#bello e impossibile
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~ Era una serata di festa quella organizzata in uno dei locali di zona e quella fu la loro prima uscita in pubblico, tra la folla scalmanata che si faceva posto per un boccale di birra (il tema della serata). Lui non le stacca gli occhi di dosso neanche per istante, come a volerla proteggere da tutti quegli occhi che attiravano la sua attenzione; era bella lei. Loro completamente a proprio agio e connessi da quel filo invisibile che da subito li ha legati e tenuti vicino l’uno all’altro, si allontanano dalla folla per trovarsi un posto meno accalcato. Lei si avvicina a lui per abbracciarlo e in quel momento le sussurra all’orecchio: “Grazie per come mi tratti e per come mi fai sentire…” e guardandolo negli occhi, proseguì: “Resta!”. Lui la guardò, colpito dalla sincerità delle sue parole. I suoi occhi brillavano di una luce che sembrava riflettere tutto ciò che provava in quel momento. "Resterò," rispose, la voce calda e rassicurante. "Non c'è nessun altro posto in cui vorrei essere adesso."
Si allontanarono ulteriormente dalla musica e dal brusio della festa, trovando un angolo più tranquillo, dove il suono dei bicchieri che si incrociavano e le risate si attenuavano. La luce soffusa creava un’atmosfera intima, quasi magica. Lui afferrò la mano di lei, le dita intrecciate come se avessero sempre trovato il loro posto l'una nell'altra. "È strano, vero?" disse lui, rompendo il silenzio. "Come ci siamo trovati…” lasciando in sospeso la frase. Lei sorrise, il suo cuore batteva forte. "Non è strano. È perfetto. È come se tutto il resto fosse sfocato e noi fossimo l'unico focus."~ 💎
In quel momento, il mondo attorno a loro svanì completamente, lasciando solo il calore dei loro corpi vicini e il battito dei loro cuori che sembrava danzare all'unisono. La musica, i colori e la folla si ridussero a un semplice sfondo, mentre la loro connessione si intensificava, come se il tempo stesso si fosse fermato.
#emozioni#life#connessioni#passione#desiderio#momenti speciali#insieme#battito del cuore#da un libro ancora da scrivere#scrittori#artists on tumblr#con te#dialogo#intensità#momenti#fuoco#scintille#irrompere#resta#finora#festa#serata#connessi in modo inaspettato#bello e impossibile#dentro i tuoi occhi#la tua bocca da baciare
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Bellissimo messaggio da Richard Gere:
Non c'è tempo per nient'altro.
Così è la vita e nessuno sfugge vivo a questo mondo.
C'è ancora tempo, quindi vivi per piacere, domani potrebbe non essere più.
Mangia quello che vuoi, cammina al sole, fatti la doccia in mare...
Di la verità quando lo senti.
Sii pazzo, sii sciocco. Sii strano.
Sii te stesso, non c'è tempo per nient'altro.
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Ich: * kauft sich ein Buch über italienische Popmusikgeschichte *
Auch ich: "Ach, guck mal an, die Nannini war queer! Und dieser Typ da auch! Und hier krieg ich sehr krasse nonbinary vibes. Hach. So mag ich das."
#die musik ist übrigens auch ganz cool#(und ich versuch jetzt erstmal wieder den 'bello e impossibile' ohrwurm loszuwerden ok ciao)
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Ignorare il tuo fascino: impossibile!
Noi due, vicini ogni giorno. Nei rigorosi limiti del buongusto e dell'educazione. Sono entrata a lavorare nell'azienda e nel laboratorio in cui lavori anche tu otto anni fa e sin da subito mi sei stato simpatico. Anzi: eri proprio bello, educato, colto e… sposatissimo! M'hai sempre aiutata a crescere professionalmente sino a farmi diventare molto presto il tuo braccio destro.
Vicini. Nel tempo la nostra confidenza è rapidamente aumentata e io serena t'ho svelato tutti i miei segreti. Però tu difficilmente m'hai parlato di te, delle tue cose. A volte, molto raramente, ti sei sghiacciato. Ma subito dopo era evidente che mi resistevi. Eppure ero sicura di piacerti. Da stasera però qualcosa è cambiato. Ero irresistibile, francamente.
Alla festa celebrativa del trentennale aziendale, forse grazie al fatto che non fosse presente tua moglie, in un attimo in cui eravamo da soli e lontani da occhi indiscreti, improvvisamente e senza che me l'aspettassi, ballando hai poggiato le tue labbra sulla mia spalla nuda. Era inevitabile: non ci speravo proprio più, ma alla fine è accaduto. Subito sei diventato tutto rosso e m'hai chiesto scusa!
Io t'ho guardato fisso e t'ho sorriso. Siamo usciti in giardino. Eravamo quasi al buio. E quindi t'ho messo le braccia al collo e t'ho dato un bacio sulla guancia. Poi con la scusa improbabile di aggiustarmi il top, l'ho rapidamente sceso, ho scoperto un seno davanti ai tuoi occhi e ho fatto risalire la spallina. Tu, ormai completamente nel pallone e preda di inutili complessi di colpa, sei subito scappato via. Ora sarà bene che ti provochi in modo più evidente e inequivocabile. Cadrai ai miei piedi.
Ti farò prima morire di passione, di desiderio. Sarò spudorata. Creerò altre occasioni di contatto intimo e privatissimo tra noi. Ti voglio. La tensione erotica già esistente tra le nostre menti si alzerà al punto che le tue labbra saranno mie. Vedrai. Oserò. Perché ora sono sicura che mi vuoi, che non pensi ad altro che a me. Com'è chiaro a entrambi che anche io desidero te. Fortemente. È guerra, tesoro: e io la vincerò. Assieme a te.
RDA
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Ti meriti il riposo.
Una notte serena, sogni da bambina, nessun rumore se non il tuo respiro, nessun rumore se non i tuoi battiti.
Ti meriti il riposo, soprattutto da te stessa, da tutte le critiche che ti muovi di continuo, da tutti i fantasmi del passato che non se ne sono andati ma vivono con te ogni giorno, a tutte le ore, anche quando non ci pensi, anche quando sei troppo stanca per accorgertene.
Ti meriti il riposo dalle persone, dalla loro voce, dalle loro pretese, dalla voglia che ciascuno ha di lamentarsi un po', di sfogarsi, di farsi ascoltare.
C'è un tempo per esserci ed uno per sparire.
E tu sparisci troppo poco.
Ti meriti il riposo dalle responsabilità, dalla necessità di sapere cosa accadrà domani, fra una settimana, fra un mese, dalla smania di programmare e controllare tutto, di organizzare, di reagire. Non puoi essere sempre pronta, non devi per forza esserlo.
Ogni tanto, non fare nulla.
Ti meriti il riposo, la solitudine, il silenzio, ti meriti un tempo in cui non ci sia niente a cui pensare. Ti pare impossibile immaginare un vuoto ma sarebbe bello, semplicemente, non sentirti sempre traboccare.
Ti meriti il riposo, gli occhi chiusi, la mente sgombra, un minuto per respirare, per ritrovarti, per riprenderti, senza impulsi esterni, senza sollecitazioni, senza contatto.
Non grandi cose, non troppo tempo, non giorni, non ore.
Momenti.
Ti meriti il riposo, almeno per un attimo.
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Il bello è evidente. Risalta, spicca nel gregge. Alla scoperta del bello, segue inevitabilmente innamorartene e cercare di impossessartene. Ma se lei non è libera, capricciosa, incostante, incoerente, non ti attrae veramente. Vogliamo la donna bella e impossibile. Vogliamo una stella, nella nostra vita.
Aliantis
(Foto: gepetordi2)
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Stars (Simply Red)
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non sarò mai felice, perché le persone hanno reso un sentimento così semplice e bello come l'amore una cosa impossibile
#aforismi#frasi belle#citazioni#frasi tumblr#quotes#frasi italiane#frasi vere#frasi sagge#frasi rap#frasi celebri
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Cara Audrey,
Di tanto in tanto avrei voluto scriverti una lettera ma sapevo che per te capire le mie parole era una cosa impossibile. Tu eri piu' interessata ai gesti, ti lasciavi guidare dall'istinto, sapevi regalare compagnia e affetto, questo sapevi fare e lo facevi meravigliosamente bene. Era bello tenerti tra le braccia, stringere il tuo corpo morbido e profumato. Era bello uscire insieme, camminarti accanto e vedere tanta gente che ti guardava e faceva mille apprezzamenti. Per me sei stata come un'aliena venuta da un altro mondo per regalare attimi continui di grande felicita'. Ricordo come adesso quella prima volta che ti ho vista sulla porta di casa. Mi hai guardato con quei due occhioni neri meta' spaesati e meta' sorridenti, con quel musetto piccolo, tutta scodinzolante come solo chi e' riconoscente sa fare. Sei entrata, hai girato tutte le stanze e poi ti sei sdraiata su un tappeto, un modo originale per dire: "questa sara' casa mia, qui staro' bene". Spero che in tutti questi anni per te sia stato proprio cosi. Da parte mia posso solo dirti grazie per tutto cio' che hai saputo regalarmi. Grazie per tutte le volte che sei stata la mia ombra, per tutto l'amore che m'hai regalato stando in silenzio. Le parole tra noi non sono mai state necessarie, importanti, i gesti invece si, quelli erano importanti. Quel musetto posato sulla mia coscia, quella lingua sempre fuori a leccarmi la mano, quelle continue giravolte per dirmi che avevi bisogno di coccole o di qualche ghiottoneria che ti rendesse felice. Siamo stati amici, complici, sei stata una che m'ha fatto capire tante cose, mi hai regalato la consapevolezza di amare chi sa dare tanto senza chiedere niente in cambio. Adesso te ne sei andata sul ponte dell'arcobaleno, forse perche' avevi capito che quello che hai regalato non verra' dimenticato. Ecco, oggi quella lettera te la posso scrivere. Posso scriverla per dirti grazie di tutto, cagnolina mia.
@ilpianistasultetto
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Vi ricordate "La Ginestra"? Sapevate che Leopardi la scrisse un anno prima di morire?
Questa poesia però non è soltanto una delle più celebri della poesia italiana, ma è la più bella di tutte, perché il messaggio che c’è dietro dà i brividi.
Immaginate di camminare sulle pendici del monte Vesuvio, dappertutto vedete cenere e lava; a un tratto però scorgete un fiore che si erge tra tante rovine.
La ginestra non è come le piante che vediamo spesso nei nostri giardini, ma è un fiore più raro, diverso dai suoi simili: cresce in luoghi solitari, «cosparsi di ceneri infeconde».
È l’unico fiore che riesce a crescere lungo le pendici desolate del Vesuvio. Però questo fiore solitario spande nell’aria un profumo dolcissimo.
Cosa vi sta dicendo Leopardi? Che dalla sofferenza e dalla diversità nasce la bellezza.
Van Gogh fu rinchiuso in manicomio, Alda Merini fu rinchiusa in manicomio, Beethoven diventò sordo, Pascoli perdette il padre da bambino, Dostoevskij venne condannato ai lavori forzati.
Se andate a leggere le biografie dei grandi uomini, vi troverete sempre questa cosa qui: una caduta, un momento di terribile disperazione, un ostacolo talmente grande che sembrava impossibile da superare.
Però proprio in manicomio Van Gogh dipinse alcuni dei suoi quadri più belli, e c’è un motivo se in ogni parte del mondo, le sue opere, a distanza di due secoli, continuano a suscitare emozioni tanto forti. Perché?
Perché ci raccontano la storia di un’anima che resiste e splende anche nelle tenebre.
Anche la Ginestra «resiste», non si arrende.
C’è sofferenza nella vita? Certamente.
Leopardi non vi mente, non vi mente mai. Non indossa la maschera del moralista, non vi vende illusioni, vi parla della ginestra che accetta la vita così com’è, con tutte le sue difficoltà e i suoi ostacoli, ma resta comunque lì, a creare bellezza in mezzo al deserto, a fare qualcosa di bello anche se nessuno dovesse venirlo a sapere.
- Guendalina Middei, da «Innamorarsi di Anna Karenina il sabato sera
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- Tu pensi che sia bello non odiare nessuno. Io ti dico che è da criminali. Tu vuoi amare tutti allo stesso modo, e questo è peggio che impossibile… è sbagliato. (Edward Morgan Forster, Il cammino più lungo).
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~ Fu come una doccia fredda, d’un tratto tutto ciò che lei avevo proiettato nella sua mente svanisce, come una vuota costruzione di carta, fluttuante, leggera e fragile da accartocciare dentro il pugno di una mano. Lui è fidanzato e la foto che gira sui social è una prova d’amore per lei, la dimostrazione da parte sua verso di lei, come a voler urlare l’ufficialità della storia.
Lei inizia a fare un viaggio introspettivo e a chiedersi cosa le ha portato questo incontro, questa connessione? Ammette a sé stessa di essersi spinta un po’ oltre con l’immaginazione e che adesso era arrivato il momento di ridimensionare tutto quanto.
Ogni speranza remota di una uscita con lui crolla. “Perché?” si domandò; perché tra tante persone proprio con lui si è dovuta creare quella connessione e vibrazioni? Cosa le ha voluto lasciare? Cosa voleva che le insegnasse?
Lei rimase sveglia a rigirarsi nel suo letto, a prendere sonno per ore… e mentre le ore scorrevano, fuori da quella stanza qualcun’altra stava vicino a lui e viveva quello che lei, fino a ieri, tesseva nei suoi sogni con fervida immaginazione.
Il pensiero di quell'altra persona, di colei che aveva la fortuna di condividere la vita con lui, non le faceva conciliare il sonno. Ogni sorriso che aveva immaginato di scambiare con lui si trasformava in un colpo al cuore, ogni parola non detta risuonava come un eco vuoto nel suo animo. La connessione che aveva percepito, così intensa e palpabile, ora le appariva come un miraggio, un'illusione creata dalla sua stessa mente.
Si alzò dal letto, il cuore ancora in tumulto, e si avviò verso la finestra. La luna splendeva alta nel cielo, e il suo chiarore sembrava illuminare i pensieri confusi che si accavallavano nella sua mente. "Cosa ho sperato?" si domandò, mentre osservava il mondo al di là del vetro. "Cosa avrei voluto che fosse?"
I ricordi di momenti condivisi in quell’unico luogo, di sguardi furtivi e risate, si mescolavano con la realtà cruda della situazione. Ogni attimo che aveva vissuto con lui ora si sentiva come un regalo rubato, un sogno infranto. Ma c'era anche una parte di lei che iniziava a riconoscere il valore di quell'esperienza, anche se dolorosa. Forse, pensò, quella connessione non era stata solo una promessa di qualcosa di più, ma un insegnamento su se stessa, sulle proprie aspettative e desideri.
Le sue mani si chiusero in un pugno mentre rifletteva su quanto fosse importante accettare la realtà. Doveva lasciar andare quell'immagine idealizzata di lui, quell'aspettativa che l'aveva portata a volare così in alto. La vita, in fondo, era fatta di scelte e di strade che si incrociano, e non sempre portano dove si sperava.
Con un respiro profondo, si voltò, lasciando la vista della luna e del mondo esterno. Era ora di tornare a se stessa, di ricostruire il suo spazio interiore. Con pazienza, avrebbe dovuto riprendere i pezzi sparsi del suo cuore e ricomporli, più forti e più saggi. La connessione che aveva sperimentato, sebbene fugace, le aveva insegnato qualcosa di prezioso: che non era solo la presenza di un'altra persona a darle valore, ma la capacità di amarsi e rispettarsi anche nella solitudine.~ 💎
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Tre metri. Sette passi. Tanto è lungo il corridoio. Il corridoio che separa la mia dalla camera di mio figlio.
Appena sette passi. Così pochi da fare. Così pesanti come macigni, se quello che pensi è contro la natura, contro la morale, contro ogni convenzione.
Quante volte la notte, ho osservato la sua porta chiusa, dalla soglia della mia stanza. Agitata da pensieri immorali. E quei maledetti sette passi, che separavano il mio essere una brava ed amorevole mamma dall’essere una madre snaturata. Una distanza così piccola, una differenza enorme.
Ci sono state notti in cui alcuni di quei passi li ho fatti. Sono arrivata a metà. A volte sono arrivata anche fin dietro la porta. Ho poggiato l’orecchio, ho sentito il suo respiro addormentato. Una notte ho messo anche la mano sulla maniglia. Non l’ho abbassata, è i sette passi li ho fatti a ritroso, tornando nel mio letto.
Letto, dove non riesco a chiudere occhio. Il divorzio da mio marito. La sua fuga con un’altra. Io che resto sola e che giuro che mi dedicherò solo a mio figlio. Lui che diventa rapidamente così bello al miei occhi, così attraente, così sexy, così desiderabile.
E quei tre metri che separano l’amore dal vizio, che mi dico di non percorrere mai, ma nel frattempo mi accarezzo nel mio letto, e raggiungo l’orgasmo, usando uno i quei giochi che già possedevo quando mio marito c’era ancora e la notte mi ignorava.
Sono solo tre metri, ma sono una montagna che sembra impossibile scalare.
Fino a certe letture, certe storie su internet, certe chat con donne sole come me. Non sei la sola a voler fare quei passi.
E alla fine quei sette passi, stanotte, li percorro leggera. Decisa. Mi sono fatta bella, come altre notti in cui poi non ho avuto il coraggio. Ma stanotte ho la voglia e il coraggio. Mi sono fatta arrapante, pronta a sedurlo.
Sette passi percorsi con passo fermo, il tacco che non mi importa che faccia rumore sul parquet.
La maniglia che cigola. Entrare, vedere la luce fioca dell’abat-jour ancora acceso, anche se la notte è alta. Vedere le coperte aggrovigliate ai piedi del letto. Lui nudo, che si masturba.
Non ero la sola a pensare a quei tre metri che ci separavano.
- Mamma….sussurra immobilizzandosi. Le dita della mano si aprono, da essere strette intorno al suo pene vanno a coprirlo a cercare di nasconderlo.
Ma io, che ho fatto quei sette passi, non ho paura di farne ancora due, fino al suo letto. Sdraiarsi accanto a lui, guardarlo negli occhi, fiera per aver percorso quei metri, spostargli la mano, sostituirla con la mia. Averlo, finalmente.
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In ciascun rapporto ci sono due metà. Ciascuno è responsabile soltanto della propria metà. Non importa quanto siate vicini, o quanto pensiate di amarvi, è impossibile essere responsabili per ciò che si trova nella testa di un'altra persona. Se cerchiamo di essere responsabili per l'altra metà, il risultato è la guerra per il controllo. Allora è necessaria una scelta: creare una guerra di potere o fare gioco di squadra. Gli atleti di una stessa squadra giacano insieme, non uno contro l'altro. Se considerate i vostri rapporti , anche quelli romantici, come un gioco di squadra, tutto inizierà a migliorare. Nei rapporti con gli altri, come nelle partite, non è importante vincere o perdere. Si gioca per divertirsi. La generosità, la libertà e l'amore creano il rapporto più bello: un continuo idillio... (Don Miguel RuizIn ciascun rapporto ci sono due metà. Ciascuno è responsabile soltanto della propria metà. Non importa quanto siate vicini, o quanto pensiate di amarvi, è impossibile essere responsabili per ciò che si trova nella testa di un'altra persona. Se cerchiamo di essere responsabili per l'altra metà, il risultato è la guerra per il controllo. Allora è necessaria una scelta: creare una guerra di potere o fare gioco di squadra. Gli atleti di una stessa squadra giacano insieme, non uno contro l'altro. Se considerate i vostri rapporti , anche quelli romantici, come un gioco di squadra, tutto inizierà a migliorare. Nei rapporti con gli altri, come nelle partite, non è importante vincere o perdere. Si gioca per divertirsi. La generosità, la libertà e l'amore creano il rapporto più bello: un continuo idillio...
|| Don Miguel Ruiz
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Giovanissima e senza alcun pudore
Tre estati fa ero a casa del mio fidanzato Giulio per un intero weekend. Ho sempre notato come Valerio, il mio futuro suocero, mi guardasse con diffidenza, sospetto. In poche parole, egli manifestava chiaramente una non-accettazione della mia persona. Eppure erano ormai diversi mesi che io e suo figlio stavamo insieme. Mentre con Rosa, la mia futura suocera, c'era già una certa confidenza, con suo marito esisteva sempre questa barriera invisibile.
Qualcosa che gli impediva di sorridermi o di aprirsi un po’, con me. Quel primo sabato pomeriggio di luglio, subito dopo pranzo Giulio dovette andare in città, alla stazione a prendere Maria, sua sorella, che tornava a casa dall'università per un po’ di giorni. Faceva caldo e Rosa si offrì di accompagnarlo; gli avrebbe tenuto compagnia e al tempo stesso avrebbero chiacchierato. In sostanza, se lo sarebbe coccolato un po’, il figliolo adorato. Tanto, il treno sarebbe arrivato solo dopo forse un'oretta dalla loro uscita da casa.
Valerio quindi era in soggiorno, sdraiato sul divano in calzoncini e camicia a leggere il giornale e sonnecchiare. Io stavo finendo di asciugare i piatti e poi sarei andata a riposare anch'io una mezz'ora. Però cambiai idea in corso d’opera. Finito di rassettare la cucina, passando vicino alla zona tv, come progettato nella mia mente perfida, andai direttamente a sedermi su uno sgabello lì vicino a lui, per cercare di cavare due-parole-due a quel vero musone, comunque un bellissimo uomo. Molto sexy, malgrado l'età. Confesso che mi attraeva non poco.
“allora, musone di un suocero: che leggi di bello, con tanto interesse?”
“il quotidiano…”
“be’ questo lo vedo! Volevo dire… ma io proprio non ti piaccio, vero?”
“sei la ragazza di Giulio, quindi non devi piacere a me.”
“ma io… cos’ho che non ti va?”
“se proprio ci tieni… secondo me tu non vai bene; sei troppo giovane e ingenua: hai ventuno anni appena e Giulio trentatré. Per lui ci sarebbe voluta a fianco una vera donna, una femmina già matura e navigata. Non una bamboccia capace solo di fare i capricci, che non sa come si sta al mondo e come va trattato un uomo adulto, uno che ha già le sue esigenze. Invece lui probabilmente ti dovrà fare da balia in tutto…”
Mi sentii dapprima in imbarazzo. Poi profondamente ferita. Ma come: sapesse quanto gliela faccio sudare e con che gusto mi scopa, il suo ragazzo. Da lui ottengo ciò che voglio: proprio perché tutto sono meno che un'ingenuotta di paese. ‘Sto villano! E comunque, mentre un uomo con la faccia può restare inespressivo, impassibile, il suo inguine non può mai mentire. Avevo già notato che quando m'ero seduta vicino a lui il suo davanti s'era improvvisamente rigonfiato. Indossavo una minigonna mozzafiato, una maglietta leggera strettissima semitrasparente senza reggiseno, che avevo strategicamente tolto in cucina. Infine avevo i capezzoli dritti, ben visibili ed ero profumatissima.
Non avrebbe potuto resistermi un angelo. Quindi, mentre Valerio aveva interrotto la nostra laconica conversazione e ripreso a leggere, non so con quanta vera concentrazione, dispettosissima mi sporsi un po’ in avanti: gli infilai a sorpresa un dito nell'elastico dei calzoncini da mare che portava e con un rapido scatto glieli tirai un bel po’ giù, a mezzo bacino. Abbassò il giornale, sgranò gli occhi e intanto io potetti vedere i suoi peli pubici e la base del suo membro già in parte gonfio. Facendolo, lo guardavo fisso negli occhi sorridendo e col dito in bocca, da monella irresistibile. Sarebbe stato impossibile non sentirsi lusingato da una ragazza che ti stuzzica così.
Infatti, un po’ in imbarazzo disse: “ma che fai? Smettila subito!” Però lo disse con un mezzo sorriso e non mosse un muscolo, né si ritirò su il calzoncino. Allora, tirandomi un po’ indietro sullo sgabello, sollevai la minigonna che portavo a pelle senza slip e gli feci vedere la mia passerina, molto curata e con una strisciolina di peli sopra: gettò il giornale per terra e balbettò qualcosa a riguardo del contegno, della morale. Ma era evidente che non ragionava più. Approfittai del suo spiazzamento e con un gesto veloce ma deciso mi risolsi a tirar giù tutto il suo pantaloncino.
Lui invece di opporsi sollevò le natiche per facilitarmi e così uscì fuori prepotente tutto il suo cazzo già bello duro! Non avevo dubbi: vinco sempre io. Sempre guardandolo negli occhi, poggiai le labbra avide sul suo glande. Iniziai a pomparlo con la bocca, mentre mi diceva che no, non dovevo assolutamente farlo; che non era corretto. Ma intanto mi teneva la testa bloccata con entrambe le mani e godendo come un maiale affondava l'uccello tutto dentro la mia gola. Gemeva di vero piacere. Aveva un membro di tutto rispetto. Non lungo come quello di Giulio, ma decisamente più largo e malgrado l’età durissimo! Sarà che era eccitatissimo da ciò che stava facendo con una giovanissima e bella ragazza.
Devo dire che aveva anche un buonissimo sapore. Sentivo che stava per godere. Allora mi staccai e decisi di salirgli sopra a cavalcioni. Volevo che mi sborrasse dentro, altro che ragazzetta inesperta. Stavo per infilarmi il suo cazzo dentro le labbra gonfie della mia fica già dilatata e pronta, ma lui mi sollevò di peso e mi disse che no: questo a Giulio non poteva proprio farlo. La mia fica infatti era riservata a suo figlio, per godere del sacro vincolo matrimoniale. Valerio si sarebbe quindi “accontentato” (!) di sfondarmi il buco del culo! Accontentato? Accontentatooo? A Giulio ancora non l'avevo mai dato, il mio culo: infatti glielo stavo facendo sudare.
Prima di Giulio frequentavo, di nascosto da tutti, un ricco industriale della zona. Era pazzo della mia fica stretta e mi ricopriva letteralmente di soldi anche se non glieli chiedevo. Per fargli un pompino, senza chiedergli nulla ottenni l’inimmaginabile. Dopo che me l’aveva chiesto per mesi, per permettergli infine di rompere il mio culetto per la prima volta - gli avevo detto che lì ero vergine - ho segretamente ottenuto da lui un ammontare di denaro spaventoso. Che assieme agli altri soldi che m’aveva dato durante l’anno in cui l’ho frequentato prima di conoscere Giulio, ho accuratamente investito. Tramite un’opportuna agenzia specializzata in gestioni patrimoniali. Si, io: quella sprovveduta.
Lui, l'industriale, dopo quella sua prima volta nel mio culo era improvvisamente impazzito d'amore: se fino ad allora potevo in qualche modo gestirlo, subito dopo iniziò a tempestarmi di messaggi, mi copriva di regali, di denaro. Era diventato addirittura geloso. Per scrollarmelo di dosso alla fine ho dovuto minacciare di rivelare tutto alla moglie e ai figli. Poi ero ancora minorenne. Smise all'istante. E Valerio invece adesso mi diceva che si sarebbe “accontentato” del mio culo sodo e perfetto! Quindi mi misi a cavalcioni su di lui, puntai il suo glande contro il mio ano e guardandolo spavalda scesi lentamente inglobandolo tutto.
Senza fare un fiato: lo guardai fisso negli occhi per tutto il tempo. Era pazzo di piacere, sudava e mi toccava le tettine nude sotto la maglietta. Giocava coi miei capezzoli. Lo baciai in bocca giocando a lungo di lingua. Mi pregò di muovermi, perché tra poco sarebbero rientrati a casa Giulio e mia suocera Rosa. Ma io per tutta risposta dopo un po’ mi sfilai e gli feci una sega rapida. Lo feci venire nella mia bocca, tanto per non sporcare e anche per assaggiare un altro nuovo gusto d'uomo. Appena finito, me ne andai a riposare. Da quel momento diventò il mio maggior sponsor.
Con Giulio tutto bene: ci siamo sposati lo scorso autunno e quando litigo con lui, telefono a mio suocero per un consiglio. Anche se in quei frangenti, per la rabbia desidero solo fare mio marito cornuto. Lui mi dice sempre che è meglio parlare di persona. Quindi ci vediamo e mi porta fuori città, in campagna. Dove dopo massimo tre minuti di chiacchiere, mi faccio regolarmente sfondare a lungo il culo e riempire la bocca. Ce l'ho in pugno. Da lui ormai ottengo qualsiasi cosa. Anche perché è crollato del tutto: a volte non ce la fa proprio a mantenere il suo stesso proposito e vuole anche la mia fregna. Me la bacia a lungo, mi fa venire nella sua bocca e infine non resiste: mi scopa come un ossesso.
Mi sta dentro fino a farmi male. Gli devo dire di smettere. Mia suocera di riflesso ha anche lei un inatteso vantaggio, dall'improvviso risveglio dei sensi di suo marito. La fotte ogni sera, lei mi confessa stupita e felice! Mi faccio inculare e fottere da lui anche per farlo star buono, mantenerlo costantemente pieno di passione bruciante per la sua giovane nuora e per tenere in allenamento il mio sfintere anale. Perché ultimamente ho preso la patente e ho intenzione di farmi regalare presto un'auto. Un’utilitaria, niente di troppo costoso, ovviamente. Quindi, se Giulio vorrà finalmente il mio culo dovrà decidersi a comprarmela. Glielo darò per la mia… “prima volta”, fingendo un gran dolore mentre me lo infila ma resistendo stoica, con uno spirito di sacrificio coniugale veramente encomiabile.
Mi amerà ancor più di quanto non faccia già. Infatti, lo faccio scopare e lo pompo spesso. Voglio che goda molto, che si senta sempre più legato a me e non sospetti mai delle mie scappatelle. Non solo di quelle con mio suocero, ovviamente. Perché ogni tanto, un paio di volte l'anno, mi tolgo qualche sfizio di straforo. Sempre con uomini molto maturi: loro mi piacciono tantissimo, perché in fondo sono come dei bambini. Dopo goduto del mio corpo infatti, loro felicissimi mi viziano, mi ricoprono di regali. Contenti di essere considerati ancora maschi validi. E restano regolarmente, letteralmente innamorati di me. Faccio fare loro qualsiasi cosa mi passi per la testa.
E godo moltissimo del mio potere di giovane venere. Per tre o quattro appuntamenti segreti loro tornano ventenni. In quanto la mia passera e il mio buco dl culo hanno un potere enorme, sugli uomini di una certa età. Io però me li scelgo solo facoltosi e intelligenti. Perché loro sanno stare al mondo e quando alla fine dello sfizio io dico di non volerli rivedere più, magari soffrono in silenzio, ma si congedano tutti da me con l'ultimo bacio, un bel baciamano e infine un gioiello, un libro o un mazzo di fiori. Gli amanti maturi mi adorano. E a me piace moltissimo farli impazzire di desiderio e sentirli sborrare felici e contenti, nel mio corpo giovane ed elastico o nella mia gola.
In fondo, io mi considero a tutti gli effetti una benefattrice della terza età. Regalo ai miei stalloni anziani una segreta seconda giovinezza, adorando e succhiando i loro cazzi con grande foga, come fossero gli dei della mascolinità matura. Mi amano, almeno tanto quanto mi adora mio suocero! Tornando a bomba, Valerio ovviamente dovrà contribuire alla spesa della macchina in modo sostanzioso. Con la benedizione di mia suocera Rosa. In fondo, per lei sono solo la giovane nuora accolta in famiglia come una figlia. Un tesoro di ragazza; che va protetta, instradata e un po’ anche vezzeggiata, no?
RDA
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Vi ricordate la Ginestra? Sapevate che Leopardi la scrisse un anno prima di morire?
Questa poesia però non è soltanto una delle più celebri della poesia italiana, ma è la più bella di tutte, perché il messaggio che c’è dietro dà i brividi.
Immaginate di camminare sulle pendici del monte Vesuvio, dappertutto vedete cenere e lava; a un tratto però scorgete un fiore che si erge tra tante rovine.
La ginestra non è come le piante che vediamo spesso nei nostri giardini, ma è un fiore più raro, diverso dai suoi simili: cresce in luoghi solitari, «cosparsi di ceneri infeconde».
È l’unico fiore che riesce a crescere lungo le pendici desolate del Vesuvio. Però questo fiore solitario spande nell’aria un profumo dolcissimo.
Cosa vi sta dicendo Leopardi? Che dalla sofferenza e dalla diversità nasce la bellezza.
Van Gogh fu rinchiuso in manicomio, Alda Merini fu rinchiusa in manicomio, Beethoven diventò sordo, Pascoli perdette il padre da bambino, Dostoevskij venne condannato ai lavori forzati.
Se andate a leggere le biografie dei grandi uomini, vi troverete sempre questa cosa qui: una caduta, un momento di terribile disperazione, un ostacolo talmente grande che sembrava impossibile da superare.
Però proprio in manicomio Van Gogh dipinse alcuni dei suoi quadri più belli, e c’è un motivo se in ogni parte del mondo, le sue opere, a distanza di due secoli, continuano a suscitare emozioni tanto forti. Perché?
Perché ci raccontano la storia di un’anima che resiste e splende anche nelle tenebre.
Anche la Ginestra «resiste», non si arrende.
C’è sofferenza nella vita? Certamente.
Leopardi non vi mente, non vi mente mai. Non indossa la maschera del moralista, non vi vende illusioni, vi parla della ginestra che accetta la vita così com’è, con tutte le sue difficoltà e i suoi ostacoli, ma resta comunque lì, a creare bellezza in mezzo al deserto, a fare qualcosa di bello anche se nessuno dovesse venirlo a sapere.
(Guendalina Middei - da «Innamorarsi di Anna Karenina il sabato sera»
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pensavi che superare il malessere bruttino fosse stato difficile, poi incontri il malessere che è pure bello e ti rendi conto che superare lui è proprio IMPOSSIBILE
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