#cancelli automatici
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Si è mai verificato un imprevisto che vi ha costretto a tagliare o cestinare qualche filmato? Non ho mai ricevuto censure, ma ricordo un episodio clamoroso. Stavamo seguendo il caso delle interferenze che mandavano in tilt telecomandi, cancelli automatici e allarmi e scoprimmo che il problema partiva dallo studio di un professionista di Milano. Ci recammo sul posto e capimmo che tutto partiva da una presa di corrente. La smontammo e ci trovammo una microspia nascosta. La persona in questione era sotto osservazione ed era al centro di un’indagine molto importante del Ministero dell’Interno. Quindi dovemmo rinunciare al servizio.
Dall'intervista "Luca Cassol, il primo Capitan Ventosa: 'La gente ancora mi dimostra affetto. Non guardo più Striscia, la trovo un po’ monotona'" di Massimo Falcioni
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Riparazione e Manutenzione dei Cancelli Automatici
I cancelli automatici sono incredibilmente convenienti perché consentono un accesso rapido e significano che i conducenti non devono uscire dalle loro auto per accedere al vialetto. Invece, i conducenti possono aprire il cancello con un semplice tocco di un pulsante o un tocco di una carta. In un momento sara necessario la riparazione se non si fa una manutenzione dei cancelli automatici.
Qui ci sono i 6 problemi più comuni con cancelli automatici e come possono essere risolti senza troppi problemi. Continuate a leggere per saperne di più.
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3. INTERRUZIONE DI POTENZA
I cancelli automatici devono avere una fornitura costante di elettricità per funzionare correttamente. Interruzioni di corrente e interruzioni impediranno alle porte di funzionare. Se si verifica un’interruzione di corrente, assicurarsi di verificare la presenza di fusibili bruciati. L’alimentazione può essere ripristinata riportando l’interruttore del fusibile bruciato in posizione. In caso se l’interruttore della casa non funziona come si deve potette chiamare Elettricista Cremona.
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Di chi sono le spiagge italiane Nel marzo del 2019 l’imprenditore Flavio Briatore disse al Corriere della Sera che secondo lui lo stato avrebbe dovuto rivedere gli affitti delle concessioni balneari perché troppo bassi. Il Twiga Beach Club, noto stabilimento balneare di cui è proprietario, nel 2020 ha avuto un giro d’affari di quattro milioni di euro a fronte di canone di concessione da 17.619 euro versato allo stato. «Credo che centomila sarebbe un prezzo giusto», spiegò Briatore. «Io credo che se lo Stato mettesse due omini a controllare le metrature degli stabilimenti balneari e facesse un prezzo equo incasserebbe molti, molti soldi». Nonostante molte reazioni di indignazione seguite alle parole di Briatore, negli ultimi due anni lo stato ha confermato la proroga delle concessioni fino al 2033, approvata nel 2018 dal primo governo guidato da Giuseppe Conte, sostenuto dalla Lega e dal Movimento 5 Stelle. In mancanza di nuove gare per l’assegnazione, i canoni continuano a rimanere gli stessi da anni: lo stato continua a incassare poco, senza garantire il confronto competitivo per il mercato. Gli stabilimenti balneari occupano spiagge e tratti di costa che sono parte del demanio pubblico, una proprietà dello stato che non può essere venduta, ma data in concessione. Come segnala il report “Spiagge 2020”, realizzato da Legambiente, complessivamente si può stimare che almeno il 42% delle coste sabbiose sia occupato da stabilimenti balneari. In Liguria ed Emilia-Romagna quasi il 70% delle spiagge è occupato da stabilimenti balneari, in Campania è il 67,7%, nelle Marche il 61,8%. I dati sono molto diversi tra le Regioni e occorre anche considerare la conformazione di alcune di queste. In Veneto, per esempio, l’espansione è limitata dalla grande area del delta del fiume Po, mentre in Liguria incide la morfologia della costa. Secondo i dati pubblicati dall’autorità garante della concorrenza e del mercato, nel 2019 le concessioni demaniali marittime (date con qualsiasi finalità) erano 29.693 e di queste 21.581 erano state concesse con un canone annuale inferiore a 2.500 euro. Nello stesso 2019, lo stato ha incassato in totale 115 milioni di euro in canoni concessori: una cifra molto contenuta, se paragonata al giro d’affari complessivo degli stabilimenti balneari, che la società di consulenza Nomisma ha stimato in 15 miliardi di euro all’anno. Questa disparità dura da decenni perché i proprietari degli stabilimenti balneari continuano a godere di rinnovi delle concessioni quasi automatici. In alcuni casi i “bagni” sono gestiti dalla stessa famiglia dall’inizio del secolo scorso, in virtù di un patto non scritto: in cambio di concessioni infinite e affitti molto bassi, le imprese balneari avrebbero investito nelle spiagge costruendo strutture ricettive e incentivando così il turismo. L’obiettivo è stato raggiunto solo in parte: oggi i litorali italiani sono spesso ricchi di servizi, ma i prezzi per lettino e ombrellone sono alti e nelle località più note le spiagge libere sono rare. (...) Al di là delle concessioni, è bene ricordare che comunque il mare è un bene di tutti e per questo ne va tutelato l’accesso, in quanto è un diritto sancito dalle leggi. Negli ultimi anni cittadini e associazioni hanno protestato contro gli stabilimenti che hanno costruito muri e cancelli per impedire l’accesso e diverse sentenze hanno ribadito che i comuni possono intervenire con tutti i mezzi possibili per garantire il diritto di accesso al mare. A Ostia, per esempio, il Consiglio di Stato ha approvato la decisione del comune che aveva disposto l’utilizzo delle ruspe per aprire varchi nelle recinzioni che impedivano l’accesso alle spiagge. Un altro diritto spesso dimenticato riguarda la battigia, la striscia di spiaggia dove si infrangono le onde: generalmente l’ampiezza della battigia viene quantificata in cinque metri, ma può essere ridotta fino a tre metri se la spiaggia è troppo piccola. La battigia è uno spazio libero dove tutti possono passare, a prescindere che sia stato affittato un ombrellone nello stabilimento che ha in concessione quel tratto di spiaggia. È possibile sostare temporaneamente sulla battigia per fare il bagno, senza ostacolare il diritto di passaggio di tutte le altre persone, e nessuno può pretendere un pagamento per la sosta temporanea. Il Post
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Ma in passato nessuno di voi è arrivato tardi per l'inizio di un film al cinema ed è rimasto dentro allo spettacolo successivo per vedere i minuti mancanti?
O nella noia bimbesca ha mai provato ad aprire i cancelli automatici altrui utilizzando il comando di casa propria?
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Siccome il mio blog era diventato troppo romantico ultimamente, e avevo pending un chiarimento per @kon-igi riguardo Immuni (scusa Doc, ma l’Italia mi aveva riportato per 4 gg. a tempi di nullafacenza stupendi), è ora di riportare questo blog agli antichi fasti. Science rules here, deal with it.
Ci faccio un post perché magari la cosa può interessare altre persone, e poi perché mi piace prendere cazziate postume dai miei lettori, presi da un attacco di sonnolenza acuta irreversibile.
Il topic è: con quali parametri Immuni capisce quando siamo (forse) infetti?
Questa domanda non ha una risposta banale, per diversi motivi:
Parte del calcolo viene effettuato dal Framework di Google/Apple, e si basa su parametri remoti che il Servizio Sanitario Nazionale di quello stato offre.
Kotlin non è proprio un linguaggio di programmazione che capisco al volo
ma la scienza è anche la somma di diversi contributi, quindi liberi di contribuire alla causa, per chiunque la materia sia più chiara che al sottoscritto.
Partiamo dalla teoria facile, lo schema di calcolo.
Sia A una persona infetta con un dato fattore di rischio (badate bene che uso infetta in senso statistico, ovvero potrebbe anche essere infetta al 10%, ovvero più sana di me, ovvero, detta in altri termini, una persona con un assegnato valore, che è il risultato di questo calcolo), e B una persona che incrocia A in un range significativo per il BLE.
Ogni applicazione è libera di definire, per ognuna di quelle caselle, un parametro che va da 0 a 8, che indica il peso per 4 fattori fondamentali, ai fini del calcolo del fattore di rischio:
quanti giorni sono passati dall’ultimo contatto
quanti minuti è durato il contatto
quale era l’attenuazione del segnale bluetooth
un peso aggiuntivo (Transmission Risk Factor), che è definito in modo autonomo dalla app, ma pare che alcune applicazioni lo tarino sulla base del rischio sanitario documentato dalle autorità sanitarie per la persona A.
Questa è la configurazione di Immuni:
ovvero:
trascura tutte le attenuazioni Bluetooth maggiori di 73db (ovvero, quando non si prende quasi un cass), e considera equivalenti le altre, e le pone pari a 5
considera paritari (tutti pari a 1) i giorni passati dall’ultimo contatto, ovvero fino a 14 gg. fa
scarta tutte le durate di contatto inferiori a 15 minuti, e considera equivalenti (con peso pari a 5) tutte le durate superiori a 15 minuti
ignora il Trasmission Risk Factor, ponendolo pari a 1 per qualsiasi input
Traducendo in soldoni, per Immuni, appena il Bluetooth riceve per un’unghia di segnale, se B è venuto a contatto con la persona A per più di 15 minuti da almeno 14 gg., allora il rischio potrebbe essere reale, altrimenti non viene nemmeno preso in considerazione (e qui spero di aver risposto alla tua domanda, Kon). Questa è la configurazione di default, quindi potrebbe anche venir cambiata in seguito (da remoto? dall’utente? Non ho ben capito). Quindi Immuni prende con molto peso l’attenuazione (ovvero direttamente proporzionale alla distanza, ma non sono legati da una formula diretta, per il motivo che spiego dopo) e la durata del contatto, ma non fa discriminante su quanti giorni fa è accaduto.
Tuttavia non basta.
La misura di potenza ricevuta non è costante nel tempo, è frutto di tantissimi fattori (orientamento relativo dei device, produttore hardware, distanza, ostacoli, esperimento nucleare dei russi in Siberia, antifurto wireless del vicino che si è appena rotto facendo bloccare tutti i cancelli automatici della zona, altre ed eventuali), quindi la app misura per quanto tempo il segnale è stato in 3 diverse fasce di attenuazione, e ne fa una sorta di somma pesata. La app Immuni imposta le soglie di attenuazione pari a 50 e 70. Per questo motivo, non c’è un concetto di distanza, non è banale relazionarla alla caduta di segnale, ci sono troppe variabili in gioco.
Non sono riuscito a trovare altri dati di configurazione, ad ogni modo, alla fine della fiera, combinando tutta sta’ mappata di dati secondo i calcoli delle figure, esce fuori un numero intero, al quale corrisponde poi il valore di rischio LOW, MEDIUM o HIGH. Sfortunatamente questa configurazione non è presente nella app, nemmeno in quella tedesca, poiché viene scaricata di volta in volta dai server degli Istituti di Sanità, in modo tale da poter reagire dinamicamente a diversi scenari di “pericolosità” che i vari Stati decidono di mettere in atto di volta in volta.
Se ho scritto cagate, son felice di leggere le dovute correzioni nei reblog.
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Come quei cancelli automatici, quelli altissimi, che si aprono solo se si ha il telecomando e che però restano aperti se li si sta vicino. Come le porte degli ascensori che non si chiudono se ci si sta in mezzo, a volte basta una mano. Come quelle che quando si chiudono però non le apri facilmente, se sei dentro, ci resti.
Ecco, io sono così
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Siamo in vacanza
Siamo in vacanza CGA vi saluta per una settimana perchè và in vacanza…
CGA ha bisogno di un piccolo periodo di riposo, tempo nel quale anche il capo dell’Azienda leggerà le nuove normative vigenti…Lo immaginiamo all’ombra mentre noi ci divertiamo dentro e fuori dall’acqua, a leggere le tediosi leggi che regolamentano le nuove installazioni di automazioni…
Contento lui
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Debora RISPONDE ALLE BUGIE DI Acer Bologna circa le Barriere Architettoniche in via Libia 39 a Bologna
Debora RISPONDE ALLE BUGIE DI Acer Bologna circa le Barriere Architettoniche in via Libia 39 a Bologna
Ricordate che due settimane fa abbiamo segnalato quanto da anni sta accadendo in uno dei Cortili della Azienda Casa Emilia Romagna, ACER Bologna, sito in via Libia, in questo post.
Vi abbiamo segnalato come l’aver montato un cancello “passo carraio” con fotocellula ed apertura a chiave/telecomando abbia aggravato la situazione “Barriere Architettoniche” per i residenti, e comeAcer nonostante i…
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Che lavoro fai?
Riparo o installo motori per cancelli automatici e allarmi
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Pronto intervento elettricista Bologna – Interventi anche in giorni festivi
I problemi elettrici sono alcuni dei problemi più comuni che i proprietari di case affrontano. Impianti elettrici, antifurto, allarmi o cancelli automatici: ogni giorno un imprevisto del genere può paralizzare il funzionamento di casa nostra. Per questo è indispensabile un pronto intervento elettricista, 24 ore su 24, come quello garantito da Servizi Urgenti Bologna. La sicurezza in casa è fondamentale, quindi non lasciare nulla da cambiare. Mettiti in contatto con un professionista, come il tuo elettricista di Servizi Urgenti Bologna, per aiutarti a diagnosticare i problemi con l’impianto elettrico di casa per la massima tranquillità e garanzia di sicurezza. Collaboriamo con tecnici qualificati, onesti, e sempre a disposizione per interventi urgenti. Con il servizio di pronto intervento, anche nei giorni festivi, il professionista di cui hai bisogno sarà subito a tua disposizione per risolvere qualsiasi imprevisto. Operativi 24 ore su 24, disponibili per installazione domestiche ed aziendale, offriamo diversi servizi elettrici. Chiama 800134967 per un intervento o visita il nostro sito https://serviziurgentibologna.it/installazioni-elettriche/ per le altri servizi.
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CGA LAVORO
Il lavoro di CGA nel tempo non è mai cambiato ma ha sempre cercato di rimanere al passo con in tempi.
PARETI CON SPORGENZA E SOFFITTO LINEARE
Non vogliamo cambiare il nostro modo di fare ma solo ottimizzarlo al meglio…La nostra esperienza ultra decennale ci permette di poter affermare che il nostro metodo funziona…Ma di cosa si tratta?
Non facciamo nulla di avventato e procediamo sempre con un…
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