#Chiusure Commerciali
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barrale-sicilgamma · 2 months ago
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ARREDO ROVERE CHIARO 1379
Arredi Commerciali Autoportanti per Esposizione Merce – Rovere Chiaro 1379
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Composizione MURALE Basic : struttura modulare con schienale in truciolare colore Rovere Chiaro 100 cm H 225 cm completo di primo montanteSenza Piede, Da Fissare a Muro A soli € 50,00 al metro lineare
Composizione GONDOLA Basic: Struttura modulare con doppio schienale in truciolare colore Rovere Chiaro 100 cm H 140 cm completo di primo montante con doppio piede e ripiani di  con BASE TRUCIOLARE GRIGIO  da 40\50 cm A soli € 100,00 al metro lineare
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lamilanomagazine · 11 months ago
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Roma, Zona Termini. Il Questore sospende per 5 e 7 giorni la licenza di due strutture ricettive e per 5 giorni quella di un bar
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Roma, Zona Termini. Il Questore sospende per 5 e 7 giorni la licenza di due strutture ricettive e per 5 giorni quella di un bar. I controlli amministrativi della Polizia di Stato, effettuati nei giorni scorsi in zona Termini, hanno portato il Questore di Roma ad emettere un provvedimento di sospensione della licenza per 5 e 7 giorni, in base all'articolo 100 del TULPS (Testo unico di pubblica sicurezza), a carico dei titolari di 2 strutture ricettive e per 5 giorni nei confronti del titolare di un bar. Gli agenti della Divisione Polizia amministrativa e Sociale, a seguito di un controllo amministrativo presso una struttura di via Marghera, hanno accertato che il proprietario non aveva provveduto ad effettuare la comunicazione sul portale "Web Alloggiati" per gli ospiti presenti. Pertanto, è stato denunciato. Nel secondo caso sono stati, invece, i poliziotti del commissariato Viminale ad effettuare un controllo presso un'altra struttura ricettiva di via Farini. Anche lì hanno riscontrato la presenza di diversi ospiti per i quali il titolare non aveva provveduto ad effettuare la prevista comunicazione sull'apposito portale; per tal motivo, anche quest'ultimo è stato denunciato in stato di libertà. Gli agenti del commissariato Castro Pretorio, invece, hanno notificato la sospensione della licenza al titolare di un bar di via Cernaia in cui c'erano stati diversi interventi, da parte delle forze dell'ordine, per liti e schiamazzi, provocati dagli avventori del locale, soprattutto durante l'orario notturno. All'esito dell'istruttoria condotta dalla Divisione di Polizia Amministrativa il Questore, applicando l'articolo 100 del Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza, ha emesso i provvedimenti di sospensione delle licenze con contestuali chiusure per 5 e 7 giorni. Gli agenti della Polizia di Stato, intervenuti nei vari esercizi commerciali, hanno notificato i provvedimenti, come previsto dalla normativa, e hanno affisso all'ingresso delle strutture il cartello "Chiuso con provvedimento del Questore".... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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L'Iran chiude 150 attività commerciali, non rispettano il velo
Più di 150 esercizi commerciali sono stati chiusi dalle autorità in 24 ore per non aver rispettato l’obbligo di indossare il velo da parte dei dipendenti. Lo ha annunciato oggi la polizia. Le chiusure sono state disposte all’indomani dell’entrata in vigore di un nuovo piano da parte della polizia che utilizza in particolare le telecamere di sorveglianza ed il riconoscimento facciale, per…
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montecorriere · 4 years ago
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Marche zona arancione da domenica 17 gennaio: le misure
Marche zona arancione da domenica 17 gennaio: le misure
Cambiano i colori e dunque le restrizioni anti-Covid in base alla nuova ordinanza che il ministro della Salute Roberto Speranza firmerà nelle prossime ore e che andrà in vigore a partire da domenica 17 gennaio. In area gialla cinque regioni e la provincia autonoma di Trento. Si avviano verso la zona rossa due regioni e una provincia autonoma: Lombardia, Sicilia e provincia autonoma di Bolzano. Se…
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falcemartello · 4 years ago
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I controlli nella giornata di Pasqua
hanno coinvolto 111.202 persone con 2.643 sanzioni e 12 denunce, 14.797 esercizi commerciali con 88 sanzioni più 34 chiusure. E anche oggi il governo ha combattuto il crimine, Gotham City è al sicuro.
#pasquetta
@_GrayDorian
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corallorosso · 3 years ago
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Effetto pandemia, il patrimonio di 500 ricchissimi cresce di 1.000 miliardi mentre 150 milioni di persone scivolano in povertà Si vola! Non solo con i razzi privati ma anche con i patrimoni che continuano a crescere. Negli ultimi 12 mesi i 500 individui più ricchi del pianeta hanno visto aumentare i loro patrimoni di mille miliardi di dollari (880 miliardi di euro). Il 2021 è stato insomma molto generoso con chi ne aveva meno bisogno, avaro con gli altri: 150 milioni di persone sono scivolate in una condizione di povertà estrema. Sono gli effetti della pandemia e degli interventi messi in campo da governi e banche centrali per sostenere economie e mercati. Chi è in qualche modo “agganciato” a questi mercati viene trascinato verso l’alto, tutti gli altri scivolano più in basso. I dodici mesi appena conclusi hanno visto un rialzo dei mercati azionari statunitensi di quasi il 30%, terzo anno consecutivo di crescita a doppia cifra. Ma la quasi totalità dei prodotti finanziari si concentra nelle mani dei più benestanti. Negli Stati Uniti il 91% dei guadagni azionari è andato ad esempio, a favore del 10% più ricco della popolazione. Altrove le proporzioni sono simili. In cima alla classifica c’è ancora lui: Elon Musk. Il patron di Tesla che, secondo quanto ricostruisce Bloomberg, dispone oggi di un patrimonio pari a quello che fu a inizio ‘900 di John D. Rockefeller, il “ricco” per eccellenza della storia occidentale. Nell’ultimo anno Musk ha visto crescere il suo conto in banca del 75% sfondando quota 273 miliardi di dollari. Annata invece quasi deludente per il “rivale spaziale” Jeff Bezos che ha racimolato in un anno “appena” 4 miliardi di dollari e sale a 194 miliardi. Del resto il botto Bezos l’aveva fatto l’anno prima quando, per effetto del boom ricavi garantito dalle chiusure dei normali esercizi commerciali legate ai lockdown, aveva visto le azioni della sua Amazon quasi raddoppiare. Il 2021 è stato invece migliore per Telsa, le cui azioni salite del 45%. (...) Andrebbe anche quasi tutto bene, non fosse che molti di questi sono anche specialisti nel dribblare il fisco facendo sponda sulle legislazioni più favorevoli. (...) il campione mondiale dell’elusione fiscale è l’anziano finanziere statunitense Warren Buffett che, per altro, non perde occasione per lamentarsi pubblicamente dell’iniquità del sistema fiscale statunitense a danno dei più svantaggiati. Buffett è riuscito a pagare un’aliquota dello 0,1% sugli incrementi della sua ricchezza. Un po’ come se un operaio pagasse in tasse 20/30 euro in un anno. Al secondo posto c’è lui, Jeff Bezos, che versa “ben” lo 0,98%. Poi Michel Bloomberg (1,3%) e al quarto posto Elon Musk con un’aliquota del 3,7%. (...) di Mauro Del Corno
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sisif-o · 3 years ago
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Perché pensi che il green pass sia una stronzata?
perché secondo me è concepito male, inutile e deleterio.
concepito male perché:
in Italia molte persone non sono vaccinate non perché siano novax o "insicure", ma perché il loro turno di vaccinazione è a settembre o fine agosto. In particolare la fascia di età 35-45 anni. Queste persone, pur non avendo "colpe", subiranno settimane/mesi di privazioni a mio parere ingiuste.
Lo stesso vale nelle regioni in cui la macchina statale è meno efficiente, dove quindi il tempo impiegato per vaccinare è maggiore e dove possono capitare problemi con le prenotazioni.
È concepito male perché è blando; non serve a nulla contenere palestre, piscine e ristoranti se poi lasci immutato il flusso di persone nei centri commerciali, nei supermercati, nelle feste patronali ecc. Come al solito si penalizzano solo alcuni settori, mentre altri potenzialmente più pericolosi non vengono considerati.
è inutile perché:
I vaccinati, se entrano a contatto col virus, possono contagiare. Certo, sappiamo tutti che il contagio è meno probabile e più difficile fra persone vaccinate, ma perché rischiare? Perché dare la possibilità a persone che possono comunque contagiare di stare in ambienti chiusi ad alto rischio, con la possibilità che una volta usciti possano a loro volta diffondere il contagio? Sarebbe molto più semplice chiudere di nuovo tutto ed eradicare il problema a monte. Sembra solo un contentino, un premio per chi si è vaccinato.
Un premio però che non durerà a lungo, perché a settembre-ottobre torneremo di nuovo in zona rossa, dove vaccinati e non vaccinati comunque dovranno starsene barricati in casa. Quindi a cosa serve istituire per un mese o due un green pass blando che comunque non avrà impatto significativo nella discesa dei contagi, se non a dividere la popolazione e creare un clima di tensione?
Ciò che è importante è vaccinare gli over 65 e i soggetti a rischio, cosa che è stata fatta o che si sta per concludere. Che senso ha imporre limitazioni a noi giovani, che siamo quelli che più si vaccinano e che meno impattano le terapie intensive?
è deleterio perché:
radicalizza i novax e gli insicuri nelle loro posizioni estreme; appurato che, nella forma attuale, il green pass non sia molto utile nel contenimento della pandemia, la percezione popolare è quella di strumento di coercizione atto ad incentivare la vaccinazione. In altre parole il green pass ha l'obiettivo di spingere la popolazione a vaccinarsi, con lo spauracchio che senza il certificato non si possa più partecipare a determinate attività. Il problema però è che questo tipo di misura allontana le persone dal vaccino, visto come un'imposizione. E si sa, quando c'è coercizione si sviluppa un sentimento di ribellione.
Il grande problema del green pass, poi, è che nasce dopo un anno e mezzo di incapacità comunicativa: il governo italiano non è stato in grado di comunicare con efficacia al popolo, non ha saputo rassicurare e infondere sicurezza, permettendo a migliaia di bufale di avvelenare i pozzi, a centinaia di persone di dire tutto e l'opposto di tutto e soprattutto non ha lavorato per migliorare la situazione attuale. Da marzo 2020 ad oggi la sanità non è stata migliorata e nemmeno la rete di trasporti: si è solo andati avanti per chiusure e restrizioni. Questo clima di inadempienza ed insicurezza ha allontanato la popolazione dal governo e dalle istituzioni, quindi è assurdo pensare che il green pass possa indurre la gente a vaccinarsi, perché anzi avrà l'effetto opposto.
Il punto del discorso è che secondo me il governo, con questa mezza misura ha scelto la strada sbagliata, ossia quella del regalo, del contentino per i vaccinati.
Si doveva avere il coraggio di chiudere tutto o di mantenere lo status quo incentivando in modo pro-positivo la vaccinazione, con una propaganda capillare e rassicurante, cercando di convincere con serietà e professionalità tutte quelle persone "insicure", rese tali da due anni di incertezza ed incapacità.
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piusolbiate · 3 years ago
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Più collaborazione più fondi regionali
Centomila Euro per la Ricostruzione economica  dopo i danni provocati dalla pandemia e in particolare da chiusure e cambio di modalità di fare attività alle piccole e medie imprese e ai negozi di paese. Sono i fondi regionali che il Distretto del commercio del Medio Olona è riuscito a far pervenire sul territorio e ad assegnare, mediante due bandi. «Adesso arrivano le liquidazioni ai commercianti aventi diritto – annuncia Fiorella Cometti, assessore del Comune capofila di Solbiate Olona, a chiusura del secondo bando – e questa volta siamo riusciti ad assegnare tutto l’importo rimasto dal primo bando, circa 70mila euro, per complessivi 100mila euro. Siamo soddisfatti per la risposta da parte dei commercianti». L'obiettivo dei fondi messi a disposizione – erogati attraverso i Distretti del Commercio – è quello di sostenere in modo concreto e rapido la ricostruzione dell’economia delle singole attività commerciali, di svago, di servizi alla persona, di ristorazione e somministrazione dopo l’emergenza causata dal Covid19. Il Distretto del Medio Olona – del quale fanno parte con #SolbiateOlona i Comuni di #Cairate, #Castellanza, #Fagnano, #GorlaMaggiore, #GorlaMinore, #Marnate, #Olgiate – intanto spinge il nuovo progetto, il rifacimento completo del sito web, al quale stanno collaborando Comuni, commercianti e associazioni, in modo trasversale: «E’ una vetrina da sfruttare per i negozianti – invita Cometti – dato che avranno la possibilità di gestire le proprie pagine arricchendole con foto, informazioni, promozioni».(da La Settimana, 8 ottobre 2021)
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danilorocca · 3 years ago
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Le battaglie mediatiche di queste settimane e i conflitti oscuri che ci dilaniano
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. Lo schianto della ritirata, della resa di Saigon, per il colosso occidentale avvenne a seguito di un crollo di senso della partecipazione bellica, un collasso di forma del conflitto, un passaggio non eludibile, quindi, una resa obbligata
Se ci avessero detto che gli Stati Uniti, gli americani, avrebbero vissuto un'altra Saigon, non avremmo dato peso alla cosa. Il Vietnam per l'America di Nixon fu un tracollo culturale. Non riuscivano a vincere quella guerra, che era guerriglia nel fango, lontana dalla storia militare americana moderna. Quei "pellerossa" stavano nella giungla, non si riusciva a stanarli. Anche, l'America di Nixon perse in Vietnam, sconfitta dalla opposizione interna. I giovani non volevano tornare a casa avvolti nella bandiera, i ragazzi non volevano fare il militare. La ribellione pacifista era interiorizzata in milioni di cittadini, erano schierati per il rientro i più autorevoli artisti, intellettuali americani del tempo. I ragazzi gridavano. Il grido echeggiava in Europa. Lo schianto della ritirata, della resa di Saigon, per il colosso occidentale avvenne a seguito di un crollo di senso della partecipazione bellica, un collasso di forma del conflitto, un passaggio non eludibile, quindi, una resa obbligata.
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Tutto questo oggi non succede. L'Afghanistan di oggi non è il Vietnam del '75. Non ci sono possibili analogie. Anche per questo credo sia utile ci si domandi, cosa stia succedendo davvero, dietro a #Saigon-Airport a questa ridisposizione dei poteri interni. Perché nel chiasso mediatico che accompagna questo evento, tutto questo non viene detto.
L'Occidente intero esce dall'Afghanistan, senza che si dica davvero perché, e questo è allarmante. Non si capiscono quali siano i confini culturali dell'attualità, se ci sia una sconfitta, o un dileguarsi opportuno, per stabilire con tutta l'area che diventa non contesa, non più contesa, nuovi rapporti commerciali. Quale sia il ruolo reale della Turchia, di #Erdogan. Degli Emirati. Cosa c'entri l'Islam, la Sharia, che vige severa e senza nostri strepiti in Stati come Arabia Saudita, la "rinascimentale", Sudan, e Nigeria, Emirati Arabi Uniti, Pakistan, Yemen. Cosa sia e come si faccia a farsi realmente parti in causa nella difesa della condizione delle donne.
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C'è più la sensazione di un maledetto polverone. Che sa tanto di diversivo in un contesto di calamità tali da fare riflettere sul peso e l'evidenza che si dovrebbe dare alle notizie. Un diversivo più o meno orchestrato, a cui si soggiace nella calda o non tanto calda estate del 2021.
Quello che non cambia è lo sconcertante livore bellico che impregna la discussione nazionale e la nazionale opinione pubblica divisa tra #Greenpass e non green pass, tra il considerare utile il vaccino, o opporvisi.
In questo scenario da barbarie, davvero da fine era, non ci viene detto nello spicciolo, se davvero l'antipiretico di elezione nella lotta al Covid, Covid che continua a mutare, antipiretico di elezione indicato dal Cts, il Comitato tecnico scientifico a cui si appoggia nella propria azione legislativa il ministro Roberto Speranza, e da Aifa, Associazione Italiana Farmaco, sia davvero utile, una prima scelta o possa essere sostituito da altre cure forse di maggiore efficacia.
Mentre fustighiamo il mostro del momento, il Talebano, grande protagonista mediatico dell'estate 2021, oscurantista, reazionario, commerciante di stupefacenti, certamente, e magari andiamo a tenere conferenze in Arabia Saudita, non ci accorgiamo che la nostra testa scivola a sua volta, singolarmente, all'indietro, verso un mondo scuro e arcaico di veti e censure, di pensieri non espressi, affermazioni non verificate, chiusure ottuse. Un mondo arcaico che non contempla purtroppo solo la scelta no-vax. E ci ritroviamo ancora una volta a non essere pronti al presente, al futuro immediato.
Danilo Rocca estate 2021 - https://roccaofficina.org
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lamilanomagazine · 11 months ago
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Roma, Zona Termini. Il Questore sospende per 5 e 7 giorni la licenza di due strutture ricettive e per 5 giorni quella di un bar
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Roma, Zona Termini. Il Questore sospende per 5 e 7 giorni la licenza di due strutture ricettive e per 5 giorni quella di un bar. I controlli amministrativi della Polizia di Stato, effettuati nei giorni scorsi in zona Termini, hanno portato il Questore di Roma ad emettere un provvedimento di sospensione della licenza per 5 e 7 giorni, in base all'articolo 100 del TULPS (Testo unico di pubblica sicurezza), a carico dei titolari di 2 strutture ricettive e per 5 giorni nei confronti del titolare di un bar. Gli agenti della Divisione Polizia amministrativa e Sociale, a seguito di un controllo amministrativo presso una struttura di via Marghera, hanno accertato che il proprietario non aveva provveduto ad effettuare la comunicazione sul portale "Web Alloggiati" per gli ospiti presenti. Pertanto, è stato denunciato. Nel secondo caso sono stati, invece, i poliziotti del commissariato Viminale ad effettuare un controllo presso un'altra struttura ricettiva di via Farini. Anche lì hanno riscontrato la presenza di diversi ospiti per i quali il titolare non aveva provveduto ad effettuare la prevista comunicazione sull'apposito portale; per tal motivo, anche quest'ultimo è stato denunciato in stato di libertà. Gli agenti del commissariato Castro Pretorio, invece, hanno notificato la sospensione della licenza al titolare di un bar di via Cernaia in cui c'erano stati diversi interventi, da parte delle forze dell'ordine, per liti e schiamazzi, provocati dagli avventori del locale, soprattutto durante l'orario notturno. All'esito dell'istruttoria condotta dalla Divisione di Polizia Amministrativa il Questore, applicando l'articolo 100 del Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza, ha emesso i provvedimenti di sospensione delle licenze con contestuali chiusure per 5 e 7 giorni. Gli agenti della Polizia di Stato, intervenuti nei vari esercizi commerciali, hanno notificato i provvedimenti, come previsto dalla normativa, e hanno affisso all'ingresso delle strutture il cartello "Chiuso con provvedimento del Questore".... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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3nding · 5 years ago
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Questa mattina, la prima notizia al risveglio mi ha fatto riflettere. Leggo infatti che il governo della Corea del Sud, il paese da più parti indicato come “modello”, ha annunciato che costringerà le persone obbligate alla quarantena a indossare un braccialetto elettronico, così da verificare che non possano violarla.
“Alcune” delle 57.000 persone a cui è imposto di stare in casa, scrive AP (https://apnews.com/040ecc3fb10e961714a3211ad1c049df?utm_source=Twitter&utm_campaign=SocialFlow&utm_medium=AP), si sarebbero infatti sottratte al mirabolante sistema di tracciamento sudcoreano — che molti vorrebbero importare anche qui in Italia, anche se se ne infischia della privacy (sono “fisime”, via) — con una raffinatissima, complicatissima tecnica: uscire “dimenticando” il telefono in casa.
E allora ecco entrare in scena il braccialetto, obbligatorio.
Può sembrare un’idea limite, ma purtroppo basta una breve ricerca per capire che non lo è affatto. E che il mondo post-lockdown potrebbe diventare — in molti casi, sta già diventando — un mondo di device indossabili di sorveglianza, prima ancora che di app di tracciamento.
Perché? Beh, semplice: perché le app sembrano non bastare (chi l’avrebbe detto!) nemmeno nei paesi “modello”, quelli che non hanno questo maledetto intralcio chiamato “democrazia” tra i loro governi e il controllo sociale indiscriminato. Le app hanno limiti tecnici, di cui potremmo parlare per giorni, ma prima di tutto ci sono limiti umani: una app, lo dimostrano i coreani, si può sempre ingannare in qualche modo.
Diverso è il discorso se il controllo ti è appiccicato addosso, diventa qualcosa da indossare — per forza. È accaduto a Louisville, negli Stati Uniti (https://eu.courier-journal.com/story/news/2020/03/31/louisville-circuit-court-ankle-bracelets-noncompliant-coronavirus-patients/5094594002/), e piani per adottare braccialetti elettronici anti-COVID-19 sono (stati?) sul tavolo negli UK (https://www.mirror.co.uk/news/politics/expert-trashes-plan-coronavirus-immunity-21805760) e in Nuova Zelanda (https://www.rnz.co.nz/news/national/413619/covid-19-electronic-bracelet-monitoring-suggested-for-arrivals)
In Bahrain “gli individui in auto-isolamento sono obbligati a indossare un braccialetto elettronico che notifichi a una stazione di monitoraggio quando si trovano a 15 metri di distanza dal loro telefono, caso in cui viene inviato un avvertimento”, dicono le autorità del paese, precisando che per i trasgressori c’è una pena pecuniaria e “almeno” tre mesi di prigione. (https://gulfnews.com/world/gulf/bahrain/bahrain-uses-technology-to-track-home-quarantine-covid-19-patients-1.70838518)
A Hong Kong il braccialetto elettronico è obbligatorio a chiunque arrivi da oltreoceano, per 14 giorni. Una volta arrivati nel luogo dove passeranno la quarantena, i soggetti dotati di braccialetto dovranno percorrerne il perimetro, così da stabilire una sorta di “confine digitale consentito” per le proprie esistenze. Anche qui, per chi viola il sistema si parla di una multa di circa 3200 dollari e sei mesi di carcere. (https://qz.com/1822215/hong-kong-uses-tracking-wristbands-for-coronavirus-quarantine/)
E già si affacciano le soluzioni commerciali (es: https://accent-systems.com/blog/accent-systems-developed-connected-wristband-technology-contain-covid19/), con annesso lessico tecno-soluzionista, che promette di vendere non tecnologie, ma soluzioni alla pandemia.
Con un braccialetto sì che avremmo potuto evitare i lockdown! (“This solution would have prevented the widespread confinement of the population and its economic consequences”) Un discorso estremamente attuale e pericoloso ora che si comincia a parlare di “fase 2”, di “riaprire”, di “ripartire”.
Che poi a Hong Kong i braccialetti siano difettosi, e addirittura solo un terzo funzioni (https://www.thestar.com.my/tech/tech-news/2020/03/21/covid-19-only-a-third-of-hong-kongs-quarantine-tracking-bracelets-are-working-government-admits), è solo una ulteriore complicazione all’interno di uno schema che rischia di piacere molto, moltissimo ai tanti — nei media, nella politica, tra gli esperti o presunti tali — che continuano a vendere l’idea che si debba sacrificare la privacy e ogni diritto all’altare della salute pubblica tutelata a mezzo “Big Data”.
Lo diceva ieri, riportato da La Stampa, anche il condivisissimo e lettissimo filosofo sudcoreano, Byung-Chul Han: “I Big Data sono in tutta evidenza più efficaci nella lotta al virus rispetto alla chiusura delle frontiere, ma in Europa, per via della protezione dei dati personali, un’analoga lotta al virus non è praticabile”. (https://twitter.com/fabiochiusi/status/1248518833507373057/photo/1)
Il problema sembrerebbe non essere la pandemia, ma la democrazia, che ci impedisce il controllo totale. Quello sì che potrebbe salvarci!
Salvo poi scoprire che non è mai abbastanza, che anche quando accettiamo l’intrusione di app di tracciamento dei nostri spostamenti e delle mappe dei nostri contatti sul cellulare molto più invasive di quelle ipotizzate da Google e Apple insieme, e dall’UE tutta, non basta comunque.
In Israele, dove pure l’invasività a l’opacità sono totali, il governo sta pensando di aggiungere un “Coronameter”, un sistema di analisi dei dati che si aggiunge al tracciamento via app, giudicato insufficiente (https://www.reuters.com/article/us-health-coronavirus-israel-tracking/israel-to-use-computer-analysis-to-find-likely-coronavirus-carriers-idUSKBN21H2TT). A Singapore pure sono stati stati denunciati limiti ovviabili solo con chiusure di massa (https://twitter.com/JohnSpringford/status/1246015702894608385).
Altrove, come visto, la risposta è un braccialetto. In Australia si pensa addirittura di installare strumenti di controllo anche dei nostri movimenti in casa (https://www.theregister.co.uk/2020/04/01/west_australia_isolation/)— sai mai che in qualche maniera si riesca a sfilare il braccialetto, o a ingannare lo smartphone.
Fortunatamente, in Europa le posizioni sia di molti paesi membri che della Commissione UE, dei Garanti nazionali come di quello europeo, sono agli antipodi, e si parla di soluzioni che siano “proporzionate”, “necessarie”, limitate nello scopo e nel tempo, e sempre nel rispetto dei diritti fondamentali dei cittadini.
Ma attenzione: come lo stesso progetto europeo dimostra, niente è per sempre. E l’alternativa è questa: paesi meno democratici, decisioni d’imperio, sorveglianza totale, al punto di doverla indossare, o chissà doversela infilare direttamente nel corpo.
Facciamo attenzione, tutti: i nostri diritti, la nostra democrazia, sono sempre in pericolo, e vanno difesi quanto la nostra incolumità fisica e psicologica.
Occhi aperti, dunque. E diffidate di chiunque vi faccia pensare che è “o la privacy o la vita”. Quella è la logica di chi controlla senza pudore, senza limiti, senza rispetto dell’umanità di ogni individuo. - Fabio Chiusi, fb
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gandol · 4 years ago
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«Capisco che in questa fase avete pagato come tutti le conseguenze della pandemia, ma decisamente meno di altri — ha sottolineato Sala —. Ci sono categorie come ristoratori, albergatori, chi si occupa di comunicazione che hanno bisogno di lavorare. In questi momenti le comunità si stringono e non esister una tema di debiti o crediti. Esiste il tema della generosità».
Da una parte chiede coprifuoco e chiusure dei centri commerciali, dall’altra “per generosità”, gli industriali del legno dovrebbero allestire una fiera in non si sa che condizioni col rischio aggiunto che gli ordinino di non farla tre giorni prima della partenza.
E anche questo ce lo siamo giocato.
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paoloxl · 5 years ago
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Ripubblichiamo le lettere di Nicoletta Dosio e Luca Abbà apparse su notav.info rispetto alla situazione nelle carceri…
Le Vallette, 5 marzo 2020
Cara X, compagne e compagni,
anche tra queste mura il tempo passa e, sia pure ingrigita dallo smog, si annuncia la primavera: il tubare dei piccioni dal cornicione del tetto, la mattina presto; gli apprendisti-giardinieri che interrano bulbi di tulipani nei bordi della terra, lungo i muri; i germogli che fanno capolino sui cespugli di rose all’ingresso del padiglione femminile…
Ma il tema del momento è il CORANAVIRUS che, declinato qui dentro, ha i suoi risvolti particolari.
Prima di tutto le restrizioni ai colloqui con i familiari: la rinuncia ad un’ora di colloquio settimanale è controbilanciata da una telefonata straordinaria di 10 minuti (!).
Chi non rinuncia, si vede arrivare il parente debitamente mascherato (se si abbassa la mascherina, il colloquio viene immediatamente sospeso).
L’obbligo delle maschere vale anche per gli avvocati, ma i secondini circolano liberamente a viso scoperto, anche se provenienti dall’esterno.
Ma l’effetto più notevole del corona virus è l’aumento dei prezzi del “sopravitto”, cioè di tutti i prodotti che siamo costretti ad acquistare al mercato interno per integrare il vitto assai carente o per il materiale che non viene fornito gratuitamente.
Tutta la frutta e la verdura è rincarata di almeno un euro al kg, La carne (argomento che non tocca me vegetariana, ma che invece riguarda molte detenute) è aumentata di almeno un euro e cinquanta all’etto).
Il Napisan (disinfettante) costa 5,90 euro (due euro di aumento).
Su questo argomento sale lo scontento, anche perché qui non si sciala e, per la maggior parte delle detenute, il fondo-cassa personale è costituito dalle poche decine di euro che caricano i parenti o dalle “paghette” che le detenute-lavoratrici percepiscono per i servizi interni….e per qualcuna non c’è neanche quello.
Inoltre, se in tempi normali molte di noi passano qualche ora impegnate a frequentare i corsi scolastici, ora che le scuole sono sospese, non resta che camminare su e giù nel corridoio delle sezioni o chiacchierare con le vicine di cella o rimanere incollate alla tv, sospese tra telenovele o notiziari e dibattiti sul corona virus.
Per quanto mi riguarda, mi salvo leggendo, scrivendo e, quando me lo consentono, scendendo in biblioteca.
Appuntamento non ancora sospeso è quello con i nostri avvocati che mi tengono aggiornata.
Cara X, so che si avvicina il tempo in cui sapremo l’esito delle vostre richieste, il che mi tiene in agitazione, perché la mia fiducia nel sistema che ci opprime, se prima era zero, ora è sotto zero.
Davvero viviamo in tempi bui, ma la forza del nostro amore è grande: “ciascuno e tutti, o tutti o niente…”
Vi voglio liberi, care compagne e compagni….Avanti, No Tav!
Nicoletta
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Pochi giorni fa ci è stata comunicata la sospensione di permessi e licenze (per capire: è possibile trascorrere 3/4 giorni al mese a casa, previa richiesta e accettazione del magistrato di Sorveglianza) fino ad inizio aprile; e poi chissà… Inoltre sono stati limitati gli orari di uscita e rientro al solo tempo e percorso necessario per lavorare. In molti ora non lavorano a causa delle chiusure di varie attività commerciali, e rimangono tutto il giorno chiusi in sezione. Io attualmente esco tutti i giorni alle 6,30 e rientro alle 20, facendo gli spostamenti con mezzi propri (con costi notevoli) vista la limitazione di treni e autobus e il restringimento dell’orario di uscita. D’altro canto ho il “privilegio” di potermi muovermi sulle strade deserte della val di Susa e ammirare il clima da coprifuoco vigente. L’urgenza di provvedimenti, volti ad evitare contatti ed assembramenti di persone, imposta con rapida progressione sul territorio nazionale sembra viaggiare con altre velocità e modalità nell’assurdo e disumano mondo carcerario.
Nella sezione dove risiedo vige un notevole affollamento e promiscuità; per capire meglio elenco alcuni dati: sul piano dove vivo siamo in circa 40 persone in 8/9 stanze con tre bagni in comune, nella mia stanza siamo in 5 in 20 metri quadri con i letti distanti 80 centimetri fra loro. È spuntata ieri qualche mascherina qua e là tra le guardie e anche fra i detenuti, ma non esistono indicazioni e prescrizioni sanitarie; rilevano, nella guardiola di ingresso, la temperatura corporea di chi entra.
C’è da dire che, in maniera semi ufficiale, è stata fatta trapelare la possibilità di attenuazioni della misura carceraria a cui siamo sottoposti, previo esame, caso per caso, del Tribunale di sorveglianza. Abbiamo quindi provveduto, tutti quanti, a compilare i moduli chiedendo l’affidamento in prova o la concessione di arresti domiciliari, a seconda delle varie situazioni. Capiremo nei prossimi giorni quali sono le reali volontà dietro a questa opzione, e quanto non sia un tentativo di prendere tempo e allentare la tensione.
Vorrei sbagliarmi, ma sembra di fatto che stia sfumando, o quasi, la possibilità di provvedimenti generalizzati e l’applicazione di reali misure di prevenzione per la diffusione del virus. Vedremo che succede nel momento in cui potrà verificarsi un focolaio di contagio nelle carceri italiani. Potrebbe ingenerarsi un panico diffuso con le conseguenze che esso comporterebbe. Peraltro, il governo centrale, nella persona del ministro Bonafede, si sta rivelando del tutto inadeguato ad affrontare questa situazione e stiamo ancora aspettando che si faccia piena luce sui 14 morti (!) tra i carcerati durante le rivolte dei giorni scorsi. L’unica certezza è che sono volate abbondanti bastonate per punire i rivoltosi.
Non lasciamo cadere l’attenzione su questa vicenda. Amnistia e indulto sono provvedimenti, anche se non risolutivi, da caldeggiare e considerare come passi necessari per ripensare al sistema carcerario nel suo complesso. Sto seguendo con attenzione gli sviluppi e proverò ad aggiornare nel caso di novità. Ricordiamoci che, oltre all’amica e compagna Nicoletta, nel penitenziario di Torino ci sono circa 1500 detenuti.
Luca Abbà, semilibero NO TAV, domenica 15 marzo 2020
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portalinowebblog · 7 years ago
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corallorosso · 5 years ago
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Nei negozi di abbigliamento della fase 2: i vestiti sanificati dopo la prova in camerino Una delle problematiche più complesse di questa nuova fase 2 riguarderà professioni ed esercizi commerciali che, per loro stessa natura, prevedono dei contatti tra i clienti. E mentre rimbalza con sempre maggiore insistenza la storia delle barriere di plexiglas nei ristoranti e nei bar, ecco arrivare anche un’altra anticipazione che renderà piuttosto complessa la gestione dell’emergenza e della fase 2 nei negozi di abbigliamento. La prova camerini non sarà il classico momento rilassante dell’esercizio dello shopping quotidiano, ma prevederà della prassi decisamente farraginose che porteranno gli addetti all’esercizio commerciale a sanificare immediatamente i capi di abbigliamento entrati in contatto con i clienti. Possibile, dunque, che i negozi – per riaprire – dovranno dotarsi di sistemi di sterilizzazione particolari che possano garantire la massima igiene di locali e prodotti. Sanificare i vestiti potrebbe essere complesso o, comunque, comportare un ulteriore investimento per i gestori degli esercizi commerciali. L’utilizzo di apposite macchine per la sterilizzazione – con dei sistemi, come ad esempio i raggi UV, che abbattono virus e batteri sulle superfici dei tessuti – potrebbe essere una soluzione per limitare al massimo le risorse da impiegare in queste difficili operazioni. L’alternativa è quella di mettere da parte i capi di abbigliamento che sono stati provati in camerino dai clienti per evitare che, a stretto giro, possano essere indossati anche da altri avventori del negozio. In ogni caso, gli strumenti industriali per la sanificazione dei capi di abbigliamento non mancano e sono già impiegati in alcune industrie tessili all’avanguardia. Trasferire tutto a un livello più basilare della filiera, comunque, potrebbe rappresentare un problema, soprattutto in una fase in cui, dopo un mese e mezzo di chiusure, gli esercizi commerciali e i loro bilanci risultano essere molto provati dall’emergenza sanitaria. (Giornalettismo)
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cinquecolonnemagazine · 2 years ago
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L’inflazione taglia la spesa alle famiglie
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L’inflazione taglia la spesa delle famiglie e ciò si riflette immancabilmente sugli introiti delle imprese e delle attività commerciali, specie in questo periodo estivo, con una prospettiva ancora più negativa per l’ultimo trimestre (ottobre-novembre-dicembre) di quest’anno. I dati nazionali di Confesercenti stimano in 800 milioni il taglio nel trimestre estivo (luglio-agosto-settembre) rispetto all’estate 2021 per le famiglie di tutta Italia. Secondo l’analisi del centro studi di Confesercenti Napoli e Campania saranno circa 50 i milioni in meno, rispetto a 12 mesi fa, di indotto assicurato dai consumi delle famiglie della nostra regione. Pesa fortemente, anche sui consumatori campani, l’aumento generale dei prezzi, specie quello dei costi fissi: spese per luce, gas e carburanti limitano la spesa per il commercio, bar e ristoranti. Il problema relativo all’inflazione limita, dunque, le famiglie anche per le ferie estive: sono non a caso in aumento, rispetto al 2021, gli esercizi commerciali che rimarranno aperti nella città di Napoli. APERTURA E CHIUSURE A FERRAGOSTO Circa il 49% (48,55%) degli esercizi commerciali di Napoli sarà sempre aperto, anche a Ferragosto, senza concedersi pause. Il 21,41% avrà una settimana di chiusura, a partire da domenica 14 agosto, il 16% appena tre giorni. Dieci giorni di chiusura, a partire da sabato 13 agosto, saranno ad appannaggio del 8.62%, le due settimane di ferie (a partire da sabato 6) saranno un lusso che potranno permettersi solo il 5.40% degli esercizi commerciali di Napoli.  «E’ ovvio ed evidente che Napoli risponda a quelli che sono i parametri di una città turistica, metropolitana –sottolinea Vincenzo Schiavo, presidente di Confesercenti Napoli e Campania e vicepresidente nazionale con delega al Mezzogiorno – che in quanto tale deve accogliere con servizi e offerte i visitatori. La vocazione turistica di Napoli induce ad abbracciare, nel periodo estivo, decine di migliaia di turisti in arrivo, che consentono a tante attività, soprattutto del centro, di restare aperte. D’altro canto però, ci sono molti imprenditori che hanno scelto di restare aperti non potendo abbattere i costi fissi legati alle utenze, come nel caso di bar, ristoranti ed alimentari che non hanno la possibilità di spegnere frigoriferi o congelatori. In molte zone della città e molte aziende partenopee e campane sono in grande difficoltà, avendo molte spese e pochi introiti. Anche per questo su tutti i ristoranti e i bar hanno deciso di cancellare la chiusura estiva o al massimo optano per chiusure brevi. E’ un sintomo di una voglia di rilancio dopo le enormi contrazioni di incassi dovute alla pandemia, ma talvolta è pura necessità». ZONE DI NAPOLI APERTE Nel periodo di Ferragosto, dunque, ci saranno molte attività, soprattutto quelle essenziali (alimentari, bar e ristoranti), aperte a Napoli. Per quanto riguarda gli alimentari si va dal 25% di apertura sempre assicurata (dei quartieri di Chiaia, Posillipo e Pendino San Lorenzo) all’80% delle zone di Cavalleggeri, Fuorigrotta, San Carlo all’Arena e Secondigliano (in cui ci saranno pochissimi negozi chiusi ed altri che si concederanno solo mezze giornate), sino al 50% per il Vomero. Sale la percentuale per i bar: a Montecalvario sempre aperti, tra il 40 e il 50% per i quartieri di Chiaia, San Carlo, Vomero, piazza Garibaldi, Fuorigrotta e Soccavo: per questi ultimi c’è ancora qualche attività che non ha deciso, legando l’apertura al flusso di persone presenti. In alcuni casi nei giorni intorno a Ferragosto la chiusura sarà solo per mezza giornata. Percentuale alta, di apertura anche il 14 e il 15, per i ristoranti: nel centro storico, a Montecalvario/via Toledo e sul lungomare si sfiora il 100%, lo stesso dicasi per San Ferdinando, Pendino San Lorenzo nelle zone più turistiche. Per quelle meno centrali, di questi quartieri ci saranno solo mezze giornate o brevi chiusure. Al Vomero ci saranno brevi e medie chiusure, con un 30/40% di aperture anche a Ferragosto. «Confesercenti Napoli e Campania – aggiungeil presidente Vincenzo Schiavo - sarà al fianco di tutte le imprese anche in questi difficili giorni di festa: invitiamo i consumatori a spendere presso i negozi sotto casa e noi cercheremo di dare evidenza a tutte le imprese di prossimità che saranno aperte anche il 14 e il 15 agosto. Ci stiamo inoltre impegnando a garantire la sicurezza delle nostre attività e in questo senso il tassello, costituito dall’intesa per il rilancio della Galleria Umberto, è solo un primo passo. Noi siamo pronti a collaborare con la vigilanza privata e contribuendo alla videosorveglianza anche in altre zone di Napoli». INFLAZIONE: TAGLIO DELLA SPESA, I DATI Il taglio alla spesa, a causa dell’inflazione (i dati nelle tabelle in allegato) dunque, inciderà sulla capacità di spesa dei consumatori. Secondo le stime raccolte dal Centro Studi di Confesercenti Napoli e Campania c’è stato un crollo dal primo all’attuale trimestre: si è passati da un +9% di gennaio/febbraio/marzo all’attuale -0.3% che può diventare -0,9% alla fine del 2022.  L’aumento dei prezzi sta spingendo i consumatori anche a ridistribuire il budget tra le voci di spesa, in un quadro condizionato dall’aumento delle spese fisse, che valgono ormai metà del bilancio familiare. La quota di spesa media mensile familiare - in Italia come in Campania -  impegnata dalle spese di casa e dalle utenze (abitazione, acqua, elettricità e gas), infatti, passa dal 37,4% del 2021 al 42% dei primi sei mesi del 2022, 52,3% se si considerano anche le spese dei trasporti (dati Confesercenti Nazionale).   L’aumento dei prezzi dell’ultimo anno, infatti, si è concentrato soprattutto su beni energetici e carburanti. Il tasso di inflazione medio del +6,6% stimato per il 2022, infatti è dovuto soprattutto agli incrementi registrati da elettricità, combustibili e spese per l’abitazione (+2,5%) e trasporti (+1,5%), che insieme determinano una variazione dei prezzi del +4%, mentre i prodotti alimentari contribuiscono per il +1,4% e tutti gli altri beni e servizi +1,2%. Un aumento cui corrisponde una diminuzione di tutte le altre voci: abbigliamento e calzature, ai mobili, articoli e servizi per la casa, comunicazione, ricreazione, spettacoli e cultura, servizi ricettivi e di ristorazione, persino spese per la salute, e ciò avviene anche in Campania. Read the full article
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