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#bandoliera
drf6 · 1 month
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gunzlotzofgunz · 5 months
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Bandoliera in cuoio grigioverde per Moschetto Mod. 91 della Cavalleria
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popolodipekino · 1 year
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alluci
Incorniciata dagli stipiti e dall'arco a sesto scemo, la vecchia pittura, alquanto sbiadita e calcinosa nel colore, prendeva tuttavia l'attenzione: il Fara filiorum Petri vi gettò lo sguardo, per quanto imbambolato dal sonno e stupefatto dalla novità della gita. Due sicuramente santi, arguì dai dati, cioè vestiti d'una lor vesta che non era i pantaloni-giacca degli uomini: e nimbati la cococcia: di cui uno, senza barba, più piccoletto: e nero e calvo: l'altro duro ed ossuto, con una polta bianca sul mento come una cucchiarata de calcina, e capelli fitti fitti insino a metà la fronte, bianchi, o tali un tempo, nel cerchio giallognolo del nimbo. Quei due ferraioletti, affagottati come a bandoliera su le spalle di sinistra dei due soci, da basso lasciavano scoperti gli stinchi e più giù ancora degli stinchi i ridipinti malleoli: e avevano conceduto al pittor primo, al "creatore", di tirare in scena quattro piedi insospettati. I due destri, enormi, gli erano venuti d'impeto: e lautamente si tentacolavano in diti, protesi avanti nel passo a bucacchiare il primo piano, l'ideal foglio (verticale e trasparente) a cui è ricondotta ogni occasione del vedere. Con particolar vigore enunciativo, in un mirabile adeguamento al magistero dei secoli, erano effigiati gli alluci. In ognuno dei due protesi la correggiuola di non altrimenti percepita calzatura segregava e unicizzava il nocchiuto in quella augusta preminenza che gli è propria, che è dell'alluce, e soltanto dell'alluce, sbrancandolo fuori dalla frotta de' ditonzoli meno elevati in grado e meno disponibili per il giorno di gloria, ma pur sempre, negli atlanti degli osteologi e nei capolavori della pittura italiana, diti di piede. I due ditoni insuperbiti , valorizzati dal genio, si proiettavano, si scagliavano in avanti: viaggiavano per conto loro: ti davano, così appaiati, dentro un occhio, a momenti: anzi dentro a tutt'e due: si sublimavano a motivo patetico centrale del fresco, o a-fresco, vedutoché proprio di un bell'affrescone si trattava. Un fulgor di cielo, una luce di ore escruciate li illividiva, la quale però, all'atto pratico, aveva tutta l'aria di vaporare di sotterra, dato che n'erano investiti dal disotto. Il raglio lontano d'un ciucciariello, nel ristar del vento, con tintinnìo di sonàglioli. La storia gloriosa della pittura nostra, di una parte di sua gloria è tributaria agli alluci. La luce, e gli alluci, sono ingredienti primi e ineffabili d'ogni pittura che aspiri a vivere, che voglia dire la sua parola, narrare, suadere, educare: subjugare i nostri sensi, evincere i cuori al Maligno: insistere per ottocento anni sulle raffigurazioni predilette. I santi, poi, così carichi di tanti doni del Signore, neppur loro potrebbero difettare del dono indispensabile dei piedi: e tanto meno que' due, che camminaron l'Appia insino a Babylon, verso la decollazione o la crucifissione a capo giù. Essi ebbero anzi, nei piedi, lo strumento fisico del loro itinerante, apostolato: arrivaron tra i piedi all'Enobarbo. Che poco si persuase, però. No, i santi non possono mancare degli alluci di dotazione: come i fanti delle scatolette di carne di dotazione: e men che meno allora che un pittore italiano del cinque o seicento, o del sette o peggio, si inginocchia davanti a loro e si accinge a ritrarli, dal basso, con l'animo di un pedicure. La luce, in Italia, è madre agli alluci: e se uno è un pittore italiano non ischerza, bah, come non ischerzò il Manieroni alli Du Santi, né con la luce né con gli alluci. da C. E. Gadda, Quer pasticciaccio brutto de via Merulana
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lacameliacollezioni · 3 years
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• Restauro conservativo di guardaroba storico • Bandoliera da ufficiale (particolare) prima dell'intervento - 📧 [email protected] 🌐 www.lacameliacollezioni.com #lacameliacollezioni #lacameliacollezionivigevano #restauroabiti #restaurotessile #restoreantiques #bandoliera #uniformimilitari #guardarobastorico #kartika980 #alessandrarestelli (presso La Camelia Collezioni) https://www.instagram.com/p/CVNUWC4qpVF/?utm_medium=tumblr
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tuttomilitare · 4 years
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Ricordiamo che i tempi di consegna per la bandoliera sono di 20 giorni dall'ordine  
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bagsbagsstore-blog · 6 years
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paoloxl · 4 years
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Bologna 11 marzo 1977 - L'omicidio di Francesco Lorusso - Osservatorio Repressione
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Alle 10, assemblea di Comunione e Liberazione: circa 400 persone. Cinque compagni di Medicina, presentatisi all’entrata, vengono malmenati e scaraventati fuori dall’aula. La notizia si sparge nell’università e accorrono una trentina di compagni che vengono dapprima fronteggiati da un centinaio di squadristi ciellini. L’aggressione da parte dei cosiddetti “autonomi” consiste nel lancio di slogans e scambi verbali (ad esempio: “Barabba libero”, “Seveso, Seveso”). Scatta la provocazione preordinata: i ciellini si barricano all’interno dell’aula; uno di loro, d’accordo con il prof. Cattaneo, che intanto aveva interpellato il rettore Rizzoli, chiede l’intervento della polizia e dell’ambulanza, prima ancora che succedesse qualcosa.
Nel frattempo, fuori dall’Istituto di Anatomia, si raggruppa un centinaio di compagni; quelli rimasti dentro, dopo aver cercato di sfondare la porta dell’aula, chiedono l’individuazione dei responsabili dell’aggressione, invitando gli estranei al fatto ad uscire. Vista l’inutilità di questi tentativi, i compagni si ricongiungono agli altri che fuori dall’istituto di Anatomia lanciavano slogans contro CL. Dopo appena mezz’ora, arrivano polizia e carabinieri con cellulari, gipponi e camion, in numero certamente spropositato. I compagni escono allora dal giardino antistante l’istituto e si raccolgono sul marciapiede nei pressi del cancello; un primo gruppo di carabinieri entra e si schiera nel giardino, un secondo gruppo esegue la stessa manovra: sta per entrare, si scaraventa contro i compagni, manganellandoli senza alcuna motivazione.
I compagni scappano verso Porta Zamboni; parte la prima scarica di candelotti. Ritornando verso via Irnerio, i compagni vengono bloccati da una autocolonna di PS e carabinieri ed é a questo punto che un carabiniere spara ripetutamente. Per difendersi, viene lanciata una molotov contro la jeep, causando un principio d’incendio. Poi, in Via Mascarella, un gruppo di compagni che ritornava verso l’università incontra una colonna di carabinieri proveniente da Via Irnerio: a questo punto il compagno Francesco Lorusso (militante di Lotta Continua) viene freddamente ucciso. Era rimasto a studiare fino alle 12,30 e solo allora era sceso in strada. I carabinieri caricano il gruppo in cui si trova Francesco e partono le prime raffiche di mitra: alcuni compagni scappano verso l’università, risalendo Via Mascarella. Una pistola calibro 9 si punta sui compagni ed esplode 6 – 7 colpi in rapida successione: lo sparatore (come testimoniano i lavoratori della Zanichelli) indossa una divisa, senza bandoliera, e un elmetto con visiera; prende la mira con precisione, poggiando il braccio su di una macchina. Francesco, sentendo i primi colpi, si volta mentre corre con gli altri e viene colpito trasversalmente. Sulla spinta della corsa percorre altri 10 metri e cade sul selciato, sotto il portico di Via Mascarella. Quattro compagni lo raccolgono e lo trasportano fino alla libreria Il Picchio, da dove un’autoambulanza lo porta all’ospedale. Francesco vi giunge morto.
Nel frattempo, la polizia dopo aver disperso i compagni in Via Irnerio, si ritira in questura. La voce che un compagno é stato ucciso si sparge rapidamente. Radio Alice ne dà la notizia verso le 13,30. Da allora in poi nella zona universitaria é un continuo fluire di compagni. Tutti gli strumenti di informazione che il movimento possiede sono in funzione, dalle parole alla radio. All’incredulità e al disorientamento si sovrappongono il dolore e la rabbia. L’università si organizza per evitare nuove provocazioni della polizia, vengono chiuse tutte le vie d’accesso, ogni facoltà si riunisce e dalle assemblee improvvisate (tutte le aule, la mensa, ogni spazio é riempito dai compagni che si organizzano) emerge con chiarezza che l’assassinio di Francesco é tutto tranne un “incidente”. Vengono fatte telefonate ai vari CdF e si manda una delegazione alla Camera del Lavoro per chiedere l’adesione al corteo. La rabbia e il dolore si fanno crescenti e la maggioranza dei compagni individua gli obiettivi e le risposte che il movimento vuole dare. La libreria di CL, Terra Promessa, ridiventa per la terza volta “terra bruciata”.
Finite le assemblee si organizzano i servizi d’ordine allo scopo di garantire l’autodifesa del corteo e da tutte le parti si grida che l’obiettivo politico da colpire é la DC. Si parte con un’imponente manifestazione di 8.000 compagni. Sono le 17,30. Il corteo é in Via Rizzoli: alcuni compagni se ne staccano e infrangono le vetrine della via centrale. In Piazza Maggiore il corteo sfila, raccogliendo i compagni rimasti, mentre un gruppo di aderenti al PCI si raccoglie attorno al Sacrario dei Caduti; l’attesa partecipazione dei consigli di fabbrica veniva meno. Il corteo si dirige in Via Ugo Bassi, dove altre vetrine vengono infrante.
Nei pressi della sede della DC, la polizia si scontra con la testa del corteo che riesce ad evitarne l’irruzione nel corteo stesso. Intanto, la coda si scioglie e si disperde nelle stradine laterali. Un primo troncone si ricompone in Via Indipendenza e si dirige alla stazione FS, occupando i primi binari. L’altra parte si ricompone in Piazza Maggiore e si immette in Via Indipendenza dove apprende la notizia dell’occupazione della stazione. Qui intanto iniziano gli scontri, la polizia entra nell’atrio principale, sparando candelotti; i compagni rispondono, riuscendo così ad allontanarsi da un’uscita laterale. Il resto del corteo é nel frattempo arrivato nella zona universitaria, dove ci si riunisce in assemblea, per una valutazione della giornata e per organizzare il viaggio a Roma dell’indomani; nel frattempo viene “aperto” il ristorante di lusso il Cantunzein e centinaia di compagni possono sfamarsi. L’assemblea, iniziata nell’aula magna di Lettere, per l’enorme afflusso di gente viene trasferita al cinema Odeon. Nei pressi del cinema, un compagno viene sequestrato da agenti in borghese, armi in pugno e trasportato via su un’auto con targa civile. Nella notte vengono effettuati numerosi arresti e perquisizioni domiciliari.
Nel tardo pomeriggio le federazioni bolognesi del Pci e della Fgci distribuiscono un volantino: “… Una nuova grave provocazione é stata messa in atto oggi a Bologna. Essa ha preso il via da un’inammissibiie decisione di un gruppo della cosiddetta Autonomia di impedire l’assemblea di CL e da gravi interventi da parte delle forze di polizia. Di fronte a una situazione di tensione nella quale ancora una volta é emerso il ruolo di intimidazione e di provocazione dei gruppi neosquadristici, si é intervenuto con l’uso di armi da fuoco da parte di agenti di PS e dei carabinieri… dev’essere isolata e battuta la logica della provocazione e della violenza che piú che mai é al servizio della reazione. Da tempo nella nostra cittá ristretti gruppi di provocatori, ben individuati, hanno agito all’interno di questa precisa logica“.
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levysoft · 3 years
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Tutto ciò che serve per il viaggio al centro della Terra
Dal capitolo 11 del romanzo “Viaggio al centro della Terra”, di J.Verne – fino alla rottura degli stessi – gli apparecchi Ruhmkorff sono imprescindibili compagni di viaggio per i tre esploratori diretti nelle viscere della Terra.
…Due apparecchi Ruhmkorff, i quali, per mezzo d’una corrente elettrica, davano una luce molto portatile, sicura e poco ingombrante. L’apparecchio di Ruhmkorff consiste in una pila di Bunsen, messa in attività per mezzo del bicromato di potassio, che non dà alcun odore; una bobina d’induzione mette l’elettricità prodotta dalla pila in comunicazione con una lanterna disposta in un modo particolare, in cui si trova una serpentina di vetro nella quale è stato fatto il vuoto ed è rimasto solo un residuo di acido carbonico o di azoto. Quando l’apparecchio funziona, quel gas diventa luminoso producendo una luce biancastra e continua. La pila e la bobina sono collocate in una sacchetto di cuoio che il viaggiatore porta a bandoliera. La lanterna, collocata esteriormente, illumina abbastanza nella più profonda oscurità, permette di avventurarsi, senza temere alcuna esplosione, fra i gas più infiammabili, e non si spegne neppure nei più profondi corsi d’acqua…
Così il celebre scrittore francese descriveva l’apparecchio Ruhmkorff nei suoi romanzi scientifico-avventurosi, 1864-1865. Gli apparecchi Ruhmkorff, saranno per i tre protagonisti le uniche fonti di luce da quando decideranno di calarsi nella bocca del vulcano Sneffels, in Islanda. Gli apparecchi compariranno anche un anno più tardi, nel romanzo “Dalla Terra alla Luna”,assieme ad altri strumenti oggi desueti e/o pericolosi, ma all’epoca imprescindibili per avventure di questo tipo.
Piccoli strumenti, grandi imprese
A causa di vecchi e dubbi appunti di uno sconosciuto scienziato, i tre partiranno alla volta del centro del globo, e la loro vita sarà inesorabilmente in mano agli apparecchi di Ruhmkorff e ad altri piccoli strumenti come cronometro, barometro, termometro etc. Un pull di oggetti che all’epoca costituiva l’unico mezzo trasportabile fuori da un laboratorio e utile a trarre conclusioni scientifiche, ipotizzare principi e orientarsi in ambienti ostili.
Se pensiamo ad esempio alle esplorazioni oltreoceano, o a quelle sotterranee, oltre a carte approssimative, non vi erano chissà quali mezzi cui appoggiarsi, soprattutto in caso di necessità. La bobina a induzione, alias rocchetto di Ruhmkorff, è alla base dell’apparecchio citato da Verne. All’epoca, il rocchetto era considerato un oggetto rivoluzionario, e ha contribuito grandemente allo sviluppo di molti altri strumenti basati su Legge di Faraday et similar.
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Heinrich D. Ruhmkorff, il tecnico premiato da Napoleone
H. D. Ruhmkorff è stato un elettromeccanico tedesco dalla carriera piuttosto curiosa. Non essendo benestante, dopo le scuole elementari dovette cercarsi un impiego. Lavorò presso varie officine tecniche, e si interessò prontamente ai lavori di grandi scienziati come Davy, Faraday, Herschel e Brewster. Raggiunta l’età adulta ed una notevole esperienza, si mise in proprio, e a Parigi, si dedicò alla costruzione di strumenti utili nel campo della fisicasperimentale. Talento e impegno gli valsero clienti come i grandi professori e i ricercatori della Sorbona.
Legion d’onore e premio Volta
La realizzazione del rocchetto valse a Ruhmkorff la croce de l’Ordre national de la Légion d’honneur – corporazione volta a premiare il merito sociale o militare istituito da Napoleone Bonaparte – che costituiva al tempo lamassima onoreficenza concessa dalla Repubblica francese. Ad oggi l’ordine è ancora in vigore, ed al vertice vi è il Presidente della Repubblica francese. Nel ’64, per la bobina a induzione, Ruhmkorff si aggiudicò anche il premio Volta di 50.000 franchi, istituito sempre da Napoleone III, che premiava le straordinarie scoperte scientifiche legate all’elettricità.
Rocchetto di Ruhmkorff, il generatore che ha fatto storia
Ruhmkorff costruì il suo rocchetto ad induzione nel 1851. In realtà si dice non sia stato il primo a brevettare la bobina a induzione, attribuita poi a N.Callan, 1836. Tuttavia la versione di Ruhmkorff, migliore delle precedenti, ha riscosso molto più successo di quella del filosofo irlandese. Il funzionamento di questo meraviglioso aggeggio si basa sulla legge di Faraday (1831) o dell’induzione elettromagnetica. Ricordiamola brevemente.
Legge di Faraday
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Consideriamo una superficie delimitata da un circuito elettrico. Poniamo anche che il flusso del campo magnetico che attraversa questa superficie sia variabile nel tempo. Secondo Faraday, nel suddetto circuito, si genera una grandezza corrispondente alla differenza di potenziale massima ai capi di un generatore sconnesso dal circuito. Questa grandezza indotta, detta f.e.m, forza elettromotrice, sarà pari all’opposto della variazione temporale del flusso.
…Non si conoscono altre località della fisica in cui la reale comprensione di un così semplice ed accurato principio generale richiede l’analisi di due fenomeni distinti.
Dunque il rocchetto sfrutta i periodi variabili e a basso potenziale, pertrasformare la corrente continua, in corrente alternata ad alto potenziale. L’intensità del fenomeno dell’induzione è direttamente proporzionale all’area dei due circuiti coinvolti e alla permeabilità del mezzo in cui si collocano.
Funzionamento del rocchetto di Ruhmkorff
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Il rocchetto di Ruhmkorff si compone di un nucleo ferromagnetico, attorno al quale sono avvolti un circuito primario ed uno secondario, ovvero due bobine, solenoide in rame. Il primario è alimentato da una batteria e include un interruttore con in serie un sistema a martelletto. Quest ultimo, al magnetizzarsi del nucleo secondo il passaggio di corrente, interrompe ogni volta il contatto. Ad ogni interruzione corrisponde una magnetizzazione del nucleo, con il martelletto che si riposiziona chiudendo il circuito. Così, nel circuito secondario, che ha molte più spire del primario ed è a filo sottile, circola corrente continua, alternativamente in un verso e nell’altro.
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Riassumendo…
Abbiamo che il circuito primario, percorso da una corrente generatrice del campo magnetico, funge da induttore e accumula energia nel campo magnetico associato. Il secondario, secondo la legge di Faraday, è attraversato da un violento impulso ad alta tensione, generato interrompendo la corrente, grazie al brusco calo del campo magnetico generato.
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Semplificando…
Ad un nucleo di fili di ferro è avvolto il solenoide primario, collegato a un interruttore in grado di interrompere il flusso di corrente. Il secondario invece, di norma è avviluppato in bobine sopra al primario, ha un numero di spire molto maggiore, e costituisce il circuito dove la tensione è indotta. Questa tensione è conseguente alla rapida variazione del flusso magnetico a livello del nucleo.
Dal rocchetto alla lampada di Ruhmkorff
La lampada citata da Verne è dunque un applicazione del rocchetto visto sopra. È stata progettata da Camille Benoît e da Alphonse Dumas. Questo strumento, nato per il lavoro in miniera, costituiva la forma primitiva della nostra torcia portatile. Sostanzialmente si componeva di un tubo di Geissler, eccitato dalla bobina di di Ruhmkorff, collegata a sua volta ad una batteria. Il tubo di Geissler è semplicemente un tubo di vetro contenente gas rarefatti, sigillato ed evacuato, che porta un elettrodo per ciascuna estremità.
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Se tramite i due elettrodi facciamo scorrere elettricità internamente al tubo, questa ionizza il gas in esso contenuto. Da quí, secondo i fenomeni della scarica a bagliori di gas e della fluorescenza, si genera luce. La seconda versione, utilizzava l’azoto, mentre la prima anidride carbonica. A causa della decomposizione di quest’ultima, si optò per l’N, che produceva una luce rossa invece che bianca. Oltre a questo si iniziò ad impiegare un vetro ai sali di uranio, verde fluorescente.
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Di nuovo abbiamo dimostrato come la scienza e le sue teorie ci abbiano accompagnati fin dagli albori della civiltà, e come molte delle applicazioni che oggi utilizziamo quotidianamente e senza rifletterci, siano il – non semplice – frutto di lungimiranti studi scientifici.
Nata e cresciuta a Bologna, studentessa di Ingegneria. Sono appassionata di fisica, meccanica, ma soprattutto di ingegneria dei materiali e della sicurezza. Progettista Formula SAE materiali compositi, concentro i miei studi sui sistemi di sicurezza nel Motorsport.
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maybeweexisttobleed · 4 years
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Era stata mandata a un check-point della North a presidiare un posto di blocco che avrebbe dovuto contenere e respingere l'eventuale ondata di Demoni Rossi. L'equipaggiamento S.W.A.T. era stata una gentile concessione del Dipartimento, ma d'altronde era il minimo che la polizia potesse fare per i suoi agenti umani. L'Officer Al-Fatah, Jake, era lì con lei e si stava annoiando a morte perché era tutto troppo tranquillo. Ogni tanto ragguagliano il Capitano Flamel e il Sergente Hunt, mentre il resto della truppa era impegnata a cenare o giocare a carte cercando di scaricare il nervosismo. Erano carne da macello, mandati a tamponare una situazione più grande di loro e ben consci di poter diventare, a loro volta, il pasto di creature aliene non solo mostruose ma anche senzienti. Perché quei figli di puttana demoni non solo erano forti e veloci, ma erano anche organizzati e si muovevano, strategicamente, in branco.
« * Qui Lemansky, per ora è tutto tranquillo * »
Era davvero tutto tranquillo a tal punto da ingannare la fine del turno chiacchierando con Jake e Alexandra non si faceva scrupolo a metterlo a disagio. Lui, ogni tanto, si ritrovava a guardarla ma non appena lei andava a cercarne gli occhi veniva puntualmente evitata trovandolo a fischiettare imbarazzato o a controllare le comunicazioni del Dipartimento.
« Devo dire che qui si muore.. di noia »
« Posso iniziare a riempirti di domande imbarazzanti, se preferisci morire diversamente. »
« Perchè domande imbarazzanti? Io non sono per nulla ehm imbrazzato, ehm imbrozzato volevo dire imbarazzato! Nulla può imbarazzarmi » invece era proprio il contrario.
« Certo, come no e io sono la Regina della Germania »
« Davvero? e cosa ci fai qui fra noi, allora? »
« Mi sono persa »
« Davvero? ti aiuto a ritrovare il castello basta che poi trovi un posto anche per m- » ma la frase rimase incompleta.
Jacob teneva lo sguardo basso e cambiò subito argomento « Eeeee dunque.. » « Tu e mia cugina siete molto amiche, vero? »
Lei non ebbe tempo di dire molto su Rachel, se non che a New York si erano viste di sfuggita e che solo ora, a Philadelphia, stava iniziando a conoscerla meglio. Figuriamoci dirgli dell'invito a cena. O del bacio casto che Rachel le aveva dato a tradimento, paralizzandola dall'imbarazzo in quella caffetteria sul lungofiume. Tanto più che vennero interrotti dal Tenente Moseley, che richiamava tutti all'ordine affinché non battessero la fiacca.
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Ben presto, arrivò comunicazione di due soggetti sconosciuti in avvicinamento e quando fu chiaro che erano demoni rossi, Jake prese il binocolo per controllare meglio la loro avanzata, mentre Alexandra mise mano all'arco.
« Jake, puoi usare lo zoom del casco, arriva fino a duecento metri »
« Mi fanno un po' male gli occhi a usare questo casco, penso abbia dei problemi » ma era tutta una scusa per non ammettere di essersi dimenticato di quell'optional del loro casco. Controllò attentamente l'area e quelle due sagome « 'Cccamiseria che schifo... consono due runner che si stanno avvicinando e... vogliono fare una festa a casa nostra e non ci hanno detto un cazzo! »
Jake diede subito comunicazione via radio dell'imminente arrivo di un gruppo nutrito di demoni, non erano in due: si trattava di una vera e propria truppa. Alexandra si accorse che quei demoni erano in ricognizione e a ruota di Jake aprì il canale per avvisare i colleghi. ll Capitano Lenoir Flamel e gli altri superiori iniziarono ad abbaiare ordini a destra e manca. Il Sergente Conner Hunt era teso al punto tale che il Capitano lo invitò alla calma e gesso. Gli umani sarebbero saliti di vedetta: era troppo rischioso schierarli in prima linea e così dovette correre dai colleghi alle torrette.
« Go, go, go! » spronò Jake, come se temesse di lasciarselo alle spalle. Lui estrasse la sua pistola d'ordinanza ghignando « Robin Hood sei pronta a scegliere le tue frecce? » e la sua ironia sembrava aiutarlo a superare l'imbarazzo di starle accanto. Il Tenente Minamoto, giorni addietro, le aveva raccontato che in Polizia le battute sugli arcieri fossero all'ordine del giorno, addirittura nel caso del suo superiore si trattava anche di ironia per le sue origini asiatiche. In quel momento di estremo pericolo, non ci fece alcun caso e quando il Tenente Moseley le chiede di imbracciare un fucile, non si fece troppe domande ed eseguì gli ordini.
« a lei un cazzo di mitraglione, a me nulla. La chiamavano parità dei sessi, eh » rise, non riusciva a rimanere serio nonostante la prospettiva di un'arma più performante non gli dispiacesse.
« Eseguo gli ordini del nostro Tenente » era ligia al dovere ma tradiva una nota d'ansia e disperazione.
« Cos'è l'arco non ti piace più? » sghignazzò, ma l'imbarazzo per essersi fatto prendere un po' troppo la mano indusse Jake a osservare le bestie in avvicinamento e soprattutto era pronto per fare con la pistola.
Lei non era abituata alla guerra, fino ad allora aveva solo rincorso criminali e sparato in punti non virali ad alcuni di loro. Ragionava come un detective e non come un soldato. La battaglia impazzava, il Capitano Flamel richiamò le sue energie e lavorò nelle prime linee assieme al Sergente Hunt. Alexandra e Jake, dall'alto della vedette si appostarono per fare fuoco di copertura, così esaurirono i proiettili.
« * Non usate le Vertex, gli fate solo un piacere a esfogliarglo la pelle! * »
C'era una zona della recinzione dove le difese stavano iniziando a cedere, uno degli uomini stava per soccombere dietro i colpi dello scudo. I Runner, i demoni più rapidi, che non sono stati colpiti dalla pioggia di proiettili, iniziarono ad arrampicarsi lungo la postazione cercando di raggiungere le posizioni di vedetta. Le altre creature si fermarono a una decina di metri dalla base, piantarono le zampe a terra e in un battito di ciglia lanciarono un attacco verso i poliziotti: ognuna di quelle creature esplose un getto di acido che percorse una parabola in aria verso le retrovie. «ARTIGLIERIA! TUTTI GIÙ!» una delle vedette gridò, Alexandra si abbassò dietro il riparo sbottando e non perse tempo andando a ricaricare la mitragliatrice. Moseley chiamò per cognome Jake, gli tuonò di andare subito al Browning. Il Browning M2, la mitragliatrice stazionaria della base, si trovava nel punto più estremo della fortificazione.
Alexandra sapeva che Jake era un ragazzo pieno di risorse ma alle volte insicuro delle proprie capacità, l'aveva visto in circostanze meno drammatiche, certo, ma ora molti di loro dipendevano dalla corsa fino alla torretta del Browning.
« Vai Jake, credo in te! »
Jake, in tutta risposta, le posò una mano sulla spalla e poi si fece strada fra l'acido e i colleghi. C'è chi giura di averlo sentito mormorare qualcosa di simile a "Forse qualcosa di buono nella mia vita riuscirò a farla".
Quando il click della clip confermò ad Alexandra che la mitragliatrice era di nuovo pronta a far fuoco, uno dei demoni fece capolino con la testa dietro il suo riparo. Quelle creature si stavano arrampicando lungo le loro difese e quel demone era pronto ad aggredirla con i suoi denti aguzzi e gli artigli spianati. Nel frattempo Jake era riuscito a guadagnarsi la postazione e a sistemare la bandoliera nell'arma. Le urla dei colleghi si mescolavano al suono degli spari, coprendo il rumore lontano di un elicottero PPD in avvicinamento. Jake fece fuoco contro quella bestie che vomitavano acido, mentre Alexandra sparò a bruciapelo contro il muso di quell'orribile creatura che l'aveva scovata dietro il riparo. Furono minuti interminabili. Il Capitano Flamel usò un mezzo PPD spostandolo con la sua magia da Wizard come se si trattasse di uno scudo e non di una vettura. Il Sergente Hunt si ritrovò a sostenere le difese laddove un uomo stava rischiando di farle cadere per le ferite e la stanchezza.
Arrivarono i rinforzi e di nuovo le comunicazioni via radio. Flamel e Hunt chiesero aggiornamento sulla situazione lassù, di vedetta. Alexandra recuperò fiato *Qui Lemansky... Sto bene e anche...* diede un'occhiata a Jake, che doveva ancora essere in postazione *Anche Al-Fatah. Controllo gli altri colleghi e vi ragguaglio* promise, cercando di compiere un giro della vedetta. Anche Jake cercò con lo sguardo Alexandra, rimettendosi in contatto con il resto della squadra PPD *Sì tutto bene, solo danni a livello psicologico per le urla improvvise* disse ridendosela.
Quando Alexandra raggiunse Jake, o sarebbe meglio dire che andarono l'una incontro all'altro, si ritrovarono a metà strada. Lei gli restituì la pacca sulla spalla che lui le aveva donato poco prima « dicevi della discriminazione? » sdrammatizzò. Jake si impietrì per quel gesto, ma aveva sempre la battuta pronta « Ah eh, mi son già dimenticato. Nessuna discriminazione » era chiaramente imbarazzato, ma con la mano le face cenno per scendere giù dai colleghi « Prima le regine »
L'adrenalina l'aveva sorretta fino a quel momento, ma quella notte sarebbe stata straziante, avevano visto la morte in faccia e molti altri colleghi non erano stati così fortunati.
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insidetgame · 5 years
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Red Dead Online - Novità nel catalogo per Xbox One, PC e Stadia
Red Dead Online – Novità nel catalogo per Xbox One, PC e Stadia
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Novità nel catalogo di Red Dead Online per Xbox One, PC e Stadia. In più, incrementi di PE, modalità Foto su Xbox One e molto altro.
Quattro nuovi capi d’abbigliamento e cinque nuove emote sono ora disponibili in Red Dead Online per Xbox One, PC e Stadia, in aggiunta al covo di Beaver Hollow, rifugio del famigerato Clan Murfree.
Abbigliamento:
Bandoliera doppia Salizzo
Stivali Rulfo
Cappel…
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pinayseller-blog · 7 years
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drf6 · 6 months
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jennaronapulitano · 3 years
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Per partecipare ai concorsi nei Carabinieri e indossare a tracolla la mitica bandoliera, è necessario avere i requisiti minimi richiesti.
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shoppingmallsblog · 3 years
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Prada Miu Miu Bandoliera Blue Matelasse Lux Leather Crossbody Bag 5BH088
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lacameliacollezioni · 3 years
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RESTAURO GUARDAROBA STORICO - Bandoliera da ufficiale
RESTAURO GUARDAROBA STORICO – Bandoliera da ufficiale
• Restauro conservativo di guardaroba storico • Bandoliera da ufficiale (particolare) prima dell’intervento
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gtnpaid39 · 3 years
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Check out this listing I just found on Poshmark: Prada❤️NEW❤️Bandoliera shoulder bag in PeONIA.
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