#azzurrissimi
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sciatu · 11 months ago
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Ricotta del vicino di casa, cassatina con ricotta, sfogliatelle con ricotta, cannoli al cioccolato con ricotta, cannoli tradizionali.
Il clacson sgraziato e difettato di una vecchia punto mi attira verso il muretto che costeggia la strada di campagna su cui confina la casa. Mi affaccio oltre il muretto e vedo nella sua vecchia punto Stefano, il pastore che abita con gregge e famiglia più in alto su monte “A vuliti na ricotta?” “Cettu” “ Un chilu o menzu chilu?” “Menzu” “Accà, pigghiassi’ Mi passa un sacchettino di plastica trasparente caldo, in cui una forma di ricotta naviga nel siero da cui è nata “Quant’è?” “Du euri” Lo guardo sconcertato. Con due euro ti compri solo la fame. Pago e con gentilezza porto la ricotta in casa. La metto in un angolo della cucina coprendola con una tovaglia a quadrettoni bianchi e rossi. Gliela sistemo intorno con attenzione, come si fa con un neonato. Mangiamo. Il primo è un piatto di pasta con il pomodoro fresco dell’orto. Poi porto in tavola la ricotta. L’osserviamo con devozione sentendo il profumo di latte e il suo tepore. Ha un colore bianco-dorato ctipico della ricotta di pecora. Si taglia con un sospiro perché ha la consistenza di una nuvola e in bocca si scioglie lentamente. Nessuno parla. Il gusto cremoso e intenso, stordisce il pensare, l’immaginare, il paragonare. Non è ricotta, è il vento che semina gli arbusti sui monti, l’acqua di marzo che li trasforma in fiori, il passo lento delle pecore che seguono il suono del campanaccio sotto il sole della primavera e le nuvole grigie madri della pioggia che si inseguono nell’azzurro intenso del cielo. È un piacere soffice, come il grembo di una bambina, impalpabile come la schiuma del mare, fiabesco come un sogno al mattino. La ricotta fresca muta e si rinnova se la mangi con il caffè macinato, con il cioccolato, nei cannoli, nel ripieno dolce delle fraviole, con il miele o sulla pasta in bianco. Da sola, quando è fresca è una solista perfetta, da ammirare e gustare. È un bacio al senso di latte: soffice, caldo, gustoso, intenso. Come il latte è innocente, umile, semplice, pura. Un poema in un verso e con mille rime. Evoca le colline scoscese, i boschi infiniti, i ruscelli gioiosi, bianchissime nuvole in azzurrissimi cieli. Per questo ormai, l’evento del mattino, è ormai l’arrivo di Stefano e della sua scassatissima e polverosa punto, un prezioso forziere colmo di calde, tenere ricotte.
The awkward and defective horn of an old Punto attracts me towards the low wall that runs alongside the country road on which the house borders. I look over the wall and see Stefano in his old place, the shepherd who lives with his flock and family higher up the mountain “Do you want ricotta?” “Cettu” “Un chilu or menzu chilu?” “Menzu” “Accà, pigghiassi” He hands me a hot transparent plastic bag, in which a wheel of ricotta floats in the whey from which it was born "How much it is?" “Two euros” I look at him bewildered. With two euros you can only buy hunger. I pay and kindly bring the ricotta home. I put it in a corner of the kitchen, covering it with a red and white checkered tablecloth. I arrange it around him carefully, as one would do with a newborn. Let's eat. The first course is pasta with fresh tomatoes from the garden. Then I bring the ricotta to the table. We observe it with devotion, smelling the scent of milk and its warmth. It has a white-golden color typical of sheep's ricotta. It is cut with a sigh because it has the consistency of a cloud and slowly melts in the mouth. Nobody talks. The creamy and intense taste stuns thinking, imagining, comparing. It's not ricotta, it's the wind that sows the shrubs on the mountains, the March water that transforms them into flowers, the slow pace of the sheep that follow the sound of the cowbell under the spring sun and the gray clouds that give birth to the rain that they chase in the intense blue of the sky. It is a soft pleasure, like a child's womb, impalpable like sea foam, fairy-tale like a dream in the morning. Fresh ricotta changes and is renewed if you eat it with ground coffee, with chocolate, in cannoli, in the sweet filling of ravioles, with honey or on plain pasta. Alone, when it is fresh it is a perfect soloist, to be admired and enjoyed. It's a kiss with the feeling of milk: soft, warm, tasty, intense. Like milk she is innocent, humble, simple, pure. A poem in one verse and with a thousand rhymes. It evokes the steep hills, the endless woods, the joyful streams, very white clouds in very blue skies. For this reason, the morning event is now the arrival of Stefano and his battered and dusty car, a precious treasure chest full of warm, tender ricotta.
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zibaldone-di-pensieri · 4 months ago
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Vorrei vedere un film in cui un tipo bellissimo biondissimo fighissimo altissimo occhi azzurrissimi, è un super nerd, sfigato, senza successo con le tipe
E invece il suo migliore amico, bruttissimo bassissimo occhialutissimo e con apparecchio ai denti le conquista tutte immediatamente ed è bravissimo a rugby e baseball
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sottileincanto · 10 months ago
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C'è una paziente ("ospite"), dove lavoro, ha 93 anni, occhi azzurrissimi e un folto caschetto di capelli liscissimi e perfettamente candidi. È parzialmente presente a se stessa, non riesce più a camminare, anche se ha ancora la forza di alzarsi da sola dalla sedia a rotelle e stare in piedi. È sempre molto gentile e affettuosa, ama vestire di rosa e le piace colorare, attività nella quale mette molto impegno. I figli (presenti e affezionati alla madre) le comprano vestiti morbidi dai colori pastello che la fanno sembrare una caramella e le prendono dei fermagli per capelli pieni di fiocchetti e a forma di dolciumi. Io la chiamo "Principessa fragolina di bosco" e la cosa la fa sempre ridere. Ieri pomeriggio è venuta la figlia a trovarla, ma quando la mia paziente ha visto che fuori iniziava a fare buio, ha cominciato a dire alla figlia: "Dai vai, vai via! Fa buio, è pericoloso per strada! Corri e metti il cappotto quando esci che fa freddo!" con il tono imperioso che solo le mamme innamorate e preoccupate hanno. E non si è data pace finché la figlia non è andata via, dopo mille promesse di tornare presto a trovarla. Ho aperto il cancello alla figlia e ho riportato la paziente nella sala comune, dove si stava apparecchiando per la cena. Poi me ne sono andata in bagno per non farmi vedere piangere dagli altri pazienti.
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a--piedi--nudi · 3 months ago
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Ci sono cieli azzurro-grigio, satinati, dove le nuvole si espandono a pennellate dense di colore bianco sporco; a volte una di loro "resta fuori" e, bianchissima, si lascia illuminare dal sole. Fa luce, parla d'insistenze serali; a qualcuno piacerebbe dire d'immortalità, ma io, da piccola, soffrivo di nostalgia, quindi, quando all'imbrunire vedo cose belle vengo sfiorata da sensazioni lontane d'ineluttabilità e preferisco scrivere "insistenze serali". Chissà, forse quella nostalgia non era altro che incontrollato terrore per la morte del giorno. Sicuramente era così, non si spiega altrimenti la necessità di avere mia madre accanto, un affetto, ristoro. Beh, a volte i cieli sono azzurri, azzurrissimi come ora, le tortore stanno sui fili a perder tempo tutto il tempo. Sotto di loro cani a passeggio, cani alla catena, panni stesi e silenzi. Quando credi d'essere innamorato i silenzi hanno consistenza di burro, sembrano densi, plasmabili, ma in realtà sono solo silenzi.
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i-am-a-polpetta · 2 years ago
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Scusa ma serio Erry ha gli occhi azzurri?!?!?! 👀
sì azzurrissimi
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paranoicbot · 2 years ago
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in ufficio c'è una persona con degli occhi azzurrissimi, di ghiaccio
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biancadellatempesta · 2 years ago
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É il giorno della primissima presentazione del mio primo romanzo, ambientato in epoca rinascimentale. Dire che sono nervosa è riduttivo: sento il sudore freddo colarmi lungo la schiena e le mie mani tremano leggermente. Con lo sguardo cerco Mattia, mio marito. Con sollievo lo scorgo in mezzo alla piccola folla, in fondo alla sala. I suoi caldi occhi color nocciola mi scrutavano rassicuranti. Annuisce per farmi coraggio. Gli sorrido, grata del suo silenzioso supporto.
Dopo un primo momento di timidezza, mi scopro sicura di me e molto sciolta. Rispondo alle domande del libraio con disinvoltura; il pubblico è partecipe. Azzardo qualche battuta e la gente ride.
Che bella sensazione essere al centro dell'attenzione per qualcosa che ho scritto con le mie mani! Tutto sembra andare per il meglio, finché non noto un movimento in fondo alla sala, nei pressi dell'ingresso. Alzo lo sguardo, infastidita dall'interruzione, quando...
Tre ragazzi entrano a passo deciso e avanzano verso di me. Sono tutti e tre vestiti da guerriero, ma è quello più vicino che cattura immediatamente la mia attenzione.
Altissimo, con morbidi capelli ramati leggermente lunghi, una lieve barba e due occhi azzurrissimi e magnetici. A una primissima occhiata, la sua tenuta consiste in un paio di pantaloni morbidi, degli stivali borchiati in cuoio alti fino al ginocchio, un mantello bordato di pelliccia... e nient'altro. Un petto nudo decisamente muscoloso lotta col mantello per uscire allo scoperto.
"Ci è giunta voce che serve una scorta armata" dice, con voce grave, per poi sorridermi apertamente.
Mi rendo conto di avere uno sguardo da triglia. E direi anche di essere paonazza, vista la vampata di calore che sento all'improvviso scuotermi tutta. "Ci credo che mi sorride in quella maniera! Penserà che sono scema!"
Tutti infatti intorno a me si mettono a ridere e cominciano ad applaudire. Il proprietario della libreria, a sua volta ridendo come un matto, mi batte una mano sulla spalla:
<<Ti ho fatto una bella sorpresa, eh? Ho pensato di chiamare questi tre ragazzi specializzati in rievocazioni storiche per dare un tocco di colore alla tua presentazione! Che ne dici, ti piace?>>
Dire che mi piace è un eufemismo, cavolo!
Il ragazzo - che si presenta come Riccardo dandomi una vigorosa stretta di mano - mi si piazza di fianco, come se fosse davvero la mia guardia del corpo.
Anche se a questo punto cerco di non fissarlo come una pazza, durante tutto il resto della presentazione, la sua presenza è in qualche modo ingombrante. Sento il suo sguardo appiccicato addosso. In qualche modo, percepisco che mi sta ascoltando con estrema attenzione. Ogni tanto mi fa domande, sottolinea qualcosa che dico scoprendo la spada che porta al fianco.
D'un tratto mi rendo conto che la vampa di calore che mi pervade dall'ingresso in scena di quei tre non accenna a diminuire.
E a quel punto, mi rendo conto di essere nei guai fino al collo.
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europei-di-calcio-2020 · 3 years ago
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azzurri celebrating their euro 2020 win
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t4merici · 6 years ago
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Stasera amici non uscivano e mamma ha detto che sarebbero andati dai nonni con gli zii e quindi va beh non ho niente da fare vengo anche io. Quando è stata ora di andare via ci siamo salutati ecc ecc sono salita in macchina ma mentre mi stavo allacciando la cintura, zia mi chiama e mi dice "scendi che Cristian ti vuole" (Cristian cuginetto di 4 anni). Mi slaccio, scendo e mi affaccio al finestrino di Cristian che stava nel suo seggiolino. "Che c'è?" gli chiedo e lui "ciao". Cioè raga mi ha chiamato e mi ha fatto andare da lui per dirmi ciao visto che prima non me l'aveva detto direttamente. Boh Cri se lo fai per accrescere la mia adorazione nei tuoi confronti allora funziona.
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winckler · 2 years ago
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Nobilissimi ierei, grazie per il silenzio, l'astensione, la santa gnosi della distanza, il digiuno degli occhi, il veto dei veli, la nera cordicella che annoda ai cieli con centocinquanta volte sette nodi di seta ogni tremito del polso, l’augusto canone dell’amore incommosso, la danza divina del riserbo: incendio imperiale che accende come in Teofano il Greco e in Andrea Diacono, di mille Tabor l’oro delle vostre cupole, apre occhi del cuore negli azzurrissimi spalti, riveste i torrioni di Sangue. Che prossimità spegne come pioggia di cenere.
— Cristina Campo
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qualbuonvento · 3 years ago
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Spruzzi di spuma
rabbrividiscono qui.
Azzurrissimi.
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sciatu · 3 years ago
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SICILIAN STREET FOOD - Cazzilli e panelle, pani ca meusa, cartoccio frittura, panini, arancino, sfincione, anelli di totano, panino con la mortadella, pitone con scarola, Cannolo.
Sex and Food: La Dottoressa Pinuccia Barbera.
Uscì dall’ascensore e si guardò intorno, osservando le tre porte che apparivano sul pianerottolo. Strinse l’impermeabile che ne copriva le forme e andò decisa verso quella centrale portandosi dietro il trolley. Sulla porta, per non suonare nel posto sbagliato, lesse la targhetta d’ottone che recitava “Dott. Pinuccia Barbera” Suonò con decisione ed udì un ciabattare ed un girare di chiavi fino a che non si apri una stretta feritoia tra i battenti della porta. “Siiii??” Fece un volto tondo con due occhi azzurrissimi ed i capelli scuri che formavano una grande nuvola riccia. “ Mi manda l’agenzia … è lei la Dottoressa…?” Gli occhi del volto si allargarono eccitati “Si … entri …” Si spostò di lato e fece entrare la donna che la superava in altezza di almeno quaranta centimetri, poi, osservando che nessuno fosse sul pianerottolo chiuse velocemente la porta. La stangona entrò dritta senza curarsi di lei, incamminandosi lungo il corridoio guardando le varie stanze che su di esso si affacciavano. Vedendo il salotto vi entrò decisa. Osservò il divano  moderno in pelle e con un malcelato disprezzo un tavolino roccocò con le gambe curve disposto davanti ad esso, tra le due poltrone in pelle messe a lato. Guardò la donna con qualche chilo di troppo vestita con una vestaglia di seta color fucsia. Notò, con una certa soddisfazione che sotto la vestaglia era nuda: le avrebbe fatto risparmiare tempo. “Ha il contante?” disse la stangona sistemando la sua lunga coda di cavallo. La cicciotta ciabattò fino ad una credenza roccocò posta sotto un enorme specchio antico e prese una busta portandola alla bionda dai lineamenti asciutti e duri. “Ecco avevo preparato tutto … li conti” La stangona aprì la busta facendo scivolare il dito sulle banconote chiuse li dentro. Finita la conta sorrise. “Bene – poi con un tono deciso e severo le ordinò  - sposta quel tavolo più avanti e mettiti dietro di lui” Mentre la cicciona obbediva lei si levava l’impermeabile mostrando il suo corpo longilineo dall’enorme seno che sembrava straboccare dalla sua tuta nera aderentissima. Portò il trolley a lato del tavolo e prese un righello di quaranta centimetri e largo tre e, sorridendo, battendo il righello sul palmo della mano mentre la cicciotta spostava il tavolino, una volta eseguito il suo ordine, si mise davanti a lei. Le girò intorno con uno sguardo di disprezzo. La cicciona era imbarazzata ed abbasso gli occhi. La stangona tornata di fronte alla cicciotta, con il righello appoggiato al mento di lei le sollevò il volto fino a che i loro occhi non si incontrarono. La stangona sorrise e le spostò una ciocca che le cadeva sugli occhi. Anche la cicciona sorrise ma d’improvviso l’altra le strappò la vestaglia di dosso con un ghigno. La cicciona arrossi e, restando nuda, cercò di coprirsi. La stangona fece un sorriso cattivo e appoggiandole una mano sulla testa, la spinse verso il basso facendola inginocchiare. La cicciotta abbassò gli occhi, tutta rossa in volto e, vergognandosi, si coprì con le mani il seno e il pube. “Fai schifo … - disse la stangona colpendola sull’immenso sedere con il piatto del righello – sei un ammasso di carne senza capo ne coda” E giù un altro colpo Gli occhi dell’obesa si inumidirono e sulla bocca spuntò un piccolo broncio. “Come donna sei inutile … tu sei solo una schiava del cibo … - fece la stangona avvicinandosi al trolley si chinò rialzandosi con un enorme vassoio ripieno di cazzilli, arancini, sfincioni, pitoni fritti e mettendolo sul tavolino di fronte alla cicciona – sei solo la puttana del cibo e allora, fai quello che sai fare meglio, fai la puttana: mangia!” Le gridò la Mistress con fare cattivo colpendola ancora con il piatto del righello La cicciona allungò timidamente la mano e prese un cazzillo di patata portandolo timidamente alla bocca “Non cosi – le gridò la Mistress cattiva – mangia come veramente vorresti mangiare, con ingordigia e lussuria, come l’obesa che sei…” La cicciona incominciò ad allungare le mani a prendere cazzilli, pezzi di focaccia con le melanzane, le patate e la cipolla, pittoni ripieni di mozzarella e scarola, riempiendosi la bocca e guardando timorosa la Mistress. Quest’ultima si avvicino al Trolley prendendo un vassoio di arancini e mettendolo sul tavolino nello spazio lasciato libero dai rustici mangiati. La cicciona, con le mani pieni di cibo prese un arancino dandogli un morso mentre sul grosso seno le colava il ragù con i piselli ed i pezzi mortadella “Fammi vedere quanto sei ingorda, fai mangiare anche il tuo corpo, dagli sazio..” E preso un arancino glielo schiacciò sul seno spalmando il riso dove colava già il ragù. “Dillo che ti piace – le gridò la Mistress dando un colpo con il righello sul sedere della donna – fammi sentire quanto ti fa godere…” “Si, sono la sua schiava – disse la cicciona piangendo -  lui fa di me quello che vuole, mi violenta di trigliceridi e colesterolo “ e si schiacciò un arancino sul petto e schiacciandolo lo distribuì in ogni parte del suo corpo “Fammi tutto, sono la tua schiava, - continuò la cicciona osservando il riso e la crosta croccante rimaste  sul suo seno mentre il sugo le scivolava sulla pancia - sei il mio signore, io vivo solo per te, sei il mio Dio” disse con devozione e disperazione piangendo ma d’improvviso chiuse gli occhi sul volto le apparve una maschera di intenso piacere. Prese un altro arancino e mordendolo se lo schiacciò sulla faccia mentre un altro lo schiacciò sulla pancia prominente scendendo verso il basso. L’altro lo fece scendere sul fondo schiena facendo colare il sugo lungo la prorompente rotondità del sedere mentre la Mistress la picchiava con il righello. Lei, per ripararsi si avvicinò al tavolino divorando come invasata un pitone e rotolandosi nei pezzi di cibo sparso sul pavimento come fanno i maiali nel fango “e ora fammi vedere quanto ti piace il tuo padrone cibo, fammi vedere quanta dignità sei disposta a perdere per esso…” “No la prego..” fece singhiozzando la cicciona, inginocchiandosi davanti alla sua padrona e guardandola.  La Mistress si era già chinata sul Trolley tirando fuori una scatola che appoggiò sul tavolino e aprendola mise davanti alla dottoressa un vassoio colmo di cannoli “ No … per favore … la prego ..” incominciò a piagnucolare la cicciotta. “Tu non sei nulla per chiedere … è il tuo stomaco che comanda, la tua lussuriosa lasciva voglia di cibo, è la tua sottomessa passione per il tuo signore e padrone che ti comanda …” avvicinandosi le sollevo la testa e guardandola fisso negli occhi e dopo averle sorriso in modo cattivo le abbassò con un dito la mandibola e le ficcò d’improvviso un cannolo in bocca urlando “Mangia!!!” La cicciona quasi si soffocò piegandosi sulle ginocchia tossendo “E’ inutile che fai la scena, si vede che ti piace sentirtelo scendere in gola, ma ora è il momento di farlo godere – si avvicinò e prendendo un altro cannolo e glielo mise tra le cosce sotto al pube – schiaccialo! fagli uscire tutta la ricotta che ha” La cicciona respirava rumorosamente con il naso con in bocca ancora metà del cannolo incominciò a stringere le cosce sempre più forte. La Mistress si avvicinò e le diete un colpo con il righello urlando “più forte…” il cannolo si ruppe e la ricotta schiacciata schizzo in tutte le direzioni allargandosi sulle cosce e sui peli del pube. Nello stesso momento la cicciona lanciò un mugolio di piacere e si accasciò sul pavimento con le cosce che le tremavano ancora per l’onda di godimento che l’aveva travolta, mentre le sue mani le spalmavano addosso in maniera automatica tutta la ricotta. Ad occhi chiusi continuava a mangiare con immenso piacere il cannolo che aveva in bocca. La stangona guardò l’orologio e incominciò a chiudere il trolley e a prendere l’impermeabile. “Dottoressa se avesse bisogno di me la prossima settimana non posso venire chi si spusa me soru. Sono disponibile solo a fine mese…” Da dietro il tavolino, dove era finita la cicciona, si sentì solo un mugolio di assenso e il  suono della buccia di un cannolo che si rompeva. “Si metta d’accordo con l’agenzia che mi mandano un messaggio. Ora la saluto che ho un ragioniere che mi aspetta nella pasticceria Irrera” Si sentì un altro mugolio di saluto La stangona si avviò nel corridoio e velocemente uscì dalla porta. Nel salotto una mano della cicciona spuntò da dietro il tavolino ad esplorare il vassoio di cannoli e, toccatone uno, lo afferrò facendolo scomparire sotto il tavolino. Si sentì sgranocchiare la buccia del cannolo e un mugolio di compiacimento sottolineo l’insano gesto di dolcissimo autoerotismo.
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mvpgiannacarletto · 3 years ago
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Ci provo anch'io
Nome: Siamo una squadra azzurrissimi!!!
Capitano: Giorgione Chiellini.
Componenti: Alessandro Bastoni, Nicolò Barella, Giovanni Dilorenzo, Lorenzo Insigne.
@chiello
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arreton · 3 years ago
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Una pioggerellina mi ha accompagnata lungo tutto il tragitto. Uscire alle nove del mattino di domenica significa avere a disposizione tutta la città: poche auto in circolazione, pochissima gente a piedi. Allora ascolto tractor e penso che queste sono le vere poesie e sono dei geni questi che si sono pensati questa cosa: You are like a sports car| You are so fast| The smell of sex and money| And you can go far| But I am like a tractor| I am slow but I am fit| And eventually I'll find you| I'll crush you like a little shit. Tutta qua, ed è meravigliosa. Poi altre canzoni: leprous, muse. Dobbiamo testare i nuovi auricolari bluetooth, rigorosamente per sportivi perché noi siamo degli sportivi (ah.ah).
Sta mattina tutto di fretta e jasteme e madonne che volavano a destra e a sinistra mentre ci facevamo la doccia, perché fare la doccia con l'acqua fredda alle otto e mezza del mattino del 17 ottobre non ci sembra, a noi di tautologiedialettiche, proprio l'ideale per iniziare bene la giornata pure se la nostra giornata è iniziata alle sette meno un quarto tra torta, coloranti, biscotti e creme varie e già lì la prima jastema&maronna: dovevo svegliarmi prima. Poi tutto un volo e anzi il risultato non è stato male. I salti mortali per nemmeno un'ora di impegno: ho chiesto un permesso, lo fanno tutti perché non io? Tanto qua sto solo a scaldare la sedia, ma fin quando mi pagano lo stesso ben venga. Una tizia, autoclassificatasi come casalinga&contadina (che per una questione di comodità chiameremo thezappatora), ha scassato il cazzo che doveva preparare rustici&torta per la festa di compleanno della nipotina ormai cinquenne, è venuta pure al seggio la bambolina a scassare le palline e creare confusione. Bellissima: biondissima, occhioni grandi come fanali e azzurrissimi, ma creava confusione e noi di tautologiedialettiche detestiamo il vociare confusionario. Quindi: se lo chiedono loro, perché non noi? Tra l'altro è partita una specie di gara tra me&thezappatora perché lei si crede maître patissier e allora ha approfittato del compleanno di Mr President per vantarsi tutti complimenti buonissima ottima signora lei è una mastra ecc ed il petto della signora si gonfiava. Allora è emerso (abbiamo fatto emergere, diventa questione di principio poi) che pure noi di tautologiedialettiche siamo maître patissier e quindi dobbiamo portare una torta per poterci vantare anche noi.
Oggi pure sua signoria il Magistrato, tra l'altro, ci ha degnato della sua presenza malgrado sia domenica. La mascherina è semi abbinata, la moglie ci ha provato ma non ci è riuscita granchè: maglioncino blu scuro, mascherina azzurra. Però risalta il biondino del capello. Oggi abbiamo anche messo firma: dobbiamo segnalare la nostra presenza per ricevere i dindi. Tutto bello, ma sarebbe più bello se avessimo il pancino pieno, il corpo caldo e alle spalle pure cinque ore di sonno ma fatte di fila. Dicevano: la prossima settimana di pomeriggio, ed invece oggi: la prossima settimana dobbiamo fare qualche mattina e qualche pomeriggio. Ok.
Intanto è divertente come tutto questo sembri un lavoro ed invece non lo è.
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accidentiaituoiocchi · 3 years ago
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Vent'anni fa mi rassicuravi dicendomi che il nonno lì sorrideva perché aveva smesso di soffrire e mi prendevi per mano per andarlo a salutare; quasi tredici anni fa mi portavi le merendine fuori dal reparto di oncologia del San Luigi, mentre aspettavo papà, preoccupandoti che mangiassi qualcosa e accompagnandomi con i tuoi occhi azzurrissimi e quella bontà d'animo che non ho mai trovato in nessun altro. Ci sei stato sempre, così felice di ogni mio traguardo, così presente in ogni dolore, così semplicemente puro. Sta sera non ho fame, non ci sei tu a ricordarmi di mangiare, e domani devo trovare la forza di venire a salutare Te, per l'ultima volta. Il mio cuore si è spezzato un altro po'.
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tulipanico · 4 years ago
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Ornella è una donna nata nel 1939, viene da noi per gli esiti di un evento ischemico e arriva sempre con la sua borsa viola, più grande di lei, in mano. Sarà alta un metro e cinquanta, ha un caschetto biondo alla Carrá e questi occhi grandi e azzurrissimi. Prima delle sedute ci perdiamo sempre a fare le chiacchiere e oggi ci ha raccontato della sua gioventù, dopo aver esordito dicendo che lei, nonostante ciò che ha passato, non vorrebbe tornare ad essere più piccola: essere ragazza in un'epoca come questa la spaventa. Ornella è stata bambina in guerra, figlia di un partigiano, e parlava di quella vita lontana con gli occhi lucidi. Ricorda perfettamente l'arrivo degli inglesi, con un carico di cioccolata e arance. Ci ha raccontato ridendo di aver visto le prime persone di colore solo in quell'occasione, delle feste che loro organizzavano il sabato sera con quella musica nuova, mai sentita, che le ragazze più grandi si trovarono a ballare con questi soldati che parlavano una lingua altrettanto sconosciuta. La cosa che rimpiange di più è quel senso di comunità, di famiglia allargata, quell'aiutarsi anche se non si aveva niente, quell'accontentarsi. Quell'essere immensamente felici e grati. Per fortuna tra mascherina e scudo non deve aver visto le mie lacrime incastrate fra le ciglia.
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