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#berillo
primepaginequotidiani · 2 months
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PRIMA PAGINA La Sicilia di Oggi domenica, 28 luglio 2024
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spilladabalia · 1 year
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A partire dal 2004, su suggerimento di un’amica, Lorenzo Castore inizia a frequentare Catania e in particolare il quartiere di San Berillo che è da sempre stata la zona delle prostitute, soprattutto dei travestiti, un territorio a parte nel cuore della città.
“Glitter Blues” è un racconto di vite marginali in un percorso di ricerca del proprio posto nel mondo attraverso una coraggiosa tensione alla libertà dell‘affermazione della propria identità, che spesso rivela una natura più complessa e contraddittoria di quello che è considerato “normale” dalla società borghese e dal suo giudizio retrogrado su cosa è bene o male, giusto o sbagliato.
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Sulla Soglia.
Fotografie di Lorenzo Castore
Testo di Francesco/Franchina Grasso
Ormai ho perduto il conto degli anni passati su questa soglia, tanto che mi è difficile immaginare persino il numero degli uomini che l’hanno attraversata. Sembra ieri che il mio incerto destino e la mia bellezza di giovane donna mi hanno portato in questa casa appartata a cercare il futuro. Strana idea quella di cercare la propria vita tra le pieghe di quella degli altri, eppure è nella coesistenza con gli altri che ha preso forma e si è concretizzata l’unica vita che per me era possibile.
Così, lungo tutto questo tempo, su questo gradino consumato e nella penombra di una squallida stanzetta, ho visto maturare tra un amplesso e l’altro tutta la mia vita e sfumare tutte le mie aspirazioni.
Tra una sigaretta fumata a metà ed un caffè trangugiato in fretta, una gran parte di mondo è sfilato davanti ai miei occhi e tra le mie gambe. 
Ad ogni incontro ho dato tutto il calore che mi è stato richiesto, forse per un senso di fratellanza e di condivisione nascosti nel profondo del mio cuore. Sono stata amante, moglie, sorella e madre. 
Ho vestito i panni squallidi della prostituta dalle calze a rete lacere e gli abiti della gran signora. Ho gridato parole sguaiate e taciuto nei silenzi pieni di vergogna del sesso. 
Ho cercato amore senza mai trovarlo, nella dolorosa disillusione di scoprire di esser fatta solo per dare e non anche per ricevere. 
Quante offese mi hanno gettato addosso per tenermi a distanza dalla vita degli altri, quella cosiddetta “normale”. E quanta violenza ho subito in questo quartiere squallido e angusto, e tuttavia raro luogo di testimonianza di vera umanità.
In tutti questi anni ho visto vizi, bassi istinti, desideri segreti svelarsi per poi assopirsi, per poi risorgere ed appagarsi ancora, in un ciclo continuo che è nato con l’uomo e che solo con esso morirà.
Ma adesso, adesso che la mia bellezza volge al termine, che ogni speranza d’una vita diversa è sepolta nelle pieghe del passato, non ho che te, sconosciuto uomo, che rallenti il tuo passo davanti alla mia porta socchiusa. Con disperata speranza, mi rivolgo a te, a te uomo che hai bisogno d’un po’ di calore nelle sere piovose, a te che cerchi un abbraccio, una carezza ed una parvenza d’amore, a te che fuggi ogni effimera illusione. E’ di te che ho bisogno adesso, del tuo flebile calore, dei tuoi mezzi abbracci e del tuo amore a tempo, per curare le profonde ferite che solcano il mio cuore. Quando tu lo vorrai, allora, se è di me che avrai bisogno ancora, mi troverai qui anche domani, qui, ancora, ad aspettarti malinconica, sul gradino consumato di questa soglia.     
Glitter Blues © Lorenzo Castore 2004-2021, (p) Blow Up Press 2021. "Sulla soglia" by & © Franchina Grasso.    
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suddenlydeer · 1 year
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DAY RESTORED MY DND CHARACTER IS OFFICIALLY TRANSGENDER
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berilloralfinho · 1 year
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Quem diria que um sorriso se transformaria em luto ,e esconderia um despenhadeiro,um abismo ,onde a solidão grita em meio a dor da perca e decepção ,almejando uma abraço de consolo, um olhar de amparo , um cheiro, com gosto de quero mais. ( Berillo)
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lamilanomagazine · 9 months
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Catania protagonista a Roma: il primo Festival sulla Rigenerazione Urbana "Città In Scena"
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Catania protagonista a Roma: il primo Festival sulla Rigenerazione Urbana "Città In Scena". Il Comune di Catania ha accolto l'invito di Daniele Pitteri, amministratore delegato dell'Auditorium Parco della Musica di Roma, a partecipare al primo Festival della Rigenerazione Urbana "Città In Scena" insieme ad altre città italiane che hanno piani di sviluppo e pianificazione, ritenuti urbanisticamente rilevanti. Il Vicesindaco e Assessore comunale all'Urbanistica, Paolo La Greca, che è anche professore di Urbanistica nell'Università di Catania ha presentato nell'Auditorium di Roma il progetto #RigeneraCatania. La Greca ha rappresentato la visione prospettica del sindaco Enrico Trantino, di una Catania futura, già avviata negli anni scorsi quando il primo cittadino, nella precedente amministrazione Pogliese, era assessore delegato all'Urbanistica. Il presupposto è quello di unire le forze istituzionali e in particolare tra Comune e Ateneo, al fine di trasformare il Centro Storico in una vera e propria città universitaria, improntata sulla cultura, accoglienza e moderna accessibilità. Il professore La Greca ha illustrato dettagliatamente i progetti in divenire per questo primario obiettivo: il Museo dell'Etna, l'Accademia di Belle Arti situati nell'ex Polo Ospedaliero Vittorio Emanuele e dell'Ospedale Ascoli Tomaselli trasformato in residenze universitarie e polo biotech, sono solo alcune delle iniziative che definiscono la strategia di rigenerazione, con un tessuto urbano inserito in un ecosistema sostenibile. "Le strategie urbanistiche, anche grazie alle misure previste dal PNRR -ha aggiunto il vicesindaco La Greca- coinvolgono, infatti, le aree di rigenerazione come Piazza della Repubblica e il Quartiere S. Berillo. Si tratta di progetti che guidano la pianificazione urbana di Catania, con particolare attenzione a Piazza Turi Ferro (ex piazza Spirito Santo) e via Di Prima, dove è prevista l'estensione dell'asse alberato e della pista ciclabile." Il primo Festival della Rigenerazione Urbana in Italia, "Città in Scena", è sostenuto da Fondazione Musica Per Roma, ANCE, Associazione Mecenate 90 e CIDAC, con il contributo di Intesa Sanpaolo e Deloitte. Il festival mira a evidenziare la capacità progettuale delle città italiane, promuovendo trasformazioni agganciate ai principi di inclusione, sostenibilità e resilienza.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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johnbuenojoyas · 10 months
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Like a rose petal...
The most delicate tones of pink for these pendant earrings with Morganite, the pink variety of Berillo.
The peachy pink shade of these gems represents, in my opinion, the finest shade in the world of precious stones. No other natural stone has this pink-orange hue with pink-flesh calls that return with reflections of light emitted thanks to high hardness and refraction.
I couldn't mount it any other way than using the rose gold finely cut by hand for this pair's chestnut. The embroidery that I created around them was, for me, almost a due act, recognizing the uniqueness of these gems cut with perfect proportions. A small circle of sparkles at the top near the lobe and a sparkly central to complete the pendant earrings, making them cluttered so that light passes through the stones and makes them shine in the best way possible.
If you also love gemstones, you can't make enough of seeing them in this publication. A visit to my Atelier will certainly be an experience you will remember wearing my latest creation. #johnbuenojoyas
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Pnrr: Sindaco Catania, salvaguardare progetti su periferie
“I piani integrati urbani del Pnrr sono un’occasione importante di ricucitura di margini urbani perchè questa progettazione prevede un intervento di 72 milioni di euro e consentirà di riqualificare molte aree da Librino a San Berillo vecchio e potrà fare anche da volano per incentivare le attività previste dei privati. Opere di riqualificazione che consentiranno di limitare le condizioni di…
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lestreghedifenix · 1 year
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🔷️ ✨ ️LUGLIO ✨ 🔷️
Corrispondenze del mese
Luglio porta a compimento le speranze di aprile, la fioritura di maggio e la maturazione di giugno. Ora, le aiuole fiorite sono piene di colore, sui banchi dei mercato abbondano frutta e ortaggi, e la Dea del Grano veglia sui raccolti in maturazione. Le mattine sono cariche di rugiada, e l’aria è piena di dolcezza. Ma più di ogni altra cosa, Luglio è bagliore. È una fantastico temporale in un torrido pomeriggio estivo.
È lo sfavillare delle lucciole nei boschi e nei prati. Luglio è la canzone che viene cantata dalla Dea dell’Estate. È la nota più alta della Ruota dell’Anno.
Nell’antichità il nome del mese era Quintilis, perché era il quinto mese dell’antico calendario che vedeva il suo inizio a Marzo. In seguito venne rinominato Julius in onore di Giulio Cesare (nato proprio in questo mese)
Luglio è dominato dalla Luna (e dal segno del Cancro, fino al 22) durante la prima parte, poi dal Sole (e dal segno del Leone, dal 23).
La Luna influenza le emozioni, l’immaginazione, la femminilità e la fecondità (tanto fisica quanto mentale).
Gli incantesimi più consigliati in questo periodo sono quello che hanno a che fare con la medianità, l’intuizione, la meditazione, la spiritualità, i bambini, la fertilità e la vita matrimoniale, la purificazione con l’acqua.
Il Sole opera sull’abnegazione, gli atti di volontà, gli atti di coraggio e di giustizia.
I rituali più consigliati in questo periodo sono quelli per avere giustizia, successo, potere personale, aumentare la vitalità e la salute, la gravidanza, la creatività, la realizzazione.
•Colori: Argento, Blu, Grugio, Ambra, Rosso
•Piante: Aglio, Ortica, Papavero, Ibisco
•Fiori: Loto, Gardenia, Gelsomino
•Pietre: Pietra di Luna, Berillo, Zaffiro, Perla
•Alimenti: Frutta, verdura, pesce, gelato
•Simboli: Specchio, Falce, Lancia
•Animali di potere: Granchio, Tartaruga, Delfino, Balena, Rondine
•Segni zodiacali: Cancro, Leone
•Elementi: Acqua, Fuoco
•Spiriti di natura: Fate
(L’Almanacco delle Streghe)
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La poesia lineare di Carla Bertola
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Il “Lasciatemi divertire” di Aldo Palazzeschi, cioè il giocare con le parole, lo troviamo – per fortuna – in un buon numero di poeti contemporanei. Ma perché si gioca con le parole? Si gioca con le parole, no per un semplice divertissement ma ˗ come dice Giangiacomo Amoretti ne Il gioco della poesia1 ˗ « un tentativo di rompere il continuum dell’esperienza quotidiana, dominata dalla coscienza e dal senso della realtà, per aprirlo a una verità diversa», alla traslazione del quotidiano. La sfida dei “manipolatori di parole” è con loro stessi e con il linguaggio che vorrebbero gli appartenesse con la sua piena autonomia eteronima e riproposte ascrivibili non al proprio quotidiano contraddetto dal paradosso e all’antinomia. Ma cosa vuol dire “traslare il quotidiano”? Proprio quello che stavamo dicendo, lavorare per una poesia/linguaggio/scrittura antinomica che non dica di sé, del sé poeta, ma che vada al di là di ciò che quotidianamente facciamo, in modo da postulare un continuo movimento “del fare”. In buona sostanza allontanarsi dal proprio dettato autobiografico, dalla routine di tutti i giorni che forse non interessa nemmeno al poeta stesso. Si sa che la parodia e il nonsense sono due importanti attrattori affinché in poesia emerga il “giocare con le parole”, quasi due anarcoidi, nella forma e nella sostanza, ma non per questo meno curiosi e interessanti. È una «rivoluzione della mente», se vogliamo, come dice Italo Calvino, non meno seria e sensata. E un po’ tutti i poeti, quando il clima si fa tragico ed incerto, «anche la “vecchia” poesia italiana si trasforma, facendosi in essa meno netti i confini tra senso e nonsenso, tra serio e tragicomico ridicule . Sanguineti ad esempio, soprattutto dagli anni Settanta, infila nei suoi libri, quasi uno dietro l’altro, tautogrammi, ribattimenti leporeambici, acrostici acrobatici (da qui un titolo come Acrobistico), invenzioni e scomposizioni lessicali come “versavice viceversa e dice” alla maniera del Carroll di Jabberwocky. C’è poi Antonio Porta, che nella sua famosa antologia per Feltrinelli, Poesia degli anni Settanta, celebra – come scrive lui – “l’ultrasenso del nonsenso” di Toti Scialoja, tanto da rivendicarne una certa organicità al discorso della neoavanguardia. E ancora nell’antologia portiana ritroviamo poeti della Neoavanguardia di seconda generazione ad alto contenuto nonsense come Corrado Costa, Vincenzo Spatola o Giulia Niccolai»2. Uno dei poeti contemporanei che gioca con le parole è senza dubbio Carla Bertola che è anche una eccellente poeta visiva e sonora: Berenice  Berenice bere anice non si addice Il berbero burbero bercia in berberesco ˗ mai bere barbaresco ˗ La bergère berce le berceau ˗ ma non beve solo l’eau ˗ Bere cin zio e cin zia che bere ci formi! Nel bergamasco con voi berrò. La dolce berceuse si fa   berleffe del berillo,    la berghinella     bergola assai, alla berlina non ci va mai? Berk  ber  ché?  Berlicche  lecca  chicche  viaggia  in  berlina  fino  a Berlino, spende berlinghe in berlingozzi  (che almeno s’ingozzi)  alla berlocca.                 Ber ma alle Bermude, cacciando bernacle un poco bernecche,                             berneggiando qua e là.                                          Sfoggiavo    una bernia (dopo la sbornia)    che bernoccolo sotto il berretto! Il berrettaio  ha  la  berretta  facile,  più  del  fucile.  Chi  ha  il  ber retto può bere assai                                  Il bersagliere berrovéria il bersaglieresco ben fresco, anche il bers’aglio ber sà. Ber so,  Berta  cara,  Berta  bello  è  ber  e  berteggiar, ma  attenta  che la                                 bertesca ti addesca. Bertibello, Bertino, Bertocchio, Bertolo finto tonto.       Bertone       lenone, Berto vello di bertuccia. Se    ti     tolgo dal berretto, un     beruzzo di berzemino te lo fai?       (al Bar Zemino mi troverai) (In «Risvolti», n. 1, settembre 1998, pp. 32-33) Carla Bertola vive a Torino dove è nata nel 1935. Artista visuale scrittrice performer promotrice di iniziative culturali ha partecipato a moltissime mostre internazionali. Numerose le mostre individuali così come le performances di poesia sonora e d’azione in varie città europee oltre che in Canada Messico Brasile Cuba. È stata Artist in Residence presso il Sirius Arts Centre in Irlanda nel 2010. Ha editato e diretto dal 1978, insieme ad Alberto Vitacchio, la rivista internazionale multimediale «Offerta Speciale» ed eseguito il maggior numero di performences sonore e pièces denominate  Poesiteatro. Ha pubblicato soltanto due libri di poesie lineari (almeno in Italia), I Monologhi, (SIC, 1973) e Ritrovamenti (Eureka Edizioni, 2016). I suoi libri verbovisuali libri d’artista e poesie si trovano in molti cataloghi, antologie, collezioni pubbliche e private, riviste cartacee e online («Letteratura»; «Altri Termini»; «Carte Segrete»; «Uomini e Idee»; «Anterem»; «Testuale»; «Salvo Imprevisti»; «Amenophis»; «Plages»; «D(o)cks»; «Dopodomani»; «Risvolti»; «L’Intranquille»; «Otoliths»; «Ulu-late»; «Margutte»; «Utsanga»; «Frequenze Poetiche», etc.). Una rappresentativa selezione delle sue opere è presente al Museo della Carale di Ivrea. Tra le antologie segnaliamo Poesia Totale (Mantova, 1998); A point of View Visual ʼ90 (Russia, 1998); Libri d’Artista in Italia (Torino, 1999); International Artists’ Books (Ungheria, 2000). Ma chi è veramente Carla Bertola? Ad una rivista non-rivista on line, «Margutte» (così si definiscono i responsabili, anzi, le responsabili di questa rivista: Gabriella Mongardi e Silvia Pio), così si autodefinisce: «Ho cominciato a scrivere da ragazza, senza nessun indirizzo e poche conoscenze letterarie, anche se leggevo molto già a 15 anni . Verso gli anni ’60 ho iniziato a scrivere poesie di una certa consistenza, ispirate dalle letture dei contemporanei Ungaretti, Quasimodo, Gatto. Mi rendo conto adesso che quello che mi attirava, inconsciamente era la musicalità dei loro versi, il ritmo impresso alla parola. Iniziai anche a pubblicare qualche poesia su riviste letterarie. Squarotti mi recensì dicendo che ero la miglior scrittrice su piazza, peccato che lo dicesse di tutti. Anche se non ci credevo, mi azzardai a inviare dei testi al Premio Città di Amalfi, che era presieduto da Quasimodo, ma non ricordo l’anno. Fatto sta che ebbi il terzo premio e lui morì di crepacuore. Sul finire degli anni ‘60 cominciai a scrivere testi interessanti e nel ’72 Franco Cavallo mi pubblicò un libretto I Monologhi nella collana Sic, che purtroppo ebbe breve durata. Erano anni che si leggeva molto in pubblico e io stessa organizzai delle serate di poesia e partecipai a degli incontri con altri poeti. Leggendo in pubblico ci si ascolta e ci si confronta. Si capisce anche cosa si vuole o non vuole fare. Non saprei dire esattamente come venni a conoscenza di scritture verbovisuali. Certamente con la “scoperta” del Futurismo e del Dadaismo. Per approdare alle esperienze del Gruppo ’63 e sentendo io stessa il bisogno di sperimentare nuove forme di scrittura. Non sono mai stata molto incline al sentimentalismo nella poesia. Anche nei miei testi “seri” si intravedeva una vena ironica e «un’assoluta mancanza di pietà verso me stessa» (a detta di un critico che mi criticava anche, meno male)»: La Ballata dei Saldi saldi saldi saldi saldi saldi saldi saldi saldi la tendenza è forte   ma la carne è in scatola vendita promozionale a chi va bene          a chi va male pochi soldi  saldi saldi saldi sa           tanti saldi sa saldi sa melamangio viva           melavvito al dito dietro di lei il deserto             dopo di lui il diluvio davanti a noi il disastro liquidazione totalitaria saldi oh  yes           soldiiiiissssmmmiiiiii  oh yes svendiamo sìì veniamo ci sveniamo non svenite saldiamo sa sal fuori i saldi o sparo      saldi subito spero Il mio corpo ti salderà 3x2 sei fregato  quante volte la luna ho sognato… saldi… saldi Saldano i bastimenti occassioni  ocasssioni   occasioni stracciate straccioni occasionali i sogni si avverano i saldi si azzerano prezzi pazzi pazzi siamo a pezzi prezzi fissi  siete pazzi signori e signore signore ascoltaci signore dacci la saldezza eterna Macbeth you’ll sleep no more  all is sold so sad no sales nomore Un saldo nel buio tenetevi ai soldi tenetevi saldi teniamoci i soldi saldisolsalsolsasooo si saldi chi può (in «Offerta Speciale», n. 6, novembre 1990, p. 18) Dunque, la poesia bertolana è costellata d’ironia spensieratezza allegria; tristezza malinconia aggressive invettive, che a detta della stessa Bertola sono stati i sentimenti sui quali gli editori (italiani, naturalmente) accampavano sempre qualche scusa per non pubblicarla. La poesia di Bertola si compone anche per accumulo, associazione di vocaboli, dissociazioni, allitterazioni, calembours; una fonetica del significante che viviseziona parole e segni con il ritmo e il suono che incalzano ad ogni angolo del foglio che spesso viene occupato (ma sarebbe più adatto dire invaso) in tutto il suo spazio bianco, creando la cosiddetta “parola che si vede”. E non potrebbe essere altrimenti, visto che Bertola è anche una importante poeta visuale. Potremmo dire anche ˗ forse senza essere smentiti ˗ che la poesia lineare di Carla precludeva e preclude in sé tratti di “visualità” fin troppo evidenti, e soprattutto le linee guida delle sue performances sonore. D’altronde, nella nota a Ritrovamenti, ci confida che «La mia scrittura ha iniziato un’evoluzione costante alla fine degli anni ’70 incontrando la poesia visuale e poco dopo la poesia sonora. Tuttavia, rileggendo i testi degli anni sessanta, sparsi in qualche rivista storica del periodo, ritrovo già un ritmo che doveva segnare il percorso successivo fino alle performances e alle opere visive delle attuali installazioni». Un tempo dicemmo che i suoi testi nascevano da sensazioni momentanee e/o spontanee, senza premeditazioni, da spunti spinti sul foglio alla rinfusa, figli del caos. Ma ben altra è la struttura del suo linguaggio. C’è da ribadire ancora una volta che il ritmo e il suono dei fonemi, spesso squamati come si squama una spigola da indesiderate anossie siderali, sono i cardini del suo discorso poetico, più ˗ forse ˗ della voglia di dire o di fare, che pur “dicono” e “fanno” questi versi. Docile e allo stesso tempo sorniona, Carla Bertola, con gli strumenti della consapevolezza e dell’esperienza, ci conduce nel suo mondo, quasi in punta di piedi, dove ogni cosa viene sostituita dal magma della concretezza, dove ogni azione è fecondata da un’azione più prepotente, sia pure per accumulo di parole frante e scorporate da un io lirico e melense di tanta poesia in circolazione («… Salina Lina sa cosa? / Sa lino e seta e lana e / Salì nella Salicornia e Saliva la Saliva / Sali scendi Salimetro salì metrò / Salmi per una Salma Salmastro per un Salmì / Salmodìa sal mi dia il sal m’odia / Sal modico o poco prezzo…3). Quindi si riscontrano tracce di nonsense («Sa lato per lato per / Salpa salpinge…»), di limerichs, d’irrisione pungente («S’Alice nel Salicento sogna l’aceto…») che Bertola propone (anche se a volte cautamente) come modo, se non l’unico, per uscire dall’impasse, dallo spaesamento che attraversa la nostra letteratura. Di qui il senso fisico di vivere dentro le cose, dentro l’azione del corpo, lo spazio tra una parola e l’altra (a volte quasi “siderale”) come una pulsione struggente che diviene fattore di un tempo di rottura di armonie incantevoli e ipnotiche che rifiuta ogni sistema di certezza di un mondo blatero, col rischio di farsi alleata di una catarsi: Un foglio biancofa paura ha un futuroimprevedibile strappare non servepotrebbe servire meglio   scritto se poi è stampatopubblicato tuttoè concesso come un matrimonio   l’incertezza è logorante crudelmentedisumana specie per quelliche restano purtroppo non tutti   capiscono certe creature se unonon le aiuta persino gli insettinon si lasciano in agoniaho visitato tantibar trattorie affini frequentato   chiese ospedali grandimagazzini la solitudineha sempre un odorequalche volta puzza raramenteprofuma le case nuovesono tristi perché non mancaniente eccetto la polvere ciò le rendedisadatte all’amore (Da Ritrovamenti, Eureka Edizioni, 2016, p. 14) I versi di Carla vivono di una verve spinta e convinta, di un hazard in consapevole controllo: le parole si accostano a vicenda, si sezionano, si scrutano e si spezzano in modo elegante, senza subire violenza, quasi pacificamente, in enjambement fedeli al richiamo di un’analisi ulteriore proveniente dalla conoscenza del poeta. Il che da un lato porta a un automatismo che gira attorno all’enigma, dall’altro ad una parechesi e al divertissement, demistificando la parola nell’uso e nel modo che le sono più congeniali: accoppiandola ˗ è proprio il caso di dire ˗ con segni pieni di virilità di quel suono-ritmo di cui abbiamo già detto. Insomma, la sua praxis poetica, tra anafore e bisticci di parole, pur restando tutto sommato ancorata al formale, nonché agli estremi di un gioco ludico, in realtà possiede gli strumenti per rimettersi alla funzionalità del Testo. Inoltre, nei versi della Bertola non soltanto l’ironia e l’autoironia sono assicurate, ma anche un andamento scanzonato che sprizza come quando apriamo una lattina di coca cola agitata, per scardinare le coordinate, le consonanze col senso comune, partorendo alla luce del sole quei segni nascosti e immagini “nuove” indispensabili per imbastire un ricamo di vita diversa, al di fuori degli ambienti minimali e ipnotici dei significanti corrotti e usurati, scontati, che l’incomunicabilità del postmoderno4 custodisce gelosamente come un segreto che non gli appartiene, e che solo il poeta che azzarda riesce a vedere e a denunciare. ____________________ 1  In «Redaction Magazine», 31 dicembre 2020. 2  Andrea Afribo, Tracce di nonsense nella poesia del Novecento, in «treccani.it magazine», 25 giugno 2008. 3  C. Bertola, Il sale e i suoi derivati, in «Offerta Speciale», n. 5, maggio 1990, pp. 31-32. 4  Secondo Jean Baudrillard (La società dei consumi, Il Mulino), in un mondo frammentario e senza legami, di pura rappresentazione, i modelli finiscono con il sostituire le cose, e il soggetto è spinto ad abbandonare la propria condizione di individuo, declinando le proprie scelte personali, per ridursi a personaggio all’interno del discorso autoreferenziale attraverso cui la società mostra e produce se stessa; un mondo di feticci e simulacri, in cui non c’è alcuna distinzione tra significante e significato, in cui il segno è già di per sé ipersignificativo, è già messaggio. È il famoso capitale “giunto a un tale livello di accumulazione da diventare immagine” (Guy Debord, La società dello spettacolo, Massari editore) (Emiliano Zappalà, Postmoderno e Postmodernità: vivere la nostra epoca, in «sulromanzo.it», 31 agosto 2012).   Read the full article
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telodogratis · 2 years
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'Sottosopra', lavoro e casa a 9 persone a rischio esclusione
‘Sottosopra’, lavoro e casa a 9 persone a rischio esclusione
Read MoreProgetto di Oxfam Italia nel rione San Berillo di CataniaProgetto di Oxfam Italia nel rione San Berillo di CataniaRSS di Sicilia – ANSA.it
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gabel-es · 2 years
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Combo Gabel.es + Onebran San Berillo, Catania, 2022.
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iwannapushthebutton · 2 years
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mathiseco · 2 years
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Anello in oro 18kt, berillo giallo (eliodoro), diamanti. #berillo #jewelstagram #diamomdring #eliodoro #homemade #pezzounicorealizzatoamano (at Mathis & CO. Jewels) https://www.instagram.com/p/Chxlsaxrk_2/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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literalnobody · 4 years
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A vampire who takes Catholicism too literally...
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inazuma11teamk · 3 years
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wrooom · 4 years
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90's Italian Beauty. 
"Shot on Ricoh GR II"
By Vasily Berillo
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