#cambia l'abitudine di essere te stesso
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"A volte per creare un nuovo destino bisogna superare il ricordo passato di chi si era convinti di essere..."
-J. Dispenza
#joe dispenza#cambia l'abitudine di essere te stesso#citazioni#frasi di vita#frasi vere#frasi#frasi belle#quotes#citazioni libri#citazioni letterarie#folosofia di vita#cambiamenti#destino#prospettiva
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Con quali scarpe non si può guidare?
Ci sono un sacco di cose che non dovresti fare durante la guida, sia dal punto di visto della legalità sia dal punto di vista della sicurezza per voi e per gli altri frequentatori delle strade. Con quali scarpe non si può guidare, è pero una domanda che in pochi si pongono quando invece, secondo le ultime statistiche, è uno degli elementi che contribuiscono maggiormente agli incidenti. Questi sono tipi di scarpe che dovresti evitare di indossare durante la guida dell'automobile.
Sandali/ciabatte
Le infradito sono tra le più comuni calzature indossate da molti di noi specialmente durante la calda stagione estiva. Ed è anche tra le calzature, forze LA calzatura più pericolosa da indossare durante la guida. Il problema con questo tipo di calzatura, è la possibilità che la suola rimanga impigliata o incastrata sotto il pedale o addirittura scivoli via dal piede della persona durante la guida. Inoltre le infradito, mancano completamente di supporto per la caviglie e dovrebbero essere evitate durante qualsiasi tipo di guida anche breve. E non solo le infradito classiche, dovresti evitare di guidare indossando qualsiasi tipo di sandali o scarpe senza bordo posteriore. Le infradito sono le più pericolose, ma i frontali meno sicuri di qualsiasi tipo di sandalo hanno il potenziale per rimanere bloccati sotto uno dei pedali di guida.
Pantofole
Se stai pensando di andare a fare una commissione "veloce" in macchina restando con le pantofole, cambia idea. Le pantofole hanno gli stessi rischi delle ciabatte e delle infradito. Non sono supportate nella zona della caviglie e molte sono aperte nella parter posteriore rischiando anche loro di rimanere incastrate sotto un pedale, o di staccarsi dal piede quando meno te lo aspetti.
Zeppe alte/scarpe con piattaforma
Tra i vari tipi di scarpe con quali scarpe non si può guidare, oltre che alle scarpe con tacco sottile, anche quelle con il tacco più pesante, dette anche a 'zeppa' possono essere pericolose, in quanto diminuiscono la sensibilità del piede stesso quando deve premere su uno dei pedali di guida. Durante la guida anche il minimo errore puo avere delle conseguenze fatali, si consiglia quindi di evitare anche questo tipo di calzature.
Tacchi alti
Considerando il fatto che il tacco alto puo per molte persone rappresentare anche un problema a camminare, non dovrebbe sorprendere che questo tipo di calzatura faccia parte della lista. Per mantenere il controllo dei pedali, il tallone del piede deve poggiare sul pavimento del veicolo, quando si indossano i tacchi alti e sottili, il tallone entra in contatto con il pavimento solo in un punto limitato impedendovi di premere sul pedale nella maniera appropriata. Il tacco potrebbe inoltre rimanere impigliato nel tappetino, soprattutto se consumato e pieno di fibre. Se poi la calzatura a tacco alto, possiede una forma eccessivamente appuntita, allora la faccenda si complica ancora di più, meglio evitare.
Scarpe 'nuove di zecca'
Eccone uno che potrebbe essere un po' più sorprendente degli altri. Per evitare brutte sorprese durante la guida, dovresti assicurarti di sapere esattamente come si sentono le scarpe che indossi prima di utilizzarle durante la guida. Il materiale nuovo e non ancora ammorbidito puo inibire i movimenti naturali del piede durante la guida. Inoltre la suola di una scarpa nuova, qualunque essa sia, potrebbe essere scivolosa facendo aumentare ulterilmente il problema. Indossa la calzatura un paio di volte e camminaci sopra prima di utilizzarla per la guida, soprattutto se si parla di stare al volante per lunghi periodi di tempo.
Senza scarpe
Anche guidare come mamma ci ha fatto non rappresenta la scelta più sicura. I benefici di camminare scalzo in casa o in natura sono ben noti, ma guidare non è un atto naturale. Teoricamente una volta che si ci è fatti l'abitudine, si potrebbe guidare a piedi nudi in determinate circostanze, ma a piedi nudi, si dovrà applicare una pressione maggiore sul pedale, ciò potrebbe influenzare il tuo tempo di frenata, mettendoti a rischio. Come detto, guidare a piedi nudi è possibile, anche con qualche beneficio; i rischi pero sono maggiori e guidare scalzi va assolutamente evitato.
Con quali scarpe non si può guidare, quali sono le soluzioni?
Considerati gli elementi essenziali che una scarpa dovrebbe avere prima di essere utilizzata per la guida che sono: - Il piede deve essere completamente chiuso e sicuro all'interno della scarpa. - Il tallone deve poter toccare facilmente il pavimento dell'automobile. - Le caviglie devono essere supportate, almeno quando basta. - Le suole non devono essere troppo spesse. Quali sono le migliori opzioni per le scarpe da guida? Alcune ottime opzioni sono le scarpe ballerina (comode), i mocassini e naturalmente le care vecchie scarpe da ginnastica che sono anche le migliori e quelle più consigliate in assoluto. Si consiglia quindi se possibile di portare sempre con se nel bagagliaio, un paio di scarpe adatte alla guida nel caso ne aveste bisogno. Se parliamo di un paio di ballerine, alcuni modelli potrete piegarli e metterli addirittura in borsetta. Read the full article
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Cambia l'abitudine di essere te stesso: La fisica quantistica nella vita quotidiana - Joe Dispenza https://ift.tt/vg5sF6r
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Cambia l'abitudine di essere te stesso: La fisica quantistica nella vita quotidiana
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Cambia l'abitudine di essere te stesso: La fisica quantistica nella vita quotidiana
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A tutto c'è rimedio, fuorché alla morte
Quante volte hai sentito dire questa frase? Quante volte l'hai detta? Io non so come dirtelo, non ci crederai. Ma è importante, non posso non dirtelo, probabilmente è l'incantesimo più potente. Ma come te lo dico? Più si va avanti e più le parole cominciano a non avere più senso. Il fatto è che le parole sono solo parole. Ho detto tante parole fin'ora ma, arrivati a questo punto, le parole davvero non bastano più, non contano più, quindi dovrai fare un grande sforzo. Io comincio a dirtelo, poi tu indaga da solo. Devi arrivarci. Io l'ho sperimentato sulla mia pelle, l'ho visto con i miei occhi, l'ho percepito con tutta me stessa, e quando dico tutta me stessa intendo proprio tutta: corpo, spirito, mente... anima. Si specula troppo su questo argomento, quindi te lo dirò nel modo più semplice che conosco: la morte non esiste. Io e te c'eravamo prima e ci saremo anche dopo. Già qui, essendo costretta a usare un linguaggio limitato, c'è un errore: prima e dopo, non esistono neanche loro, ma è per intenderci. Il tuo corpo è un veicolo prezioso e sacro, ma tu sei tutta un'altra cosa. Il tuo corpo a un certo punto si esaurirà, tu no, ma è essenziale che tu lo capisca da solo, perché se non lo farai, dovrai ricominciare. Anche questo è molto difficile da spiegare, è questione di evoluzione: se arriverai a comprenderlo, sarà vero, altrimenti, come per tutte le altre cose, non lo sarà, per questo è fondamentale saperlo, non per sentito dire da una come me o da altri, ma per esperienza diretta. L'unica cosa che posso dirti, è che tu già lo sai, ma non sai di saperlo. Non è più questione di credere, è questione di sapere (nel senso di conoscere), che è poi l'anticamera dell'essere. Capirai che l'hai scoperto quando non avrai più paura di morire. Magari potrai avere paura di come potresti morire, ma non di morire, perché saprai che non puoi morire. Tu sei al sicuro, sempre, non c'è niente a questo mondo che possa davvero farti del male, a parte te stesso. Niente e nessuno. Credere, sapere (conoscere) e essere, facciamo un po' di chiarezza: ci sono due modi di “credere”, completamente diversi nei modi e nei fini. Il primo è un credere passivo, il secondo è un credere attivo. Il credere passivo è il più conosciuto e usato, consiste nel fidarsi di quello che dice un’altra persona, magari perché è più istruita di noi, oppure perché in quel campo ha più esperienza di noi, o anche perché sembra una persona per bene e affidabile, tutto questo va bene, non c’è nulla di male, diciamo che è un inizio. L’importante è non fermarsi lì, anche se purtroppo è proprio ciò che spesso accade, di solito per due motivi fondamentali: il primo motivo è la pigrizia (che di solito nasconde il terrore di dover e/o di poter cambiare, personalmente sono cintura nera di questo tipo di terrore), il secondo è il non prendersi le proprie responsabilità, delegandole all’altro. La cosa buffa è che quando scopriamo che quello che ci hanno detto non era vero, ci arrabbiamo con chi ce l’aveva detto. Mi hai mentito! Oh figliolo benedetto, ma veramente ti eri affidato completamente alla coscienza di un’altra persona? Perché? Non ne hai forse una tua? Per questo motivo, spero con tutto il cuore che alla fine di questo post, tu non abbia creduto a una parola di quello che ho detto. Il credere attivo è completamente diverso ed è solo un trampolino di lancio, perché quel tipo di credenza parte da un’intuizione. Magari stai ascoltando una cosa assurda, razionalmente non ha senso, ma tu senti che ha una base di verità. Lo senti dentro di te, ti vibra qualcosa. Puoi lasciar spegnere quella vibrazione oppure puoi approfondirla. In questo ultimo caso, comincia sempre un viaggio avventuroso, che non sai come finirà, ma puoi sapere per certo che attraverserà tre fasi: prima credi, poi sai e infine sei. Per questo motivo, spero con tutto il cuore che alla fine di questo post, tu possa aver sentito qualcosa vibrare dentro di te. Ora voglio parlarti di una parola che uso con parsimonia, perché la ritengo sacra e preziosa, è la parola che meglio ci identifica ai loro occhi: innocenza. E' così che ci vedono: innocenti. Il tuo peggior nemico, ai loro occhi, è una vittima innocente di sé stesso, dei suoi errori, delle sue cadute nella scalata della vita. Ammettilo, ti da un po' fastidio questo. Da quando sei piccolo, ti hanno detto che chi ti ha ferito pagherà per i suoi errori, ti hanno detto che un bel giorno si troverà davanti a Dio, che lo giudicherà per quello che ha fatto, probabilmente hai anche assaporato la sensazione e ti sei chiesto: ma mi faranno assistere, vero? Io ci sarò mentre verrà scelta la punizione? No, perché non me lo voglio perdere per niente al mondo! Ci tieni davvero tanto a stare seduto sulla riva del fiume aspettando che passi il cadavere del tuo nemico? Ah sì? Ma sei consapevole del fatto che qualcuno, in questo momento, da qualche parte, è seduto sulla riva di un fiume ad aspettare che passi il tuo? Allora potresti fare una cosa: sorprendilo! Invece di arrivare trasportato dal fiume, tu gli arrivi alle spalle, dal bosco, quando sei abbastanza vicino lo chiami per nome, lui si volta spaventato e tu gli porgi i fiori che hai raccolto strada facendo. Portalo via da quel fiume, che sia cadavere o spettatore, non è il posto che gli spetta. Portalo via da quel fiume... so a cosa stai pensando: questa qui vuole forse insinuare che è mia responsabilità il fatto che lui stia o voglia stare sulla riva di quel fiume? E allora dov'è finita la leggerezza della non-responsabilità? Mi spiego: portalo via da quel fiume, nella tua testa. Portalo via da quel fiume, nel tuo cuore. Se nella tua testa e nel tuo cuore continuerà a stare sulla riva di quel fiume, in quella che ci piace chiamare realtà sarà molto difficile per lui abbandonare quella riva. Portalo via da quel fiume, dentro di te. E' un grandissimo atto d'amore nei tuoi confronti. Anche nei suoi, ma è solo una piacevole conseguenza, è l'entaglement: se tu vai via da quel fiume, non avrà altra scelta che fare lo stesso, lo porterai via con te, nello stesso magico istante. Una volta ho letto una cosa che mi aveva fatto morire dal ridere. Diceva: "Vorrei avvisare tutti coloro che sono sulla riva del fiume ad aspettare che passi il mio cadavere, che quest'estate io vado al mare". E' stato carino ad avvertirli, no? Concediti di andare al mare. Insieme alla parola Dio, ti hanno insegnato le parole peccato e perdono. Dissociale da Dio, perché non hanno nulla a che fare con Lui. Dimentica anche la parola Dio, che ormai incute erroneamente timore, e inventane una tua, perché quando Lui (o Loro... o Tu... è uguale) ti guarda, gli scoppia il cuore di felicità. Nemmeno l'esempio della più amorevole delle madri che guarda il suo bambino muovere i primi passi, può rendere lontanamente l'idea. Forse avrai notato che non menziono mai le religioni. Avrei un milione di cose da dire in proposito, ma non è necessario, posso racchiudere quel milione di cose in un'unica frase: le religioni usano Dio, ma Dio non usa le religioni. Avrai sentito dire che, per vivere appieno la vita, sarebbe consigliabile vivere ogni giorno come fosse l'ultimo. Incompleto. Ricordi il film "A beautiful mind", in cui John Nash, prendendo spunto da una teoria esistente, la dichiarava incompleta e la riformulava? Ecco. Chiedo scusa a Steve Jobs, che nel suo meraviglioso discorso a Stanford disse ai ragazzi proprio così: vivi ogni giorno come fosse l'ultimo. Non è inesatto, ma è incompleto. La riformulo: vivi ogni giorno come fosse il primo. Qual'è la differenza? La differenza è enorme. Nel tuo ultimo giorno, sarai pieno. Pieno di un sacco di cose, che siano belle o brutte non importa, sarai pieno di paure, di gioie, di conflitti, di ricordi, di rimorsi, di speranze e di memorie. Nel tuo primo giorno no, sei vuoto, devi scoprire tutto e non hai pregiudizi perchè non hai esperienze pregresse, quindi immagina di essere appena stato catapultato su questa terra e guardati intorno con i meravigliosi occhi vuoti e innocenti di un bambino. C'è un bellissimo modo di dire: la bellezza è negli occhi di chi guarda. Anche l'innocenza lo è. Stupisciti continuamente di quello che ti circonda, non fare l'abitudine a tua moglie, ai tuoi figli, al cane del tuo vicino, alla pianta che hai in casa da anni. Stupisci del colore che prende il tè mentre lo versi nella tazza, sempre. Impara a meravigliarti di tutto, è davvero un'arte che si può imparare questa. La strada che fai ogni giorno per andare al lavoro, che tu ci creda o no, muta ogni giorno, tu non te ne accorgi perché non fai attenzione. Tua moglie cambia ogni giorno, come fai a non accorgertene e a non restarne senza fiato? Quello che stai guardando oggi, non è la stessa cosa che hai visto ieri. Mai. Per me è stato un dono immenso, che mi hanno fatto loro, poi con la pratica, ho imparato un pochino a farlo da sola. Un bel giorno mi sono svegliata e, poichè loro mi tenevano per mano, era come se vedessi tutto per la prima volta. Ero senza fiato dall'emozione, perchè guardando le cose che avevo avuto sotto gli occhi per anni, le vedevo per la prima volta. Qualche giorno dopo guardai un video: a un bambino non udente di pochi mesi, che stava in braccio alla sua mamma, veniva messo un apparecchio acustico e veniva filmato nel momento in cui, per la prima volta nella sua vita, poteva udire. Il bambino piangeva mentre trafficavano per attaccargli quell'affare nell'orecchio, ma nel momento esatto in cui il medico lo accese, smise di piangere, spalancò gli occhi e fu chiaro che smise anche di respirare. La sua mamma cominciò a parlargli e lui, immobile e con gli occhi sbarrati, cominciò a sorridere e a guardarsi intorno, felice e stupito. Ero commossa guardandolo, perchè vedevo me, mi riconoscevo perfettamente in quella situazione. Ero esattamente io, in braccio a loro, ed è un peccato che non riesca a descriverti la loro gioia nel guardarmi, perché percepivo esattamente anche quella e la cosa più incredibile, è che lo stupore rispetto a quanto mi stava accadendo era addirittura superato dallo stupore di percepire quello che loro provavano per me: un sentimento che va al di là di ogni logica. Ci sono esseri che ci amano in un modo che non possiamo nemmeno provare a immaginare. Noi guardiamo ammirati le stelle, mentre le stelle, incantate, guardano le nostre lucciole. Impara dall'alieno Prot nel film K-PAX: mangiare una mela, dopo aver visto come la mangiava lui, diventerà un'esperienza unica e sublime. E' anche divertente, tanto non devi dirlo a nessuno, resterà un tuo segreto, ma prova a farlo: vai in giro facendo finta di essere un alieno appena arrivato su questa terra, più ti immedesimi in questo gioco, più noterai un sacco di cose, e mentre lo fai, sii consapevole del fatto che, ogni volta che riesci a provare un sincero stupore per qualcosa, loro organizzano una festa in Cielo, a tua insaputa e in tuo onore. Quando morirai, semplicemente passerai di dimensione. In quella dimensione che ora non ricordi, qualcuno ti aspetta a braccia aperte. Ci sarò anche io lì ad aspettarti. O forse tu aspetterai me. Ma in fondo, chi se ne importa di chi aspetta chi: anche il Tempo, come la morte, non esiste. Cos'è in fondo la morte, se non l'illusione della fine del tempo? Non è un paradosso, oltre che una follia, l'ostinarci a misurare il fatto che siamo vivi grazie al fatto che non siamo morti? Ma se la morte non esiste... allora non esiste neanche la vita? E se la vita, la morte e il tempo non esistono, cosa rimane? Tu. Io non so dirti cosa devi fare della tua vita, proprio non lo so. So solo che, se sei qui, hai una possibilità, altrimenti non saresti qui. Non so dove saresti, ma sicuramente non qui. Per questo motivo, l'unica cosa che mi resta da dirti è la seguente: chiunque tu sia e qualunque cosa abominevole tu stia facendo in questo momento nella tua vita, se lo vorrai, ci vedremo a Casa. Non c'è alcun bisogno di morire per tornare a casa. Al contrario, è necessario farlo... in vita. Non stancarti mai di guardare oltre.
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Attirare la fortuna esposta
Se sei sposato, naturalmente ti piacerebbe sposarsi. Se è troppo pronunciato, avrai tempo difficile da ricordare. Quando non lo sei, ora è il momento di iniziare a considerare. Non cominciamo nemmeno a discutere il fatto che bisogna imparare cose nuove. Quello che è importante è quello che impari ogni volta che falli in qualcosa. Devi capire come mettere in atto vari piani per creare la maggior parte di ciò che fai. Se tu non hai fiducia in te stesso, sarà difficile riuscire in nulla. Il metodo migliore per cambiare l'approccio che altri ti trattano è quello di modificare il modo di trattare te stesso. Se sei assolutamente insoddisfatto, restituisci. Comprendere l'attrazione della fortuna La meditazione per migliorare la tua fortuna è qui. Hai la capacità di attirare tutto ciò che ti serve e l'ipnosi e la meditazione sono in grado di aiutarti a toccare quel potere. Le affermazioni quotidiane sono in grado di aiutarti a rimanere più positivi. È possibile per gli esseri umani evolversi. Tra i metodi più efficaci per creare una mentalità positiva è l'abitudine di affermazioni positive. Mentre stai meditando, stai notando pensieri, sensazioni e suoni. Il lato difettoso dell'attrazione della fortuna A volte la fortuna è pianificata, a volte non lo è. Ci sono molti metodi creativi per fare soldi istantaneamente. Non è importante dove sei nella tua vita al momento, o come le cose cattive possono essere per te. Sei ancora in grado di manifestare ciò che vorresti nella vita! Ultimo pensiero, le persone acquistano le cose che vogliono, non le cose che hanno bisogno. La cosa che non sono attratti è perché credono che non sei una persona intrigante per essere con. Potrebbero subire finanziamenti. Ad esempio, se stai aspettando un partner di vita, dovresti iniziare a agire come se stai vivendo con l'individuo. Quanto più velocemente desideri che qualcuno si manifesti, maggiore è l'amore, l'onore e il rispetto che dovresti soffrire su di te. Sei già un individuo incredibile. L'attrazione della persona particolare è solo il risultato. Se non dovesse guadagnare dal loro rapporto in modo positivo, andare avanti. Il comportamento dell'individuo cambia gradualmente verso di te. Strategie di attirare spietate strategie sfruttate Il tuo obiettivo dovrebbe essere quello di scoprire un pubblico quando attiri l'interesse dei maggiori giocatori di Hollywood! Non è necessario che questo programma raggiunga il successo. Il vantaggio reale è che tu possa ricevere un album audio subliminale per quasi tutto ciò che è concepibile. Se si desidera dare una meditazione a un andare, ci sono un certo numero di classi e sessioni di gruppo disponibili se si preferisce un'impostazione di gruppo strutturata, ma si potrebbe anche provare sul proprio. Poiché questa tecnica semplice e incredibile è il solo metodo per contattare la migliore fonte di capacità e abbondanza nell'universo e mettere quella capacità di lavorare per te. C'è un impatto significativo. L'utilizzo della legge di attrazione è molto semplice se si mantiene una ferma convinzione sulle tue idee e sulla visualizzazione. Immagina di partecipare al colloquio di lavoro che cerca di vendere te stesso e non ha alcuna fiducia in se stessi. Attirare fortuna molto buona o fortuna molto buona è anche tra i misteri più profondi della vita. Scegli se puoi rimanere in una situazione che non ti piace, ma non puoi cambiare. Per farlo, bisogna sviluppare una prospettiva nuova e più grande, e questo prende anche la consapevolezza. La riprogrammazione della tua mente subcosciente può essere un'impresa impegnativa e in più di pochi casi quasi impossibile. Potrai tirare più prospettive di quanto si possa incontrare in una settimana. In questo modo, stai lasciando la tua mente conoscere la tua ambizione o l'opportunità che stai guardando è fattibile meravigliosamente benefico. Infine, i piccoli investitori ti faranno diventare poveri. Pensano che non lo possa, ma può. Messa a fuoco meno su dove ti stai dirigendo. Quindi perchè è essenziale svilupparsi nel padrone dei tuoi pensieri. Se ti stai chiedendo, che cosa è un messaggio subliminale, allora ecco la tua soluzione. lotto metodi gratis i tuoi pensieri, dal momento che puoi diventare quello che vorresti essere e potrai avere quello che vorresti avere! Così si può capire che c'è un buon motivo per cui si creda che il modo Autofonix di fornire affermazioni (che non sia subliminale) funziona. È possibile leggere di più sul modo di trovare questo software distintivo in siti come HumanMindPower.com. Parlate, ma dovresti non conoscere i luoghi migliori da percorrere, posso consigliarti di usare messaggi subliminali.
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“Come se il tempo non sia mai stato qua”: sono tornati (alla grande) i Fast Animals and Slow Kids
Una delle battaglie ideologiche più inutili per cui mi sia speso negli ultimi anni è la definizione di grunge: secondo il pensare comune, un genere musicale; secondo me (e fortunatamente tanti, tantissimi altri prima di me) un movimento culturale cui è stata allegata una scena di band che gridavano al mondo in modo grezzo e confusionario, senza badare agli stili diversi che avevano, il proprio disagio a stare al mondo. Come accaduto per Alaska qualche annetto fa, anche per Forse non è la felicità sono mio malgrado costretto a riprendere Seattle per parlare del nuovo disco dei Fast Animals and Slow Kids, un gruppo che viene da Perugia ma che urla una rabbia trascinatasi in modo quasi impotente per più di vent'anni e a cui, oggi come non mai, riesce a dare una forma unica, come nessun altro gruppo nel nostro paese.
Perugia diventa quindi una immaginaria Seattle e i Fask sono il megafono ideale per un disagio giovanile di cui probabilmente non vogliono essere portavoce (cfr Odio suonare), ma inevitabilmente lo diventano, arrivando ad accettare questo status (“Se avessi un Dio sai cosa chiederei? Che queste note arrivino anche ad altri”, Giovane). Aimone Romizi inquadra come nessun altro i conflitti di quella terra di mezzo di chi giovane non è, ma non ha abbastanza anni di contributi alle spalle per sentirsi anche solo vagamente adulto — perché parte di una generazione che “ha paura di sbagliare” (Giorni di gloria) e che si è già sentita accomunata da quel vuoto che diventa senso di appartenenza.
La lotta che rappresenta idealmente il filo conduttore del disco è una lotta consapevole, rivolta verso più avversari: non solo un fantomatico sistema, ma soprattutto battaglie personali, contro un passato che torna in mente appena va via il giorno e si resta da soli, “qui al buio”, come in Annabelle. Il primo singolo pubblicato dai Fask elenca immagini colme di rimpianti e paure, parla della natura (tematica molto presente negli scenari descritti negli undici brani), di un tramonto, come sfondo di una storia che ad oggi sembra essere solo rancore. “Io provo tutto perché fisso la gente da anni, e quando colpisci so già cosa provavano gli altri”: in una delle sue uscite più famose, Gianfranco Funari definì l'esperienza “la somma delle volte che l'hai presa in culo” — non siamo tanto lontani da quel concetto, perché qui Aimone quasi si aliena e il dolore provato è attutito dalla consapevolezza di ciò che sarebbe successo.
C'è molto cuore in Forse non è la felicità, ma è un cuore che non viene mai nominato direttamente, a cui viene preferito un più freddo - solo in apparenza - “petto”. “L'abitudine fra noi è la piaga nel mio petto”, appunto, è il verso finale di Montana, traccia straordinaria che personalmente inserisco tra i capolavori Fask; una Coperta rivisitata, una Coperta in cui la nebbia di ricordi si è sì diradata, ma ancora fatica ad allontanarsi del tutto. È il picco più alto della prima parte del disco (in cui il livello medio resta altissimo, con la già citata Giorni di gloria che dal vivo non farà prigionieri e una Tenera età pronta a essere twittata in ogni suo verso o citata sotto qualche selfie su Facebook o in rancorosi messaggi alle ex su Whatsapp), una sorta di midseason finale per chiudere un capitolo ed entrare in un altro, sempre strettamente personale ma se possibile ancora più intimo.
Foto Alessio Albi
I successivi Capire un errore e 11 giugno sono due brani per impostazione molto differenti, ma strettamente collegati tra loro: l'outro musicale del primo si lega all'intro del secondo, ma la battaglia combattuta è la più dura del disco. Si passa da “Sono soltanto quel ricordo che ho di me” a “Non ero io”: tra due concetti così distanti non passano solo i fiumi del Montana, ma molto altro. Scorrono torrenti di lacrime causati da una paura allontanata a forza un disco fa: paura, ora, di non riuscire a esprimere come desiderato ciò che si ha dentro il petto; lacrime di consapevolezza, perché “pensavo d’esser diverso”, prima di riscoprirsi ‘ignobile’ (dopotutto “Per me il rimpianto esiste eccome e serve a prendere coscienza”, cantavano già in Canzone per un abete Parte II), con una di quelle ammissioni di colpa che arrivano all'improvviso, dopo aver provato a negare anche a sé stessi, come il giorno dopo una sbronza epocale. Sono flash, stati d'animo spesso superati dal verso successivo come un alternarsi di pensieri che non danno sosta ad Aimone, perché è lui a parlare fuor di metafora (l'11 giugno è il suo compleanno) e a mettere in mostra una parte di sé spesso comunque in vetrina ma nascosta, paradossalmente, da quella stessa visibilità. Il cantante dei Fask decide invece di togliere i filtri per introdurre meglio l'ascoltatore al finale, la conclusione di un percorso che è a sua volta parte di una strada molto lunga.
Breve interludio. Mi tocca tornare un attimo al discorso iniziale su Seattle per spiegare meglio quelle parole: prima di Andy Wood e dei Mother Love Bone, Seattle era la città musicalmente più ruvida d'America; con l'avvento di uno dei migliori performer di quel periodo ci fu un tocco più glam, che a mio modo di vedere fu decisivo nella contaminazione a livello di songwriting e quindi nella diffusione di quello che poi venne definito “grunge”. Seattle prima di Wood era un coacervo di rabbia urlata quasi senza mirare, era uno sfogo, era musica puramente ribelle; dopo, ci fu quel tocco di umanità (e, perché no, una maggiore accettazione del fallimento) che fece nascere alcuni tra i dischi simbolo di quel periodo. Tra questi c'è Vs, il secondo album dei Pearl Jam datato 1993. Di Vs ho scritto qualche anno fa, perché aveva questa particolarità secondo me incredibile di portare avanti concetti di lotta a tutti i livelli per poi terminare con un brano, Indifference, in cui Vedder afferma, in estrema sintesi, una cosa tipo “sì, ok, stiamo dicendo tutto questo. E ora? Ora non cambia niente”.
L'interludio, appunto, per dire che a mio modo di vedere ci sono tantissimi punti di contatto tra i due dischi. Li noto e so bene che probabilmente non sono neanche voluti (le ispirazioni musicali sono più tendenti al punk dei Wire di Pink Flag con echi di Husker Du), per cui Forse non è la felicità riesce a risultare ancora più prezioso di quanto già non sia al solo ascolto. I Fask arrivano a una conclusione fondamentale per convivere con il rancore, per proseguire a lottare. È come l'utopia di Galeano: un cammino in cui non arrivi all'obiettivo, ma ti muovi deciso per raggiungerlo, per non stare fermo (“Perché adesso ho ben chiaro per cosa combatto”, Ignoranza). L'importante è sempre il percorso, il viaggio può terminare anche malamente e il finale non sempre viene scritto da noi (“Non saremo liberi, la ribellione è morta; il peggio che ci aspetta è avere ancora scelta”, ancora da Ignoranza), ma come arrivi al punto che ti prefissi lo decidi tu. Decidi tu come arrivarci e se arrivarci, se fare deviazioni, se lavare il passato con le lacrime per far sì che tutto appaia come nuovo. Non serve l'autocommiserazione fine a sé stessa, serve quella spinta emotiva che viene da un cuore che deve reagire a quei rancori che ancora lo fanno bruciare: il finale di Giovane (“Rimani solo un altro po’ con me, rancori ancora infiammano il mio petto; il vuoto mi ricorderà di te, mia dolce e pura musica che ho perso”) introduce in modo perfetto la title track, in cui si mette a nudo tutta la verità nascosta tra le righe dei brani precedenti.
Foto Alessio Albi
“La tua lingua incastrata tra i miei denti” spegne la speranza, forse ancora più di quel vuoto invocato per circondare il sole, ma è solo un passaggio momentaneo: in un finale trascinante, che assume a tratti i toni dell'epicità, arriva la rivelazione ultima, quella chiave di volta che cambia il significato di tutte le parole spese fino a quel momento. Non è la felicità il fine ultimo della vita, né tantomeno della musica dei Fast Animals and Slow Kids — il percorso, è quello che conta (ce lo annunciavano già in Asteroide: “Allacciati le scarpe, che c'è da camminare”), e la metafora utilizzata per spiegarlo è efficacissima: “Un alpinista che non vorrà quella vetta, ma solo il rischio di cadere giù”. Mettiti in gioco, rischia, prendi in mano la tua vita, rispetta gli altri ma soprattutto te stesso e vai a caccia di ciò che vuoi; magari non diventerai immortale né sarai un vincente, ma avrai cominciato a respirare un'aria diversa: quella di libertà, quella di rivoluzione, quella che forse non è, ma somiglia tanto (stavolta sì) alla felicità.
(per chi fosse interessato: venerdì 10 febbraio intervisto nel mio programma Aimone. Trovate tutte le info cliccando qua)
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"La grandezza sta nel coltivare il proprio sogno a prescindere dalle condizioni esterne."
- J. Dispenza
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"A volte è necessario, seppur difficile, pensare più in grande di come ci sentiamo..."
- J. Dispenza
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"Quanto possiamo andare avanti? Non c'è fine a questa avventura.
L'unica cosa che ci limita sono le domande che ci poniamo, la conoscenza che accettiamo e la nostra capacità di mantenere una mente e un cuore aperti."
- Joe Dispenza
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Cambia l'abitudine di essere te stesso: La fisica quantistica nella vita quotidiana - Joe Dispenza https://ift.tt/oC8HDzT
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