#brancolo nel
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c'è questo tipo che è un mio compagno di corso e che qualche settimana fa mi ha scritto privatamente (dopo che io avevo risposto a un suo messaggio sul gruppo dell'uni). da lì abbiamo iniziato a parlare, ed è davvero un personaggio bizzarro, da subito mi è sembrato un po' edgy, con gusti letterari e cinematografici un po' di nicchia ma anche molto cult (è un super fan di buffalo '66). abbiamo parlato di varie questioni, tra cui la letteratura di autori cosiddetti "maledetti" e tutta una mega questione interessante sul black humour. insomma, una persona apparentemente stimolante. poi mi ha mandato una foto, di quelle che si autodistruggono dopo la visualizzazione, in cui sembrava che stesse pippando (??) o perlomeno che ci fossero due linee di ?? sulla versione dvd di buffalo '66, e sul momento boh l'ho presa come una cosa molto meme per riecheggiare alcuni discorsi che avevamo fatto sugli artisti maledetti e sul nichilismo e gli eccessi. ok, non ci ho dato molto peso. una cosa tipo "hihi mi sto drogando come fossi uno di quelli lì hihi".
poi ieri mi ha chiesto di vederci per andare a bere una cosa e io ho detto beh okay magari perché no! infondo sono sempre alla ricerca di conoscenze stimolanti e interessanti e possibili connessioni. soltanto che ora mi è sovvenuto che: non so come questa persona sia fatta (non ha una foto profilo), non so granché di questo personaggio se non che ha dei gusti davvero molto macabri e che tendono a idolatrare l'autodistruzione e il nichilismo, e poi magari stava davvero pippando. e quindi forse non è troppo prudente uscire con una persona di cui so così poco, e nemmeno che faccia ha (!!), e potenzialmente interessato a me non so in che modo o in che termini perchè molto asettico nel suo modo di esprimersi.
insomma, non so come chiedergli se è un delinquente drogato possibilmente malintenzionato senza sembrare assolutamente scortese e magari offensiva. qualche suggerimento?
#poi effettivamente non sapere che volto ha mi toglie anche un elemento importante#ma mica gli potevo chiedere “oh scusa posso vederti in faccia ma così giusto per sapere con chi sto parlando”#poi vero che non si può mai dire perchè uno potrebbe avere un volto che ispira fiducia ma essere comunque un delinquente#però così brancolo nel buio#ma come mi è venuto di mettermi in questo impiccio dico io!!#pagina di diario#me#mio post#mio#diario#fatti#personale
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Ci sono dei momenti, come questo, in cui brancolo nel buio cercando qualcosa che non riesco a capire, a cui non riesco a dare forma e la ciclicità di questi momenti mi distrugge un pezzo alla volta. Agito la torcia nell'oscurità, mi muovo in avanti e mi sposto indietro ma la sacca che dovrebbe contenere il mondo resta priva d'impulsi. Vago alla cieca in cerca di immagini e suoni che possano ricordami chi sono e dove mi trovo ma lo smarrimento disorienta i sensi, cela i contenuti ed il significato ultimo per cui sono ciò che l'esistenza mi chiede di essere.
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Basta un istante di luce, mi brucio come un rullino
Mo che il modo in cui mi umilio è diventato proficuo
Pianto dopo pianto, rigo dopo rigo
Però questa non è pelle, sono pezzi di un feticcio
Quando brancolo nel buio, reggimi se vacillo
Mosca bianca, piumaggio nero del cigno
Per quanto mi pulisco dentro di me c'è il maligno
Ora che ogni tua parola mi pesa come un macigno
E il tuo sguardo più dolce resta arcigno
Il male che mi logora non può essere benigno
Crivellatemi per bene, disinnescate l'ordigno
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Io sento frantumarsi gli organi riproduttivi quando nel mezzo di un discorso sulla psicologia e i problemi mentali - anche con persone intelligenti ed illuminate - accennando al fatto di essere border, ADHD o bipolare, l’interlocutore deve sempre immettere la battutina del cazzo dicendo “eeeeh, ormai siete tutti borderline, tutti avete l’ADHD” etc. Ora. Io mi domando quale neurone ti porta a partorire una battuta così di merda. È vero che viviamo in un periodo storico in cui le diagnosi sui disturbi mentali sembrano il nuovo oroscopo, ma si presuppone tu mi conosca ed abbia stima delle mie facoltà cognitive e parta dunque dal presupposto che se affermo di soffrire di un disturbo non è perché voglia interpretare la protagonista del film “Ragazze interrotte” o ci tenga particolarmente a sbandierare ai quattro venti le mie diagnosi perché ora è di moda, piuttosto perché magari (ed il bello è che lo sai) brancolo da circa dieci anni nel buio toccando baratri di disagio che non mi lascerebbero manco il tempo, pure a volerlo, di romanticizzare la merda che vivo e che tu probabilmente non vivrai mai. Ma soprattutto: sono stronza io che pur accorgendomi della deriva malsana che sta prendendo la narrazione circa le problematiche mentali, quando conosco qualcuno, non ho mai la presunzione di pensare che possa star mentendo circa le sue patologie? Io credo sempre a tutto fino a prova contraria. Se uno mi dice che è tossicodipendente, perché dovrei pensare che me lo sta dicendo per chissà quale tornaconto personale? Perché devo proiettare sugli altri i miei pregiudizi? Perché devo fargli presente che possa star esagerando la sua condizione quando magari quel poveraccio è stato fino all’altro ieri ricoverato? Perché c’è bisogno che uno vi si ammazzi davanti per riuscire a discernere il malessere vero da ciò che invece è frutto di una posa del cazzo? Ma soprattutto: perché devo farmi ogni cazzo di volta paranoie circa il proferire parola sulle mie diagnosi perché sono certa che l’altra persona penserebbe che voglia enfatizzare il mio stato quando possiedo più cartelle cliniche che pagelle scolastiche? Ma quanto cazzo è ingiusto?
“Eh, ma tu non parli mai dei tuoi problemi, però…” ma grazie al cazzo Gianfranco, se le premesse son queste piuttosto fingo d’essere assolutamente funzionale.
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Come quando pensi di aver capito il gioco..
Ecco che salta di nuovo il banco..
Brancolo nel buio..
Mi ero allineato alle regole del mondo..
Ma, il mondo è abbastanza contorto..
C'è chi sorpassa da destra fregandosene di me, delle regole e del mondo..
E rimango incantato da certe facce di bronzo..
Come fai a dormire la notte?
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ancora ,quando sono triste e brancolo nel buio della vita ,tendo la mano e come da bambina sento il tuo calore nonna mi arriva al cuore ♥️
grazie
auguri a tutti i nonni di tumblr ♥️
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Ogni cosa è dolorante e dolorosa, come prendere le spine per raccogliere una rosa. Ma se il fiore ti ripaga della sofferenza, l'insulto non combacia con questa forma di scambio. Non c'è equivalenza, e tutto per me è sottigliezza. Brancolo nel buio e non mi sembra di vedere fine. Penso che dovrei solo morire. Penso che tutto il resto debba vivere. Fuori sono i buoni, qui dentro il cattivo. Io, i miei pensieri, le mie azioni, la mia concezione del mondo, quindi proprio la mia persona intera, sono cose da buttare, scarti che nessuno vuole più. Regina dell'immondizia, mi preparo a fare un tuffo nei bidoni della spazzatura. Non mi cercate, non mi troverete. Non trovatemi, dovete ancora cercarmi.
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Io non riesco a vivere serenamente.
Il problema è questo.
Mi sento costantemente insicuro, costantemente perseguitato, come se io fossi il male peggiore del mondo e nessuno volesse avere a che fare con me.
Prendo tutto sul personale, do troppo peso alle piccole cose.
Richiedo attenzioni, richiedo spiegazioni, richiedo rassicurazioni. Ho bisogno di queste cose per stare meglio.
Mi dispiace, lo so che non va bene, lo so che sono "pesante" o che sono "fastidioso" o che sono "ripetitivo", ma io ho bisogno di questo.
Ho bisogno di sentirmi dire che non sono un piano B. Ho bisogno di sentirmi dire che è bello passare il tempo con me, e di vederlo dimostrato. Non di sentirmelo dire forzatamente per farmi il contentino e di vederlo dimostrato per pena.
Ho bisogno di sentirmi capito, di sentirmi ascoltato. Ho bisogno che quando parlo mi faccia capire che mi ascolti. Che tu mi dia dei segnali, che se smetto improvvisamente di parlare tu mi chieda qualcosa invece di fare finta di nulla come se non aspettassi che finalmente chiudessi la mia fottutissima bocca di merda per lasciarti in pace invece di appestare la tua clama con i miei lamenti inutili e infantili.
Io ci provo a tenermi le cose dentro. A soffrire da solo. Ci provo a migliorare per non violare la tua pace e serenità, per stare meglio con te. Io ci provo a non parlare più. Ma quelle poche volte che lo faccio io ne ho bisogno. Ti prego...
Io non capisco cosa abbia fatto di male nella mia vita per meritarmi un muro, meritarmi le tue spalle quando ti parlo di quanto mi faccia male, di quanto io sia infelice.
Ti parlo di cose che mi fanno stare male di me e voglio cambiare, e tu che fai? "No, ti prego, dai, resta così!" Resta così??? Ma se non ti importa! Ma se mi rimproveri se sono "così"! Vuoi sapere che hai la possibilità quando vuoi? Che sono a comando? Che sono sempre disponibile? A me fa stare male. Mi fa stare male stare a speranza che ogni mille mai tu abbia voglia di me.
Mi fa stare male che sei sempre così felice ed entusiasta di stare con i tuoi amici, e quando sei con me non fai altro che pensare "non vedo l'ora che finisca". E se non lo pensi... Beh cazzo, con quel fottuto telefono in mano ogni 2 minuti lo fai pensare!! Quando sei con loro non mi rispondi nemmeno se ti riempio di chiamate urgenti.
Lo so che sono io il problema.
Lo so che non va bene nulla di me.
Io ci provo, ma ho bisogno di sentirmi amato.
Ho bisogno di sentirmi capito.
Ho bisogno di sapere che qualcuno al mondo crede in me, e mi appoggia, e mi supporta.
Invece brancolo al buio, perché quando cala la notte nessuno vuol condividere con te la propria luce.
Vado a fumarne una mentre tu dormi felice e beata nel letto.
Peace, out.
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Quando il tuo cuore è turbato, il cielo si rannuvola. Quando sei triste, la pioggia si mette subito a scendere. Per me è straziante. Anche tu sai quanto è terrificante venire colpiti dalla pioggia in un mondo solitario come questo. Per fermare questa pioggia, io sono pronto a concederti tutta la mia forza. Se ti fiderai di me, non farò più scendere nessuna pioggia su questo mondo. Credi in me.
Non stai combattendo da solo...
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Cosa studi? :)
Sono al quarto anno di liceo classico! Per l'università sono abbastanza indecisa, ma il piano per ora è Lettere classiche e una magistrale in Storia o Archeologia, anche se ho ancora molte cose da chiarire e voglio confrontarmi anche con i miei prof al riguardo.
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Ho fatto i baci di dama con la ricetta di mio padre, pasticcere, che mette tutto a occhio.
Eh, poi quando vedi che la pasta è della consistenza giusta, la cominci a dividere e a fare le palline
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Pie illusioni
Io procedo un po’ per impressioni di lettura. Nel senso che mi lascio guidare da alcune di esse intanto che brancolo nella mia scombiccherata esistenza. Oggi ce l’ho con alcune etichette - o qualifiche, se preferite - la cui attribuzione temo segua criteri eccessivamente disinvolte. Hanno allargato le maglie della rete, e adesso ci passa qualunque cosa. Definiscono VIP degli umani che non si sa bene chi cazzo siano; attori della gente che tutto sa fare tranne quello; cantanti delle persone che bofonchiano piuttosto che cantare davvero; scrittori degli scribacchini che più che imbrattare fogli bianchi non fanno. Tutto questo si riconduce a uno dei miei chiodi fissi: la mancanza di persone che sanno cosa stanno facendo e lo fanno pure bene. Invece di fare tante cose alla cazzo, sarebbe bello che qualcuno si specializzasse. Scegliesse cioè una cosa singola da fare, e tramite essa raggiungesse quel concetto sfumato conosciuto col nome di eccellenza. Ma io sono un illuso. Per fortuna che ne sono consapevole. Altrimenti non lo so, eh.
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Sta diventando sempre piu' difficile. È diverso dal dolore che sentivo un tempo, è come se a tratti non sentissi niente ma contemporaneamente sento tutto e amplificato e fa un male cane. Sono 19 anni che mi sento in colpa per quello che sento, ho anche pensato di star fingendo, ma questo dolore non si puo' fingere, anche se ci sono dei momenti in cui mi sento meglio sono cosi veloci che non contano nulla. Ho sempre ricercato benessere nelle altre persone, pensando che le altre persone potessero trattarmi come io faccio con loro, ma col tempo ho capito che le persone sono egoiste, tanto, ti usano e ti gettano. Non penso di essermi sentita sempre cosi, ma non riesco a trovare un motivo scatenante e non riesco a capire quando tutto è iniziato, so solo che non mi sono mai sentita capita o ascoltata. Non sono una persona che chiede aiuto tanto facilmente ma ultimamente era diventato cosi insostenibile che ho iniziato a farlo ma come pensavo nessuno mi ha ascoltata, anzi sono stata derisa. I miei due unici strumenti di sfogo sono stati il cibo e il dolore fisico, guardare il mio stesso sangue mi aiutava a non sentire le voci nella mia testa che mi dicevano che non sono abbastanza, che merito di morire. Non ho mai immaginato il mio futuro, una famiglia, magari dei figli, un lavoro. Ho sempre saputo che mi sarei uccisa, non era un se ma solo un quando. Il suicidio è sempre stato nella mia testa, molte persone potranno pensare che io sia ingrata, ho tutto nella vita ma sento questo malessere da sempre. Quei commentini che mi vengono rivolti ogni volta mi distruggono. Forse sono piu' sensibile del normale, forse sono sbagliata io. Sono fatta male, non dovrei essere cosi, sono cosi sbagliata, fa male, tanto. I miei amici sono sempre stati le persone che mi facevano sentire meglio, almeno all'inizio. Ho iniziato a sentirmi male anche intorno a loro, e so che è solo colpa mia. Cercavo conforto, ma è una cosa che gli altri non ti possono dare, è una cosa che devi trovare da sola, e io non ci riesco. L'ultimo anno è stato molto difficile, in realtà non ricordo un anno facile, forse è il mio atteggiamento nei confronti della vita ad essere sbagliato. La mia vita è fatta di tanti forse, forse, forse, non ho piu' certezze, non ce l'ho da un bel po'. Brancolo nel buio da tempo, non so chi sono, non so chi voglio essere, non so come comportarmi. Non sono mai stata credente, ma a volte mi chiedo se io abbia fatto qualcosa di male e qualche entita' mi stia punendo. Ho sempre cercato di dare tutto alle persone, il 100%,sempre, ma questo non basta. Credo di essere incapace a vivere, non è una cosa che fa per me, non so se sono troppo genuina come persona o se faccio troppo schifo per vivere. L'unica cosa che so è che non ce la faccio piu' ad ascoltare parole, a pronunciare parole, ad aprire gli occhi al mattino, a camminare, a respirare, è tutto troppo pesante. Vorrei cadere. Non rialzarmi. Essere inerme, inerte. Chiudere gli occhi, per sempre, questa è l'unica cosa che mi farebbe stare meglio. Sento cosi poco ormai. Ho sempre avuto paura, la mia paura piu' grande, di non sentire piu' emozioni, mi sono sempre detta che non importa cosa io volevo sentire tutto, anche il dolore, perché solo cosi mi sentivo veramente viva. Ma non sono viva da un bel po', cammino, ma faccio fatica, non ci sono piu' qui dentro, non so dove io sia finita, ogni volta che parlo ferisco le persone e questo mi fa stare anche peggio. Vorrei morire e forse lo faro'. Dovevo solo trovare abbastanza coraggio. Mi fa male tutto ma contemporaneamente non sento nulla. Ecco, proprio adesso mentre scrivo la mia mente si sta chiedendo se io non stia esagerando, non posso piu' convivere con lui, il mio cervello. Non mi fa vivere. Ho bisogno di sprofondare, voglio morire. Non staro' mai bene, l'unico conforto che posso trovare è la morte. Ho sempre cercato di essere una persona diversa, perché sostanzialmente non so io chi veramente sia. Non so neanche piu' come mi sento, ce tutto ma non ce niente, non sento conforto in niente, ne parole ne persone ne luoghi ne azioni. L'unica cosa
che sento è che non ci sono davvero. Non ci sono mai stata. Tutto questo mi fa venire voglia di vomitare, mi disgusto, non vorrei essere mai nata. Non ce nient'altro nella mia testa se non la morte.
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Il 10 Novembre sono sei mesi da inizio nuovo lavoro. Il male che mi sono fatta da allora ad oggi per tutto il degrado con il quale ho convissuto 5 gg su 5, è davvero spropositato. Lo sproposito sta tutto nella mia testa e nel mio modo di essere che non mi permette di adeguarmi ad un livello di mediocrità e sano lassismo da manuale di sopravvivenza. Venerdì per la prima volta dopo 6 mesi di qualcosa di molto vicino al "mobbing", da uno dei miei responsabili mi sono sentita dare come consiglio il consiglio di abbassare l'asticella che è un po' come dire, Cara, l'hai presa troppo alta, noi qui siamo tutti un po' cessi, pensaci ed adeguati prima di rovinarti la vita.
Sinceramente non so come andranno i prossimi mesi e non so nemmeno se ce la farò a resistere e a non licenziarmi. Non sono certa più di niente. Brancolo in uno stato di perenne agitazione e ripensamento che a volte mi fa desiderare di farmi del male e basta. Questo desiderio io non l'ho mai avuto in vita mia. Credo di non essere mai stata autodistruttiva in modo deliberato e invece adesso sì. Mi capita di odiarmi talmente tanto da non ritrarre nemmeno il braccio dal forno quando sento che mi sto bruciando. Non me lo cerco di proposito sia chiaro, ma se mi capita, la soglia dell'attenzione verso di me è talmente bassa da non volere impegnarmi troppo per limitare il danno. E questo è insano, spropositato e assolutamente sciocco.
C'è qualcosa in me che non ha mai funzionato. Una specie di fuoco visivo acciaccato o che deve essere sempre tarato. La realtà con la quale mi confronto difficilmente è quella che accade davvero. Molto più probabile che sia l'ideale che ho in testa, il "come dovrebbero essere le cose" e che invece, guarda guarda, non sono mai. Così quando litigo e discuto con qualcuno alla fine mi accorgo che la persona con la quale litigo e discuto non è la merda reale che ho di fronte ma una mia proiezione delirante e fantastica che non fa il paio con niente. Il non sapere misurare gli altri per ciò che sono e valgono è la mia vera ineliminabile piaga d'Egitto. L'investimento di tempo e fatica che gli dedico senza ragionarci sul serio, se non facesse piangere farebbe ridere e basta.
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Alice was beginning to get very tired of sitting
Ok ok ok ok questo blog è stato aperto per caso in un momento di noia a caso e dubito che sarà mai letto da qualcuno ma non importa, voglio scrivere merlate MIO DIO già incominciamo male con il correttore automatico che cambia "merdate" con "merlate"; che c'è google, hai problemi con parole poco simpatiche? Non banni un simpaticone con un cappello da ritardato che riprende un uomo impaccato in una foresta ma modifichi le parolacce portandomi alla soglia delle bestemmie? Ok ok ok ok.Comunqueeeeee stavo dicendo che voglio lanciare golose manate di merda nello spazio freddo e blu come le profondità dell'acqua del mio cesso quando mia madre lo inonda di sostanze chimiche sconosciute che prima o poi, quando sarò adulto (brrrrr che paura), mi toccherà imparare ad usare. Non sapevo neanche cosa fosse Blogger, questa roba è più vecchia di me, ma l'ho trovato ruzzolandomi a bocca spalancata nel fango infinito di internet, e mi è sembrato fantastico da subito! Un meccanismo semplice quanto una corda ed un tutorial su YouTube su come fare un cappio che mi permetterà di raccontare le mie storie oleosamente autistiche e di farle leggere a qualsiasi anima dannata che si troverà qua. Skkkkkk skaaaaaa skkkkkyyyyyy prova prova siamo sintonizzati? OK Computer, fammi scrivere che in questa storiella c'è una certa discrepanza temporale, ho incominciato a scrivere questo blog mentre ero così ubriaco di noia da vomitare inedia tra la testiera del mio laptop, precisamente, non ho idea che momento fosse, per quanto mi possa sforzare di stuprare con la lente di ingradimento il blocco di ambra in cui siamo tutti intrappolati, il non afferrano proprio che giorno ora secondo fosse: la mia corteccia destra dorsolaterale é in vacanza a quanto sembra. So, o almeno intuisco, che ci sia il modo di smanettare un po' e capire quando ho messo piede per la prima vola in questo poligono di tiro virtuale incominciando a sparare colpi di inchiostro virtuale nelle vostre cervella virtuoreali, ma sono pigro. Lo dicevano sempre i professori a scuola, ma non ci credevo, non ci credo, mai creduto, lo giuro; mi piace dire che ero poco stimolato, come un prigioniero della CIA che viene inchiodato al muro della sua cella e costretto a cagarsi addosso in un pannolone di fortuna fatto con scotch da pacchi industriale ma che si ostina comunque a non parlare: poco stimolato. Brancolo nel buio, mi rotolo a bocconi sulle pareti delle mie tempie e stiro le braccia avanti in cerca di fortuna, effettivamente trovo qualcosa: posso diro con la sicurezza di un'ubriaco alla guida di un bolide che incominciai a scrivere prima della maturità.Ah, la maturità, divertente gioco di prestige della cultura italiana: come rendere una visita dal dentista l'evento più importante nella vita di migliaia di persone. Un' incombenza burocratica fine a se stessa, completamente inutile, che non avrà nessuna ripercussione sul futuro, eppure sembra questa grande serata di gala, ne parlano persino i TG. Pasolini sarebbe divertito da un simile giochetto: una mano ti inganna con le carte, l'altra ti stupra il carattere. Comunque munque unque que ue eeeeeeeeeee........................ Un animale allo zoo, sì, ecco un animale allo zoo, questo volevo dire, questo non volevo essere: ero lì davanti la commissione seduta tutta in cerchio ed io al centro, un bukkake intellettuale, e incomincio a sciorinare la mia tesina scritta in fretta e furia in un giorno di cui non vado molto fiero, mi riferisco alla tesina, ma anche di quel giorno non sono particolarmente fiero a dire il vero. Invece di studiare mi ero fissato con una roba alquanto inquietante e alquanto da stalker, ma ne è valsa la pena, è stato divertente, ed ha inspirato una delle storie che ho in mente di scrivere. O forse è solo quello che mi voglio ripetere per giustificare il tempo perso e quel mio agrodolce comportamento da maniaco... Continuo a pensare che ne sia valsa la pena. Alla fine faccio quello che dovevo fare, i prof mi fanno sentire a disagio per il mio essere un allein Mensch perché non avevo portato alcun testimone (a dire il vero non ci avevo neanche pensato con il retro del mio cervello, ho realizzato di averne bisogno 5 minuti prima dell'inizio dell'esame) e insomma, entro, spaccano il mio Es, ciao.Torna a casa, raffica di domande dai miei, slalom tra i proiettili, mi strappo la puzza di dosso facendomi una doccia, mi vesto in maniera fantastica come faccio (quasi) sempre, e mi vedo con i miei amici di scout. C'è un tipo che amo (in senso etero, naturalmente) che se ne andato in Trentino e torna in questa fogna ogni tanto, ed ogni volta ci becchiamo con gioia, cioè con l'alcol. Quello era il giorno della gioia. Allora ci vediamo, ci incontriamo a subaugusta, prima ci sediamo sulle panchine lgbt lì vicino finché non arriva Polentone (il mio bro dal trentino) e quindi eravamo in 5: Io, Ste, Polentone, Giulia e Greta. I nomi sono fittizi, naturalmente: voglio mettere dei nomi, ma non so se sia legale scrivere i loro veri nomi senza il loro consenso, quindi nomi falsi nel dubbio (anche se questa roba non verrà letta da nessuno, probabilmente).La polenta è pronta e allora andiamo dentro al centro commerciale, CinecittàDue, il tempio del natale: quando addobbano l'alberone natalizio nel mezzo del centro commerciale, può dire che il natale è giunto a Roma. Ma non era Natale purtroppo (Inverno, ti amerò sempre), era estate e quindi siamo andati al baratto con terrazza all'ultimo piano di CinecittàDue e prendiamo da bere. Non preoccupatevi: 4 coca-cole e una Sprite, tutte rigorosamente annaffiate con cubettini di ghiaccio mordente.Parliamo del più, del meno, di nuovo del più e Polentone ci dice che a settembre ci sarà il suo 18esimo io e Ste proferiamo subito la fatidica domanda: "E le ragazze?".Allora ci sciorina i profili instagram e le foto delle tipe che saranno alla festa e analizziamo il tutto con rigore galileiano; un po' eravamo goliardici, un po' eravamo seri, come possono essere seri dei lupi davanti a dei cartonati a forma di pecore.Insomma, niente male, specialmente una di cui chiedo maggiori informazioni per motivazioni scientifiche e ottengo informazioni interessanti: alla tipa piace l'indie, non Phil Elverum (male) ma Calcutta (malissimo), e piace il black humor, così tanto che ha fatto un cosplay di Stefano Cucchi. Una personcina frizzante .
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“Tutto deve cambiare perché tutto resti come prima”
“Gattopardismo” : l’atteggiamento (tradizionalmente definito come trasformismo) proprio di chi, avendo fatto parte del ceto dominante o agiato in un precedente regime, si adatta a un nuova situazione politica, sociale o economica, simulando d’esserne promotore o fautore, per poter conservare il proprio potere e i privilegi della propria classe.
Se ora scambiassimo il concetto di ceto dominante con il concetto di relazione stabile e il termine nuova situazione politica, sociale o economica con vita da single, un certo paragone potrebbe nascere.
Mi spiego, per un anno e mezzo ho vissuto una vita a cui mi sono abituato piuttosto facilmente, è diventato la mia quotidianità intrattenere conversazioni, scambi di messaggi, foto, post su instagram, baci, pranzi e cene insieme, rapporti intimi, tutto, in realtà, con sempre la stessa persona, l’unica di cui mi importasse. Per questa lunga finestra temporale la mia vita è stata questa. Ora non lo è più. Non c’è più qualcuno con cui condividere un’esistenza fatta di questi valori e queste usanze nella mia vita.
Attualmente, privato del mio “tesoro” emotivo, brancolo nel buio, sono disorientato, devo cambiare completamente i principi portanti della mia quotidianità, togliere quelle 4 colonne che sono state costruite in un anno e mezzo, far crollare la casa e vivere per terra, esposto alla pioggia, al freddo e alle difficoltà della vita senza un tetto di affetto che mi protegga o che mi faccia affrontare i problemi a testa alta.
Ci sono dei fattori attenuanti: amici, alcol, studio, sigarette, serie tv, genitori con cui parlare, musica, prima o poi un po’ di videogiochi.
Quello che voglio ora è abituarmi a questa nuova mia condizione il prima possibile nella speranza che possa liberarmene quando qualcuno me lo permetterà nuovamente. Perché è chiaro, io so quale delle due situazioni preferisco, quale vorrei tornasse ad esserci e quale vorrei sparisse. Ma in questo particolare momento una sola mi è concessa, e grazie a dio ho delle ottime persone vicino a me, non sono completamente solo.
Quindi questo trasformismo deve esserci come no, devo cambiare ma non diventare cinico, devo continuare a ridere ma non farne l’unica scappatoia dai mie pensieri, devo considerare che possa esserci qualcuno lì fuori a cui potrei andare bene e non lasciare che il mio sentimentalismo si spenga, muoia, cada in una catalessi a tempo indeterminato, un triste nero coma emotivo, non deve accadere.
Ora che la certezza dell’abisso è giunta a me sono pronto a mettere maschera e boccaglio e a scendere verso l’ignoto, con la mia torcia, esplorando una cosa per volta munito solo della speranza di trovare un’altra luce come la mia alla ricerca delle stesse cose che cerco io.
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