#aspetto esteriore
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CONFORMAZIONE FISICA
12/08/2022: Ogni donna può trovare punti di forza della propria conformazione fisica, ma anche elementi che non gradisce. Un fisico a clessidra è indubbiamente diverso da quello a rettangolo; tra i due ne esiste uno oggettivamente migliore? No. Al giorno d'oggi l'aspetto esteriore continua a rimanere più importante di quello interiore, l'obiettivo rimane essere considerate belle da tutti e si parla solo di estetica. Ci sono ragazze che soffrono per il proprio corpo e pensano di non essere abbastanza a causa di gusti di terzi, ragazze bellissime che dovrebbero imparare ad amare loro stesse prima di ogni cosa. Al mondo esistono persone che soffrono perché fisicamente non si piacciono, ma c'è anche chi pensa a risaltarsi. Indossare determinati capi d'abbigliamento permette di mettere in primo piano pregi di ciascuna forma fisica e diminuisce disagi. Un vestito può essere una giusta partenza per apprezzarsi, ma bisogna capire che i gusti dei ragazzi sono soggettivi e non dettano verità assoluta. Non ci sono donne migliori di altre solo per il tipo di fisico che hanno, ma donne sullo stesso livello a prescindere dalle opinioni della gente.
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La gente non ha idea di quanta sofferenza ci sia dietro un corpo grasso, quanto dolore, quanto bullismo, quanti giudizi e rifiuti ci siano nell'avere un aspetto non conforme per questa società grassofobica, quanti sforzi e sacrifici ci siano ogni giorno per accettarsi, amarsi e migliorarsi. Quindi prima di sparare giudizi crudeli e non richiesti, pensateci non una ma dieci volte. Perché l'aspetto esteriore di una persona non è affare di nessuno, e perché se questi giudizi e commenti cattivi e superficiali arrivano ad una persona molto giovane, senza autostima, molto sensibile, o con un vissuto di bullismo e rifiuto alle spalle possono avere ripercussioni gravissime, anche mortali.
-laragazzadagliocchitristi
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❓️A CHI GIOVA IL PROCESSO DI MOSTRIFICAZIONE DEL MASCHILE ? IL PATRIARCATO E' UNA FORMA DI CONTROLLO DI TUTTI, NON SOLO DELLE DONNE
Nella giornata internazionale contro la violenza sulle donne proponiamo di uscire dalla narrativa che degli uomini sembra saper solo restituire un'immagine mostruosa e pericolosa.
Come siamo arrivati a vedere degli uomini solo sotto questo aspetto? Perchè le uniche parole che si spendono per descrivere la psicologia maschile sono più o meno sempre le stesse?
Assistiamo quotidianamente a profezie che si avverano, laddove gli uomini sembrano non avere strumenti alternativi alla violenza per manifestare la propria fragilità. Ed in effetti è così. A fronte di un sistema nervoso che alla nascita è più immaturo e sensibile nei maschi rispetto alle femmine, tale per cui i bambini maschi avrebbero bisogno di maggior accudimento e vicinanza perchè oggettivamente più bisognosi e meno autonomi, abbiamo sviluppato una cultura educativa che li spinge precocemente ad essere indipendenti, a negare i propri bisogni di vicinanza ed evolutivi in genere.
A questo scopo i modelli maschili a tutti i livelli insegnano che per produrre l'illusione del maschio adeguato alle aspettative culturali occorra imparare a sopprimere e a non ascoltare le proprie emozioni, in particolare quelle della paura e della tristezza, antidoti naturali alla rabbia e all'ira che sono alla base degli agiti sia auto ( i suicidari sono in larga maggioranza di sesso maschile) che eterolesionisti ( non solo violenza sulle donne, ma condotte pericolose come la guida ad alta velocità).
In pratica è come se per avere l'illusione di saper guidare una macchina altamente sofisticata si dicesse ai conduttori di disattivare delle spie e regolarsi unicamente su un paio: la rabbia e il disgusto.
In questo video provo a dimostrare come tutta questa ignoranza sul funzionamento psicologico degli uomini sia delle donne che degli uomini stessi favorisca una dimensione immatura delle relazioni che porta necessariamente a poter controllare più facilmente gli uni e gli altri attraverso l'influenza esterna come i modelli culturali che gli uomini forti e sicuri sarebbero più attraenti.
A pensarci bene l'indicazione che viene data ai maschi fin dalla tenera età è "Non essere te stesso. Fa di te una copia del modello dominante".
Ed è proprio questa distanza sempre più siderale tra l'immaturità interiore e l'immagine esteriore, di negazione del bisogno dell'altro, che porta gli uomini a rifugiarsi nelle dipendenze in generale, non solo dalle donne, ma anche da sostanze o da lavoro: gli uomini anestetizzati sono burattini, soldatini, schiavi che non possono che muoversi in copioni copia e incolla, fortemente influenzabili e controllabili che non reggono all'impatto di una realtà, come quella intima, che chiede loro di esistere, di esserci.
La deriva di tutto questo si manifesta nella solitudine profonda in cui vive la maggior parte degli uomini: privati della capacità di condividere la propria interiorità, resi totalmente muti, privi di parole per dire cosa stanno vivendo e incapaci di chiedere aiuto, perchè non legittimati a farlo per non sprofondare in una vergogna che annichilisce, non resta loro che obbedire al mondo esterno e reagire ad esso come sistemi ipersemplificati stimolo-reazione, incapaci di portare una mediazione personale che verrebbe dal mondo interiore.
Anche questo è un lato del patriarcato di cui non si parla.
La lotta alla violenza passa anche dal creare una #cultura che aiuti e supporti i maschi a fare una ormai sempre più necessaria rivoluzione.
Servono nuovi Ulissi, pronti a scoprire le terre del mondo interiore maschile e donne in grado di affrontare il maschile immaturo e a tenervi testa, proprio come fece Penelope con i proci.
Il nostro contributo alla creazione di questa cultura proviamo a darlo, come abbiamo già fatto in passato in altre occasioni pubbliche, organizzando insieme al Comune di Mozzo la presentazione del libro di Alberto Penna "Uomini che piangono poco" (Ed. Garzanti) mercoledi 4 dicembre ore 20.30 presso la Sala Civica della Biblioteca di Mozzo.
L'evento è gratuito e a prenotazione obbligatoria. Il contrasto alla cultura della Violenza parte dalla creazione di premesse culturali diverse.
Contaminiamoci con nuove idee. Allarghiamo gli orizzonti di senso.
🤗ecco il link per iscrivervi all'evento:
https://www.eventbrite.it/e/maschi-che-piangono-poco-tickets-1082914248669?aff=oddtdtcreator
Centro Divenire Bergamo
#uominisidiventa
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Qualche giorno fa.. la domanda che ho fatto alla mia psicologa é stata: "Perché sto così?" Sono ormai settimane se non mesi che sto cercando di dare una svolta a tutto, che sto cercando di agire su ciò su cui ho potere o margine di manovra (perché purtroppo con le malattie e le situazioni esterne, c'é poco da fare..); Ma sembra sempre tutto uguale, tremendamente monotono e privo di colore.. come se dentro di me ci fosse una tempesta eterna che spazza via ogni tentativo di timida schiarita. La verità é che mi sfinisco, rendo le mie giornate un inferno per evitare di far entrare pensieri intrusivi in quel brutto cervello che mi ritrovo, ma poi.. appena stacco un attimo ecco che ritorna tutto, quel buio.. quel dolore profondo che mi sta distruggendo da una vita intera. Spesso (tornando alla domanda) non so neanche io perché sto così, non me ne capacito. Certo, l'autostima sotto i piedi e l'odio verso il mio aspetto esteriore.. sono un po' il tronco da cui poi si ramificano tutti gli altri problemi.. é sempre stato così.. ma dall'altra parte, tutto l'impegno che ci sto mettendo da mesi, meriterebbe una sorte diversa; La Doc mi ha detto che non devo mollare, che capisce che la situazione esterna renda tutto soffocante.. ma che infondo posso ricevere solo benefici nel dare il tutto per tutto (Una banale verità). Oggi però mi sento più stanco del solito, forse avevo solo bisogno di sfogarmi scrivendolo a me stesso, forse ho davvero bisogno di una pausa dalla mia testa e dai miei pensieri. É una battaglia durissima ed il mio avversario (me stesso) non ha alcuna pietà.
~Ale
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kalokagathìa
Il concetto greco di kalòs kai agathòs, cioè che all'esemplare di qualità superiore debba corrispondere per legge di giustizia anche un aspetto esteriore superiore, bello (kalòs) e buono (agathòs).
Il latino Giovenale avrebbe scritto più tardi "Orandum est ut sit mens sana in corpore sano", che bisogna sperare, o pregare, affinché ci si conservi sani nella mente e nel corpo. Nel latino già si nota una certa decadenza del concetto greco: mente sana e corpo sano sono per il latino una circostanza auspicabile, per il greco sono due qualità naturalmente collegate che accompagnano gli esemplari ben riusciti.
Pare che la kalokagathìa, più che un antico retaggio omerico, sia un'idea sviluppata in seno al platonismo e al socratismo, per cui, posto il concetto operante come modello ideale nell'Iperuranio, la kalokagathìa si traduceva in pratica nell'esortazione di accompagnare all'esercizio della saggezza anche l'esercizio fisico, poiché azione concettualmente giusta.
La kalokagathìa si manifestava nella figura del guerriero e dell'atleta (il quale è un guerriero sub specie), in Platone che praticava il pancrazio ma curiosamente non in Socrate, "l'uomo più buono di tutti" e tuttavia brutto nell'aspetto: quindi Socrate simulava la sua bontà (si veda Nietzsche, ecc.).
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Mi riscopro ad essere in un certo senso "preoccupata" del mio aspetto esteriore e di quello che comunica. A questo proposito proprio ieri pensavo che ho anche esteticamente raggiunto il mio percepirmi: arrabbiata e dunque aggressiva, per nulla femminile o meglio ancora "repellente". Ma se il mio aspetto esteriore comunica, così come penso che faccia, significa che c'è qualcuno che ascolta o almeno presuppone che ci sia qualcuno pronto ad ascoltare o almeno ne prevedo l'esistenza e la possibilità. E allora, di nuovo: sono tutta ambiente. "Eredità" di mia madre, come le piace definire i comportamenti derivati dai suoi traumi.
Ma io allora cerco di non scoraggiarmi. Dico che ho l'intelligenza dalla mia parte, anche coraggio se vogliamo, ed una sorta di autocontrollo maggiore rispetto a lei; non devo necessariamente reiterare questi comportamenti. La mia dunque non è – solo – la lotta contro l'ansia ed i suoi derivati, ma contro mia madre ed in generale l'ambiente famigliare e socio-culturale che ho vissuto. Quando allora il nemico è numericamente più forte, devi puntare sull'astuzia e non sulla forza bruta.
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Se è vero che l’uomo una volta venuto al mondo, deve in un qualche modo spendere la sua vita, non bisogna disprezzare l’aspetto esteriore che ci presenta la gente, quando cerca di vivere, anche se la sua vita è brutta non meno del suo aspetto. Essere vivi. Essere vivi. Un’impresa immensa, insostenibile, di fronte alla quale non si può far altro che restare col fiato mozzo. Morire è bellissimo. Ma vivere, sopravvivere...queste cose sembrano crudeli e contaminate di sangue.
Quando fingevo di essere un ragazzo precoce, si sparse la voce che ero precoce. Quando mi comportavo da ozioso, tutti dicevano che ero un ozioso. Quando fingevo di non saper scrivere un romanzo, la gente diceva che non sapevo scrivere. Quando mi comportavo da bugiardo, dicevano che ero bugiardo. Quando mi comportavo da ricco, si pretendeva che lo fossi davvero. Quando ostentai indifferenza, mi annoverarono tra gli indifferenti. Ma quando io, senza volere, mi lamentai perché soffrivo davvero, tutti pretesero che fingessi di soffrire.
Osamu Dazai - "Il sole si spegne"
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La parola di oggi è RECITARE.
Come reagite di fronte a questo termine?
Molto probabilmente gli avrete attribuito una accezione negativa, perché evoca un'azione di finzione, di nascondimento di verità.
Tralasciando l'etimologia, Re Citare è Ri Petere, quindi è assumere la voce, o meglio, i concetti di qualcun altro.
Ma non è ciò che facciamo da sempre?
Siamo stati allevati e cresciuti con l' imitazione come metodo .
Ci sorprendiamo quando citiamo o ci comportiamo come i nostri genitori: allora non siamo noi stessi?
Siamo un impasto di tanti ingredienti, molti noti, ma tantissimi sconosciuti: lievitando, assumiamo ciò che più ci risuona dentro.
E diveniamo noi stessi.
Che recitiamo ogni giorno, a seconda di ciò che ci si presenta.
E siamo soddisfatti se siamo riusciti in una impresa, sia essa di lavoro o semplicemente nella vita di relazione.
È la maschera che decidiamo di indossare che ci caratterizza, perché fondamentalmente siamo noi stessi sempre, fin da prima che gli umori genitoriali si scambiassero tra di loro dandoci vita.
Chi riconosce la forza espressiva dell'amore riesce a distinguere nell'altro l'autenticità, aldilà di ogni aspetto esteriore.
E tu, che maschera indosserai, oggi?
(Angela P.)
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Quando racconterai di me non dire del mio aspetto esteriore , ma dell'amore che i miei occhi trasmettevano quando ti guardavo.
_ G. G. _
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Perché nella vita non mi sono dedicata al mio aspetto esteriore, ho una buona base, se mi fossi dedicata a ciò probabilmente ora non dovrei star studiando, ahhhhhh
Ps. Io non scrivo mai che sono ironica, ma in realtà lo sono, spero che quei 4 gatti che mi leggono non mi credano una rimbambita vanagloriosa. In questi post, semplicemente, rigetto tutte le mie idee stupide che affluiscono nella mia mente come un fiume in piena
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Ehilà!
Sei veramente bellissima, quanto ti invidio.
Posso chiederti cosa ti eccita sessualmente del tuo ragazzo? (Per favore non rispondere col classico “tutto”) come mai lui mette tante tue foto e tu non ne metti nemmeno una di lui?
Grazie, spero di non sembrare scortese.
Magari fossi bellissima come dici!
Non sembra, o forse non traspare molto, ma questo blog nasce principalmente a causa delle mie insicurezze sul mio aspetto fisico. Proprio per questo motivo pubblico principalmente (ma non solo) foto in cui mi mostro io. Anche perché, parliamoci chiaro, resta comunque il mio blog personale.
L’altro motivo è che lui non è interessato a mostrarsi da solo, quindi nonostante lo trovi bellissimo e attraente da morire e fosse per me pubblicherei sue foto dalla mattina alla sera, rispetto le sue volontà.
Di lui sessualmente mi eccitano un sacco di cose, ma ne elenco giusto qualcuna, cercando di non essere banale:
Il modo in cui mi guarda quando mi desidera
Le sue mani, in generale
L’entusiasmo con cui parla di cose che non conosco
Il modo in cui mi rimprovera quando faccio o dico qualcosa che lo infastidisce
Di lui, ma come anche di una qualunque persona in generale, non mi eccita sessualmente l’aspetto esteriore (anche se è gnocco e l’occhio vuole la sua parte ecc ecc), ma il modo di fare, di parlare, di porsi con gli altri.
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A volte penso alla strada fatta
che non è poca
Alle persone conosciute, che mi hanno reso felice, che mi hanno voluta, che erano per me indispensabili
e che tutte se ne sono andate per lasciare il posto a Te...
che sei diverso,
a Te che non hai pensato subito al mio aspetto esteriore,
a Te che sei stato il più sincero di tutti rischiando un pugno di mosche.
A Te che fai poche promesse ma mi dai la sicurezza di esserci..
A Te che sei la mia anima nuda.
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Se c'è una cosa che proprio non sopporto sono i giudizi superficiali, quelli legati all'aspetto fisico, sia nel bene che nel male, che poi di bene hanno sempre ben poco visto che sono sempre superficiali. Io mi sono sempre comportata in modo rispettoso ed educato con tutti. Non mi sono mai permessa di esprimere giudizi o pareri su cose personali e che non mi riguardavano (a meno che non espressamente chiesto o perché coinvolta in un argomento), soprattutto se questi pareri riguardano il fisico e l'aspetto esteriore degli altri per via di quella cosa che a molti manca, chiamata "attenzione a non ferire". La stessa premura invece non è mai stata riservata a me. Credo che se fossi stato uomo sarei stata molto meno bersagliata ma tant'è che sono donna e mi sono ripromessa all'ennesimo bersagliamento di non accettare mai più questi trattamenti da parte di nessuno, perché NESSUNO ha il diritto di esprimere un opinione sul mio aspetto e farmi rimanere male nel profondo per questioni legate al mio corpo. Ancora oggi puntualmente la gente si permette di parlare a sproposito, di esprimere giudizi e pareri non richiesti, prendendosi confidenze mai concesse. E io non posso che constatare quanta ignoranza e maleducazione c'è in giro.
-laragazzadagliocchitristi
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Mi sento sempre peggio. Cammino e prego che non ci siano specchi in cui intravedere il mio riflesso. Quando capita inorridisco, mi fa schifo il modo in cui mi vesto, la mia faccia e la mia magrezza. Mi vedo una tavola. Poi ci penso, mi dico che alla fin fine l’aspettò non è tutto, posso scegliere di dargli meno importanza, e che poi non sono così brutta, sono una bellezza nella media, non ho difetti evidenti, ma neanche particolari pregi estetici. Faccio foto, e quando capita ho sempre paura della mia reazione, del disgusto che mi provoca la mia faccia anonima, i miei capelli anonimi, il mio corpo senza forme. E mi deprimo perché ancora una volta il mio aspetto esteriore non dice niente di quello interiore, comunica solo la mia stanchezza, la mia apatia verso la vita, che mi conduce a scegliere gli abiti più pratici e che mi stanno meglio. Scelgo colori neutri, non voglio apparire. Nero, grigio, bianco, blu per i jeans. Raramente il verde, il viola, il rosso. Non ho le forze per cercare capi particolari e abbinarli in modo sfizioso. Non sono quella di cui dici “ha stile” perché il mio stile si basa su un’unica regola: disperdere il minor quantitativo di energie possibili ed evitare il disgusto di vedermi degli abiti addosso che nella maggior parte dei casi mi stanno male. Odio il mio corpo, odio i miei capelli gonfi, né lisci né ricci, odio la mia pelle, l’acne che mi deturpa il volto, odio la mia fronte alta, gli occhi piccoli e insignificanti, il naso lungo e la bocca piccola, odio il mio corpo minuto e senza forme, le gambe magre, le ginocchia sporgenti, le spalle ossute e la schiena, odio il mio sedere basso e piccolo. Sono il contrario di una qualsiasi bellezza canonica, perciò talvolta mi dico che semplicemente dovrei dedicarmi ad altro, ma quanto fa male non potersi contemplare anche come oggetto estetico ed arrendersi alla bruttezza del proprio corpo.
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Aspetto esteriore del tuo tipo ideale
Tatuato e dall’aspetto tossico ahaha
Ho anche un debole per i rossi/ramati <3
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Ci risiamo.
Ieri l'amico in Scozia posta sta cosa, metto in fondo, sempre polemiche sul nostro Davidone, più che polemiche direi medievalismi sbilanciati. Partendo dal fatto che siamo tutti fatti allo stesso modo e cambiano solo le dimensioni (altezza, peso, ecc ecc) e che è da bacchettoni puritani pensare che una statua sia volgare o addirittura 'oscena' come recita la foto, è una statua può piacere o meno ma è un pezzo di marmo. Però quando si tratta di guardare ragazze seminude sui social che ammiccano stile mignotte da pipshow di una volgarità e spesso di cattivo gusto è lecito, anzi, nei tempi moderni che viviamo fanno numeri, perché i social sono solo un'arma di distrazione come tante altre, direi la più potente in questo momento, e certi contenuti piacciono. Il Vasari scriveva : «[…] e veramente che questa opera ha tolto il grido a tutte le statue moderne et antiche, o greche o latine che elle si fossero […] perché in essa sono contorni di gambe bellissime et appiccature e sveltezza di fianchi divine; né mai più s'è veduto un posamento sì dolce né grazia che tal cosa pareggi, né piedi, né mani, né testa che a ogni suo membro di bontà d'artificio e di parità, né di disegno s'accordi tanto. E certo chi vede questa non dee curarsi di vedere altra opera di scultura fatta nei nostri tempi o ne gli altri da qualsivoglia artefice». Quindi più di una semplice statua, ma la rappresentazione della bellezza maschile con delle proporzioni perfette, rapporto aureo. Ci sono poi anche le diatribe sul fatto che abbia un pene piccolo, beh quello è dovuto al fatto che i Greci lo associavano alla moderazione, una delle doti imprescindibili della virilità e quindi di un guerriero, al contrario, un pene grosso simboleggiava l'incapacità di gestire gli impulsi e di agire con intelligenza e risolutezza, i satiri venivano raffigurati sproporzionati con peni grossi e spesso eretti, proprio per questo motivo. C'è da dire che la nostra società è diventata così puritana verso certi discorsi che il nostro corpo stesso è diventato una volgarità, aimè, come se avere il culo sia volgare, lo abbiamo tutti il culo, oppure dire pene in una discussione sia diventata una brutta parola, senza poi parlare del seno, che ha un suo specifico funzionamento e non è solo un oggetto da strizzare nei momenti di eccitazione, qua si torna ai Greci. Abbiamo in questi tempi moderni una visione dell'orrido, pomparsi a dismisura le parti del corpo non fa di te bella/o ma ti fa somigliare ad un canotto.
La frase "la bellezza sta negli occhi di chi guarda" è vera a metà perché si può dare ad un opera tramite la proporzione aurea una bellezza sua, anche perché se sta negli occhi di chi guarda la possibilità che tu, o nel nostro caso un'opera d'arte, sia ritenuta bella scende drasticamente a chi vede in quella persona o nell'opera la bellezza, gli occhi sono facilmente ingannabili.
Tutto sto papiro è per dire che non si deve giudicare dall'aspetto perché è solo il nostro involucro e non l'abbiamo scelto noi, si ovvio si può plasmare e renderlo più appetibile, ma noi non siamo obbiettivi e spesso rendiamo il nostro involucro soltanto una maschera di quello che era. Concludo. Rita Levi Montalcini disse :"...Io non sono il corpo, io sono la mente...", frase di un discorso un pò più ampio, ma il succo di queste parole andrebbe bevuto ogni qualvolta ci si interroga sul proprio aspetto esteriore, curate quello interiore e nessuno potrà scalfire il vostro involucro.
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