#bagni chimici
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vintagebiker43 · 2 months ago
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"Su ordine del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ci è stato intimato 'lo sbarco immediato di tutti gli equipaggiamenti correlati all’attività di salvataggio rizzati in coperta, pena la decadenza del certificato d’Idoneità', ossia ci ordinano di sbarcare gommoni rescue, infermeria, container, bagni chimici e docce destinati all’assistenza alle persone soccorse in mare. Intanto la nave non è autorizzata a salpare e, se non provvederemo allo sbarco dell’equipaggiamento di soccorso, ci sarà definitivamente ritirato il certificato necessario a navigare". Don Mattia Ferrari, cappellano della ONG Mediterranea
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archivio-disattivato · 1 year ago
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https://www.meltingpot.org/2023/09/trattenere-e-umiliare-procedure-hotspot-a-porto-empedocle/
Trattenere e umiliare: procedure hotspot a Porto Empedocle
Il rapporto sul monitoraggio del progetto Mem.Med (Memoria Mediterranea)
22 Settembre 2023, di Silvia Di Meo e Yasmine Accardo, Mem.Med (Memoria Mediterranea)
Con i numerosi arrivi di persone via mare sull’isola di Lampedusa, è stata istituita una tensostruttura sulle coste siciliane di Porto Empedocle dove le persone vengono trattenute in condizioni critiche per espletare le procedure di identificazione e foto segnalamento. Davanti alle carenze strutturali, al sovraffollamento e alle violazioni di diritti, le persone migranti protestano.
La tensostruttura di Porto Empedocle
“No care, no help, no travel, no food”. Sono queste le parole scritte su un foglio di carta che Khaled sventola in mezzo alla strada principale di Porto Empedocle. Lui e Mohamed sono due minori somali approdati sull’isola di Lampedusa e poi trasferiti nella tensostruttura di Porto Empedocle dove stazionano ormai da 5 giorni. La situazione che sperimentano è chiara: “No freeedom” sintetizza Mohamed. 
Li incontriamo insieme a centinaia di persone MSNA senza tutori e richiedenti asilo di diversa nazionalità, età e genere che nel corso di quest’ultima settimana sono state trasferite all’interno del campo empedoclino in attesa di essere ricollocate in centri di accoglienza in Sicilia e in altri luoghi della penisola. 
Infatti, la tensostruttura collocata nel porto della cittadina agrigentina è da diversi mesi il secondo approdo delle persone migranti che giungono via mare a Lampedusa e che, a fronte dei numeri esponenziali di arrivi sull’isola delle Pelagie, sono stati spostati rapidamente sul territorio siciliano per alleggerire l’hotspot di Lampedusa. 
La tensostruttura – che consiste in un piazzale di cemento dove sono collocati due tendoni, 18 bagni chimici e poche docce esterne – è un’area di sbarco temporanea che la Prefettura di Agrigento sembra utilizzare per identificare e smistare le persone migranti, coadiuvando di fatto le attività di pre-identificazione implementate dalle autorità nell’hotspot di Lampedusa. La tensostruttura è quindi un secondo punto di approdo in cui le persone – trasferite qui anche poche ore dopo lo sbarco lampedusano attraverso le navi traghetto Galaxy – vengono foto segnalate e viene rilasciato loro un numero identificativo. Si tratta di un numero stampato su un quadratino di carta senza cedolino e senza foto. 
Qui le persone – donne, uomini, minori e famiglie originarie della Guinea Conakry, Costa D’Avorio, Senegal, Gambia, Burkina faso, Camerun, Sierra Leone, Giordania, Egitto, Tunisia, Siria, Mali, Sudan, Somalia, Etiopia, Liberia  – stazionano per giorni e giorni, trattenute in maniera prolungata all’interno di un campo di cemento, presidiato dalle forze dell’ordine e gestito dal personale della Croce Rossa, dove sono praticamente assenti rappresentanti delle organizzazioni umanitarie, grandi e piccole.
Nonostante il trattenimento dovrebbe durare solo il tempo necessario all’identificazione e alla disposizione del trasferimento, il transito non è breve e sembra durare una media di almeno 5 giorni. In questo tempo, alle persone è impedito di uscire dal cancello principale pertanto queste sono costrette, a causa della totale invivibilità del luogo, a saltare dalle recinzioni laterali e posteriori per cercare all’esterno aiuto, cibo, contatti, informazioni, libertà. 
Le persone trattenute in questo luogo raccontano di non aver ricevuto alcuna informativa relativa all’accesso ai loro diritti, alla protezione internazionale o altre forme di tutele. Inoltre riferiscono di essere trattate come animali in gabbia: il campo infatti è senza letti, sedie, tavoli e le persone stazionano stese a terra – i più fortunati su cartonati di non precisata origine – sotto il sole cocente, in uno spiazzale ricoperto di spazzatura, cassonetti e avvolto dall’odore pungente dell’urina. Le persone riferiscono di vivere in stato di continua incertezza e forte stress dipendente non solo dalle condizioni strutturali di invivibilità del campo ma anche a causa dell’attesa prolungata di un trasferimento in accoglienza che sembra non arrivare mai.
E mentre si passa la giornata nell’afa di settembre – tra un cambio turno delle forze dell’ordine e un’intervista ufficiale rilasciata dalle autorità ai giornalisti – arrivano da Lampedusa traghetti carichi di almeno altre 400 o 500 persone migranti che vengono scortate fino all’ingresso del centro e fatte entrare nei piccoli vuoti di spazio rimasti nel piazzale. Qui le persone vengono sottoposte ad un appello pubblico, senza alcun rispetto della privacy e attraverso l’uso esclusivo delle lingue veicolari principali: francese, inglese, arabo.
In queste giornate di permanenza, qualche turista passava per il porto e fotografava le persone dietro le sbarre, qualche locale si lamentava del “disagio”, qualche giornalista riprendeva quelle persone trattenute che si infuriano dopo l’ennesima giornata di prigionia. 
In questo circo periferico, la tensostruttura di Porto Empedocle risulta una zona d’ombra rispetto alle luci dello “spettacolo Lampedusa” che continua ad avere i riflettori puntati sulle proprie coste. Eppure nel corso della settimane le persone trattenute in questo piccolo piazzale – senza assistenza legale, sanitaria e libertà personale; senza letti, senza sufficienti professionisti medici e sociali, con carenze alimentari e patologie mediche – sono  state più di 1.000, di cui l’80 per cento costituito da MSNA e altre figure cosiddette vulnerabili.
Le proteste delle donne
Il malessere è progressivamente cresciuto e così le manifestazioni di scontento delle persone trattenute. Diversi gruppi di persone hanno iniziato delle proteste per la condizione di trattamento disumano a cui sono costrette a Porto Empedocle: l’inadeguatezza alimentare – pane con formaggio e pomodoro a tutti i pasti, cibo in quantità e in qualità insufficiente – l’assoluta promiscuità senza separazioni spaziali tra uomini e donne, l’esposizione ad ulteriori condizioni di violenza e soprattutto la condizione di privazione della libertà. 
Nella giornata del 19 settembre, un gruppo di donne minori guineane ha dato avvio ad una protesta femminile davanti al cancello principale della struttura, al grido di: “Liberateci! Liberateci! non siamo prigioniere, lasciateci andare!” Le ragazze sono dunque salite sul muro che delimita la struttura e hanno cominciato a gridare e ad arrampicarsi, tentando di scavalcare le inferriate. 
Le donne hanno poi occupato l’ingresso della tensostruttura sedendosi a terra in segno di protesta. Questa condizione di esposizione alla violenza, a cui specifiche categorie di persone vulnerabilizzate – quali le donne e i MSNA, sono sottoposte – connota la gestione disciplinante di una struttura ideata e pensata come “deposito” di persone. 
Persone che, giunte dalla violenta Sfax in Tunisia o dalla Libia, vivono un processo costante di sopraffazione, sottoposte a gravi violazioni di diritti e a continue forme di abuso, coercizione e limitazione della libertà che continuano ad essere raccontate, gestite e strumentalizzate a livello pubblico – tanto da politici che da giornalisti – come normali conseguenze di una condizione emergenziale. Un’emergenza che giustifica e normalizza il trattamento riservato ai neo sbarcati sulle coste nord del Mediterraneo, destinati ad essere “ritirati” e “riconsegnati” dai vari porto mediterranei, come abbiamo sentito dire in queste ore da chi gestisce la tensostruttura.
Tuttavia le persone migranti non sono inermi e continuano ad opporsi a questo controllo violento. Le diciassettenni guineane hanno preteso di avere nel piazzale un’area femminile di loro uso esclusivo, poiché ormai da più di 7 giorni erano completamente esposte senza alcuna tutela, preoccupate delle possibili violenze nel centro. Nei giorni successivi, esasperate, hanno scavalcato il muro del centro per cercare all’esterno un minimo di libertà e benessere. Due di loro erano fortemente indebolite da patologie pregresse che non erano state adeguatamente attenzionate e, per le strade del centro empedoclino, cercavano cibo e acqua.
Tra le numerose donne qui detenute, ce n’erano varie in stato di gravidanza. Alcune di loro sono state trasferite in ospedale per partorire e subito dopo ricollocate nella tensostruttura, senza i loro figli neonati.
Molte delle persone incontrate si trovavano in evidente stato di disidratazione e deprivazione fisica, nonché di forte sofferenza psicologica dipendente dal trattenimento prolungato e dalla mancanza di contatti con il mondo esterno. Tutti i trattenuti cercavano la possibilità di comunicare con le famiglie di origine o con conoscenti, desiderosi di avvisare i propri familiari del loro arrivo, non avendo potuto farlo nonostante l’approdo fosse avvenuto ormai da quasi una settimana.
Stazione di transito, trattenimento e deportazione
Questa stazione di transito e identificazione successiva a Lampedusa, sarà nelle prossime settimane potenziata e al posto della tensostruttura verrà adibito una struttura facente ufficialmente funzione hotspot, che sta nascendo dai lavori in corso in queste ore. Il Prefetto di Agrigento, Filippo Romano ha dichiarato che: “l’hotspot di Porto Empedocle sarà collegato a quello di Lampedusa dalla stessa gestione, la Croce Rossa (…) I due hotspot devono essere visti come una sorta di ponte: quello di Lampedusa accoglie in prima battuta e quello di Porto Empedocle instrada, il più velocemente possibile, verso i pullman“.
In continuità con la gestione migratoria che ha caratterizzato le politiche europee negli anni passati, l’unico “ponte” finanziato e promosso è quello che conduce alla sorveglianza, all’umiliazione, allo smistamento e incanalamento giuridico di persone che vengono irregolarizzate, dove il dispositivo della detenzione continua ad essere principale strumento di controllo degli spostamenti umani.
Questa modalità di controllo della mobilità delle persone in arrivo alla frontiera siciliana è da inquadrare nelle nuove riforme promesse dal governo: il rafforzamento a livello nazionale del sistema detentivo del CPR, con nuove strutture e un periodo di trattenimento esteso a 18 mesi; l’introduzione di nuovi centri identificativi e di rimpatrio come CPRI a Modica, nella Sicilia orientale costituiscono la risposta europea e nazionale all’aumento degli arrivi dalla Tunisia e dalla Libia, due luoghi da cui le persone continuano a fuggire forzatamente, sopravvissute ai regimi che i governi europei continuano a finanziare.
In tal senso, i discorsi di Meloni e Von Der Leyen che – durante la passerella a Lampedusa nei giorni del sovraffollamento – hanno inneggiato all’arresto dei trafficanti e alla sorveglianza militare, sono in continuità con un sistema che pone come soluzione la detenzione al posto di una vera accoglienza, la violenza al posto dei diritti e che – con l’ausilio delle nuove strutture – affinerà la macchina criminalizzante della deportazione. 
Intanto, mentre nei diversi angoli della Sicilia occidentale e orientale proliferano hotspot e ghetti istituzionali, mentre le politiche promettono blocchi nel Mediterraneo e pseudo accoglienza a terra, le persone migranti continueranno a protestare per la libertà di movimento ed ad arrampicarsi sui muri della detenzione per pretendere rispetto dei diritti e reclamare la loro libertà.
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lamilanomagazine · 8 months ago
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Allontanare le vespe dalla piscina: i prodotti da usare
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Allontanare le vespe dalla piscina: i prodotti da usare. La stagione estiva è un momento di gioia e divertimento passato in piscina, ma per molti di noi può anche comportare un fastidioso inconveniente: le vespe che si avvicinano alla piscina. Questi insetti volanti, attratti dall’acqua e dalla presenza di cibo, possono disturbare la pace e la tranquillità dei nuotatori.  Dottorpool può essere tuo alleato quando si tratta di mantenere la tua piscina pulita e al riparo da fastidiosi ospiti come le vespe. Grazie alla vasta gamma dei suoi prodotti dedicati alla protezione e alla cura della piscina, puoi goderti il tuo spazio acquatico in tutta tranquillità.  Tutti i prodotti per allontanare le vespe Allontanare le vespe dalla piscina è essenziale per garantire un’esperienza balneare senza intoppi. Ecco un elenco di prodotti e metodi efficaci che puoi utilizzare per allontanare le vespe dalla tua zona piscina: repellente per vespe e insetti, i repellenti specifici per vespe sono uno dei migliori prodotti disponibili sul mercato e sono progettati per tenere lontani questi insetti senza causare loro danni. Contengono solitamente ingredienti naturali o chimici che emettono odori sgradevoli per le vespe, scoraggiandole dall’avvicinarsi alla piscina. Assicurati di leggere attentamente le istruzioni sull’uso e di applicarli in modo sicuro nella tua piscina. piante repellenti, alcune piante possono agire come repellenti naturali per le vespe grazie ai loro odori o alle loro caratteristiche. Ad esempio, la menta, la lavanda e la calendula sono conosciute per respingere le vespe. Piantare queste varietà nei pressi della tua piscina può contribuire a tenere lontane le vespe. Inoltre, queste piante aggiungeranno un tocco di bellezza al tuo spazio piscina. coperture per piscine, le coperture per piscina sono una soluzione efficace per prevenire l’accesso delle vespe all’acqua. Queste coperture, quando ben posizionate e sigillate, creano una barriera fisica che impedisce alle api di entrare nella piscina. Scegli una copertura adatta alle dimensioni e alla forma della tua piscina e assicurati di chiuderla completamente quando non la stai utilizzando. Scegliendo tra questi prodotti e metodi, potrai proteggere la tua piscina in modo efficace e mantenere le vespe a debita distanza, consentendoti di goderti al massimo i bagni estivi in piscina senza preoccupazioni. Prodotti repellenti: come usarli in modo sicuro I prodotti repellenti per vespe rappresentano un’arma efficace per mantenere questi insetti fastidiosi lontani dalla piscina, ma è fondamentale utilizzarli in modo sicuro per preservare l’ambiente e garantire la sicurezza delle persone. Questi prodotti sono progettati per emettere odori o sostanze che le vespe trovano sgradevoli, scoraggiandole dall’avvicinarsi. Ecco alcune importanti linee guida su come utilizzare i repellenti in modo responsabile: leggere le Istruzioni, il primo passo cruciale è leggere attentamente le istruzioni del prodotto. Ogni repellente per vespe avrà istruzioni specifiche sull’applicazione, sulla quantità da utilizzare e sulla frequenza di utilizzo. Rispettare queste indicazioni è essenziale per ottenere risultati efficaci e garantire la sicurezza.  non sprecare il prodotto, usa il repellente con parsimonia. Un’eccessiva quantità potrebbe non solo essere inefficace, ma anche avere un impatto negativo sull’ambiente. Applica solo la quantità raccomandata per la zona che desideri proteggere. evita il contatto con la pelle e gli occhi, mentre applichi il repellente, indossa guanti e occhiali protettivi per evitare il contatto diretto con la pelle e gli occhi. In caso di contatto accidentale, sciacqua immediatamente con abbondante acqua. conservazione adeguata, mantieni i repellenti per vespe fuori dalla portata dei bambini e degli animali domestici. Conservali in luoghi freschi e asciutti, lontano da fonti di calore o fiamme aperte.  rispetto per l’ambiente, assicurati che i prodotti utilizzati siano sicuri per l’ambiente.  Con una corretta applicazione e attenzione ai dettagli, puoi godere di una piscina sicura e libera da vespe, mantenendo al contempo l’equilibrio nell’ambiente che ci circonda.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Massacro al rave, Hamas spara contro i bagni chimici dove si nascondono i civili
Un video in soggettiva dalla parte di Hamas dell’attacco al festival di Re’im, a pochi chilometri dalla striscia di Gaza, dove sono state uccise 260 persone, svela l’orrore. Si vedono i terroristi sparare all’impazzata contro i bagni chimici in modo da uccidere le persone nascoste all’interno. Il video era nella GoPro di un palestinese ucciso ed è stato pubblicato da “South First Responders…
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corallorosso · 4 years ago
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Sapete come vengono fatti i würstel di pollo che piacciono tanto ai vostri bambini? Si prendono le carcasse del pollo (dopo aver eliminato pelle, petto, cosce e collo) e si macinano in delle presse. Il composto viene poi filtrato per eliminare i residui ossei, ottenendo una poltiglia rosa a cui si aggiungono addensanti, conservanti, polifosfati. Il sapore? Viene dato da bagni di acqua aromatizzata e da spezie ed esaltatori dell’aroma. Sapete perché la maionese industriale costa così poco e dura così tanto? Perché molto spesso contiene coloranti come il carotene E160a, aromi sintetici, gomma di xantano (uno stabilizzante), conservanti e antiossidanti. Le chele di granchio che spesso trovate nei buffet, invece, non sono mica veramente di granchio! Si fanno un po’ come i würstel. Si prendono gli scarti industriali della lavorazione di altri alimenti (merluzzo, sgombro e via dicendo) e poi - per farli sembrare buoni - ci mettono zucchero, sali, polifosfati, conservanti e coloranti. Le mele che prendete con tanta cura per i vostri figli, poi. Vi siete mai chiesti come fanno ad essere così belle, fresche e sode anche dopo giorni? Facile. Spesso, nella frutticoltura tradizionale, sono irrorate con la molecola sintetica 1-metilciclopropen (1-MCP). Praticamente le innaffiano con un gas che blocca l’etilene, l’ormone che accelera la maturazione interrompendo il naturale processo di maturazione del frutto. E vi siete mai chiesti perché sono così lucide? Facile, ci passano sopra uno strato di cera. Sì, avete capito bene. Cera. Provate a lavarle con l’acqua calda. Potreste vedere una patina bianca che si scioglie... Le caramelle gommose, così tenere da vedere? Sono fatte con gelatina animale proveniente dagli scarti della macellazione. I cereali da colazione? Per essere grossi e croccanti sottopongono il mais a processi chimici a base di soda caustica. Potrei continuare per ore ad elencare tutto ciò che c’è di chimico e dannoso sulle nostre tavole, nelle nostre dispense, nei nostri frigoriferi. Alimenti cui ci siamo abituati, a cui ci siamo assuefatti, che mettiamo nel nostro organismo per giorni, mesi e anni. Alimenti che non ci vengono imposti da Bill Gates o Soros, ma che scegliamo appositamente. E di cui siamo contenti. Alimenti su cui, magari, ci siamo mai nella vita interrogati. Ma adesso venitemi a dire che non farete il vaccino contro il Covid perché non sapete cosa contiene, se avete le palle. Fabrizio Delprete
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kikimoraa · 4 years ago
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Puntate il dito e scaricate la vostra merda sugli altri solo perché non siete in grado di guardarvi dentro! (Probabilmente perché ciò che trovereste sarebbe peggio dei bagni chimici durante le feste✨)
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unburiedgod · 5 years ago
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Pantaloni a zampa & bagni chimici
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spurgofogneromaworld · 7 years ago
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C'è un sapore ben speciale nel rinascere quando hai lottato il giusto per farcela, quando sei andato dritto per la strada che hai eletto come via maestra… (“Un piacere speciale” - Marlene Kuntz) Agency World Web International digital marketing: Autospurgo Idroambiente partner Rizzi Antonio Author promoter 3355765610- tutti i diritti riservati è vietata la riproduzione anche parziale.
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lamilanomagazine · 1 year ago
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Lecce: estate 2023, tutte le iniziative per la stagione balneare
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Lecce: estate 2023, tutte le iniziative per la stagione balneare. Raccolta differenziata anche sulle spiagge libere con appositi cestini, bagni mobili brandizzati con i luoghi simbolo delle marine e una piattaforma attrazzata per le persone con disabilità a San Cataldo. Queste le novità per la stagione balneare 2023 messe in campo dall'Assessorato all'Ambiente del Comune di Lecce, che ha attivato una serie di servizi e iniziative utili a garantire l'igiene e il decoro, l'assistenza sanitaria, la sicurezza della balneazione, l'accessibilità per tutti nelle marine leccesi. Igiene pubblica e decoro: Nello svolgimento del servizio di pulizia delle spiagge libere, è prevista l'estensione in via sperimentale della raccolta differenziata anche sugli arenili a libera fruizione di San Cataldo con il posizionamento a ridosso degli stessi di 15 cestini stradali a 5 bocche di conferimento, una per ogni frazione di rifiuto. I cestini saranno dotati di fioriere e, nella fase iniziale, è prevista la presenza di eco-informatori. I bagni chimici collocati ogni anno nei pressi delle maggiori spiagge pubbliche delle cinque marine quest'anno si presenteranno brandizzati. Queste strutture generalmente usate nei cantieri, di norma impattanti sul paesaggio, saranno rivestite con pannellature in forex su cui spiccano i luoghi simbolo di ogni marina (il faro di San Cataldo, l'Idrovora di Frigole, la torre di avvistamento di Torre Chianca, la Casamatta di Spiaggiabella e la torre costiera di Torre Rinalda). Accanto a questi marchi identitari, ci saranno anche richiami ad alcuni dei monumenti più significativi della città: la Colonna, la statua del Santo, il Sedile e Porta Napoli, per rafforzare il legame fra la costa e il centro città. In totale 22 bagni mobili, in questi giorni in fase di installazione, cominciando da Torre Rinalda e Spiaggiabella. Nello specifico, a Torre Rinalda in via Porto Empedocle e a Spiaggiabella in via Portofino; poi, a Torre Chianca in piazza Paradiso, in via Marebello e in via Eolo; a Frigole in via Bergamini e sul lungomare Mori, angolo via Ribelli e a San Cataldo in viale Vespucci, viale Verrazzano, lungomare Marinai d'Italia e via Michelagnoli. Assistenza sanitaria: Di concerto con il Distretto Socio Sanitario e la Direzione Generale della ASL di Lecce, dallo scorso 15 giugno e fino al prossimo 15 settembre, è stato attivato il servizio di assistenza sanitaria estiva a Torre Chianca, Frigole e San Cataldo. Con una novità: il pronto soccorso di San Cataldo è stato allestito nei locali della canonica e della sagrestia della parrocchia. I presidi medici disponibili sette giorni su sette per turisti e cittadini si trovano a San Cataldo, in via Dubrovnik 12 (dalle ore 9 alle 17.30, tel 0832.650829), a Torre Chianca in via Marebello 4, 6 e 8 (dalle ore 10 alle 18:30, tel 0832.376019), e a Frigole in via Attilio Mori 16 (dalle ore 9 alle 16, tel 0832.376268). Sono due, invece, le postazioni del 118: una tradizionale, attiva 24 ore su 24, allestita nella marina di Torre Chianca in via Marebello ed un'altra, acquatica, presso il lido della Questura a San Cataldo, che, attraverso l'utilizzo della moto d'acqua, permette di effettuare qualsiasi intervento in rapidità anche quando le condizioni meteo-marine sono particolarmente avverse ed altre tecniche o mezzi di salvataggio risulterebbero di difficile utilizzo. Allestito e aperto anche un dispensario farmaceutico estivo a San Cataldo in via Margarito da Brindisi. Assistenza alla balneazione sulle spiagge libere di San Cataldo: Da questa stagione il settore Ambiente allestirà sulle spiagge libere di San Cataldo due postazioni di servizio salvataggio complete di struttura, attrezzatura e personale, che saranno attive nei prossimi giorni. Sono state posizionate due torrette di salvataggio: una sul tratto di spiaggia tra il Molo di Adriano e il Lido York, dotata, fra le altre cose, di moto d'acqua e defribillatore per adulti e bambini, e l'altra tra Lido York e Lido Santa Barbara. Accessibilità delle spiagge libere: Nelle cinque marine leccesi, sono state posizionate dal settore lavori Pubblici, come di consueto, le pedane amovibili per permettere alle persone con disabilità di poter raggiungere la battigia. Come servizio aggiuntivo, sull'arenile di San Cataldo, sul lungomare da Verrazzano, sarà posizionata una piattaforma con una superficie calpestabile di 80 mq: una struttura in legno con telo ombreggiante per la sosta, ausili per la balneazione dei disabili con disponibilità di sedia JOB ed idonei servizi igienici e docce. A presidiare e garantire la corretta fruizione della piattaforma tutti i giorni dalle 9 alle 19 fino al 15 settembre sarà un ente del Terzo Settore, che il Settore Welfare sta provvedendo a individuare. «Avviamo quest'anno una serie di iniziative dedicate alle spiagge e alla balneazione nelle nostre marine che rappresentano uno spartiacque fra il prima e il dopo. Attiviamo in via sperimentale alcuni servizi iniziando da San Cataldo, come la differenziata sulle spiagge, la piattaforma attrezzata per disabili e il piano di salvamento con l'installazione di due torrette, che speriamo di poter rendere strutturali nei prossimi anni anche nelle altre quattro marine. Scontiamo un ritardo di anni su molte cose che in altre località costiere sono già realtà da tempo ma siamo consapevoli che la strada è tracciata e intendiamo seguirla» dichiara l'assessora all'Ambiente Angela Valli.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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paoloxl · 6 years ago
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Abbiamo contattato e intervistato i redattori di Rouen dans la rue, una delle poche voci nel panorama militante francese ad aver in anticipo intuito le proporzioni della mobilitazione dei cosidetti “Gilets Jaunes” del 17 novembre.
“La confusione del movimento dei gilets gialli è l’immagine stessa della confusione della nostra epoca”. Intervista ai redattori di Rouen dans la rue
Hanno partecipato alle assemblee organizzative, conosciuto i protagonisti e hanno preso parte ai cinque blocchi stradali all’ingresso della metropoli normanda di Rouen in questo sabato dirompente di lotta che promette di non volersi fermare. Ci sembra di scorgere anche in questo fenomeno alcuni moduli invarianti in un ciclo ampio di crisi delle classiche forme della lotta politica in occidente: lo smarrimento delle sinistre; la sconfessione e l’esaurirsi dei tempi e dei modi noti delle mobilitazioni sociali e sindacali; l’emersione di una nuova politicità in strati sociali prima estranei ai riti ufficiali della politica; le venature spurie e confuse di questo protagonismo. Si tratta di una serie di fattori caotici che si compongono però in fenomeni reali e consistenti, in grado anche di mettere in difficoltà una linearità delle strategie istituzionali di governo delle proteste. Un aspetto questo che interroga, a nostro avviso, direttamente le soggettività militanti nella loro capacità di rapportarsi con la materialità dell’esistente e la loro adeguatezza rispetto al “nostro tempo”. Infine il movimento dei Gilets gialli sembra parlare di un’inevasa attualità dei temi della crisi e delle contemporanee gerarchie di classe: l’ostilità all’establishment, il nodo della fiscalità, il tema dello sfruttamento sulla mobilità e sulla logistica, la sensibilità politica delle “periferie”. Esiste dunque anche nel quadro europeo una continuità e un’attualità della domanda populista non del tutto risolta nei processi di recupero istituzionale che pure tanto peso stanno avendo alle nostre latitudini.
Di questi temi abbiamo conversato con Rouen dans la rue
Qual è l’origine del movimento dei gilets gialli e come si è organizzato? Vi aspettavate una mobilitazione cosi grande? In alcune località i gilets che volevano preparare i blocchi hanno organizzato delle riunioni nei parcheggi dei supermercati, che forma ha preso la preparazione del 17 novembre in Normadia?
Una giovane donna X ha lanciato una petizione contro l’aumento del prezzo del carburante nel momento di picco del prezzo a metà ottobre. Rapidamente dei camionisti e altre persone hanno condiviso la propria esasperazione con dei video su facebook. Questi video virali, che avevano al centro l’aumento del prezzo del carburante, il disprezzo del governo e la guerra ai poveri in generale, sono stati visti milioni di volte. Rapidamente è uscita la data del 17 novembre come giornata di azione, lanciata in particolare da Eric Drouet, un semplice camionista. L’incontro tra una collera di fondo che cova da qualche anno davanti al disprezzo del governo, il fallimento a ripetizione dei movimenti sindacali e l’uso dei video come portaparola riappropriabile da chiunque ha provocato secondo noi la viralità dell’evento. Subito dopo l’annuncio di una giornata di azione i gruppi facebook creati per l’organizzazione dell’evento hanno fatto l’appello a mettere un gilet giallo (di quelli che tutti devono tenere nel cruscotto della macchina) davanti alla propria auto. Migliaia di automobilisti hanno fatto questo semplice gesto simbolico che ha permesso di rendere visibile fuori dai social la contestazione. Delle azioni in anteprima sono state organizzate dai gruppi facebook che hanno subito richiamato centinaia di persone (nello Jura, vicino Digione). Tutto questo era a inizio novembre. A partire da lì la maggior parte di questi gruppi facebook hanno fatto appello a fare delle riunioni per incontrarsi e organizzarsi concretamente per il 17. A Rouen hanno avuto luogo due riunioni prima della giornata del 17 sul parcheggio di un centro commerciale. I portaparola o capi improvvisati erano gli amministratori della pagina, loro stessi semplici “cittadini” come si qualificavano loro stessi. Queste due riunioni hanno radunato più di un centinaio di persone e avevano come centro l’organizzazione pratica e concreta. Le persone presenti erano rapidamente d’accordo sul carattere “cittadino, pacifico e apolitico” del movimento che non avrebbe riguardato solo il carburante ma il carovita in generale. Ci si ripartiva a margine i punti di blocco e le cose da fare. Da quel momento per quanto ci riguarda non abbiamo più avuto dubbi sugli effetti reali di questo movimento social.
Eravate in mezzo ai manifestanti. Chi è sceso in strada? Che impressioni avete avuto? Quali sono i discorsi che si fanno tra gilets e gli automobilisti? Che atmosfera c’era durante la giornata del 17 novembre? Come vengono prese le decisioni?
Nei blocchi abbiamo trovato di tutto. Sindacalisti che incrociamo di solito durante i momenti di sciopero, camionisti, persone più isolate e depoliticizzate che vivevano la “loro prima manifestazione”. Senza prendere troppi rischi possiamo dire che innanzitutto sono essenzialmente persone bianche di classe media e povera delle zone periurbane che si sono mobilitati. Alcuni erano venuti tra amici, altri soli, abbiamo rivisto anche le facce incontrate nelle assemblee di preparazione. I gilets gialli distribuivano volantini agli automobilisti e discutevano delle ragioni del movimento, tutto molto calmo fino a quando non c’era qualcuno che provava a forzare i blocchi. Tra di loro c’era la condivisione di una generale esasperazione, si poteva parlare insieme facilmente, si sentiva la gioia di incontrarsi e fare qualcosa insieme. È difficile essere esaustivi sull’atmosfera che regnava il 17. A Rouen c’erano 5 punti blocco agli ingressi della città, ognuno con una sua atmosfera sua propria. Ma fatta eccezione per i tentativi di forzare i blocchi c’era un’aria distesa. Nei blocchi non ci sono assemblee. Non ci sono i codici di organizzazione di un movimento sociale. Il quadro di azione è vagamente definito da chi ha creato quella situazione ossia gli amministratori delle pagine facebook. Il resto riposa sull’iniziativa e la spontaneità, non vi nascondiamo che è impressionante. Dei camion rifornivano con bancali in legno i blocchi, alcuni hanno messo a disposizione dei bagni chimici per la giornata, si sono fatte spontaneamente delle collette per l’acquisto di caffè e cibo. Le necessità dei presidi venivano pubblicizzate sul gruppo facebook e c’era una buona risposta. A fine giornata i blocchi sono stati sgomberati violentemente dalla polizia. A Rouen un dei punti principali di blocco è stato subito rioccupato e sta ancora tenendo.
Ovviamente molti commentatori hanno messo l’accento su uno sfondo chauvinista della mobilitazione, l’ipotesi che si tratti di un’operazione orchestrata dall’estrema destra si è dissolta rapidamente ma si parla di forme e contenuti implicitamente fascistizzanti. Pensate siano discorsi pertinenti? Quali partiti politici appoggiano i manifestanti? Chi cerca di recuperarne le rivendicazioni?
Ci sono numerosi articoli e inchieste che confermano il fatto che la mobilitazione sia stata lanciata da semplici “cittadini”. Comunque nessun partito e nessuna organizzazione sindacale sarebbe stata in grado di lanciare un movimento di questo calibro. Il campo è rimasto libero per un po’, ed effettivamente all’inizio sono state la destra e l’estrema destra a comunicare sull’evento. Le organizzazioni sindacali hanno usato questo pretesto per non fare appello a scendere in piazza. In verità la sinistra è semplicemente moribonda e resta, essenzialmente, assolutamente incapace di rapportarsi a un movimento di natura così inedita.
Ogni tentativo di “mettere il cappello” sul movimento è fermato dal cuore del movimento. I gilets gialli rifiutano per la maggior parte il sistema politico classico. Sono stati troppo delusi e ne hanno “piene le palle”. Le anime belle rimproverano ai gilets gialli di non essere un movimento puro, ossia che porta con sé sessismo, omofobia e razzismo. Si, sicuramente non si può negare che tali elementi ci sono in questo movimento ma è impossibile che non ci siano in un movimento spontaneo che nasce in una società razzista, sessista e omofoba, e principalmente composta da bianchi di classe media e bassa, mediamente apolitici (perché esclusi dagli spazi di politicizzazione). Non sono però meno legittimi nel chiedere dignità. Quelli che fanno finta di scoprire le “tare” del popolo e si scandalizzano sono degli ingenui, dei falsi ingenui che non hanno altra volontà che non sia quella di nuocere al movimento. Se ci mettiamo in una prospettiva rivoluzionaria, la questione è: come radicalizzare positivamente questo movimento?
In un testo pubblicato sul vostro portale qualche giorno prima del 17 novembre puntavate il dito contro un “accanimento” degli ambienti di sinistra addirittura di un “disprezzo di classe” contro chi preparava i blocchi. Qual è stata l’attitudine dei militanti di sinistra davanti al movimento? Quali sono questi riflessi sinistroidi ed “ecologisti” su cui vi soffermavate?
Da una parte c’è la posizione ecologista istituzionale e “ben pensate” che si compiace col governo e con la sua misura “ecologica”. Perché è in questa maniera che è stato giustificato l’aumento del prezzo del carburante. Altri partono dalla fantasia di un “mondo senza auto” e disprezzano il carattere “proletario e volgare” del movimento. La maggior parte di questi stanno sostenendo di cuore l’iniziativa del momento lanciata da IlEstencoreTemps (siamo ancora in tempo Ndt) che consiste nel vincere ogni giorno una sfida per la riduzione della propria impronta carbone. D’altra parte ci sono anche militanti ecologisti, favorevoli al movimento, che hanno fatto appello a unirsi al movimento e sono andati a bloccare la stazioni di servizio. Poi c’è la posizione del sinistroide purista che parte dalla fantasia di una rivoluzione “chimicamente pura” e non fa neanche lo sforzo di interessarsi a ciò che succede, non fa altro che collezionare le buone ragioni per non andare: populismo, rossobrunismo, atti razzisti e omofobi. O si lotta partendo dalla fantasia che ognuno si fa di un mondo puro o si parte dal reale e si prova a curvarlo in una direzione meno fatale. Noi abbiamo scelto la seconda opzione.
Una delle letture che è stata data del movimento è quella di un’esasperazione generale delle persone che vivono nelle zone periurbane contro le èlite urbane incarnate da Macron. In che misura secondo voi il movimento è espressione di un sentimento della campagna/periferia contro la città? Si sono sentiti degli aspetti particolari della situazione normanda nella mobilitazione del 17 (peso della deindustrializzazione, ruolo di Rouen come metropoli circondata da una grossa cintura di piccole cittadine)?
È vero che il movimento sta toccando principalmente le classi basse e medie dette “silenziose” delle zone peri-urbane. Rouen ha intorno un agglomerato periferico enorme che gli ha fatto guadagnare il nome di metropoli. Cinque punti di blocco si sono materializzati ai confini della città ma ne sono stati fatti decine di altri in periferia o nelle campagne vicine. 18 milioni di persone in Francia sono obbligate a prendere la macchina per andare a lavoro. Questo spiega in parte le dimensioni della mobilitazione sulla questione carburante. E c’è effettivamente un fattore sociologico che spiega che la classe medio-alto del centro si è sentita meno toccata
Che prospettive ha il movimento? Macron cederà? Ci sono alleanze possibile con coloro che si sono mobilitati gli anni scorsi contro la Loi travail?
In provincia si stanno ancora tenendo numerosi blocchi. È assolutamente incredibile e inedito nella misura in cui non siamo nel contesto di un movimento sociale con l’appoggio di scioperi dichiarati. La gente va ai blocchi nel tempo libero o si mettono in malattia. Ci sono alcune imprese di trasporto che sostengono il movimento e invitano i camionisti a rallentare o addirittura a bloccare alcuni siti strategici come i depositi di carburante. Stiamo vedendo qualche indizione di sciopero e appelli a unirsi al movimento da parte dei settori più combattivi che si sono opposti alla Loi travail (sorta di jobs act alla francese NdT), in particolare nelle raffinerie.
Una nuova data nazionale è stata lanciata per sabato. L’evento facebook conta già 20'000 partecipanti e 200'000 “interessati”. Alcuni gruppi locali si stanno organizzando per affittare degli autobus. Possiamo immaginarci qualcosa di grosso. La situazione complessa per il governo è il carattere inedito di questa mobilitazione e l’assenza di leader o almeno di interlocutori sui quali ci si potrebbe appoggiare per far cadere qualche briciola e riappacificare la contestazione. In diverse dichiarazioni si dice di essere all’ascolto delle rivendicazioni ma di non voler fare marcia indietro. La confusione del movimento dei gilets gialli è l’immagine stessa della confusione della nostra epoca. E non è certo una ragione per disertarlo anzi è l’inverso. La questione rimane: come ribaltare il sentimento reazionario inerente a questo movimento in sentimento rivoluzionario?
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marjane-satrapi-10 · 6 years ago
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A l’è un pampalüga
Buonasera,
Stasera voglio raccontarvi una buona azione che ho fatto sabato. 
Nel frattempo spero vivamente che i miei compagni di università smettano di rompere i coglioni sulla prova d’esame fatta oggi. È andata di merda, fatevene una ragione, ormai è andata.
Quindi con il potere conferitomi dal tè nero quasi freddo inizio il racconto.
Sabato sono andata a carnevale. “Che strano” direte voi con una lieve nota di sarcasmo. Siate pure sarcastici, io sabato non mi sono divertita, ma proprio no.
Sabato sera sono andata insieme a un paio di amici in un carnevale abbastanza grande, solitamente gode anche di buoni commenti. Ci si diverte quanto basta per i 20 franchi spesi per entrare (per quest’anno erano anche troppi secondo me).
Dopo aver pagato siamo entrati e ci siamo ritrovati la metà di superficie della città carnascialesca che ci aspettavamo. 4 capannoni in croce e ancora più importante i bagni chimici che erano 3 in tutto il villaggio. Mi spiegano gli organizzatori quanta gente si aspettavano? 12 persone forse? 
Va beh, non è quello che mi ha fatto girare le palle come eliche, comunque.
Quando siamo arrivati fuori da un capannone c’era un ragazzo che stava rimettendo l’anima, molto probabilmente perchè aveva bevuto troppo o perchè aveva preso freddo durante il tragitto casa - carnevale. Ho scoperto dopo che è stata una combinazione delle due mie ipotesi. 
Comunque ci siamo avvicinati e abbiamo chiesto all’amico che gli stava reggendo la testa se volesse che andassimo a prendere un bicchiere d’acqua all’amico oppure una mano per portarlo dai soccoritori, ma ha rifiutato, dicendo che gli amici l’avrebbero aiutato. (Spolier: UN CAZZO DI BUDDHA) Quindi con una questa risposta io e i miei amici abbiamo deciso di andare a fare festa, la musica era deludente, quindi abbiamo girato per due ore e mezza in cerca di un buon DJ, ma niente.
Il nostro pellegrinaggio ci ha riportati ancora davanti al ragazzo che stava male, dopo due ore e mezza la situazione era in parte cambiata, il ragazzo era svenuto.
Così abbiamo deciso di aiutare l’amico a portare Andrea (è rinvenuto solo per ringraziarmi e per presentarsi, un gentiluomo senz’altro. Mi ha anche dato 20 franchi per il disturbo) prima alla tendina dei soccoritori e poi alla navetta per farlo ritornare a casa. 
Io non voglio fare polemica, davvero. Ognuno si diverte come vuole, ma quando un amico totalmente sbronzo ti vomita l’anima e poi sviene io eviterei di farlo stare per quasi tre ore per terra su del trucciolato bagnato. Rischia di fare più male che bene.
Inoltre voglio dire che a me hanno insegnato che gli amici non si abbandonano al freddo e al gelo se stanno male. Gli amici di quei due ragazzi che fine hanno fatto? Io voglio davvero vedere la faccia di quelle merde che lasciano per terra un ragazzo svenuto. Ok, c’era un amico insieme a lui, ma si è partiti insieme e si rimane insieme, nella buona e nella cattiva sorte carnascialesca. Troppo facile abbandonare la gente per strada.
Queste cose mi fanno davvero imbestialire, io adoro fare carnevale, lo sapete, ma persone come gli amici di Andrea rovinano la festa a tutti. Capisco il “cazzi tuoi se ti sbronzi, arrangiati.” ma fino a un certo punto. Quando uno rischia la salute o ancora peggio la vita gli amici dovrebbero aiutarlo.
Sei anni fa mi sono ritrovata a recuperare una ragazza in coma etilico svenuta in mezzo a un cespuglio. Era metà febbraio, e non so manco da quanto tempo fosse lì, svenuta in mezzo alla siepe. Non immagino nemmeno quante persone sono passate davanti a quella scena, persone che non l’hanno aiutata minimamente. 
Non voglio nemmeno pensare a cosa sarebbe potuto accadere se ci fosse stato qualcuno con un’idea malvagia in testa. 
Anche quella sera mi sono fatta forza e mi sono caricata il peso di una persona addosso. I miei muscoli e i miei tendini mi odiano per quest’istinto da salvatrice.
La cosa che quella sera mi fece ancora più rabbia fu la cattiveria dei genitori della ragazza quando incontrandoli per caso poco dopo averla portata nella tendina della croce verde mi dissero che dovevo farmi i cazzi miei. La frase esatta fu “nostra figlia ha il diritto di bere quanto le pare. Non sono cazzi tuoi se lo fa”.
Non saranno cazzi miei se la loro figlia beve, pure io bevo quando capita. Ma diventano cazzi miei quando chiudono un carnevale perchè una ragazza viene stuprata davanti a tutti. Sono cazzi che si portaranno per una vita quella ragazza e chi la circonda se succede una tragedia del genere. Sono cazzi di tutti se succedono cose del genere in una situazione dove la gente deve solo divertirsi.
Quindici anni fa un ragazzo fu ucciso durante un carnevale. Aveva urtato accidentalmente il ragazzo sbagliato. Quel ragazzo insieme ai suoi amici avevano i pugni pesanti. Le persone lì intorno non fecero nulla, non ebbero nemmeno il coraggio di chiamare la sicurezza.
È da 15 fottuti anni che si discute di schedare chi è violenta all’interno delle città del carnevale. Forse può essere una soluzione, forse salveranno delle vite. Ma oltre ai violenti ci sono pure delle altre brutte bestie: i menefreghisti.
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corallorosso · 4 years ago
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Senza nemmeno un briciolo di pudore Senza nemmeno il coraggio della coerenza. Il sindaco di Como, la città in cui è stato ucciso il “parroco degli ultimi” don Roberto Malgesini, ha dichiarato ieri il lutto cittadino e scritto parole piene di affetto verso don Roberto e la sua causa. Eppure, fino a prima dell’omicidio, proprio la guerra agli ultimi a cui don Roberto ha dedicato la propria vita è stata (e sarà) l’ossessione costante dello stesso sindaco e della sua amministrazione di centrodestra. Un’ossessione che ha portato l’amministrazione e il sindaco che oggi piange lacrime grondanti di ipocrisia a vietare proprio ciò che che don Roberto faceva ogni giorno: distribuire i pasti per strada, sotto ai portici. Fino a multare i volontari di don Roberto che avevano osato disobbedire a quel divieto. E oggi quel sindaco si dice affranto per la morte di quest’Uomo e Sacerdote “che tanto bene ha fatto davvero a tante persone”. Sì sindaco, lo ha fatto nonostante voi. Nonostante lei. Nonostante la sua assessora che strappa una coperta a un senzatetto che dorme per strada e la getta via. Nonostante la vostra guerra contro l’apertura di un dormitorio. Nonostante il vostro tentativo di rimuovere una fontana e i bagni chimici messi a disposizione dei senzatetto. Sì, ha ragione, don Roberto ha fatto bene a tante persone. Ha fatto bene agli ultimi. Ma lo ha fatto nonostante il vostro tentativo di contrastare la sua missione. Quindi, almeno per decenza, evitateci, evitategli questa ipocrisia. Per decenza. Cathy La Torre
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robertosolbiati · 2 years ago
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Molto bello #castelthun ma piuttosto deludente la organizzazione. Ottimo, preparato, cortese e amichevole il personale, pessimo il parcheggio ( caro e non custodito, non si paga con carta, consentito parcheggio selvaggio, imprecise le indicazioni su posti liberi, bagni chimici chiusi) (presso Castel Thun) https://www.instagram.com/p/Cjkg4S3MMXg/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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confrontodemocratico · 3 years ago
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Dalla “tecnica dell’elefante” ai “bagni chimici”: ecco tutte le torture di Putin
Ecco i metodi di tortura di Putin adottati in Cecenia
TUTTE LE TORTURE “RUSSE” DI PUTIN: DALLA TECNICA DELL’ELEFANTE AI BAGNI CHIMICI Il presidente russo Vladimir Putin è stato denunciato da ogni angolo del mondo per la brutale guerra d’invasione in Ucraina e i trattamenti riservati alla sua popolazione, ma la storia ci insegna che le cose potrebbero prendere una piega ancora più nefasta. Durante l’invasione della Cecenia degli anni novanta, le…
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generalparadisecowboy · 3 years ago
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WC CHIMICO
La risposta più efficace alle necessità urgenti di strutture chimico-sanitarie indipendenti.
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fashionbooksmilano · 6 years ago
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Seduzione delle tracce
Nino Migliori
A cura di Carlo Madesani
Damiani, Bologna 2011, 95 pagine
euro 18,00
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Dal 14 Aprile al 28 Maggio 2011 Camera 16 , Via Pisacane, 16 (Milano) Considerato uno dei maestri della fotografia italiana, Nino Migliori (1926) muove i primi passi della sua carriera nel 1948 e già s'intuisce che il percorso che ha scelto è una ricerca continua. Sebbene sia più noto per il suo neorealismo in bianco e nero, questo grande artista è - ed è stato - soprattutto un grande sperimentatore. Vicino alle avanguardie, e capace di superarle, della fotografia scopre i segreti e sonda le possibilità. Uomo poliedrico, impegnato e dotato di una vivacissima curiosità intellettuale esprime la propria creatività a tutto tondo innovando e contribuendo all'evoluzione di quest'arte sia in termini tecnici che espressivi. Carlo Madesani sceglie di esporre le Ossidazioni e le Polaoro; incantevoli lavori, emblema della riflessione sul linguaggio fotografico e delle tecniche magistralmente padroneggiate dall'artista, sempre curioso di ciò che il mezzo, l'occhio e la mente sono in grado di produrre. Nelle sue mani negativi, carta, pellicole e macchine sono strumenti con pari dignità. Sono la materia che, come un alchimista, manipola e trasforma. Il risultato, per chi guarda, è sorprendente. Per lui, invece, quelle immagini, più o meno astratte, non sono un caso, ma casualità programmata. È così che ama chiamare la traccia del gesto artistico, la cui scelta - come per gli artisti informali - diventa l'essenza del fare arte. È il caso delle Ossidazioni - off camera appunto perché non richiedono l'intervento della macchina fotografica - giocate a livello di processi e prodotti chimici (e non). Questi esperimenti tra bagni di sviluppo e fissaggio, fonti luminose e creatività segnano un ritorno agli elementi costitutivi. La grammatica dello scrivere con la luce. Così la scelta compositiva assume contemporaneamente un intento estetico, espressivo e concettuale. Stimolo al guardare e al pensare, sono anche le Polaoro, per le quali cambia il mezzo e il procedimento. L'artista interviene - in fase di sviluppo - con piccole pressioni che tracciano bordi o sfumature, creando disegni e punti luce che s'illuminano grazie alla foglia d'oro sul retro. Tutto assume un'altra prospettiva: l'immediatezza dell'istantanea si scioglie in un tempo sospeso ed irreale. L'effetto visivo di questi minuscoli e preziosi quadri è lirico e seducente. Menzione d'onore per le antiche cornici, scelte accuratamente una ad una nei mercatini d'antiquariato, che impreziosiscono le opere e ne riflettono carattere e unicità.
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