin’ Bog
Wellerman/Drunken Sailor/Dead Man’s Chest
Social Media:
YouTube: https://www.youtube.com/@jimmyandscotsfolkband Instagram: https://www.instagram.com/jimmyandscotsfolkband Facebook: https://www.facebook.com/jimmyandscotsfolkband Spotify: https://spoti.fi/3kguXmZ
Tumblr media
0 notes
tempi-dispari · 2 years
Photo
Tumblr media
New Post has been published on https://www.tempi-dispari.it/2023/02/13/bastian-animo-rock-senza-confini/
Bastian, animo rock senza confini
Il nuovo lavoro di Sebastian Conti, in arte Bastian, è un ottimo disco di rock/hard rock. Un disco lungo, è un doppio che si sviluppa su ben 20 brani, e conseguenzialmente complesso. Non tanto per struttura, è equamente suddiviso in due blocchi, quanto, appunto per la durata. Il nostro parte da ottime esperienze e collaborazioni. Nei precedenti lavori ha avuto al proprio fianco nomi decisamente altisonanti.
Michael Vescera (ex Malmsteen, Loudness, Animetal Usa, Obsession), Mark Boals (ex Malmsteen, Ulrich Roth). Vinny Appice (Black Sabbath, Ronnie James Dio), Thomas Lang (Paul Gilbert, Glenn Hughes), John Macaluso (ex Malmsteen, James LaBrie, TnT, Rivolta, J.Batten), Apollo Papathanasio (ex Firewind, Majestic). Ergo, capacità di songwriting, tecnica, gusto e padronanza non gli fanno difetto.
E così è. Il suon nuovo The Hermit’s Cave non ha nessun calo, nessun tentennamento o episodio meno ispirato di un altro. Il primo disco è decisamente più heavy. Dieci tracce di heavy rock diretto, con ottimi suoni. Molto azzeccato il gusto per la melodia, che non viene mai meno così come l’incedere pesante dei brani. Il sound è contemporaneo, compresso, al limite del thrash, alle volte. A coadiuvare Bastian in questa nuova fase sono Federico Paulovich alla batteria, il siracusano Dario Giannì al basso, e due cantanti, l’italiano Alessandro del Vecchio e lo svedese Christer Elmgren.
Line up completamente nuova. Volendo dare un riferimento stilistico, come indica lo stesso musicista, il sound può essere accostato ai Black label society. Almeno per atmosfere e andamento generale. Sono presenti accenni agli ’70 e ai gruppi classici, Deep Puprple in primis, grazie all’inserimento dell’Hammond, e al suono della chitarra in diversi frangenti. Le canzoni hanno al loro interno molteplici chiaroscuro che rendono obbligati ripetuti ascolti per poterli ben interiorizzare.
Un brano sugli altri è difficile da indicare. Per gusto personale potrei dire Headly Grace. Ma è, appunto, gusto personale. Si apre quindi il secondo disco. In questo mutano le atmosfere. Da cupe e pesanti si fanno più aperte e solari. Il disco vira verso lidi più rock. Fin dal primo brano si aprono melodie ricche di cori, arpeggi meno distorti, atmosfere che richiamano l’hard rock statunitense di fine anni ’80. Chiariamo, non si tratta di gusto retro che sfocia nel già sentito.
Sono le atmosfere, non la musica, a portare indietro nel tempo. E portano ai momenti migliori di quel periodo. In un certo senso anche il genere di riferimento si fa più labile. Lascia spazio a digressioni ora più rock, ora più metal, ora southern. Un viaggio nella musica dominata dalla chitarra che porta dagli anni ’70 ad oggi. Ottimo il lavoro della voce. Sempre ben inserita nel contesto, mai fuori posto o eccessiva. Merito anche della produzione che ha saputo valorizzarne il lavoro.
Si alternano maggiormente passaggi molto melodici a riffoni compatti. Molto curato gli a solo. Come per la voce, non sono mai eccessivi. Non ci sono svisate inopportune. È sempre tutto al servizio della canzone e della melodia che l’accompagna. Fanno capolino qua e là digressioni che si possono avvicinare al prog. Si tratta di passaggi che non appesantiscono l’ascolto rendendolo più otico. Sono evoluzioni naturali della composizione. L’asticella è in ogni caso spostata su coordinate non aggressive.
Le basi sono calde, aperte. Assenti momenti spigolosi. Si ascolti Beloved sunset o Sick society per avere un’idea precisa. Molto ben riuscita anche la seguente Heroes. Una semi ballad polverosa, ricca di riferimenti. La chiusura del lavoro è affidata all’unica vera ballata del disco, Jasmine e Sebastian. Qui fa la sua comparsa anche una voce femminile a sottolineare il dialogo tra i protagonisti.
Traendo le somme. Un buon disco di hard rock quello di Bastian. Non ci si aspetti un lavoro che cambi l’andamento dei genere di riferimento, ma un sano e robusto disco rock/hard rock. Le capacità al nostro, come detto in apertura, non mancano. E si sente. Nessuna pecca di narrativa, tecnica o di produzione. Se vogliamo trovare un aspetto di cui si sarebbe potuto discutere, è la scelta di pubblicare un doppio. È un disco che si può lasciare andare come sottofondo. Adatto ai lunghi viaggio, magari in estate, su autostrade semi deserte, con i finestrini rigorosamente, abbassati e il volume la massimo.
youtube
0 notes
diceriadelluntore · 2 years
Photo
Tumblr media
Storia Di Musica #223 - Manic Street Preachers - Everything Must Go, 1996
La storia di oggi nasce nel 1986 per un anniversario: i 10 anni dalla formazione dei Sex Pistols. Un gruppo di ragazzi di Blackwood, nel Galles, decide di formare una band nel ricordo delle gesta degli irriverenti paladini del punk. Si chiamano all’inizio Betty Blue, che non è propriamente un nome che fa pensare al punk, ma quando durante un pomeriggio da busker a Cardiff di James Dean Bradfield, leader, cantante e chitarrista, un tizio sentendolo suonare gli chiede: “What are you, boyo, some kind of manic street preacher?” decidono di cambiarlo. Nascono così i Manic Street Preachers, un gruppo che ha ormai oltre trenta anni di vita musicale e che ha una parabola pressoché unica nel panorama britpop, movimento che sinteticamente sto raccontando in queste domeniche maggiaiole. Quando nel 1988 pubblicano il primo singolo, autoproducendolo, Suicide Alley, sono un terzetto composto da Bradfield, Sean Moore alla batteria e Nicki Wire al basso e anche seconda voce. C’è però un quarto componente “occulto” che in un primo momento era l’organizzatore delle trasferte e autista ufficiale, Richey Edwards, che contribuisce dapprima ai testi per poi scoprirsi talentuoso chitarrista, tanto che dà una svolta decisiva alla band: dapprima con White Riot, che riporta sulla scena musicale inglese la “rivolta” dopo gli anni dei Clash e connota, come inizieranno a scrivere le riviste musicali, i MSP come leftist (aggettivo che anzi riempie di orgoglio i nostri, non ne faranno mai problemi delle loro idee politiche e nel 2001 suoneranno al Teatro Karl Marx di L’Avana con Fidel Castro nel pubblico). Ma la svolta è anche estetica e situazionista: durante un concerto Edwards si scrive sul petto “4 Real” con una lametta per dimostrare la totale credibilità del gruppo agli ideali. Nel 1992 il primo album, Generation Terrorists, arriva addirittura nella Top 20, e la band per mesi lo annuncia come il loro “prima e unico album”. In verità è l’ennesima trovata di Edwards, e ha già canzoni notevolissime come Slash ‘n’ Burns e la magnifica Motorcycle Emptiness (che va segnalata anche per l’orgoglio del loro accento gallese, evidentissimo nel modo in cui Bradfield pronuncia “motorcycle”). Di fatto la band non si scioglie e bissa il successo con Gold Against The Soul, che addirittura arriva alla posizione numero 8. Ma il successo coincide con un periodo nerissimo per la band: prima muore il manager e amico d’infanzia Philip Hall, poi Edwards va in depressione, soffre di anoressia e di alcolismo. Nel modo più tragico, alla vigilia del primo tour americano a sostegno di The Holy Bible (1994), nel febbraio del 1995 Richey Edwards scompare, senza lasciare nessuna traccia, nel vero senso della parola perchè ancora oggi la sua vicenda è in parte irrisolta, sebbene la Polizia Inglese lo abbia ritenuto “presunto morto” nel 2008. La band in un primo momento decide di fermarsi, ma è soprattutto Nicki Wire a spronare gli altri a continuare: in lunghe registrazioni per tutto il 1995 e primi mesi del 1996, ne tirano fuori un disco che si distacca molto dal suono “tipico” dei Manics (così chiamati dai sempre più numerosi fan) e che li fa diventare portabandiera del britpop. Everything Must Go (1996) sembra già dal titolo un invito a passare oltre, e lo fa regalando un suono scintillante, arioso e fresco sebbene metà dei testi delle canzoni siano opera di Edwards. Il disco è costruito sul loro sguardo critico sulla società contemporanea: lo scimmiottare gli Stati Uniti in Elvis Impersonator: Blackpool Pier (che inizia così: American trilogy in Lancashire pottery\Is so fucking funny, don't you know) o nella fortissima Enola\Alone (che secondo Wire si ispira addirittura a Camera Lucida di Barthes); Small Black Flowers That Grow In The Sky racconta dei maltrattamenti di animali in cattività, The Girl Who Wanted To Be God, scritta da Edwards, prende il titolo da una composizione di Sylvia Plath, che probabilmente Edwards sentiva molto affine al momento. Interiors è dedicata a Willem de Kooning, il grande pittore astrattista, che soffriva di Alzheimer, Kevin Carter alla vita dell’omonimo famoso fotografo che documentò le carestie africane degli anni ‘80 e ‘90 (vinse il premio Pulitzer per la fotografia con lo scatto, drammatico, di una bambina scheletrica inseguita da un avvoltoio durante una carestia nel Sudan). Due singoli, la stupenda A Design For Life e Everything Must Go vanno in classifica, così come l’album, che debutta direttamente al numero due e più volte durante il 1996 va in vetta alla classifica. Nel 1997 vince i due premi più prestigiosi ai Brit Awards, album dell’anno e band dell’anno, e nel 1996 il New Musical Express lo nomina disco dell’anno; ancora oggi considerato un classico della musica britannica, tanto che è stabilmente in tutte le classifiche dei migliori dischi inglesi di sempre. Il successo viene bissato due anni dopo da This Is My Truth Tell Me Yours, trascinato dal singolo If You Tolerate This Your Children Will Be Next, i cui primi versi dicono “The future teaches you to be alone\The present to be afraid and cold\"So if I can shoot rabbits then I can shoot fascists". La band con alti e bassi continua ancora oggi ad avere un certo seguito, con picchi di popolarità come quando nel 2007 con Nina Persson dei Cardigans ottenne successo internazionale con Your Love Alone Is Not Enough. Un disco da riscoprire e una band da riascoltare.
25 notes · View notes
superfuji · 3 years
Text
Pietro Gori
Quella di Pietro Gori è una vita in esilio. Una vita fatta di incarcerazioni preventive, di espulsioni, di ritorni e di nuove cacciate. Una vita da anarchico, una vita da poeta, una vita da avvocato. Pietro Gori era tutto questo. Tutto questo in una sola persona. Convinto sostenitore delle idee libertarie passò l’intera esistenza a lottare per esse. Lottava per i compagni arrestati, che più e più volte, difendeva tanto nelle arringhe pubbliche quanto nelle aule di tribunale. Lottava scrivendo opuscoli sovversivi, ma anche testi poetici e canzoni di ribellioni, che lo resero famoso in tutto il mondo. Lottava in piazza e nei caffè letterari, nelle aule universitarie e tra le barricate delle piazze. Lottava in Italia e in Svizzera, in Sudamerica e perfino in Palestina. Lottava sempre, lottava ovunque. Classe 1865, Pietro Gori aderì fin da giovanissimo all’anarchismo. Questa decisione e le sue prime manifestazioni pubbliche a sostegno dei martiri di Chicago gli costarono la prima incarcerazione. Da li in poi dentro e fuori dalle patrie galere in continuazione. Le accuse sempre le stesse: istigazione alla rivolta di classe, istigazione alla ribellione, diffusione di materiale sovversivo. In mezzo la laurea in giurisprudenza e i primi scritti politici e letterari. Poi la prima espulsione dall’Italia e quella dal congresso di Zurigo, dove i socialisti mal digerirono le sue posizioni libertarie. Dalla Svizzera al Belgio, dalla Francia all’Inghilterra per poi tornare nella penisola e partecipare attivamente alle proteste del 1898, che tra le altre forme di repressione provocarono le famigerate cannonate di Bava Beccaris sulla folla che protestava per il prezzo del pane. Costretto di nuovo alla fuga per evitare il carcere si imbarcò verso il Sudamerica dove tenne corsi di criminologia in cui, opponendosi alle teorie lombrosiane dell’epoca, diffuse una lettura della criminalità basata su teorie libertarie. Tornò in Italia anni dopo e passò gli ultimi anni della sua vita soprattutto a difendere i compagni arrestati. Morì di tubercolosi nel 1911, aveva appena 46 anni. Tra le bellissime produzioni che ci ha lasciato senza dubbio occorre ricordare la canzone Stornelli d’Esilio, nella quale è presente uno dei motti immortali dell’anarchismo. “Nostra patria è il mondo intero, nostra legge è la libertà”.
Cannibali e re
10 notes · View notes
iloveyoubabe-phases · 3 years
Text
Che importa se due persone si mandano a fanculo di continuo e sembra che non sappiano fare nient’altro?
Se una ragiona in un modo e l’altra in un altro?
Dovrebbe essere rilevante il fatto che hanno sogni diversi, prospettive diverse, vite differenti, amici che che se li metti a paragone sono del tutto opposti
Che cantano canzoni diverse sotto la doccia
Che sperano in miracoli che non sono gli stessi
Che mangiano gusti di gelato diversi
Che non sanno come spiegarsi un’attrazione dovuta a qualcosa che a parole non si spiega
Che stanno tutto il giorno a tormentarsi, effettivamente, sulle ragioni che rendono quella storia così inevitabile
Ma non lo sanno che non è importante essere uguali
Perché l’amore fa cambiare rotta
Fa rinascere le idee di rivolta
Ti spinge a pensare
Ti rende vulnerabile ma forte
Ti aiuta a scommettere perché l’amore fa ricredere.
E mica ci si dovrebbe soffermare sulle diversità
Certo, una visione uguale della vita aiuta
Ma poi che gusto c’è?
Perché che importa se non la pensi come me?
Abbiamo qualcosa di cui discutere.
Che importa se il cielo é solo il cielo per te
E per me invece é il contenitore di ogni mancanza che ho dovuto dimenticare?
Che importa se tu pensi troppo e io sono così poco lucida ultimamente che non riesco a ragionare?
Voglio solo i brividi, voglio solo amare, che importa se si scelgono due strade diverse
Se si hanno due concezioni diverse anche dei sentimenti,
addirittura
Se con gli stessi occhi si immaginano orizzonti che non sono gli stessi?
Per me l’importante é solo esserci.
In amore, in un rapporto, in qualsiasi relazione, non pesa una differenza
Pesa l’indifferenza.💛
Tumblr media
10 notes · View notes
carmenvicinanza · 6 months
Text
Irma
Tumblr media
Ho scelto di dirigere un video per ogni canzone che ho registrato, raccontarla a modo mio e poi prendere le distanze. Ogni canzone ha una storia, ogni storia ha un’immagine, ogni giorno una nuova alba.
Irma Pany è una cantautrice conosciuta soltanto come Irma.
Nata a Douala, in Camerun, il 15 luglio 1988, si è trasferita a Parigi, con la famiglia, nel 2003. Da bambina cantava nel coro della chiesa ma già componeva le sue canzoni, la prima è stata I know, una lettera arrabbiata rivolta agli adulti intorno a lei.
Mentre studiava alla ESCP Europe la miglior scuola di finanza francese, dove si è laureata in Business e Management nel 2012, postava video su YouTube in cui eseguiva suoi inediti e celebri cover.
Il successo sul web le ha portato un contratto discografico con una giovane etichetta, tra le prime a utilizzare il crowdfunding. In un fine settimana, il pubblico della rete ha finanziato il suo album di debutto Letter to the Lord che ha raggiunto la top ten francese e scalato le classifiche di diversi paesi europei, vincendo il disco di platino un anno dopo la pubblicazione.
Nel 2012 è apparsa in uno spot di Google Chrome che racconta la sua ascesa alla fama grazie a YouTube ed è stata nominata miglior artista francese ai MTV Europe Music Awards.
Dopo concerti in giro per l’Europa e l’Asia, si è trasferita a New York per lavorare al secondo album, Faces, uscito nel 2014 che ha vinto un premio per il video della canzone Save Me allo Starz Denver Film Festival. 
Il terzo disco The Dawn è stato scritto e prodotto a Lione all’inizio del 2020. Per ogni canzone ha girato un video, altra sua grande passione.
La sua vita avrebbe potuto essere un’altra, visti i suoi studi, ma l’amore per la musica ha avuto il sopravvento e l’ha portata in tutt’altra direzione.
Irma continua a produrre musica e film, a esibirsi dal vivo e mandare messaggi di bellezza e sorellanza attraverso i suoi social, armata di chitarra propaga un sound caldo e intimo che trasporta in magiche atmosfere.
Una bella scoperta che ho fatto proprio attraverso i suoi social.
0 notes
goodbearblind · 3 years
Photo
Tumblr media
IL 7 OTTOBRE DEL 2002 MORIVA PIERANGELO BERTOLI «Canterò le mie canzoni per la strada / ed affronterò la vita a muso duro / un guerriero senza patria e senza spada / con un piede nel passato / e lo sguardo dritto e aperto nel futuro.» Il 7 ottobre del 2002 ci lasciava Pierangelo Bertoli, cantautore e interprete unico della musica popolare italiana. Uomo straordinario dentro e fuori dal palco, ha sempre raccontato nelle sue canzoni gli ultimi, gli emarginati, i lavoratori e i ribelli di ogni sorta. Con il suo lavoro ha denunciato le storture della nostra società, l'oppressione e lo sfruttamento, le contraddizioni e la violenza del potere. Artista profondissimo, ha saputo dare un contributo eccezionale alla lunga tradizione delle ballate. Sempre in prima linea nell'impegno civile, sociale e politico, resta un punto di riferimento per tutti coloro che vogliono fare della musica uno strumento di lotta e di emancipazione collettiva. "Nelle notti del tuo navigare quando i fuochi si spengono Quando intorno non trovi che il mare e le rive ti mancano Chissà se c'è un porto che ti attende, se una luce brillerà Se il tuo regno solitario prima o poi mi attraccherà Non so niente di quello che vuoi Ma so che vorrei forse un attimo innocente che col tempo passerà Una specie di rivolta contro questa società che ti toglie la vita che è in te E tu...non lo sai." Cannibali e Re Cronache Ribelli . . #pierangelobertoli #cannibaliere https://www.instagram.com/p/CUujtybN18C/?utm_medium=tumblr
5 notes · View notes
micro961 · 1 year
Text
Fabry-T - Il nuovo singolo “Aquilone”
Sui principali stores digitali e nelle radio
Tumblr media
Esce “Aquilone”, il nuovo singolo dell’eclettico Fabry-T, sugli stores digitali e dal 28 luglio nelle radio in promozione nazionale. “Aquilone” parla di fobia sociale, il sentirsi vuoti anche quando si è tra tanta gente, vedere il negativo nelle cose e nelle persone, raccontare agli altri che starmi accanto significa vedermi crollare nell’apatia e nel caos delle mie paure È la sensazione di sconforto totale rivolta verso la vita e il disgusto verso la falsità della massa, anche a livello discografico, l'omologazione degli artisti e del genere musicale.
“Aquilone è stare in bilico tra il senso di incertezza che incombe su di me e che mi fa credere di non avere successo nella vita (essere libero) e la speranza di evadere da questo limbo. Per fortuna chi mi ama c’è, è presente e mi sostiene. La musica è l’unica forma di libertà che mi rimane.” Fabry-T
Storia dell’artista
L’impatto con l’arte è stato immediato (già dall’età di tre anni) con il disegno, ma l’interesse per la musica nacque all’età di sei anni con le sigle dei cartoni animati; avevo una predisposizione per il ritmo e ascoltavo la musica e mi chiedevo cosa girasse attorno al lavoro di essa. Durante la terza superiore del liceo artistico, poi, mossi i primi passi mettendomi in gioco con qualche cover pubblicata in rete, ma fu definitivamente nel 2012 che decisi di scrivere dei testi (inizialmente ritornelli) e creare dei beat. Ho coltivato la passione fino ad oggi senza mai fermarmi, producendomi da solo (nel mio home-studio), cercando sempre di migliorare il mio stile artistico, vocale e delle produzioni. Principalmente le mie canzoni raccontano d’amore; sono soprattutto incentrate sulle emozioni che provo quando, molto spesso, mi ritrovo a dialogare con me stesso. In poche parole, la mia musica è un’autoterapia. Ho partecipato a varie serate della mia città Messina, e nel 2019 al “Coca Cola Future Legend Contest” sono stato selezionato per il team soul di Annalisa. Il 12 gennaio 2023 Vinco il Premio De André Edizione XXI con la canzone "Mari" avendo l'onore di ricevere la targa da Dori Ghezzi.
YouTube: https://urlgeni.us/youtube/channel/Fabry-T
Instagram: https://www.instagram.com/fabry_t_bluesoul/
TikTok: https://www.tiktok.com/@fabrytbluesoul?_t=8eFjFO9LVxj&_r=1
Facebook: https://www.facebook.com/FabryTOfficial/
Spotify:https://open.spotify.com/track/6B54XFIr4Te1syxxohXHRi?si=2bba819895ac4d84
0 notes