#buon compleanno anna
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ilmondodishioren · 1 year ago
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L'Altra Me - Tutto ha avuto inizio da qui.
Il 23 settembre 2019, esattamente 4 anni fa, iniziava la mia avventura come autrice. Non che abbia fatto chissà quanta strada d’allora, anzi, sono ancora una quasi sconosciuta, ma sono orgogliosa di ogni singolo passo, sforzo, lode e critica che da quattro anni scandiscono la mia passione. L’Altra Me è nato in un momento difficile della mia vita, stavo perdendo mia madre e la sua stesura è…
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perfettamentechic · 2 years ago
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10 gennaio … “i nati oggi”
Happy Birthday by Perfettamente Chic #natioggi ‪‪#happybirthday #10gennaio #briga #saleishastowers #alexmeraz #sarahshahi #jemaineclement #paoloconticini #evanhandler #perfettamentechic
1989: Briga, pseudonimo di Mattia Bellegrandi, cantautore italiano, deve la sua notorietà in seguito alla sua partecipazione alla quattordicesima edizione del talent show Amici di Maria De Filippi, tra le sue canzoni più note si ricordano Sei di mattina, Baciami, Mentre nasce l’aurora, Nel male e nel bere, Guaglione cantata in coppia con Gigi D’Alessio 1986: Saleisha Stowers, modella e attrice…
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nellarw95 · 1 month ago
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Buon Compleanno Monica 🥳🎂🎈🎁🎉
Monica Anna Maria Bellucci
30 Settembre 1964
Happy Birthday 🥳🎂🎈🎁🎉
September 30,1964
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chris69003 · 8 months ago
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Zaoooooo..il 7 marzo 1908 nasceva Anna Magnani …
L’importante è non avere le grinze al cervello..quelle in faccia primo o poi t’aspettano al varco…A.M..❤️
Buon compleanno ovunque tu sia…
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clacclo · 2 years ago
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Guarda "Anna - Lucio Battisti - Brano Del 1970..." su YouTube
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elenascrive · 2 years ago
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Tanti Cari Auguri a Te
che sin dal Nostro primo scambio di commenti
ci siamo immediatamente capite,
scoprendo di avere parecchio in comune
L’Amore per la Scrittura come prima cosa
Tu sei una Scrittrice veramente fantastica
capace di far parlare il Tuo cuore sempre
ancor prima della Tua mente,
dando vita a pensieri unici e speciali
nei quali mi ci rispecchio
Sei un’anima veramente favolosa
bella sia dentro che fuori
con un’eleganza da far paura
Ed una creatività originale
che Ti porta addirittura a confezionare
abiti mozzafiato su misura per Te
per le Tue meravigliose serate
in compagnia della Tua Amata Famiglia
che ami più della Tua stessa vita!
Non c’è proprio niente che
Tu non sappia fare
e sappi che per questo Io Ti ammiro un sacco
So che la cosa è del tutto reciproca
infatti non perdi occasione di valorizzarmi,
donandomi complimenti da urlo
per come scrivo, per come sono
Ogni volta che Ti congratuli
mi doni commoventi emozioni
in grado di scaldare subito
il Mio inquieto cuore
Ecco perché oggi più che mai
Ti ringrazio per essermi accanto
Spero di poterti conoscere presto di persona
per suggellare ancor più
La Nostra profonda Amicizia
Buon compleanno Anna Maria Cara
Con affetto,
@elenascrive
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buscandoelparaiso · 1 year ago
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BUON COMPLEANNO ANNA!!!!!!! 🩷💞💕💗💓💖❤️💛 [calciatorifregni]
grazie signora calciatorifregni!!! continui con la buongiorno propaganda che e' sempre una giUoia immensa per la mia dash ♥
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delectablywaywardbeard-blog · 11 months ago
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Fotogallery - Buon Compleanno ad Anna Mazzamauro
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bitter69uk · 2 months ago
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“By the time she was twenty-nine years old, the child born Sofia Scicolone to an unwed mother from Naples had: changed her name twice; married and had her marriage annulled; miscarried a child; moved from Pozzuoli near Naples to Rome to Beverly Hills to Paris to Switzerland and then back to Rome; won prizes in beauty pageants; become a star of fotoromanzi; appeared topless in two movies; and accrued more than forty mainstream film credits … She had won an Oscar while speaking a language other than English (a first); she had received a $1 million payday to appear in a movie (a first for an Italian, male or female); she was held as a living embodiment of Italian mores and style and, especially, movie art; and she had become an international symbol of sex, glamour and in some eyes, shamelessness and vice.”
/ From Dolce Vita Confidential: Fellini, Loren, Pucci, Paparazzi and the Swinging High Life of 1950s Rome by Shawn Levy, 2017 /
Born on this day 90 years ago (20 September 1934): Italy’s gift to mankind, Sophia Loren! Off the top of my head, my favourite performances by Loren would include romantic comedy Houseboat (1958) (opposite Cary Grant), gritty drama Black Orchid (1958) (opposite Anthony Quinn, in a role originally intended for Anna Magnani), Heller in Pink Tights (1960) (looking astonishing in a blonde wig in a fun Western directed by George Cukor) and It Started in Naples (1960) (singing and dancing opposite Clark Gable). But I especially love her in Boccaccio ’70 (1962) in the segment directed by Vittorio De Sica. If you’re mainly familiar with Loren from her frequently decorative English-language roles, seeing her act in her native Italian is a revelation. She’s a loose, funny, self-mocking and earthy comedic performer – and of course, irresistibly sexy! Buon compleanno, lady! Fun article in today's Guardian.
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jojobegood1 · 2 years ago
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🇮🇹💔💐
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lamilanomagazine · 2 years ago
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"TUTTI SU! Buon compleanno Claudio": il Film Evento del nuovo progetto musicale di Claudio Baglioni
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"TUTTI SU! Buon compleanno Claudio": il Film Evento del nuovo progetto musicale di Claudio Baglioni. Arriva nelle sale italiane il 15, 16, 17 maggio "TUTTI SU! Buon compleanno Claudio", prodotto da Friends & Partners insieme con Come srl, in collaborazione con il Teatro dell’Opera di Roma e distribuito da Medusa Film, il FILM EVENTO sul progetto musicale inedito di CLAUDIO BAGLIONI "Dodici Note - TUTTI SU!": 12 straordinari eventi che hanno avuto luogo dal 3 al 19 giugno 2022 alle Terme di Caracalla in Apertura della Stagione Lirica del Teatro dell'Opera di Roma. Per la prima volta in assoluto un’apertura così prestigiosa è stata affidata a un compositore e interprete di musica moderna per uno spettacolo fortemente innovativo, potente e interdisciplinare. “Dodici Note - TUTTI SU!” ha visto Baglioni accompagnato da 123 tra musicisti, coristi e performer classici e moderni, con la direzione artistica e la regia teatrale di Giuliano Peparini. In scena anche l’Orchestra Italiana del Cinema, fondata negli storici studi di registrazione “Forum Studios” e diretta da Danilo Minotti, autore degli arrangiamenti insieme a Paolo Gianolio, e il Coro Giuseppe Verdi con il Direttore Artistico Marco Tartaglia e il Maestro del Coro Anna Elena Masini. Giovedì 4 maggio a Roma, proiezione e conferenza stampa di "TUTTI SU! Buon compleanno Claudio" (Cinema Barberini - ore 10.30). Sempre il 4 maggio, proiezione stampa a Milano (Cinema Anteo - ore 11.00).  ... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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chiamatemefla · 5 years ago
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A novembre già nessuno gioca più nel campetto dietro al supermercato, l’erba è di nuovo a chiazze e qualcuno ha portato via le reti dalle porte, pronti a rimontarle con l’arrivo della bella stagione. Non è neanche il freddo, a dir la verità, a scoraggiare i ragazzi che ogni estate si radunano in quella macchia verde, ché negli ultimi anni il tempo è diventato via via più clemente e giornate di grosse nuvole innocue ed umidità hanno sostituito le lunghe ore di pioggia della sua infanzia,.
È forse solo una sorta di rito di passaggio che porta tutta al gioventù di quel buco di mondo a transumare verso il campetto coperto in cima alla collina non appena si supera il quindici ottobre, una piccola tradizione che porta il bar della palestra accanto al campetto coperto a fare affari d’oro sei mesi l’anno.
Infila le mani nelle tasche del giacchetto e salta un po’ sul posto, non tanto per scaldarsi quanto più per svegliarsi, i libri nello zaino che si muovono su è giù contro la sua schiena e le chiavi di casa che suonano nella tasca della tuta.
Di Antonio ancora nessuna traccia, constata, dando un’occhiata all’orologio a cui deve decidersi a cambiare il cinturino - è un regalo di suo zio e gli costa fatica pensare che potrebbe non essere più com’era quando glielo ha regalato cinque anni prima, ognuno ha i suoi problemi
Può darsi che quello di Antonio sia, un po’ come al solito, il tizio delle ripetizioni di matematica che non lo lascia andare e che poi pretende anche di farsi pagare le mezz’ore in più che lui si prende senza che nessuno glielo chieda.
«Dovresti cambiare tizio delle ripetizioni.» è il modo in cui si salutano ogni giovedì intorno alle cinque e mezzo, quando finalmente Simone lascia andare il suo amico e possono farsi due tiri in porta senza che nessuno si metta tra il pallone e la cornice di ferro.
«In paese c’è solo lui, io non mi faccio venti minuti di autobus per sentirmi dire che so fare le cose e poi prendere tre e mezzo ai compiti.» è la risposta di Antonio mentre appoggia lo zaino contro gli scalini di cemento a bordo campo e controlla che il piede non gli faccia troppo male per giocare.
Flavio l’ha conosciuto due estati fa, saltellante su un piede solo, l’altro ingessato e, a suo dire, dolorante, mentre se ne stava seduto su quegli stessi gradini di cemento a guardarli giocare sotto alla calura di un fine agosto stranamente spensierato anche per Giacomo che, per la prima volta, non si era portato a settembre neanche una materia.
Avrebbe scoperto solo a settembre che era il figlio della nuova preside delle scuole medie, che si era rotto il piede trasportando il tapis roulant che sua madre aveva comprato, e che abitava nell’appartamento proprio accanto a quello di Gabriele - il quale, dal canto suo, non l’aveva visto che due volte perché passava la maggior parte delle sue giornate a casa di Flavio.
Quell’agosto di un anno fa Antonio era una persona diversa: più silenzioso, quasi imbronciato, troppo preso dal suo telefonino per essere al cento percento dentro alle conversazioni.
«Sto avendo un po’ di problemi con una persona che ho lasciato giù.» aveva ammesso, mesi dopo, lanciando il telefono sul divano di casa di Giacomo mentre tutto il resto della ciurma è nella stanza accanto a torturare il microfono di un Canta Tu ad un volume improponibile, il festeggiato che urla più degli altri, qualcuno che va fuori tempo.
«Hai lasciato la spasimante a Napoli e questa ancora pressa?» s’era sentito in dovere di chiedere, con aria da gran rubacuori, da Dottor Stranamore che se ne intende di storie e sentimenti e poi non ha mai avuto una ragazza come si deve.
Ricorda ancora il modo in cui aveva arricciato le labbra, quasi infastidito, prima di annuire e rispondere con un vago «Sì, una cosa del genere.» che lo aveva poi portato ad alzarsi con la scusa di andare ad unirsi al coro stonato in sala da pranzo.
Di quella serata ricorda solo la forza di volontà che gli era servita per non provare a vedere il nome della tizia ossessionata da quello che stava, lentamente, diventando il suo amico e lo strisciante senso di invidia che gli aveva fatto prudere le mani e lo aveva portato ad andarsene che non era neanche mezzanotte e senza aver mangiato la torta di mamma Silvia.
C’erano voluti mesi interi per capire che quell’invidia, che avrebbe dovuto in realtà chiamare gelosia ma certo non sta qui a formalizzarsi sui termini, non era minimamente legata al fatto che Antonio avesse una ragazza e lui no.
Anche perché poi era arrivata Francesca, e qualsiasi cosa loro due abbiano insieme, e quella brutta sensazione ogni volta che Antonio si eclissa per rispondere al telefono non la riesce comunque a superare.
Torna a sedersi sui gradini di cemento, le mani ancora ostinatamente in tasca, la coda dell’occhio che registra l’altro avvicinarsi con passo svogliato, addosso la felpa che usa per starsene in panciolle sul divano, nessuno zaino sulle spalle e nessun telefonino stranamente in vista.
«Scusa se ho fatto tardi.» esordisce, scavalcando la rete bassa e già rovinata che dovrebbe fungere da limite invalicabile «È che non mi andava di venire.» continua, senza il suo solito sorriso, tanto che quello sulle labbra di Flavio si era spegne con una velocità disarmante perfino per lui.
«Non eri obbligato.»
«Lo so. Ma se restavo a casa mi spaccavo anche l’altro piede prendendo a calci le cose.» borbotta, salendo un gradino per sedersi dietro di lui, fissando un punto indefinito sullo scheletro di quel palazzo in costruzione da almeno dieci anni.
«Hai intenzione di spaccare qualcosa anche qui? Perché ci sono solo le porte e mi sembrano abbastanza resistenti. Magari dopo il piede ti giochi un braccio.»
Antonio sembra pensarci un attimo, arriccia un angolo della bocca nell’ennesima smorfia del pomeriggio, sembra quasi non gradire la solita dose di umorismo da due soldi che si rifilano a vicenda. 
«Nelle prossime due ore hai intenzione di farti vedere molto innamorato di qualcuno per poi dirgli che la distanza uccide il sentimento?» chiede, a bruciapelo, e Flavio si ricorda di aver spento il telefono proprio perché non voleva davvero sentire nessuno in quelle due ore che si prende per lui una volta a settimana, che a fare quello innamorato di qualcuno non c’è ancora mai riuscito e probabilmente mai ci riuscirà
«Non penso.»
«Allora non spacco niente.» ribatte Antonio, con lo stesso tono secco che ha caratterizzato le ultime due settimane e a cui Flavio riesce a far caso solo ora che sono in due, senza il vocione di Gabriele che sovrasta le loro chiacchiere, senza Giacomo che urta cose a caso ed inizia ad imprecare, senza tutti gli altri.
« Se vuoi non dico più niente e ci mettiamo a dare du’ calci. Io in porta e tu tiri. »
« Poi le spese del dentista te le devo pagare io, però. »
« Se riesci a non spaccarmi di nuovo l’incisivo già spaccato facciamo che offro io, lo so che le ragazze ti fanno diventare scemo, bisogna in qualche modo sfogarsi. » 
Il «Già, le ragazze…» di Antonio si perde nel ma vaffanculo! che urla mentre gli tira una pallonata intimandogli di borbottare meno e giocare di più.                                                         *
Sono seduti ai due lati opposti del tavolo ovale di casa sua, Antonio che continua a sfogliare avanti e indietro il dizionario di latino alla ricerca di quella specifica frase già tradotta.
«È Tacito, no? Io non l’ho mai tradotto davvero Tacito: sta tutto già fatto, che fatico a fare?» ripete ogni dieci minuti, ormai da mezz’ora, continuando a stropicciare la carta sottilissima di cui sono fatte le pagine di quel librone già piuttosto fatiscente.
Più che quello di sua madre, sembra venire direttamente dall’Unità d’Italia.
La maturità è ancora lontana eppure i due giorni consecutivi di sole in un febbraio altrimenti terribile, gli fanno sentire giugno sempre più prossimo e la consapevolezza del loro non aver assolutamente voglia di uscire con un voto di merda ancora più forte. Cicerone starnutisce, acciambellato sulla poltrona, facendoli sussultare e rompendo il silenzio teso che si è creato in quella stanza piena di soprammobili a cui neanche il gatto ha il coraggio di avvicinarsi.
Alza, con non poco imbarazzo, gli occhi su Antonio e nota come abbia spostato gli occhiali un po’ più giù sul naso perché non riesce a trovare una posizione in cui non gli diano fastidio a quel maledetto nervetto sul lato destro; a come stia facendo e disfacendo la stessa frase, il foglio del quaderno quasi consumato a forza di cancellare i segni a matita.
L’ultima volta che si è proposto di aiutarlo, che, per inciso, è stata anche l’ultima volta in cui hanno studiato insieme, risale alla settimana prima delle vacanze di natale, ed è finita così male da spingerli a non provarci più per almeno qualche mese, a lasciar passare le vacanze senza parlarsi.
Se lo ricorda ancora quel pomeriggio, ricorda che si erano chiusi in camera per ordine di sua nonna, troppo presa in una fitta discussione con sua zia per aver voglia di disturbarli con quell’incessante blaterare di parenti morti e figli sposati, che avevano tirato fuori i libri e che, per un discreto numero di minuti, avevano anche tentato effettivamente di studiare. Ricorda poi che avevano cominciato a ridere per una cazzata, e già a partire da qui inizia a dimenticare e non sa dire quale fosse effettivamente la parola che li aveva distratti, che aveva portato ad un discorso che era poi degenerato.
Ricorda bene Antonio che gesticola, tanto e con i suoi soliti gesti ampi, e ad un certo punto aveva perso la concentrazione ed il filo del discorso perché, ad un certo punto, non sono più le mani dell’altro che sta fissando ma la sua bocca.
E la porta chiusa.
Gli occhi che saettavano dall’una all’altra cosa e, no, non capisce come da una versione di latino si sia finiti a parlare di biciclette e telescopi, ma sa che quel pensiero è così semplice e gli ronza in testa da così tanto tempo che un po’ lo blocca e un po’ lo riempie di adrenalina, nello stomaco la stessa sensazione di quando ti fanno battere il rigore decisivo.
Ricorda gli occhi di Antonio che lo avevano inchiodano sulla sua sedia con le rotelline non appena aveva avuto il coraggio di tornare a guardare lui e non le sue labbra, o le sue mani, o la porta della camera chiusa, e ricorda come lo aveva scrutato con aria quasi afflitta.
«Io non so se ho capito quello che vuoi fare » aveva esordito, appoggiando il gomito contro la sedia della cucina che avevano trascinato in camera, continuando a fissarlo anche se con meno sicurezza nonostante la posa disinvolta, lo sguardo di sfida «Però se è quello, tu sappi solo che non è che poi devi invitarmi a cena o cose del genere.» 
Erano finiti a baciarsi contro l’armadio a ponte di camera sua, portandosi via con la schiena un poster con la formazione della Roma di un paio d’anni prima, ad un certo punto Antonio aveva dato una capocciata al muro tale da farli fermare, immobili, aspettandosi i passi di sua nonna lungo il corridoio, ricominciando a respirare, o meglio baciarsi, solo dopo averla sentita ridere due stanze più in là.
E per questo ora, con gli esami di maturità che non sono così vicini ma con lui che fa comunque schifo in matematica e Antonio che ancora, dopo cinque anni di classico, non digerisce il latino, Flavio ha paura di alzare di nuovo lo sguardo e vederlo di nuovo fissarlo con la stessa espressione negli occhi, i pensieri che, ormai da due ore, non vanno che in una sola direzione. Possibilmente una direzione in cui sono entrambi sulla poltrona da cui Cicerone è appena sceso con aria scocciata e riprendono il discorso da dove lo hanno lasciato qualche mese prima, questa volta magari senza gli imprevisti annessi e connessi.
Senza Francesca e la sua sfuriata assolutamente fuori luogo, senza che lui si senta una merda.
«Francesca che dice di questa cosa che sono tornato a studiare da te? Intende venire a mandarmi a fanculo di nuovo davanti a tutti o…?» Antonio posa la matita una volta per tutte, si appoggia al dizionario con aria annoiata.
Ricorda come era arrivata sul piazzale, la sua Seicento nera parcheggiata storta, ed come era scesa senza neanche chiuderla solo per raggiungere Antonio, seduto a fumare su un gradino delle scale antincendio, e davanti a tutta la cricca sputargli uno sprezzante «Vai a fare in culo lontano dalla mia vita.» che alludeva a qualcosa di cui un po’ tutti sembravano ignari, lasciare un libro a Flavio, ed andare via come se niente fosse sgommando sulla discesa che portava alla piazza.
«Boh? Niente? Non gliel’ho detto, mica deve sapere ogni cosa che faccio, mica stiamo insieme.»
«Verso ottobre mi sembravi meno sicuro di questa cosa. »
«Te l’ho già detto che abbiamo rotto non appena se n'è partita per l'università.»
«Sì, me lo hai già detto. Ma mi ha comunque mandato a fanculo davanti a tutti. Cioè, ci è scesa da Bologna per farmi quella scenata?»
Flavio abbassa lo sguardo, sposta un po’ il piede mentre il suo gatto decide che i lacci delle sue scarpe sono esattamente ciò con cui vuole giocare al momento.
«Comunque Gabriele e Giacomo non hanno fatto domande…»
«Mica è detto che non le faranno, però. E in quel caso che dovremmo dirgli?»
Gli dà fastidio il tono di Antonio, così pacato e semplicemente curioso, gli dà fastidio il modo in cui non sa esattamente cosa rispondere e come rispondere - lui ha sempre detto la verità, a dicembre era già tutto finito, non è uno che mette sottosopra la sua esistenza a sei mesi dall'Esame di Stato per niente, senza essersi rosicchiato lo stomaco a suon di rimuginare.
Al contempo, però, sa che Antonio ha ragione.
Lo sente sospirare, chiudere il dizionario, e la mano dell'altro è sulla sua con discrezione, gli dà una pacca perché la apra quel che serve per poterla stringere.
«Io non lo so dove andrò dopo giugno, però.» ammette l'altro, ed ha le sopracciglia un po' inarcate di chi cerca di capire la reazione della persona che ha di fronte.
«Intanto devi riuscire a diplomarti anche sei fai schifo di latino.» 
«Io più ti conosco più capisco perché quello di religione ti voleva sospendere in secondo.»  
                                                              *
Gabriele lo chiama che fuori è ancora notte, sono le quattro ed è l’undici agosto solo da poche ore. Il mondo è ancora lo stesso, il suo gatto sonnecchia sulla sua scrivania e il suo migliore amico è appena diventato padre di una bambina che sarebbe dovuta arrivare tra due settimane è si e presentata all'improvviso.
Come ogni cosa nella vita di Gabriele, anche sua figlia è arrivata cogliendolo di sorpresa e lui, con la resilienza di chi ne ha viste tante e le ha raccontate tutte trasformandole in aneddoto, ha vissuto il tutto con quella calma che agita gli altri.
Ha la voce concitata, probabilmente i capelli legati sulla nuca come ogni volta che è preso in qualcosa e deve pensare lucidamente, e può sentire distintamente i passi che fa mentre, sottovoce, gli dà la lieta novella, gli chiede per favore di dirlo anche a Giacomo e agli altri, risponde “arrivo subito” a qualcuno che gli dice di raggiungerlo appena ha fatto.
Gabriele è il primo a diventare padre, la pancia di Rosa che sembrava crescere con esasperante lentezza, la strana convinzione che il tempo sarebbe rimasto sempre così, immobile, niente sarebbe cambiato: i suoi amici sempre quasi genitori senza mai diventarlo davvero. Un'eterna età adulta senza tutti i doveri che questo comporta.
Si passa una mano sulla faccia per cercare di portarsi via il sonno strofinandosi gli occhi, cerca a tastoni il telefono per scrivere a Giacomo, un messaggio breve a cui sicuramente riceverà subito risposta, e poi a Lorenzo, a Chiara, a Francesca - non ha senso non scriverle in questo caso, si dice, dopotutto Gabriele e Rosa sono ancora amici suoi.
Le spunte blu non tardano ad arrivare, il telefono che vibra di messaggi sulla chat di gruppo che non ha usato per educazione nei confronti di quei pochi fortunati che di notte hanno tempo per dormire.
Vede Lorenzo inviare l’ennesimo vocale che nessuno ascolterà con grande delusione del suo animo narcisista, toglie anche la vibrazione prima di buttare il telefono da qualche parte sul materasso e si ritrova ad avere un solo pensiero in mente: è come l’ultima puntata di Friends e lui è Joey.
Antonio sbadiglia alla sua sinistra, si alza a sedere con il telefono in una mano mentre, con l’altra, tasta il comodino alla ricerca degli occhiali e dell’interruttore dell’abat-jour.
«Se mi sbrigo riesco ad arrivare all’ospedale una decina di minuti prima di te.» e deve fermarsi ogni due parole per sbadigliare, i movimenti rallentati dal sonno mentre scende dal letto e fa per infilarsi i pantaloni che ha appoggiato sul davanzale poche ore prima, cerca con gli occhi le scarpe sotto al letto.
È tornato da poco nella sua vita, in un giorno qualsiasi ha ricevuto una sua chiamata a cui non ha fatto in tempo a rispondere e l’ha poi ritrovato seduto sotto ad uno degli alberi della passeggiata con un husky al guinzaglio e l’aria annoiata.
«Non vivevi in Spagna, tu?» 
Antonio aveva sorriso, annuito con poco entusiasmo, tirando appena il guinzaglio del cane fin troppo preso dall’annusare il nuovo arrivato.
«In teoria sì. In pratica mi è scaduto il contratto ed eccomi di nuovo qui a cercare lavoro a Roma senza vivere a Roma.»
«Se sei tornato per i supplì di Dina devo darti una brutta notizia...»
«Ha chiuso, lo so, me l’ha detto Rosa. Era l’unica a sapere che, sai no?, sarei tornato. Sono atterrato l’altroieri, oggi è la prima volta che esco.»
Flavio aveva annuito, Antonio si era alzato dalla panchina, aveva dato uno sguardo intorno come se stesse ancora prendendo le misure di quel che è cambiato in quel paese da quando l’ha lasciato più di dieci anni prima.
«Mi dispiace per la storia...io e Lucia, tutto il resto» aveva detto, giocando col guinzaglio.
«Non stavamo insieme, potevi fare quel che ti pareva.» 
«Non cambia il fatto che mi dispiace.»  
Glielo aveva ripetuto ogni giorno negli ultimi dieci mesi. Glielo aveva ripetuto mentre si davano appuntamento “per caso” nel bar vicino al capolinea dell’autobus, mentre andavano da qualche parte in macchina, a cena in quella casa in cui doveva entrare di nascosto per non farsi vedere dai genitori del suo migliore amico.
Ed ora è in piedi dall’altra parte del letto a cerca di sistemarsi i capelli mentre cerca di decidere se la maglietta che sta per indossare sia sua o meno, se ha voglia di sentire lo sguardo di Rosa perforargli la nuca mentre cerca di capire se ha qualcosa da dirgli o se, almeno per questa volta, può passare la mano.
«Statte bono.» ha appena la forza di dire, gli occhi ancora chiusi e la mano stesa ad aspettare quella dell’altro perché torni a stendersi accanto a lui, possa rinunciare a tutto quel teatrino che continuano a montare su da quando hanno ricominciato a frequentarsi dopo la grande crisi del post diploma, quella di cui nessuno sa niente ma di cui tutti erano al corrente
«Dieci minuti e mi alzo, mi sveglio, e andiamo all’ospedale.»
«Si sono rotte le acque anche a te? Devo sbrigarmi? Diventerò padre? Hai avvertito Aniello che avrà un fratellino?»
«Sì, sì per tutto, quindi guidi chiaramente tu.»
«Strada tutti tornanti, sarà divertente, tu ami la mia guida.» 
Il telefono continua a vibrare sul letto, la sveglia segna le quattro e venti dell’undici agosto di dodici anni dopo, il campetto dietro al supermercato è stato smantellato e Gabriele è appena diventato padre, Francesca presto sposerà Giacomo e lui sta cercando il modo di capire quando, e soprattutto come, gli ultimi undici anni siano passati lasciandoli immutati in quel che conta, cambiandogli solo i connotati, il colore dei capelli, la taglia dei vestiti.
Per il resto è come avere di nuovo diciassette anni ed aspettarsi sugli scalini di cemento del campetto, pronti a togliersi i segreti dalle tasche e a dire che del futuro si può parlare più tardi. ________________________________________________ Come ogni anno, in ritardo e vagamente spettinata, eccomi con il consueto TANTI AUGURI ANNA !!!! Latito ormai da mesi e lo so, questo è il pensierino che riesco a farti tra una corsa in macchina e l’altra per ringraziarti 1) di esistere 2) di aver creato gli unici personaggi su cui riesco a scrivere in questo brutto periodo della mia vita. BOH, ENJOY, SPERO CHE TI PIACCIA, QUESTO È SEMPRE PARTE DEL GRANDE PIANO (o piano ineffabile) (a te la scelta) @blogitalianissimo ma anche @pomodorotiamo
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perfettamentechic · 4 years ago
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3 maggio … “i nati oggi”
3 maggio … “i nati oggi” #auguridicompleanno‬ ‪#personaggipubblici‬ ‪#happybirthday #3maggio #natioggi ‪#perfettamentechic‬ #felicementechic
1995: Issa Lish, modella messicana, ha preso parte a numerose sfilate tra cui quelle di Versace, Prada, Marc Jacobs, Oscar de la Renta e Anna Sui e volto di pubblicità per Prabal Gurung, Givenchy, Alexander Wang, Balmain e Sephora 1991: Andrea Denver, pseudonimo di Andrea Salerno, modello italiano, ha acquistato fama a livello internazionale per essere apparso nei videoclip musicali di Jennifer…
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nellarw95 · 1 year ago
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Happy Birthday Anna +47 🥳🎂🎈🎁🎉
Buon Compleanno 🥳🎂🎈🎁🎉
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ilmondodishioren · 3 years ago
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Buon compleanno, Complicated Love!
Esattamente un anno fa, il mio secondo romanzo veniva ufficialmente distribuito sul circuito Amazon, regalandomi tante soddisfazioni. Sono ancora nuova dell’ambiente del self e il mio primo romanzo, “L”Altra Me”, era stato accolto molto timidamente dal pubblico ma, “Complicated Love”, sarà per la tematica omosessuale, sarà per lo stile di scrittura in prima persona, sarà….non so perché, ma è…
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annathesillyfriend · 2 years ago
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Anna!!! It’s your birthday!!! 🥰🥰🥰🎉🎉🎉
I hope you’ll have the best day ever! Thank you for your friendship and for all the support and kindness you give to me and so many other people on this website. You’re an angel and deserve all the best.
Buon compleanno sweets ❤️💐
Sophia 💓💓💓 grazie mille 🥰
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